Informazione

Quelli che vogliono squartare la Russia (1)

1. Lettera a Liberazione (M. Graziosi)
2. Lettera a Liberazione (Y. Goretz)
3. La mia Beslan. Con la traduzione integrale del
DISCORSO ALLA NAZIONE DEL PRESIDENTE PUTIN,
4/9/2004 (Mark Bernardini)
4. Un Nero Vento da Beslan (A. Lattanzio)

Vedi anche:

North Ossetia, September 2004
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3778

Antonio Moscato e Zbignew Brzezinski in prima linea per squartare la
Russia
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3773

MODELLO KOSOVO: inaugurata a Colonia una mostra sulla Cecenia a cura
della "Societa' tedesco-caucasica". L'obiettivo
e' uno Stato indipendente...
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3617

Se Adriano Sofri fosse nato in Cecenia
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3249

Teste mozzate
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3163

Mercenari originari della Bosnia attivi in Cecenia
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2424

Secessionisti ceceni: "Giusta la guerra contro il tiranno Saddam"
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2402

EUROPA: UNIONE E DISGREGAZIONE
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2134

CHI E' OSAMA BIN LADEN - di M. Chossudovsky
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1306

Per la devastazione dei monumenti della cultura buddhista in
Afghanistan esultano anche i "ribelli" della Cecenia
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/817

CECENIA: e' "scoppiata" la disinformazione strategica
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/130

Il ruolo dei Lupi Grigi turchi nella "guerra santa" cecena
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/44


=== 1 ===

Lettera a Liberazione

La tragedia di Beslan

Caro Direttore,
commentare quanto accaduto a Beslan è sicuramente un compito ingrato.
Grande il rischio di farsi sopraffare dalle emozioni. Nonostante
questo, occorrerebbe tentare di individuare con lucidtà i maggiori
responsabili e le dinamche alla base di questo massacro. Che ci sia
stata improvvisazione da parte dei servizi di sicurezza russi è sotto
gli occhi di tutti. Così come i limiti dell’intera gestione. Quello che
non si può davvero sostenere è che alla base di fatti sanguinosi come
Beslan od il teatro Dubrovka vi sia la politica di Putin e
dell’esercito russo in Cecenia. La domanda è: chi ha interesse a
destabilizzare l’intero Caucaso per imporre i propri disegni egemonici
sul piano economico e geopolitico, come già accaduto nei territori
della ex-Jugoslavia? Chi ha interesse a staccare la Cecenia dalla
Russia con ogni mezzo, compreso il finanziamento di gruppi islamici
radicali? Chi ha interesse ad indebolire in prospettiva la Russia
(altro che alleanza!)? Gli Stati Uniti e la Nato, già presenti in
Azerbaigian e Georgia. Gli stessi che hanno finanziato gli estremisti
islamici in Bosnia-Erzegovina (il “democratico” Izetbegovic) e l’Uck in
Kosovo, portato i Talebani a Kabul e sostenuto i “moderati” sauditi
almeno fino all’11 settembre. Gli stessi che stanno tentando di
penetrare militarmente nel cuore del Medio Oriente e dell’Asia. Non è
il “cinico” Putin il responsabile del bagno di sangue di Beslan, ma chi
non bada a spese per imporre i propri disegni di egemonia mondiale. A
ben altri soggetti Prodi, fido paladino della Nato, dovrebbe chiedere
speigazioni…

Marcello Graziosi
(Modena)


=== 2 ===

Lettera a Liberazione

Senza se e senza ma

Caro Direttore

1200 ostaggi di cui la maggioranza donne e bambini, denudati per essere
umiliati, ammassati in un unico spazio uno sopra l’altro mi ricorda
tanto scene viste solo nei documentari in bianco e nero quando si parla
di sterminio di ebrei, quando si parla di Auschwiz. Appelli come quelli
lanciati dai terroristi Ceceni che per ogni terrorista ucciso saranno
giustiziati 50 bambini e che per ogni ferito ne verranno uccisi 20
anche questo mi ricorda tanto un metodo che nella storia contemporanea
e’ stata usato soltanto dai nazisti.

Un bambino di 5 anni ucciso solo perché ha bevuto un succo di
frutta,bambini costretti a bere dalle proprie urine, genitori
giustiziati davanti ai loro figli, ragazzine stuprate nei bagni della
scuola, un uomo ucciso solo per aver cercato di consolare delle mamme
sono testimonianze di una delle peggiori brutalità che la storia
contemporanea ricordi. Esseri vigliacchi che uccidono bambini ancora
più vigliacchi quando gli uccidono sparando alle spalle mentre sono in
fuga, tutto ciò non merita perdono.

Nessuna formazione di liberazione nazionale, tanto meno formazioni
partigiane ha mai usato metodi così barbari come questi sedicenti
guerriglieri ceceni.

Da compagno ma soprattutto da essere umano con sentimenti di amore e
rabbia come tutti gli uomini non mi permetto eticamente di condividere
la posizione che in questi giorni è uscita dal nostro giornale.

Non si può, a poche ore da quella tragedia, sparare condanne e accuse
di insensibilità e disprezzo della vita umana verso chi ha cercato di
liberare quei bambini pagando anche con la vita, trasformando in
pratica i liberatori in carnefici. Scusa caro Curzi ma non vedo negli
occhi di quel soldato che porta tra le braccia il neonato sanguinante
come un carnefice, come sono sicuro che gli ostaggi quando hanno visto
quei uomini in divisa arrivati per liberarli avranno avuto lo stesso
sguardo le stesse espressioni di quei uomini, donne e bambini che 50
anni prima furono liberati ad Auschwiz dall’armata rossa. Se per noi
ogni vita umana è da tutelare e difendere da credenti o atei ogni vita
umana è unica e irrepetibile quindi quella tragedia era da analizzare
per quello che è un fatto unico e speriamo irrepetibile.

Certo caro Curzi nel mondo ogni giorno ci sono bambini che muoiono,
ogni giorno ci sono tragedie e guerre non raccontate, ma questo non
giustifica quella tragedia e lo ripeto unica nella storia
contemporanea. Ma tu sai bene da giornalista il perché alcune tragedie
vengono raccontate ed altre no, sai bene che fa più notizia la morte di
una balena che milioni di sardine, per questo anche tu da bravo
giornalista metti in prima pagina la foto di un uomo Baldoni e non la
foto degli 11 Nepalesi.

Inoltre un altro nostro difetto è quello di trovare in ogni contesto
misteri e congiure, non si vuole credere alla versione delle forze
speciali che sono entrati per liberare gli ostaggi, versione che più
passano le ore e più è confermato dagli stessi ostaggi. All’improviso
troviamo esperti di strategia ed ex capi di forze speciali come
nell’articolo di Bonfanti, che giudicano l’operato dei loro colleghi
Russi, mi chiedo però questi grandi specialisti hanno mai dovuto
affrontare una situazione simile nella loro carriera? Curzi ti
ricorderai come è stata affrontata da uno dei corpi speciali più
addestrati al mondo la strage alle Olimpiadi di Monaco? Mi sembra che
tutti parlano pensando di vivere in un film di Holiwood dove tutto
finisce bene ma la realtà non è una pellicola, nella realtà ci sono
imprevisti che nessun esperto al mondo può prevedere. Non voglio però
che chi legge quello che ho scritto pensi che sono un difensore di
Putin e della sua politica sociale e internazionale.

Non condivido inoltre l’analisi che tra una donna violentata dai russi
e quei bambini massacrati in quella scuola, noi siamo per la pace.
Perché si potrebbe formulare quella frase in mille modi diversi, si
potrebbe anche dire che noi siamo per la pace come la maggioranza della
popolazione Cecena, che non si vuole far mettere in ginocchio da una
minoranza di criminali mafiosi interessati soltanto al controllo degli
oleodotti. Si può anche dire che quei criminali sono appoggiati e
finanziati dagli stessi che in passato hanno appoggiato e finanziato i
Talebani in Afganistan e non c’è bisogno di un altro film di Michel
Moore per confermare questa verità. Sicuramente io sono dalla parte
della pace e della maggioranza del popolo Ceceno che non vuole la
secessione dalla Federazione Russa, così come la maggioranza dei Baschi
e Nord Irlandesi non sono con i separatisti pur non rinunciando alla
propria identità.

Saluti Comunisti

Yassir Goretz Coordinamento Nazionale Giovani Comunisti

Roma, 6 Settembre 2004


=== 3 ===

La mia Beslan

di Mark Bernardini

“I ragazzini di Beslan sono la fotografia della situazione: presi in
trappola tra due follie contrapposte, tirassegno d’allenamento tra due
eserciti stupidi e rozzi”. Così Robecchi sul “Manifesto” del 5
settembre.

“L’assalto improvvisato, letale, deciso su ordine di Putin dalle forze
speciali russe [...] Non si sa cosa avesse in mente Putin, quando fece
sapere, in principio, di voler trattare. Ma certamente non intendeva
negoziare con i dirigenti dell’indipendentismo ceceno, e in particolare
con Maskhadov, presidente legittimo della Cecenia autonoma”. Sempre il
5 settembre, Barbara Spinelli su “La Stampa”.

“Dagli ospedali dell’Ossezia continuano ad arrivare i bollettini dei
morti nel blitz delle teste di cuoio”. Questo, invece, è quanto afferma
Radio Cittа Aperta il 6 settembre.

Non conosco le ragioni per le quali la signora Spinelli, ex compagna
della Federazione Giovanile Comunista Italiana ed ex cronista del TG 3
all’epoca di Sandro Curzi, non perda occasione per profondere una
russofobia talmente manifesta da risultare spesso contraria ai suoi
stessi scopi. Fatto sta che sempre più spesso viene da pensare alla
differenza, ormai in Italia quasi appianata, tra un giornalista ed un
pennivendolo. La menzogna, si diceva un tempo, non paga. Invece
ultimamente sembra proprio farla da padrone. In base a quali prove la
signora Spinelli afferma che vi sia stato un ordine di Putin? Con che
coraggio afferma che Maschadov sia il “presidente legittimo” della
Cecenia? E’ stato forse eletto? Viceversa, non è forse vero che si sono
tenute ben due elezioni presidenziali dall’inizio di quest’anno, con
una partecipazione del 90%, proprio due perchè il primo Presidente,
Kadyrov, è stato ammazzato dagli emissari di Maschadov, tanto caro alla
Spinelli? Sì, giа lo sento: elezioni farsa. E perchè? Perchè, visto che
tutti gli osservatori internazionali presenti a queste seconde elezioni
ne hanno confermato la legittimità? Pensa la Spinelli che gli abitanti
siano stati trascinati a calci nei seggi? Non si può costringere un
popolo intero a farlo, non diciamo fesserie.

E’ particolarmente grave quel che dice la sinistra. Senza uno straccio
di prova. Basandosi sui “si dice”. Si mormora, esatto. Allora, posso
aggiungerne anche altre, di dicerie, magari a qualcuno faranno comodo
per ulteriori speculazioni. C’è chi dice che il commando fosse composto
da arabi, chi invece da ingusci, nemici storici secoli fa degli osseti.
C’è chi dice che è colpa del ministro degli interni osseto, chi del
loro Presidente, chi di Mosca. Dimenticando che la colpa è di chi ha
sparato ed ha esploso. I terroristi.

Cerchiamo di analizzare anche un altro aspetto del fenomeno
terroristico. In Italia, le Brigate Rosse, se per ammazzare Moro
dovevano ammazzare altre cinque persone, non si facevano scrupolo
alcuno. Per ammazzare un preciso obiettivo, però. I Nuclei Armati
Rivoluzionari dei vari Fioravanti e Mambro, invece, sparavano nel
mucchio. Ammazzando gente casuale, del tutto innocente. E’ questo ciò
che si chiama fascismo. Fascismo è tenere mille persone a defecare
nella buca dell’orchestra del teatro Dubrovka, due anni fa, facendogli
gridare “viva Allah”. Fascismo è sparare nella schiena dei bambini che
scappavano dalla scuola di Beslan, con le “teste di cuoio” che
cercavano di salvarli coprendoli con i propri corpi, altro che “presi
tra due eserciti”. Allora, e solo allora, è scattato l’assalto,
spontaneo, senza alcun ordine dall’alto, assieme alla popolazione
locale, armata anch’essa. E’ stata una resistenza popolare di massa.

Di Putin si dice tutto e il contrario di tutto. E come sempre, si
riporta solo quel che si vuole di quel che dice. Io invece vi traduco
qui il suo discorso per intero, nemmeno tanto lungo, pronunciato a reti
unificate la mattina presto del 4 settembre, dopo un viaggio blitz a
Beslan durante la notte.


“Si fa fatica e fa male parlare, adesso. La nostra terra è stata
attraversata da una tragedia terribile. Questi ultimi giorni ciascuno
di noi ha sofferto profondamente, il cuore di ciascuno è stato
attraversato da tutto quel che stava accadendo nella città russa di
Beslan, dove ci siamo scontrati non semplicemente con degli assassini,
ma con individui che hanno rivolto le armi contro dei bambini inermi.

Ora mi rivolgo con parole di solidarietа e di sentimenti comuni
innanzitutto a coloro hanno perduto quanto di più caro nella vita. I
propri figli, i propri parenti, i propri cari.

Vi chiedo di ricordare tutti quelli che negli ultimi giorni sono morti
per mano dei terroristi.

Nella storia della Russia non sono poche le pagine tragiche e di eventi
dolorosi. Viviamo nelle condizioni che sono andate maturando dopo la
dissoluzione di un grande Stato. Uno Stato enorme, che si è mostrato
incapace di sopravvivere in un mondo in rapida evoluzione. Nonostante
tutte le difficoltа, siamo riusciti a conservare il nucleo di questo
gigante che era l’Unione Sovietica. Questo nuovo Paese l’abbiamo
chiamato Federazione Russa.

Tutti noi attendevamo dei cambiamenti. Dei cambiamenti in meglio.
Invece, ci siamo trovati assolutamente impreparati rispetto a molte
delle cose che sono cambiate nella nostra vita. Perchè?

Viviamo in condizioni di economia di transizione, che non corrisponde
allo stato ed al livello di sviluppo della societа e del sistema
politico. Viviamo in condizioni di conflitti interni che si sono acuiti
e di contraddizioni interetniche, che prima venivano duramente represse
dell’ideologia imperante.

Abbiamo smesso di prestare la dovuta attenzione alle questioni della
difesa e della sicurezza, abbiamo permesso alla corruzione di colpire
la giustizia e la tutela dell’ordine pubblico. Nonsolo. Il nostro
Paese, che un tempo disponeva del più potente sistema di difesa dei
suoi confini esterni, si è ritrovato da un giorno all’altro del tutto
indifeso, ad Occidente e ad Oriente.

Per creare dei confini nuovi, moderni e realmente difesi ci vorranno
molti anni e miliardi di rubli. Ma anche qui avremmo potuto essere più
efficaci se avessimo agito per tempo e con professionalità.

Insomma, bisogna riconoscere che non abbiamo mostrato comprensione
della complessità e della pericolosità dei processi che avevano luogo
nel nostro proprio Paese e nel mondo intero. Quantomeno, non abbiamo
saputo reagire adeguatamente.

Abbiamo mostrato debolezza. E ai deboli gliele suonano. Alcuni vogliono
strapparci un pezzo più grasso, altri li aiutano. Li aiutano pensando
che la Russia, una delle più grandi potenze nucleari, continui a
rappresentare per loro una minaccia. Dunque, la minaccia va eliminata.
Il terrorismo, indubbiamente, è solo uno strumento per raggiungere
questi scopi.

Come ho giа detto più volte, ci siamo scontrati spesso con crisi,
rivolte ed attentati terroristici. Ma quel che è accaduto stavolta è un
delitto disumano, inedito per la sua crudeltà. Non è una sfida lanciata
al Presidente, al Parlamento o al Governo. E’ una sfida a tutta la
Russia. A tutto il nostro popolo. E’ un’aggressione al nostro Paese.

I terroristi pensano di essere più forti di noi. Pensano che possono
intimidirci con la loro brutalità, paralizzare la nostra volontà e
distruggere la nostra società. Sembrerebbe che abbiamo la possibilità
di scegliere: resistergli o accettare le loro rivendicazioni.
Arrenderci, permettere di demolire la Russia, di farla a pezzi per
rubarne dei pezzi, nella speranza che alla fine essi ci lascino in pace.

Come Presidente, capo dello Stato russo, come persona che ha giurato di
difendere il Paese, la sua integrità territoriale, semplicemente come
cittadino della Russia, sono convinto che in realtà non abbiamo scelta
alcuna. Perchè basta permettergli di ricattarci e farci vincere dal
panico, e faremo sprofondare milioni di persone in un susseguirsi
infinito di conflitti sanguinosi, sull’esempio del Karabach, del
Pridnestrov’e e di altre tragedie simili.

Non si può non vedere l’evidente. Non abbiamo a che fare con singole
azioni di intimidazione, con sortite isolate dei terroristi. Abbiamo a
che fare con un intervento diretto del terrore internazionale contro la
Russia. Con una guerra totale, crudele, a tutto campo, che continua a
portar via le vite dei nostri connazionali.

Tutta l’esperienza mondiale sta a dimostrare che guerre simili,
purtroppo, non finiscono rapidamente. A tali condizioni semplicemente
non possiamo più, non dobbiamo vivere spensieratamente come prima.
Abbiamo il dovere di creare un sistema di sicurezza più efficace,
pretendere dai nostri organi di tutela dell’ordine pubblico delle
azioni adeguate al livello ed alla portata delle nuove minacce insorte.

Ma la cosa più importante è la mobilitazione della nazione di fronte al
pericolo comune. Gli avvenimenti negli altri Paesi dimostrano che i
terroristi si scontrano con la resistenza più efficace proprio laddove
vi si oppone non solo la potenza dello Stato, ma una società civile
organizzata ed unita.

Cari compatrioti, coloro che hanno inviato questi banditi per compiere
un crimine così odioso si erano prefissi l’obiettivo di aizzare i
nostri popoli gli uni contro gli altri, gettare nel terrore i cittadini
della Russia, scatenare delle sanguinose guerre intestine nel Caucaso
settentrionale.

A tal proposito voglio dire quanto segue.

Primo. A breve verrà elaborato un complesso di misure tese a rafforzare
l’unitа del Paese.

Secondo. Ritengo indispensabile creare un nuovo sistema di interazione
tra forze e mezzi preposti ad esercitare il controllo sulla situazione
nel Caucaso settentrionale.

Terzo. E’ necessario costituire un efficace sistema gestionale
anticrisi, prevedendo degli approcci concettualmente nuovi alla
attività degli organi di tutela dell’ordine pubblico.

Sottolineo: tutte queste misure verranno attuate in piena conformitа
con la Costituzione del Paese.

Cari amici. Stiamo vivendo assieme delle ore molto tristi e difficili.
Vorrei adesso ringraziare tutti quelli che hanno mostrato fermezza e
responsabilità civile.

Siamo sempre stati e sempre saremo più forti di loro: per moralità,
coraggio, solidarietà umana. L’ho visto nuovamente questa notte. A
Beslan, letteralmente impregnato di pena e dolore, la gente aveva ancor
più cura l’un dell’altro, si sosteneva a vicenda. E non aveva paura di
rischiare la pelle in nome della vita e la tranquillità degli altri.
Persino nelle condizioni più disumane, rimanevano umani.

E’ impossibile rassegnarsi al dolore delle perdite. Ma queste prove ci
hanno ancor più ravvicinati. Ci hanno costretti a rivedere molti
valori. Oggi dobbiamo essere uniti. Solo così sconfiggeremo il nemico”.

[traduzione di Mark Bernardini]


Ho ancora qualcosa da aggiungere personalmente. Noi qui siamo in
guerra. Una guerra vera, con un nemico vero, feroce, tanto più
terribile quanto più non è individuabile in un preciso territorio
geografico. Il 24 agosto è esplosa una fermata dell’autobus sul
Kaširskoe šosse di Mosca. Una decina di morti. In quella direzione si
arriva all’aeroporto Domodedovo, da dove un paio d’ore dopo partivano
due aerei, uno diretto a Soči l’altro a Volgograd (l’ex Stalingrado).
Quando sono esplosi in volo, uccidendo 150 persone, i primi commenti
occidentali sono stati: “che volete, sono aerei russi, ve l’avevamo
detto che non sono sicuri”. Quando si è poi scoperto che si trattava di
attentati, l’amministrazione americana ha preteso dall’Aeroflot
maggiori controlli aeroportuali per i voli diretti verso gli Stati
Uniti. La domanda è: quando sono esplose le torri gemelle l’11
settembre 2001, qualcuno ha raccomandato maggiore attenzione alle
compagnie aeree statunitensi, visto che nelle torri sono morti anche
decine di cittadini russi?

Pochi giorni dopo, davanti alla metropolitana Rižskaja, sempre a Mosca,
un’altra esplosione, una decina di morti ed oltre un centinaio di
feriti. Poteva andare peggio: la kamikaze non è riuscita ad entrare
dentro perchè era stata notata all’ingresso da due poliziotti, subito
ha fatto marcia indietro e si è fatta esplodere. Il giorno dopo,
Beslan. Continua così ormai da una decina d’anni. Voi non potete sapere
cosa vuol dire vivere in una cittа la cui metropolitana trasporta
quotidianamente otto milioni di passeggeri, e mentre si scende gli
altoparlanti vi raccomandano di prestare attenzione a persone sospette
e ad involucri incustoditi “ad evitare attentati terroristici”. Ci
conviviamo da anni.

Il ministro degli esteri olandese pretende spiegazioni per l’alto
numero di vittime a Beslan, quasi che sia colpa dello Stato anzichè dei
terroristi. Qualcuno ha detto qualcosa, per l’alto numero di vittime
nel treno a Madrid, a giugno di quest’anno? A poco serve la smentita
dell’Olanda, Paese che presiede attualmente l’Unione Europea, dopo le
vibrate proteste russe. Intanto, il loro ministro l’ha detto. Il
momento è grave, ma torna alla mente un aneddoto inglese, alla Camera
dei Lord, quando un deputato ha chiesto al Presidente: “Sir, posso dire
che lord Chesterton è uno sporco maiale?”. E il Presidente: “No, Sir,
Lei non può dire che lord Chesterton è uno sporco maiale”. “Va bene,
Sir, allora non dirò che lord Chesterton è uno sporco maiale”. Nulla di
nuovo sotto il sole. E la sinistra italiana, sempre più cialtrona, ad
accodarsi.

Questo pomeriggio, alle 15 italiane, in Piazza Rossa ci sarà una
manifestazione di massa contro il terrorismo. Io ci sarò. Perchè lo
scopo dei terroristi, e più che altro di chi li finanzia e li appoggia,
anche in Italia, è quello di farci chiudere nelle rispettive case, per
paura o per indifferenza.


=== 4 ===

Un Nero Vento da Beslan

Con l'attacco e la strage terroristici compiutisi in questi giorni a
Beslan, cittadina della Repubblica Autonoma dell'Ossezia (Russi
Mussulmani, e non Cristiani come farnetica il legaiolo pornogiornaletto
"padania"), si è effettuato un ulteriore passo verso il nuovo 11
settembre che si sta preparando (Operazione Vento Nero).
Sarà un vero Golpe statunitense, i cui autori hanno già dichiarato
scopi interni (sospensione delle elezioni) e esterni (attacco
all'Iran). Con l'operazione terroristica attuata dagli agenti ceceni
della CIA (poi spiegherò perché penso ciò), i russi e soprattutto la
pedina sinarchista Putin, saranno spinti ad appoggiare la prossima
nuova crociata guerrafondaia di Washington.
Perché ritengo i terroristi "ceceni" di Basajev e Umarov siano agenti
della CIA, o comunque agenti del sinarchismo di yankeelandia?
Si è detto che tra i circa trenta-trentacinque banditi vi fossero dieci
arabi (afgansi), ovviamente nessuno dei galoppini partitici (spacciati
per dei giornalisti) vi dirà mai come hanno fatto ad arrivare dal Medio
Oriente al Caucaso; ve lo dico io. La guerriglia islamista-sinarchista
"cecena" dei Basajev-Umarov non potrebbe esistere se si basasse
solamente nelle montagne della Cecenia meridionale. Essa riceve
rifornimenti e assistenza nel territorio della confinante repubblica
della Georgia, dal 1991 in mano a sgherri e tirapiedi della CIA
(Gamsakhurdija il pazzo, Shevardnadze che aveva la guardia del corpo
costituita da membri della CIA, Saakashvili ganzetto dei neocons); la
valle del Pankisi, in Georgia, infatti è il "santuario" della
guerriglia cecena. Fatto strano, lì vi si trovano reparti dell'esercito
georgiano, unità della Nato e consiglieri statunitensi di tutti i tipi
(dai mercenari della Delta Force alle barbefinte della galassia
spionistica di yankeelandia). Ma questa brava e capace marmaglia
yankeesta che fa?
Sono state inviate per combattere il "Terrorismo Internazionale"? O a
sostenerlo? Combattono i terroristi ceceni? Non mi pare. Li sostengono
militarmente? È evidente.
La guerriglia islamista-sinarchista "cecena" utilizza tranquillamente
la fetta di Georgia che si adagia sulla Cecenia e traffica, si arma e
si addestra sotto il benevolo occhio della NATO/UE/USA. E la CIA, o chi
per essa, fa transitare liberamente nel territorio della Federazione
Russa gli "afgansi"; poiché non ci si dimentica mai dei propri pupilli.
Infatti non bisogna scordarsi che l'esercito islamista "afgano" e Usama
bin Ladin sono un prodotto di successo della "Compagnia", cui una volta
che vi si entra, raramente se ne esce  ...vivi (Do you know Danny
Casolaro?).
All'indomani di quest'ennesima operazione di successo del sinarchismo
yankee, si elevano gli ululati di gioia e approvazione. Bush figlio si
sforza di esser contrito, di non ridere e approva e sostiene Putin,
così anche i suoi cagnetti scodinzolanti, dal bulldog Blair al dingo
Howard al barboncino spelacchiato Berlusconi. Ma questa è la fetta
sinarchista di centro-media-estrema destra. L'ulivo mondiale che fa?
L'altra potenza imperialista non-imperialista: l'Europa, che fa?
Fanno molto, pure troppo. Non gli pare vero di potere svolgere il loro
sporco lavoro: attaccare la Federazione Russa in ogni modo e a ogni
occasione.
In attesa di piangere al capezzale del simpatico e infartuato assassino
di jugoslavi Billy Clinton, gli europidi, ulivisti o meno, per bocca
del massimo esponente della masso-mafia eurocratica di Strasburgo e
Bruxelles (Do you know Doutroux?), condannano la Federazione Russa per
incapacità nel gestire la tragedia di Beslan... Facce di bronzo e di
culo, loro che ospitano e sostengono ufficialmente la guerriglia
separatista, e intervengono direttamente nelle faccende interne della
Federazione Russa, accusano Mosca di non sapere gestire tali tipi di
emergenze. Mica come la NATO/UE/OSCEna che hanno fatto pulizia (etnica
proUck) in Kosovo spacciandola per aiuto umanitario; che si impari da
Bruxelles/Strasburgo a sporcarsi le mani e a saperle nascondere.
E già attendo al varco il ciarpame della sinistra di
centro-medio-estrema che, per l'occasione, tirerà fuori ogni mostro e
mostriciattolo di cui è piena la "sinistra europea" e italiota. Di
sicuro il primo a flatulare sarà l'immarcescibile marcio Adriano Sofri,
poi seguiranno i buffoni, nani e ballerine della sinistra
radical-moderata chic: Water Veltroni, che organizzerà una parata delle
tante; come a Bogotà, dove il miserrimo ha manifestato a favore della
Betancourt, candidata presidenziale dell'uliveto colombiano; la
poveretta è prigioniera delle Farc; stì contadinacci veteromarxisti!
Tenere prigioniera la figlia viziata e arrivista di un ex-ministro
marpione e corrotto è un atto ignobile; il Water nazionale considera,
di certo, più pulito, onesto e politically correct uccidere
quotidianamente almeno una dozzina di contadini, operai  e sindacalisti
colombiani... Tra l'altro, visto che tra i mandanti degli assassinii
c'è la Coca Cola, per il Water nazionale sarebbe un suicidio smettere
di dipingere gli "americani" come dei bravi coniglietti kennediani...
Infine Bertinotti-Volpe e Dalema-Gatto, di certo, prima di andare
(sperabilmente) a piangere al capezzale di Billy Clinton, non
rinunceranno a propalare la media-menzogna della "spirale"
Guerra-Terrorismo. (La spirale ce l'hanno nel cervello, visto anche il
duo guerra-terrorismo assomiglia più che altro alle facce di una unica
moneta; pensavo che gente così veniale non rinunciasse a raccattare una
sì pessima moneta, ma pur sempre moneta).
In tutto questo schifo, non mancheranno le ciliegine sulla torta (di
merda): gente del tipo APM, Associazione dei Popoli Minacciati. Tali
sicari dei clericofasciti bavaresi dopo aver applaudito il bagno si
sangue jugoslavo, sostenendo e spacciando come liberatori e patrioti i
fascisti croati, i mafiosi bosniaci, i narcos kosovari e gli spioni e
traditori serbomontenegrini, si sono già lanciati a sostegno della
"liberazione" cecena, in combutta con radical-nazisti pannellati,
"comunisti" della Nato, ultrarivoluzionari della Cia,
pseudonazionalisti al servizio della masso-mafia di Strabsurgo,
disubbidienti per Soros, donne in (vento) nero, guerrigliere CIAdiste,
islamisti del Mossad, giornaliste Rai pagate da noi ma al soldo dei
miliardari USA, professori "multitudinari" ammaestrati nella scuola dei
Rockfeller, complottardi in salsa neocon, (tutta colpa dei russi, Usama
bin Ladin grande vecchio dell'islamismo, kamikaze europei, la fallaci
ha ragione!) Ecc. ecc.
Insomma il vecchio e insulso marciume della (pseudo)ultrasinistra
operaio-moista-sofrista, che negli anni '80/'90 acclamava il macello
dei comunisti afgani e salutava i "freedom fighter" e i futuri talebani
di Massud e di Usama bin Ladin, svezzati dagli agenti della CIA, del
Mossad, dell'ISI dei SAS e dell'MI-6. Ora queste canaglie, assieme ai
vari Allam, Fallaci, Sofri e consimile triste collezione antropologica,
strepitano per attuare la loro "guerra di civiltà" contro i mostruosi
frutti partoriti dal cervello malato dei grandi strateghi di
yankeelandia (Brzezinsky, Bernard Lewis, Wolfowitz,
Huntington, ecc.).
Di certo non mancherà qualche stronzo che pubblicherà i proclami della
presunta guerriglia cecena, tratto dal solito sito "caucasico" ospitato
in qualche server anglo-israelo-statunitense.
Con tutto questo vi lascio a meditare su ciò che si prepara per il
nostro immediato futuro: Beslan è una operazione per spingere la Russia
nella prossima crociata contro l'Iran e i nemici diretti dell'Impero
USA. Operazione simile a quella, andata malissimo, che si svolse l'11
marzo a Madrid, attuata per favorire un miserabile topo castigliano
della fogna neofranchista.

Alessandro Lattanzio 4/9/2004

Sito Generale:
http://www.aurora03.da.ru
http://aurora03.cjb.net/
Sito sull'11 settembre e Dintorni:
http://sitoaurora.cjb.net/
Atlante sulla Politica Internazionale:
http://atlante.cjb.net/
L'Italidiota, sulla tragicommedia italiota:
http://italidiota.cjb.net/
Archivio Bollettini:
http://xoomer.virgilio.it/aurorafile/
http://digilander.libero.it/Archiviaurora/

(english / italiano)

Quelli che vogliono squartare la Russia (2)

1. F. Grimaldi: terroristi ceceni a "Liberazione" e "Manifesto"

2. Terror strikes in Russia (Vladimir Radyuhin)
3. The West sets terrorists on Russia


=== 1 ===

TERRORISTI CECENI A “LIBERAZIONE” E “MANIFESTO”

Mondocane fuorilinea

6/9/04

di Fulvio Grimaldi

Rientrare in Italia dopo una mesata nel Venezuela bolivariano è come
rientrare tra le capre del proprio villaggio di capanne dopo aver
girato con Odisseo per le terre di Alcinoo, Nausicaa, Circe e Polifemo,
Calipso e Ilio. Gli anglofobi lo chiamano anticlimax, il contrario di
una vetta, un vertice, o di un orgasmo. E’ come riprecipitare nel
sottosviluppo provenendo da una civiltà avanzata. E basterebbe il
confronto tra la buona educazione, l’allegria, la gentilezza, il
buonumore universale e pandemico dei venezuelani, andini o della piana,
metropolitani o della selva tropicale, e la nevrosi collettiva dei
romani, sconvolti da decenni di devastazioni capitoline,  pronti alla
rissa al primo sorpasso giudicato protervo, al primo pestone subito
sull’autobus della compenetrazione dei corpi, al primo scataracchio da
enfisema automobileindotto., al centesimo sacco di rifiuti sparso tra i
piedi e sotto i nasi. Basterebbe vedere come la rivoluzione bolivariana
ha sottratto alla manomorta degli infiltrati dell’oligarchia l’azienda
di Stato degli idrocarburi, rilanciandola a terza impresa sudamericana
e a motore dell’integrazione ed emancipazione sociale continentali, a
fronte di quanto l’esperto di devastazioni industriali e sociali a un
miliardo al mese, Cimoli, va facendo all’Alitalia, sul modello del
degrado da lui già inflitto a quelle che erano le migliori ferrovie
d’Europa e oggi farebbero pena al Mali. Basterebbe anche, l’esperienza
della serietà, competenza, maturità politica, modestia di modi e di
beni, al limite del pauperismo, di coloro che pur dirigono la più
importante rivoluzione dei nostri tempi: la sede centrale del partito
di maggioranza, MVR è una casetta gialla a due piani con un televisore
in bianco e nero, l’ufficio nel Comando Maisanta, quartier generale
elettorale, del braccio destro di Chavez, Willian Lara, è un
bugigattolo dove a stento ci stanno lui e la segretaria, le redazioni
dell’unico quotidiano di sinistra, dell’unico canale governativo, delle
tante tv e radio di quartiere, ricordano le atmosfere, i mezzi, gli
arredi del nostro passato extraparlamentare. E poi, a ogni livello, la
cordiale fraternità tra tutti i partecipanti a questa grande
rivoluzione di popolo che non conosce gradi e gerarchie, che ovunque
piega il verticale all’orizzontale. E, di fronte, le degenerazioni
salottiere, le cadute di stile, i quaquaraquismi, le serpentine
dell’opportunismo, le familistiche e compiaciute disponibilità ai
Vespa, Costanzo, Socci, Carrà , chiunque abbia a disposizione una
telecamera, di certa gente di qui. Ricordo un ministro del governo
venezuelano che riteneva incompatibile con la sua funzione e la sua
etica accogliere l’invito a uno “show” televisivo. Non ci ho mai visto
nessuno dei bolivariani sulle ginocchia di un qualche locale principe
mediatico. C’è classe politica e classe politica, da noi abbiamo
scambiato per tale una banda di arraffoni, arruffoni e guitti. Un bagno
nella rivoluzione bolivariana e il grano si separa dal loglio come per
miracolo.

Ma è la chiarezza delle cose della vita, cioè della politica, che da
quelle parti riflette la limpidezza del cielo, mentre da noi le cose
della vita si confondono e mescolano in melmosa omologazione,
rivaleggiando con le turbolenze tossiche delle polveri sottili e del
biossido di carbonio dello smog. Fin dal primo momento, nessuno tra i
compagni venezuelani si sarebbero sognato di fraintendere le tanto
turpi quanto evidenti provocazioni di un “Esercito Islamico” che agisce
a parla in sincrono con il mercenario Cia Ayad Allawi, a sua volta
sgambettante dai fili di Donald Rumsfeld, Ariel Sharon e neonazisti
vari. Prima - hanno scritto sui loro giornali i bolivariani, che non
hanno la vista ottenebrata dalla fregola di andare al governo con i
propri opposti – questo “Esercito Islamico”, né islamico, né iracheno,
chiede il ritiro di 50 insignificanti filippini che, comunque, se ne
sarebbero dovuti andare un mese dopo. E si accredita come grande
vincitore nei confronti di una presidente Gloria Arroyo, che, amichetta
di Clinton in gioventù, come sente un fischio statunitense arriva al
godimento e, dunque, ritirando i suoi ragazzi, ha danzato al trillo di
uno zufolo pseudoiracheno il cui fiato sapeva distintamente di stelle e
striscie. Acquisita credibilità resistenziale, questi specialisti
Mossad si sono rivolti al bersaglio vero: giornalisti ficcanaso e non
embedded (con qualche magagna dal punto di vista iracheno, tipo la
familiarità con l’agente occidentale Scelli e le intimità con le
soldatesse USA), e il vero, massimo stato canaglia, la Francia laica e
del rispetto per gli arabi e musulmani, la Francia, magari imperialista
di suo, ma massimo intralcio allo “scontro di civiltà” finalizzato alla
conquista sion-statunitense del mondo. Ora, per capire queste cosucce
elementari, basterebbe saper distinguere tra oro e piombo. Cosa che
d’acchito hanno fatto tutti gli arabi e tutti i musulmani del mondo,
compresi 60 milioni di francesi, da Chirac a Monsiù Benoit., nonché una
gran massa di compagni che si sono allenati a studiare la differenza
tra un comunista e, che so, il segretario di Rifondazione.

Non così da noi. Per esempio e limitandosi a RC, i vari dirigentoni
Consolo, Migliore (quello dal cognome-presa per il culo), Bertinotti
stavano a Caracas per il referendum e sapeste quanto erano
antimperialisti, filocubani e internazionalisti, al fianco di tutte le
resistenze, da quelle parti (non che avessero convinto: ricordo
deputati bolivariani che mi chiedevano angosciati come fosse possibile
che comunisti antimperialisti, antiliberisti almeno, andassero al
governo con D’Alema, autorevole sponsor dei locali fascisti). Gli è
bastato farsi mezza dozzina di fusi orari e rientrare nella rete di
ragno delle “maggioranze”, delle “coalizioni democratiche”, dei
ministri di Rifondazione, della non violenza alla faccia dei cani di
Abu Ghraib attaccati alle palle, del Risiko per le regionali, che le
resistenze sono tornate a essere “terrorismi”, tutti uguali, tutti
orrendi, saddamisti, muktadisti, eserciti islamici, zarkawisti,
alqaidisti, kamikaze palestinesi. Ma il top l’hanno davvero raggiunto e
superato con la Cecenia. Devo dire che il “Manifesto” ci ha messo del
suo, una cazzuolata di calce sulla tragica faccia della verità e
buonanotte ai suonatori (e meno male che c’è stata la rettifica a muso
duro di Marina Forti, che ha raccontato l’oscena verità sulle “donne
martiri” cecene!). Il cerchio, poi, l’ha chiuso sul giornaletto di RC
Antonio Moscato, un “intellettuale organico” di Bertinotti, che da anni
si muove in perfetto sincrono con gli estremisti della comunità ebraica
statunitense, detti neocon ma in tutta evidenza neonazi, ex-trotzkisti
come lui (anzi, a dispetto di Trotzki, Moscato trotkista si dice
ancora, quanto il capetto della combriccola, Salvatore Cannavò, che
edita una fanzina, “Erre”, e scrive editoriali in cui altalena
giocosamente tra acrobazie rivoluzionarie e inchini a sovrani e
distributori di poltrone).

L’assonanza di Moscato con la banda di tagliagole di Wolfowitz non è
solo nominale. Va nel profondo. Mi ritrovai a dibattere sulla
Jugoslavia con questo luminare dell’università di Lecce. Dopo una sua
“ricostruzione” storica dell’indipendentismo kosovaro e della necessità
genetica della Grande Albania, della stessa disinvoltura onirica con
cui su “Liberazione” del 3/8/04 ha inventato una storia del popolo
ceceno (vedi This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. “Antonio Moscato e Zbigniew
Brzezinski in prima linea per squartare la Russia”, originato da
“Coord.Naz.per la Jugoslavia”), Moscato è arrivato ad attribuire ai
tagliagole e narcotrafficanti dell’UCK di Hashim Thaci, guidati da
Osama Bin Laden e foraggiati da Germania e USA, i meriti e la nobiltà
di un’autentica lotta di liberazione. Il tutto anche allora corredato
dall’ampio ventaglio di invenzioni e menzogne sulle “atrocità serbe”
con cui le agenzie apposite (Ruder & Finn, Hill & Knowles), oltre al
Pentagono e ai media assoldati, hanno accompagnato la pulizia etnica
contro i serbi e lo sbranamento della Jugoslavia. E il tutto anche
assolutamente privo di riferimenti alla strategia nazifascista, prima,
e imperialista eurostatunitense, poi, di sbriciolare i Balcani a forza
di “piccole patrie”, identitarismi tribali, etnici e confessionali,
strategia identica a quella che oggi, utilizzando i soliti mercenari di
Al Qaida, strumento privilegiato dei nazisionisti di Washington e Tel
Aviv dall’11/9 in poi, viene sostenuta da Moscato per il Caucaso del
petrolio appetito dagli USA e da altri. E qui è assai istruttivo
citare, dal testo del Coord. Naz. per la Jugoslavia, un documento di
pugno del capo delle SS Himmler: “Nel trattamento delle etnie straniere
dell’Oriente dobbiamo vedere di riconoscere e di badare quanto più
possibile alle singole popolazioni... Ed ovunque si trovino pure solo
frammenti etnici, ebbene anche quelli. Con questo voglio dire che noi
non solo abbiamo il più grande interesse acchè le popolazioni
dell’Oriente non siano unite, ma che al contrario siano suddivise nel
numero maggiore possibile di parti e frammenti. Ma anche all’interno
delle stesse popolazioni non abbiamo alcun interesse a portarle
all’unità ed alla grandezza, a trasmettere loro forse pian piano una
coscienza nazionale ed una cultura nazionale, bensì piuttosto a
scioglierle in innumerevoli piccoli frammenti e particelle...” Non vi
ricorda niente? La Nato in Jugoslavia, Israele nel mondo arabo, gli USA
in Medio Oriente, in Iraq, nell’Afghanistan affidato a fantocci e
“signori della guerra” rifornitori di eroina alle banche amiche? Come
ideologo di riferimento non c’è male.

L’accantonamento totale che questo collateralista, oggettivo o
soggettivo (la responsabilità per questi sconvolgimenti di menti
indifese resta uguale nell’un caso e nell’altro), compie delle
strategie di genocidio terroristiche e imperialiste e del quadro
geopolitico degli interessi in cui si inserisce la ferocia sanguinaria
senza pari dei gangster teleguidati di Cecenia o Kosovo, (esaminato,
invece, con competenza e onestà dal non-comunista, ma professionista e
persona perbene, Giulietto Chiesa) la ritroviamo anche in altri
sostenitori slavofobi dell’UCK e della causa grandalbanese: Astrid
Dakli e K.S. Karol, ahinoi sul “Manifesto”. Dakli, del resto, si era
già fatto notare al tempo della distruzione della Jugoslavia quando, a
pulizia antiserba in corso, seppe percorrere il Kosovo ormai
albanesizzato e postribolo di Nato e ONG, come fosse un giardino
all’italiana, senza vedere neanche un fil di fumo spiraleggiante dai
150 monasteri medievali inceneriti dall’UCK, o una casa bruciata con le
famiglie serbe e rom dentro, o qualcuno dei 300.000 serbi in fuga dalla
propria terra. All’indomani della carneficina, i due esperti di Cecenia
del quotidiano, del quale non possiamo fare a meno, si sono superati. A
che pro dilungarsi su un’analisi della natura e composizione e
motivazione di “combattenti”, “guerriglieri”, “indipendentisti” (mai
terroristi, quelli stanno solo in Palestina e Iraq), sul retroterra di
un fondamentalismo d’importazione, guidato da stranieri scaturiti da Al
Qaida, cioè dalla Cia, che acchiappa disperate e soggiogate donne, le
carica di tritolo e le fa esplodere a distanza (pure, queste cose sul
“Manifesto” sono uscite! Elettra Deiana, Imma Barbarossa, Lidia
Menapace, voi così pronte a saltare con artigli affilati come Freddy
Kruger sulle aberrazioni patriarcali, perché tacete?)? Perché indugiare
ancora sull’abominio agghiacciante, inedito in qualsiasi autentico
movimento di liberazione, di un terrorismo macellaio che colpisce nei
metrò, sugli aerei, negli ospedali, nelle scuole, che pratica i
sequestri per riscatto? Perché attardarsi sui risultati di elezioni
che, sistematicamente, danno maggioranze schiaccianti e verificate da
terzi a coloro che vogliono restare in uno Stato degno del nome,
piuttosto che in una colonia USA amministrata da lanzichenecchi? Basta
ripetere “elezioni farsa”, non c’è bisogna di dimostrarlo, non fanno
così anche gli amici di D’Alema e dell’Internazionale
massonico-socialista in quella “Coordinadora Democratica” che esegue i
golpe Cia in Venezuela? E, soprattutto, perché andare a sfrucugliare su
cosa significhi oggi, alla luce della “Grande Scacchiera”
dell’annientatore di Stati Brzezinski, il Caucaso degli idrocarburi e
degli oleodotti, che ha in Cecenia il suo nodo decisivo? O il petrolio
continua ad andare verso Nord e arriva nel mondo passando, con le
relative remunerazioni politico-economiche, per la Russia, o questo
Nord viene tagliato fuori e messo alla mercè dei rubinetti occidentali
con un percorso, controllato dagli USA, dalle origini alla Turchia, al
Kosovo appunto, all’Albania? Cosa c’è di vero nelle voci sulle cisterne
di dollari che dalla Exxon arrivano al socio di Osama (l’altro è Bush)
Shamil Bassaev? Qualcuno potrebbe vedersi offuscare la vista da un
conglomerato di analogie tra 11 settembre, assalto alla Jugoslavia,
transito rivale delle risorse e serratura antimperialista, assalto
all’Afghanistan dell’Unocal cui i Taleban negavano un oleodotto e
piantagioni di papaveri (le avevano sradicate), assalto all’Iraq che
teneva duro da quarant’anni a difesa del suo petrolio e del suo Stato
sociale, a sostegno dei palestinesi, a spiraglio del riscatto arabo. E
Moro che parlava di “convergenze parallele”! Già, si era reso
conto. Non per nulla le BR... E poco vale la parziale correzione di
rotta del Dakli del giorno dopo, forse imposta da una sana rivolta
della redazione, in cui, detta qualche parola di biasimo per gli
“orrori” della guerriglia, torna al fondo del suo abisso politico
falsificando le cause dell’eccidio, attribuite, contro ogni evidenza
accettata perfino dai tg di regime, alla ferocia sanguinaria di Putin e
non ai mostri che fanno scoppiare le proprie donne in mezzo ai bambini,
imponendo ineluttabilmente il blitz.

Tutto questo, con i Moscato, i Dakli, i Karol, i Barenghi del “meglio
gli occupanti americani”, va fatto sparire sotto il tappeto. Visto che
i neonazi di Washington hanno dato indicazione di sventrare nazioni
multietniche e laiche, soprattutto quelle che ostacolano la rapina
universale delle risorse, e di prevenire il sorgere di qualsivoglia
rivale al dominio universale degli USA, con Israele al guinzaglio (o
viceversa), la bisogna chiama alla criminalizzazione mediante
inquinamento, per trascorsi ed esperienza con ogni probabilità Mossad,
di chi resiste, sacrosante armi in mano, e alla benevola e indulgente
comprensione per chi delinque contro i futuri “rivali”, anche
straziando forzate kamikaze e centinaia di bambini. Fanno un buon
lavoro, questi “analisti”. Qualcuno li ricompenserà. Alla stregua di
Marco Pannella, che già solo sopravvivendo ferisce la dignità umana e
che non è mancato all’appuntamento con Moscato e soci. Da giorni quella
faccia devastata dalla corruzione sbraita che i “combattenti” della
scuola in Ossezia sono “partigiani alla Ghandi”. Ringraziamolo però, il
patron di quell’altro bravo giornalista, Antonio Russo, che dopo aver
berciato su Radio Radicale, da un nascondiglio in Macedonia, come
“dalla sua finestra a Pristina” si vedessero i serbi arrostire allo
spiedo bimbetti albanesi, è stato fatto fuori proprio dalle parti dei
cavernicoli attivati in Cecenia. Senza il parallelo con il capoccia
transnazionale, come potremmo comprendere fino in fondo la natura
del pensiero di Moscato?

Una citazione a parte merita Gennaro Migliore, un prodotto che pare
sfuggito al suo artefice prima delle rifiniture finali, uno che
Bertinotti ha reso responsabile delle relazioni internazionali, ma
anche uno che ha nel cognome il risarcimento per tutto il resto. Poteva
Gennaro Migliore esimersi dal rilasciare una “nota di commento”, al
pari di Ciampi, Schroeder, Chirac, Woytila? No, non poteva. Poteva il
tabloid “Liberazione” esimersi dal pubblicare in apertura e in
grassetto, sotto il titolo fuorviante “Migliore”, il testo di questa
esternazione? Ovviamente, non poteva, salvo attirarsi le ire del
fratello grande del Nostro. Gennaro non dice nulla di originale, se lo
si confronta con gli elucubrati ceceni di Dakli, Curzigliardi, Michele
Giorgio, Repubblica, Libero e via citando i fustigatori politically
correct di quanto avvenuto a Belsan, in Ossezia. Però lo dice in modo
Migliore (pensate se si chiamasse Peggiore!). In primis, prova di
intuito: “E’ l’ennesima prova che esiste una lotta al terrorismo che
viene utilizzata solo per compiere atti autoritari e di una ferocia
indescrivibile”. Poi, inesorabile e abbagliante, la conclusione: “Non
possiamo non sottolineare il fatto che il blitz delle forze speciali
russe ci conferma ancora di più che a Putin della vita umana non
interessa nulla”. Putin si deve contorcere a vedersi così smascherato.
Reso il costumario omaggio alla teoria del suo Grande Fratello, per cui
esiste e impregna di sé il mondo la famosa “spirale guerra-terrorismo”,
la formidabile intuizione risolutrice dei neonazi di Washington e della
cosca sionista di Tel Aviv, G.M. non esita a esprimere a voce alta, a
titolo di soluzione finale, quanto gli ex-trotzkisti di oltre Atlantico
osano solo sussurrarsi nelle fasi più esaltate dei festini chez
Condoleezza Rice: “Una comunità internazionale che si rispetti avrebbe
dovuto da tempo imporrea Putin una diversa gestione della questione
cecena...” (SIC!!!) E qui solo i bonaccioni possono nutrire un dubbio
se il detto Migliore si riferisse solo al dito minaccioso di Xavier
Solana, ai blandi embarghi iracheni da un milione e mezzo di morti, a
qualche alluvione di uranio, o piuttosto a una bella invasione da
200.000 vittime civili come quella delle Filippine, o a un bel golpe
con invasione di briganti tipo Haiti, insomma alla famosa “esportazione
della democrazia”.

Ma lasciamo Migliore ai suoi collateralismi e veniamo alle conclusioni.
Sulle quali c’è poco da scherzare. Con il vindice dell’UCK Antonio
Moscato che attribuisce allo stesso Putin e al suo bisogno di
popolarità (sic!) gli orrendi attentati degli agenti imperialisti in
Cecenia e nel resto della Russia, quasi fosse un Bush, al Migliore che
chiede l’intervento di quella collaudata associazione per delinquere
che è la “comunità internazionale”, per imporre a Putin, al Caucaso
ambito dagli USA e dall’UE, e al popolo ceceno quello che i terroristi
Cia non sono ancora riusciti a imporre, il cerchio si chiude davvero.
Esperta di sillogismi, come il più raffinato dei sofisti, questa gente,
e i giornali che non si peritano di farsene infangare, argomentano:
Bush e Berlusconi solidarizzano con Putin, Bush e Berlusconi sono
cialtroni, ergo Putin è un cialtrone. E pensare che sono proprio quelli
che, rovesciandosi nel loro opposto (specialità di certi
pseudotrotzkisti), ci ammoniscono contro l’equazione: il nemico del mio
nemico (mettiamo, la Resistenza irachena, i martiri palestinesi) è mio
amico. Non gli passa per la mente (per la mente, magari sì, per la
penna falsa e bugiarda no) che se Bush e Berlusconi sostengono Putin è
perché devono a tutti i costi mantenere in piedi il teorema – oh,
quanto vincente! – del “terrorismo internazionale”, del “terrorismo
islamico” che richiede di essere combattuto, con le stragi dagli uni,
con la politica, ma non solo alla fine dei conti, dagli altri. Solo
così è possibile affogare nella nebbia le patenti motivazione degli
eterodiretti macellai ceceni: risuscitare gli oligarchi mafiosi amici
di Sion, del FMI e dei neonazi, tagliare la vena giugulare russa
dell’energia, far avanzare il progetto imperialista di eliminazione
degli ostacoli al dominio planetario.

Senza saperne assolutamente nulla, senza esibire uno straccio di prova,
automatizzano: le elezioni in Cecenia sono, a priori, “una farsa”. E
hanno sotto i piedi una democrazia che ha prodotto un
presidente mondiale con i brogli, che conduce guerre permanenti contro
nemici fabbricati in provetta e di cui dirige ogni passo, che permette
come un partito del 5% (RC) abbia 11 deputati e uno del 4% (la Lega) ne
abbia 50, che fa vincere le elezioni a chi ha avuto in dono dai poteri
occulti e criminali tutti i mezzi di comunicazione (facendo allineare
gli altri a questa imbattibile potenza di fuoco) e così si è rubato il
cervello anche dell’avversario, che finge alternanze o alternative
facendo correre uno contro l’altro due fantini sullo stesso cavallo,
ovviamente di razza. Quanto a me, le uniche votazioni che abbia mai
visto svolgersi in termini ineccepibili sono quelle del Venezuela della
rivoluzione bolivariana, nelle quali ha sempre vinto chi aveva contro
proprio i berlusconidi mangiatori di cervelli. Nelle sinapsi di questa
gente circolano vari tossici: razzismo eurocentrico, arroganza
cattolica apostolica romana, elettismo sionista (popolo eletto), dosi
massicce di islamofobia e slavofobia, la pluriscreditata teoria
negriana dell’intesa imperiale euro-russo-statunitense contro le
“moltitudini”.

Il trucchetto della disperazione è infine quello che avalla il gioco
delle parti tra un Shamil Bassaev, di cui è difficile giustificare
fanatismo integralista, ferocia sanguinaria e origini Al Qaida-Cia, e
un Maskhadov, “presidente” ceceno indipendentista moderato che,
tuttavia, con il primo prende il tè ogni pomeriggio alle cinque, si
schiera con gli angloamericani nella liquidazione dell’Iraq e, a parte
qualche strumentale presa di distanza dai massacri di bimbetti, a uso
mediatico e moscatiano, con i terroristi scatenati dagli USA condivide
in toto strategie e obiettivi: la Cecenia, l’Abkhazia, l’Ossezia, il
Daghestan, come la Georgia e altri stati caucasici, cioè tutto il
petrolio, all’imperialismo, in cambio del guiderdone riservato ai
proconsoli della criminalità organizzata dei sequestri e della droga.
Della sinergica accoppiata separatista e narcotrafficante albrightiana
Thaci-Rugova si sono scordati tutto.

E così, cari compagni, i nostri vessilliferi politico-mediatici hanno
perfezionato il lavoro dei neonazi avanzanti in Medio Oriente e in
Asia: il delinquente vero non è chi ha scatenato l’inferno all’interno
della scuola di Belsan in Ossezia del Nord (o fa precipitare aerei,
proprio come l’11/9, o polverizza pendolari nella metropolitana, o
uccide malati negli ospedali), facendo esplodere povere donne ricattate
e mitragliando fagottini nudi in fuga, ma coloro che non potevano non
cadere nella trappola e intervenire alla cieca prima che morissero, non
300 o 400, ma tutti i 1500 ostaggi, ostaggi del mostro imperialista e
della subalternità di finti sinistri.

Un’ultima notarella per uno bravo, Alessandro Ribecchi, che da ogni
“Manifesto” della domenica ci consola e incoraggia con le sue
staffilate ai caporali di ogni risma. Anche lui ci parla ora di due
leadership di pazzi (Bush e i terroristi islamici) e di “queste due
bande di stronzi che sparano addosso a noi, noi sei miliardi di
ragazzini di Beslan”. Non sono due, le bande, caro Robecchi, è una
sola, anche se ha tante teste quante l’Idra. Sono stronzi in coppia,
tipo Osama-Oriana, che escono tutti dallo stesso sfintere.    


=== 2 ===

http://www.hindu.com/2004/09/06/stories/2004090601901000.htm

THE HINDU
Online edition of India's National Newspaper
Monday, Sep 06, 2004

Terror strikes in Russia

By Vladimir Radyuhin

The immediate goal of the Beslan raid was to spread violence beyond
Chechnya and set Russia's entire North Caucasus on fire.


AN UNPRECEDENTED wave of terrorist attacks in Russia that climaxed in
the bloody school hostage drama in the southern town of Beslan last
week has signalled a quantum jump in Chechnya-related violence. While
in the past terrorism was linked to and fuelled by Chechen separatism,
today it draws its strength from international terror networks.
The sheer scale and coordination of the latest terror strikes
demonstrated a level of planning and execution Chechen rebels never
showed before. Within the space of one week militants coordinated a
series of attacks against civilian targets outside Chechnya. On August
24 two Russian airliners were brought down by bomb blasts killing 90
passengers and crew. The explosives were apparently carried on board by
female suicide bombers of Chechen origin and detonated within nine
seconds of each other, as was registered by flight recorders. Days
later another suicide bomber detonated 2 kg of explosives outside a
Moscow metro station, killing 11 and wounding over 50 people. The next
day an armed group attacked a school in southern Russia and took
hostage over 1000 children, their parents and teachers.
The gang that captured the school displayed unheard-of ferocity. It is
for the first time that Chechen rebels targeted children. It is also
for the first time that they started killing hostages when no force was
used against them. The 52-hour siege ended in a carnage on Friday when
terrorists blew up the mined gymnasium where most of the hostages were
held and tried to break out of the building using the cover of fleeing
children.
In another first in the history of Russian terrorism a foreign-based
group took responsibility for some of the attacks. The Al-Qaeda-linked
"Islambouli Brigades" said its "shahidi" downed the Russian planes and
bombed the Moscow metro station. Out of 32 attackers killed in the
commando storming of the seized school on Friday, nine were identified
as Arabs and one as an African.
Chechen rebels are known to have long-standing ties with the Taliban
and Al-Qaeda. Taliban-ruled Afghanistan was the only country that
recognised breakaway Chechnya and opened its embassy in Kabul. Moscow
at the time condemned the move as an attempt "to create a terrorist
international."
There is evidence that the "terrorist international" has now matured
and taken over the Chechen rebel movement. Responsibility for the
Beslan hostage raid has been claimed "Salakhin Riadus Shahidi," a group
led by Chechnya's notorious warlord, Shamil Basayev, and linked to
Al-Qaeda. Security experts believe that Basayev received funding for
the Beslan hostage-taking and other attacks from an Al-Qaeda operative
of Saudi origin, Abu Omar al-Saif. He who pays calls the tune.
The Russian President, Vladimir Putin, described the Beslan attack as
"direct aggression by international terrorism against Russia." One
reason why terrorists declared war on Russia at this point is that they
fear losing Chechnya as their stronghold in Russia. Mr. Putin has
launched a large-scale programme of peaceful rehabilitation of the
war-ravaged region. The Centre has increased allocations for rebuilding
Chechnya's economy this year by 40 per cent, to nearly $170 million in
an effort to create more jobs and reduce the nearly 70 per cent
unemployment that makes young people easy prey for rebel recruiters.
Since last year Chechnya has an elected leader, and even though the
first Kremlin-backed President of Chechnya, Akhmad Kadyrov, was
assassinated in a bomb attack in May, the process of handing over power
in the region from the Russian military to the Chechen administration
has not been interrupted. A week ago Chechnya elected another Kremlin
loyalist, Alu Alkhanov, as its President. Terrorists apparently timed
their attacks to coincide with the election to play down the
significance of this victory for Moscow.
The immediate goal of the Beslan raid was to spread violence beyond
Chechnya and set Russia's entire North Caucasus on fire. In 1999
Basayev led a Chechen rebel invasion of neighbouring Dagestan under the
slogan of setting up a pan-Caucasian halifat. In June this year a large
rebel group attacked two towns in Ingushetia killing nearly 100 people.
This time terrorists aimed to trigger a new ethnic conflict between
North Ossetia and Ingushetia. The two Russian regions neighbouring
Chechnya clashed in 1992 over a disputed border territory, when Ingush
crowds marched into North Ossetia's Prigorodny Dictrict in an attempt
to reclaim land where they lived before Stalin exiled them to Central
Asia after World War Two. It took Moscow great efforts to end the
conflict, which claimed hundreds of lives and saw a massive eviction of
Ingush residents from their homes in North Ossetia. It is Ingush
militants who made up the core of the gang that seized the school in
Beslan and there are fears that Ossetins will now try to take revenge
on the neighbouring people. Their hostility is aggravated by the fact
that North Ossetia is the only predominantly Christian territory in
North Caucasus surrounded by Muslim regions. Also, the Ingush are
closely related to the Chechens and are largely seen as sympathising
with the Chechen rebel resistance.
"This attack (in Beslan) can blow a precarious balance of
inter-confessional and inter-ethnic relations in the region," Mr. Putin
said in televised remarks. "We will do everything we can to prevent the
situation from taking such a turn."
A new conflict in North Caucasus may also upset a wider balance of
power in the region. Addressing the nation after the Beslan tragedy,
Mr. Putin said Russia's enemies sought to tear off parts of the
country. He appeared to be hinting at Georgia, whose President, Mikhail
Saakashvili, has vowed to reimpose Georgia's control over the breakaway
regions of South Ossetia and Abkhazia. Russia's peacekeepers deployed
in South Ossetia are the only factor that keeps Tbilisi from using
force against the enclave, which voted in a referendum to unite with
their brothers in Russia's North Ossetia. Ethnic turmoil between North
Ossetia and Ingushetia could tie Russia's hands and enable Georgia to
redraw the map of North Caucasus. Significantly, Mr. Saakasvili said in
a recent interview that Chechen and Ingush people can be Georgia's
allies in its struggle to restore territorial integrity. In his address
to the nation, Mr. Putin also hit out at Georgia's Western supporters.

"There are those who want to tear off parts of Russia and those who
help them. They help, supposing that Russia, as one of the biggest
nuclear powers, still poses a threat to them, so they have to get rid
of that threat," the Russian leader said. "Terrorism is of course
merely an instrument for achieving this goal."
Terrorism may also be an instrument in the internal power struggle in
Russia. Chechnya has long been used as such an instrument. In 1994 the
then President, Boris Yeltsin, sent troops to Chechnya to boost his
plummeting popularity with a small victorious war. In 1999 the Yeltsin
clan and powerful business moguls timed the launching of the popular
second Chechen war with a presidential election campaign to propel
their hand-picked successor to Mr. Yeltsin to power. Mr. Putin has
since turned against his benefactors, moving to reassert government
control over Russia's rich oil resources that Mr. Yeltsin sold out to
Kremlin-linked oligarchs and encroaching on their oil windfall.
Russia's most outspoken political leader, Vladimir Zhironovsky, is one
of those who thinks that the recent surge in terror strikes in Russia
is linked to an intensifying power struggle in Russia. In a television
interview after the Beslan tragedy, he said Mr. Putin fell a victim of
an internal conspiracy masterminded by his sworn enemy, the exiled
billionaire, Boris Berezovsky, together with other business tycoons
unhappy with Mr. Putin's policies. Their aim is to weaken and humiliate
Mr. Putin to make him vulnerable to manipulation.
The conspiracy theory gained credence when Russia's TV Channel Three
reported on Saturday that investigators found evidence of Russian
business groups financing Chechen terrorists. The report named two
Russian companies — the oil major Yukos, whose owner, Mikhail
Khodorkovsky, is on trial for fraud and tax evasion, and Logovaz, a
company set up by Mr. Berezovsky.
Whatever the hidden springs that put in motion the terror machine in
Russia, it is clear that the only way to stop it is to solve the
problem of Chechnya where all terrorist attacks have come from. Winning
the people of Checnya over to peaceful life will take time, and in the
meantime Russia must brace up to face more terror strikes, Mr. Putin
said.
"We have shown weakness [in the face of new challenges] and the weak
get beaten up," the Russian President admitted, vowing to upgrade the
country's security system, overhaul the corruption-ridden law
enforcement structures and create effective crisis management
mechanisms.


=== 3 ===

http://www.rbcnews.com/komment/komment.shtml

The West sets terrorists on Russia

Shortly before recent terrorist attacks, Russia was warned that it
would face problems unless it withdraws from the Caucasus and
surrenders it to Western countries


We have got used to the sympathetic attitude to rebels attacking Russia
from Western media and politicians. European and American media do not
like to speak about innocent victims of terrorist attacks. Instead,
they focus on the sufferings of suicide terrorist bombers and their
rightful revenge. In fact, they encourage terrorists, offering them
moral and political support. It is no secret that odious figures like
exiled tycoon Boris Berezovsky and bandit Akhmet Zakayev, who changed
his camouflage uniform for expensive civilian clothes, found a warm
welcome in the West. This is not new. Having realized that it cannot
change Russia’s policy through the rat race of human rights
campaigners, protests by the OSCE and the threats of “new leaders” like
Mikhail Saakashvili, the West turned to open pressure on Moscow.
Perhaps, this is just a coincidence. But maybe not. Days before the
deadly school siege in North Ossetia, which claimed hundreds of
innocent lives, a number of very influential foreign media, expressing
the position of the establishment, warned Vladimir Putin that Russia
should withdraw from the Caucasus, otherwise his career would end. When
the Russian President said in his address to the nation that Russia was
facing a war, he was speaking not only about “international terrorism”.

Throughout the weekend, all foreign leaders expressed their condolences
to President Putin and the Russian people. But were they sincere? It is
with the sanction of these countries’ leaders that their top officials
warmly receive envoys of Chechen separatist leader Aslan Maskhadov and
offer them political support. Public statements that Russia should
start a political dialog with “legitimately elected” Chechen
authorities work for the same purpose (under the “legitimately elected”
authorities they mean Maskhadov and his people, who expelled almost all
non-Chechens from the republic and enslaved hundreds of people). It is
the EU’s and the US’s pandering to terrorists that inspires the bandits
for new “feats”.

Following the school siege drama, foreign media became hysterical
again, repeating that Russia only knows how to kill peaceful Chechens
and Russian hostages, blaming it all on the Kremlin. This approach
stroke a cord with foreign audiences. Just a day before, they saw a
“nice” picture on TV screens and the BBC’s comments, referring to the
bandits firing at children as “rebels”. TF1’s reporter said it was not
the first time that Putin had arranged a bloodbath under the pretext of
freeing hostages. For his part, Dutch Foreign Minister Bernard Bot said
in a statement on behalf of EU foreign ministers, that the EU would
like to know from Russian authorities how the tragedy could have
happened. So, it is not surprising that the killed and wounded Russian
children are seen as the victims of Russian imperialism. And
terrorists, who gather moral and financial strength in European
capitals, where headquarters of various Islamic groups are located,
seem to be not to blame, again.

But Russia got used to that long ago, and all this cannot change
Russia’s policy on the Caucasus. Even direct military provocation by
Georgian President Mikhail Saakashvili, who seems to have been
encourage to ‘bark’ at Moscow, did not change Moscow’s line. The new
“Caucasian tsar” even threatened to start a war on Russia. Pressure
from the OSCE and organizations calling themselves human rights
campaigners, did not help, either. It seems the West decided to
directly dictate its conditions to Moscow.

A week before a series of recent terrorist attacks in Russia, the West,
through its influential media, sent an ultimatum to Moscow. The
position of the Western establishment, in the first place, the
Anglo-Saxon establishment, was clearly expressed in The Economist
magazine. It published an article suggesting that the Kremlin should go
away from the Caucasus, where its policy failed, and invite the West to
come there instead. On the other hand, the West should breed leaders
like Mr. Saakashvili, “whose openness to interethnic co-existence and
commitment to Western values make him the most promising leader for
decades”. In order words, do what we tell you, and you will remain in
power as long as you want. Russia must review its policy on Caucasus,
and Western leaders should put all these issues clearly before Vladimir
Putin. The reputation of Mr. Putin and Russia is at stake, the magazine
stressed.

But Russia did not heed the warning, and it indeed faced the problem
days after the publication. First came a double air crash and a suicide
bomb attack outside a Moscow metro station, and then – the school siege
in Belsan which ended in carnage. Those behind the siege hoped that it
would splash over the whole Caucasus. So far, it is unclear who was
behind the international brigade of bandits and cannibals. But it is
clear that it is impossible to carry out a series of well-coordinated
and professional terrorist attacks without involvement of highly
qualified “experts”.

It seems that, having bet on large scale terrorist acts, forces behind
them turned to direct involvement in the “changing” of political
situation in the Caucasus, provoking new ethnic wars in Russia, in the
North Caucasus. The only way to resist is to show that we are ready for
a new war, we are ready to fight by the new rules and new methods, not
against mythical “international terrorists”, which do not exist, but
against those behind “rebels and fighters for freedom”, geopolitical
puppeteers who are ready to kill thousands of Russian people to achieve
their goal of re-dividing the world.

Analytical department of RIA RosBusinessConsulting

http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=3339

Se Miss Trieste 2004 è una slovena...

Mora, alta, bellissima. Ma per essere Miss Trieste e mettere tutti
d'accordo sembra non bastare. La città si divide sulla Miss slovena.

(01/09/2004)

di Francesco Lauria

Trieste – La città non parla d’altro. L’anno in corso segna il
cinquantennale del ritorno di Trieste all’Italia o, come dicono qui i
non pochi nazionalisti, alla patria. Il cinquantenario ha mobilitato in
gran forze la giunta di centrodestra che si è riappropriata del
capoluogo giuliano dopo la parentesi illyana (otto anni) che pur tra
molte incertezze aveva iniziato un cammino di riconciliazione e di
recupero di una memoria condivisa in città.

Tra le manifestazioni tradizionali, ma che quest’anno hanno assunto una
tinta più solenne, vi è quella di Miss Trieste. Si sa, le “mule” di
Trieste sono famose e apprezzate dalla popolazione maschile di tutto il
mondo. I tanti incroci che si sono verificati nel corso dei secoli in
questa città di mare hanno donato al porto un po’ decadente
dell’Adriatico settentrionale delle splendide rappresentanti del gentil
sesso.

Non è certo la prima volta che al concorso di Miss Trieste venga eletta
una... slovena. Addirittura nel loro ultimo libretto promozionale sugli
sloveni in Italia i curatori della minoranza hanno pubblicato nelle
prime pagine le loro migliori bellezze degli ultimi anni, non senza
ricambiare inserendo una bella presentatrice tv della minoranza
italiana di Capodistria.

Quest’anno però era il cinquantennale. L’entrata della Slovenia
nell’Unione Europea è sta qui completamente oscurata (a differenza di
Gorizia) per fare posto alle manifestazioni che ricordavano gli scontri
tardo irredentisti del ’53 (con alcuni morti), o la costruzione di un
museo per i giuliano dalmati e l’istituzione della giornata della
memoria dell’esodo.

Dicevo quest’anno nessuno si aspettava una slovena. Ma i politici
(almeno la gran parte) della destra triestina avrebbero ingoiato
amaramente il rospo se almeno fosse stata una “slovena triestina”. E
invece no. La ragazza che, credetemi, è davvero una bellezza
inconfutabile è una slovena slovena di... Nova Gorica. E’ stata eletta
infatti Sara Jug splendida diciannovenne slovena, mora. Apriti cielo!

Polemiche, le mule di Trieste (tutte, anche quelle non perfettamente
italiane) surclassate da una “sciava” de là!. Qui la giunta rischia di
andare in crisi perché c’è stato qualche timido distinguo. Eccone un
breve (e triste) riassunto : Maurizio Bucci (assessore premiante, Forza
Italia) “Per l’elezione di Miss Trieste dovrebbe essere obbligatoria
almeno la residenza nella nostra città”; peggio fa Angelo Brandi
(Alleanza Nazionale) “Non sono d’accordo: non basta la residenza in
città, ci vuole anche la cittadinanza italiana”; insuperabile poi
Gianfranco Gambassini (destra autonomista triestina) ”La Slovenia,
nazione giovane ed emergente sta più in alto e ci sommergerà. La
minoranza slovena, nella nostra provincia un 5 per cento della
popolazione scatenato ed agguerritissimo, si è unita alla patria
d’origine. Il risultato è che dopo l’Istria, l’Italia ha perso anche il
Carso”.

La bella Sara, forse per la paura, ha ritrovato tutta di un tratto la
padronanza della lingua italiana (che al concorso diceva di non
conoscere bene) e in perfetto idioma di Dante, reso più affascinante
dall’accento slavo, si è dichiarata : “Felice di rappresentare Trieste
e l’Italia”.

Qui il sorriso di una bella ragazza, scovata sui muretti della baia di
Sistiana, che magari sogna il cinema o la televisione e che, lo ha
dimostrato, come tutti i giovani di Nova Gorica parla perfettamente
l’italiano non riesce a spazzare via i vecchi rancori.

E Trieste rimane ferma continuando a voltarsi all’indietro.

» Fonte: © Osservatorio sui Balcani

"Non dobbiamo assomigliare alla Colombia"

Alla ricerca dei narcotrafficanti nell'Impero d'Italia e d'Albania


FONTE: http://www.ansa.it/balcani/albania/albania.shtml


ALBANIA: TRAFFICANTI COLPISCONO ELICOTTERO ITALIANO, INDENNE

(ANSA) - TIRANA, 18 AGO - Trafficanti di droga hanno aperto il fuoco
oggi nel sud dell'Albania colpendo un elicottero della polizia
italiana che stava sorvolando una piantagione di marijuana: lo
apprende l'Ansa da fonti informate. L'elicottero e' potuto
rientrare alla base senza conseguenze per l'equipaggio. (ANSA)
BLL 18/08/2004 19:34


ALBANIA: TRAFFICANTI COLPISCONO ELICOTTERO ITALIANO, INDENNE(2)

(ANSA) - TIRANA, 18 AGO - L'incidente e' accaduto vicino al villaggio
meridionale di Lazarat, non distante dalla citta' di Argirocastro.
Almeno tre colpi hanno raggiunto l'elicottero della polizia di Stato
che nell'ambito di un accordo di cooperazione con le autorita'
albanesi, stava effettuando un volo di ricognizione per localizzare
coltivazioni di droga leggera. Uno dei proiettili, hanno riferito
le fonti, ha centrato il serbatoio principale di carburante del
velivolo senza tuttavia riuscire a perforarlo: se fosse accaduto,
l'elicottero avrebbe potuto esplodere in volo. Il ministero
dell'interno albanese, immediatamente informato dell'accaduto, ha
convocato una riunione d'urgenza dei capi della polizia. Due
giorni fa il quotidiano di Tirana Gazeta Shqiptare in un lungo
reportage aveva denunciato la situazione di Lazarat, villaggio
montano nel cui interno la stessa polizia albanese non sarebbe nelle
condizioni di entrare. La zona sembra essere fuori controllo: intorno
a gran parte delle abitazioni si trovano campi di marijuana e i
trafficanti armati impediscono a chiunque di avvicinarsi.(ANSA).
BLL 18/08/2004 19:38


ALBANIA: COLPITO ELICOTTERO ITALIANO,PARLA UFFICIALE A BORDO

(ANSA) - TIRANA, 18 AGO - ''Abbiamo udito prima una raffica ma era
distante e non credevamo fosse diretta contro di noi, poi una serie
di altre raffiche e a quel punto abbiamo sentito i colpi che
centravano l'elicottero'': il vice questore Sandro De Angelis, vice
comandante dell'ufficio di collegamento italiano in Albania, racconta
all'Ansa gli attimi drammatici vissuti oggi pomeriggio nei cieli
dell'Albania meridionale. Trafficanti di droga hanno aperto il fuoco
contro un elicottero della polizia di Stato italiana che stava
effettuando una ricognizione aerea alla ricerca di coltivazioni di
marjiuana sul villaggio di Lazarat, vicino alla citta' di
Argirocastro, a ridosso del confine con la Grecia. A bordo oltre
a De Angelis c'erano tre piloti, il vice questore Antonio D'Amario
capo pattuglia, un maresciallo della guardia di finanza e
un'ufficiale donna della sezione antidroga della polizia albanese.
''L'elicottero e' stato centrato da tre proiettili - dice De Angelis
- uno ha colpito la plancia, uno il serbatoio principale e un terzo
il motore posteriore''. Dopo essere stato centrato l'elicottero, che
in quel momento volava ad un'altezza di circa 400 metri, ha
immediatamente abbandonato la zona effettuando un atterraggio
precauzionale alla periferia di Argirocastro: il tempo di verificare
che non ci fossero danni rilevanti, e poi il rientro con l'intero
equipaggio incolume fino all'aeroporto di Tirana da dove la missione
era partita. ''Siamo partiti da Tirana alle 16:30 (ora locale e
italiana) e dopo circa un'ora abbiamo raggiunto Lazarat - racconta
ancora il vice questore De Angelis - il nostro obiettivo era quello
di verificare la presenza di coltivazioni di marijuana che ci erano
stato state segnalate''. I mezzi aerei della polizia italiana, in
base ad un accordo di cooperazione con le autorita' albanesi, in
questo periodo effettuano periodiche ricognizioni aeree per
localizzare e distruggere le vaste estensioni di droga leggera che
sono visibili solo dall'alto. L'elicottero colpito era giunto in
Albania questa mattina, proveniente dal Reparto volo della polizia di
Stato di Napoli. ''Il primo sorvolo ha confermato i nostri sospetti
- dice De Angelis - sotto i nostri occhi abbiamo visto un'enorme
distesa di marijuana piantata fra le case del villaggio''. E' in
questo momento che e' stata sparata una prima raffica andata a vuoto:
''In quel momento volavamo ad una quota di 700 metri - racconta il
vice questore - abbiamo deciso di effettuare un secondo sorvolo a 400
metri per completare le nostre riprese aeree, quando siamo stati
colpiti''. Secondo De Angelis l'elicottero sarebbe stato centrato da
una raffica di kalashnikov, ma ora i periti del ministero
dell'interno albanese stanno effettuando le verifiche sui fori ben
visibili sulla carlinga del velivolo. Testimoni avevano raccontato
nei giorni scorsi che a Lazarat (zona fuori dal controllo della
polizia locale) quasi tutta la popolazione e' armata, e molti
dispongono sui tetti persino di mitragliatrici pesanti.
Dell'incidente e' stata immediatamente informata anche l'ambasciata
d'Italia a Tirana che si e' mantenuta in stretto contatto con
l'ufficio di collegamento della polizia. Sconfitto ormai da due anni
il fenomeno dell'emigrazione clandestina, le autorita' albanesi e
italiane sono impegnate da mesi nella lotta al traffico di droga che
costituisce la nuova sfida nella cooperazione bilaterale. L'Albania,
oltre che zona di transito di eroina e cocaina dirette verso
l'Italia, e' anche una zona di produzione di droga leggera, poi
esportata sul mercato italiano e in Grecia. Nelle scorse settimane
per la prima volta sono state individuate nel sud dell'Albania
persino piccole piantagioni di papavero da oppio, pianta da cui si
estrae la materia prima per la produzione di eroina.(ANSA). BLL
18/08/2004 20:41


ALBANIA: ELICOTTERO ITALIANO; MINISTRO TOSKA SCRIVE A PISANU

(ANSA) - TIRANA, 19 AGO - Il ministro dell'Interno albanese Igli Toska
ha inviato oggi un messaggio al suo collega italiano Giuseppe Pisanu
dopo l'incidente accaduto ieri ad un elicottero della polizia italiana
di Stato, colpito da raffiche di mitra mentre sorvolava alcune
coltivazioni di marijuana nel sud dell'Albania. L'attacco armato ha
danneggiato il velivolo senza provocare conseguenze per l'equipaggio
(sette italiani e un albanese) rientrato regolarmente alla base. Toska
ha dato assicurazioni a Pisanu che ''la polizia sta lavorando
intensamente per identificare gli autori di questo atto criminale e
portarli davanti alla giustizia''. Il ministro albanese si e' detto
''fiducioso che questo increscioso incidente servira' comunque a
rafforzare ulteriormente la gia' ottima collaborazione fra le polizie
dei due Paesi nella lotta alla criminalita' organizzata e ai traffici
illegali''. Il ministero ha seccamente smentito le accuse rivolte dal
sindaco del comune di Lazarat dal quale sono partiti gli spari, Dasho
Aliko, secondo cui gli agenti italiani e quello albanese che si
trovavano sul velivolo avrebbero a loro volta fatto uso di armi: ''La
circostanza e' semplicemente falsa'' ha detto il portavoce di Toska,
Florian Serjani, nel corso di una conferenza stampa: ''Nessuno a bordo
dell'elicottero era armato - ha aggiunto il portavoce - e il velivolo
era in una semplice missione ricognitiva''. Resta il mistero sul
ferimento di una donna di 55 anni avvenuto negli stessi momenti in cui
l'elicottero italiano era sotto attacco e che e' rimasta colpita ad una
gamba. Secondo gli investigatori sarebbe stata raggiunta
accidentalmente da un proiettile vagante. La polizia albanese ha nel
frattempo richiesto alle autorita' italiane la consegna di una copia
del video girato da bordo dell'elicottero e che dimostrerebbe che
nessuno degli agenti che si trovavano a bordo ha mai sparato.(ANSA) BLL
19/08/2004 18:28


ALBANIA: ATTACCO A ITALIANI E VILLAGGIO RIBELLE

(ANSA) - TIRANA, 19 AGO - C'e' un piccolo villaggio nel sud
dell'Albania che appare fuori dal controllo dello Stato. La polizia
non ha il permesso di entrare, gli abitanti sono armati e quasi in
ogni casa negli orti si coltiva la droga. Il villaggio, che ha una
lunga storia di ribellioni alle spalle, si chiama Lazarat e sorge su
un promontorio non distante dalla storica citta' di Argirocastro, a
ridosso del confine con la Grecia. E' da qui che nel pomeriggio
di ieri sono partite le raffiche di mitra che hanno colpito
l'elicottero della polizia di Stato italiana, che aveva osato violare
i cieli del villaggio per fotografare le coltivazioni di marijuana
giunte nelle cruciali fasi del raccolto. Almeno tre proiettili hanno
centrato l'elicottero, sul quale viaggiavano sette italiani e un
ufficiale della polizia albanese e che solo per un caso non e'
esploso in volo: uno dei colpi ha infatti centrato il serbatoio del
velivolo, fortunatamente semivuoto. La polizia italiana, d'accordo
con quella albanese, svolge periodiche missioni aeree in Albania
propio allo scopo di localizzare le coltivazioni di droga e poi
tentare di distruggerle. Quella compiuta a Lazarat era solo una delle
perlustrazioni previste in questa settimana. L'incidente ha
sollevato vibrate polemiche nella gia' turbolenta vita politica
interna del Paese. L'opposizione di centrodestra guidata dall'ex
presidente Sali Berisha ha accusato il ministro dell'Interno Igli
Toska di aver voluto ''terrorizzare la popolazione di Lazarat'',
indicata come una roccaforte del suo Partito dmeocratico. Il sindaco
del villaggio, Dasho Aliko (anch'egli membro del PD), ha addirittura
accusato gli agenti italiani di aver aperto il fuoco colpendo una
donna e uccidendo capi di bestiame, e ha giustificato le raffiche
sparate contro l'elicottero come una semplice reazione di difesa.
Toska ha smentito seccamente l'affermazione, ribadendo che a bordo
del velivolo non c'erano armi e che il volo aveva un semplice scopo
di ricognizione. Un'abitante di Lazarat di 55 anni in realta' risulta
ferita ad una gamba, ma la stessa donna ha detto di non sapere chi
sia stata a colpirla: gli investigatori sostengono che si e' trattato
di un colpo partito quasi certamente dalle stesse armi che sparavano
dal villaggio. A chiarire i dubbi appare fondamentale un video
girato da bordo dell'elicottero nel corso dell'incidente: la polizia
albanese ne ha richiesto copia alle autorita' italiane per
dimostrare, attraverso le immagini e il sonoro del documento, che in
nessun momento i membri dell'equipaggio italo-albanese hanno fatto
ricorso alle armi. ''Quello accaduto a Lazarat e' solo un
incidente - ha commentato l'ambasciatore d'Italia a Tirana Attilio
Massimo Iannucci - ma che tuttavia dimostra come non sia ancora
giunto il momento di abbassare la guardia nella lotta ai traffici
illegali''. Il ministro dell'Interno Toska, in un messaggio inviato
al suo omologo italiano Giuseppe Pisanu, ha auspicato che quanto
accaduto possa diventare l'occasione ''per rafforzare ulteriormente
la gia' ottima collaborazione fra la polizia dei nostri due Paesi''.
Lazarat, grazie anche alla sua stategica posizione geografica, e'
stata piu' volte in passato una zona ribelle rimasta inespugnata. Lo
fu ai tempi della seconda guerra mondiale, quando neppure i
partigiani comunisti riuscirono ad averne ragione. Lo e' stata quando
al governo c'era Sali Berisha, la cui polizia venne piu' volte
attaccata e respinta dalla popolazione armata. Lo e' ancora oggi,
quando sono al potere i socialisti e il villaggio, protestando per lo
stato di abbandono in cui deve sopravvivere, rinnega il governo
centrale e rivendica una singolare sovranita'. All'ombra della quale,
tuttavia, approfitta per produrre tonnellate di marjiuana destinate
ad essere esportate in Grecia. (ANSA). BLL
19/08/2004 22:37


ALBANIA:SPARI A ELICOTTERO ITALIANO, APERTA INCHIESTA A ROMA

(ANSA) - ROMA, 20 AGO - La Procura di Roma ha aperto un' inchiesta
contro ignoti per tentato omicidio in relazione alla vicenda
dell'elicottero italiano della polizia colpito da alcuni spari
mercoledi' scorso in Albania mentre stava facendo un giro di
perlustrazione in appoggio ai colleghi albanesi. Il pm Olga Capasso
affidera' nei prossimi giorni una consulenza affinche' vengano fatti
i rilievi tecnici per appurare che tipo di arma sia stata usata, da
che distanza sono stati sparati i colpi (si presume che possa essersi
trattato di un fucile mitragliatore Kalashnikov o di un mitra) e per
accertare quali danni avrebbero potuto causare i proiettili se il
pilota non fosse riuscito ad atterrare rapidamente. In procura per
il momento e' arrivato soltanto il fax con una breve informativa
della polizia. Gli inquirenti, come e' stato ventilato subito dopo
l'accaduto, non escludono che a sparare contro l'elicottero italiano
possano essere stati i coltivatori di marijuana sui quali era proprio
puntata l'attenzione della polizia albanese e di quella italiana.
(ANSA). LOG/MRC 20/08/2004 17:22


ALBANIA: SPARI A ELICOTTERO ITALIANO, PD ACCUSA POLIZIA

(ANSA) - TIRANA, 20 AGO - Il Partito democratico dell'ex presidente
Sali Berisha, principale forza dell'opposizione in Albania, ha oggi
rilanciato le accuse secondo cui gli agenti che si trovavano a bordo
dell'elicottero italiano della Polizia di Stato in servizio di
ricognizione nel sud del Paese, hanno sparato contro la popolazione
civile. Il velivolo, sul quale viaggiavano sei agenti italiani e
un albanese, era stato colpito da raffiche di mitra mentre
sorvolava il villaggio di Lazarat riprendendo immagini di
coltivazioni di marijuana. Secondo il sindaco del piccolo Comune
montano, a sparare sarebbero stati alcuni abitanti per autodifesa.
Bamir Topi, vicepresidente del Partito democratico, ha mostrato ai
giornalisti un video che a suo dire costituirebbe la prova
dell'attacco armato. Secondo il Pd ''quanto successo a Lazarat era
stato pianificato allo scopo di compiere una strage ordinata da Fatos
Nano ed eseguita con devozione criminale dal ministro dell'Interno
Igli Toska''. Sia gli agenti italiani sia il ministero dell'Interno
albanese hanno smentito di aver mai fatto ricorso alle armi,
spiegando che quella compiuta su Lazarat era solo una missione
ricognitiva per verificare la presenza di coltivazioni di droga.
Il Pd, pur condannando l'azione della polizia albanese, afferma di
''sostenere senza alcun dubbio tutti gli sforzi e l' uso di metodi
legali per giungere allo sradicamento della produzione e del traffico
di droga in qualunque posto dell'Albania''. Il ministro
dell'Interno Toska ha convocato nel suo ufficio gli ambasciatori
occidentali accreditati a Tirana per illustrare la situazione. Fra
l'altro Toska ha messo a loro disposizione il video e le foto
scattate da bordo dell'elicottero della Polizia di Stato italiana e
consegnati oggi dall'ufficio di collegamento italiano. Nel video si
vedono le sequenze del sorvolo compiuto sul villaggio di Lazarat, fra
le cui case si distinguono decine di coltivazioni di marijuana: nella
parte audio si sentono in modo chiaro le numerose raffiche di mitra
partite dal villaggio e che hanno centrato l'elicottero. In nessuna
sequenza si percepisce invece l'uso di armi da fuoco da parte dell'
equipaggio. Gli ambasciatori (erano presenti fra gli altri i
rappresentanti di Unione europea, Italia, Grecia, Germania, Stati
Uniti e Gran Bretagna) hanno plaudito alla posizione espressa dal
ministro Toska di trattare ''questo caso per quello che e', cioe' un
fatto criminale'', respingendo qualunque tipo di strumentalizzazione
politica. Gli ambasciatori accreditati hanno inoltre ribadito il loro
pieno sostegno agli sforzi del ministero dell'Interno albanese
diretti, come in questo caso, a combattere i traffici illegali e la
criminalita' organizzata. (ANSA). BLL-COR 20/08/2004 19:48


ALBANIA: DROGA; NANO, NON DOBBIAMO ASSOMIGLIARE A COLOMBIA

(ANSA) - TIRANA, 26 AGO - L'Albania non deve correre il rischio di
assomigliare neppure lontanamente alla Colombia: lo ha detto il
premier albanese Fatos Nano commentando l'incidente accaduto la
scorsa settimana nel villaggio meridionale di Lazarat, dove un
elicottero della polizia italiana in servizio antidroga e' stato
colpito da una raffica di mitra mentre stava sorvolando alcune
coltivazioni di marijuana. Nano ha respinto le affermazioni del
Partito democratico, principale forza dell'opposizione guidata
dall'ex presidente Sali Berisha, che insiste ad affermare che da
bordo dell'elicottero gli agenti hanno aperto il fuoco contro la
popolazione: ''I poliziotti non hanno sparato - ha ribadito Nano - e
io come governo intendo lanciare un messaggio forte: non dobbiamo
consentire che la politica conviva con il crimine''. Un riferimento
rivolto allo stesso Berisha che denunciando l'incidente di Lazarat,
e' stato accusato di aver di fatto preso le difese dei coltivatori di
droga e degli uomini armati che dallo steso villaggio hanno aperto il
fuoco sia pure ''per autodifesa''. ''I dirigenti del Partito
democratico hanno sostenuto in modo aperto i produttori di droga'' si
afferma in un comunicato stampa diffuso dall'ufficio del primo
ministro. Berisha ha ribaltato le accuse: ''La situazione delle
coltivazioni e del traffico di droga in Albania e' allarmante - ha
dichiarato - e questo perche' i ministri insieme a segmenti dello
Stato e della polizia sono implicati, e perche' non esiste la
strategia per una lotta seria''. Il capo dell'opposizione ha
sostenuto che il suo partito e' per ''una tolleranza zero verso
produzione e traffico di droga in qualunque posto dell'Albania'', e
chiede di portare ''davanti alla giustizia i responsabili, senza
alcuna eccezione''. Il Partito democratico ha aggiunto di
''sostenere la stretta collaborazione bilaterale, multilaterale e
regionale delle istituzioni albanesi competenti con le agenzie
omologhe di altri paesi, riservando priorita' ad Italia, Grecia e
agli altri Paesi confinanti''.(ANSA) BLL-COR 26/08/2004
19:27