Informazione
Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa (1)
V. I. Lenin
Abbiamo scritto nel n. 40 del Sozial-Demokrat che la Conferenza delle
sezioni del nostro partito all'estero (2) aveva deliberato di
soprassedere alla questione della parola d'ordine: "Stati Uniti
d'Europa", finché non se ne fosse discusso sulla stampa il lato
economico.
La discussione di tale problema aveva preso, nella nostra conferenza,
un carattere politico unilaterale. In parte, ciò è forse dovuto al
fatto che, nel manifesto del Comitato Centrale, questa parola
d'ordine era stata espressamente formulata come parola d'ordine
politica ("la prossima parola d'ordine politica...", è detto nel
manifesto), e non solo si preconizzavano gli Stati Uniti repubblicani
d'Europa, ma si sottolineava specialmente che questa parola d'ordine
è assurda e bugiarda "senza l'abbattimento rivoluzionario delle
monarchie tedesca, austriaca e russa".
Opporsi, entro i limiti degli apprezzamenti politici di questa parola
d'ordine, a tale impostazione della questione mettendosi, per
esempio, dal punto di vista che essa offusca o indebolisce, ecc. la
parola d'ordine della rivoluzione socialista, sarebbe assolutamente
errato. Le trasformazioni politiche con tendenze effettivamente
democratiche e ancor più le rivoluzioni politiche, non possono in
nessun caso, mai, e a nessuna condizione, né offuscare né indebolire
la parola d'ordine della rivoluzione socialista. Al contrario, esse
avvicinano sempre più questa rivoluzione, ne allargano la base,
attirano alla lotta socialista nuovi strati della piccola borghesia e
delle masse semiproletarie. D'altra parte, le rivoluzioni politiche
sono inevitabili durante lo sviluppo della rivoluzione socialista, la
quale non deve essere considerata come un atto singolo, bensì come un
periodo di tempestose scosse politiche ed economiche, della più acuta
lotta di classe, di guerra civile, di rivoluzioni e di
controrivoluzioni.
Ma se la parola d'ordine degli Stati Uniti repubblicani d'Europa,
collegata all'abbattimento rivoluzionario delle tre monarchie europee
più reazionarie, con la monarchia russa alla testa, è assolutamente
inattaccabile come parola d'ordine politica, rimane pur sempre da
risolvere l'importantissima questione del suo contenuto e significato
economico. Dal punto di vista delle condizioni economiche
dell'imperialismo, ossia dell'esportazione del capitale e della
spartizione del mondo da parte delle potenze coloniali "progredite" e
"civili", gli Stati Uniti d'Europa in regime capitalistico sarebbero
o impossibili o reazionari.
Il capitale è divenuto internazionale e monopolistico. Il mondo è
diviso fra un piccolo numero di grandi potenze, vale a dire fra le
potenze che sono meglio riuscite a spogliare e ad asservire su grande
scala altre nazioni. Quattro grandi potenze europee: Inghilterra,
Francia, Russia e Germania, con una popolazione fra i 250 e i 300
milioni d'abitanti e con una superficie di circa 7 milioni di
chilometri quadrati, posseggono colonie con circa mezzo miliardo
(494,5 milioni) di abitanti e una superficie di 64,6 milioni di
chilometri quadrati, cioè circa la metà del globo terrestre (133
milioni di chilometri quadrati, senza le regioni polari). Aggiungete
a questo i tre Stati asiatici, la Cina, la Turchia e la Persia, i
quali sono ora fatti a pezzi dai briganti che conducono la guerra
"liberatrice", e cioè dal Giappone, dalla Russia, dall'Inghilterra e
dalla Francia. Quei tre Stati asiatici, i quali potrebbero essere
definiti semicolonie (in realtà oggi sono colonie per 9/10), hanno
una popolazione di 360 milioni e una superficie di 14,5 milioni di
chilometri quadrati (cioè circa una volta e mezza la superficie di
tutta l'Europa).
Inoltre, l'Inghilterra, la Francia e la Germania hanno investito
all'estero non meno di 70 miliardi di rubli di capitale. Per ricevere
un profitto "legale" da questa bella somma - un profitto di più di 3
miliardi di rubli all'anno - esistono dei comitati nazionali di
milionari, chiamati governi, provvisti di eserciti e di flotte da
guerra, i quali "installano" nelle colonie e semicolonie i figli ed i
fratelli del "signor miliardo", in qualità di viceré, consoli,
ambasciatori, funzionari di ogni sorta, preti e simili sanguisughe.
Così è organizzata, nel periodo del più alto sviluppo del
capitalismo, la spoliazione di circa un miliardo di uomini da parte
di un gruppetto di grandi potenze. E nessun'altra forma di
organizzazione è possibile in regime capitalistico. Rinunciare alle
colonie, alle "sfere di influenza", all'esportazione di capitali?
Pensare questo, significherebbe mettersi al livello del pretonzolo
che ogni domenica predica ai ricchi la grandezza del cristianesimo e
consiglia di fare dono ai poveri...se non di qualche miliardo, almeno
di qualche centinaio di rubli all'anno.
In regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa equivalgono ad un
accordo per la spartizione delle colonie. Ma in regime capitalistico
non è possibile altra base, altro principio di spartizione che la
forza. Il miliardario non può dividere con altri il "reddito
nazionale" di un paese capitalista se non secondo una determinata
proporzione: "secondo il capitale" (e con un supplemento, affinché il
grande capitale riceva più di quel che gli spetta). Il capitalismo è
la proprietà privata dei mezzi di produzione e l'anarchia della
produzione. Predicare una "giusta" divisione del reddito su tale base
è proudhonismo, ignoranza piccolo-borghese, filisteismo. Non si può
dividere se non "secondo la forza". È la forza che cambia nel corso
dello sviluppo economico. Dopo il 1871 la Germania si è rafforzata
tre o quattro volte più dell'Inghilterra e della Francia, e il
Giappone dieci volte più rapidamente della Russia. Per mettere a
prova la forza reale di uno Stato capitalista, non c'è e non può
esservi altro mezzo che la guerra. La guerra non è in contraddizione
con le basi della proprietà privata, ma è il risultato diretto e
inevitabile dello sviluppo di queste basi. In regime capitalistico
non è possibile un ritmo uniforme dello sviluppo economico, né delle
singole aziende, né dei singoli Stati. In regime capitalistico non
sono possibili altri mezzi per ristabilire di tanto in tanto
l'equilibrio spezzato, all'infuori della crisi nell'industria e della
guerra nella politica.
Certo, fra i capitalisti e fra le potenze sono possibili degli
accordi temporanei. In tal senso sono anche possibili gli Stati Uniti
d'Europa, come accordo fra i capitalisti europei... Ma a qual fine?
Soltanto al fine di schiacciare tutti insieme il socialismo in Europa
e per conservare tutti insieme le colonie accaparrate contro il
Giappone e l'America, che sono molto lesi dall'attuale spartizione
delle colonie e che, nell'ultimo cinquantennio, si sono rafforzati
con rapidità incomparabilmente maggiore dell'Europa arretrata,
monarchica, la quale incomincia a putrefarsi per senilità. In
confronto agli Stati Uniti d'America, l'Europa, nel suo insieme,
rappresenta la stasi economica. Sulla base economica attuale, ossia
in regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa significherebbero
l'organizzazione della reazione per frenare lo sviluppo più rapido
dell'America. Il tempo in cui la causa della democrazia e del
socialismo concerneva soltanto l'Europa, è passato senza ritorno.
Gli Stati Uniti del mondo (e non d'Europa) rappresentano la forma
statale di unione e di libertà delle nazioni, che per noi è legata al
socialismo, fino a che la completa vittoria del comunismo non porterà
alla sparizione definitiva di qualsiasi Stato, compresi quelli
democratici. La parola d'ordine degli Stati Uniti del mondo, come
parola d'ordine indipendente, non sarebbe forse giusta, innanzitutto
perché essa coincide con il socialismo; in secondo luogo, perché
potrebbe ingenerare l'opinione errata dell'impossibilità della
vittoria del socialismo in un solo paese e una concezione errata dei
rapporti di tale paese con gli altri.
L'ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge
assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile il trionfo del
socialismo all'inizio in alcuni paesi o anche in un solo paese
capitalistico, preso separatamente. Il proletariato vittorioso di
questo paese, espropriati i capitalisti e organizzata nel proprio
paese la produzione socialista, si solleverebbe contro il resto del
mondo capitalista, attirando a sé le classi oppresse degli altri
paesi, spingendole ad insorgere contro i capitalisti, intervenendo,
in caso di necessità, anche con la forza armata contro le classi
sfruttatrici ed i loro Stati. La forma politica della società nella
quale il proletariato vince abbattendo la borghesia, sarà la
repubblica democratica che centralizzerà sempre più la forza del
proletariato di una nazione, o di più nazioni, per la lotta contro
gli Stati non ancora passati al socialismo. Impossibile è la
soppressione delle classi senza la dittatura della classe oppressa,
del proletariato. Impossibile la libera unione delle nazioni nel
socialismo senza una lotta ostinata, più o meno lunga, fra
repubbliche socialiste e Stati arretrati.
Ecco in forza di quali considerazioni, che sono il risultato di
ripetuti esami della questione nella Conferenza delle sezioni
all'estero del POSDR e dopo la conferenza, la redazione dell'Organo
centrale è giunta alla conclusione che la parola d'ordine degli Stati
Uniti d'Europa è sbagliata.
Note
1) Pubblicato sul Sozial-Demokrat, n. 44, 23 agosto 1915.
2) Questa conferenza si svolse a Berna dal 27 febbraio al 4 marzo
1915. Lenin vi intervenne come rappresentante del Comitato centrale e
dell'organo centrale del partito, il Sozial-Demokrat; vi tenne la
relazione sul punto principale all'ordine del giorno: la guerra e i
compiti del partito.
Tratto da Lenin - Opere scelte - Editori Riuniti, 1976
Trascrizione e conversione in html a cura del CCDP
(Discorso del Generale Stevan Mirkovic alla Casa dell'Esercito in occasione dell'anniversario della Vittoria - 9 maggio.
Una versione in lingua italiana di questo testo è in preparazione a cura del CNJ)
Govor general – pukovnika u penziji S.Mirkovica na Svecanoj akademiji
povodom Dan a pobede u Domu vojske Srbije ,
9.maja 2007.godine
Drugovi I drugarice, dragi prijatelji , postovani gosti,
Slobodarska Srbija obelezava i ove godine Dan pobede - datum koji je urezan u narodno pamćenje kao putokaz i međaš patriotizma i ljubavi našeg čoveka prema svojoj domovini. On je deo naše tradicije , nacionalnog identita i emocija. Zato taj dan unosi radost i optimizam u domove širom Srbije , gde inače caruje tuga i zabrinutost zbog nevolja koje su nas snašle zadnjih godina i neuspeha kojih ima na “pretek”, kao nekada uspeha.On nam vraća vec zaboravljen osmeh na licu, nacionalni ponos i samopoštovanje jer nema kuće ni porodice u Srbiji iz koje nije bar jedan borac ratovao protiv Nemaca i kraj II SR dočekao u cokulama i s puškom u ruci ili poginuo u borbi.
9 maj – Dan pobede nad fašizmom verovatno je i najznačajniji zajednicki praznik čovečanstva . Ali ne i za zvaničnu Srbiju , više sklonu poraženima u tom ratu nego pobednicima, koja ga obeležava skromno, skoro konspirativno, u čemu ima podršku najvećeg broja naših „ nezavisnih „ medija. Državni aparat „proslavlja „ ovaj dan nastavljajući međustranacke obračune u Skupstini Srbije dok je Načelnik generalštaba vojske Srbije u Brislu , gde se dogovara sa generalnim sekretarom NATO kako KFOR da „zaštiti“ Srbe za vreme sprovodjenja Ahtisarijevog plana o nezavisnosti Kosova,pošto se vojska Srbije tamo neće pojavljivati! A dan je za gruvanje topova i pesmu miliona jer je naša zemlja učestvovali u tom ratu kao deo ujedinjenih naroda sveta i dala veliki doprinos toj pobedi. Činjenica da je Jugoslavija, a s njom i Srbija, jedan od 50 učesnika konferencije Ujedinjenih nacija u San Francisku 25.aprila 1945 i potpisnik Povelje OUN, znak je da smo ušli u istoriju sveta kao zemlja koja je, u najtežim trenucima za njega, izabrala pravi put i učestvovala u velikoj bici za slobodu, mir i bezbednost na planeti.Teško je shvatiti da postoje ljudi u Srbiji koji se ne ponose time i odriču se tog velikog moralnog kapitala , koji nam je itekako važan i potreban u današnjoj borbi za očuvanje teritorijalne celovitosti zemlje.Podsećanje svetske i evropske javnosti na naš značajan doprinos velikoj pobedi nad fašizmom, koji se na Zapadu namerno prećutkuje jer je ostvaren pod voćstvom komunista, doprineo bi povećanju našeg narušenog ugleda tamo i učvrsćenju medjunarodnih pozicija u borbi za Kosovo.
Nas doprinos pobedi nad fašizmom najbolje se vidi iz završnih operacija za oslobodjenje Evrope 1944 – 1945. jer smo, pored SSSR i Engleske, jedina evropska zemlja koja je sa svojom armijom držala deo zajedničkog fronta u tim operacijama, od Dunava do Jadranskog Mora i povezivali sovjetske snage u Madjarskoj i angloameričke u Italiji. .Na jugoslovenskom ratištu 800.000 boraca JA imalo je ispred sebe moćnu nemačku Grupu armija “E“ sa 450.000 vojnika i 230.000 pripadnika kvislinških formacija. Najveći deo kvislinga sačinjavale su OS „NDH“ ( 17 ustaško-domobranskih divizija sa oko 150.000 ljudi).Ove snage pružale su žestok otpor JA ali će početkom maja 1945. njihova glavnina biti okružena u Sloveniji i zapadnoj Hrvatskoj i predaće se . Poslednji pucnji II svetskog rata u Evropi odjeknuli su u Jugoslaviji 15.maja 1945.
Neke kvislinške jedinice ,težeći da se na svaki način izvuku iz Jugoslavije i predaju zapadnim saveznicima i tako izbegnu odgovornost za zločine koje su do poslednjeg dana vršile nad jugoslovenskim stanovništvom, nastavile su otpor dok nisu potpuno uništene.Danas te zlikovce aktuelne vlasti rehabilituju kao žrtve komunizma , sveštenici svih konfesija drže im opela , poznati pesnici recituju svoje poeme. Podižu im spomenike i proglašavaju za borce.Borili se jesu ali na nemačkoj pa se tamo i trebaju obratiti za status borca i privilegije koje on nosi! Instant rehabilitacija ne može izbrisati krvav trag zločinaca niti s njima može biti pomirenja.
Sreća je za Srbiju da se jedan ,i to ne mali deo, pripadnika četnickih jedinica na vreme distancirao od cetnika DM i pristupio NOVJ i ucestvovao u najvecim bitkama za oslobodjenje nase zemlje od kraja 1944 do završetka rata. Pozivom kralja Petra II od 12.septembra 1944. da “ pristupe NOV pod maršalom Titom” i opštom amnestijom AVNOJ ( 21.novembar 1944) veliki broj poštenih i patriotski raspoloženih vojnika tzv.jugoslovenske vojske u otadzbini koji su, ne svojom krivicom, sa puškom u ruci sedeli kod svojih kuca čekajuci da “ dodje vreme “ za borbu protiv okupatora, stupiće oduševljeno u NOVJ . Oni će tako doprineti oslobođenju svoje domovine i izbeći sudbinu ubica, silovatelja,palikuca i pljačkaša DM. To je bilo pomirenje četnika I partizana pa su priče današnjih politicara o tome bespredmetne i unose ponovo podele medju nama danas kada nam je jedinstvo potrebnije nego ikada. . Titove reči iz predloga NKOJ za pomenutu amnestiju pokazuju svu humanost i političku širinu NOP kada je reč o borbi protiv okupatora :”Ova amnestija treba da pokaže da nemamo nameru da se svetimo i da smo spremni pružiti ruku pomirnicu svakom onom koji nije okrvavio svoje ruke nedužnom narodnom krvlju “.
Treba zapamtiti i da su SAD i Engleska štitile i uzele u službu prebegle ratne zločince i saradnike Nemaca ( oko 100.000) jer su bili borci protiv komunizma.Preživele ustaše, dražinovci,belogardejci,balisti,hortijevci,muslimanska milicija, folksdojčeri i njihovi naslednici i sledbenici iz inostranstva pojavice se ponovo na „mestu zlocina“ 1990. i učestvovati u novom bratoubilačkom ratu ali sada kao američki kvislinzi!
Dug je bio put do pobede. Trajao je 4 godine.. U NOB je poginulo 305.000 boraca NOVJ, ranjeno 425.000 a oko 1,400.000 ljudi stradali su kao aktivisti NOP i žrtve fašističkog terora ili poginuli kao pripadnici kvislinških formacija. Najvise ih je izgubilo živote u 7o logora smrti. Najmasovnija zverstva izvršile su ustase u Jasenovcu, ubivsi oko 7oo.ooo ljudi, najvise Srba i četnici DM nad Muslimanima u Crnoj Gori. Sa preko 1,700.000 palih ili 11 odsto ukupnog stanovništva, Jugoslavija spada među zemlje koje su podnele najveći broj ljudskih žrtava u drugom svetskom ratu.
Srbija kao najveća i najbrojnija zemlja u Jugoslaviji daće i najveće žrtve i najveći doprinos njenom oslobođenju. To su znali da cene svi narodi i narodnosti u Jugoslaviji. Ta Srbija, zgažena i raskomadana od okupatora i domaćih izdajnika, usamljena i napuštena od sopstvene dinastije i građanskih partija i vođa,okružena fašističkim državama , daleko od savezničkih snaga i frontova, započeće i voditi krvavu četvorogodišnju borbu i revoluciju i izaći iz nje kao pobednik. Organizator i rukovodilac te borbe i revolucije bili su srpski komunisti, KPJ, njen Politbiro i Tito, lider svetskog ranga, koga bi svaka zemlja poželela za vođu.
Srpska država je obnovljena.ali kao republika. Oslobođeni su i vraćeni u njen sastav Kosovo i Metohija, Srem, Banat,Bačka, pirotski i bosilegradski srez.
Srpski narod u Hrvatskoj i BiH svojom borbom i učešćem u stvaranju ovih republika postaće jedan od konstitutivnih naroda u njima. Na taj način su Srbi kao narod, zahvaljujući masovnom učešću u NOB, žrtvama i rezultatima te borbe imali praktično tri nacionalne drzave.
Sve ovo ističem zbog toga što srpski nacionalisti i šovinisti, kojih danas ima i u najznačajnijim nacionalnim institucijama, stalno proturaju već ofucanu laž da je Srbija uvek bila “pobednik u ratu, a poražena u miru”. E, to se u NOR i revoluciji nije dogodilo. Srbija je bila pobednik i u ratu i u miru.
Drugovi I drugarice,
NOB je bila nadčovečanska borba protiv nadmoćnijeg neprijatelja u kojoj je bilo i oseka i kriza ustanka ali su one , zahvaljujući moralnopolitickom jedinstvu naroda i umešnom rukovodjenu ustankom od strane CK KPJ i VŠ, savladavani i borba nastavljana.
Kada ovo govorim imam u vidu jedan od ključnih dogadjaja iz istorije NOB čiju 65 godišnjicu slavimo ove godine: formiranje prvih krupnijih partizanskih jedinica - divizija I korpusa a time i NOV i POJ 1942. godine ( 1. i 2. proleterska divizija,3.NOU divizija, 4 i 5.krajiška NOU divizija, 6.lička, 7.banijska i 8.kordunaška NOU divizija i 12.slavonska NOU divizija te 1.bosanski i 2.hrvatski NOU korpus).Ta 1942.je bila najteža godina NOR.Okupator i domaći izdajnici su bili u strategijskoj ofanzivi , pokušavajuci da unište NOP. Propagandom i represalijama oslabili su raspolozenje naroda za borbu i doveli do krize NOB u više krajeva zemlje.
CK KPJ I VŠ , nalazeći se na tromeđi Bosne, Hercegovine i Crne Gore sa glavninom partizanskih jedinica “ ne gubi glavu “ ni perspektivu rata i NOB, i ne pomišlja na primirje ili predaju već donosi sudbonosnu odluku o kontraofanzivi u zapadne krajeve zemlje! I sa grupom proleterskih brigada vrši prodor u Bosansku Krajinu s ciljem povezivanja i daljeg razvijanja tamošnjih žarista NOP i obnove i učvršćenja veza s rukovodstvima u drugim zemljama i pokrajinama. Višemesečnim teškim borbama ostvareni su glavni ciljevi partizanske inicijative i stvorena nova velika slobodna teritorija na prostoru Bosanske Krajine, Dalmacije, Like, Gorskog Kotara, Korduna, Banije i Žumberka.
. Odluku o formiranju prvih divizija i korpusa doneo je Vrhovni štab novembra 1942. Tito je u Biltenu VŠ pisao da je formiranjem divizija i korpusa stvorena NOVJ. Ocenivši to kao “ najveći dosadašnji uspeh narodnog ustanka”, podvlačio je da je ta vojska stvarana bez dekreta, odozdo,iz malih partizanskih odreda, od golorukih ljudi, otimanjem oružja od neprijatelja. Za komandante tih prvih korpusa i divizija postavljani su istaknuti organizatori oružane borbe i vojni rukovodioci – Ivan Gošnjak, Kosta Nadj, Koča Popović, Peko Dapcević, Slavko Rodić i dr.
Te divizije i korpusi pokazaće se borbeno sposobniji i efikasniji od divizija i korpusa nemačkog Vermahta i kvislinških jedinica tog ranga sa zastrašujućim nazivima : 7.SS divizija Princ Eugen, 21. SS divizija Skender beg, 13.SS divizija Handzar , Ravnogorski korpusi, Srpski dobrovoljački korpus, Muslimanski dobrovoljački korpus u Sandzaku, ustaško domobranske divizije itd. koje su bile “efikasne “samo u kaznenim ekspedicijama protiv golorukog naroda, ubijajući nemilice žene, decu, stare i nemoćne, ranjenike i zarobljenike!
Naravno, vojni uspesi neodvojivi su od uspeha postignutih u stvaranju nove narodne vlasti( narodni odbori na svim nivoima do AVNOJ), delovanja KPJ, organizacije omladine i zena, partizanske i partijske stampe, organizacije ekonomskog i kulturnog života na oslobođenoj teritoriji i u vojsci, međunarodne aktivnosti rukovodstva NOP itd.
NOP je imao hrabro i odlucno rukovodstvo, sposobno i iskusno za delovanje u najtežim uslovima rata. CK KPJ I VŠ su po znanju i sposobnostima nadmašili nemačko političko i vojno rukovodstvo na jugoistoku Evrope , što je Hitler i lično morao da prizna. Teško da danas kao drzava mozemo dobiti prelaznu ocenu kada je reč o vodjenju zemlje danas i jačanju naše vojske jer se njena reforma vrsi u saradnji i pod pokroviteljstvom sila koje nas ugrožavaju, što je teško objašnjivo! Po meni, odbrana Kosova je osnovni orijentir za tu reformu.Mislim da se svi mi, i kao narod i pojedinci, moramo postideti odnosa koji država u naše ime ima prema vojsci i njenoj ulozi u ovim dramatičnim događanjima oko Kosova, koji će postajati sve dramatičniji. Ta uloga može biti odlučujuća i može biti uspešno ostvarena samo sa masovnom, narodnom vojskom visokog morala i političke svesti kakva je bila NOVJ u ratu i dugo posle njega! Ne vidim politicku snagu u zemlji koja je u stanju korenito i brzo promeniti na bolje stanje u sektoru odbrane zemlje pa se moze očekivati da će to učiniti sam narod svojom inicijativom I akcijom.
Drugovi i drugarice,
NOB nije bila samo oružana borba protiv okupatora već i revolucija , stvaranje novog,boljeg društva . Bez te socijalne perspektive ne bi ni bilo masovne i uspešne NOB. Vojna pobeda ima smisla samo ako ljudi u osvojenoj slobodi žive bolje i u miru, što lepo govore stihovi Branka Miljkovića, u kojima se pesnik pita „ da li će sloboda umeti da peva, kao što su sužnji pevali o njoj “.!
Trumanova izjava postala je i zvanična doktrina SAD usvojena u američkom Kongresu marta 1947. i dopunjena Ajzenhauerovom 1957. a predsednik SAD ovlašćen da upotrebi oružane snage SAD svuda tamo gde je „slobodni svet” ugrožen od komunističke agresije i unutrašnjih prevrata, što su oni od Trumana do Buša koristili preko dve stotine puta.Taj „slobodni svet“ biće marta 1999. balisti na Kosovu ybog kojih će, prema rečima M.Olbrajt, ona i B.Klinton povesti svoj rat radi „zaštite Muslimana”.
To pokazuje da se Zapad maja 1945. baš i nije osećao pobednikom. Naprotiv, ceo kapitalistički sistem u svetu bio je uzdrman i on je zapoceo jedan novi rat da ga ponovo ucvrsti i odbrani od nadolazece socijalne revolucije.
Ova doktrinu SAD su primenjivale više puta i na našu zemlju ali bezuspesno da bi izazivanjem bratoubilačkog gradjanskog rata 1991. konačno uspele u svojim namerama i srušile SFRJ, pri čemu su joj išle u prilog neke naše greške i slabosti, pre svega, nebudnost i neodlucnost u suzbijanju pojava nacionalizma i birokratizma. Tito se celog zivota uporno borio protiv tih pojava , neprekidno upozoravajuci da one, ako uzmu maha, mogu dovesti do novog bratoubilackog rata i raspada drzave, sto se i dogodilo posle njegove smrti.
Nacionalizam je uzrok raspada Jugoslavije a ne socijalna sfera. Koreni socijalizma su ovde duboki i jaki. Svest o uspešnosti socijalizma i njegovim prednostima nad demokratijom je prisutna kod velike vecine gradjana bivše Jugoslavije. Ona i jača jer stalno otkrivamo nove „čari“ kapitalizma. Tu svest održava i činjenica da su mnoge tekovine i rezultati socijalističke revolucije ocuvani, narocito u Srbiji : nezavisnost i samostalnost, društvena svojina, besplatno zdravstvo i obrazovanje, dobri medjunacionalni i verski odnosi na većem delu teritorije Srbije itd. Današnje Kosovo, u kome se Albanci i Srbi gledaju popreko, i nekadašnja SAPK najbolji je argument da je nepoznati novobeogradjanin bio u pravu napisavši na jednom zidu N.Beograda „ Bravar je bio bolji“.
Zato su se SAD okomile na Srbiju i zele da je unište. U pitanju su, dakle, ideoloski razlozi, što postaje jos jasnije posle prošlogodišnje izjave Dz.Buša da SAD vode „ najveću ideološku bitku XXI veka“. SAD vise i ne kriju svoje namere prema Srbiji i svaki dan nas „bombarduju“ novim argumentima o svom neprijateljstvu , na veliku zalost svojih obozavatelja u nasoj zemlji koji tvrde kako mi stalno „ izmisljamo neprijatelja“ i „domace izdajnike“.
Drugovi i drugarice,
Možemo li se i kako suprostaviti nasilju sličnom onom iz 1941? I sada imamo izbor : paktiranje i saradnja s agresorom uz odricanja od Kosova, što zagovara dobar deo građanske elite ili otpor - strategija koju uveliko sprovode Srbi na Kosovu.
Nekoliko činjenica upućuju nas kao narod na otpor:
- Protiv nezavisnosti Kosova je ogromna većina Srba što je potvrdilo donošenje novog Ustava Srbije , kao i istraživanje Strateškog marketinga i to za račun Americke agencije za drustveni razvoj , iz maja 2006.Treba li jednoj vladi bolji dokaz da će je narod slediti u otporu agresoru?
- Nismo pred alternativom ratovati ili ne jer smo vec u ratu od 1998. Pitanje je samo hoćemo li produžiti otpor ili kapitulirati.Odgovor su dali Srbi na Kosovu : “Ne nezavisnom Kosovu i po cenu naših života”( poruka sa mitinga u K.Mitrovici 17.III.2006.).Važno je shvatiti da smo u ratu i da se pitanje Kosova ne rešava na Ist Riveru već na mostu na Ibru kod K.Mitrovice.
- Pogrešno je i mišljenje da su svi Albanci separatisti i da bi se “latili oružja” u slucaju da Kosovo ne dobije nezavisnost. Naprotiv, u pomenutom istraživanju Strateškog marketinga veći je procenat “ ratobornih” među izbeglim Srbima ( 28) nego među Albancima (24). Izbegli Srbi su spremni da se vrate iako znaju da je to više odlazak na front nego povratak kuci!!
-Borbena i odlučna Srbija ima i saveznike : RF, Kina, nesvrstane zemlje. Niko neće biti saveznik metiljavom, mlakom i mlitavom partneru koji čeka da slobodu dobije “na tacni”. Naše je pravo i obaveza kao države i da stabilizujemo bezbednosno stanje na jugu Srbije, u Sandzaku i Vojvodini i da “ sabijemo rogove” tamošnjim šovinistima ali i srpskim gde god se pojave!
- Srbija zna i ume da upravlja svojom teritorijom i svojim građanima, pa i Kosovom i Albancima i ima rešenja za to ,što je pokazala i u praksi. 1945– 1991. kada je albanska narodnost doživela svoj ekonomski i kulturni preporod i u većini bila zadovoljna statusom u njoj. Otuda je tvrdnja da su SAD napale SRJ 1999. jer su Albanci bili ugroženi kao nacionalnost –laž.
-SAD i NATO nisu više takva sila kako se prikazuju .Rat u Avganistanu i Iraku, uragan Katrin, smanjivanje ugleda SAD u svetu itd to dokazuju. Oni više strahuju od opravdanog gneva naroda i gerilaca u pomenutim zemljama nego od ruskih raketa. Svrstavajući nas u svet nekih divljih plemena koji “ne znaju šta je za njih dobro”, američki rasisti čine veliku grešku jer i Srbi mogu da se “ late oružja”. To im ne bi bilo prvi put!
Osmogodisnja borba i otpor Srba na Kosovu američkim osvajačima – obrazac je naše strategije u ovom trenutku i nju vlada može primeniti bez mnogo filozofiranja na celu zemlju. Srbija se ne sme odreći dosadašnjih rezultata i tekovina te borbe i ostaviti kosovske Srbe na cedilu!Nisam siguran da je zvanična Srbija temeljito analizirala i ocenila to gradeći državnu strategiju.
Drugovi i drugarice borci,
Obeležavajući i 60 godina od formiranja SUBNOR , čiji je prvi predsednik bio J.B.Tito a sekretar A.Rankovic, opravdano je upitati : šta naša organizacija čini i može još u borbi za očuvanje celovitosti Srbije? Da li smo umorni i stari da učestvujemo u ovoj bici danas? Naš odgovor može da glasi čini mi se ovako : nismo stari jer ostare mišice – um ne može da ostari.Naprotiv, iskustvo se stalno konstituiše u nove ideje i moguće akcije. U našim mislima i rečima, izgovorenim i napisanim , ima još vatre koja može opeći!
SUBNOR je najbrojnija i najrasprostranjena društvena organizacija u Srbiji sa velikim ugledom i javnim i političkim uticajem u narodu.On je ostao dosledan u borbi za najveće tekovine NOB i revolucije: bratstvo i jedinstvo,narodna vlast , socijalna jednakost i pravda i nesvrstana spoljna politika. Naše mogućnosti za uticaj na donošenje odluka u društvu ,pa i na izbor onih koji ih donose, velike su i do sada nedovoljno korisćene.Mi mislimo da Srbiju danas mogu i treba da vode ljudi za koje smo sigurni da će Kosovo braniti svim sredstvima bez izuzetka i do poslednjeg daha.
U toj strateškoj odrednici su borci Srbije jedinstveni.! Varaju se oni koji misle da su borci „digli ruke“ Kosova. Oni su poslednji koji će odustati od borbe za Kosovo. Zna se i kada, da to ne govorim, jer svim borcima želim zdravlje i dug život i da nas što više dočeka da narodna vojska Srbije ponovo uđe u Pristinu a KFOR se povuče tamo odakle je nezvan došao. I da u našoj vojsci, kao i novembra 1944., budu sinovi i kćeri i Srba, i Albanaca, i Bošnjaka, i Mađara, i Hrvata i svih naroda i narodnosti kojima je Srbija domovina.
Mislim da to mogu reći i za sve one koji su časno nosili uniformu JNA od 1945 do 1991 ., braneći decenijama njene granice, slobodu i mir od svetskih razbojnika.
Mislim da to mogu reći i za sve one koji su se pod zastavom SFRJ i SRJ borili protiv angloameričkih agresora i domaćih izdajnika 1991 – 1995 i 1998 – 1999 i pokušavali da spreče nasilno razjedinjavanje i bratoubilački rat naših naroda i narodnosti.
Mislim da će i sadašnja vojska Srbije naći svoje mesto u toj koloni branilaca Kosova.
9.maja 2007 Stevan Mirković
General u penziji
(ANSA) - ZAGABRIA, 11 MAG - Gli Stati uniti appoggiano il progetto sul futuro status del Kosovo proposto dal mediatore delle Nazioni Uniti Martti Ahtisaari e ''nelle prossime ore'' Washington ''fara' circolare tra i suoi alleati europei una proposta di risoluzione del Consiglio di sicurezza (dell'Onu) che porti all'indipendenza della regione gia' dalla fine di questo mese''. Lo ha detto oggi a Zagabria, Croazia, il sottosegretario di Stato americano Nicholas Burns ai margini della conferenza sul Processo di cooperazione nel sud-est europeo, alla quale partecipano i piu' alti dirigenti politici dei Paesi balcanici e dell'Unione europea. ''Washington appoggia fortemente l'indipendenza del Kosovo'', ha aggiunto Burns, facendo eco al cancelliere tedesco, Angela Merkel, e al presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, che hanno ribadito l'appoggio dell'Ue al piano di Ahtisaari per un'indipendenza sorvegliata della regione. I leader politici riuniti a Zagabria hanno fatto un appello alle forze democratiche di Belgrado perche' trovino nei prossimi giorni una via per formare un governo che sappia guidare la Serbia verso un futuro europeo, e non riportarla indietro nel passato nazionalista. ''Guardiamo con attenzione e ansia la situazione a Belgrado'', ha dichiarato Merkel. Burns da sua parte si e' detto deluso dall'elezione dell'ultranazionalista radicale Tomislav Nikolic alla guida del parlamento serbo. ''Lui appartiene a un partito di criminali di guerra'', ha detto. (ANSA). COR-GV
11/05/2007 15:43
Cari amici,vi inviamo il testo della nostra lettera aperta al Presidente dellaRepubblica, pubblicata oggi (4 maggio 2007) dal quotidiano 'l'Unità',assieme a un commento del giornalista Vincenzo Vasile.Cordiali saluti.M. J. Cereghino e G. Casarrubea, autori del volume 'Tango Connection'(Bompiani) e del dossier 'Stati Uniti, eversione nera e guerra al comunismoin Italia 1943 - 1947'.LETTERA APERTA A GIORGIO NAPOLITANO, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANASignor Presidente,abbiamo commemorato quest’anno il 60° anniversario della strage di Portella della Ginestra (1° maggio 1947), un eccidio che ha pesantemente condizionato l’evoluzione democratica del nostro Paese.In occasione di questa ricorrenza abbiamo scritto un volume e un dossier.Il nostro lavoro è consistito nell’allargare l’ambito dei fatti stragistici del 1947 a un arco temporale che va dal 1946 (strage di Alia, 22 settembre) fino agli assassinii di Epifanio Li Puma, segretario della Camera del Lavoro di Petralia Soprana (2 marzo 1948), Placido Rizzotto, segretario della Camera del Lavoro di Corleone (10 marzo 1948) e Calogero Cangelosi, segretario della Camera del Lavoro di Camporeale (2 aprile 1948).Questi crimini sono unificati da un disegno eversivo teso a decapitare il processo democratico e partecipativo che inizia con la lotta di Resistenza delle forze antifasciste.La nostra indagine evidenzia come il governo degli Stati Uniti d’America, tramite il Comando militare e i Servizi segreti operanti in Italia, abbia determinato una serie di meccanismi golpisti per bloccare la costruzione della giovane democrazia italiana.I nuovi elementi di documentazione archivista in nostro possesso sono tali da fare ritenere insufficienti i dati emersi nei processi penali seguiti alle stragi di Portella della Ginestra e di Partinico (assalti alle Camere del Lavoro della provincia di Palermo, 22 giugno 1947).Le chiediamo pertanto di voler esercitare il Suo potere di influenza e di impulso per: 1) la riapertura delle indagini giudiziarie su quei diciotto mesi della nostra storia. Alcuni dei mandanti e degli esecutori di quei delitti potrebbero essere ancora in vita e rispondere dei loro atti criminali; 2) la desecretazione degli atti ufficiali riguardanti le stragi e i delitti sopra citati, e in particolar modo quelli dell’Arma dei Carabinieri e dei ministeri dell’Interno, della Difesa e degli Affari Esteri; 3) ogni passo diplomatico nei confronti del governo degli Stati Uniti d’America onde valutare la gravità delle informazioni contenute nei dispacci dei Servizi di sicurezza britannici (desecretati nel gennaio 2006) in rapporto all’assistenza statunitense alle attività terroristiche del neofascismo in Italia negli anni 1946 e 1947.Solo attraverso la comprensione piena di quel periodo sarà possibile fare finalmente luce sui troppi misteri che hanno caratterizzato la storia italiana degli anni Quaranta e dei decenni successivi.Con deferenza,Giuseppe Casarrubea e Mario J. CereghinoArchivio Giuseppe CasarrubeaVia Catania 3 - 90047 Partinico (Palermo).1° maggio 2007=== 3 ===ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICIPalazzo Serra di CassanoNapoli – Via Monte di Dio, 14Presentazione del libroTANGO CONNECTIONL’ORO NAZIFASCISTA, L’AMERICA LATINAE LA GUERRA AL COMUNISMO IN ITALIA1943-1947di Giuseppe Casarrubea e Mario J. CereghinoBompiani 200714 maggio 2007ore 17,00Ernesto Burgio (Vicepresidente comitato scientifico ISDE Italia)On. Nicola Tranfaglia (Partito dei Comunisti Italiani)Giuseppe Casarrubea (Autore)Vincenzo Vasile (Giornalista dell’Unità)
Mostra fotografica dal 28 Maggio all' 8 Giugno
Casa della pace della Provincia di Milano - Milano.
Jasenovac. Sulle rive del fiume Sava. A un centinaio di kilometri a
sud-est di Zagabria. Nome che sta a indicare in lingua serbocroata
"bosco di frassini" , il luogo in cui vennero commessi i crimini più
efferati da parte del regime croato degli ustascia (ustase=insorti)
con a capo il Poglavnik/Fuherer Ante Pavelic che appoggiò le potenze
dell'Asse durante la seconda guerra mondiale. Il luogo in cui
morirono tra le 500 e 700 mila persone, in prevalenza serbi
ortodossi, Rom, ebrei e croati dissidenti al regime di Pavelic.
La mostra fotografica è stata realizzata da MOST ZA BEOGRAD - UN
PONTE PER BELGRADO IN TERRA DI BARI - Associazione culturale e di
solidarietà con la popolazione jugoslava su foto e testi forniti dal
MUSEO DELLE VITTIME DEL GENOCIDIO DI BELGRADO e tradotti con la
collaborazione della cattedra di serbo-croato dell'Università di Bari
di cui è titolare la prof. Svetlana Stipcevic.
A Milano la mostra è stata organizata dall'associazione "Un Ponte
per..." insieme al Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia e ad
Opera Nomadi e con il contributo della Provincia di Milano, ed essa
vuole illuminare la memoria comune su una pagina buia della nostra
storia.
Gli scatti sui volti di numerosi bambini e bambine forniti dal Museo
delle vittime del genocidio di Belgrado testimoniano i vuoti,
l'assenza, l'innocenza portata via dalle nefandezze e dalla cieca
brutalità della dittatura e della guerra. Jasenovac è il segreto
oscuro dell'Olocausto. Noi, dopo 60 anni, questo tabù lo vorremo
svelare. Le vittime di Jasenovac ce lo chiedono.
Il 28 Maggio alle ore 18 inaugurazione della mostra:
Jasenovac.Tomba di 19432 bambini e bambine.
Apertura dei lavori alla presenza degli Assessori provinciali Irma
Dioli, Francesca Corso, Giansandro Barzaghi.
Interverranno:
Andrea Catone (Most Za Beograd Bari ),
Jovan Mirkovic (Museo del genocidio di Belgrado),
Giuseppe Zaccaria (giornalista de "La Stampa" ),
Maurizio Pagani (Opera Nomadi).
Coordina:
Jasmina Radivojevic (Un Ponte per ...)
Al termine degli interventi l'attrice Dijana Pavlovic leggerà la
poesia "La Foiba" di Ivan Goran Kovacic accompagnata dal musicista
Jovica Jovic .
La mostra si potrà visitare:
dal 28 Maggio all'8 Giugno
presso la Casa della Pace della Provincia di Milano
via Ulisse Dini 7, Milano.
PER CONTATTI:
milano @ unponteper.it
Rochi Febo Dommarco
348-2284620
Jasmina Radivojevic
339-6950876
SULLE PRECEDENTI ESPOSIZIONI DI QUESTA MOSTRA:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/jasenovac_most.htm
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5411
ANTIFASCISTI VS THOMPSON - Il concerto della star croata Marko
Perkovic, in arte Thompson, noto simpatizzante del movimento
filonazista degli ustascia, è stato cancellato dagli organizzatori,
la Società di carità cattolica croata (Hkdd), dopo le proteste della
comunità ebraica, di autorità cittadine, delle associazioni
antifasciste, di veterani di guerra musulmani e di alcune istituzioni
della Chiesa. Il concerto di Thompson, previsto ieri a Sarajevo, era
organizzato per ricordare la visita di Giovanni Paolo II dieci anni
fa in Bosnia. (FONTE: Il Manifesto, 11/5/2007 - http://
www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Maggio-2007/art82.html )
Sulla figura del rocckettaro nazista Thomson vedi anche:
NAZISTI ROCK
http://www.exju.org/comments/640_0_1_0_C/
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3186
27 godina od smrti Josipa Broza
Na današnji dan 1980. godine umro je predsednik bivše SFRJ Josip Broz Tito. Povodom 27 godina od Titove smrti, stotine njegovih poštovalaca položilo je vence i cveće u Kuću cveća. Osim građjana Srbije, Titov grob je posetilo desetine Slovenaca, Hrvata, Makedonaca i gradjana ostalih bivših jugoslovenskih republika. Doživotni predsednik SFRJ Josip Broz Tito vladao je Jugoslavijom 35 godina.
27 anni dalla morte di Josip Broz Tito
Il 4 maggio del 1980 moriva il presidente della RSFJ, Josip Broz Tito. Nel 27-simo anniversario della sua morte, centinaia di persone hanno deposto dei fiori sulla sua tomba alla Casa dei Fiori a Belgrado. La tomba hanno visitato oltreche' i cittadini serbi, anche decine e decine di sloveni, croati, macedoni e cittadini delle altre ex Repubbliche jugoslave. Il presidente Tito ha governato il paese ininterrottamente per 35 anni.
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
agenzia/libreria Cafevoyage
Negozio civico CHIAMAMILANO
vi invitano
giovedì 10 maggio 2007
alle 20,30
a una serata presso il
Negozio Civico CHIAMAMILANO
SERBIA
una cultura, una società, un progetto
La serata vedrà la partecipazione del Consolato Generale della
Repubblica Serba a Milano, del titolare dell'agenzia viaggi/libreria
Cafevoyage, del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia e di un
professore dell'Università degli Studi di Milano che svolgerà una
breve relazione sugli eventi che più hanno influito sulla storia di
questo paese e sugli aspetti più significativi della sua cultura.
L'evento sarà animato da musica balcanica dal vivo.
# a causa dei posti limitati in sala
è gradita la conferma della propria presenza
da comunicare agli organizzatori #
IL PROGRAMMA, I RIFERIMENTI, I DETTAGLI E LA LOCANDINA
sul nostro sito:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/milano100507.htm
1.5.2007 14:56 - Nel quartiere Dardanija a Pristina, ieri sera
intorno alle ore 21 è esplosa una bomba, ed è rimasta lievemente
ferita una persona, ha comunicato il Servizio di polizia kosovaro. La
costruzione esplosiva, come ha riportato la Radio televisione di
Serbia, è stata piazzata proprio davanti alla porta d’ingresso
dell’appartamento di un poliziotto, in via Bill Clinton (SIC). La
polizia ha arrestato una persona sospetta, viene riportato nel
comunicato.
Fonte: http://www.radioyu.org/
N.B. Soltanto i miserabili plaudono a chi li ha bombardati!
(A cura di Ivan per il CNJ)
http://www.resistenze.org/sito/te/po/es/poes7e01.htm
=== 3 ===
In questi ultimi tre giorni Tallin, capitale dell'Estonia, è stata sconvolta da duri scontri tra la minoranza russa e la polizia e la maggioranza estone dall'altra. Il motivo scatenante è stato il tentativo di rimozione da parte delle autorità del reazionario governo di Tallin sia la statua che ricorda il sacrificio dell'Armata Rossa per sconfiggere l'esercito nazista, sia quello di rimuovere i resti dei caduti sepolti sotto la statua. Giovani estoni di origine russa si sono scontrati con la polizia, eretto barricate, devastato il centro cittadino sfasciando vetrine, rovesciando cassonetti, ecc. Il bilancio di 3 notti di scontri sono un morto, più di 700 feriti, oltre 600 fermati. Il fuoco della ribellione che covava tra i giovani della minoranza russa dopo anni di sopraffazioni e discriminazioni è esploso in modo latente.
Gli scontri di questi giorni hanno radici profonde. L'URSS nel 1922 nacque come uno Stato multietnico e su base di adesione volontaria. Lenin, a differenza di Rosa Luxemburg, era un convinto assertore del diritto di autodeterminazione dei popoli – come pure delle sue minoranze interne - e pensava a un'ampia Federazione Sovietica e Socialista che conglobasse tutti quelle realtà nazionali che liberamente volessero farne parte. Lenin addirittura pensava che il principio dell'autodeterminazione dei popoli doveva essere sbandierato dai rivoluzionari russi in modo assai netto, visto che nei secoli essi avevano avuto un ruolo imperiale e coloniale nei confronti di molte nazioni come la Polonia, le realtà caucasiche, ecc. Anche per questo i tre Stati baltici, che non entrarono a far parte della Federazione vissero, malgrado fossero Stati capitalistici, tranquillamente accanto al «gigante» sovietico. Nel 1939 nel quadro dei protocolli segreti del patto Ribentropp-Molotov mentre la metà della Polonia finivano nelle grinfie del nazismo, gli Stati baltici venivano occupati manu militari dall'Armata Rossa. Il patto di non aggressione non fu solo un errore del gruppo dirigente stalinista ma un vero crimine contro il proletariato internazionale: era appena caduta Madrid dopo tre anni di dura guerra civile che l'URSS spiazzava tutto il mondo annunciando l'accordo con i nazisti. Questo non solo disorientò gli antifascisti e i rivoluzionari di tutto il mondo ma permise di costruire un ponte per l'aggressione alla stessa Unione Sovietica con l'avanzamento delle truppe in parte della Polonia. La storiografia «giustificazionista», a tale proposito, ha dimostrato tutta la sua debolezza: non solo valenti rappresentanti dello Stato Maggiore sovietico (prima di tutto il generale Grigorienko ma indirettamente anche lo stesso Zukov) hanno dimostrato che l'accordo non servì per «prendere tempo» e preparare meglio l'URSS allo scontro con Hitler. L'URSS, infatti, fino al giugno 1941 continuò a rifornire di petrolio l'esercito della Wermacht mentre in Francia il supernazionalista PCF non si oppose in alcun modo all'occupazione nazista della Francia e continuò a parlare attraverso i suoi organi di stampa, (correttamente, ma astrattamente) di «guerra interimperialista in corso». I nazionalisti estoni, da parte loro, non sopportarono mai che la loro indipendenza fosse stata «svenduta» ai sovietici. Del resto i paesi baltici non erano entrati a far parte dell'URSS nel momento della sua fondazione anche perchè erano paesi ancora sostanzialmente agricoli e con un debole movimento operaio in cui ancora attecchivano facilmente idee reazionarie e nazionaliste. Non è un caso che le prime edizioni del Manifesto del Partito Comunista nelle lingue dei paesi baltiche vennero prodotte o subito dopo la Prima Guerra mondiale in edizioni limitatissime o addirittura nel Secondo dopoguerra.
In Estonia come nelle altre repubbliche sovietiche, con lo scoppio della guerra venne imposta alla popolazione anche una massiccia deportazione in Siberia di oppositori o pseudo tali mentre altre 30.000 persone vennero costrette a entrare nell'Armata Rossa. Tali repressioni purtroppo agevolarono i nazisti, che ebbero buon gioco nel presentare come «liberatori» all'indomani della loro conquista di Tallin. Una minoranza di estoni giunse perfino a sostenere i nazisti creando le Waffen estoni che combatterono assieme alle altre truppe multinazionali filo-naziste in molti fronti europei.
A subire le maggiori conseguenze della folle politica di «pulizia etnica» dell'amministrazione nazista furono gli ebrei estoni che vennero letteralmente sterminati mentre sul territorio della repubblica baltica venivano aperti ben 22 campi di lavoro e di sterminio di ebrei stranieri. Anche l'Estonia pagava il suo tributo alla follia di Hitler. La riconquista del paese de parte dei sovietici nell'autunno 1944 non metteva fine immediatamente alle violenze perchè coloro che avevano combattuto o collaborato con i tedeschi vennero arrestati e uccisi mentre un'ondata di guerriglia partigiana nazionalista veniva stroncata dal governo russi negli anni immediatamente successivi al conflitto. Tuttavia, già negli ultimi anni di governo di Stalin, venne accresciuto il ruolo degli estoni nel partito (e quindi nell'amministrazione pubblica). Con la destalizzazione e lo sviluppo dell'economia negli anni Sessanta la popolazione russa nelle repubbliche estoni crebbe fino a raggiunger in alcune zone il 40% della popolazione. Questo processo fu non tanto un progetto pensato a tavolino dai governanti sovietici al fine di «integrare» la popolazione dei paesi baltici al resto della federazione ma assai di più una necessità determinata, nel quadro della divisione interfederale dell'economia, dallo sviluppo dei settori delle industrie meccaniche ed elettroniche, la cui forza lavoro specializzata era principalmente di origine russa. In parte crebbe anche un certo melting-pot sociale e culturale, mentre a partire dagli anni Sessanta vennero perfino favoriti gli scambi culturali ed economici fra l'Estonia e la vicina Finlandia.
Ma le cicatrici del nazionalismo e del risentimento anche parzialmente comprensibile nei confronti dei sovietici, doveva tornare a galla durante il periodo della stagnazione e poi del crollo dell'economia e della struttura sociale sovietica negli anni Ottanta del XX secolo, aprendo la strada alla illusione in gran parte della popolazione dei paesi baltici di una rapida integrazione di loro Stati alle economie dei paesi capitalisticamente avanzati, anche in virtù di una storia profondamente legata a quella dell'Europa Occidentale. Un'integrazione, raggiunta a caro prezzo nel 2004 con l'entrata nella UE, anche grazie alla profonda divaricazione sociale che si è andata via via allargando nel paese e che ha colpito i più poveri e i russi in particolare.
Il fallimento del tragicomico putch anti-Gorbacev dell'agosto 1991 non solo condusse all'immediata dichiarazione d'indipendenza dei tre paesi baltici ma anche al risorgere delle tendenze più revanchiste e reazionarie del nazionalismo estone, al cui movimento avevano partecipato fino ad allora – seppur in modo contradditorio – anche forze politiche di sinistra. Negli anni, seguenti seppur non si assistette a veri e propri pogrom contro la popolazione russa residente in Estonia, come invece avvenne a Baku dopo la crisi del Nagorno-Karabach, e i russi che ne avevano la possibilità abbandonarono l'Estonia. La quota percentuale di popolazione di origine russa residente in Estonia si è ridotta dal 40% all'attuale 25% circa della popolazione complessiva del paese.
La rivolta giovanile di questi giorni affonda le sue radici quindi da una parte in un sistema di politiche di discriminazioni messe in atto dall'amministrazione estone nei luoghi di lavoro e di studio nei confronti della minoranza russa, la cui popolazione che non ha potuto emigrare a causa di motivi economici, rappresentava la spina dorsale di una classe operaia industriale ora in via di rapida riduzione anche nell'Est Europa.
La rivolta, come già nel caso dell'Irlanda degli anni Sessanta e Settanta, è coperta a monte di motivi nazionalistici ma ha una chiara linea di faglia di classe. I giovani russi distruggono il centro città, il mondo dorato di Tallin a loro inaccessibile e ostile. I diritti della minoranza russa devono essere tutelati, il regime discriminatorio e il revisionismo storico in chiave reazionaria deve essere fatto saltare.
Il fatto che la Russia di Putin – del cui regime capitalista e autoritario non nutriamo alcuna simpatia - sostenga le rivendicazioni dei giovani non è solo legato a motivi ovviamente nazionalistici, visto che il padrino di Putin, Eltsin, non fece nulla per fermare la politica ultranazionalista di Tallin. C'è dietro soprattutto la nuova contesa con la NATO per quanto riguarda il riarmo convenzionale e missilistico, che ha già fatto alzare la voce al leader del Cremlino qualche giorno fa.
La lotta dei giovani russi contro il governo estone va ancora maggiormente sostenuta dai comunisti, anche perchè può caricarsi di contenuti politici che potrebbe rimescolare le carte non solo a Mosca ma anche a Bruxelles e a Washington.
* Associazione La Giovane Talpa (Milano)
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