Informazione


www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 27-04-07 

 
Ucraina: i comunisti accusano Juschenko per la marcia della Divisione SS “Galichina”

 

 

Il Partito Comunista di Ucraina (KPU) dichiara che è inammissibile la ricomparsa dell’ideologia nazista e l’esaltazione delle formazioni armate collaborazioniste, che presero parte attiva nella Seconda Guerra Mondiale a fianco della Germania hitleriana.

 

Secondo quanto afferma il corrispondente di “IA Regnum” a Kiev, la nota è stata resa pubblica dall’ufficio stampa del KPU il 19 aprile.

 

“Condanniamo la pretesa delle forze nazional-estremiste, di organizzare una marcia nella capitale ucraina in onore della divisione “Galichina”. Non solo i suoi appartenenti sono stati responsabili della massiccia repressione contro i propri compatrioti, ma hanno anche operato contro la popolazione civile di molti paesi europei. Fatti come questo rappresentano una spudorata ingiuria alla verità storica, un attentato contro la memoria di milioni di sovietici che caddero combattendo contro gli aggressori, furono torturati dalle fruste delle SS e deportati con la forza per lavorare come schiavi all’estero” -, si afferma nella dichiarazione del KPU.

 

“Intendiamo far constatare che la diffusione nella società ucraina delle idee xenofobe e fasciste è stata possibile in conseguenza della politica consapevolmente realizzata dal presidente Juschenko e dai suoi complici “arancioni”, intesa a revisionare la storia nazionale, a riabilitare i mercenari hitleriani dell’OUN-UPA, e a instaurare nello stato l’ideologia etno-nazionalista”.

 

Nota: UPA (Ukrainskaya Postavchenskaya Armia): Esercito Insorto Ucraino. Formato sulla base dell’OUN (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini). Ha operato nelle regioni occidentali dell’Ucraina tra gli anni 1929-1950. E’ conosciuto come “Banderovtsy”, dal nome del suo leader S. Bandera (1908-1959). Ha combattuto contro l’Esercito Sovietico, negli anni 1943-1947.

 

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare



(italiano / english)


ON THE 95TH ANNIVERSARY OF THE PRAVDA DAILY


=== ENGLISH ===

Greetings on the occasion of the 95.th anniversary of the foundation
of the PRAVDA daily


The National Coordination for Yugoslavia, an anti-fascist,
internationalist organization based in Italy and active since 2001,
greets the 95.th anniversary of the foundation of the daily PRAVDA,
for many decades the official organ of the Communist Party of the
Soviet Union.
On this occasion we wish to underline the disastrous situation of the
mass-media in the contemporary world. The monopolistic capital and
the big western powers today control the information system in an
almost totalitarian way, and force it to express their own
weltanschauung and even transform it into an instrument of war. The
journalists of the capitalistic countries are more and more subjected
to occupational blackmails and to all possible kinds of pressure.
They become themselves instrumental for one-sided, partisan, racist
views, for criminalizing and demonizing political adversaries as well
as entire peoples. We are dramatically experiencing all this through
the yugoslav events.
In this critical moment in the history of Europe and humanity, while
reactionary and revisionistic winds fiercely blow with the aim to
erase memories and values of the Partisans' struggle of Liberation
from nazi-fascism, we do remember the contribution of the Soviet
Union, the sacrifice of its brave combatants, as well as the
engagement of Soviet intellectuals, scientists and journalists for
the victory of a different conception of the world, and for a
different world to win: a world without exploitation of humans on
humans.


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
www.cnj.it


=== ITALIANO ===

Messaggio di saluto in occasione del 95.esimo anniversario della
fondazione della PRAVDA.

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, organizzazione
antifascista ed internazionalista attiva in Italia dal 2001, saluta
il 95.esimo anniversario dalla creazione del quotidiano PRAVDA, che è
stato per tanti decenni l'organo ufficiale del Partito Comunista
dell'Unione Sovietica.
Con l'occasione vogliamo sottolineare la situazione disastrosa dei
mass-media nel mondo contemporaneo. Il capitale monopolistico e le
grandi potenze occidentali controllano oggi in maniera pressochè
totalitaria il sistema dell'informazione, piegandolo alla loro
visione del mondo e trasformandolo persino in strumento di guerra. I
giornalisti dei paesi capitalistici, sottoposti sempre più al ricatto
occupazionale e ad ogni tipo di pressioni, diventano così strumento
per costruire visioni parziali, faziose, razziste, per criminalizzare
e demonizzare avversari politici o interi popoli. Nel caso jugoslavo
abbiamo vissuto drammaticamente gli effetti di tutto questo.
In un momento così critico nella storia dell'Europa e dell'umanità,
mentre soffia impetuoso il vento della reazione e del revisionismo
storico di chi vorrebbe cancellare la memoria ed i valori della Lotta
partigiana di Liberazione dal nazifascismo, noi ricordiamo il
contributo dato dall'Unione Sovietica, dai suoi eroi combattenti, ma
anche dai suoi intellettuali, scienziati e giornalisti, per la
affermazione di una visione del mondo diversa e per l'affermazione di
un mondo diverso, liberato dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
www.cnj.it


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
agenzia/libreria Cafevoyage
Negozio civico CHIAMAMILANO

vi invitano

giovedì 10 maggio 2007
alle 20,30
a una serata presso il
Negozio Civico CHIAMAMILANO

SERBIA: una cultura, una società, un progetto

- è gradita la conferma -


La serata vedrà la partecipazione del Consolato Generale della Repubblica Serba a Milano, del titolare dell'agenzia viaggi/libreria Cafevoyage, del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia e di un professore dell'Università degli Studi di Milano che svolgerà una breve relazione sugli eventi che più hanno influito sulla storia di questo paese e sugli aspetti più significativi della sua cultura. L'evento sarà animato da musica balcanica dal vivo.


Programma

Moderatore: Zoran BOROVAC - ex Console Generale della Rep. Federale di Jugoslavia a Milano
Musica dal vivo: Jovica JOVIC - fisarmonicista Rom jugoslavo

 

20.30 Musica tradizionale serba e immagini proiettate

20.45 Introduzione della serata e dei relatori da parte del Moderatore

20:50 Saluto da parte del Consolato Generale di Serbia
Ivana PEJOVIC - Console Generale della Repubblica di Serbia a Milano

21.00 Una breve relazione sugli eventi che più hanno influito sulla storia della Serbia e sugli aspetti più significativi della sua cultura
Prof. Elena DELL'AGNESE - Università degli Studi Milano Bicocca

21.20 "Dall'informazione alla solidarietà"
Ivana KERECKI - Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, sez. di Milano

Pausa musicale

21.40 "8 di Sargan" - Un percorso nella cultura e nella tradizione
Roberto SABATINI - CafeVoyage

22.00 interventi dal pubblico e dibattito tra i relatori

Al termine musica tradizionale serba


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JOVICA JOVIC
Uno dei migliori fisarmonicisti rom dell'area milanese, Svolge l'attività concertistica con il gruppo musicale "Muzikanti", composto, oltre a lui, da giovani musicisti italiani e un sudamericano. Vero amico della comunità serba della zona è un signor musicista con una signora fisarmonica, recentemente recuperata nel suo paese, Pozarevac, dopo un paio d'anni di silenzio.


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L'"OTTO DI SARGAN"
Un percorso tra la cultura e la tradizione raccontando la storia di un progetto ferroviario tra le montagne della Serbia, opera di ingegneria tecnicamente unica e rinnovata recentemente con il contributo di due tra i più noti artisti del Paese.


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L'ARTE BIZANTINA
I monasteri Ortodossi Serbi - di cui verranno mostrate diverse fotografie - rappresentano la culla dell'arte delle icone nel mondo slavo. Decorati tra il X e il XIII secolo da artisti anonimi, in onore alla tradizione di umiltà del Medioevo nei Balcani, furono la scuola dalla quale uscì l'ispirazione dei più grandi pittori di icone Russi come Andrej Rjubljev. Lo splendore delle decorazioni e la finezza degli affreschi sono una scoperta anche per il più smaliziato dei viaggiatori.


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I RIFERIMENTI:

CNJ
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
www.cnj.it

CAFEVOYAGE 
Agenzia viaggi/libreria
Via G.B. Vico 4
0242474150 - milano2@...

Negozio Civico CHIAMAMILANO
Aperto tutti i giorni dalle 12 alle 20
Largo Corsia dei Servi 11 (MM1 S. Babila/Duomo)
Tel 02 76398628 - Fax 02 76313223


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ALTRI ANNUNCI E LOCANDINE PER LA INIZIATIVA:






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Mentre la città di Torino e la Regione Piemonte ricordano la figura e l'opera di Primo Levi attraverso una mostra e intitolandogli la nuova Biblioteca Civica (in via Leoncavallo 17, nella Circoscrizione 6:
segnaliamo che in Serbia sono recentemente stati pubblicati:

"Se questo è un uomo" - "Zar je to čovek", ed PAIDEIA


"I sommersi e i salvati" - "Potonuli i spaseni", ed. CLIO


Sta per uscire anche "Il Sistema Periodico", sempre nella "satinata" traduzione di Elizabet Vasiljevic (Cavaliere del Lavoro d'Italia).

(segnalazione a cura di DK)



From: vecchi.andrea
Subject: Iniziativa da far girare sulla vostra mailing - list. Grazie.
Date: April 26, 2007 7:25:35 PM GMT+02:00
To: jugocoord

Cari compagni,

in allegato, troverete il volantino di un'iniziativa di presentazione
del nuovo libro del Prof. Domenico Losurdo. L'iniziativa si terrà a
Casalgrande (R.E), Martedi 8 Maggio alle 20:45. Il libro si intitola
"il linguaggio dell'impero" e analizza anche la situazione dell'ex
Jugoslava. Vi chiedo di far girare il volantino attraverso la vostra
mailing list. Grazie

### Il volantino della iniziativa si può scaricare dal nostro sito:

https://www.cnj.it/INIZIATIVE/Casagrande080507.pdf ###


Incoraggiati dalla canea antipartigiana che in Italia da anni sta montando in particolare grazie alla istituzione del "Giorno del Ricordo" (10 Febbraio) e forti della impunità di cui godono per le loro apologie - che solo in teoria sarebbero anticostituzionali -, centinaia di nazifascisti si sono riuniti a Trieste per infangare il XXV Aprile ed insultare i Combattenti per la Libertà...

Dal Piccolo di oggi 26 aprile 2007

Conferenza di Ugo Fabbri all'hotel Milano, nel pomeriggio a Basovizza trecento militanti in nero

Gli ultrà di destra: «È la festa degli infoibatori»

Alla manifestazione anche gli esponenti di An Angelo Lippi e Pellarini

di Claudio Ernè

C'è il 25 aprile di chi crede nella libertà, nella democrazia, nell'eguaglianza e nel rispetto dell'uomo. E c'è il 25 aprile degli altri. Di quelli che affermano e scrivono a caratteri gotici sui manifesti «che l'Italia è l'unico Paese che festeggia la propria sconfitta e la sconfitta dell'Europa».
Gli «altri», il loro 25 aprile, lo hanno celebrato in due distinti momenti. Al mattino in un albergo del centro in cui avrebbe dovuto prendere la parola Stefano Delle Chiaie, 71 anni, fondatore di Avanguardia nazionale, già consulente di alcuni regimi golpisti sudamericani tra cui quello di Augusto Pinochet e tra gli organizzatori del fallito golpe Borghese. E nel primo pomeriggio attorno alla foiba di Basovizza, tra braccia tese nel saluto romano, gagliardetti,  anfibi, teste rasate e tatuaggi, tra cui uno del volto del «Duce», esibito sul bicipite da uno dei circa 300 militanti in nero convenuti dal Veneto e dal Friuli sulla spianata della miniera.
Stefano Delle Chiaie non si è fatto vedere a Trieste ma l'azione di  due giorni fa all'albergo Milano, in cui cinque attivisti di una sedicente estrema sinistra hanno imbrattato la hall per manifestare il loro dissenso, ha avuto il potere di richiamare un buon numero di persone nella sala.
«Siamo qui perché le intimidazioni non ci piacciono» ha affermato l'avvocato Mario Sardos Albertini. Non dissimile il giudizio di altre persone presenti. Tra essi il consigliere comunale di Alleanza Nazionale Angelo Lippi che nel pomeriggio ha presenziato anche alla cerimonia di Basovizza, restando sempre al margine dello schieramento di giovani in jeans neri e maglia nera. Accanto a lui Andrea  Pellarini, eletto come lui nelle file del partito di Gianfranco Fini.
Ma ritorniamo al convegno presentato da Giorgio Cembalo, che ha citato i tanti ragazzi che negli anni di piombo sono stati uccisi, tra cui Sergio Ramelli. A infiammare le «polveri», raccogliendo applausi a scena aperta è stato Ugo Fabbri, ex sindacalista, già militante del disciolto «Ordine Nuovo», invitato di recente dalle autorità iraniane al convegno negazionista sulla Shoa. «Siamo qui per dire a tutti: non ci avete infoibato» ha esordito Fabbri. Poi ha lanciato un messaggio «ai camerati che vogliono rifarsi una verginità». «I delinquenti sono i partigiani che hanno infoibato la gente. Oggi è la festa degli infoibatori. Dovremmo andare in Risiera a sputare loro addosso».
Poi ha continuato sostenendo che «la guerra civile non è finita». Al centro del suo intervento il processo per i crimini della Risiera di San Sabba. «Uno dei giudici popolari ha fatto parte di quella Corte ed è andato lì per fare la propria vendetta personale» Fabbri ne ha fatto il nome, insinuando che fosse ebreo. «Sei dei quattro magistrati erano di origine slovena, giudici titini con la stella rossa. La sentenza va cassata».




Un crime qui ne sera jamais jugé à La Haye

Lors de son accession à l’indépendance, la Slovénie a été agitée par une courte guerre entre l’armée yougoslave, déployée aux frontières internationales de la fédération, et des policiers et paramilitaires aux ordres des autorités sécessionnistes. Lors d’un de ces affrontements, le 28 juin 1991, un cameraman de la chaîne autrichienne ORF a filmé ce qui paraît être l’exécution de trois jeunes conscrits yougoslaves qui déployaient un drap blanc en signe de reddition. Selon les Conventions de Genève, abattre des prisonniers relève du crime de guerre et cet épisode, au poste de Holmec, à la frontière autrichienne, serait dès lors le tout premier cas de crime de guerre enregistré lors du démantèlement sanglant de la Yougoslavie qui s’étendra tout au long des années ’90.

Il fallut attendre près de huit ans pour que la séquence vidéo soit diffusée par la télévision slovène. Une enquête sera expédiée, concluant à l’inexistence de tout crime qui aurait pu ternir la guerre d’indépendance : les soldats auraient simulé leur exécution. L’affaire aurait été définitivement enterrée si une ONG slovène de défense des droits humains, le Helsinki Monitor (HMS), et sa présidente, Neva Miklavcic Predan, ne s’en étaient emparées et n’avaient entamé elles-mêmes leur propre enquête. Ainsi, avec l’aide de la presse et d’ONG d’autres républiques ex-yougoslaves, le HMS réussit à identifier des survivants de la fusillade et des proches des victimes, un Croate d’Herzégovine et deux Serbes de Vojvodine.

Craignant que leur mythe fondateur –  la glorieuse guerre de libération de 1991 – ne soit entaché de pratiques hélas communes à toutes les guerres, les autorités slovènes ont réagi avec hargne à la quête du HMS pour que les auteurs du crime – toujours non identifiés – aient à répondre de leurs actes. Les attaques dans la presse, les procès, les saisies, les menaces et même les agressions physiques se sont multipliées après que Miklavcic Predan ait accusé l’ancien président Kucan d’avoir menti lors de son témoignage à La Haye en 2003 contre son homologue serbe, Slobodan Milosevic, qui avait évoqué les exécutions de Holmec.

Actuellement, la présidente du HMS fait l’objet de quatre procès, accusée de diffamation ou de corruption, dans des affaires concernant Holmec ou les « effacés », un autre centre d’activité de l’association. Après qu’elle ait été acquittée en première instance dans l’une d’entre elles, le Premier ministre Janez Jansa a, en juin dernier, exigé que « les organes d’état prennent des mesures à l’encontre de ses mensonges absurdes et pathologiques ». Deux semaines plus tard, le procureur faisait appel. En matière de séparation des pouvoirs, le « modèle slovène » laisse percevoir certaines failles…


NB : Cet article vient d'être publié dans le journal La lettre de Bastille-République-Nation (BRN) http://lereseaubrn.free.fr/ 


(english / italiano / srpskohrvatski)

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Fonte: Radio Belgrado - Notizie 25 aprile 2007

La Televisione croata ha trasmesso ieri sera un filmato registrato
durante una riunione del vertice politico e militare della Croazia
che e' stata tenuta alla vigilia dell'azione militare «Tormenta» il
31 luglio del 1995 sulla isola Brioni. Nel corso della riunione il
presidente croato Franjo Tudjman ha dichiarato che ai serbi bisognava
infliggere colpi che avrebbero causato la loro scomparsa. In base ad
alcune dichiarazioni pronunciate durante questa riunione il tribunale
dell'Aia ha accusato i generali croati Ante Gotovina, Ivan Cermak e
Mladen Markac di aver partecipato all'impresa criminale del vertice
politico e militare della Croazia lo scopo della quale era la pulizia
etnica dei serbi dalla Croazia. Tudjman ha detto che i serbi dovevano
essere cacciati via e sparire dalla Croazia e che bisognava
lasciargli una via di scampo, perche' in questo modo l'esercito dei
serbi croati sarebbe stato demoralizzato. Tudjman ha ordinato che
venisse bombardata la citta' di Knin. Durante la riunione e' stato
comunicato che la Croazia per l'azione militare Tormenta aveva
appoggio della Germania e della NATO e che essa sarebbe stata
approvata dagli Stati Uniti, se fosse stata eseguita in modo
professionale in pochi giorni, al pari dell'azione effettuata nella
Slavonia occidentale. La procura statale della Croazia ha confermato
precedentemente che questo filmato e' autentico. Secondo i dati delle
associazioni dei profughi serbi della Croazia nella Tormenta sono
stati uccisi 2.400 serbi, la meta' dei quali erano civili, mentre 250
mila serbi sono stati costretti ad abbandonare il territorio croato.
Tutte le loro case e edifici pubblici sono stati saccheggiati. Circa
20 mila case sono state date alle fiamme.

---

Radio Beograd - Vesti

25. april 2007. 09:15

HTV objavila dokaze protiv nekadašnjeg hrvatskog državnog tima

Hrvatska televizija je sinoć objavila tonske snimke sa sastanka
hrvatskog civilnog i vojnog vrha 31. jula 1995, na Brionima,
neposredno uoči vojne akcije «Oluja» u Kninskoj krajini, na kome je
tadašnji hrvatski predsednik Franjo Tuđman izjavio je da Srbima
treba naneti takve udarce da praktično nestanu. Na osnovu nekih od
izgovorenih navoda, Tužilaštvo Haškog tribunala je zasnovalo
optužnicu protiv hrvatskih generala Ante Gotovine, Ivana Čermaka i
Mladena Markaša, uz tvrdnju da je reč o zločinačkom poduhvatu
hrvatskog državnog vrha u cilju planiranog etničkog čišćenja Srba
iz Hrvatske. Tuđman se, uz izjavu da Srbi moraju nestati, zalažio za
njihovo iseljavanje, rekavši da im "treba dati izlaz, što će
psihološki delovati na njihovu vojsku", i zatražio od vojnog vrha
dejstvovanja po Kninu. Na sastanku je saopšteno i da Hrvatska za
akciju ima podršku Nemačke i NATO-a, kao i SAD ukoliko «Oluja»
bude izvršene na profesionalan način, kao je to učinjeno u Zapadnoj
Slavoniji, u roku od nekoliko dana. Državno tužilaštvo Hrvatske je
ranije potvrdilo da su snimci sa sednice autentični. U "Oluji" je,
prema podacima izbegličkih srpskih organizacija, ubijeno 2.400 Srba,
od kojih je gotovo polovina civila i proterano oko 250.000 gradjana
srpske nacionalnosti. Sva njihova domaćinstva i javne ustanove su
opljačkane, a procenjuje se da je spaljeno i uništeno 20.000 srpskih
objekata.

---
http://www.adnki.com/index_2Level_English.php?
cat=Politics&loid=8.0.408838358&par=0

ADN Kronos International (Italy)
April 26, 2007

CROATIA: FORMER PRESIDENT 'PLANNED ETHNIC CLEANSING OF SERBS'

Zagreb - A video has surfaced in Croatia allegedly
showing Croatia’s late president Franjo Tudjman and
other members of the country's top military and
political leadership planning the 'Storm' military
operation that between July and September 1995 drove
over 200,000 Serbs from Croatia and killed hundreds.

Commenting on the footage aired on state television
late on Wednesday, a lawyer for Anton Gotovina, one of
three generals indicted for war crimes against
civilians during the 'Storm' operation, Luka Misetic
said on Thursday: "it does not damage nor is it useful
for my client's defence."

The video allegedly shows key moments from a meeting
the country’s top military and political leadership
held on the island of Brioni on 31 July 1995, on the
eve Operation Storm, which resulted in the exile of
most ethnic Serbs. In it Tudjman apparently speaks of
planning the future expulsion of Serbs from Croatia,
mentioning "blows that will make the Serbs all but
disappear, in other words, those we don’t reach
immediately, must capitulate in the next few days."

Some of the footage forms the basis of the United
Nations war crimes tribunal for the former Yugslavia's
indictments against the three Storm generals:
Gotovina, Ivan Cermak and Mladen Markac.

The Hague tribunal's prosecutors considers the content
of the video as proof of existence of a criminal
enterprise to forcibly remove the Serb population from
Croatia.

According to the Hague indictment 'Storm' was a part
of a “joint criminal undertaking," aimed at ethnically
cleansing Serbs from Croatia.

The indictment, unveiled in 2001, also named Tudjman
as the mastermind of the ethnic cleansing campaign but
he died in 1999 before he could stand trial.
....
The footage shows Tudjman speaking of planning the
future withdrawal of Serbs, that the Hague Tribunal
considers to be a plan for ethnic cleansing.

According to the Croatian state television, HRT,
Tudjman reportedly told his generals the Storm
operation received backing from Germany and NATO.

LACRIME


Abbiamo visto Piero Fassino in lacrime per lo scioglimento dei DS.
Non l'abbiamo visto piangere quando dalle nostre basi partivano gli
aerei che andavano a bombardare la Jugoslavia.

Claudia Cernigoi
Trieste


Il 26 aprile 1937 i fascisti italiani e tedeschi bombardavano a tappeto la cittadina basca di Guernica

Alcune foto al sito originale di questo articolo, apparso sull'ottimo quotidiano tedesco junge Welt:
 

junge Welt (Berlin)

25.04.2007 / Thema / Seite 10

Krieg geprobt


Am 26. April 1937 zerstören deutsche und italienische Faschisten im ersten Flächenbombardement der Militärgeschichte die baskische Stadt Gernika. Die offizielle deutsche Seite hat bis heute Schwierigkeiten, daran zu erinnern

Von Wolfgang Wippermann


Am 26. April 1937 – morgen vor 70 Jahren – griffen deutsche und italienische Flugzeuge die kleine baskische Stadt Gernika (spanisch: Guernica) an. In mehreren Angriffswellen wurden Spreng-, Splitter- und Brandbomben auf die unverteidigte und militärisch völlig unbedeutende Stadt geworfen, die gänzlich zerstört wurde. Die Opferzahlen sind nie genau ermittelt worden. Schätzungen schwanken zwischen 200 und über 1000. Vor dem dreistündigen Angriff lebten etwa 10000 Menschen – 7000 ständige Einwohner und 3000 Flüchtlinge – in Gernika.

Gernika war das erste Flächenbombardement der Geschichte. Der Terror sollte und hat Entsetzen unter der Zivilbevölkerung hervorgerufen. Die spätere Schutzbehauptung der deutschen Militärs und Militärhistoriker, wonach man doch »nur« eine Brücke habe zerstören wollen – die man dann noch nicht einmal traf –, ist schlicht eine Lüge. Gernika war ein – deutsches – Kriegsverbrechen und stellte einen Zivilisationsbruch dar, den Deutsche zu verantworten haben. Pablo Picasso hat dies erkannt und mit seinem gleichnamigen Meisterwerk zum Ausdruck gebracht.


Globale Offensive des Faschismus

Doch dies war nicht alles. Der sorgfältig geplante und skrupellos ausgeführte Angriff auf Gernika markiert darüber hinaus die globale Offensive des Faschismus. Einmal in Spanien selbst. Hier hatten die Franco-Faschisten trotz der Hilfe der Land- und Luftstreitkräfte ihrer deutschen und italienischen Gesinnungsgenossen verschiedene militärische Niederlagen hinnehmen müssen. Vor allem die Hauptstadt des republikanischen Spaniens, Madrid, war nicht gefallen. Die militärische Entscheidung wurde jetzt im Norden gesucht. Luft- und Terrorangriffe auf die schutzlose Zivilbevölkerung sollten sie erzwingen. Dies geschah auf Drängen des Stabs­chefs der »Legion Condor« Wolfram Freiherr von Richthofen – und ganz offensichtlich auch auf Befehl Hitlers.

Die faschistischen Mächte gingen 1937 jedoch nicht nur in Spanien in die Offensive. Zur gleichen Zeit verstärkte Japan den außenpolitischen Druck auf China, um dieses riesige Land schließlich im Juli 1937 anzugreifen. Dieser ohne förmliche Kriegserklärung begonnene Aggression in Asien endete erst im Sommer 1945.

Das faschistische Italien hatte 1936 den mit äußerster Brutalität und auch unter Einsatz von Giftgas geführten Krieg in Abessinien beendet und noch im gleichen Jahr mit Bodentruppen in den Spanischen Bürgerkrieg eingegriffen. Beide Handlungen waren völkerrechtswidrig, wurden jedoch vom Völkerbund und den demokratischen Staaten nur milde getadelt.

Die offenkundigen Kriegsvorbereitungen Deutschlands stießen bei den Westmächten ebenfalls auf wenig Widerstand. Dies galt sowohl für die seit 1933 betriebene widerrechtliche Aufrüstung als auch für die Einführung der allgemeinen Wehrpflicht im März 1935 und den Einmarsch in das entmilitarisierte Rheinland im Februar 1936. Auf die offene Einmischung in den Spanischen Bürgerkrieg im Juli 1936 reagierten die Westmächte mit der Einberufung eines völlig passiv bleibenden Nichtinterventionskomitees. Hitler fühlte sich durch diese schon in Spanien begonnene Appeasementpolitik Englands und Frankreichs bestätigt und gab in der »Denkschrift zum Vierjahresplan« sowohl der deutschen Armee wie der deutschen Industrie den Befehl, »in vier Jahren kriegsfähig« zu sein. In Spanien wurde dieser Krieg schon einmal geprobt.

Toleriert wurde das alles von den Westmächten, die meinten, Hitler »beschwichtigen« zu können, weil sie sich für einen Krieg nicht stark genug fühlten. In Frankreich versank die 1936 gebildete und mit so vielen Hoffnungen begleitete Volksfrontregierung unter Léon Blum in Apathie und Nichtstun, was dazu führte, daß Blum schon am 19. Juni 1937 völlig enttäuscht und demoralisiert zurücktrat. Zu einem Regierungs- (und Thron-)wechsel kam es auch in England, das sich genau wie Frankreich von den Folgen der Weltwirtschaftskrise noch keineswegs erholt hatte und wiederum wie Frankreich mit einer erstarkenden faschistischen Partei – Oswald Mosleys British Union of Fascists – konfrontiert war. Nachfolger Stanley Baldwins, der am 28. Mai 1937 zurücktrat, wurde Neville Chamberlain. Er sah nicht nur der Aggression Deutschlands und Italiens in Spanien, sondern auch der japanischen in China tatenlos zu, obwohl britische Interessen in Ostasien ganz unmittelbar tangiert wurden.


Scheitern des Antifaschismus

Allen anderen und späteren Bekundungen zum Trotz betrieben England und Frankreich keine antifaschistische Politik. Was machte die Sowjet­union? Sie verkaufte für gutes und teures Geld Waffen an die Spanische Republik und entsandte »Experten«, und zwar sowohl militärische als auch terroristische. Letztere begannen ebenfalls 1937 in Barcelona mit ihrem blutigen Handwerk. Zu den vornehmlichsten Opfern der »Tschekisten« (russischer und auch deutscher Herkunft) wurden keineswegs »Faschisten«, sondern vor allem vorgebliche oder tatsächliche Trotzkisten. Angesichts der Massaker an den Anhängern der POUM (Arbeiterpartei der marxistischen Einheit) wandten sich viele der nach Spanien geeilten Antifaschisten entsetzt von dieser pervertierten und mißbrauchten Form des Antifaschismus ab. George Orwell, dessen »Hommage auf Katalonien« Ken Loach in »Land and Freedom« meisterhaft verfilmt hat, war einer von ihnen. Sie wurden dann von den Kommunisten als »Renegaten« beschimpft, wandelten dieses Schimpfwort jedoch in einen Ehrentitel um.

Die Sowjetunion hatte den Kredit, den sie 1935 durch die Beschlüsse des VII. Weltkongresses der III. Internationale gewonnen hatte, zudem durch die sogenannte »große Säuberung« verloren, der neben der gesamten alten Garde der Bolschewiki auch fast die komplette militärische Führung der Roten Armee zum Opfer fiel. Die nach wie vor an ihre Sache glaubenden und mutig weiterkämpfenden kommunistischen Interbrigadisten konnten froh sein, daß sie in den spanischen Schützengräben, wie der deutsche Schriftsteller und Literaturwissenschaftler Alfred Kantorowicz in seinem »Spanischen Tagebuch« (1948) ironisch notierte, »weit vom Schuß« waren.

Die USA, damals schon Weltmacht, hielten an ihrem isolationistischen Kurs fest. Präsident Franklin D. Roosevelt warnte die faschistischen Mächte zwar in seiner sogenannten Quarantäne-Rede vom 5. Oktober 1937, ließ diesen Worten aber keine Taten folgen. Gernika und das Leid der Basken waren zwar bekannt und wurden in der amerikanischen Publizistik auch beweint, doch konkrete Hilfe kam nicht. Dennoch eilten auch amerikanische Antifaschisten der bedrohten Spanischen Republik zu Hilfe und stellten eine eigene, nach Präsident Abraham Lincoln benannte Brigade auf. Ernest Hemingway dagegen begnügte sich mit Schreiben. »For Whom the Bell tolls« (Wem die Stunde schlägt) aus dem Jahr 1940 ist 1943 von Hollywood ziemlich schnulzig verfilmt worden.


Papst gegen Republik

Die schärfste Kritik ist an die Adresse des Papstes Pius XI. zu richten. Er verfügte zwar nicht, wie Stalin einmal gespöttelt hat, über militärische Divisionen, wohl aber über moralisches Ansehen, das ihn berechtigt und verpflichtet hätte, den Angriff auf Gernika und die anderen faschistischen Verbrechen in Spanien zu verurteilen. Doch das geschah nicht. Statt dessen hat der Vatikan völlig einseitig die Partei der Faschisten ergriffen. Ihr Kampf gegen die legitime spanische Republik wurde von der katholischen Kirche in Spanien (mit Ausnahme natürlich der baskischen Bischöfe) als gottgewollter und gottgefälliger »Kreuzzug gegen den gottlosen Bolschewismus« gefeiert und zugleich legitimiert. Zu Gernika kam kein Wort des Bedauerns. Im Gegenteil!

Auf der Pariser Kunstausstellung im Jahr 1937 wurde gewissermaßen als Gegengewicht zu Picassos »Guernica« im spanischen Pavillon in dem des Vatikans ein sechs mal drei Meter großes Altargemälde des Franquisten José María Sert gezeigt, auf dem die, so die Unterschrift, »Heilige Theresa, Botschafterin der göttlichen Liebe zu Spanien, (...) unserem Herrn die spanischen Märtyrer von 1936« (womit Francos Soldaten und marokkanischen Legionäre gemeint waren) darbringt. Auf diesem katholischen Agitpropbild stürzt sich die »Heilige Theresa« wie ein deutscher Stukabomber auf Spanien, um die faschistischen »Märtyrer« direkt in den Himmel zu holen.

Die »heilige Stadt« der Basken hatte da gerade die Hölle erlebt. Doch dies hat den »Heiligen Vater« in Rom nicht interessiert. Übrigens bis heute nicht. Der faschistische Terror in Gernika und anderswo wurde von keinem katholischen Oberhaupt klar und kompromißlos verurteilt. Und wenn, dann nur unter Nennung des angeblich viel schlimmeren kommunistischen. Dies ist und soll kein Plädoyer für einen antikatholischen Kulturkampf sein, sondern eine Anklage gegen alle, die dem Zivilisationsbruch in Gernika tatenlos zugesehen haben, der unmittelbar zum Zweiten Weltkrieg führte.


Leerstelle im kollektiven Gedächtnis

Dies ist nicht vergessen, aber verdrängt worden. Gernika war und blieb bekannt, aber mehr das Bild Picassos als die Stadt. Im kollektiven Gedächtnis der Völker war und sollte Gernika lange Zeit eine Leerstelle sein. Zunächst und vor allem in Spanien. In der Zeit des Faschismus, die in Spanien erst mit Francos Tod 1975 zu Ende ging, gab es geradezu ein Verbot, über Gernika öffentlich zu sprechen. Dieses Gedächtnisverbot ist erst in den letzten Jahren gebrochen worden. Aber mehr im Baskenland selbst als im übrigen Spanien. Hinderungsgrund sind die Aktivitäten der ETA. Aber sie war es, die das erfolgreiche Attentat auf Carrero Blanco ausgeführt hat, der der offizielle Vertreter und schon ernannte Nachfolger des Faschisten Francos war.

Doch wie man auch immer die politischen und Untergrundaktivitäten der ETA beurteilen will, sie legitimieren nicht, den Terrorangriff vom 26.April 1937 in irgendeiner Weise zu relativieren oder zu verdrängen. Wie schon gesagt, geschieht dies im Baskenland auch keineswegs. Dies ist vor allem das Verdienst des baskischen Friedenszentrums »Gernika Gogoratuz«, das in vielfältiger Weise an Gernika erinnert. Dabei arbeitet es in den letzten Jahren auch mit einigen deutschen Initiativen zusammen. Dies ist neu. Ist doch Gernika gerade in Deutschland lange Zeit verdrängt worden.

In der DDR allerdings weniger als in der (alten und neuen) Bundesrepublik. Dort gab es viele Straßen, die nach Interbrigadisten benannt wurden. Einige dieser Straßennamen sind inzwischen jedoch »abgewickelt« worden. Eine geschichtsvergessene Schande. Doch einen Gernika-Platz gab es in der DDR nicht. Wie sonst auch stand die Erinnerung an die antifaschistischen Kämpfer und nicht der Opfer im Mittelpunkt. Während Picassos »Guernica« in allen Schulen gezeigt und besprochen wurde, galt seine Friedenstaube in den achtziger Jahren als staatsfeindliches Symbol. Doch wer dies wie die späte diplomatische Anerkennung des faschistischen Franco-Regimes durch die DDR kritisiert, darf über die Geschichtspolitik der Bundesrepublik nicht schweigen.

Gernika war hier eine verordnete Leerstelle im kollektiven Gedächtnis. Dies, obwohl das Verbrechen bekannt war, weil sich schon der NS-Staat seiner gerühmt hatte. Ein Beispiel ist die 1939 anläßlich der Rückkehr der »Legion Condor« umbenannte Spanische Allee in Berlin-Zehlendorf. Maßgebend für das spätere Beschweigen von Gernika war der bundesrepublikanische Antikommunismus, der so etwas wie die Staatsideologie der Bundesrepublik war und ist. Galt doch auch die Spanische Republik als kommunistisch. Das faschistische Franco-Spanien war und blieb dagegen Bundesgenosse im Kampf gegen den weltweiten Kommunismus. Schließlich war der nach 1945 für kurze Zeit international geächtete Franco auch von den USA wieder anerkannt worden, die dafür militärische Stützpunkte in Spanien erhielten.

Ein weiterer wichtiger Faktor war die sogenannte Traditionspflege der Bundeswehr, die mehrere Kasernen und Fliegerhorste nach Angehörigen der »Legion Condor« benannte. Den Rest besorgten die immer zahlreicher werdenden Touristen, die in Spanien – auch schon in der faschistischen Zeit – Erholung suchten und nicht an die Geschichte erinnert werden wollten. Darunter befanden sich auch verschiedene 68er, denn die haben in dieser Hinsicht kaum für einen erinnerungspolitischen Wandel gesorgt. In Mallorca war fast jeder, doch in Gernika kaum jemand.

Mit zur Verdrängung dieses Verbrechens hat jedoch ebenfalls die seit dem gleichnamigen Hollywoodfilm von 1979 einsetzende, wie soll man sagen, »Entdeckung« des Holocausts beigetragen. Denn alles, was im Schatten dieses Megaverbrechens steht oder zu stehen scheint, gilt als »nicht so schlimm«. Selbst noch in der (ersten) Ausstellung »Verbrechen der Wehrmacht« tauchte das erste Verbrechen der Luftwaffe – Gernika – nicht auf. Wenn von »Bombenterror« geredet wurde, waren Dresden und andere deutsche Städte gemeint. Vor Dresden waren aber Gernika 1937, Warschau 1939, Rotterdam und Coventry 1940, Belgrad 1941.


Geschichtspolitische Initiativen

Daran ist seit den achtziger Jahren jedoch von verschiedenen Einzelpersonen und Initiativen erinnert worden. Die Liste ist nicht lang, aber wichtig. Unvergessen ist das Engagement der Grünen-Politikerin Petra Kelly. Gewürdigt werden sollte aber auch Ute Vogt von der SPD, die sich in und mit der Partnerstadt von Gernika, Pforzheim, für eine Versöhnung eingesetzt hat. In Wunsdorf bei Hannover kämpfte ein lokaler Geschichtsverein gegen die Benennung eines Standortes der Luftwaffe nach einem Offizier der »Legion Condor«. Schließlich mit Erfolg. Und dann darf der in Berlin ansässige »Deutsch-baskische Kulturverein Gernika« nicht unerwähnt bleiben. Er arbeitet mit dem baskischen »Gernika Gogoratuz« eng zusammen und hat schon vor zehn Jahren ein internationales Symposium über Gernika veranstaltet, das ein bemerkenswert breites und positives Echo hervorrief.

Diese gewissermaßen von unten getragenen geschichtspolitischen Aktivitäten blieben nicht unbeachtet und führten zu gewissen Erfolgen. Die PDS führte 1997 eine Gedenkveranstaltung im Bundestag in Bonn durch, die aber von den Medien wenig beachtet und von der CDU sogar kritisiert wurde. Um so größer war das Erstaunen, daß gleichzeitig der deutsche Botschafter in Spanien auf der Gedenkveranstaltung in Gernika erschien und eine Erklärung des Bundespräsidenten – damals Roman Herzog – verlas, in der dieser sein Bedauern über die Bombardierung Gernikas aussprach. Sie war zwar zurückhaltend – meiner Erinnerung nach sogar zu sehr – formuliert, fand aber bei den anwesenden Basken große Zustimmung. Dies war der geschichtspolitische Durchbruch.

Seitdem haben sich die deutsch-baskischen Beziehungen bedeutend verbessert. Gernika scheint zumindest im kollektiven Gedächtnis der Deutschen langsam den ihm zustehenden Platz zu erhalten. Das geschieht aber nur, wenn wir uns weiter dafür einsetzen. Für Gernika, aber auch für die Achtung und Ehrung der deutschen Interbrigadisten, die für Gernika und die Spanische Republik gekämpft haben. Die Fraktion Die Linke hat im Bundestag einen Antrag gestellt, wonach u.a. folgendes beschlossen werden soll: »Der Deutsche Bundestag gedenkt, stellvertretend für die mehr als 3000 deutschen Freiwilligen, die auf der Seite der Spanischen Republik kämpften, der Reichstagsabgeordneten Artur Becker, Hans Beimler, Walter Chemnitz, Franz Dahlem, Gustav Flohr, Erich Glückauf, Paul Hornick, Fritz Kahmann, Otto Kühne, Wilhelm Pinnecke, Max Roscher, Hermann Schnelle und Hermann Schuldt. Der Deutsche Bundestag würdigt ebenfalls den Einsatz der späteren Abgeordneten des Deutschen Bundestages Jakob Altmaier, Peter Blachstein, Willy Brandt, Gustav Gundelach, Hermann Nuding, Fritz Schönauer und Walter Vesper für die Spanische Republik.« Der Antrag ist noch nicht entschieden worden.


Wolfgang Wippermann ist Professor für Neuere Geschichte im Friedrich-Meinecke-Institut der Freien Universität Berlin






Alcuni dei monumenti ai partigiani jugoslavi che hanno contribuito alla liberazione dell'Italia:

1) Monumento per la battaglia di Ceppo (TE)

2) Lapide a Forca di Cerro (PG)

3) Monumento ai Partigiani Jugoslavi caduti (Roma)

4) Monumento a Vladimir Gortan (Pula/Pola, Istria)