Informazione

NAZISTI ROCK

http://www.exju.org/comments/640_0_1_0_C/

si dirà ‘peloso’ in altre regioni d’italia come sinonimo di equivoco e
ambiguo? bene, io leggo drago hedl sempre con un certo distacco, perché
trovo il suo stile pelosetto. mi sbaglierò, mi sembra che le sue
posizioni in merito alle varie croatitudini e croatizzazioni coatte non
siano molto chiare. sarà che sono abituata alle mie opinioni a muso
duro, sarà che il mio desiderio di sbraitare indignazione quando vedo
saluti romani e bandiere con svastiche è più rumoroso del suo aplomb
professionale, chissà. questa settimana hedl racconta, dalle pagine di
iwpr
[http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200402_479_1_eng.txt]
com’è sua consuetudine, della nuova destra croata che parrebbe aver
preso le distanze dal merdaio ustascia, dopo un decennio di
incondizionata protezione. pare che hedl interpreti come segnale
positivo il fatto che alcuni membri della chiesa cattolicissima croata
abbiano espresso una severa reprimenda nei confronti del celebre
cantante-di-destra marko ‘thompson’ perkovic
[http://www.thompson.hr/index.php%5d, che se ne va in giro per il paese
strimpellando ritornelli in onore dei campi di concentramento e
riempiendo gli stadi
[http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=2662] a botte di heil hitler.
al clero cattolico di zagabria, che sta imparando dai fratellini
vaticani che le sozzerie si fanno ma non si espongono mai in pubblico,
la rockstar con il suo inno alle glorie di jasenovac
[http://www.exju.org/comments/291_0_1_0_C/%5d non è piaciuta, o hanno
fatto finta che fosse loro antipatica. c’è pure una petizioncina
[http://www.stop-thompson.cjb.net/%5d in rete, da parte di una fettina di
società civile che domanda alla casa discografica il ritiro del cd del
nazi-menestrello. certo, un passo avanti: un passo di formica, nel caso
si stia giocando a un-due-tre-stella. mi chiedo se hedl afferri cosa
intendo se parlo di paradosso, parola che pare non essergli famigliare:
è come se a sanremo vincesse il gruppo rock "i camerati" cantando la
canzone "vadano al forno i giudei tra-la-la" e noi definissimo un
notevole passo avanti verso la democrazia lo sdegno del solo cardinal
tonini. (Babsi Jones)

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Sullo stesso argomento vedi anche /
SEE ALSO / ISTO GLEDAJ:

Croatian president, Justice minister comment on popular fascist song
http://news.serbianunity.net/bydate/2004/January_23/28.html

Crkva protiv ustaških pesama (BLIC, Beograd, 26.01.2004.)
http://www.blic.co.yu/arhiva/2004-01-26/strane/svet.htm

Fascio, fascino, fassino


1. Premessa
2. Lettere a "Liberazione"
3. La Camera inventa la giornata del ricordo
4. Foibe. Rizzo: i DS rispettino chi e' ancora antifascista
5. Intervista di Armando Cossutta al Corsera


1. Premessa


In seguito alla virata neo-irredentista e nazionalista degli esponenti
DS (vedi: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3167
) si e' scatenato un coro acceso di proteste, del quale cerchiamo di
dare conto in questo messaggio.

Preme sottolineare che tutto e' cominciato con le infami dichiarazioni
di Fassino, il quale in una conferenza stampa pubblica a Trieste lo
scorso 5 febbraio ha detto testualmente che l'aggressione fascista alla
Jugoslavia non poté giustificare né la perdita dei territori [SIC] né
l'esodo degli istriani. Nella lettera inviata alla federazione degli
esuli, distribuita nel corso della conferenza stampa, così invece si
legge: "il PCI sbagliò perché non avvertì le tragiche conseguenze
dell'espansionismo slavo, che nel vivo della lotta antifascista si era
manifestato in comportamenti e linguaggi propri delle contese
territoriali e nazionalistiche presenti da decenni in quelle terre".

Nazionalismo revanscista, dunque, nel riferimento alle terre
ingiustamente perdute, oltreche' scandaloso revisionismo storico,
quello di Fassino, secondo il quale il PCI sbagliò a vedere la vicenda
come una lotta tra destra e sinistra, perché andrebbe invece letta come
una delle manifestazioni di quel nazionalismo pericoloso che ha
prodotto tante sofferenze in questa parte dell'Europa e che torna a
risorgere ogni tanto come s'è visto nel decennio scorso nei Balcani...
Un altro riferimento scandaloso, razzistico e depistante, questo alla
recente guerra fratricida ed imperialista in Jugoslavia, guerra alla
quale Fassino ha peraltro partecipato attivamente da esponente del
governo D'Alema nel 1999.

Dopo avere dato spettacolo in questa maniera scandalosa a Trieste, gli
esponenti del nazionalismo italiano di marca diessina hanno coronato
l'opera votando in Parlamento a favore della istituzione di una
"giornata della memoria" slavofoba ed irredentista.

(a cura di Italo Slavo)


2. Lettere a "Liberazione"


da "Liberazione", 10/2/2004:

L'Istria? Fassino parli con i partigiani
Io che in Jugoslavia ho combatturto...

Caro Curzi, sono veramente addolorato e avvilito per la posizione
assunta da Fassino sull'Istria. Vorrei che compagni come te facessero
sentire la loro voce. Io ho da un pezzo passato gli ottantanni e sono
davvero troppo stanco e non oso telefonare all'"Unità" dalla mia casa
di riposo, perché ho la voce poco chiara e ho paura che mi prendano per
un vecchio rincitrullito. Ho combattuto in Jugoslavia prima col Regio
esercito, poi dopo l'8 settembre dalla parte giusta, con la mia
divisione Garibaldi. So quindi valutare il male che noi italiani
abbiamo fatto a quelle genti. Per fortuna ci siamo riscattati con la
Resistenza, ma ora i nostri dirigenti, anzi i politici di tutti i
colori, vorrebbero farci vergognare sostenendo cose non vere. Ma
Fassino, quando era nel Pci non ha parlato mai con i compagni di
Trieste? Non ha mai letto nulla sulla violenza del fascismo contro gli
slavi? Caro Curzi, tu che ancora hai potere e capacità di farti sentire
grida la verità.

Umberto Rosa Verbania

Fiume o morte!

Caro direttore, cerco ogni giorno di seguire su Internet "Liberazione"
e "l'Unità", mentre compro "Il Corriere" e "la Repubblica" che qui si
vendono come sai normalmente. L'Italia, purtroppo anche quella di
sinistra, mi sembra dominata da una smania di revisionismo e
rivendicazionismo territoriale: vogliamo tornare a Fiume? Vogliamo fare
autocritica per aver giustiziato Mussolini?

Adolfo Melis (Francia) via e-mail

Ho passato il pomeriggio della domenica a leggere o rileggere tutto
quello che avevo sottomano sulla occupazione italiana delle terre
dell'altra sponda dell'Adriatico. Ho anche trovato delle lettere di
condannati a morte dal Tribunale speciale fascista negli anni intorno
al 1930. Suggerisco a Fassino, e a tutti coloro che con eccessiva
disinvoltura sembrano scoprire all'improvviso il dolore e il dramma di
quelle terribili pagine di storia pure tanto recente, di studiare un
po' meglio i fatti. (a. c.)


da "Liberazione", 11/2/2004:

Le responsabilità del fascismo

Caro Curzi, il governo e parte dell'opposizione hanno deciso di
dedicare la giornata del 10 febbraio alla memoria dell'esodo degli
italiani dall'Istria e da Fiume dopo la seconda guerra mondiale. Io
sono nipote di esuli fiumani che hanno vissuto in prima persona quel
drammatico evento e voglio testimoniare le enormi responsabilità
dell'Italia fascista in quei fatti. Mio nonno e mio zio hanno
assaggiato la deportazione in Germania dopo essere stati arrestati a
Fiume dalle milizie fasciste con l'accusa di appartenere alla "razza
slava". Molti italiani di Fiume e dell'Istria, infatti, erano
considerati dal regime una razza ibrida. E' bene non dimenticare la
campagna di odio e di intolleranza che il fascismo ha alimentato contro
gli slavi.

Alexis Paulinich Cremona

Italiani dell'Istria e opportunisti nostrani

Signor direttore, che schifo questo piangere, dopo oltre mezzo secolo,
sugli italiani dell'Istria. L'opportunismo politico degli ex-post mai
comunisti (oggi bianchi come le margherite) fa da coro agli ex-post mai
fascisti (oggi dipinti di azzurro). Si scoprono le tombe, ma non si
levano i morti, altrimenti poveri Fassino, Fini, eccetera.

Oreste Belli via e-mail


3. La Camera inventa la giornata del ricordo


da "Liberazione", 12/2/2004

Foibe, il giorno senza memoria

No, non ricordano proprio. La cartolina del "giorno del ricordo" ritrae
gli onorevoli di Alleanza nazionale in festa. Anche Francesco Storace
brinda, sia pure a distanza, con i colleghi amici/nemici di partito.
Succede che le vittime delle foibe saranno ricordate come «solo un
governo di destra può fare», parola del presidente del Lazio. La Camera
approva a larga maggioranza la proposta di legge che istituisce, per il
10 febbraio, il "giorno del ricordo". «Abbiamo costretto la sinistra a
fare i conti con la storia e spero che al Senato si faccia presto ad
approvare definitivamente la legge - dice ancora Storace - Anche perché
ci sono altre cose di cui chiedere conto...». L'Ulivo unito sì no forse
risfodera l'ormai celebre senso di responsabilità. Che tristezza.

An, che considera questo provvedimento una vittoria politica, dà il
via libera ai suoi parlamentari. Roberto Menia conclude la
dichiarazione di voto tra le lacrime (anche i nazional alleati
piangono): «L'Italia compie un gesto di riconciliazione e di giustizia.
Saldiamo un debito che abbiamo, un tributo agli infoibati». Solo quelli
italiani naturalmente, perché la memoria della destra è assai
selettiva. Franco Anedda è felice, felice, felice. Così felice che
cambierebbe la camicia nera con una rosa. Che cosa è la storia? «Felice
per i congiunti delle vittime delle foibe, felice perché questo è
l'ennesimo atto di pacificazione e felice per Menia che ha portato
avanti fortemente questa battaglia. Ma ciò che veramente mi soddisfa è
l'applauso finale con la quale la camera quasi all'unanimità ha accolto
il risultato delle votazioni». Piero Fassino si lascia trasportare
dall'emozione: «Noi non compiamo nessuna abiura, non siamo in contrasto
con la nostra identità che si fonda sui valori di libertà, pace e
democrazia». Ugo Intini dello Sdi è d'accordo con il segretario dei Ds,
e questa è una notizia (brutta, ndr). «Oggi non ci divide più il
passato, ma ci uniscono il presente e il futuro». Mah. Un risultato
«positivo» anche per Marco Boato del gruppo misto, che definisce il
voto di questa legge «un fatto storico da parte di tutto il Parlamento
italiano». Un fatto storico. Per Ettore Rosato della Margherita è
«importante che il dolore e il rispetto di quei fatti venga tenuto
presente dal Parlamento». Tiziana Valpiana spiega il no di Rifondazione
comunista. «Sulle Foibe - dice - si tenta un'interpretazione storica
distorta in chiave prevalentemente anticomunista». «Ci eravamo
predisposti ad un atteggiamento di confronto, sia pure critico, sulle
proposte e sulle modalità con cui si chiedeva un riconoscimento ai
parenti delle vittime degli infoibati - aggiunge Franco Giordano - Ciò
qualora il provvedimento avesse avuto quale oggetto solo il
riconoscimento ai parenti aprendo, per questa via, una luce su errori
ed orrori prodotti in Venezia Giulia tra la guerra e il primo
dopoguerra, ma le proposte emendative cambiano la natura del
provvedimento». Bersaglio centrato.

I voti a favore sono stati 502, 15 quelli contrari, e 4 gli astenuti.
Contro hanno votato Rifondazione comunista e i Comunisti italiani.
Favorevoli, invece, tutti gli altri gruppi parlamentari. Il
provvedimento, che dovrà passare al vaglio del Senato per il via libera
definitivo, istituisce per il 10 febbraio il giorno del ricordo. Una
pacificazione senza memoria, e a senso unico. (f. n.) 


4. FOIBE. RIZZO: I DS RISPETTINO CHI È ANCORA ANTIFASCISTA


dal sito www.comunisti-italiani.it

Ufficio stampa
Roma, 9 febbraio 2004

La scelta delle destre e dei Ds di proclamare il 10 febbraio come
seconda giornata della memoria suscita non pochi
interrogativi. Ci interroghiamo sul fatto che questo non
rappresenti una negazione dell'unicità della Shoa
rappresentata dalla giornata della memoria del 27
gennaio. Ma quello che stupisce di più è ciò che ha
detto Fassino a Trieste per i suoi giudizi liquidatori
nei confronti della politica del Pci sposando le tesi estreme della
destra anticomunista, con una banalizzazione del passato
degna del linguaggio della guerra fredda. La condanna di
Fassino è per tutti: Togliatti, Longo, Vidali,
Berlinguer, Natta e per tutti i comunisti triestini e
friulani che, per decenni, hanno lavorato per superare
le antiche contrapposizioni e creare in quelle zone
condizioni di pace e convivenza.
Iniziative, come queste tendono ad eccitare e dividere
gli animi. Non sono quindi di nessuna utilità. Ai Ds, ed
in particolare al loro segretario piemontese Marcenaro
che offende il presidente partigiano Armando Cossutta,
chiediamo solo maggior rispetto per chi resta
orgogliosamente comunista e coerentemente antifascista.


5. Intervista di Armando Cossutta al Corsera


dal sito www.comunisti-italiani.it

"Cari Fassino e Violante, io a Togliatti dedicherei ancora
una via"

Marco Cianca
Roma, 10 febbraio 2004

Un vecchio comunista togliattiano. Armando Cossutta, 78 anni, ha
il pregio della coerenza. Non rinnega e non rivede alcunché.
Anzi, accusa i dirigenti Ds di "inaccettabile revisionismo
storico" e di "vera e propria abiura". Il pubblico
atto di contrizione per la tragedia delle foibe e dell'esodo
dall'Istria proprio non gli va giù. E' stata la goccia
che ha fatto traboccare il vaso. L'ultimo capitolo di
un'opera di demonizzazione del Pci e del "Migliore" che,
a suo dire, porta acqua solo al mulino della destra.

"Ha cominciato Luciano Violante - argomenta - con le sue
affermazioni sulla Repubblica di Salò".

Violante ha invitato a capire per quale ragione migliaia di ragazzi
e ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono con
Salò. Perché lo critica? I morti, partigiani o
repubblichini, sono tutti uguali e tutti meritano
rispetto. Altrimenti il nostro Paese non riuscirà mai ad
avere una memoria condivisa.

"Il rispetto per i morti è assoluto. Ma non si possono
confondere i carnefici con le vittime. Lo ritengo un grave errore,
storico e politico. Quei ragazzi fucilavano, facevano i
rastrellamenti, portavano via intere famiglie. Ed erano
al servizio di un'occupazione straniera, quella nazista.
Non era in corso una guerra civile ma una guerra di
liberazione".

Eppure gli storici ormai concordano nel dire che fu anche guerra
civile.

"No. E' una tesi fortemente contestata. La guerra civile avviene
all'interno di una medesima società, non quando c'è
un occupante straniero, in questo caso la Germania nazista. E da
un punto di vista storico la guerra di liberazione ha ridato
onore all'Italia".

Ma anche ragionando così non si possono condannare all'oblio
l'orrore delle foibe e la tragedia degli esuli istriani. E in
questo senso Violante e Fassino riconoscono gli errori
del Pci.

"Ho avuto una grande tristezza, un dolore particolare, un'amara
sorpresa nel vedere le loro dichiarazioni che rivelano mancanza
di documentazione e di conoscenza. Mio padre era
triestino e nella mia famiglia c'erano persone che
furono travolte da quella tragedia".

E allora perché non ritiene giusto ricordare le foibe?

"Le foibe sono esecrande. Su questo non ho dubbi, nessuno può
avere dubbi. Ma tutto deve essere collocato in una dimensione
storica. Non si può dire solo un pezzo della verità. Non
si può dimenticare la colonizzazione di quelle terre
voluta da Mussolini. Furono cambiati, italianizzati, i
cognomi delle persone e i nomi delle località. Fu
persino insediato a Lubiana un vicerè italiano. Non si
possono dimenticare gli eccidi di slavi compiuti dagli
ustascia e dai fascisti alleati dei tedeschi. E spero
che Fassino e Violante abbiano scorso le memorie di Dimitrov,
segretario generale dell'Internazionale comunista che era stata
sciolta nel '43 ma di fatto agiva ancora. Ebbene, Dimitrov
ricorda che l'Internazionale voleva dare Trieste a Tito
mentre Togliatti si battè perché questo non avvenisse. E
così fu. I dirigenti dei Ds non possono rifiutare la
propria storia".

Per questo parla di abiura?

"Sì. Provo amarezza e disorientamento di fronte ad affermazioni
perlomeno stravaganti. Walter Veltroni ha scritto in un libro di
non essere mai stato comunista. Piero Fassino giunge a
criticare l'operato di Berlinguer nei confronti di Craxi
e persino a sostenere che per non assistere al
fallimento della sua politica andò a cercarsi la morte.
Giuseppe Caldarola, che è un consigliere di D'Alema, ha
detto che il comunismo è incompatibile con la libertà. E
non si riferiva all'Unione Sovietica ma al comunismo in
quanto dottrina come piena e completa liberazione umana.
E' stato Marx a scrivere che la libertà di ognuno è
condizione per la libertà di tutti".

Ci risiamo con il Marx teorico contrapposto al comunismo reale?

"Il comunismo reale non c'è stato e non c'è da nessuna
parte".

Ma persino Fausto Bertinotti ha fatto un convegno sulle foibe.

"Che cosa ha a che fare lui con il comunismo? Bertinotti non
è mai stato comunista".

Lei difende un marchio di fabbrica per motivi elettorali...

"Non è così. La politica moderata dei Ds sta creando un
vuoto a sinistra. E non sono così presuntuoso e ridicolo
da pensare che lo possa riempire solo il mio partito.
Comunque quel vuoto va riempito. Ci sono mutazioni genetiche che
creano sconcerto e disaffezione. Possibile che il partito
comunista abbia sbagliato su tutto e che non ci sia una
cosa che abbia fatto bene? Spero che i dirigenti Ds
leggano il bel libro di Emanuele Macaluso che malgrado
le molte critiche, condivisibili o meno, e io con lui ho
polemizzato tante volte, conclude il suo lavoro con due
domande: cosa sarebbe stata l'Italia senza il Pci e cosa sarebbe
stato il Pci senza Togliatti?".

Lei è l'ultimo dei togliattiani?

"Spero che ci siano ancora milioni di togliattiani".

Ma quantomeno riconoscerà che il Pci stese un velo di
silenzio sulle foibe e sull'esodo.

"Ci fu un generale silenzio. Del Pci e della Democrazia cristiana.
Ci fu il silenzio di De Gasperi, che è morto troppo presto".

Voterà la legge per fare del 10 febbraio il giorno della
memoria degli esuli istriani?

"Vedrò di che si tratta. Non si può essere semplicistici.
Occorre che si valutino i pro e i contro, con molta obiettività".

Ma tra via Togliatti e via delle Foibe, lei quale strada sceglierebbe?

"Via Palmiro Togliatti".

Perché?

"Perché è stato uno dei padri della nostra Repubblica.
Ha saputo, malgrado le divergenze anche profonde, portare a compimento
assieme a personalità come Dossetti, la nostra
Costituzione. E con tutta la sua politica ha agito in
modo che non si arrivasse anche in Italia, come in
Grecia, ad una vera e propria guerra civile".

E' così difficile scrivere una storia condivisa? Eppure
anche Fini ha riconosciuto il fascismo come male assoluto.

"Facciamo attenzione. Fini non ha mai condannato esplicitamente
quella che io chiamo la repubblichetta di Salò. E poi la
storia la facciano gli storici. Violante non è uno storico.
Non si può usare il revisionismo in modo strumentale per
rincorrere i voti dei moderati. E da vecchio togliattiano
dico ai dirigenti dei Ds: fermatevi, fermatevi".

SLOBODA: Protest i upozorenje tribunalu, UN, SAD i VB

This text in english:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/34

---

SLOBODA  | FREEDOM
udruzenje  | association
Clan Svetskog saveta za mir
JUGOSLOVENSKI KOMITET ZA OSLOBODJENJE
SLOBODANA MILOSEVICA
Beograd,Rajiceva 16,tel./fax +381 11 630 549

Beograd, 6. februara 2004. g.

Prima: g. Teodor Meron, predsednik,
MKTJ, Hag, Holandija

Kopije: Nj.E. Kofi Anan,
Generalni sekretar,
UN, Njujork, SAD

Nj.E. Dzordz Bus,
Predsednik SAD,
Vasington, SAD
Nj.V. Kraljica Elizabeta II,
Kraljica Ujedinjenog kraljevstva
London, UK

           Gospodine Meron,

Vece Tribunala kojim predsedava sudija Mej donelo je 05.02.2004.g.
«Odluku o rasporedu i vremenskom trajanju sudjenja» Predsedniku
Slobodanu Milosevicu. Ovom Odlukom odredjeno je da ce sudjenja u
naredne dve nedelje biti produzena i da ce se odrzavati i u
poslepodnevnim casovima.

Ocigledno je da je to Vece produzavanjem trajanja sudjenja prekrsilo
sopstvene, ranije Odluke koje su decidno odredjivale da ce se zasedanja
Veca odrzavati iskljucivo u prepodnevnim casovima i trajati najduze do
13,45 casova. Podsecamo da su te Odluke usledile nakon nekoliko
specijalistickih lekarkih pregleda Predsednika Milosevica i bile su
diktirane upozorenjima lekara o ozbiljnosti njegovog zdravstvenog
stanja i razicima sudskog procesa po njegovo zdravlje i zivot. Lekari
su tada eksplicitno preporucili da se dnevno trajanje sudjenja skrati.

Poznato Vam je da je Slobodan Milosevic i tokom poslednje nedelje
bolovao od gripa i da nije ozdravio do dana kada je Vece donelo gore
navedenu Odluku.

Situacija u kojoj, i pored brojnih lekarskih nalaza i upozorenja i
sadasnjeg dodatnog pogorsanog zdravstvenog stanja Slobodana Milosevica,
odnosno, kada se i ne zna da li ce i kada on biti u stanju da ucestvuje
u procesu, Vece bez konsultovanja lekara specijalista, grubo krseci
ranije donete Odluke, samovoljno produzava trajanje procesa, ne moze se
okarakterisati drugacije nego kao direktno ugrozavanje zivota
Predsednika Milosevica.

Stoga Vas upozoravamo da ste kao predsednik Tribunala duzni da nalozite
Vecu da preispita i ukine ovu nehumanu Odluku ili da je ukinete sami. 

U ime Udruzenja «Sloboda»

Bogoljub Bjelica, predsednik Upravnog odbora


---


BORBA ZA SLOBODU I ISTINU O SRPSKOM NARODU I JUGOSLAVIJI JE U KLJUCNOJ
FAZI. NATO I NJEGOVE SLUZBE U BEOGRADU I HAGU NEMAJU INTERES DA TU
BORBU PODRZE.

TA BORBA ZAVISI ISKLJUCIVO OD VASE PODRSKE! 

MORAJU SE OBEZBEDITI USLOVI DA MALI TIM POMOCNIKA PREDSEDNIKA
MILOSEVICA, KOJI POSTAJE MEDJUNARODNI, RADI U HAGU U VREME INTENZIVNIH
PRIPREMA ZA KONACNU PREZENTACIJU ISTINE, KAO I DOK TA PREZENTACIJA BUDE
TRAJALA.

DA BISTE DALI SVOJ PRILOG, JAVITE SE SLOBODI ILI NAJBLIZEM NACIONALNOM
KOMITETU ZA ODBRANU PREDSEDNIKA MILOSEVICA, ILI

procitajte uputstvo na:
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Ako zelite da saznate vise o ovoj borbi i da se u nju ukljucite,
posetite:
http://www.sloboda.org.yu/ (udruzenje Sloboda)
http://www.icdsm.org/ (medjunarodni komitet za odbranu Slobodana
Milosevica)
http://www.free-slobo.de/ (nemacki komitet)
http://www.icdsm-us.org/ (americki komitet)
http://www.icdsmireland.org/ (irski komitet)
http://www.wpc-in.org/ (svetski savet za mir)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (balkanski antiNATO centar)

---

SLOBODA urgently needs your donation.
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http://www.sloboda.org.yu/pomoc.htm
 
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http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan
Milosevic)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.icdsm-us.org/ (US section of ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (ICDSM Ireland)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)

[ Il criminale di guerra croato Ante Gotovina, sul quale e' in corso da
anni un tira-e-molla tra il "Tribunale ad hoc" dell'Aia (cioe' gli USA)
ed i governo croati (cioe' la UE), ha una relazione speciale con la
Francia...
Sul caso del nnazista Gotovina e sulle protezioni di cui si giova anche
da parte vativana vedi tra l'altro:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3008 ]


LE MONDE
Article publié le 4 Février 2004

LA VIE FRANÇAISE D'UN FUGITIF CROATE

Le général Ante Gotovina, recherché depuis 2001 pour "crimes contre
l'humanité", a un lien particulier avec la France. Elle lui a donné une
seconde nationalité. Lui a-t-elle aussi servi de refuge ? Itinéraire
d'u baroudeur aux amitiés troubles.

Le long de la côte dalmate un étrange phénomène s'est produit en
novembre 2003, à l'approche des élections législatives. Des affiches
représentant un militaire sont apparues, à côté de celles des partis
politiques. "Un héros et non pas un criminel", y était-il précisé. La
photo était celle d'Ante Gotovina, général croate inculpé en juin 2001
par le Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavie (TPIY) pour
crimes de guerre et crimes contre l'humanité. Depuis, Ante Gotovina est
en fuite. En son absence, il a tout de même été nommé citoyen d'honneur
de la ville de Zadar. Il faut dire que, dans ce pays, la guerre
d'indépendance (1991-1995), ses fantômes et ses acteurs hantent encore
les esprits.
Un journaliste croate, Ivo Pukanic, rédacteur en chef de l'hebdomadaire
Nacional, a pu le rencontrer, en juin 2003, "dans un hôtel d'une
capitale d'un pays de l'Union européenne". M. Pukanic a refusé
d'indiquer à la police où se trouvait le général, mais il a précisé que
celui-ci "pourrait vivre pour le restant de ses jours à l'intérieur des
frontières de l'espace Schengen" grâce aux complicités dont il
bénéficie. L'entourage de Carla Del Ponte, procureur du TPIY, se dit
persuadé que, depuis deux ans, Ante Gotovina a passé 90 % de son temps
en Croatie. Cet été, il a été signalé dans les eaux croates, à bord
d'un yacht. Mais les autorités locales ont, une nouvelle fois, omis de
l'interpeller. "Le général Gotovina a fait une offre à Mme Del Ponte,
explique son avocat, Me Louka Misetic. Il est prêt à répondre à ses
questions si elle se déplace à Zagreb. Si ses réponses ne sont pas
jugées satisfaisantes, il se rendra à La Haye."

En Croatie, sa vie est une légende. Beaucoup voient en lui un croisé de
la souveraineté nationale, si chèrement acquise contre les Serbes. Son
sort est aussi un enjeu politique : la Grande-Bretagne et les Pays-Bas
ont fait de son arrestation un préalable à l'entrée de la Croatie au
sein de l'UE. Mais, dans un autre pays, sa vie est davantage inscrite
dans les fichiers des services de renseignement et les archives
judiciaires que dans la mémoire collective. Ce pays, c'est la France.
Sa deuxième patrie. La vie française du fugitif est une histoire de
voyages et de rencontres, de missions spéciales et de coups tordus.
D'amitié virile aussi.
Ante Gotovina est né sur l'île de Pasman, près de Zadar, le 12 octobre
1955. Dans son autobiographie, publiée en Croatie en 2001, il raconte
comment, étant enfant, il rêvait de grand large, sur les traces de
Christophe Colomb. A 16 ans, il essaie de fuguer avec un ami à bord
d'un rafiot, en direction de l'Italie. Leur expédition échoue, mais ce
n'est que partie remise. Quelques mois plus tard, à Bordeaux, il
s'embarque comme marin à bord d'un navire effectuant des allers-retours
entre l'Europe et les Etats-Unis. Au bout d'un an en mer, lors d'une
escale en Italie, il décide d'assouvir un autre rêve : la Légion
étrangère. Toujours mineur, il rejoint Marseille, lieu de recrutement
de la Légion. Le 1er janvier 1973, il s'engage pour cinq ans et rejoint
les rangs du 2e régiment étranger de parachutistes, basé à Calvi
(Haute-Corse). Le "2e REP" est un corps d'élite, souvent engagé dans
des opérations commandos en territoire hostile. Le jeune Croate sera
plongeur de reconnaissance, avant d'effectuer un stage à Pau pour
devenir chuteur opérationnel.
Il fait alors la connaissance de Dominique Erulin, légionnaire et futur
compagnon d'opérations spéciales. Son frère, le colonel Philippe
Erulin, dirige le 2e REP. Son grand fait d'armes est d'avoir sauté sur
Kolwezi (Zaïre), en 1978, afin de rapatrier les Européens menacés par
des rebelles. Ante Gotovina sert de chauffeur et de garde du corps au
colonel.
Sans avoir participé à une activité opérationnelle, il quitte la Légion
avec le grade de caporal-chef, en 1978. Son passage au 2e REP lui
permet de réclamer la nationalité française, qu'il obtient en avril
1979. Officiellement, à cette époque, il s'est installé près de Calvi.
Selon Dominique Erulin, il entre alors comme plongeur professionnel à
la Comex, société spécialisée dans les chantiers sous-marins, dont
certains à caractère militaire. En réalité, il rentabilise son
passeport en parcourant le monde.
Son entourage, implanté autour d'Aix-en-Provence et de Nice, est
composé d'ex-légionnaires, de barbouzes et de militants d'extrême
droite. Gotovina participe à la création de KO International, filiale
de la société VHP Security, disposant d'une adresse à Paris et à Nice.
Selon les renseignements généraux, KO sert de couverture au Service
d'action civique (SAC), organisation secrète créée en 1959, en marge du
mouvement gaulliste. Officiellement, KO assure la protection de
personnalités, comme Jean-Marie Le Pen. Mais ses compétences s'étendent
à des missions spéciales, partout où des mercenaires peuvent se révéler
utiles. "On était une équipe de chasseurs de trésor, se souvient
Dominique Erulin. Ante était un frère d'armes."
Les contrats conduisent les deux hommes en Argentine, au Paraguay, en
Turquie et en Grèce. En France, aussi : en mai 1981, à La
Seyne-sur-Mer, l'imprimerie de l'éditeur Jean-Pierre Mouchard, proche
de M. Le Pen, est bloquée par la CGT. Erulin et Gotovina conduisent une
opération de "nettoyage" des lieux, donnant du pied, des poings et de
la pioche avec 50 compagnons, organisés de façon militaire pour faire
plier les syndicalistes, plus nombreux.
Quelques mois plus tard, Ante Gotovina s'installe au Guatemala et
voyage en Colombie, où il rencontre sa future compagne, Ximena, qui lui
donnera une fille. De retour en France sous une fausse identité, il est
arrêté pour un vol de bijoux commis en 1981, à Paris, chez un
fabriquant de coffres-forts, en compagnie de Dominique Erulin. Condamné
en 1986 par la cour d'assises de Paris à cinq ans de réclusion, il est
libéré en septembre 1987.
A sa sortie de prison, il reprend ses aventures, au gré des contrats.
Il se rend souvent en Amérique du Sud, notamment en Argentine, où il
retrouve une fois de plus Erulin, qui a choisi l'exil. Les deux hommes
conduisent des "stages de formation" paramilitaires. "En France, on
était des gibiers, mais à l'étranger, on était appuyé par des gens des
services de renseignement pour conduire des missions dangereuses",
assure M. Erulin.
Leurs engagements ne sont pas toujours glorieux : ils aident par
exemple une Française à récupérer ses deux enfants, enlevés par leur
père, comme le raconte Erulin dans son livre Gibier d'Etat (Albin
Michel, 2002). Manque d'argent, aventures molles : l'ennui guette. Mais
l'Histoire va fournir à Gotovina l'occasion de changer de vie.
Il revient en Croatie en 1990, à quelques mois de la proclamation de
l'indépendance et du début de la guerre. Son expérience est la
bienvenue face aux Serbes. Mais il ne cesse pas pour autant ses
activités annexes.
Fin 1990-début 1991, son passeport porte les visas d'entrée au Paraguay
et en Argentine. Les services de renseignement français suspectent une
filière de trafic de cocaïne, sans pouvoir étayer leurs soupçons.
Gotovina franchit rapidement les grades au sein de l'armée croate. En
octobre 1992, il est nommé commandant du district militaire de Split,
poste qu'il occupera jusqu'en mars 1996. Dans le même temps, il est
signalé en France comme salarié de la société Assistance Protection
Sécurité, installée en région parisienne, qui recycle de nombreux
anciens de la Légion. Le militaire croate demeure malgré tout
insaisissable. En avril 1992, puis en décembre 1995, le tribunal
correctionnel de Paris le condamne par défaut à deux ans, puis deux ans
et demi de prison pour "extorsion par force". Selon la direction de la
surveillance du territoire (DST), il se livrerait à un trafic d'armes,
notamment via l'Espagne, l'Italie et la Corse.
Le 4 août 1995, la Croatie lance une offensive connue sous le nom
d'"Oluja" (Tempête), dont l'objectif est de reprendre la région de la
Krajina, tombée aux mains des Serbes. Cette opération, qui se poursuit
jusqu'au 15 novembre, est dirigée par Gotovina. Durant ces trois mois,
selon l'acte d'accusation du TPIY en date du 21 mai 2001, les forces
croates se sont livrées à de nombreuses exactions contre les Serbes
vivant dans la Krajina, tuant 150 d'entre eux et entraînant la
disparition de centaines d'autres. "Ces crimes, dont le meurtre
illicite de Serbes de Krajina qui n'avaient pas fui, l'incendie, la
destruction et le pillage de villages ou de biens serbes, notamment de
maisons, dépendances, granges et du bétail, ont continué à être commis
à grande échelle pendant au moins trois mois après que les autorités
eurent repris le contrôle de la région.
L'accumulation de ces actes des forces croates a abouti au déplacement
à grande échelle d'environ 150 000 à 200 000 Serbes de Krajina vers la
Bosnie-Herzégovine et la Serbie", est-il écrit dans l'acte
d'accusation. En Croatie, on ne partage pas, évidemment, cette lecture
de l'Histoire. Zagreb a tenté de faire appel de l'inculpation de
Gotovina - pourtant rayé des cadres de l'armée en septembre 2000 - en
faisant valoir que cette opération avait pour seul objectif de
reprendre les territoires conquis par les Serbes en 1991. Armée contre
armée, une guerre classique en somme, dans laquelle les Croates
auraient bénéficié, selon l'hebdomadaire américain Newsweek, du soutien
logistique de la CIA.
Après l'inculpation de Gotovina à La Haye, le TPIY envoie, fin août
2001, une commission rogatoire internationale à la France pour exécuter
le mandat d'arrêt. La section de recherche des gendarmes de Paris est
chargée de l'enquête. Le 14 novembre, le chef du bureau de l'entraide
pénale
internationale à la direction des affaires criminelles et des grâces du
ministère de la justice transmet une note sur le fugitif à la direction
centrale de la police judiciaire (DCPJ). "Les investigations effectuées
ces dernières semaines -...- ont permis d'établir qu'il avait sa
résidence habituelle dans le sud de la France", y explique-t-on. Dans
son rapport de synthèse transmis le 19 novembre 2001 à Philippe Coirre,
doyen des juges d'instruction, la section de la gendarmerie explique
qu'elle a procédé à des vérifications dans un hôtel marseillais, où le
Croate est fréquemment descendu "pour des mobiles professionnels" et
qu'il avait même indiqué dans son dossier de naturalisation en 1979.
Lors de sa dernière visite, l'intéressé "faisait partie d'un groupe de
ressortissants croates, professionnels de la mer", selon les gendarmes.
Etrangement, lorsque le TPIY reçoit le rapport de ces derniers, il y
est précisé qu'"aucun passeport français ne lui est connu". Aucun ? Le
premier date de 1979, le deuxième, de 1988. Quant au troisième, il a
été délivré par l'ambassade de France à Zagreb, le 11 avril 2001, soit
moins de deux mois avant son inculpation!
En décembre 2001, la DST est à son tour alertée. Elle apprend, par des
informateurs, que Gotovina pourrait se trouver près de Nice. Selon le
ministère de l'intérieur, il s'agit de l'unique fois où sa présence sur
le sol français a été sérieusement envisagée. Des vérifications sont
effectuées dans le milieu des anciens mercenaires en ex-Yougoslavie. En
vain. En juin 2002, la DST inscrit Gotovina au fichier des personnes
recherchées pour trafic d'armes.
EN février 2003, de nouveaux échos parviennent à la DST, de source
croate cette fois. Le fugitif se serait installé dans un petit village
montagnard des environs de Calvi, grâce à ses amitiés parmi les anciens
légionnaires. Les investigations ne sont pas poussées au-delà. Pendant
ce temps, sur le terrain diplomatique, la tension monte. A La Haye,
Carla Del Ponte fustige le manque de coopération des autorités croates.
Soucieux de montrer que les militaires serbes ne sont pas la cible
unique de la justice internationale, les Etats-Unis offrent 5 millions
de dollars pour l'arrestation du général.
En France, le dossier ressurgit. Dans un télégramme diplomatique daté
du 18 avril 2003 à destination de son ambassade à Zagreb, avec copie à
toutes les directions de la police, le ministère des affaires
étrangères souligne l'erreur des gendarmes concernant le passeport de
Gotovina, "évidemment commise de bonne foi" et "sans doute due au fait
-...- qu'il n'existe pas en France de fichier central des passeports".
Le télégramme précise que, "à la connaissance des autorités françaises,
Gotovina ne réside pas en France".
Pourtant, le 8 octobre, dans une note de synthèse, la DST affirme que
le général "aurait choisi de s'installer dans le sud-est de la France
en raison du réseau relationnel qu'il avait tissé alors qu'il était
légionnaire dans les milieux d'extrême droite et du banditisme
implantés dans cette région. (...) Il bénéficierait localement de
suffisamment de protections mafieuses, voire de personnalités locales,
pour vivre sans avoir à se terrer et serait en mesure de se déplacer à
l'étranger sans difficultés particulières."Depuis l'exécution de la
commission rogatoire par les gendarmes, aucun service de police
français n'a été officiellement chargé de rechercher le fugitif.

Piotr Smolar

• ARTICLE PARU DANS L'EDITION DU 04.02.04

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