Informazione
http://sucardrom.blog.tiscali.it/cn3280338/
français : http://www.voltairenet.org/article144415.html
Deutsch : http://www.voltairenet.org/article144708.html
русский : http://www.voltairenet.org/article144725.html
English : http://www.voltairenet.org/article144748.html
Português : http://www.voltairenet.org/article145221.html
Sul libro di Daniel Ganser "Gli eserciti segreti della Nato" (Fazi editore, 2005) si veda:
http://www.fazieditore.it/catalogo/categorie/scheda_libro.asp?id=598
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5121
Sul lavoro di questo studioso si vedano anche:
Silvia Cattori: Il suo lavoro dedicato agli eserciti segreti della NATO [1], spiega come la strategia della tensione [2] e le operazioni “False Flag” [3]- operazioni "false bandiere", è l’espressione usata per descrivere atti terroristici, portati avanti segretamente da governi o organizzazioni, per essere poi imputate ad altri) implicano dei grandi pericoli. Spiega come la NATO, durante la guerra fredda - in coordinamento con i servizi di informazioni dei paesi dell’Europa occidentale ed il Pentagono - si è servito di eserciti segreti, ha reclutato spie negli ambienti di estrema destra, ed ha organizzato atti terroristici attribuiti poi alla sinistra estrema. Apprendendo ciò, ci si può interrogare su quello che può passare a nostra insaputa.
Daniele Ganser: È molto importante comprendere ciò che la strategia della tensione rappresenta realmente e come ha funzionato durante questo periodo. Ciò può aiutarci ad illuminare il presente ed a vedere meglio in quale misura è sempre in azione. Poca gente sa ciò che l’espressione “strategia della tensione” vuole dire. È molto importante parlarne, spiegarlo. È una tattica che consiste nel commettere degli attentati criminali ed attribuirli a qualcuno di altro. Con il termine tensione ci si riferisce alla tensione emozionale, a ciò che crea una sensazione di timore, di paura. Con il termine strategia, ci si riferisce a chi alimenta le paure della gente riguardo ad un gruppo determinato. Queste strutture segrete della NATO erano state equipaggiate, finanziate e addestrate dalla CIA, in coordinamento con l’MI6 (i servizi segreti britannici), a combattere le forze armate dell’Unione sovietica in caso di guerra, ma anche, secondo le informazioni di cui disponiamo oggi, per commettere attentati terroristici in diversi paesi [4].
Così, fin dagli anni 70, i servizi segreti italiani hanno utilizzato queste armate segrete per fomentare attentati terroristici con lo scopo di causare la paura in seno alla popolazione e, in seguito, accusare i comunisti di essere gli autori. Era il periodo dove la parte comunista aveva un potere legislativo importante al Parlamento. La strategia della tensione doveva servire a screditarlo, indebolirlo, per impedirgli di accedere all’esecutivo.
Silvia Cattori: Apprendere quello che sta dicendo è una cosa. Ma resta difficile credere che i nostri governi abbiano potuto lasciare la NATO , i servizi d’intelligence d’Europa occidentale e la CIA ad agire in modo da minacciare la sicurezza dei loro cittadini!
Daniele Ganser: La NATO era il cuore di questa rete clandestina legata al terrore; il Clandestine Planning Committee (CCP) e l’Allied Clandestine Committee (ACC) erano sottostrutture clandestine dell’Alleanza atlantica, che sono chiaramente identificate oggi. Ma, ora che ciò è stabilito, è sempre difficile sapere chi faceva cosa. Non ci sono documenti per provare chi comandava, organizzava la strategia della tensione, e come la NATO , i servizi di informazioni dell’Europa occidentale, la CIA , il MI6, e i terroristi reclutati negli ambienti di estrema destra, si distribuivano i ruoli. La sola certezza che abbiamo è che c’erano, all’interno di queste strutture clandestine, elementi che hanno utilizzato la strategia della tensione. I terroristi di estrema destra hanno spiegato nelle loro deposizioni che erano i servizi segreti e la NATO che li avevano sostenuti in questa guerra clandestina. Ma quando si chiedono spiegazioni ai membri del CIA o della NATO - ciò che ho fatto durante molti anni - si limitano a dire che potrebbero esserci stati alcuni elementi criminali che sono sfuggiti al controllo.
Silvia Cattori: Questi eserciti segreti operavano in tutti i paesi dell’Europa occidentale?
Daniel Ganser: Con le mie ricerche, ho dimostrato che questi eserciti segreti esistevano, non soltanto in Italia, ma in tutta l’Europa dell’Ovest: in Francia, Belgio, Olanda, Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Turchia, Spagna, Portogallo, Austria, Svizzera, Grecia, Lussemburgo, Germania. Inizialmente si pensava che ci fosse una struttura di guerriglia unica e che, quindi, questi eserciti segreti avevano tutti partecipato alla strategia della tensione, dunque ad attentati terroristici. Ma, è importante sapere che questi eserciti segreti non hanno tutti partecipato agli attentati. E comprendere ciò che li differenziava poiché avevano attività distinte. Quello che appare chiaramente oggi è che queste strutture clandestine della NATO, generalmente chiamate Stay Behind [5], erano concepite, in origine, per agire come una guerriglia in caso d’occupazione dell’Europa dell’Ovest da parte dell’Unione sovietica. Gli Stati Uniti dicevano che queste reti di guerriglia erano necessarie per superare l’impreparazione nella quale i paesi invasi dalla Germania si erano allora trovati.
Numerosi paesi che hanno conosciuto l’occupazione tedesca, come la Norvegia , volevano trarre le lezioni dalla loro incapacità di resistere all’occupante e si è detto, che in caso di nuova occupazione, dovevano essere meglio preparati, disporre di un’altra opzione e potere contare su un esercito segreto nel caso in cui l’esercito classico venisse distrutto. C’erano, all’interno di questi eserciti segreti, persone oneste, patrioti sinceri, che volevano soltanto difendere il loro paese in caso d’occupazione.
Silvia Cattori: Se comprendo bene, questo Stay behind il cui obiettivo iniziale era quello di prepararsi in caso di un’invasione sovietica, è stato deviato da questo scopo per combattere la sinistra. Di conseguenza, si è penato a comprendere perché i partiti di sinistra non hanno indagato, denunciato queste deviazioni prima?
Daniele Ganser: Se si prende il caso dell’Italia, appare che, ogni volta che la parte comunista ha sfidato il governo per ottenere spiegazioni sull’esercito segreto che operava in questo paese sotto il nome di codice Gladio [6], non ci sono state risposte con il pretesto di segreto di Stato. È soltanto nel 1990 che Giulio Andreotti [7] ha riconosciuto l’esistenza di Gladio ed i suoi legami diretti con la NATO , la CIA e il MI6 [8]. È in questo periodo che il giudice Felice Casson ha potuto provare che il vero autore dell’attentato di Peteano nel 1972, che aveva scosso l’Italia, e che era stato attribuito a militanti di estrema sinistra, era Vincenzo Vinciguerra, apparentato Ordine Nuovo, un gruppo di estrema destra. Vinciguerra ha riconosciuto di aver commesso l’attentato di Peteano con l’aiuto dei servizi segreti italiani. Vinciguerra ha anche parlato dell’esistenza di questo esercito segreto chiamato Gladio. E ha spiegato che, durante la guerra fredda, questi attentati clandestini avevano causato la morte di donne e di bambini [9].
Ha anche affermato che queste armate segrete controllate dalla NATO, avevano ramificazioni ovunque in Europa. Quando quest’informazione è uscita, ha provocato una crisi politica in Italia, ed è grazie alle indagini del giudice Felice Casson che siamo stati messi al corrente degli eserciti segreti della NATO. Nella Germania, quando i Socialisti del SPD hanno appreso, nel 1990, che esisteva nel loro paese - come in tutti gli altri paesi europei - un esercito segreto, e che questa struttura era legata ai servizi segreti tedeschi, hanno gridato allo scandalo ed incolpato la parte democristiana (CDU). Questi hanno reagito dicendo: se voi ci accusate, diremo pubblicamente che, anche voi, con Willy Brandt, avevate preso parte a questa cospirazione. Questo coincideva con le prime elezioni della Germania riunificata, che gli SPD speravano di vincere. I dirigenti del SPD hanno capito che non era un buono argomento elettorale; per finire hanno lasciato intendere che quest’eserciti segreti erano giustificabili. Al Parlamento europeo, nel novembre 1990, voci si sono alzate per dire che non si poteva tollerare l’esistenza di eserciti clandestini, né lasciare senza spiegazione degli atti di terrore la cui origine reale non era delucidata, e che occorreva indagare. Il Parlamento europeo ha dunque protestato per iscritto alla NATO ed il presidente George Bush senior. Ma nulla è stato fatto. Soltanto in Italia, in Svizzera ed in Belgio, che indagini pubbliche sono state iniziate. Sono del resto i tre soli paesi che hanno fatto un po’di ordine in quest’affare e che hanno pubblicato una relazione sui loro eserciti segreti.
Silvia Cattori: Cosa ne è oggi? Questi eserciti clandestini sarebbero ancora attivi?
Daniele Ganser: Per uno storico, è difficile rispondere a questa domanda. Non si dispone di un rapporto ufficiale paese per paese. Nei miei lavori, analizzo fatti che posso provare. Per quanto riguarda l’Italia, c’è una relazione che dice che l’esercito segreto Gladio è stato eliminato. Sull’esistenza dell’esercito segreto P 26 in Svizzera, esiste anche un rapporto del Parlamento, nel novembre 1990. Dunque, quest’eserciti clandestini, che avevano conservato esplosivi nei loro nascondigli ovunque in Svizzera, sono state sciolte. Ma, negli altri paesi, non si sa nulla. In Francia, mentre il presidente François Mitterrand aveva affermato che tutto ciò apparteneva al passato, si è appreso successivamente che queste strutture segrete erano sempre attive quando Giulio Andreotti ha lasciato intendere che il presidente francese mentiva: "Voi dite che gli eserciti segreti non esistono più; ma, nel corso della riunione segreta dell’autunno 1990, anche voi francesi eravate presenti; non avete detto che ciò non esiste più".
Mitterrand fu molto contrariato con Andreotti poiché, dopo questa rivelazione, egli dovette rettificare la sua dichiarazione. Più tardi l’ex direttore dei servizi segreti francesi, l’ammiraglio Pierre Lacoste, ha confermato che questi eserciti segreti esistevano anche in Francia, e che anche la Francia aveva avuto delle implicazioni in attentati terroristici [10].
È dunque difficile dire se tutto è passato. E, anche se le strutture Gladio sono state sciolte, potrebbero avere create delle nuove pur continuando a utilizzare la tecnica della strategia della tensione e del “False flag”.
Silvia Cattori: Si può pensare che, dopo il crollo dell’URSS, gli Stati Uniti e la NATO abbiano continuato a sviluppare la strategia della tensione e “False flag” su altri fronti?
Daniele Ganser: Le mie ricerche si sono concentrate sul periodo della guerra fredda in Europa. Ma si sa che ci sono state altrove delle “False flag” dove la responsabilità degli stati è stata provata. Esempio: gli attentati, nel 1953, in Iran, inizialmente attribuiti a comunisti iraniani. Ma, è risultato che la CIA e il MI6 si sono serviti di agenti provocatori per orchestrare la caduta del governo Mohammed Mossadeq, questo nel quadro della guerra per il controllo del petrolio. Altro esempio: gli attentati, nel 1954, in Egitto, che si erano inizialmente attribuiti ai musulmani. Si è provato successivamente che, nell’affare chiamato Lavon [11], sono stati agenti del Mossad gli autori. Qui, si trattava per Israele di ottenere che le truppe britanniche non lasciassero l’Egitto ma vi rimanessero, per garantire la protezione di Israele.
Così, abbiamo esempi storici che dimostrano che la strategia della tensione e la “False flag” sono state utilizzate dagli USA, la Gran Bretagna e Israele. Ci occorre ancora proseguire le ricerche in questi settori, poiché, nella loro storia, altri paesi hanno utilizzato la medesima strategia.
Silvia Cattori: Queste strutture clandestine della NATO, create dopo la Seconda Guerra Mondiale, sotto l’impulso degli Stati Uniti, per dotare i paesi europei di un esercito capace di resistere ad un’invasione sovietica, sono serviti soltanto per condurre operazioni criminali contro cittadini europei? Tutto porta a pensare che gli Stati Uniti guardavano a qualcosa d’altro!
Daniele Ganser: Avete ragione a sollevare la questione. Gli Stati Uniti erano interessati al controllo politico. Questo controllo politico è un elemento essenziale per la strategia di Washington e di Londra. Il generale Geraldo Serravalle, capo di Gladio, la rete italiana Stay-behind, lo spiega nel suo libro. Egli racconta che ha compreso che gli Stati Uniti non erano interessati dalla preparazione di una guerriglia in caso d’invasione sovietica, quando ha visto che, cosa che interessava agli agenti dell’CIA, che assistevano alle esercitazioni d’addestramento dell’esercito segreto che dirigeva, era di assicurarsi che questo esercito funzionasse in modo da controllare le azioni dei militanti comunisti.
Il loro timore era l’arrivo dei comunisti al potere in paesi come la Grecia , l’Italia, Francia. Ecco a cosa doveva servire la strategia della tensione: orientare ed influenzare la politica di alcuni paesi dell’Europa dell’Ovest.
Silvia Cattori: Avete parlato dell’elemento emozionale come fattore importante nella strategia della tensione. Dunque, il terrore, la cui origine resta sfocata, dubbia, la paura che provoca, serve a manipolare l’opinione pubblica. Non si assiste oggi agli stessi metodi? Ieri, si utilizzava la paura del comunismo, oggi non si utilizza la paura dell’islam?
Daniele Ganser: Sì, c’è un parallelo nettissimo. In occasione dei preparativi della guerra contro l’Iraq, si è detto che Saddam Hussein possedeva armi biologiche, che c’era un legame tra il Iraq e gli attentati dell’11 settembre, o che c’era un legame tra l’Iraq e i terroristi di Al Qaida. Ma tutto ciò non era vero. Con queste menzogne, si voleva fare credere al mondo che i musulmani volevano spargere il terrorismo ovunque, che questa guerra era necessaria per combattere il terrore. Ma, la vera ragione della guerra è il controllo delle risorse energetiche. A causa della geologia, le ricchezze di gas e petrolio si concentrano nei paesi musulmani. Quello che vogliono accaparrarsi, deve nascondersi dietro questo tipo di manipolazioni.
Ora non si può dire che non c’è più molto petrolio poiché il massimo della produzione globale - "picco di petrolio" [12] - si verificherà probabilmente prima del 2020 e che occorre dunque andare a prendere il petrolio in Iraq, perché la gente direbbe che non occorre uccidere bambini per questo. Ed hanno ragione. Non si può nemmeno dire che, nel Mar Caspio, ci sono riserve enormi e che si vuole creare una conduttura verso l’oceano indiano ma che, siccome non si può passare per l’Iran al sud, né passare per la Russia al nord, occorre passare per l’est, il Turkmenistan e l’Afghanistan, e dunque, occorre controllare questo paese.
È per questo che si definiscono i musulmani come "terroristi". Sono grandi menzogne, ma se si ripete mille volte che i musulmani sono "terroristi", la gente finirà per crederlo e per accettare che queste guerre antimusulmane sono utili; dimenticando che ci sono molte forme di terrorismo, che la violenza non è per forza una specialità musulmana.
Silvia Cattori: Insomma, queste strutture clandestine sono state sciolte, ma la strategia della tensione ha potuto continuare?
Daniele Ganser: È esatto. Possono avere sciolto le strutture, e averne formato delle nuove. È importante spiegare come, nella strategia della tensione, la tattica e la manipolazione funzionano. Tutto ciò non è legale. Ma, per gli Stati, è più facile manipolare persone che dire loro che si cerca di mettere le mani sul petrolio di altri. Tuttavia, tutti gli attentati non derivano dalla strategia della tensione. Ma è difficile sapere quali sono gli attentati manipolati. Anche coloro che sanno che la maggioranza deli attentati sono manipolati da Stati per screditare un nemico politico, possono scontrarsi con un ostacolo psicologico. Dopo ogni attentato, la gente ha paura, è confusa. È molto difficile farsi all’idea che la strategia della tensione, la strategia del “False flag”, è una realtà. È più semplice accettare la manipolazione e dirsi: "Da trenta anni mi tengo informato e non ho mai sentito parlare di questi eserciti criminali. I musulmani ci attaccano, è per questo che si combatte".
Silvia Cattori: Fin dal 2001, l ’Unione europea ha instaurato misure antiterroriste. È sembrato in seguito che queste misure hanno permesso alla CIA di rapire gente, di trasportarli in luoghi segreti per torturarli. Gli Stati europei non sono diventati un po’ ostaggi e sottomessi agli Stati Uniti?
Daniele Ganser: Gli stati europei hanno avuto un atteggiamento abbastanza debole in relazione agli Stati Uniti dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Dopo avere affermato che le prigioni segrete erano illegali, hanno lasciato fare. Stessa cosa con i prigionieri di Guantanamo. Delle voci si sono alzate in Europa per dire: "non si possono privare i prigionieri della difesa di un avvocato". Quando la signora Angela Merkel ha evocato la questione, gli Stati Uniti hanno chiaramente lasciato intendere che la Germania è stata un po’ implicata in Iraq, che i suoi servizi segreti avevano contribuito a preparare la guerra, dunque dovevano tacersi.
Silvia Cattori: In questo contesto, in cui ci sono ancora molte zone d’ombra, quale sicurezza può portare la NATO al popolo che presumibilmente dovrebbe proteggere se permette a servizi segreti di manipolare?
Daniele Ganser: Per quanto riguarda gli attentati terroristici manipolati dagli eserciti segreti della rete Gladio durante la guerra fredda, è importante potere determinare chiaramente qual è l’implicazione reale della NATO là dentro, di sapere ciò che è realmente avvenuto. Si trattava di atti isolati o di atti organizzati segretamente dalla NATO? Fino ad oggi, la NATO ha rifiutato di parlare della strategia della tensione e del terrorismo durante la guerra fredda, rifiuta ogni questione che riguarda Gladio. Oggi, ci si serve della NATO come un’una armata offensiva, mentre quest’organizzazione non è stata creata per svolgere questo ruolo. E’ stata attivato in questo senso, il 12 settembre 2001, immediatamente dopo gli attentati di New York. I dirigenti della NATO affermano che la ragione della loro partecipazione alla guerra contro gli Afgani è di combattere il terrorismo. Ma, la NATO rischia di perdere questa guerra. Ci sarà, allora, una grande crisi, dibattiti. Che permetterà allora di sapere se la NATO conduce, come afferma, una guerra contro il terrorismo, o se ci si trova in una situazione simile a quella che si è conosciuta durante la guerra fredda, con l’esercito segreto Gladio, dove c’era un legame con il terrorismo. Gli anni futuri diranno se la NATO ha agito esternamente alla missione per la quale è stata fondata: difendere i paesi europei e gli Stati Uniti in caso d’invasione sovietica, evento che non si è mai verificato. La NATO non è stata fondata per impadronirsi del petrolio o del gas dei paesi musulmani.
Silvia Cattori: Si potrebbe ancora comprendere come Israele, che ha interessi ad allargare i conflitti nei paesi arabi e musulmani, incoraggi gli Stati Uniti in questo senso. Ma non si vede quale può essere l’interesse degli stati europei ad impegnare truppe in guerre decise dal Pentagono, come in Afghanistan?
Daniele Ganser: Penso che l’Europa è confusa. Gli Stati Uniti sono in una posizione di forza, e gli europei hanno tendenza a pensare che la migliore cosa sia di collaborare con i più forti. Ma occorrerebbe riflettere un po’ di più. I parlamentari europei cedono facilmente alla pressione degli Stati Uniti che richiedono sempre più truppe su questo o quel fronte. Più i paesi europei cedono, più si sottomettono, e più si troveranno con problemi sempre più grandi. In Afghanistan, i tedeschi e i britannici sono sotto comando dell’esercito statunitense.
Strategicamente, non è una posizione interessante per questi paesi.
Ora, gli Stati Uniti hanno chiesto ai tedeschi di impegnare i loro soldati anche al sud dell’Afghanistan, nelle zone in cui la battaglia è più cruenta. Se i tedeschi accetteranno, rischiano di farsi massacrare dalle forze afgane che rifiutano la presenza di qualsiasi occupante. La Germania dovrebbe seriamente chiedersi se non fosse il caso di ritirare i suoi 3000 soldati di Afghanistan. Ma, per i tedeschi, disubbidire agli ordini degli Stati Uniti, di cui sono un po’ vassalli, è un passo difficile da fare.
Silvia Cattori: Cosa sanno le autorità che ci governano oggi della strategia della tensione? Possono continuare come ciò a lasciare guerrafondai fomentare colpi di Stato, rapire e torturare gente senza reagire? Hanno ancora i mezzi per impedire queste attività criminali?
Daniele Ganser: Non so. Come storico, osservo, prendo nota. Come consigliere politico, dico sempre che non occorre cedere alle manipolazioni che mirano a suscitare la paura e fare credere che i "terroristi" siano sempre i musulmani; dico che si tratta di una lotta per il controllo delle risorse energetiche; che occorre trovare mezzi per sopravvivere alla penuria energetica senza andare nel senso della militarizzazione. Non si possono risolvere i problemi in questo modo; li peggiorano.
Silvia Cattori: Quando si osserva la diabolizzazione degli Arabi e dei musulmani a partire dal conflitto israeliano-palestinese, ci si dice che ciò non ha nulla a che vedere con il petrolio.
Daniele Ganser: Sì, in questo caso sì. Ma, nella prospettiva degli Stati Uniti, si tratta di una lotta per prendere il controllo delle riserve energetiche del blocco eurasiatico che si situa in questa "ellisse strategico" che va dall’Azerbaigian passando per il Turkmenistan ed il Kazachistan, fino all’Arabia Saudita, Iraq, Kuwait e Golfo Persico.
È precisamente là, in questa regione in cui si svolgono le pretese guerre "contro il terrorismo", che si concentrano le importanti riserve in petrolio e gas. Secondo me, non si tratta di altra cosa che di una sfida geostrategica dentro la quale l’Unione europea può soltanto perdere. Poiché, se gli Stati Uniti prendono il controllo di quelle risorse, e la crisi energetica peggiora, diranno: "volete gas, volete petrolio, molto bene, in cambio vogliamo questo e quello". Gli Stati Uniti non daranno gratuitamente il petrolio ed il gas ai paesi europei. Poche persone sanno che il "picco del petrolio", il massimo della produzione, è stato già raggiunto nel mare del Nord e che, quindi, la produzione del petrolio in Europa - la produzione della Norvegia e della Gran Bretagna - è in declino. Il giorno che la gente si renderà conto che queste guerre "contro il terrorismo" sono manipolate, e che le accuse contro i musulmani sono, in parte, della propaganda, rimarranno sorpresi. Gli Stati europei devono svegliarsi e comprendere infine come la strategia della tensione funziona. E devono anche iniziare a dire no agli Stati Uniti. Inoltre, negli Stati Uniti anche, c’è molta gente che non vuole questa militarizzazione delle relazioni internazionali.
Silvia Cattori: Avete anche fatto ricerche sugli attentati dell’11 settembre 2001 e scritto un libro [13] con altri intellettuali che si preoccupano delle incoerenze e delle contraddizioni nella versione ufficiale di questi eventi come le conclusioni della Commissione d’indagine delegata da Mister Bush? Non temete di essere accusati di "teoria del complotto"?
Daniele Ganser: I miei studenti e altra persone mi hanno sempre chiesto: se questa "guerra contro il terrorismo" riguarda realmente il petrolio ed il gas, gli attentati dell’11 settembre non sono stati anch’essi manipolati? O è una coincidenza, che i musulmani di Osama bin Laden abbiano colpito esattamente nel momento in cui i paesi occidentali iniziavano a capire che una crisi del petrolio si annunciava? Ho dunque iniziato ad interessarmi a ciò che era stato scritto sull’11 settembre ed a studiare anche la relazione ufficiale che presentata nel giugno 2004. Quando ci si immerge in quest’argomento, ci si accorge di primo acchito che c’è un grande dibattito planetario attorno a ciò che è realmente avvenuto l’11 settembre 2001. L ’informazione che abbiamo non è precisa. Quello che chiede precisazione nel rapporto di 600 pagine è che la terzo torre che è crollata quel giorno, non è neppure citata. La Commissione parla soltanto del crollo delle due torri, "Twin Towers". Mentre c’è una terza torre, alta 170 metri , che è crollata; la torre si chiamava WTC 7. Si parla di un piccolo incendio in quel caso. Ho parlato con i professori che conoscono perfettamente la struttura degli edifici; dicono che un piccolo incendio non può distruggere una struttura di una simile dimensione. La storia ufficiale sull’11 settembre, le conclusioni della commissione, non sono credibili. Questa mancanza di chiarezza mette i ricercatori in una situazione molto difficile. La confusione regna anche su ciò che è realmente avvenuto al Pentagono. Sulle fotografie che abbiamo è difficile vedere un aereo. Non si vede come un aereo possa essere caduto là.
Silvia Cattori: Il Parlamento del Venezuela ha chiesto agli Stati Uniti di avanzare ulteriori spiegazioni per chiarire l’origine di quegli attentati. Ciò non dovrebbe essere un esempio da seguire?
Daniele Ganser: Ci sono molte incertezze sull’11 settembre. I parlamentari, gli universitari, i cittadini possono chiedere conto su ciò che è realmente avvenuto. Penso sia importante continuare ad interrogarsi. È un evento che nessuno può dimenticare; ciascuno si ricorda dove si trovava in quel momento preciso. È incredibile che, cinque anni più tardi, non si sia ancora arrivati a vedere chiaro.
Silvia Cattori: Si direbbe che nessuno voglia rimettere in discussione la versione ufficiale. Si sarebbero lasciati manipolare con la disinformazione organizzata da strateghi della tensione e False flag? Daniele Ganser: Si è manipolabile se si ha paura; paura di perdere il proprio lavoro, paura di perdere il rispetto della gente. Non si può uscire da questa spirale di violenza e di terrore se ci si lascia manipolare dalla paura. È normale avere paura, ma occorre parlare apertamente di questa paura e delle manipolazioni che la generano. Nessuno può sfuggire alle loro conseguenze. Ciò è tanto più grave in quanto i responsabili politici agiscono spesso sotto l’effetto di questa paura. Occorre trovare la forza di dire: "Sì ho paura di sapere che queste menzogne fanno soffrire la gente; sì ho paura di pensare che non ci sia più molto petrolio; sì ho paura di pensare che questo terrorismo di cui si parla è la conseguenza di manipolazioni, ma non mi lascerò intimidire".
Silvia Cattori: Fino a che punto paesi come la Svizzera partecipano, attualmente, alla strategia della tensione?
Daniele Ganser: Penso che non ci sia strategia della tensione in Svizzera. Questo paese non conosce attentati terroristici. Ma, la cosa vera è che, in Svizzera come altrove, è che i politici che temono gli Stati Uniti, le loro posizioni di forza, tendono a dire: sono buoni amici, non abbiamo interesse a batterci con loro.
Silvia Cattori: Questo modo di pensare e coprire le menzogne che derivano dalla strategia della tensione, non rendono tutti complici dei crimini che comporta? A cominciare dai giornalisti e partiti politici?
Daniele Ganser: Penso, personalmente, che tutti i giornalisti, universitari, politici devono riflettere sulle implicazioni della strategia della tensione e del “False flag”. Noi siamo evidentemente in presenza di fenomeni che sfuggono a qualsiasi comprensione. È per questo che, ogni volta che ci sono attentati terroristici, occorre interrogarsi e cercare di comprendere cosa si nasconde dietro. È soltanto il giorno in cui si ammetterà ufficialmente che le False flag sono una realtà, che si potrà stabilire una lista delle False flag che hanno avuto luogo nella storia e mettersi d’accordo su ciò che occorrerà fare.
La ricerca della pace è il tema che m’interessa. È importante aprire il dibattito sulla strategia della tensione e prendere atto che si tratta di un fenomeno reale. Fintantoché non si accetterà di riconoscere la sua esistenza, non si potrà agire. È per questo che è importante spiegare quello che la strategia della tensione significa realmente. E, una volta compreso, non di lasciarsi prendere dalla paura e odio contro un gruppo. _ Bisogno dire che non è soltanto un paese implicato; che non sono soltanto gli Stati Uniti, Italia, Israele o gli iraniani, ma che questo si produce ovunque, anche se alcuni paesi vi partecipano in modo più intenso di altri. Occorre comprendere, senza accusare tale paese o tale persona. Il timore e l’odio non aiutano ad avanzare ma paralizzano il dibattito. Vedo molti accuse contro gli Stati Uniti, contro Israele, la Gran Bretagna , o alternativamente, contro l’Iran, la Siria. Ma la ricerca della pace insegna che non occorre abbandonarsi a delle accuse basate sul nazionalismo, e che non serve né odio né paura; è più importante spiegare. Questa comprensione sarà benefica per noi tutti.
Silvia Cattori: Perché il vostro libro sugli eserciti segreti della NATO, pubblicato in inglese, tradotto in italiano, in turco, sloveno e presto in greco, non è pubblicato in francese?
Daniele Ganser: Non ho ancora trovato un editore in Francia. Se un editore è interessato a pubblicare il mio libro sarò felicissimo di vederlo tradotto in francese.
[1] Nato’s secret Armies : Terrorism in Western Europe par Daniele Gabnser, préface de John Prados. Frank Cass éd., 2005. ISBN 07146850032005
[2] C’est après l’attentat de Piazza Fontana à Milan en 1969 que l’expression stratégie de la tension a été entendue pour la première fois.
[3] False flag operations (opérations faux drapeaux) est l’expression utilisée pour désigner des actions terroristes, menées secrètement par des gouvernements ou des organisations, et que l’on fait apparaître comme ayant été menées par d’autres.
[4] « Stay-behind : les réseaux d’ingérence américains » par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 20 août 2001.
[5] Stay behind (qui veut dire : rester derrière en cas d’invasion soviétique) est le nom donné aux structures clandestines entraînées pour mener une guerre de partisans.
[6] Gladio désigne l’ensemble des armées secrètes européennes qui étaient sous la direction de la CIA.
[7] Président du Conseil des ministres, membre de la démocratie chrétienne.
[8] « Rapport Andreotti sur l’Opération Gladio » document du 26 février 1991, Bibliothèque du Réseau Voltaire.
[9] « 1980 : carnage à Bologne, 85 morts », Réseau Voltaire, 12 mars 2004.
[10] « La France autorise l’action des services US sur son territoire » par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 8 mars
[11] Affaire Lavon, du nom du ministre de la Défense israélien qui a dû démissionner quand le Mossad a été démasqué comme ayant trempé dans ces actes criminels
[12] Voir : « Odeurs de pétrole à la Maison-Blanche », Réseau Voltaire, 14 décembre 2001. « Les ombres du rapport Cheney » par Arthur Lepic, 30 mars 2004. « Le déplacement du pouvoir pétrolier » par Arthur Lepic, 10 mai 2004. « Dick Cheney, le pic pétrolier et le compte à rebours final » par Kjell Aleklett, 9 mars 2005.« L’adaptation économique à la raréfaction du pétrole » par Thierry Meyssan, 9 juin 2005.
[13] 9/11 American Empire : Intellectual speaks out, sous la direction de David Ray Griffin, Olive Branch Press, 2006
Da: http://www.voltairenet.org/article144711.html
<< Barroso (...) ha commentato la decisione di Tallin di togliere un
monumento ai soldati sovietici della seconda guerra mondiale, che ha
fatto infuriare Mosca, come "un diritto di uno stato sovrano. Ma la
mia opinione è che certi provvedimenti, per quanto legittimi,
dovrebbero essere discussi". >>
( Repubblica online, 18 maggio 2007
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/russia-ue-tensione/
putin-negoziati/putin-negoziati.html )
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/7042/1/51/
Addio alle armi
Di seguito alcune delle dichiarazioni rese dal Presidente della
Camera Fausto Bertinotti nel corso del suo viaggio in Libano/
Palestina/Israele, inizio di maggio 2007:
"E’ straordinario vedere un esercito che lavora per la pace, che crea
una cultura di pace e non fa solo la sua attività di interposizione"
"Parlare con i militari è una scuola che andrebbe fatta"
"Credo che tutti i politici, me compreso, prima di parlare dovrebbero
ascoltare i nostri militari perché capirebbero come si possono
portare la pace e la comprensione nel dialogo e nel rispetto di
situazioni e culture diverse" (in compagnia del Generale Graziano)
"Questa è la vetrina migliore del nostro Paese e il Paese dovrebbe
mettersi all’altezza di questa vetrina"
"E' importante ascoltare come questi militari siano capaci di parlare
di pace e di comprendere la situazione"
"Questo spiega come l'attività umanitaria sia intrecciata con la
presenza militare, che è una presenza di pace"
"Dopo Auschwitz l’esistenza di Israele è una realtà, ma anche un
luogo dello spirito" (davanti al Parlamento Palestinese)
"Il mondo ha bisogno di ponti su cui incontrarsi e non di muri che
impediscono di vedersi, ma non mi permetto di entrare nelle questioni
interne" (all’uscita dalla Chiesa della Natività di Betlemme)
---
Afghanistan - 15.5.2007
Spese distruzione
Altri 25 milioni di euro per la guerra in Afghanistan.
Quanto i tagli alla scuola fatti da Prodi
Circa 25 milioni di euro. La stessa cifra che il governo Prodi ha
tagliato dai finanziamenti alla scuola pubblica per il corrente anno
scolastico, ora li investe per finanziare i rinforzi al contingente
militare italiano schierato in l’Afghanistan.
Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha annunciato davanti alle
commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato l’invio di otto carri
armati ‘Dardo’, cinque elicotteri da attacco A-129 ‘Mangusta’, dieci
blindati ‘Lince’ e 145 militari di equipaggio e supporto tecnico e
logistico. Costo complessivo, calcolato solo fino a fine anno: 25,9
milioni di euro. “La relativa copertura finanziaria – ha spiegato
Parisi – d’intesa con la Presidenza del Consiglio e con il ministero
dell’Economia e delle Finanze verrà apprestata in sede di adozione
del disegno di legge di assestamento del bilancio per l’anno 2007”.
I soldi per l’istruzione non ci sono, ma per la guerra si trovano.
Nonostante l’incontestabile natura bellica dei mezzi militari in
questione, Parisi ha rassicurato coloro che temono una deriva
belligerante della “missione di pace” italiana. “Gli equipaggiamenti
aggiuntivi – ha spiegato il ministro – non potrebbero consentire un
genere di missione differente da quella già adottata dal nostro
contingente in accordo con gli alleati della Nato. I nuovi mezzi
permetteranno però di migliorare le capacità di esplorazione, la
mobilità e la protezione, quindi la sicurezza attiva e passiva, delle
nostre truppe”.
Chi si ostina a pensare che carri armati, elicotteri da attacco e
blindati siano strumenti di guerra, si sbaglia. Parola di ministro.
Maso Notarianni
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=7950
(Pochi giorni fa a Belgrado è stata commemorata la strage compiuta dagli aerei NATO il 7 maggio 1999. Quel giorno, un bombardamento mirato sull'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese causò tre vittime)
http://news.xinhuanet.com/english/2007-05/07/content_6067026.htm
Xinhua News Agency
May 7, 2007
Chinese reporters killed in NATO bombing 8 years ago commemorated
BELGRADE - Three Chinese journalists killed in the
U.S. - led NATO bombing of the Chinese embassy in
Belgrade eight years ago were commemorated at a
special ceremony Monday.
Shao Yunhuan of Xinhua along with Xu Xinghu and his
wife ZhuYing from the Beijing-based Guangming Daily
newspaper were killed in the missile attack, which
inflicted serious damage to the embassy buildings on
the evening of May 7, 1999.
The ceremony was attended by the Chinese ambassador to
Serbia, Li Guobang, and members of staff from the
embassy.
There was also a number of Belgrade-based Chinese
journalists, scholars and students, as well as various
representatives of Chinese companies at the event.
The guests laid wreaths and flowers at the ruins of
the former Chinese embassy.
The bombing aroused indignation in China and
condemnation from the international community.
China recalled its ambassador from Washington in
protest against the attack.
Setting the Stage for Turmoil in Caracas
Washington’s New Imperial Strategy In Venezuela
|
|
7. Chris Marsden, “How the West organised Milosevic's downfall,” World Socialist Web Site, 13 October 2000, http://www.wsws.org/articles/2000/oct2000/yugo-o13_prn.shtml
---
Posted by: "jugoslavbr"
Date: Sun May 13, 2007 3:44 pm ((PDT))
Poštovani prijatelji Kube,
Dok je u ime borbe protiv terorizma stotine hiljada ljudi poginulo u
Iraku i Avganistanu, a drugi su – sporno zatvoreni – muèeni u Abu
Graibu i Gvantanamu, vlada SAD štiti najnotornijeg teroristu ove
hemisfere, nastoji da prevari javni mnjenje neprestanim pseudo-
zakonitim manevrima i odbija da mu sudi za istinske zloèine.
Luis Posada Kariles je bio optužen i podvrgnut nezavršenom suðenju u
Venecueli za atentat iz 1976 g. na jedan civilni avion u kome je
poginulo 73 ljudi. Posle bekstva iz venecuelanskog zatvora 1982 g.,
radio je u službi CIAe na operaciji poznatoj kao «Iran-Kontra» i na
primeni genocidnog «Plana Kondor». Zatim je 1997 g. pripremio seriju
teroristièkih napada na havanske hotele – u jednom od njih je
izgubio život mladi italijanski turista, Fabio di Selmo -, a 2000 g.
pokušaj atentata na predsednika Fidela Kastra na Univerzitetu u
Panami.
Marta 2005 g. ilegalno je ušao u SAD. Tek posle više javnih prijava
koje su otkrivale prisustvo tog kriminalca na njihovoj teritoriji,
vlada Džordža V. Buša je preduzela njegovo hapšenje i optužila ga za
migracione prestupe i lažno svedoèenje, bez i najmanje aluzije na
terorizam.
Tretmanom datim Posadi Karilesu, amerièke vlasti, pod pritiskom
ekstremnih kubanskih grupa sa juga Floride, apsolutno su pokazale
dvostruki moral svog rata protiv terorizma u ime èega torturišu,
kidnapuju i bombarduju. Istovremeno, kao što su objavili brojni
meðunarodni forumi i agencije Ujedinjenih Nacija, pet kubanskih
antiteroristièkih aktivista nepravedno borave u zatvorima SAD,
podvrgnuti, zajedno sa svojim porodicama, surovom i
diskriminatorskom tretmanu.
Svi pošteni ljudi koji u svetu dižu svoj glas protiv rata i protiv
terorizma imaju pred sobom neoborivi dokaz nedostatka etike na èemu
zasniva svoje delovanje sadašnja administracija uz Vašingtona. Mi
dole potpisani zahtevamo da vlada SAD, ispunjavajuæi svoje
meðunarodne obaveze, optuži Luisa Posadu Karilesa za sve njegove
zloèine ili ispuni zahtev za ekstradiciju koji je uputila Venecuela,
koja do sada nije dobila nikakav odgovor.
Ni u Srbiji javnost neæe biti mirna veæ priprema odgovor ovakvim
dvoliènim potezima SAD. Pozivamo sve da se mobilišu i na
dostojanstven i glasan naèin daju punu podrèku Kubi, porodicama
žrtava terorizma i stave do znanja Vladi SAD da ne postoji kutak na
planeti u kome se ne diže glas protiv onih koji licemerno vode rat
protiv “terorizma” ubijajuæi nevine civile, a sa druge strane štite
one koji su nedvosmisleni nosioci i izvršioci najgrubljih akata
terorizma.
Srpsko-kubansko društvo prijateljstva i drugi prijatelji Kube
pripremaju za petak, 18. maj u Beogradu okupljanje u znak protesta
zbog puštanja na slobodu Posade Karilesa. Protest æe biti održan u
12 èasova najverovatnije ispred ambasade SAD.
Detaljnije informacije o mestu održavanja biæe poznate u utorak, 15.
maja.
Venceremos!
http://www.cuba-si.co.nr//
http://www.slobodazapetoricu.org
(Source: http://groups.yahoo.com/group/gmlyu/ )
# Effettivamente, siamo a “Euromissili-II”
# L'Italia, in gran segreto, si pone sotto lo scudo Usa
# Scudo Usa, il governo ammette
# Pochi minuti per colpire, e l'Italia acconsente
con traduzioni, elaborazione e commenti di Curzio Bettio di Soccorso
Popolare di Padova
scaricabile dal nostro sito:
https://www.cnj.it/documentazione/Euromissili.doc
Per tutte le informazioni sulle iniziative contro il progetto di
"Scudo missilistico" rimandiamo al sito:
http://www.disarmiamoli.org
ed alla nostra pagina:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/DISARMIAMOLI.htm
SUL SITO www.disarmiamoli.org puoi trovare:
Mappa: ECCO IL TRAGITTO DELLE TRE CAROVANE CONTRO LA GUERRA, PER IL DISARMO E LA PACE - IL TRACCIATO VERRA' AGGIORNATO DI GIORNO IN GIORNO CON LE INDICAZIONI DELLE VARIE REALTA' INTERESSATE AD OSPITARE UNA TAPPA: info@... 338/4014989
L'INDIPENDENZA HA UN COSTO.
Il CONTO CORRENTE è intestato a Patrizia Creati -Carovana contro la guerra - BANCA POPOLARE ETICA .FILIALE DI FIRENZE VIA DELL'AGNOLO 73R
n. 00000121080
N(CIN)-05018(ABI)-02800(CAB)
INVIATE IL VOSTRO CONTRIBUTO PER FAR VIAGGIARE LA CAROVANA CONTRO LA GUERRA!
REPORT RIUNIONE OPERATIVA E TAPPE DA NORD EST - NORD OVEST E SUD
INIZIATIVE IN ITALIA DI SOSTEGNO ALLA CAROVANA
---
sempre sul sito www.disarmiamoli.org :
DICHIARAZIONE FINALE DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELL'EUROPA
DOSSIER INFORMATIVO SULL'ACCORDO ITALIA / USA PER INSTALLARE LO "SCUDO" SUI NOSTRI TERRITORI
TESTO PETIZIONE POPOLARE - Fermare la nuova "frontiera bellica" sottoscritta dal governo Prodi contro i nostri territori
LA CAROVANA CONTRO LA GUERRA / VERSANTE NORD-OVEST PARTECIPERA' ALLA MANIFESTAZIONE DI NOVARA
TAPPA EMILIANA DELLA CAROVANA CONTRO LA GUERRA, PER IL DISARMO E LA PACE
Una nostra delegazione e' presente in questo momento alla International Conference on Demilitarisation: 'No to the US missile defence shield/ No to US and NATO Military bases in Europe" a Praga.
Abbiamo aggiornato in queste ore il sito www.disarmiamoli.org con le informazioni inviateci dagli antimilitaristi cechi e polacchi. Nei prossimi giorni tradurremo le parti in inglese dei messaggi e degli appelli.
Da quelle realta' ci giungono sollecitazioni all'unita' di azione, a partire dalla prossima conferenza internazionale per la smilitarizzazione che si terra' a Praga.
Attraverso questi contatti abbiamo saputo che anche in Polonia l'idea della petizione popolare contro lo scudo antimissilistico sta marciando, come vedrete dalle foto sul nostro sito
Si stanno creando le condizioni per il rilancio di un movimento europeo contro le nuove scelte belliciste dei governi.
Saluti antimilitaristi
La Rete nazionale Disarmiamoli!
=== 22/4 ===
CONTRO L'ACCORDO USA/ITALIA CHE PREVEDE
UN NUOVO "SCUDO MISSILISTICO" SUI NOSTRI TERRITORI
PER UN USO SOCIALE E DI PACE DELLE RISORSE PUBBLICHE
La Petizione e' stata proposta dalla Rete nazionale Disarmiamoli all'incontro dello scorso 15 aprile a Bologna, durante il quale e' stata emendata e recepita come strumento della CAROVANA CONTRO LA GUERRA, PER LA PACE E IL DISARMO che partira' da Aviano, Novara e Sigonella/Comiso nelle prossime settimane.
Il testo della Petizione e' uscito sabato 21 aprile a pag. 2 de "Il Manifesto",contribuendo cosi' a diffondere nel paese l'informazione sulla campagna.
saluti antimilitaristi e buon lavoro
La Rete nazionale Disarmiamoli
www.disarmiamoli.org
(Message over 64 KB, truncated)