Informazione
Israel supports the DOS regime in Serbia
The state of Israel is supporting the DOS regime in Serbia since its
very beginning, i.e. October 2000.
This has been revealed by the Israeli ambassador in Belgrade himself,
Yoran Shani, in an interview to "Nacional" published in 2002 (see a
protest letter in serbocroatian at:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1743).
On that occasion, ambassador Shani said he was proud of having
personally supported DOS' coup against Milosevic.
At the beginning of 2003 the President of Yugoslavia Vojislav Kostunica
decorated the ambassador:
Diaspora representatives, Israel ambassador decorated
BELGRADE, March 3 (Tanjug) - Before the end of his mandate, Yugoslav
President Vojislav Kostunica has bestowed orders on distinguished
Serbs from the diaspora, Israeli Ambassador Yoran Shani and head of
UNICEF office Jean-Michel Delmotte, the Official Gazette said.
Shani was decorated with the Yugoslav Star of First Degree
for exceptional merits in developing and improving interstate
relations, while Demotte was decorated with the Order of Yugoslav
Merits of Second Degree. US citizen Mila Lazarevic - Nolan was also
decorated with the Order of Yugoslav Merits of Second Degree.
Chairman of the US Serb Unity Congress Miroslav Djordjevic,
leader of the US Serb National Defense Slavko Panovic, the daily
Amerikanski Srbobran, chairman of the US Serb National Council Dusan
Ljubenko and French emigrant Zada Djurovic were decorated with the
Order of Yugoslav Flag of Second Degree.
A few weeks ago, a new clear step was made by the Israeli authorities
in terms of a cooperation agreement with the Zivkovic regime:
TADIC: POSSIBLE MILITARY COOPERATION WITH ISRAEL
TEL AVIV,July 30 (Beta)-Serbia&Montenegro Defense
Minister Boris Tadic said on July 30 that he had
talked with senior managers of the Izreali military
and aircraft industry about possible modes of
cooperation and that there was a possibility of
reaching an agreement.
Tadic told BETA in a telephone conversation that the
projects included a certain type of automatic rifle
produced by Serbia&Montenegro and unmanned aerial
vehicles.
Tadic said that these vehicles had important software
components, which could be produced in Serbia and
Montenegro. He added that they had also considered the
possibility of modernizing Russianmade helicopters,
which are commonly used in Serbia&Montenegro and the
neighboring countries.
Tadic, who is on a threeday visit to Israel, said that
an expert meeting had been scheduled, to discuss the
possibility of reaching an agreement with the Isreali
aircraft industry on one of these projects.
He said that he had talked with Izreali Prime Minister
Shimon Perez about the peace process in the Middle
East and the Balkans and the solutions that could be
applied in both cases.
DEFENSE MINISTERS OF ISRAEL AND SERBIAMONTENEGRO SIGN COOPERATION
AGREEMENT
TEL AVIV,July 31 (Beta)-Minister of Defense for
SerbiaMontenegro, Boris Tadic, and the Israeli defense
Minister Saul Mofaz, have signed an agreement on July
30 in Tel Aviv, about a collaboration between the two
ministries.
"We've analyzed the possibilities of
militaryindustrial cooperation, which was the goal of
this visit, modernizing helicopters, new antiterrorism
weapons, which are at a high technological level in
Israel", said Tadic during a telephone conversation
with Beta.
The Defense Minister for SerbiaMontenegro also said
that the results of the visits to Israel will be seen
after expert and work groups from the two countries
meet in Belgrade in September, where a finalization of
all the agreements will be made.
We don't know exactly what the abovementioned "antiterrorism weapons"
are. However, the most recent "antiterrorism" actions in both
countries as well as the notorious "antiterrorism" attitudes of both
governments do speak for themselves.
Italo Slavo
1. A che cosa servono?
Polemica su "La Rinascita della Sinistra" sull'abbattimento del DC9 ad
Ustica: l'obiettivo era Gheddafi, in viaggio per la Jugoslavia.
2. Quante sono?
Elenco della basi USA sul territorio italiano.
=== 1 ===
Date: Mon, 25 Aug 2003 12:39:02 +0200
From: Redazione Rinascita <redazione@...>
Subject: DA RINASCITA SEN. BONFIETTI SU USTICA: GIOVANARDI MESCOLA CON
GRANDE BANALITA' MOLTE MENZOGNE
Ufficio Stampa "La Rinascita"
Monica Macchioni 338/5913300 06/6840081
DA RINASCITA DARIA BONFIETTI SU USTICA: GIOVANARDI MESCOLA CON GRANDE
BANALITA¹ MOLTE MENZOGNE
Su La Rinascita, settimanale del Pdci in edicola venerdì 29 agosto, è
pubblicato un articolo della Sen. Daria Bonfietti, presidente
dell¹Associazione Familiari Vittime di Ustica. Data la delicatezza del
tema e le polemiche di questi giorni con il ministro Carlo Giovanardi,
si dirama la versione integrale dell¹articolo.
"Ogni occasione è valida per la sistematica negazione della verità sul
caso Ustica da parte del ministro Giovanardi. scrive Daria Bonfietti
- Recentemente il colonnello Gheddafi ha ammesso responsabilità libiche
per la bomba di Lockerbie e subito il ministro, in duetto con il sen.
Guzzanti dalle colonne de Il Giornale, ha tratto le sue conclusioni:
c'era una bomba
sul Dc 9 di Ustica. Lasciamo da parte Guzzanti, aduso a cambiare
opinione su Ustica a seconda dei suoi umori o interessi, quello che
deve scandalizzare è la posizione di un Ministro in carica che
ostinatamente, mescolando con grande banalità molte menzogne, si
schiera contro la verità su una questione così delicata. Bisogna
ricordare che il capitolo Libia è un capitolo inquietante nella
vicenda. Nell¹edizione del 2 luglio 1980 del quotidiano siciliano
L¹Ora, il consolato libico a Palermo fa pubblicare il seguente
necrologio: ³Il Consolato Generale della Giamahiriah Araba Libica
Popolare Socialista partecipa sinceramente al dolore che ha colpito i
familiari delle
vittime della sciagura aerea di Ustica e manifesta tutta la sua
solidarietà al Presidente della Regione e al Presidente dell¹ARS per
questo grave lutto che ha colpito la Sicilia². Poi, a tre settimane dal
disastro, il venerdì 18 luglio '80, secondo la ricostruzione ufficiale,
sulla Sila viene rinvenuto un aereo, un MiG23 monoposto delle Forze
Armate libiche: la inchiesta
giudiziaria ci ha rivelato che la ricostruzione ufficiale è menzognera,
quell'aereo è caduto molto prima e, sempre secondo gli inquirenti "è
elevata la probabilità che tale caduta sia correlata con l'incidente
occorso al Dc9." In tutti questi anni il leader libico Gheddafi ha
sostenuto di conoscere la verità sulla tragica vicenda, fino ad inviare
una lettera ufficiale al
nostro Paese, (24.10.89) in cui dopo aver stigmatizzato le manovre Nato
nel Mediterraneo alle quali aveva partecipato anche l¹Italia, scrive:
³Tali manovre hanno disperso tutti gli sforzi compiuti dalle forze
progressiste ed amanti della pace, per la sicurezza e l¹integrità del
Mediterraneo. Non avete scordato certamente il delitto e la tragedia
occorsa al Dc9
dell¹Italia, abbattuto il 27.06.80, in cui hanno perso la vita decine e
decine di vittime, a causa della aggressione ed in conseguenza della
presenza delle basi e delle flotte militari, nel Mediterraneo". Sempre
Gheddafi ha sostenuto, in moltissime occasioni, di essere lui la
vittima designata nell'attacco di quella notte. Anche nel febbraio '98,
in una
intervista La Stampa, ha affermato "Io sono il testimone, perché io in
quelle ore andavo in aereo verso la Jugoslavia. Però noi, a differenza
dei passeggeri del volo Italia, siamo arrivati a destinazione sani e
salvi. Quando abbiamo sentito dell'abbattimento di questo aereo civile,
abbiamo capito che probabilmente noi eravamo l'obiettivo. E che loro
volevano buttar giù il mio aereo". Certamente le ultime iniziative di
Gheddafi riguardo Lockerbie debbono essere attentamente considerate, ma
sotto un'altra ottica: I libici non hanno mai risposto alle nostre
richieste di informazioni su Ustica tramite rogatorie internazionali,
pur dicendo ³siamo pronti a parlare
di questa vicenda². Gheddafi lo ha dichiarato tante volte di sapere, ma
sul piano formale non si è mai scritto nulla. E¹ singolare che il
nostro paese sia riuscito, con tre o quattro anni di diplomazia
intensiva, a convincere lo stesso Gheddafi a consegnare nelle mani
della giustizia internazionale i presunti attentatori del volo Pan Am
precipitato a Lockerbie, mentre per gli ottantuno civili che erano sul
DC9 non si sia fatto nulla nella ricerca della verità e delle
responsabilità. Non credo, ad esempio, che i nostri governanti che sono
stati di recente a Tripoli abbiano affrontato questo problema. In
mancanza di una adeguata iniziativa diplomatica, parla invece
Giovanardi tutto teso nel sostenere l'ipotesi bomba facendo anche
scomparire le conclusioni della sentenza ordinanza del giudice Rosario
Priore che ci ha consegnato, nel '99, la verità giudiziaria sulla
vicenda Ustica:
³L'incidente al Dc9 è occorso a seguito di azione militare di
intercettamento, il Dc9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a
81 cittadini innocenti con un¹azione, che è stata propriamente atto di
guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia
internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati
violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di
quanto è avvenuto". Ci si
deve chiedere come si possa accettare la menzogna sistematica di un
Ministro, nella sua veste istituzionale, nei riguardi del Parlamento e
dei cittadini, in un inaccettabile misto di banalità, superficialità e
servilismo nei riguardi degli imputati. Tutto questo ferisce
profondamente la verità, il ricordo delle vittime e la coscienza civile
del Paese che sulla vicenda Ustica ha sempre mostrato grande
sensibilità².
Roma, 25 agosto 2003
=== 2 ===
Per chi non lo sapesse: elenco delle 107 Basi Usa (Air-Force, Navy,
Army, NSA) in Italia
(Quelle che occorre chiudere per sempre!)
L'Italia, per un verso, è sicuramente un paese che fa parte del
ristretto gruppo di briganti e predatori imperialisti. Tuttavia,
quest'agghiacciante elenco di basi americane mostra che per l'altro
verso esso e' un paese a sovranita' (e liberta') assolutamente limitate.
Cima Gallina (BZ): Stazione telecomunicazioni e radar dell'USAF.
Aviano (Pordenone, Friuli): la 16ma Forza Aerea ed il 31. Gruppo da
caccia dell'Aviazione U.S.A. e uno squadrone di F-18 dei Marines.
Monte Paganella (TN): Stazione telecomunicazioni USAF.
Rivolto (UD): Base USAF.
Maniago (UD): Poligono di tiro dell'US-Air-Force (USAF).
S. Bernardo (UD): Deposito munizioni dell'US-Army.
Roveredo (PN): Deposito armi USA.
Istrana (TV): Base US-Air-Force (USAF).
Ciano (TV): Centro telecomunicazioni e radar USA.
Ghedi (BS): Base dell'US-Air-Force (USAF).
Montichiari (BS): Base aerea (USAF).
Remondo' (nel Pavese): Base US-Army.
Vicenza: Comando SETAF, Sud Europe Task Force; Quinta Forza aerea
tattica (USAF); Deposito di testate nucleari.
Camp Ederle (provincia di Vicenza): Q.G. NATO; Comando SETAF
dell'US-Army; un Btg. di obici ed Gruppo tattico di paracadutisti USA.
Tormeno (San Giovanni a Monte, Vicenza): depositi di armi e munizioni.
Longare (Vicenza): importante deposito d'armamenti.
Verona: Air Operations Center (USAF). e Base NATO delle Forze di Terra
del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni (USAF).
Affi (VR): Centro telecomunicazioni USA.
Lunghezzano (VR): Centro radar USA.
Erbezzo (VR): Antenna radar NSA.
Conselve (PD): Base radar USA.
Monte Venda (PD): Antenna telecomunicazioni e radar USA.
Trieste: Base navale USA.
Venezia: Base navale USA.
San Anna di Alfaedo (VE): Base radar USA.
Lame di Concordia (VE): Base di telecomunicazioni e radar USA.
San Gottardo, Boscomantivo (VE): Centro telecomunicazioni USA.
Ceggia (VE): Centro radar USA.
Cameri (NO): Base aerea USA con copertura NATO.
Candela-Masazza (Vercelli): Base d'addestramento dell'US-Air-Force e
dell'US-Army, con copertura NATO.
Monte S. Damiano (PC): Base dell'USAF con copertura NATO.
Finale Ligure (SV): Stazione di telecomunicazioni dell'US-Army.
Monte Cimone (MO): Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO.
Parma: Deposito dell'USAF con copertura NATO.
Bologna: Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato
Americano.
Rimini: Gruppo logistico USA per l'attivazione di bombe nucleari.
Rimini-Miramare: Centro telecomunicazioni USA.
Potenza Picena (MC): Centro radar USA con copertura NATO.
Livorno: Base navale USA.
La Spezia: Centro antisommergibili di Saclant.
San Bartolomeo (SP): Centro ricerche per la guerra sottomarina.
Camp Darby (tra Livorno e Pisa): 8. Gruppo di supporto USA e Base
dell'US Army per l'appoggio alle Forze statunitensi al Sud del Po, nel
Mediterraneo e nell'Africa del Nord.
Coltano (PI): importante base USA/NSA per le telecomunicazioni;
Deposito munizioni US-Army; Base NSA. Pisa (aeroporto militare): Base
saltuaria dell'USAF.
Monte Giogo (MS): Centro di telecomunicazioni USA con copertura NATO.
Poggio Ballone (GR) - tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli:
Centro radar USA con copertura NATO.
Talamone (GR): Base saltuaria dell'US-Navy.
La Maddalena-Santo Stefano (Sassari): Base atomica USA, Base di
sommergibili, Squadra navale di supporto alla portaerei americana
'Simon Lake'.
Monte Limbara (tra Oschiri e Tempio, Sassari, in Sardegna): Base
missilistica USA.
Sinis di Cabras (SS): Centro elaborazioni dati (NSA).
Isola di Tavolara (SS): Stazione radiotelegrafica di supporto ai
sommergibili della US Navy.
Torre Grande di Oristano: Base radar NSA.
Monte Arci (OR): Stazione di telecomunicazioni USA con copertura NATO.
Capo Frasca (OR): eliporto ed impianto radar USA.
Santulussurgiu (OR): Stazione telecomunicazioni USAF con copertura Nato.
Perdas de Fogu (NU): base missilistica sperimentale.
Capo Teulada (CA): da Capo Teulada (CA) a Capo Frasca (OR): all'incirca
100 km di costa, 7.200 ettari di terreno e piu' di 70.000 ettari di
zone Off Limits: poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali
della Sesta flotta americana e della Nato.
Decimomannu (CA): aeroporto Usa con copertura Nato.
Aeroporto di Elmas: Base aerea dell'US-Air-Force.
Salto di Quirra (CA): poligoni missilistici.
Capo San Loremo (CA): zona di addestramento per la Sesta flotta USA.
Monte Urpino (CA): Depositi munizioni USA e NATO.
Cagliari: Base navale USA.
Roma-Ciampino (aeroporto militare): Base saltuaria USAF.
Rocca di Papa (Roma): Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO.
Monte Romano (VT): Poligono saltuario di tiro dell'US-Army.
Gaeta (LT): Base permanente della Sesta Flotta USA e della Squadra
navale di scorta alla portaerei 'La Salle'.
Casale delle Palme (LT): Scuola telecomunicazioni NATO su controllo USA.
Napoli: Comando del Security Force del corpo dei Marines; Base di
sommergibili USA; Comando delle Forze Aeree USA per il Mediterraneo.
Napoli-Capodichino: Base aerea dell'US-Air-Force.
Monte Camaldoli (NA): Stazione di telecomunicazioni USA.
Ischia (NA): Antenna di telecomunicazioni USA con copertura Nato.
Nisida: Base US-Army.
Bagnoli: Centro controllo telecomunicazioni Usa per il Mediterraneo.
Agnano: Base dell'US-Army.
Cirigliano.(NA): Comando delle Forze Navali USA in Europa.
Licola (NA): Antenna di telecomunicazioni USA.
Lago Patria (CE): Stazione telecomunicazioni USA.
Giugliano (vicinanze del lago Patria, Caserta): Comando STATCOM.
Grazzanise (CE): Base saltuaria USAF.
Mondragone (CE): Centro di Comando USA e NATO sotterraneo antiatomico.
Montevergine (AV): Stazione di comunicazioni USA.
Pietraficcata (MT): Centro telecomunicazioni USA/NATO.
Gioia del Colle (BA): Base aerea USA di supporto tecnico.
Punta della Contessa (BR): Poligono di tiro USA/NATO.
San Vito dei Normanni (BR): Base del 499. Expeditionary Squadron; Base
dei Servizi Segreti: Electronics Security Group (NSA).
Monte Iacotenente (FG): Base del complesso radar Nadge.
Brindisi: Base navale USA.
Otranto: Stazione radar USA.
Taranto: Base navale USA; Deposito USA NATO.
Martina Franca (TA): Base radar USA.
Crotone: Stazione di telecomunicazioni e radar USA/NATO.
Monte Mancuso (CZ): Stazione di telecomunicazioni USA.
Sellia Marina (CZ): Centro telecomunicazioni USA con copertura NATO.
Sigonella (CT): importante Base aeronavale USA (oltre ad unita' della
US-Navy, ospita diversi squadroni tattici dell'US-Air-Force: elicotteri
del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, nonche' alcuni gruppi
di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da piu'
di 100 kilotoni l'una).
Motta S. Anastasia (CT): Stazione di telecomunicazioni USA.
Caltagirone (CT): Stazione di telecomunicazioni USA.
Vizzini (CT): Diversi depositi USA.
Isola delle Femmine (PA): Deposito munizioni USA/NATO.
Punta Raisi (Aeroporto): Base saltuaria dell'USAF.
Marina di Marza (RG): Stazione di telecomunicazioni USA.
Monte Lauro (SR): Stazione di telecomunicazioni USA.
Sorico: Antenna NSA.
Augusta (SR): Base della VI Flotta USA e Deposito munizioni.
Centuripe (EN): Stazione di telecomunicazioni USA.
Niscemi (Sicilia): Base del NavComTelSta (stazione di comunicazione
US-Navy).
Trapani: Base USAF con copertura NATO.
Pantelleria: Centro telecomunicazioni US-Navy e Base aerea e radar NATO.
Lampedusa: Base della Guardia costiera USA; Centro d'ascolto e di
comunicazioni NSA.
(Tratto da:
Notiziario del Campo Antimperialista .... 27 agosto 2003
itacampo@... - http://www.antiimperialista.org
Una mappa delle basi USA sul territorio nazionale italiano si puo'
trovare su:
http://www.carta.org/rivista/settimanale/2003/06/06mappabasi.htm)
2. President Milosevic under treath of total isolation
3. ICDSM protests isolation of President Milosevic
=== 1 ===
Slobodan Milosevic Addresses the Public
(received from "Sloboda" Association, Belgrade)
The shameful terror against my family is part of the criminal
lawlessness and tyranny, through which the Belgrade regime is aiding
The Hague and its aggression against our country and our people
- Slobodan Milosevic’s public response to charges fabricated by the
Belgrade regime -
In March 2001, I was accused of imaginary crimes, so I could be
arrested and delivered to The Hague.
These new accusations in 2003 have the same purpose: The Hague. Only
this time, their goal is to try to prevent, or at least minimize, the
obvious fiasco of the false Tribunal, which is serving as the weapon of
war against our country and our people. This time, unlike 2001, they
have also begun to terrorize my family, fiendishly persecuting my wife
and my son. The criminal campaign against my wife and my son is being
mounted solely because of my struggle here.
It is absurd and shameful that they are hounding a woman, a spouse of a
long-time head of state, a University professor; the author of ten
books, translated into 30 languages and printed worldwide, so no one
will be able to destroy or cover up her weekly testimonies on the
Yugoslav crisis. Their worth has been time-tested and proven, to Mira’s
honor and our pride. No other intellectual has raised her voice more
against war, violence, primitivism, exploitation, and slavery and in
favor of peace, freedom and equal rights.
They are hounding a young man who with an open and clear heart decided
to make his way in life independently, through his own labor,
intelligence and abilities, and has done everything to help others and
make his town more beautiful and more humane.
A crime is being committed against two people who have treated others
with nothing but goodness and humanity.
Their only crime is being my family.
People of Serbia and freedom-loving people throughout the world send me
messages of support and wish me victory. It seems that only the
Belgrade regime cheers on the Hague Tribunal, so much so that it does
not balk from terrorizing women and children.
I have told the two men who came to interrogate me – five months after
I publicly requested it – that only cowards attack women and children,
that there is no greater shame. The political, media and police
campaign against me and my family is the greatest infamy for any
country; an infamy that will grow greater for its participants, but
also those who witness it in silence, with time.
Legija and the Red Berets
Regarding the “reasons” for which the judge and the prosecutor came to
The Hague, I wish to make it clear that:
Neither I nor my entourage ever had any connections with any criminal
groups.
No “Zemun Clan“ existed while I was President. It is the direct result
of the current governments’ behavior, the role certain groups and
individuals had in the October 5, 2000 coup, and their mutual
arrangements.
Neither I nor any of my entourage had personal contacts or
acquaintances with members of the Special Operations Unit, popularly
known as the Red Berets. I believed it was an elite anti-terrorist
unit, common to any Security Service. I still believe that most of that
unit’s members were true to this description. Those who had a criminal
past or inclination thereto are certainly better known to the present
regime, as they used them on October 5.
My visit to the Kula facility in 1997 was ceremonial, a gesture of
appreciation for the Service chief Jovica Stanisic, whom I respected as
a professional and a man who endeavored to do his job in accordance
with his position. That the visit was ceremonial, and that everything
there was new to me, should be obvious to anyone who reviews the entire
tape and pays attention.
The officer who reported to me on the parade grounds was unfamiliar to
me. Now I know his name was Lukovic, “Legija.” When he came to arrest
me in March 2001, I mistook him for the officer who during my visit
drove Stanisic and me from the headquarters to the outdoors gymnasium,
which they also wanted to show me. By the way, even today I cannot
recall any of the names of officers who reported to me on various
occasions before an honor guard. This goes even for the commanders of
Yugoslav Army Guard units.
The first time I talked to Lukovic-Legija was when he came to arrest
me, on March 31, 2001. Given that I had never been in any contact with
him before, or even conversed with him, the only thing I could have
“ordered” him would have been my arrest.
Clearly, those who used the “Red Berets” members for my arrest (and
others, who jumped over the fence into the residence with stockings on
their heads) have also used them before and after. I clearly could not.
Rumors that this unit also worked as my security detail are not true.
Plain lies. My security detail at all time was the public security unit
(not State Security), commanded by Senta Milenkovic.
Ivan Stambolic
I have been a friend of Ivan Stambolic for many years. We parted ways
at the 8th Session of the Serbian League of Communists’ Central
Committee, in 1987. We never quarreled personally.
After he was relieved, he came to me and asked for one of the best jobs
(in both our opinion) in the SFRY: President of the Yugoslav bank for
international economic relations. And he received it, staying in that
position for over 10 years despite the practice of rotating the
management, until his retirement – for which he was eligible long
before, on grounds of both work experience and age.
He had been completely forgotten as a politician for many years. Thus
the story of how he represented a potential challenge in the elections
is a blatant lie, since he was never in the running. He was not even a
candidate. Besides, in those ten years, has any harm befallen any other
candidates?
It is absurd to claim that I rushed to kill him as a threat, after I’d
enabled him to hold a position of his choice for 10 years and he
retired!
Especially puzzling for me is that his family has readily accepted this
shallow lie. It seems they care more to blame me than find out the
truth about the fate of their father and husband.
Ivan Stambolic was a forgotten politician, and at the time of his
disappearance, a forgotten banker as well. No one in the state or the
political apparatus had mentioned him for years. He belonged to the era
of the former SFRY, and things have unfortunately changed since 1990.
No offense, but no one cared about Ivan Stambolic any more. There was
no persecution of those who supported his position at the 8th Session.
Desimir Jeftić, the chairman of the Serbian government who was also
relieved, was for many years the Ambassador to Romania. Ivan’s best
friend and neighbor Dragan Tomic, the CEO of ”Simpo” furniture company,
remained a member of the Party and state leadership. I am certain he
would confirm that I had told him, after Ivan was relieved, that I
would think of him the worst if he’d renounced his friend and turned
his back on him. So, the truth is quite the opposite from the story
fabricated by several pathetic creatures.
I was informed of Ivan’s disappearance over the telephone, by interior
minister Vlajko Stojiljkovic. I told him to use all the available
resources to find him. He told me that Ivan’s wife and son reported his
disappearance in the afternoon, though he went jogging that morning,
which would make the investigation more difficult.
All border posts were notified, and Vlajko Stojiljkovic told me later
that evening that several hundred police were engaged in the
investigation. I insisted that all resources be used to find him
[Stambolic] as soon as possible. Certainly most of these officers are
still employed by the interior ministry, and can testify to that.
From what Stojiljkovic told me, everything that could have been done
was done.
Draskovic, Pavkovic and the Budva Incident
Since the investigator, during the introductions, mentioned my alleged
connection to the “attempted murder of Vuk Draskovic”, I wish to say a
few words about that as well.
I never believed that what happened in Budva was a real murder attempt,
because it seems improbable that someone could shoot up all the bullets
in a small room like that and miss with every one of them. Even Vuk
Draskovic, with his talent for the dramatic, could not have turned into
a fly or a mosquito. I believed that either someone tried to scare him,
or that he made the entire incident up to gain attention and promote
his role as the “victim of the regime.” It is not hard to see who could
have benefited from such an incident, but it is abundantly clear that
it did not serve the government. Quite to the contrary, in fact.
I am not aware that the Serbian Security Service had any activities in
Montenegro apart from gathering information about cigarette smuggling
into Serbia. Rade Markovic even showed me aerial reconnaissance photos
of an area known as Mehov Krs, on the Serbian side of the boundary with
Montenegro, and explained that according to his information, that was a
major warehouse for smuggled cigarettes. He was preparing a raid to
catch the smugglers and seize the contraband, when the timing was
right. I do not know whether the photos were made from an airplane or a
helicopter, police or military, as these details did not interest me.
I never talked to Pavkovic about transporting “assassins” and “agents”
from Montenegro. It is incredulous that the Commander in Chief would be
involved in shuttling some alleged secret agents, especially through
the entire chain of command starting at the Chief of the General Staff.
Truth is, I’ve always insisted that services shouldcooperate and
abandon their rivalry, as they did not serve me but the state, and they
were supposed to work for the state, in accordance with the law.
General Aleksandar Vasiljevic testified about that in this illegal
court, as a witness of the prosecution, no less. And Rade Markovic
testified both here and in front of two parliamentary committees that
he was illegally coerced into trying to incriminate me.
The only helicopter incident I ever remember concerned a low-altitude
flyover of one helicopter over the White Palace (which was illegal),
when a Yugoslav Army officer in charge of White Palace security kept
his calm and prevented it from being tragically shot down. Later that
day it turned out that the helicopter was evacuating a seriously ill
person from the [Bosnian] Serb Republic to the Academy of Military
Medicine [VMA].
Are you not ashamed?
I demanded of both the investigator and the prosecutor that my
interrogation be public, and that they could even bring an open
telephone line, so anyone could ask me whatever they wanted. They
explained that this was not allowed by law, as long as the
investigation was ongoing. I accepted that, but requested that the
recordings be made public at the end of the investigation – since there
would be no danger of potential interference at that time. They
rejected that as well, even though they had the full legal authority to
approve it. Neither I, nor they, nor my legal representatives disputed
that.
Today’s government uses the law as an excuse for lawlessness and
tyranny. Nothing new!
Montestquieu wrote as early as 1742 that “There is no crueler tyranny
than one perpetrated under the shield of law, and in the name of
justice.”
In this entire dirty operation of trying to save this illegitimate
Hague court from a fiasco, the most shameful element is surely the
persecution of my wife and son. I told the investigating judge that his
investigation should include the phantom gold bars, foreign currency
reserves, villas in Switzerland and whatnot, because they were all
mentioned in various statements and extensive newspaper stories, only
to be “forgotten” later.
I asked him “Are you not ashamed?” He did not answer.
To my wife and son, Mira and Marko, who have been separated from me in
this heinous way, I wish to say: “Life is too short to thank you for
your goodness.”
The Hague, 17 August 2003.
Slobodan Milosevic
URL for this text: http://www.sloboda.org.yu/engleski/slobaE170803.htm
=== 2 ===
PRESIDENT MILOSEVIC UNDER THREAT OF TOTAL ISOLATION!
(received from "Sloboda" Association, Belgrade)
Dear friends,
The Hague tribunal has just issued an order to ban all the visits to
President Milosevic from SPS and SLOBODA/Freedom Association!
Their “explanation” is that it was done because the members of the SPS
delegation gave statements to media after their recent visit.
The Tribunal’s decision was issued just after the application of Mr.
Bogoljub Bjelica, Chairman of SLOBODA to visit President Milosevic.
We responded to the tribunal letter immediately. You can read our
respond and our original application bellow and the tribunal’s
outrageous letter addressed to President Milosevic in the attachment.
After he has been deprived of family visits, President Milosevic is now
cut from the visits of his closest associates, who also work on
preparations of his struggle for truth.
The strongest legal and public reaction is urgently needed.
It is perhaps also time to attack the fact that President Milosevic is
prohibited to talk to media when, at the same time both tribunal and
its prosecution have several spokespersons who talk to media all the
time!
The criminal political mechanisms of the Hague machinery, which in the
panic of total defeat try to destroy the victor, should be totally
exposed and stopped.
Vladimir Krsljanin
General Secretary of SLOBODA
Coordinator of ICDSM
Foreign Relations Assistant to President Milosevic
---
Mr. Hans Holthuis
Registrar
ICTY, The Hague, The Netherlands
U R G E N T
Re: Your unjustified decision of August 12 and our application for a
visit of August 11, 2003
Dear Mr. Holthuis,
In your letter to President Milosevic, dated August
12, the copy of which we have received by fax on August 15, after our
phone intervention to accelerate your respond to our August 11
application, and which has been delivered to President Milosevic only
yesterday, August 18, you threat with total isolation of President
Milosevic. After he has been deprived of family visits, now you want to
cut also the visits of his closest associates. Except it is outrageous,
your decision is totally legally unsustainable. Here are the reasons:
1. It is not true that your rules prohibit that any information
about the visit can be disclosed to the media. Rule 63(B) of your
“Rules on Detention” and Regulation 33(B) of your “Regulations to
govern the supervision of visits to and communications with detainees”
only says that: “Permission may be denied if the Registrar has reason
to believe that the purpose of the visit is to obtain information which
may be subsequently reported in the media.” So even if someone says
some detail to media it still does not mean that it was the purpose of
his visit. Then, even if some individual does something you dislike, it
still does not mean that you should punish the whole organization. And
finally, the spirit of all your other relevant rules implies that the
discretion right given to you should have only meaning to prevent
influence of media on the processes before the ICTY.
2. Nobody in Serbia is aware that any of the members of SPS
delegation gave any public statement that can influence the process.
3. You are very well aware that listing the Freedom Association
among the “associated entities” with SPS has absolutely no legal
meaning and is bellow the level of anyone who claims to be a lawyer.
SPS is a political party and Freedom Association is a non-governmental
and non-partisan organization. These two entities are completely
legally independent one from each other. Following the same logic of
who is “associated” with whom you can also ban visits of all Serbs and
finally of all human beings.
So, after he has been in many respects deprived in comparison
with other detainees when the visits are concerned (he was the only one
kept in total isolation so long at the beginning of his detention; he
is the only one whose family can visit him for only three days in a
month; now his wife can not visit him at all; he is often not informed
about the requests of the people who apply to visit him; many visitors
were denied access with false justification that he didn’t request to
see them, in spite he made written requests etc.) President Milosevic
is now cut of the visits from the only home organization which protects
his human rights and from his closest associates, which also seriously
affects his right to defense.
We expect you to change your wrong decision immediately.
Otherwise, we will be forced to take other legal and public measures in
order to protect law and justice.
Belgrade, August 19th, 2003
On behalf of Freedom Association
Igor Raicevic, Chairman of the Assembly
---
Ms. Monica Martinez
Chief of OLAD
Registry, ICTY
The Hague, The Netherlands
U R G E N T
Subject: Application for a visit of Mr. Bjelica to President Milosevic
Dear Ms. Martinez,
We apply hereby for a visit of the Chairman of the
“Freedom” Association Mr. Bogoljub Bjelica to President Milosevic. We
make this application with the consent of President Milosevic. The
visit would take place at earliest convenience. Having in mind the
health situation of Mr. Milosevic and the amount of his current
activities in the preparations for the continuation of the process, we
would appreciate very much if you could agree the exact date for the
visit in direct communication with President Milosevic.
Since several months have passed since our last visit, we
are sure that there will be no difficulties in approving this visit.
Our legal interest and our commitments remain as before.
For your reply or any further information our contacts
remain: phone +381 63 8862 301 or fax +381 11 630 549.
Belgrade, August 11th, 2003
Appreciating your cooperation, I remain
Yours sincerely
Igor Raicevic
Chairman of the Assembly of "Freedom" Association
=== 3 ===
ICDSM protests isolation of President Milosevic
Hans
Holthuis
August 26, 2003
Registrar,
His Honour Judge Theodor Meron,
President,
The Honourable Judges Trial Chamber III
ICTY, The Hague, Netherlands
RE: Slobodan Milosevic
Illegal Prohibition of Visits and Communication With The Press
The International Committee For The Defense of Slobodan Milosevic
protests the illegal and unjustified prohibition of visits to Slobodan
Milosevic by members of the Socialist Party of Serbia and the Sloboda
(Freedom) Association, a non-government organization dedicated to
achieving his rightful freedom.
The order prohibiting visits is allegedly based on a violation of the
newly introduced rule prohibiting communication to the media of
statements made by a detainee during visits, a rule which is both
illegal and unjustified and the sole purpose of which is to silence the
voice of an innocent man, a political prisoner, held hostage by the
“judicial” arm of NATO.
The British House of Lords has stated in Regina v Ex Parte Sims and
O’Brien that the right of prisoners to communicate with the media is
essential to prevent miscarriages of justice. The prohibition of such
communication is a fundamental violation of the presumption of
innocence set out in the Statute of the Tribunal.
The blanket prohibition of personal visits is also a flagrant violation
of Article 10 of the European Convention For The Protection of Human
Rights and Fundamental Freedoms, of Rule 92 of the UN Standard Minimum
Rules For The Treatment of Prisoners, Principle 15 of the UN Principles
of Detention and the Tribunal Rules of Detention themselves.
The Tribunal is unable to demonstrate any need for this action in terms
of the security or good order of the UN Detention Unit or under any
other legitimate rationale. Therefore, the question arises; what is the
real purpose of the order of prohibition? There can be only one answer;
to silence the voice of an innocent man in order to prevent the
embarrassment of the NATO countries who are his political enemies and
the enemies of the Serbian people and in order to suppress the truth
about the war crimes committed by NATO in Yugoslavia.
The actions of the Tribunal follow the issuance of arrest warrants by
the present Belgrade regime against his wife and son which have the
sole objective of preventing them from visiting him in an attempt to
isolate him and wear him down psychologically. In this, neither NATO
nor the Tribunal will succeed.
The ICDSM demands that the order prohibiting visits to Slobodan
Milosevic be rescinded forthwith along with the “rule” prohibiting
communication with the news media.
Prof. Velko Valkanov, Co-Chair, ICDSM,
Christopher Black, Toronto
Prof. Mikhail Kuznetzov, Moscow
Maitre Jacques Verges, Paris,
For The Legal Committee, ICDSM
---
YOUR HELP
The work for the defense of Slobodan Milosevic totally depends on your
donations.
For more details, see: http://www.sloboda.org.yu/finappeal.htm
Send a check to our address:
SLOBODA
Rajiceva 16, 11000 Belgrade, Serbia and Montenegro, Yugoslavia
or transfer your donation to our account using the instructions at:
http://www.sloboda.org.yu/pomocdet.htm
---
SLOBODA urgently needs your donation.
Please find the detailed instructions at:
http://www.sloboda.org.yu/pomoc.htm
To join or help this struggle, visit:
http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan
Milosevic)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (ICDSM Ireland)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)
1. From Kosovo to Iraq
(by Vladimir Radyuhin, The Hindu, 18/08/2003)
2. Russian General: 1999 Pristina Raid 'Prevented Genocide Of Kosovo's
Non-Albanians
(Novosti, June 11, 2003)
=== 1 ===
http://www.hinduonnet.com/thehindu/thscrip/
print.pl?file=2003081800911000.htm&date=2003/08/18/&prd=th&
Date:18/08/2003
URL: http://www.thehindu.com/2003/08/18/stories/2003081800911000.htm
Opinion - Leader Page Articles
From Kosovo to Iraq
By Vladimir Radyuhin
Any international security mission for Iraq will be under U.S. command.
This would set the stage for a replay of the Kosovo scenario.
RUSSIA IS not likely to send its peacekeepers to Iraq even though
Foreign Ministry officials have not ruled out the option if the United
Nations Security Council supports a multinational force for Iraq.
Russia has just pulled out of a similar arrangement in the Balkans
wishing it had never joined in, in the first place.
The quiet withdrawal of Russian peacekeepers from Kosovo was in stark
contrast to their triumphant arrival in the region in June 1999 after
the 78-day NATO bombing war against Yugoslavia. Russia stunned the West
when about 200 of its paratroopers undertook a daring 600-km raid from
Bosnia across Yugoslavia and into Kosovo, stealing a march on NATO. The
local Serb population gave a rousing welcome to Russian troops as
liberators and protectors against Albanian militants. However, Moscow's
plan to fly in reinforcements from Russia even as the NATO command
mulled over the shocking news that the Russians had occupied the
strategic Pristina airport fell through when East European countries
closed their airspace to Russian transport aircraft on the request of
NATO, which they craved to join.
In the end, the Pristina raid proved little more than a damage control
exercise by the whimsical Russian leader, Boris Yeltsin, to camouflage
his abrupt turnaround from staunch support for Yugoslavia to blatant
sell-out when he persuaded the Yugoslav leader, Slobodan Milosevic, to
accept a Western ultimatum and agree to a NATO occupation of Kosovo.
Russia voted for the U.N. Security Council Resolution 1244, which
mandated an international peace force for Kosovo, KFOR. The resolution
called for "the deployment in Kosovo, under United Nations auspices, of
international civil and security presences." The text of the resolution
did not say clearly under whose command the peacekeepers would be
deployed, but an annexe appended to the resolution mentioned rather
evasively that the security force should include a "substantial NATO
participation" and be "under unified command and control."
This ambiguous wording deprived Russian diplomats of any bargaining
power to press Moscow's demand for its peacekeepers to serve under
Russian command in a separate sector of Kosovo populated predominantly
by Serbs to prevent their ethnic cleansing by Albanian militants. A
Russian force of 3,600 paratroopers, vastly outnumbered by NATO troops,
was split between the American, French and German sectors under NATO
command.
Resolution 1244 tasked the international security force with
"demilitarizing the Kosovo Liberation Army (KLA) and other armed Kosovo
Albanian groups" and "establishing a secure environment in which
refugees and displaced persons can return home in safety." Neither
demand has been enforced. The KLA became Kosovo police and Serbs
terrorised by Albanians continued to flee Kosovo.
Contrary to the U.N. Security Council demand that Kosovo "enjoy
substantial autonomy within the Federal Republic of Yugoslavia," the
region has gained de facto independence from Belgrade.
Russia's withdrawal from KFOR was precipitated by the U.S.-led war
against Iraq, which Moscow strongly opposed. As soon as the
U.S.-British forces attacked Iraq, the Russian President, Vladimir
Putin, began talks with NATO on the Kosovo pullout. As Russian
paratroopers packed up, television showed painful pictures of Kosovo
Serbs complaining that the "Russian brothers" had betrayed them by
leaving them alone to face Albanian violence.
However, Mr. Putin, who is striving to reassert Russia's influence in
global politics, could not afford to share responsibility with the U.S.
for further dismembering what remained of former Yugoslavia and seeing
Kosovo turn into a hotbed of terrorism and drug trafficking in the
heart of Europe. Nor could Mr. Putin, who has been arguing for a
stronger U.N. role in international affairs, be seen as conniving in
the flouting of the Security Council resolution on Kosovo.
History may now repeat itself in Iraq. As things stand today, there is
no chance that the U.S. would be prepared to let the U.N. take over
control of peacekeeping in Iraq. The U.S.-drafted resolution calls for
a timid "U.N. Assistance Mission." Even if the U.S. agrees at some
stage for a broader U.N. mandate, any international security mission
for Iraq will be under U.S. command. This would set the stage for a
replay of the Kosovo scenario.
When Russia's partners in the post-Soviet Commonwealth of Independent
States — Ukraine, Georgia and Azerbaijan — scramble to jump on the
American bandwagon in Iraq, their motive is to win U.S. favour and
patronage.
Russia is a different case. By pulling out from Kosovo, Mr. Putin has
sent a clear signal that Russia will no longer pull chestnuts from the
fire for others.
© Copyright 2000 - 2003 The Hindu
=== 2 ===
Da: Rick Rozoff
Data: Gio 12 Giu 2003 09:31:08 Europe/Rome
Oggetto: [yugoslaviainfo] Russian General: 1999 Pristina Raid
'Prevented Genocide Of Kosovo's Non-Albanians
http://en.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=160&msg_id=3267393&startrow=21&date=2003-06-
11&do_alert=0
Russian Information Agency (Novosti)
June 11, 2003
GENERAL IVASHOV: DECISION TO DEPLOY RUSSIAN AIRBORNE BATTALION IN
KOSOVO WAS CORRECT
-That decision did not allow to "distort the essence
of UN Security Council Resolution 1244 and confirmed
the sovereignty of Russia's foreign policy and its
non-subordination to the U.S. and NATO. The deployment
helped the Serbian nation and prevented genocide of
Kosovo's non-Albanians," Ivashov said.
-"It was a brilliant raid, performed despite the
fierce pressure from Washington and Brussels [NATO
headquarters]. Russia's powerful military-political
potential was demonstrated, and not on the Balkans
alone. Unfortunately, this potential was not properly
used and, what's more, devaluated - Russia is leaving
the Balkans itself," Ivashov noted.
MOSCOW, June 11th, 2003 /from a RIA Novosti
correspondent/ -- The decision to deploy a Russian
airborne battalion in Kosovo in 1999 was correct, said
Colonel General Leonid Ivashov, a former top official
of the Russian Defence Ministry.
That decision did not allow to "distort the essence of
UN Security Council Resolution 1244 and confirmed the
sovereignty of Russia's foreign policy and its
non-subordination to the U.S. and NATO. The deployment
helped the Serbian nation and prevented genocide of
Kosovo's non-Albanians," Ivashov said.
What was called "Russia's Pristina raid" was carried
out on June 11-12 from Bosnia, where a Russian
airborne battalion was deployed as part of
international peacemaking forces. "It was a brilliant
raid, performed despite the fierce pressure from
Washington and Brussels [NATO headquarters]. Russia's
powerful military-political potential was
demonstrated, and not on the Balkans alone.
Unfortunately, this potential was not properly used
and, what's more, devaluated - Russia is leaving the
Balkans itself," Ivashov noted.
Ivashov stressed that the battalion had been deployed
"in line with the international law and the UN SC
resolution". The operation was sanctioned by the then
Russian President Boris Yeltsin. "His decision, based
on reports of the ministers of defence and foreign
affairs, envisaged the deployment of a Russian
peacekeeping contingent simultaneously with NATO
troops if NATO refused to recognise Russia as an equal
partner in the Kosovo settlement," Ivashov stressed.
The deployment was carried out on an agreement with
Yugoslavia's political leadership. The then Yugoslav
President Slobodan Milosevic ordered the defence
ministry and other ministries to provide assistance to
the Russian soldiers and co-operate with the Russian
contingent's command.
According to Ivashov, the final decision to deploy
troops was taken "after the disruption of negotiations
with the Americans who were trying to impose on Russia
discriminating terms of participation in the
peacekeeping operation in the Balkans." "Russia was
proposed to take part in the operation 'with two
battalions within the mobile reserve of General
Jackson, the KFOR commander, and Russia naturally
rejected such form of participation," the general
said.
The battalion was assigned the mission of seizing the
Slatina airdrome, Kosovo's key object. The order to
advance was received on June 11, 1999. The battalion
reached the airdrome on June 12 early in the morning.
Serbs and Jews
1. Jewish literature
While talking about the horrors of the Holocaust, Jewish literature
tends to be ethnocentric. It is understandable to a certain degree.
Still, when talking about suffering in Yugoslavia, all of the
literature talks with one voice about "Serbs and Jews"... For Jews and
Serbs the destiny was the same.
"Encyclopedia of The Holocaust"
http://www.apisgroup.org/ustashi.html#EH_Croatia
In many volumes of this book one can find many references on suffering
of Serbs and Jews in Yugoslavia. Just look for: Croatia, Serbia,
Jasenovac, Pavelic, Hussein al-, ... In the chapter on Croatia it says:
"THE USTASHA REGIME IN CROATIA, AND PARTICULARLY THIS DRIVE IN THE
SUMMER OF 1941 TO EXTERMINATE AND DISPOSSESS THE SERBS, WAS ONE OF THE
MOST HORRENDOUS EPISODES OF WORLD WAR II . THE MURDER METHODS APPLIED
BY THE USTASHA WERE EXTRAORDINARILY PRIMITIVE AND SADISTIC."
(Professor) Martin Gilbert: "The Holocaust"
http://www.apisgroup.org/m-gilbert.html
This historian, the official biographer of Winston Churchill says: "in
Yugoslavia, Hitler had an ideological and physical ally in the Croat
Ustashi movement..."
(Professor) Helen Fein: "Accounting for Genocide"
http://www.apisgroup.org/H-Fein.html
This renowned historian says:"[Already] by June 1941, signs on public
establishments [in Nazi Independent State of Croatia] read, NO SERBS,
JEWS, NOMADS, AND DOGS ALLOWED. She clearly states:"...Nonpartisan
sources agree that mass genocide was authorized by the state of
Croatia. They concur the state instigated, planned, and executed masses
against the Serbian Orthodox minority ...and that the Catholic clergy
approved, led, or failed to denounce these massacres."
(Professor) Raul Hilberg: "The Destruction of the European Jews"
http://www.apisgroup.org/hilberg.html
This is probably the best known book on the Jewish holocaust. It
consists of two large volumes.
Briefly, this is what Dr. Hilberg says: Since April 1941, Serbia was
under German occupation. But proud Serbs could never stand oppression.
Soon they started uprising. Unlike anywhere else in occupied Europe,
angry Nazi Germans invented 1:100 formula. For every German soldier
killed 100 civilian hostages would be executed. Jewish male population
was first among the hostages. Croatian Ustashi then finished (by use of
gas vans) Jewish women and children of Serbia. This is how German Nazi
commander of occupied Serbia could brag that "Jewish question in Serbia
was solved".
In Fascist-Catholic Independent State of Croatia, Croat fascists
eagerly and bestially exterminate Serbs (in the first place), Jews and
Gypsies. Not only did Nazi Croats surpassed Nazi Germans and Fascist
Italians - they shocked them with the bestial methods they implemented.
It was Fascist Italians that tried to stop Ustashi bloody bacchanalia.
(Professor) Susan Zuccotti:"The Italians and the Holocaust -
Persecution, Rescue, Survival" (New York, 1987)
http://www.apisgroup.org/sorry.html
Dr. Nora Levin:"The Holocaust"
http://www.apisgroup.org/Levin2.html
The author reminds us:"The Ustashi were fanatics bent on the
destruction of both Serbs and Jews... [They] murdered and tortured Jews
and Serbs in indescribably bestial fashion. One of the most notorious
camps in Hitler's Europe, Jasenovac
[http://www.apisgroup.org/jasenovac.html%5d, was in Croatia. Here the
Ustashi used primitive implements in putting their victims to death -
knives, axes, hammers and other iron tools... One source estimates that
770,000 Serbs, 40,000 Gypsies and 20,000 Jews were done to death in the
Jasenovac camp [alone]."
Michael R. Marrus: "The Holocaust in History"
http://www.apisgroup.org/Marrus.html
While talking about the Nazi satellites, the author says:"The overall
level of violence was highest in Croatia, where Pavelic's Ustasha
movement devised the most thoroughly totalitarian state of any
satellite and pursued a merciless, bloody assault on the country's two
million Serbs..."
(Professor) Clive Ponting: "Armageddon"
http://www.srpska-mreza.com/library/books/ponting.html
This historian and politician says: "The greatest ethnic slaughter took
place as Yugoslavia was carved up after the German invasion in April
1941. The creation of a separate Croatia ... controlled by the fascist,
Catholic, extremist Ustasha movement was the catalyst for the
tragedy... Now, historic Croatia was expanded to include
Bosnia-Herzegovina and other teritories, and the Ustasha were left ...
to govern a population of nearly 7 million people, of whom about half
were Croats, just over 2 million were Serbs, about 750,000 were
Muslims, and small numbers were Protestants and Jews.... The Minister
of Education, Mile Budak, made clear the Ustasha aims: "Our new Croatia
will get rid of all Serbs in our midst in order to become one hundred
percent Catholic within ten years." He spoke of killing a third of the
Serbs, converting a third, and expelling the remainder. The leader of
the Ustasha, Ante Pavelic, said,"A good Ustasha is one who can use his
knife to cut a child from the womb of its mother." (end quote).
Dr. Ronnie S. Landau: "The Nazi Holocaust"
http://www.apisgroup.org/R-Landau.html
In Yugoslav Croatia, too, there is evidence that officials of the
Orthodox Church [that is - the Serbs] pleaded with the authorities
[that is to the Nazi Croats - Ustashi] to curtail the vicious treatment
meted out to both Orthodox Serbs and Jews.
Major Richard L. Felman
http://www.srpska-mreza.com/Felman/snf-speech.html#Jew
One of more than 500 American Airmen rescued by the Serbs during WWII
says: "Many Serbs risked their lives during World War II to save
countless Jews from Nazi death camps. This is something we can never
forget and for which I and The Jewish People will always be grateful."
Gottlieb Hlinko:"Kaddish in the Serbian Forest" -"The Massacre of
European Jewry: An Antology" (Israel: Kibbutz Merchavia, 1963)
http://www.apisgroup.org/sorry.html
2. Jewish reaction to the current events
Some Jews still remember...
They shared our fate
http://www.apisgroup.org/Lapid.html
"As Jews, we do indeed have a historical obligation to the Serbs" says
Mr. Joseph Lapid, a columnist and editorial writer for"Ma'ariv" a
leading Hebrew daily.
'Eden' of Sarajevo disappeared during WWII
http://www.apisgroup.org/Lipson1.html
Says Dr. Alfred Lipson, a Senior Researcher at Holocaust Resource
Center and Archives, Queensborough Community College of the City
University of New York, Bayside, N.Y.
Serbs, Jews and Bosnia
http://www.srpska-mreza.com/ranz/July95.html
Professor John Ranz, Chairperson Survivors of the Buchenwald
Concentration Camp reminds us of the basic history of the region.
A plan bad to the bone
http://www.apisgroup.org/Reich.html
Dr. Reich, the Director of the U.S. Holocaust Memorial Museum in
Washington protests Croatian plan to mix the bones of the Holocaust's
victims in Croatia with those of its perpetrators.
Fascism is alive and well in Croatia
http://www.apisgroup.org/Adelson.html
Professor Howard L. Adelson says "Today Ustashi murderers are being
rehabilitated and are being extolled as national heroes by Tudjman
despite the fact that they were among the most brutal villains [of
WWII]."
The Serbian soldiers - utterly truthful and honorable
http://www.apisgroup.org/H_Brin.html
...says Herb Brin, the oldest working American journalist and adds:
"the decision to bomb the Serb position in Bosnia breaks my heart".
U.S. Jews and the Balkan Situation
http://www.apisgroup.org/Dorfman.html
Mr. Alvin Dorfman and Mrs. Heather Cottin explain how major Jewish
organizations got to spread government anti-Serb propaganda.
Shame, shame, shame!
http://www.apisgroup.org/betrayal.html
Charley Reese: "No sin blots American politics today more than the
betrayal of the Serbs. No one ought to be more ashamed of U.S.
treatment of the Serbs than American Jews."
Jewish motives
http://www.apisgroup.org/Ramati1.html
Dr. Yohanan Ramati, the Director of The Jerusalem Institute for Western
Defence explains mentality of diaspora Jews. How did they alow to be
duped.
An open letter to the American Jewish Commitee
http://www.apisgroup.org/Cadik.html
Mr. Danon Cadik, the chief Rabbi of Yugoslavia, et. al., pleads for
justice.
Set your records straight!
http://www.apisgroup.org/Almuli.html
Mr. Jasa Almuli, past President of the Jewish Community of Belgrade and
past Vice-President of Jewish Communities in Yugoslavia, pleads for
truth.
The Serbs had for ever won a place in the hearts of the Jews
http://www.apisgroup.org/Mosic.html
"We the surviving Jews of Serbia have for them respect and
understanding. We know that the basic motive of their recent rebellion
in secessionist Croatia and Bosnia and Hercegovina were their distrust
and deep apprehension after they have been slaughtered in the Nazi era
by the Croat Ustashas and Muslim SS..." says Dr. Aleksandar Mosic,
Former Deputy President, Federation of Jewish Communities in Yugoslavia.
Serbs are our brothers in soul
http://www.apisgroup.org/Enriko-Josif.html
"A media Auschwitz, was perpetrated on the Serbian people! The Serbs
were dehumanized and portrayed as monsters exactly as the Jews were
portrayed through centuries. Do not participate in persecution of the
Serbs. They are our brothers. They are people who share the same
destiny with us, the Jewish people." says Professor and composer Enriko
Josif.
60 Minutes...more yellow journalism on Bosnia!
http://www.apisgroup.org/Marquette.html
An open letter by Mrs. Sandy Marquette a Jew from Chicago.
The European Hoodlum Democracy Will Not Break the Serbs
http://www.apisgroup.org/Mandic.html
Dr. Klara Mandic, a senior Belgrade Jewish community leader explains
the Serbian motives.
America in the Eye of a Hurricane
http://www.apisgroup.org/Kissinger.html
Dr. Henry Kissinger reminds us that Bosnia had never been an
independent state and warns us that long American tradition of support
to self-determination has been betrayed.
23. avgust 2003. godine
(Udruzenje "Sloboda", Beograd)
1. Javni odgovor Slobodana Milosevica na kampanju izmisljenih optuzbi
koju vodi rezim u Beogradu
2. Milosevic izolovan od poseta!
=== 1 ===
SRAMNI TEROR NAD MOJOM PORODICOM JE DEO KRIMINALNOG BEZAKONJA I
TIRANIJE KOJIMA REZIM U BEOGRADU POMAZE HAGU I AGRESIJI PROTIV NASE
ZEMLJE I NARODA
Javni odgovor Slobodana Milosevica na kampanju izmisljenih optuzbi koju
vodi rezim u Beogradu
Optužili su me marta 2001. za izmišljene krivice, samo da
bi mogli da me uhapse i isporuče u Hag.
Sada, 2003. nova optužba ima isti razlog. Hag. Samo ovog puta razlog je
da se pokuša da spreči, ili bar umanji, očigledan fijasko lažnog
Tribunala, koji služi kao sredstvo rata protiv naše zemlje i naroda.
Ali, ovoga puta, za razliku od 2001. paralelno su pristupili
terorisanju i moje porodice, zločinačkim progonom moje supruge i sina.
Taj zločin nad mojom suprugom i sinom vrši se isključivo zbog borbe
koju ovde vodim.
Da apsurd bude veći (ali i njihova sramota), zločin se vrši nad jednom
ženom, suprugom dugogodišnjeg šefa države, profesorom univerziteta i
piscem deset knjiga, koje su prevedene na trideset jezika i rasute
širom sveta, te ih niko neće moći da uništi ili sakrije kao
svedočanstvo pisano u vreme jugoslovenske krize iz nedelje u nedelju,
čiju je vrednost vreme potvrdilo, koje Miri služe na čast, a svima nama
na ponos. Ne postoji nijedan intelektualac, koji je više digao glas
protiv rata, nasilja, primitivizma, eksploatacije, ropstva. Za mir,
slobodu i ravnopravnost. I vrši se protiv jednog mladića koji je
otvorena i čista srca odlučio da se sam probija kroz život, sopstvenim
radom, pameću i sposobnostima i sve činio da pomogne drugima i da
njegov grad bude lepši i humaniji. Zločin se vrši nad dvoje ljudi koji
su druge ljude zadužili samo svojom dobrotom i humanošću.
Njihova jedina krivica je što su moja porodica.
Građani Srbije i slobodoljubivi ljudi širom sveta šalju mi izraze
podrške i žele pobedu.
Izgleda da samo režim u Beogradu navija za Haški tribunal i to tako
žustro da se ne libi ni terorisanja žene i dece.
Rekao sam ovoj dvojici, koji su došli da me saslušaju, pet meseci posle
mog javnog poziva, da samo kukavice napadaju žene i decu.Ništa sramnije
od toga ne postoji.
Politička, medijska, policijska kampanja koja se vodi protiv mene i
moje porodice je najveća sramota koju je neka država mogla sebi da
dopusti.Ta sramota, za sve njene učesnike ali i za one koji je ćutke
gledaju, postajaće sve veća kako vreme bude prolazilo.
U vezi sa ”razlozima” iz kojih su istražni sudija i tužilac dolazili u
Hag, da bude svakome jasno:
Nikada, ni ja ni moje okruženje, nije imalo veze ni sa kakvom
kriminalnom grupom.
Nikakav ”zemunski klan” nije ni postojao dok sam ja bio predsednik. On
je direktna posledica ponašanja sadašnje vlasti i uloge koju su grupe i
pojedinci imali u izvođenju puča od 5. oktobra 2000. i njihove
međusobne sprege.
Ni ja niti bilo ko iz mog okruženja nije imao nikakve lične kontakte
niti poznavao bilo kog pripadnika JSO, popularno poznate kao ”crvene
beretke”.
Verovao sam da se radi o elitnoj antiterorističkoj jedinici, kakvu ima
svaka služba. I danas verujem da je najveći broj pripadnika te jedinice
to i bio. Ko je među njima bio sa nekom kriminalnom prošlošću ili
sklonostima, to svakako bolje zna sadašnji režim jer su upravo takvi
upotrebljeni 5. oktobra.
Moja poseta centru u Kuli 1997. bila je protokolarne prirode i povodom
svečanosti, na koju je moj dolazak bio isključivo gest pažnje prema
Službi i njenom tadašnjem šefu Jovici Stanišiću, koga sam cenio kao
profesionalca i čoveka koji je nastojao da svoj posao obavlja u skladu
sa svojom funkcijom.
To, da je sve tamo za mene bilo novo i da je poseta bila protokolarne
prirode, može ustanoviti svako ko tu traku sa posete pažljivo i u
celini pogleda.
Oficira, koji mi je predao raport pred počasnim strojem jedinice, nisam
poznavao. Sada je poznato da se zove Luković Legija. Kada je došao da
me uhapsi marta 2001. godine čak sam ga zamenio sa oficirom koji je
prilikom moje posete Stanišića i mene prevezao dzipom od upravne zgrade
do vežbališta, koje su želeli takođe da mi pokažu.
Inače, ni danas ne bih mogao da se setim imena nijednog od oficira koji
su mi u raznim prilikama, pred počasnim strojem, predavali raport. U to
uključujem i komandante počasnih jedinica Garde Vojske Jugoslavije.
Prvi put u svom životu razgovarao sam sa Lukovićem Legijom upravo kada
je došao da me uhapsi 31. marta 2001. godine. S obzirom na to, tj. na
činjenicu da do tada sa njim nikada nisam bio u bilo kakvom kontaktu,
niti razgovarao, jedino delo koje sam bio u prilici da mu ”naložim”,
bilo bi moje sopstveno hapšenje.
Jasno je, dakle, da oni koji su upotrebili ljude iz ”crvenih beretki”
za moje hapšenje (i druge koji su sa čarapama na glavama preskakali
ogradu rezidencije), upotrebljavali su ih i pre toga i posle toga.A to
svakako ne bih mogao biti ja.
Priče o tome da je ta jedinica vršila i poslove mog obezbeđenja su
neistinite. Laž. Mene je sve vreme obezbeđivala jedinica javne
bezbednosti (a ne DB), čiji je komandant bio Senta Milenković.
Što se Ivana Stambolića tiče, bili smo dugo godina dobri prijatelji.
Razišli smo se politički na 8. sednici CK SKS 1987. godine.Lično nikad
nismo bili u sukobu.
Neposredno posle smenjivanja došao je kod mene da me zamoli da dobije
jedno od zaista (i po mom i po njegovom mišljenju) najboljih mesta u
SFRJ. Da bude postavljen za predsednika Jugoslovenske banke za
međunarodne ekonomske odnose.I dobio ga je. Na tom mestu ostao je više
od 10 godina, iako je princip bio da se vrši rotacija. Sve do odlaska u
penziju, za koju je ispunio i radne i starosne uslove daleko pre nego
što je penzionisan.
Kao političar bio je veći niz godina potpuno zaboravljen. A priča kako
je predstavljao opasnost za izbore je takođe gola laž, jer se na
izborima uopšte nije kandidovao. Uostalom, da li se bilo kom kandidatu
za tu čitavu deceniju ikada nešto dogodilo? A, on, čak, nije bio ni
kandidat.
Proizlazi apsurd da sam ja, pošto sam mu obezbedio da 10 godina bude na
funkciji koju je sam tražio i pošto je postao penzioner, jurio da ga
ubijem da me ne bi ugrozio.
Za mene je posebno neshvatljivo što je njegova porodica spremno
prihvatila jednu ovako plitku laž, tako da ispada da im je više stalo
da okrive mene nego da saznaju stvarnu istinu o sudbini svoga oca i
supruga.
Ivan Stambolić je bio potpuno zaboravljen političar, pa čak u vreme
kada je nestao, i zaboravljen bankar. U čitavoj državnoj i političkoj
strukturi i u mom okruženju nećete naći nikoga ko ga je uopšte pominjao
čitav niz godina. To i ne čudi, jer sve je to pripadalo vremenu bivše
SFRJ, a od 1990. pa nadalje, brige i život uzele su, nažalost, potpuno
različit tok.
Bez uvrede, Ivan Stambolić više nikoga nije interesovao. Nikakvog
revanšizma nije bilo ni prema onima koji su ga podržali na 8. sednici.
Desimir Jeftić, tadašnji predsednik Vlade Srbije, koji je takođe posle
smenjen, bio je čitav niz godina ambasador u Rumuniji. Ivanov najbolji
prijatelj i komšija Dragan Tomić, direktor ”Simpa”, bio je sve vreme u
državnom i partijskom rukovodstvu.
Siguran sam da će i on potvrditi da sam njemu lično, posle Ivanove
smene, rekao da bih ga smatrao najgorim čovekom ako bi sada Ivanu pošto
je smenjen, okrenuo leđa i prestao da bude prijatelj. Stvari su, dakle,
potpuno suprotne od priče koju je isfabrikovalo nekoliko žalosnih
kreatura.
O Ivanovom nestanku obavestio me je telefonom Vlajko Stojiljković,
tadašnji ministar unutrašnjih poslova. Rekao sam mu da podigne sve
snage kojima raspolaže, da ga nađu. Upoznao me je da su Ivanovi supruga
i sin, njegov nestanak prijavili tek po podne iako je on otišao na
trčanje još toga jutra - što proširuje i otežava traženje.
Sve su granice obaveštene, a Vlajko Stojiljković me je kasnije, uveče
obavestio da je nekoliko stotina policajaca angažovano u potrazi.
Insistirao sam da se sve snage upotrebe i da ga što pre nađu. Sigurno
je da većina tih policajaca i danas radi u MUP-u i o tome može da da
sve podatke.
Iz svega što me je Vlajko Stojiljković obaveštavao, ništa što je moglo
biti preduzeto nije propušteno da se preduzme.
Pošto mi je istražni sudija prilikom predstavljanja sebe i tužioca i
razloga zbog kojih su došli, pomenuo i vezu sa ”pokušajem ubistva Vuka
Draškovića” želim i o tome da kažem nekoliko reči.
Nikad nisam poverovao da je to što se u Budvi dogodilo bio stvarni
pokušaj ubistva, jer je neverovatno da neko u maloj sobi, ispuca sve
metke i da sve promaši, pošto čak ni Vuk Drašković, sa svim svojim
smislom za glumu nije mogao da odglumi ni muvu ni komarca. Verovao sam
da je to učinjeno da bi ga neko zaplašio ili da je sa svojim smislom za
ulogu žrtve režima, to sam izmislio, da na sebe skrene pažnju. Nije
teško pretpostaviti kome je takav incident mogao da odgovara, ali je
sasvim jasno da nije bio u interesu tadašnje vlasti. naprotiv.
Nije mi poznato da je DB Srbije u Crnoj Gori imao bilo kakvu aktivnost
osim prikupljanja podataka o švercu cigareta na teritoriju Srbije. Rade
Marković mi je čak pokazivao snimke iz vazduha predela koji se zove
Mehov krš, a nalazi se na teritoriji Srbije, na granici sa Crnom Gorom,
sa objašnjenjem, da prema njegovim saznanjima tuda ide, nekim sporednim
putevima, šverc cigareta i da se tu i skladišti. Tada je pripremana
akcija da se u pogodnom trenutku pohapse šverceri i zapleni roba.
Nije mi poznato da li su ti snimci napravljeni iz aviona ili
helikoptera, policijskih ili vojnih, niti su me takvi detalji
interesovali.
Nikada nisam razgovarao sa Pavkovićem o prebacivanju nekakvih ubica i
agenata iz Crne Gore. Neverovatno je da se vrhovni komandant bavi
prebacivanjem nekakvih tajnih agenata i to po celoj liniji komandovanja
od načelnika generalštaba pa nadole.
Istina je samo to da sam uvek insistirao da službe sarađuju i da
napuste praksu međusobnog rivalstva, pošto službe nisu ni moje ni
njihove već državne i za državu treba da rade, u skladu sa zakonom.O
tome je, uostalom, na ovom nelegalnom sudu, govorio i general
Aleksandar Vasiljević. I to kao svedok optužbe. A Rade Marković je i
ovde i pred dva skupštinska odbora svedočio kakvo su sve nasilje i
bezakonje nad njim primenili da bi me za nešto optužili.
Jedino pominjanje helikoptera, koga se sećam, bilo je u vezi sa
incidentom niskog preleta jednog helikoptera iznad Belog dvora (što je
bilo zabranjeno), kada je samo prisebnošću oficira VJ, nadležnog za
zaštitu Belog dvora, izbegnut tragičan ishod, odnosno obaranje tog
helikoptera.
U toku dana je ustanovljeno da se radilo o helikopteru kojim je neki
teški bolesnik iz Republike Srpske prevezen na obližnji VMA.
Zahtevao sam od istražnog sudije i tužioca da saslušanje bude javno i
da mogu da uvedu čak i otvoreni telefon, da može ko god želi da me pita
šta želi. Objasnili su da to nije moguće po zakonu, dok traje istraga.
To sam uvažio i tražio da donesu odluku da trake budu objavljene po
završetku istrage, jer tada za to ne postoje nikakve smetnje, da
istraga, pošto se završi, bude ugrožena.
Ni to nisu prihvatili, iako su upravo oni, ona službena lica, koja po
zakonu odlučuju o tome, što nije bilo sporno ni za mene ni za njih, ni
za moje pravne zastupnike.
Sadašnja vlast zakone upotrebljava kao izgovor za stvarno bezakonje i
tiraniju.
Ništa novo!
Još 1742, Monteskije: ”Nema svirepije tiranije od one koja se sprovodi
pod štitom zakona i u ime pravde.”
U celoj toj prljavoj operaciji spasavanja fijaska ovog nelegalnog
Haškog suda, najsramniji element predstavljaju napadi na moju suprugu i
sina.
Rekao sam istražnom sudiji, kada mi je doneo traku, da istragu treba da
popuni i zlatnim polugama, deviznim rezervama, vilama u Švajcarskoj i
ne znam čime sve, o čemu su davane razne izjave i opširno pisala
štampa. Pa posle ”zaboravila”.
Pitao sam i: ”Zar vas nije sramota?”Nisam dobio odgovor.
A svojoj supruzi i sinu, Miri i Marku, koje su na ovako podao način od
mene odvojili, želim da poručim: ”Život je kratak da im se zahvalim na
njihovoj dobroti.”
Hag, 17. avgust 2003. Slobodan
Milosevic
=== 2 ===
Politika, cetvratak 21. avgust 2003
PROTEST UDRUŽENJA "SLOBODA"
Milošević "izolovan"
"Najodlučnije protestujemo zbog kriminalnog čina Haškog tribunala da se
Slobodanu Miloševiću zabrane sve posete i da se on potpuno izoluje i
ukoliko se ova bespravna odluka ne ukine, preduzećemo pravne mere",
rekao je juče član nacionalnog komiteta za odbranu Slobodana Miloševića
mr Vladimir Kršljanin.
Na konferenciji za novinare u sedištu udruženja građana "Sloboda"
Kršljanin je ocenio da je ovom odlukom otežan položaj bivšeg
jugoslovenskog predsednika i da su mu onemogućene pripreme za učešće u
haškom procesu.
"Miloševiću je sada zabranjeno da viđa najbliže saradnike, pa je čak i
njegovoj supruzi onemogućeno da ga posećuje. Ne prihvatamo obrazloženje
da je do toga došlo, jer su članovi delegacije SPS-a, nakon posete
Hagu, davali izjave medijima o sadržaju razgovora koje bi uticale na
tok procesa", dodao je Vladimir Kršljanin.
J. K.
---
Proslava rođendana
Povodom rođendana Slobodana Miloševića, a u okviru stalne tribine
"Slobodna Srbija", juče je prikazan i dokumentarni film " Poraženi Hag
(Hronika o borbi Slobodana Miloševića)", autora Dušana Čukića. U
Udruženju "Sloboda" izložene su i slike "Odbrana slobode" slikara
Zareta Đorđevića, a emitovano je i muzičko delo "Alarm", kompozitora
Miloša Raičkovića...
J. G.
---
Danas, cetvrtak, 21. avgust 2003.
U Udruženju "Sloboda" proslavljen 62. Miloševićev rođendan
4: Il Vaticano festeggia
---
LINKS:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/IMMAGINI/
krajina1995.jpg
Da non dimenticare
http://www.reformation.org/holocaus.html
The Vatican's Holocaust
---
Da "La Voce del Popolo", Fiume-Rijeka, 6 agosto 2003 e "Vecernji list",
Zagreb, 28 e 6 agosto 2003:
"Celebrata la Giornata del Ringraziamento" (titolo dell’articolo su "La
Voce"); "Celebrata la Giornata della Vittoria e del Ringraziamento
patriottico" (titolo in prima pagina del "Vecernji")
Knin. "In tutta la Croazia è stata celebrata ieri (5 agosto) la
Giornata del Ringraziamento, in memoria di tutti coloro che hanno dato
la vita per la libertà [sic] della Croazia. A Knin, simbolo della
vittoria [sic] croata, una delegazione del Governo guidata dal ministro
della Difesa Zeljka Antunovic e dal vice-premier Goran Granic, ha
deposto una corona di fiori ed ha acceso dei ceri dinanzi alla croce
[sic] innalzata per ricordare l’evento, dopo aver presenziato
all’alzabandiera alla fortezza di Knin".
Ricordiamo come è stata "conquistata" dalle truppe di Tudjman la
cittadina di Knin, capoluogo della regione, popolata a maggioranza da
serbi, che "si poteva difendere anche con le pietre". Dopo che
l’Esercito jugoslavo si era dovuto ritirare senza combattere, la
popolazione civile scappò in massa. Chi ricorda più il grande esodo dei
serbi dalle Krajine sotto il sole cocente estivo?!
Anche nelle celebrazioni di quella tragedia, nella cattolicissima
Croazia immancabile è la presenza della Chiesa.
"A ricorrenza della festa della Signora del Grande Voto Benedetto
Croato, protettrice del Vicariato militare, e in seguito alla Giornata
della Vittoria e del Ringraziamento, ieri (5 agosto) è stato benedetto,
a Zagabria, il nuovo, imponente edificio del Vicariato militare. La
celebrazione è stata presieduta dal rappresentante del Vaticano,
l’arcivescovo Francesco Monterisi."
E non finisce qui! Dopo la messa è stata inaugurata la statua di papa
Giovanni Paolo II, a grandezza d’uomo.
In occasione della benedizione del Vicariato militare, il Papa ha
inviato un messaggio in "lingua croata", nel quale esprime la speranza
che questo avvenimento dia un nuovo vigore al molto proficuo e fertile
lavoro di cura (delle anime) dell’esercito croato e della polizia.
Inoltre nel messaggio, inviato tramite il Segretario di Stato,
cardinale Angelo Sodano, il Papa esprime, tra l’altro, "la speranza che
ciò contribuirà anche alla promozione della cooperazione sempre più
armoniosa tra lo Stato e la Chiesa, per il bene comune della Croazia".
Il Papa "non sa" oppure "non vede" che cosa sta facendo in Croazia "il
figlio spirituale del Vaticano (e suo)" . Quel figlio "cresciuto" e
rafforzato con la beatificazione del cardinale Stepinac.
Il clero cattolico croato, come nel 1941, ed ora dal 1991, grazie allo
"status specialissimo" per le sue istituzioni, è "guida e luce" del
nuovo staterello croato, e si preoccupa di inculcare già dagli asili
nido credenze religiose ed un sostanziale odio razziale - che dovrebbe
essere un affronto al vero Credo - fino ad assolvere anche i criminali
di questa guerra fratricida, detta "civile", perché "combattenti
patrioti".
Proprio, lo ripetiamo, come fecero i prelati nel 1941 – 1945, nel
cosiddetto Stato Indipendente Croato; ora pero' anche con il
beneplacito degli ex comunisti e dei cosiddetti democratici della
sinistra, in primis Ivica Racan, primo ministro.
L’edificio nuovo del Vicariato militare occupa un’area di 1500 mq. E'
stato costruito su 4 piani, all'interno di un’area di 8800 mq, donata
dall’Episcopato metropolitano. Ufficialmente la costruzione è iniziata
il 23 di aprile 1999 (sic! Per festeggiare l'inizio dei bombardamenti
selvaggi contro la Jugoslavia federata –Serbia e Montenegro- ?!), con
benedizione e dedica sulla pietra di basamento. La costruzione è
costata circa 34 milioni di kune - la moneta locale, riedizione della
moneta dei nazisti - ed è stata finanziata dal ministero della Difesa e
dal ministero degli Interni, che si occuperanno anche della
manutenzione.
Il Vicariato militare per la cura dei fedeli cattolici appartenenti
alle forze militari e dipendenti dalla Repubblica di Croazia è stato
fondato il 25 aprile 1997 da papa Giovanni Paolo II, in seguito
all'accordo tra il Vaticano e la Repubblica di Croazia sottoscritto il
19 dicembre 1996. Come primo vescovo militare è stato nominato il
monsignor Juraj Jezerinac.
(a cura di I. Istrijan)
PS. Da "Antologija suvremene hrvatske gluposti" (Antologia della
stupidità contemporanea croata), Edizione di Feral Tribune, Split 1999:
"La nostra religione è molto più libera. Noi almeno abbiamo la
confessione, con la quale tutto ci viene perdonato".
(Una studentessa delle medie superiori, dopo la visita alla sinagoga.
Pubblicato nel mensile dei giovani cattolici "Mi", marzo 1994)
"Questo secolo non aveva mai visto una così grandiosa azione di
liberazione quale e' stata l'Operazione Tempesta. Questa è la
testimonianza che il popolo croato per un momento è stato toccato da
Dio"
(Maja Freundlich, giornalista, al succitato "Mi", giugno 1997)
"A tanti sembra mostruoso che io abbia dato la mano agli ustascia.
Anche se li avessi baciati non vedo che cosa c’è di strano".
(Zdravko Tomac, ex comunista, radicale trasversale pannelliano, ora
socialdemocratico e persino viceministro, a "Slobodna Dalmacija",
aprile 1996)
PPS. Consigliamo vivamente i libri:
"L'Arcivescovo del genocidio" (Monsignor Stepinac, il Vaticano e la
dittatura ustascia in Croazia, 1941 - 1945), di Marco Aurelio Revelli,
Edizioni Kaos, 1998
"Il fascismo e gli ustascia , 1929 -1941" (Il separatismo croato in
Italia) di Pasquale Iusso, Edizioni Gangemini editore, 1998
PHOTOS FROM GORAZDEVAC, AUGUST 14, 2003
Reality Macedonia - August 15, 2003
The Massacred Children of Kosovo
VICTIMS OF ALBANIAN TERRORISM IN KOSOVO
For Photo Display, click on:
http://www.realitymacedonia.org.mk/web/news_page.asp?nid=2729
---
http://www.antiwar.com/malic/m082103.html
ANTIWAR, Thursday, August 21, 2003
Balkan Express
by Nebojsa Malic
Antiwar.com
Fresh Blood in Kosovo
Occupied Province Terrorized Again
Even as north-eastern United States clawed its way from a weekend
blackout, and the UN mission in Iraq gasped in shock at Tuesday's
massacre at its Baghdad headquarters, the occupied Serbian province of
Kosovo was once again in the headlines. A week ago, British historian
Kate Hudson noted that the attack on Yugoslavia over Kosovo in 1999
established a "pattern of aggression" that was applied to Iraq in 2003.
Of course, the US did not occupy all of Serbia, as it did with Iraq
only its one province, settled with Albanians bent on carving out an
independent state, or possibly annexing Albania. While Iraqis shoot at
occupation troops, the Albanians actually welcomed them. These
differences, while rightly irrelevant to Hudson's argument, have also
meant years of abject misery for non-Albanians living in Kosovo.
Last Tuesday, the government in Belgrade finally announced its official
position on the status of its occupied province, rejecting outright the
notion of independence but pledging "substantial autonomy" within
Serbia.
The unexpectedly firm line by the otherwise spineless Dossie leadership
came a day before Kosovo's new international viceroy, Harri Holkeri,
was to make his first visit to the occupied province.
A Clear Response
Belgrade and UNMIK probably expected an official Albanian response
filled with righteous indignation at the very thought of anything but
full independence for the province. But the unofficial response that
came on August 13 was loud, clear and disgusting. An "unknown" gunman
fired at children swimming in the Bistrica river, killing two and
injuring
several others. The attack took place just outside Gorazdevac, a Serb
enclave surrounded by Albanian villages. Serbs in Kosovo have long
since been disarmed by the NATO occupation force; the assailant had
used an AK-47 assault rifle.
Another attack followed on Sunday, only this time no one was hurt.
Earlier that week, and again on Saturday, Serbian military outposts
near the border with Kosovo came under fire. The attacks were claimed
by the AKSh, the "Albanian National Army," the newest incarnation of
the KLA. It seems to
have reawakened following the announcement of Presevo area Albanians
that they would form an Albanian National Council to promote annexation
to Kosovo.
Anger and Loathing
The attack on children was condemned by both Kosovo Serbs and the
Belgrade government. As angry Serbs protested in the streets of their
ghettos, the UN authorities and NATO occupiers pledged to find the
assailants. That pledge has remained unfulfilled as of yet, as have all
others before it.
Father Sava, the famous "cybermonk" at Decani, wrote that the
Gorazdevac attack was "first and foremost a shocking indicator of the
real situation in Kosovo and Metohija that the majority of UNMIK and
KFOR representatives, together with Albanian political leaders, are
persistently attempting to hide from the global public in order to
rationalize their own failures..."
Even Bishop Artemije, who once collaborated with the UN-NATO occupiers,
is embittered. "All words have been used already; everything that
should have been said has been said so many times already," he told
KFOR political officer Frederick Mathias during their meeting Saturday,
quoted FoNet news
agency.
When even the most conciliatory Serbs who have condemned Slobodan
Milosevic's government on many occasions and repeatedly reached out to
Albanians - are this embittered, it should be obvious that few if any
Kosovo Serbs trust the occupying authorities any more. KFOR may be the
only thing standing between them and the Albanian lynch mobs, but it
clearly isn't doing it well; besides, NATO occupation enabled those
lynch mobs to operate in the first place, a fact Kosovo Serbs have not
forgotten, if others have.
Mr. Covic Goes To The UN
While the murders at Gorazdevac were ghastly, they should not have been
a surprise to anyone familiar with the situation in Kosovo. Truly
surprising was the reaction of official Belgrade, where the normally
ambivalent Dossies actually did something.
Nebojsa Covic, deputy Prime Minister charged with Kosovo affairs,
quickly traveled to New York for the emergency session of the UN
Security Council. What he said there was surprisingly frank:
"[T]he hideous attack on innocent children swimming in the river near
their homes in Kosovo and Metohia had taken place only because they
were Serbs. It was an attempt to send a message to all Serbs that they
had to leave and there is no chance for a multi-ethnic society,"
official UN reports quoted
Covic, who added that "it was necessary to accept the fact that last
week's crimes were not unique they belonged to a pattern of activity
by a determined minority of the Albanian population to bring the ethnic
cleansing of the province to completion."
The UN Ambassadors gave him a polite hearing and said the obligatory
words of concern and condolences, then rejected his claims outright.
According to US government-sponsored Radio Free Europe, British
Ambassador Emyr Jones-Parry said the attacks "must still be considered
as isolated acts of
extremism," offering no explanation as to why. And the Council said "it
was important for leaders in Pristina and Belgrade to redouble their
efforts to cooperate in building a multiethnic Kosovo."
Let's see, double of zero is still zero. The UN gets to sound all
proper, but do nothing. Impressive.
Lie and Deny
While at first apologetic, after Covic's presentation UN officials
began an all-out effort at spin control. Derek Chappel, UN police
spokesman in Pristina, glibly dismissed the danger of terrorism in the
occupied province in an interview to Agence France-Presse. The agency
played along, labeling the manifestly one-sided campaign of murder
"inter-ethnic violence."
Here are some of Chappel's more ludicrous statements from Tuesday's AFP
story:
* "They [the AKSh] have been classified as a terrorist organisation
but we don't believe they can seriously threaten the stability of
Kosovo."
* "We've always said that we don't believe there are any
large-scale terrorist organisations in Kosovo but there are always
people who are capable of carrying out terrorist acts."
* "Kosovo is still awash with explosives, hand grenades and
military weapons and it is certainly true that there are people here
who do not want reconciliation and want to create instability. They
wouldn't hesitate to use violence to drive the communities apart. I
think that is a very serious threat..."
* (paraphrased by AFP): "the extremists' failure to generate a
popular uprising against the international police and judiciary
following the recent war-crimes conviction of an ethnic-Albanian
guerrilla commander showed that most people, whether Serb or Albanian,
wanted to bury the past."
Chappel is either insane, or deliberately lying. To him, the AKSh
exists - but not really - and is certainly not a threat. But of course,
there are people who threaten "the stability of Kosovo," (!) and since
he pointedly avoids mentioning Albanians (and everyone knows they want
a stable, Serbenfrei Kosovo of their own), then who else could possibly
be responsible than those dastardly Serbs again ?
Describing people who have systematically killed and expelled their
neighbors of all other ethnicities, then stole or torched their
property as "people who do not want reconciliation" is surely the
pinnacle of cynicism.
In case he'd been living under a rock these past four years (which is
entirely possible), he could not have helped but notice that
"communities" in occupied Kosovo had already been separated into
Albanians (forcibly ruled by KLA thugs) and everybody else (killed,
expelled, or terrorized into ghettos). How many more people need to die
for Chappel to snap out of
his auto-colonoscopy and confess the truth? Why, all of them, in all
likelihood. Kosovo would be very stable then.
Now Chappel isn't just some faceless UN bureaucrat. He is the official
spokesmanfor the UN police force, the people who are supposed to
prevent attacks like Gorazdevac from happening - or at the very least
catch their perpetrators. Which they have markedly failed to do over
the past four years.
There are no signs they would perform differently in the future. That
"failure to generate a popular uprising" Chappel incredulously
mentioned had in reality been a week-long bombing spree against police
stations and a fatal sniper attack against a UN policeman. It appears
the UN police have heard the KLA's message, loud and clear.
Distort and Divert
AFP is not the only news service deliberately obfuscating the issue.
The Associated Press reported on the Serbian government's Tuesday
declaration with obvious derision and distortion of facts. For example,
its reporter claimed "dozens" of Serbian churches were destroyed in
"revenge attacks" since 1999, while in reality the number has been over
112, and the
attacks were motivated not by "revenge" (what have the churches done?)
but sheer hatred.
The Guardian article about the Bistrica beach atrocity referred to
"brutal Serbian occupying forces," dismissed the Belgrade position as a
"wish list" that had "fat chance of becoming reality," and claimed that
"indicted war criminal" Slobodan Milosevic had "set up a police state"
in Kosovo. It did call the attack on children "exceptionally brutal"
and "extreme," but it
almost sounded as a pretext for lambasting Belgrade.
Obviously, the media refuse to see the pattern in the attacks so
obvious to Covic and the Kosovo Serbs. They have toed the UN-NATO line
for so long, it has become impossible to drop it, even in face of
overwhelming evidence.
So what happens in Kosovo must be distorted and the audience diverted
from obvious conclusions.
Until last week, under Imperial pressure and that of their regime, the
Serbs had gone along with this charade. No more.
Awareness of Empire
Three weeks ago, Helle Dale of the Washington Times quoted Dossie Prime
Minister Zoran Zivkovic, who supposedly said that, "There are three
things Serbs cannot stand an independent Kosovo, NATO and the United
States." Dale
was trying to be malicious and smear the Serbs as Nazis and barbarians.
But she really did them a favor.
In a letter of response, the Serbia-Montenegro embassy did not deny the
quote's accuracy, only its context: namely, that Zivkovic was trying to
tell the media how he was governing against the will of the people,
like every good modern, progressive, freedom-loving, democratic etc.
vassal of the
Empire.
Zivkovic was right, then. As reactions from both the government and the
people show, Serbs really cannot stomach an independent (and needless
to say, Albanian) Kosovo. After what happened in 1999, they cannot
stand NATO, either. Dossies are working hard to join the Alliance, but
they might
well choke themselves trying. Regarding the United States, perhaps the
Serbian peasants have figured out something that has eluded most
Americans: that the United States, once venerated by Serbs as a
friendly and fellow freedom-loving nation, has turned into a
freedom-crushing Empire, an
abomination and antithesis of itself. What it has done to Kosovo is all
the evidence they need.
And that is definitely something to ponder.
Data: Mer 20 Ago 2003 18:45:23 Europe/Rome
Oggetto: Slobodna Srbija Slobodanu
Dragi Predsednice,
Rodoljubi okupljeni danas oko udruzenja «Sloboda» u Beogradu
salju Vam poruku divljenja i dubokog postovanja, ali i poruku resenosti
da zajedno sa Vama nastave bitku za istinu, slobodu, demokratiju,
ljudsko i nacionalno dostojanstvo - do pobede!
Boreci se za slobodu, srpski narod je mnogo puta u istoriji
pokazao svoju velicinu - i 1389, i 1804, i 1914, i 1941, i 1999, nikada
ne posezuci za tudjim, braneci slabe i nezasticene. Mozda najteza i
svakako najduza agresija pogodila nas je pocetkom devedesetih, a traje
i danas. Mi
znamo da ce istorija i ovaj nas otpor, ciji ste Vi predvodnik i simbol,
po zasluzi ovencati. Mnoge bitke smo dobili, ali jos ne i rat.
Komandant na najisturenijem polozaju, kome niko ne moze nista - kakav
podvig. Ulivate nam svima snagu i samopouzdanje.
Ovaj rat jedino moze i mora dobiti - ujedinjeni narod. Na
Kosovu i Metohiji je Vasa bitka za slobodu, dostojanstvo i
ravnopravnost svih pocela, na oslobodjenom Kosovu i Metohiji, u
slobodnoj Srbiji ona mora da se zavrsi.
Zasto su istina i Slobodan Milosevic nepobedivi? Zato sto iza
njih stoji narod. To je najveca snaga. Onaj ko cvrsto stoji na strani
slobode i casti svog naroda zna da ne mora nicega da se plasi.
Jedino u slobodi nasa deca mogu ziveti kao ljudi.
Zelimo Vam dobro zdravlje, dug zivot i skori pobednicki
povratak u zagrljaj porodice, drugova i slobodne Srbije.
Beograd,
20. avgusta 2003
Udruzenje «Sloboda»
SLOBODA urgently needs your donation.
Please find the detailed instructions at:
http://www.sloboda.org.yu/pomoc.htm
To join or help this struggle, visit:
http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan
Milosevic)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)
Bosnia: A Safe Haven for Terrorists?
---
http://www.tol.cz/look/BRR/
article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=9&NrIssue=1&NrSection=2&NrArticle
=2240&search=search&SearchKeywords=Esad+Hecimovic&SearchLevel=0
TOL - Balkan Reconstruction Report
25 September 2001
Bosnia: A Safe Haven for Terrorists?
Osama Bin Laden may or may not be directly connected to Islamist groups
in Bosnia, but there is little doubt that his message resounded in some
quarters.
by Esad Hecimovic
ZENICA, Bosnia--Like much of the world, Bosnia watched with horror and
disbelief the pictures of terrorist attacks on New York and Washington.
As soon as the finger of suspicion was pointed at Islamic
fundamentalists, Bosnia's own encounters with Islamists during and
after the 1992-5 war were recalled. Naturally, the alleged ties of the
Islamic volunteers who fought in Bosnia with Osama bin Laden, the Saudi
dissident who the U.S. authorities suspect was behind the attacks, came
into focus once again. The public was also quick to recall the reports
in the Bosnian press after the war according to which bin Laden had
been granted Bosnian citizenship. Muhamed Besic, the Bosniak-Croat
Federation Interior Minister, formally denied that was true.
The November 1995 Dayton Accords which ended the 1992-5 war stipulated
"the dismantling of the units of foreign volunteers and the departure
of foreign instructors" from Bosnia. Translated to the language of the
Bosnian reality at the time, this provision meant in the first place
that foreign Islamic Mujahedeen volunteers leave the country. The
obligation was a precondition for NATO troops to come to Bosnia, and
later on it was used occasionally as a condition for U.S. economic and
intelligence assistance. The issue has soured the relations between the
Bosniak Muslim part of the Bosnian leadership with the United States.
Janet Bogue, the U.S. deputy assistant secretary of state for european
and eurasian affairs, said during her visit to Sarajevo on 15 September
that the Bosnian authorities hadn't yet fulfilled their Dayton
obligation.
Most Islamic volunteers who remain in Bosnia have in the meantime been
granted Bosnian citizenship either through marrying local women or
under the provision of the former Citizenship Law that made it
possible for foreign members of the Army of Bosnia and Herzegovina
(ABiH) to obtain citizenship. Interior Minister Besic promised that all
such cases, believed to amount to several hundreds, would be examined
by a special government commission.
The extent of the U.S. pressure on Bosnian authorities is perhaps best
illustrated by Besic's 20 September statement in which he pledged that
a number of suspected terrorist who hold Bosnian citizenship will soon
be handed over to the states demanding their extradition. "Three
Egyptians who hold Bosnian citizenship are in prison [and] will soon be
extradited, most probably to Egypt, and their Bosnian citizenship has
been canceled," Besic said, adding that two persons holding Bosnian
passports have already been extradited to France as suspected
terrorists. He denied rumors that there were terrorist training camps
in Bosnia.
The government's tough line on suspected Islamic terrorists is
anything but uncontroversial. A number of lawyers have questioned the
interior minister's right to invalidate citizenship certificates of
those Islamic fighters who were members of the ABiH, except in cases
when they fraudulently claimed ABiH membership. Perhaps more worrying
are the threats of Islamic groups in Bosnia to retaliate if the
government goes ahead with its extradition plans.
IDENTITY CRISES
Problems arising from stolen or forged identities have been the main
obstacle to the investigations so far. When Said Hodzic, a resident of
Han Bila near Travnik, was arrested on 27 April, the public was not
informed. Hodzic was arrested on the basis of a "red" warrant issued by
Interpol in August 2000. He was tried in absentia in Paris, and
sentenced to five years in prison on 6 April this year for dealing in
false passports and other documents for Islamic militants in Canada,
Europe, and Turkey. Bosnian authorities extradited him to France this
summer, despite protests and threats from Islamic groups. Only then did
the federal Interior Ministry acknowledged the arrests of a number of
former members of the El Mujahid unit upon the arrest orders of France,
Egypt, and Croatia where they were wanted on various terrorism-related
charges. Established by Islamist groups from abroad and based in
central Bosnia, the El Mujahid unit fought on the side of Bosniak
Muslims as a part of the ABiH.
At the time of his arrest, Said Hodzic held Bosnian citizenship,
granted under the former Citizenship Law. After marrying a Bosnian, he
accepted her family name--his real name being Karim Said Atmani.
According to U.S. military sources in Bosnia, he is "an expert for
document counterfeiting for the Algerian Armed Islamic Group" usually
known under the French abbreviation GIA. In addition to France, Said
Atmani has been sought since December 1999 by U.S. and Canadian
prosecutors. Bosnian police had claimed he did not reside in Bosnia,
but according to the Stars and Stripes, a daily paper for U.S. troops
in Bosnia, "U.S. peacekeepers issued a bulletin around New Year's 2000
asking troops to keep an eye out for Atmani."
Together with Atmani, Ahmed Ressam was convicted on charges related to
terrorism, violence, and property destruction on 6 April in Paris. On
the same day, the federal court in Los Angeles found Ressam guilty of
attempted terrorist attacks on the millennium celebrations in the
United States. French investigative judge Jean-Louis Bruguiere appeared
as an expert witness at Ressam's trial in Los Angeles. Judge Bruguiere
identified Ressam as a member of the "upper echelons" of the GIA, and a
person connected to Osama bin Laden.
Judge Bruguiere confirmed the connection between Ressam and Atmani as
former roommates in Montreal, Canada. His statement served as key
evidence linking together the so-called Roubaix faction of the
Franco-Algerian Mujahedin movement that fought in Bosnia, with bin
Laden. Bin Laden himself is not known to have ever been in the Balkans.
Cases such as Atmani's give credence to the claims that convicted
terrorists frequently found shelter in Bosnia.
In the investigation, Judge Bruguiere spent some time in Zenica,
central Bosnia, in 1997. At his request, the cantonal court and police
carried out a number of inquiries and hearings. In addition to this
investigation, there was also a local investigation. Two members of the
Roubaix faction were tried and sentenced to 20 years in prison for
banditry. One of the convicts, Mouloud Boughelane, was extradited to
France on 1 June, 1999. The other person convicted, Lionel Dumont,
escaped from a Sarajevo prison five days before the scheduled
extradition. Dumont had found shelter in Bosnia after escaping the
shootout following a armed raid by French police on a faction safe
house in Roubaix. The Roubaix faction of Franco-Algerian Mujahedeens is
the only group that fought in Bosnia for which the international
officials have claimed direct links to bin Laden.
There are two other witness accounts of bin Laden's support for the
Mujahedin combatants in Bosnia. Both have originated from the witnesses
who agreed to testify under the U.S. government's witness protection
program at a New York trial following the attacks on U.S. embassies in
Kenya and Tanzania in August 1998.
The year 1994 was probably crucial for the extension of bin Laden's
network to the Balkans. The crimes of genocide and ethnic cleansing
against Bosnian Muslims "provoked the anger of the Muslim world in
1994," according to David Ruhnke, the lawyer who represented Khalfana
Mohamed at the trial for the attacks on the U.S. embassies in Kenya and
Tanzania. The Muslim world responded by sending humanitarian,
financial, and military aid--and volunteers. It is believed that parts
of this movement later attempted to instigate and organize the Jihad,
roughly translated as "struggle" or "Holy War", in the areas inhabited
by ethnic Albanians, in Kosovo, Macedonia and Albania.
The largely passive Western attitude toward the genocide against
Bosniak Muslims became one of the leitmotifs of bin Laden's
"Declaration of War against Americans, Jews and Crusaders." Already in
the first lines of this writing, which was published in August 1996,
bin Laden recalls the Bosnian tragedy: "The world is witnessing all
this, and not only have they not responded to these evil and cruel
events, but they have also denied the right to the helpless people to
obtain the necessary weapons to defend themselves. All this is a public
conspiracy between the US and their allies, protected and excused by
the faithless United Nations." Bin Laden reminds in this statement "the
youth of Islam, who have fought in Afghanistan and Bosnia-Herzegovina"
that "the struggle is not over yet."
"This is not peace, this is humiliation. This is not peace, this is a
conspiracy to bring down Islam and destroy Muslims." The statement is
from the first post-war booklet by Imad el-Misri, one of the key
religious leaders of the El Mujahid unit. "Where were they for the past
three years, when Muslims were slaughtered and cities fell one after
another? The real goal of this peace is to stop Muslim conquests and
victories, and to extinguish the light of the Islamic sahva (awakening)
that started spreading all over the world. Muslims, be wary of this
peace and the aims of the West and America. This new peace is, in fact,
a new occupation," wrote el-Misri in 1996 in the introduction to his
booklet The Plot to Crush Islam and Destroy Muslims in the Most Recent
Times.
Imad el-Misri was arrested in Bosnia on 18 July this year upon an
Egyptian warrant. The Egyptian embassy in Sarajevo has rejected all
requests to reveal the nature of charges against him. El-Misri
possesses Bosnian documents in the name of Eslam Durmo, called Imad,
son of Ahmed and mother Hayam Hassan, born 18 October 1964 in Cairo.
After his marriage to a Bosnian woman, he adopted her family name
instead of his previous name, Eslam Ahmed Ahmed Farragala. El-Misri
became a father of three. Regardless of his Bosnian documents, the
district attorney's office and the Second District Court in Sarajevo
concluded on the basis of information provided by the Egyptian embassy
in Sarajevo that it had been proved "beyond reasonable doubt that the
real name of the suspect is Al Husseiny Helmy Arman Ahmed, that he was
born on 14 January 1960 in the town of Kene, and that he is a citizen
of Egypt." Therefore, el-Misri was suspected of the offense of "giving
false data".
BOSNIAN FOLLOWERS
After eight years of constant activity in central Bosnia and the
region of Sarajevo, the number of el-Misri's followers is estimated to
be in the hundreds, perhaps even thousands. Between 1992 and 1995, more
than two thousand Bosniaks went through a forty-day religious training
led by el-Misri, which was a precondition for admittance into the
El-Mujahid brigade. According to his supporters, el-Misri supervised 19
training sessions during the war, and six after the war. He also held
numerous lectures on behalf of the Active Islamic Youth, an
organization recruiting young Bosniak Muslims. So far, nobody has
claimed that el-Misri belongs to any international Islamic group.
Supporters of the Active Islamic Youth are leading a campaign for his
release from prison.
The case of Said Atmani is different. He was known as Hisham in
Bosnian Islamic circles. There are persistent claims that he is
connected to the GIA and the Roubaix faction, linked to bin Laden. A
group of Bosnian supporters of the London sheikh Abu Hamza el-Misri
threatened to retaliate following his arrest. After "the Bosnian
government had handed over a Mujahedin to France to be tried by the
French under secular laws," a Bosnian group called Supporters of
Shariah (SOS) declared on their websites
http://www.geocities.com/valabara and www.geocities.com/sos-bosna that
"we are begging Allah the Almighty to punish all those who participated
in imprisonment of the Mujahedeen, either at our hands or through some
other punishment. Amin! We are saying publicly that all of you who are
participating in imprisonment of the Mujahedeen will feel our
punishment on your skin and necks. Blood and martyrdom, as well as
imprisonment of any Mujahedeen will be avenged--Inshallah! Each and
every action to free the mujahedeen is allowed." The Bosnian faction of
the SOS was the only one to publish the translation of bin Laden's
Declaration of War into Bosnian.
It is impossible to understand bin Laden's Balkan ties if one simply
searches for the cells of his organization Al Qaida. This Arabic word,
meaning "base," was first used in Afghanistan in the eighties. It
essentially referred to bin Laden's training camps for Islamic
volunteers in Afghanistan. According to the New York indictment of bin
Laden for the attacks on the U.S. embassies in Tanzania and Kenya, Al
Qaida functions in two ways. It is an independent organization, but it
also works in cooperation with other terrorist organizations. The
Egyptian organizations, Islamic Jihad and El Gamaa Islamia (Islamic
Group), as well as numerous other Jihad factions, are mentioned as
groups functioning under the Al Qaida umbrella. But even Pakistani
groups, which were widely believed to have been sent to Bosnia by bin
Laden, used their own names in Bosnia.
Balkan countries haven't been spared from Islamist terrorist attacks.
Perhaps the best known one is the explosion of a car bomb in the
Croatian port of Rijeka. When Tala'at Fuad Qassem was arrested in
Zagreb in mid September 1995, El Gamaa Islamia issued a threat to
Croatia. A car bomb exploded in front of the police headquarters in
Rijeka on 20 October 1995. The explosion destroyed most of the
building, killing one and wounding 29 persons. El Gamaa Islamia claimed
responsibility a day later, announcing that it would further punish
Croatia if Qassem is extradited to Egypt where he had already been
sentenced to death by the court-martial in Alexandria in 1992. He had
resided as an asylum seeker in Denmark under a pseudonym. He reached
Zagreb in transit to Bosnia, with the intention of writing a book about
Bosnia. Six years later Abdullah Essindar, also a citizen of Bosnia,
was arrested in Zenica. The district attorney in Zenica claimed that he
was, in fact, Al Sharif Hassan Mahmud Saad, a citizen of Egypt.
Essindar claimed that there had been a misunderstanding because his
nickname was Sahar, while Croatia and Egypt were seeking extradition of
a man whose nickname was Sahr in connection with the car bomb explosion
in Rijeka, in September of 1995. On 20 September Interior Minister
Besic said that a person suspected of involvement in the Rijeka bombing
had been arrested and would soon be extradited to Croatia. The suspect
holds Bosnian citizenship.
The war crimes tribunal in The Hague is not likely to face the problem
of suspects' elusive identities. The Hague prosecutor is not planning
to bring to court any Mujahedin, according to an unnamed tribunal
source quoted in the New York Times of 2 September 2001. Instead, three
high ranking ABiH officers have been indicted and transferred to The
Hague for crimes against Croatian and Serb POWs and civilians in
Central Bosnia, which this investigation ascribes to members of the El
Mujahid unit. The officers had command responsibility for the El
Mujahid unit.
In the minds of Mujahedin supporters, "the July arrest of Sheikh
el-Misri, and the Hague indictments one week later" are a result of "a
secret operation of America and the Bosnian police, now under communist
control," according to Abu Hamza, a Mujahedin veteran of the Bosnian
war. The have frequently Islamists vowed to retaliate. Bin Laden may or
may not be directly connected to Islamist groups here. There is little
doubt though that his message is in the hearts of Islamic
fundamentalists in the Balkans.
Esad Hecimovic is a journalist with the Sarajevo Dani news magazine. He
has written extensively on Islamist groups in the Balkans.
Copyright © 2003 Transitions Online. All rights reserved.
7 [fine] : Sebastiani, Kneipp
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/CONVEGNOTRIESTE/
trascrizioni.html
---
NOTA: L'intervento di Renato Kneipp (CGIL Trieste) intitolato
"L'immigrazione jugoslava a Trieste" per limiti di tempo non e' stato
svolto per intero; per il testo rimandiamo all'articolo apparso sul
numero 5/2000 della rivista "L'Ernesto":
http://www.lernesto.it/5-00/Kneipp-9i.htm
oppure
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1938
---
Trieste / Trst, 16 novembre 2002, Convegno:
"...PASSANDO SEMPRE PER LA JUGOSLAVIA..."
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/CONVEGNOTRIESTE/
sebastiani.html
INTERVENTO DI FABIO SEBASTIANI
(giornalista di "Liberazione", Roma)
Sulle iniziative internazionali di solidarietà di classe
In questo intervento, in particolare vi parlero' di una iniziativa che
sta nascendo proprio in questi mesi, e che in qualche misura è stata
già introdotta da Lino Anelli [altro relatore al convegno, ndCNJ]
quando ha parlato della "rete di solidarieta'" nata proprio a partire
da un soggetto socialmente determinato, diciamo cosi', sia sul fronte
jugoslavo che sul fronte italiano.
Questa rete solidale e' potuta crescere in maniera quasi esponenziale
almeno nel primo periodo grazie proprio alla rete dei luoghi di lavoro,
a quel coordinamento dei delegati che ha dato un apporto
importantissimo.
E proprio con questo meccanismo di riconoscimento della comune
condizione, cioe' di appartenere al mondo del lavoro: questo e' stato
un po' il traino fondamentale di questo processo. Del resto, per chi
ama ragionare un po' coi simboli: durante o subito dopo il
bombardamento della Zastava di Kragujevac, in Italia c'e' stato il
bombardamento dei diritti, e quindi forse non e' un caso che
l'imperialismo lavori in questa
maniera cosi' generalizzata attaccando, avendo in mente comunque di
distruggere, un determinato soggetto sociale. Che questo poi avvenga
attraverso un bombardamento o attraverso l'attacco all'articolo 18,
forse alla fine non e' poi cosi' importante.
Noi, sulla scorta di questa prima esperienza - parlo dell'associazione
"Non bombe ma solo Caramelle", ma voglio qui intendere tutto il
circuito che si e' creato intorno a questa esperienza di solidarieta' -
abbiamo elaborato un nuovo progetto di intervento che sta vedendo la
luce proprio
in queste settimane.
Poi daro' altri particolari su questo progetto, pero' voglio partire da
un presupposto importante per capire bene di che si tratta.
Si tratta di un progetto di solidarieta', un progetto mirato non solo
sulla Jugoslavia, ma che cerca di tirar fuori interventi un po' in
tutte le zone di guerra - perche' purtroppo nei prossimi anni ci
troveremo a parlare soltanto di guerra - e che mette in discussione i
modelli di solidarieta' proposti fino ad oggi, e vuole sviluppare un
altro tipo di approccio. Un approccio che nascendo dal mondo del
lavoro, come dire, crea una rete, e quindi proprio per questa
definizione, cioe' proprio perche' il modello e' quello della rete, e'
un modello di solidarieta' che viene gestito direttamente da chi fa la
solidarieta' stessa. Quindi una solidarieta' che non delega,
innanzitutto, e che coinvolge direttamente i soggetti interessati, che
crea relazioni innanzitutto personali ma anche politiche, e che quindi
risponde - qui faccio una piccola forzatura per intenderci - risponde a
quel modello di nuova organizzazione che sta portando avanti il
movimento no global; e che e' molto simile a questa idea di qualcosa
che ti gestisci direttamente e che non deleghi a nessuno. E lo fai,
attraverso i reciproci confini nazionali, in nome di un riconoscimento
comune, cioe' della lotta contro lo sfruttamento e per
l'autodeterminazione della tua vita e quella del soggetto sociale a cui
appartieni.
Sulla critica ai progetti - diciamo cosi' - di "solidarieta'
istituzionale" fin qui portati avanti in questi anni non voglio
spendermi piu' di tanto: sono usciti tantissimi libri interessanti. Tra
gli altri, quello da cui ho preso degli elementi e' di Giulio Marcon
(ICS), che mette fortemente in discussione questi modelli di
solidarieta' internazionale proprio a partire dal fatto che in realta'
essi altro non sono che quinte colonne dell'imperialismo, o meglio i
modi di presentare quell'imperialismo democratico che tanta parte della
cosiddetta sinistra e' andata elaborando in questi anni.
La lezione che viene dal Vietnam in poi, ad esempio, e' che le guerre
si vincono e si perdono anche nella propria societa'.
La guerra quindi e' una operazione che puo' avere dei costi sociali e
politici molto alti, e pertanto il consenso della propria opinione
pubblica interna e' indispensabile. Il ricorso allo schermo ideologico
dei diritti umani, e quindi della cosiddetta solidarieta' che
addirittura e' contemporanea all'operazione di guerra, diventa un punto
centrale della nuova politica estera dei paesi occidentali. Anche
questa chiaramente condotta fuori da ogni legalita'. Per cui, appunto,
noi in questi anni abbiamo assistito ad operazioni militari che
andavano avanti insieme alle operazioni di solidarieta', e ad un certo
punto non si capiva piu' quale era il limite tra le due azioni.
Per esempio: la stessa operazione Arcobaleno che cosa diventa se non
appunto questo? (A parte la speculazione che e' stata fatta sui costi,
per cui alla fine se uno tira una linea si accorge che la stessa
operazione fatta sotto le insegne della missione Arcobaleno costa dieci
volte di piu' che se fatta da un organismo di solidarieta' che non
partecipa a quella operazione) [E a parte il fatto che il conto
corrente della Missione Arcobaleno era gestito direttamente dallo Stato
Maggiore dell'E.I. ... ndCNJ].
Se noi entriamo nella logica che, in fin dei conti, il limite tra
guerra e pace non esiste con questa idea di guerra preventiva, con
questa idea di guerra portata avanti a tamburo battente
dall'imperialismo, la stessa operazione Arcobaleno come tante altre
operazioni del genere diventano tutte operazioni parallele che in
realta' portano avanti la stessa logica, ovvero annientare
completamente l'identita' sociale e politica di un popolo (e del
resto stamattina ne abbiamo avuto un esempio concreto) [qui Sebastiani
si riferisce agli arresti di Cosenza del 15/11/2002 - ndCNJ],
annientare la sua capacita' di consolidare una propria risposta. E
sappiamo per esempio, per chi conosce i popoli balcanici, quanto li'
sia difficile riuscire a portare la solidarieta', perche' li' non c'e'
la cultura di accettare qualcosa che viene dall'esterno, e quindi e'
stato proprio difficile stabilire una
comunicazione sul terreno della solidarieta'. Invece uno dei punti
fondamentali di questo nuovo modo di gestire le guerre, con questo velo
dei cosiddetti diritti delle guerre giuste, delle guerre umanitarie, e'
proprio questo, cioe' di un programma assolutamente unilaterale che
annienta l'identita' dell'altro, e che in nome dei diritti giusti
dell'occidente cerca di riorganizzare tutto su una scala internazionale
imperialista.
Non mi dilungo molto su questo aspetto: voglio dire che come organismi
di solidarieta' internazionale abbiamo oggi di fronte una sfida vera
nel ripensare la solidarieta', in un momento in cui il movimento dei
movimenti sta raggiungendo risultati politici importanti, e quindi in
un momento in cui dobbiamo consolidare relazioni politiche e sociali di
tipo nuovo. E anche la solidarieta' deve in qualche misura accettare
questa sfida, farla propria e trovare nuovi modelli di relazione.
Chiaramente noi siamo per una solidarieta' non delegata, autogestita, e
abbiamo provato a ragionare su un modello e su una iniziativa specifica
su cui vi diro' brevemente.
Questa iniziativa e' "Non bombe ma solo Caramelle": prende il nome da
una frase che una bimba di Kragujevac scrisse su un suo disegno che ci
invio' nella prima fase degli aiuti.
E' stata per noi una frase illuminante, perche' ci ha fatto capire una
cosa fondamentale, e cioe' che il mondo dell'infanzia probabilmente
puo' avere questa funzione di rinnovamento e di spinta dal punto di
vista dell'espressione, quindi dal punto di vista culturale, a cercare
nuove strade e a battere nuove possibilita' di legame tra i popoli.
Il progetto "Non bombe ma solo Caramelle" contiene secondo noi una
filosofia della solidarieta' completamente nuova, per quello che ci
abbiamo voluto leggere. Sostanzialmente si tratta di intervenire nelle
scuole, in alcune scuole elementari (abbiamo ricevuto per il momento
una trentina di prenotazioni) [di cui almeno 4 in prov. di Trieste -
ndCNJ] invitando i bambini a elaborare una loro forma di espressivita'
sul problema della pace e della guerra.
Non si tratta del solito sermone educativo che si fa nelle scuole
elementari per educare i bambini alla pace, che poi lascia il tempo che
trova. E' proprio un percorso nuovo che si tenta di fare nelle scuole,
per portare innanzitutto i bambini a un livello di espressivita'
genuina, se non altro perche' i bambini piu' di altri sentono la
necessita' di buttar fuori il grado di violenza che siamo capaci di
inoculare loro. Quindi raccogliere un po' la loro espressivita', questo
bisogno di curarsi dalle immagini di guerra attraverso - noi proponiamo
ad esempio - il campo
musicale, e quindi raccogliere questi elaborati e fare un festival
nazionale, per poi arrivare a un CD, e fare in modo che questo CD serva
a sostenere i progetti di solidarieta' internazionale.
Badate bene che in questi progetti di solidarieta' internazionale, nel
modello ideale che troverete nelle linee del progetto, dovranno essere
gli stessi bambini a elaborare l'obiettivo - cioe' noi non andiamo li'
ad imporre il progetto di solidarieta', ma pensiamo che in qualche
misura, se coadiuvati
nella giusta dimensione, i bambini possano elaborare loro, scegliere
loro, un'area del mondo, una situazione dove poter intervenire. Noi non
facciamo altro che fornirgli gli strumenti.
Ebbene, su questo progetto abbiamo gia' raccolto l'adesione di alcuni
comuni importanti come Roma e Venezia, sono in corso trattative con
altri, Piacenza, piccoli comuni del Piemonte, siamo stati a Napoli
all'ultima assemblea del coordinamento delle autonomie locali contro la
guerra dove abbiamo presentato il nostro progetto. Soprattutto abbiamo
ricevuto l'adesione di una parte del sindacato, e cioe' di quel
sindacato che si occupa di bambini, ossia il sindacato scuola [CGIL -
ndCNJ] che ha messo a disposizione le sue strutture, ha messo a
disposizione alcuni suoi militanti per coadiuvarci in
questo progetto. Questo non significa che non usiamo altre sedi, come
questa, per poter continuare a parlarne, per poter fare in modo di
trovare anche altre adesioni.
Ecco perche' e' importante che abbiano aderito Comuni e che abbia
aderito una struttura sindacale.
Per il sindacato e' ovvio: c'e' una specie di rimorso proprio
inconscio, che non riesce a venir fuori in una maniera adeguata.
Evidentemente la scelta di stare a fianco dei bombardamenti, come ha
fatto parte del sindacato, pesa
ancora sulla coscienza. C'e' un tentativo quindi di venir fuori da
quella scelta, da quel grave lutto, e quindi di tornare un po' dalla
parte giusta. Gia' questa presa di posizione sull'Iraq, su questa
possibile guerra sull'Iraq un po' ci conforta, ma evidentemente dentro
il sindacato la scelta di stare dalla parte
dei bombardamenti ha sicuramente prodotto grandi ferite in Italia.
E' interessante invece l'adesione dei Comuni, perche' ci rafforza nel
tipo di modello che noi abbiamo voluto dare a questa iniziativa. Cioe'
una solidarieta' gestita dal basso, gestita dai soggetti sociali, senza
quell'idea di fare l'elemosina, la carita', di lavarsi la coscienza
attraverso un obolo, attraverso
una partecipazione finanziaria. Invece c'e' questa idea del
coinvolgimento.
I Comuni hanno aderito senza ostacoli, spensieratamente, perche' hanno
capito quale tipo di modello c'era dietro questa proposta. Innanzitutto
l'interesse a diffondere presso la propria comunita' un'idea giusta
della pace: da qui il coinvolgimento delle scuole elementari, ma
soprattutto la possibilita' di gestire un modello che in fin dei conti
e' controllabile in ogni momento, perche' ognuno puo' aprire qualsiasi
progetto che gli interessa e quindi entrare a far parte della nostra
rete di solidarieta'. L'importante e' che ci siano alcune
caratteristiche, le
caratteristiche che ho detto prima.
Ecco, io praticamente credo di aver detto tutto; volevo soltanto
aggiungere che, necessariamente per questa prima edizione di "Non bombe
ma solo Caramelle" che si concludera' nel giugno 2003, questo progetto
va avanti in maniera quasi artigianale, perche' purtroppo con i tempi
di lavoro che
abbiamo non siamo riusciti a stare dentro i cosiddetti tempi
burocratici.
Pero' noi contiamo per l'anno prossimo di andare avanti in maniera piu'
spedita, piu' veloce. Per esempio, voi noterete che nel progetto sono
previste scadenze regionali di queste manifestazioni musicali: queste
scadenze purtroppo quest'anno non ci saranno, pero' il prossimo anno
contiamo
di metterle in cantiere.
Il coinvolgimento dei bambini ci consentira' di rafforzare il messaggio
di pace.
Io capisco di trovare qui orecchie non proprio sensibili a questo
argomento, ma insomma noi oggi ci ritroviamo guardandoci un po' in
faccia l'un con l'altro a dover moltiplicare le iniziative di lotta
alla guerra.
Mi spiego meglio: forse non e' piu' possibile utilizzare gli schemi che
abbiamo utilizzato fino ad oggi, perche' lottavamo contro un modello di
aggressione e di guerra che oggi non c'e' piu', e che oggi e'
completamente diverso. Oggi facciamo i conti con un clima di guerra
permanente anche nei periodi cosiddetti di pace, e allora a questo
bisogna contrapporre una
cultura di pace ad una cultura di guerra. Prima lo diceva il
rappresentante del Partito Socialista Operaio di Croazia [altro
relatore al convegno - ndCNJ]: la gente cambia da un giorno all'altro.
Lui ha usato questa metafora della notte che e' molto bella: ti svegli
la mattina dopo e il tuo amico, il tuo collega di lavoro la pensa in
modo diverso da ieri. E lui sta in Croazia.
Immaginate un po' noi con tutti i mezzi di informazione cui siamo
sottoposti, il tipo di bombardamento che c'e' sulle coscienze, il tipo
di lavorio continuo che l'imperialismo e' pronto a fare pur di
indirizzare i suoi interessi.
Allora io dico che questo ci deve portare a una presa di coscienza piu'
profonda, perche' in questo clima di guerra permanente dobbiamo fare un
salto di qualita' dal punto di vista della lotta.
[fine]
NOTA: per aggiornamenti sulle iniziative di solidarieta' alla
popolazione jugoslava bombardata, e sul modo di contribuirvi, si veda
ad esempio:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
6: Pavicevac seconda parte
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/CONVEGNOTRIESTE/
trascrizioni.html
---
Trieste / Trst, 16 novembre 2002, Convegno:
"...PASSANDO SEMPRE PER LA JUGOSLAVIA..."
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/CONVEGNOTRIESTE/
pavicevac.html
INTERVENTO DI IVAN PAVICEVAC
(CNJ / "Voce Jugoslava" su Radio Citta' Aperta, Roma)
La disinformazione di guerra: il caso jugoslavo
Seconda ed ultima parte
DAL SECESSIONISMO PANALBANESE AI BOMBARDAMENTI
Il pericolo che ha portato alla distruzione della Jugoslavia
non veniva dalle parole attribuite a Milosevic - che avrebbe
voluto la "Grande Serbia" - ma delle forze secessioniste e
reazionarie. "La guerra di secessione è iniziata nel Kosmet
[Kosovo e Metohija: insistiamo sulla denominazione ufficiale di
questa ex Regione autonoma, anche se "Kosovo" ci è tanto piu'
"familiare", ormai] e terminerà lì". Questo promettevano gli
estremisti pan-albanesi. Anche il Papa li ha appoggiato nel
loro desiderio "di ricongiungersi alla madrepatria": quando andò in
visità in Albania pregò per quel "povero vostro popolo" dall'altra
parte del confine...
Prima furono anni di sporadici, criminali interventi da
parte dei secessionisti, contro la popolazione civile serba.
Azioni intensificatesi dal 1981 (l'anno seguente alla morte di
Tito) non solo contro i serbi ma anche contro i rom e contro le
altre etnie non albanesi, nonche' contro gli schipetari
"traditori", che volevano rimanere fedeli al governo di Belgrado.
E non c'era nessuno Slobodan Milosevic ancora al potere!
Dal 1997 i terroristi secessionisti, inquadrati nel cosiddetto
Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK), venivano armati, finanziati,
sostenuti dal di fuori, SI-SA-DA-CHI! Uccidevano soldati e poliziotti,
attaccavano i distretti di polizia. Che cosa avrebbe dovuto fare il
governo di Milosevic, come il governo di un qualunque altro stato, se
non combattere e sconfiggere questi veri e propri terroristi. Ed invece
si sono basati sulle solite menzogne, parlando di una presunta "pulizia
etnica" verso di loro, e non piuttosto il viceversa, e sono riusciti ad
internazionalizzare la questione del Kosovo-Metohija. Li hanno aiutati
i media occidentali: "Catastrofe umanitaria in Kosovo". L'ultimo stadio
di follia lo raggiunse Wesley Clark, che dichiaro' la Serbia "paese
aggressore" sul suo stesso territorio! E si dimentica sempre che a
Belgrado vivono e lavorano, nei propri negozi, nelle attività proprie,
80.000 shipetari, e nessuno li toccava allora, ne' oggi.
Quando 250.000 serbi sono scappati dalla Croazia, e mentre
le bombe decimavano le colonne dei profughi, la TV non ci
mostrava niente: piuttosto filmavano e mostravano in continuazione la
"fuga" organizzata degli albanesi. Il pretesto e lo "scenario"
dell'intervento NATO per il Kosmet era simile a quello in
Bosnia-Erzegovina. La disinformazione strategica proponeva un "dejà vu"
di scene raccapriccianti all'opinione pubblica, satanizzando un intero
popolo, per far approvare l'intervento armato. Prima dell'intervento
della NATO, proprio come in Bosnia, veniva ritirata la missione degli
osservatori "ONU", guidata da William Walker. La diplomazia è stata
scavalcata un'altra volta dalla NATO, cioé dagli USA nella persona
della signora Albright, in quella occasione. Mai un popolo era caduto
tanto in basso da invocare i bombardamenti sul proprio paese ed
accogliere a braccia aperte gli esecutori materiali di questi
bombardamenti: questo hanno fatto l'UCK ed i suoi seguaci, trascinando
la propria gente al seguito, con le buone o con le cattive, ad
esprimere grida di benvenuto.
Quanto fossero solide le basi della Jugoslavia socialista, alla
faccia di tutti quelli che la davano per "defunta" dall'inizio,
lo hanno dimostrato anni di dura resistenza allo smembramento,
resistenza anche da parte di quanto rimaneva della "ex" Jugoslavia. Non
sono riusciti a distruggere tutto con anni di embargo totale ne' con
l'isolamento; nemmeno la barbara aggressione della NATO è riuscita a
piegare Belgrado e quel suo popolo "ribelle". Milosevic, in quanto
presidente
jugoslavo, era allora sostenuto contro l'aggressione NATO dalla
stragrande maggioranza della popolazione: sia da quelli che l'avevano
votato sia da quelli che non l'avevano votato.
Il "via" ai bombardamenti lo diede Javier Solana, allora
Segretario generale della NATO. Dopo due anni Solana, sempre
perfidamente sorridente ma stavolta nella veste di rappresentante UE,
arriva a Belgrado e, come giocasse ad un "tavolo verde", impone che la
Jugoslavia dovrà chiamarsi "Unione di Serbia e Montenegro". Sarebbe il
caso di dire a Solana: "Con tutto quello che succede a casa Sua, signor
Solana... La Spagna dovra' chiamarsi Stato Iberico degli Spagnoli,
Catalani e Baschi! Va bene cosi'?"
Chiaramente, l'operazione non sarebbe riuscita se questi
signori di NATO ed UE non avessero trovato a sostenerli i
soliti venduti e corrotti quisling nostrani, quelli
ai quali per sempre andra' tutto il nostro disprezzo di jugoslavi.
Quelli che oggi in Serbia hanno come loro capofila il premier
Djindjic, il quale politicamente non rappresenta nessuno,
ma con una abile mossa decisa altrove e' riuscito a conquistarsi il
potere usando la figura di Vojislav Kostunica come "cavallo di Troia".
Djindjic ed i suoi stanno bloccando tutte le azioni legali avviate
contro gli esponenti della NATO per crimini di guerra. Ma i "nostri"
traditori, la nostra rovina
si annida tra i serbi come tra i croati, tra i musulmano-bosniaci
(alias "bosgnacchi", come vuole il nuovo MinCulPop delle
opinioni pubbliche internazionali) come anche tra i "democratici"
sloveni, macedoni, montenegrini; questi che tanto smaniano per
assicurarsi dapprima il sostegno NATO, e poi per "entrare in Europa" e
nei "salotti buoni" della Comunità internazionale: FMI, BM, eccetera.
A questo punto non possiamo aspettarci ed augurarci altro che
una rivolta popolare, una rivolta che prima o poi avverrà, come
è sempre stato nella nostra storia, malgrado tutto l'odio
seminato con la guerra fratricida. Un odio che si e' diffuso
come il cancro: sputando sulla propria storia, cancellando la
gloriosa memoria della Guerra di Liberazione 1941 - 1945,
distruggendo i monumenti ai caduti, rimuovendo le lapidi in
onore dei nostri caduti come anche dei partigiani italiani (11).
Aiutati in questa operazione da una "sinistra" e da
intellettuali occidentali immemori, o in malafede.
LA DISINFORMAZIONE STRATEGICA
<<I comandi NATO assicuravano di aver fotografato dall'alto dei cieli,
in cui dominano sovrani, centinaia e migliaia di fosse
comuni, scavate e ricoperte in tutta fretta dai diabolici serbi
per occultare le tracce del genocidio.
Quando però le truppe NATO entrano nel Kosovo, il numero dei morti
albanesi passa già da sei a cinque cifre...>> (21)
Ma ormai lo sappiamo: "è la prima notizia quella che conta.
Le smentite non hanno nessuna efficacia". Sono le parole di James
Harff, direttore della Ruder Finn Global Pubblic Affairs - una azienda
di Washington specializzata nelle operazioni di "public relations" e
disinformazione -, rilasciate nell'intervista di Jacques Merlino, che
le pubblicò nel suo libro "Les verités yugoslaves sont pas toutes
bonnes a dire" (22).
<<Il nostro lavoro - continua Mr Harff - non è di verificare
l'informazione. Il nostro lavoro è di accelerare la circolazione
di informazioni che ci sono favorevoli, di raggiungere bersagli
accuratamente scelti. E ciò che abbiamo fatto. (...)
Perché noi sappiamo che è la prima notizia quella che conta.
Le smentite non hanno nessuna efficacia. (...)
Di che cosa vado più fiero in questa storia? Di esser riuscito
a portare dalla nostra parte l'opinione pubblica ebraica.>>
A proposito di opinione pubblica ebraica, continua Harff,
teniamo presente il libro scritto da Tudjman, "La deriva della
verità storica", con il quale poteva benissimo esser accusato
di antisemitismo. E non se la passava meglio Izetbegovic con la sua
"Dichiarazione islamica"...
<<...E noi siamo riusciti a rovesciare questo stato di cose in
modo magistrale. Tra il due ed il cinque di agosto del 1992,
quando il "New Jork Newsday" tirò fuori l'"affare" dei lager,
abbiamo preso in mano la storia... Con l'uso di termini a
forte valenza emotiva, come "campi di concentramento", eccetera; tutto
questo evocava la Germania nazista, Auschwitz. (...) L'entrata in gioco
delle organizzazioni ebraiche a fianco dei [musulmano] bosniaci, frutto
dei nostri suggerimenti, è stato
per noi un formidabile colpo di poker. Nell'opinione pubblica
potevamo far coincidere la parola Serbi con la parola Nazisti...
Siamo franchi, la questione era complessa, nessuno capiva ciò
che stava succedendo in Jugoslavia. Credo che la grande maggioranza
degli americani si stesse chiedendo in quale paese dell'Africa si
trovasse la Bosnia...>>
Ulteriori commenti li lascio a voi. Ho riportato qui le dichiarazioni
di questo Mr Harff, per ricordarvi che la Ruder Finn Global Pubblic
Affairs ha lavorato, dall'agosto 1991 al giugno 1992, per la Croazia;
dal maggio 1992 al dicembre 1992 per la Bosnia ed Erzegovina; e
dall'ottobre 1992 in poi per la "Repubblica di Kosova" cioe' per Rugova
e l'UCK messi insieme. La Ruder Finn è stata riconosciuta come una
delle più esperte agenzie di informazione nella "intricata" crisi dei
Balcani.
SREBRENICA E RACAK, CASI EMBLEMATICI
Il pretesto per ogni attacco o per un bombardamento, lo "scenario al
contorno" insomma era sempre analogo: Racak come Vukovar, Tuzla,
Sarajevo, Srebrenica. Parigi-Rambouillet come Lisbona-Cutileiro. Ci
sarebbero pagine e pagine da scrivere. Mi limito a ricordarvi i due
casi che spesso ricorrono nei media: Srebrenica e Racak.
Anche questi, come tutti gli altri casi, sono stati ben documentati nel
libro "Menzogne di guerra" (1).
Il caso di Srebrenica fu <<decisivo per la politica estera
tedesca, decisivo per la prima partecipazione della Germania ad una
guerra dopo il 1945 sui territori dei Balcani.>> Parliamo
del <<presunto genocidio serbo del luglio 1995, nella
Srebrenica bosniaca. Questa menzogna fu decisiva nel senso che, fino
all'estate 1995, vi erano si massici pregiudizi antiserbi
nella politica e nella società tedesca, ma contemporaneamente valeva
ancora l'assioma pronunciato dall'allora cancelliere Kohl: mai
impiegare soldati della Bundeswehr dove un tempo aveva imperversato la
Wehrmacht.>> (1)
Srebrenica era stata dichiarata "zona protetta" ed era
sorvegliata dalle forze SFOR olandesi. Le forze musulmane
dell'integralista Izetbegovic, guidate da Nasir Oric (uno
dei criminali di guerra mai "invitati" all'Aia!) e senz'altro
avvalendosi anche dei mujaheddin stranieri, avevano messo
a ferro e fuoco la zona d'intorno, nel corso dei mesi e degli
anni precedenti, compiendo massacri a Kravice ed in altri
villaggi per poi rifugiarsi nell'enclave. Nel luglio 1995,
all'invito del comando serbobosniaco agli armati musulmani perche' si
arrendessero, questi risposero "picche" - tanto avevano i civili in
ostaggio...
Pare che le forze della SFOR (almeno quelle rimaste: un gruppo di loro
stava passando il weekend a Roma, nell'albergo "Universo") abbiano
lasciato ai serbi la facolta' di "stanare" gli uomini di Oric. Gli
scontri furono cruenti. I media parlano oggi di almeno 7.000
"massacrati". Anche se tanti di questi sono poi miracolosamente
"ricomparsi" nelle liste elettorali l'anno dopo, e' indubbio che i
morti furono molti. In effetti, uomini dell'entourage di Alija
Izetbegovic hanno rivelato che costui, all'invito di evacuazione dei
civili, abbia invitato a rispondere "picche", dicendo ai suoi: dobbiamo
sacrificare quella gente per ottenere il nostro obiettivo militare
(22). La SFOR se ne lavò le mani, come Ponzio Pilato, concedendo il
weekend-premio a Roma ad un gruppo delle truppe stazionate lì.
Passiamo adesso al 1999. Nel Kosmet, a Klecka e Gnjilane, nel calcare,
sono ritrovati oltre 30 corpi di serbi, vittime dell'UCK.
Di questo la stampa non ha scritto, preferendo indirizzare
l'attenzione sulla "strage di Racak", che è stata la motivazione
della barbara aggressione alla Jugoslavia federale (Serbia e
Montenegro).
Su Racak, a quanto ci risulta, soltanto una parte della autopsia fu
presentata pubblicamente, quella del gruppo finlandese guidato dalla
Ranta. Il momento in cui la perizia si e' potuta presentare
pubblicamente per intero l'ha deciso il Pentagono (lo stesso dicasi per
l'evidenza del crimine commesso con i bombardamenti NATO sulla colonna
dei profughi albanesi-kosovari che volevano ritornare alle loro
case...). Solo dopo i bombardamenti NATO, infatti, si e' potuto sapere
che a Racak non c'era stata una "strage di civili", ma bensì una
messinscena con i corpi dei terroristi UCK uccisi negli scontri.
"Bisogna prima intervenire, solo poi passare al dialogo": queste le
parole pronunciate, alla presentazione di un libro sul Kosovo, dal
giornalista guerrafondaio Franco Venturini. Ed infatti, e' proprio con
questa "filosofia" che e' stata gestita la Conferenza di Rambouillet,
subito dopo il "caso" di Racak. A Rambouillet il dialogo è stato sempre
boicottato dagli estremisti secessionisti dell'UCK. Non pero' dagli
albanesi-kosovari moderati, ne' dai serbi, dai gorani, turchi, ebrei,
egizi, rom - non cioé dai rappresentanti delle tante "etnie" del
Kosmet. Nel palazzo di Rambouillet la Albraight invitò l'UCK di Taci e
compagnia (23) a firmare tutto un altro accordo, che non era altro che
un ultimatum al Governo di Belgrado perche' consegnasse l'intero
territorio jugoslavo agli USA ed ai soldati NATO. Condizioni che non
sarebbero state sottoscritte, a
buona ragione, da nessun Capo di Stato. Lo stesso Taci era scontento,
perché avrebbe voluto ottenere subito tutto quello che voleva. Ma la
Albright si impose, dicendogli: se non firmi, la NATO non potrà
bombardare la Jugoslavia.
IL KOSMET OGGI
<<Milosevic all' Aia, gli americani nel Kosovo... E con loro anche
l'Aids>>. "Bulli e pupe", dicevamo noi con amara ironia.
Una volta stanziatisi li, gli americani con la loro "bella"
Camp Bondsteel, la base più grande di tutta l'Europa, completa
di case, chiese e grandi magazzini, proprio sulla rotta del petrolio
(il "Corridoio 8"), rifornita di elettricità ed acqua, lavanderia e
pasti sufficienti per una città di 25.000 abitanti... adesso, chi li
smuove piu'?
Intanto scarseggia l'elettricità per i cittadini in quella regione,
e non solo lì! I collegamenti ferroviari ed aerei sono per il 95%
nelle mani americane. E chi li sposta più, gli americani? Anche le
decisioni ONU diventano "carta straccia", se non fanno comodo agli
americani. Mentre i soldatini europei sono impiegati a tutelare... gli
interessi americani, con il pretesto della "tutela" di quei pochissimi
serbi autoctoni rimasti, come una specie rara...
E chi gestisce la base, chi ne intasca i benefici? La Brown and Root
Service, una filiale statunitense del complesso petrolifero
Halliburton, quello con a capo l'attuale vice presidente degli USA,
Cheney:
<<Dick Cheney, gia' segretario alla Difesa del governo Bush
senior, gli ha conferito il contratto per il sostegno logistico
alle operazioni all'estero della US Army. Tra il 1995 ed il
2000, Cheney lascia la politica ed entra nella Halliburton
Corporation. La quotazione di questa impresa si è impennata
parallelamente alla escalation del militarismo degli USA>>
(M. Collon). Citiamo solo qualche esempio del guadagno di questi
imprenditori senza scrupoli: <<Nel 1992 la B&R costruisce e gestisce le
basi dell'US Army in Somalia, e guadagna 62 milioni di dollari.
Che diventano il doppio nel '94: 133 milioni di dollari per
costruire installazioni militari in Ungheria, Croazia e Bosnia.
Ma è Camp Bondsteel che diventa la perla del contratto>>, spiega Paul
Stuart, citato da Collon.
Il Kosovo-Metohija e' stato "NATO-izzato" con l'arrivo delle forze
internazionali (KFOR), ed il terrorismo dell'UCK contro i civili è
aumentato: tuttora continuano uccisioni e pressioni sui pochi non
albanesi rimasti, segregati in enclaves dalle quali si possono
raramente spostare, e solo sotto la protezione della KFOR (24).
In qualche caso i secessionisti offrono molti soldi per acquisire
anche umilissime abitazioni dei serbi, purche' questi ultimi se
ne vadano. La NATO ha celebrato le nozze tra la regione del
Kosovo-Metohija e la mafia. Ce lo confermano le polizie di tutta
europa. I mafiosi ed i terroristi diventano all'occorrenza
"politici moderati", ministri, generali, capi del TMK (una specie
di Protezione Civile, in realta' il nuovo nome delle milizie UCK
integrate nell'attuale apparato dello Stato). Mi riferisco ad
esempio ad un certo Ethem Ceku, cugino di Agim Ceku, capo UCK.
Intanto Rugova, ultimo lacché dell'Occidente, ha velleita' da
presidente di un "Kosovo indipendente". Mentre il governatore
del protettorato coloniale del Kosmet, Steiner (un altro nome
tedesco!) ammette che "i membri delle piccole comunità del
Kosovo non sono ancora tornati alle loro case..."
LA "MORALE DELLA STORIA"
Non mi dilungo oltre. Viene pero' da chiedersi: chi, se non proprio il
Pentagono, o chi per esso, ha creato e sostenuto il terrorismo
internazionale organizzato? Terrorismo "USA e getta": non erano forse i
mujaheddin di Bin Laden nei Balcani, sostenuti e armati dagli USA e dai
loro alleati? Chi, se non gli USA e i loro servizi, promuove il
contrabbando e sostiene governi mafiosi? La stessa Procura italiana ha
giustamente accusato il governo montenegrino di Djukanovic! Il
bombardamento NATO della fabbrica di tabacchi a Nis, in Serbia, non ha
forse dato ancor più vigore a questo governo
montenegrino, non ha forse dato nuovo impulso al traffico delle
"bionde"?! Si è sorvolato sulla distruzione di questa fabbrica, rasa al
suolo nel 1999. Una fabbrica tre le più grandi e moderne in Europa;
stipulava commesse con 85 paesi nel mondo.
Oggi, tutti quelli che invocavano l'intervento della Comunità
internazionale, la protezione NATO, si trovano "tutelati" da
forze occupatrici. Compresa la Serbia del dopo-Milosevic.
Stati smembrati, protettorati, colonie.
Tutti i popoli costitutivi e le nazionalita' della Jugoslavia
hanno perso il loro Stato comune - tranne forse la vicina
Slovenia, ma questa è un capitolo a sé. Non vivono forse i croati in
due - tre staterelli diversi? I serbi altrettanto, gli slavi
musulmani idem. Viene proprio da ripetere i versi della nostra
amica Milena:
"Sai dirmi dove passano ora le frontiere?
Tra te ed il tuo coniuge?
Tra te ed i tuoi figli?
Ed in quale nuovo Stato sono sepolti i tuoi cari?"
Le ultime elezioni presidenziali, largamente boicottate in Serbia,
dimostrano chiaramente la scontentezza diffusa verso la leadership al
governo. La situazione economica, ma anche quella morale, sono
disastrose. Le imprese sono messe in fallimento perché le possa
acquistare il capitale straniero. Sempre più i disoccupati, i
diseredati. I malati ed i morti per le conseguenze dei bombardamenti
all'uranio impoverito. I suicidi.
Di questo si è parlato negli altri due interventi. Quello che voglio
ribadire è che hanno distrutto la cosa più sacra, la vita. Auguriamoci
che non rimanga soltanto il "mugugno" di questa scontentezza, in Serbia
come anche nelle altre Repubbliche ex federate. E che il popolo, gli
operai, in tutto il mondo, alzino finalmente la testa contro "questo
male, questo pericolo per la libertà di tutti i popoli, che proviene
dall'imperialismo americano". Lo disse il "Che", un giovane, grande
combattente, diventato simbolo delle generazioni passate e di quelle
future.
Che risuonino le vecchie melodie...
Riportiamo quel grande Forum di Firenze più spesso nelle piazze.
Ho parlato tanto e mi sembra di non aver detto niente di nuovo,
perché e' tutto tanto evidente per noi slavi. Comunque, non
rassegnamoci a questo imperialismo, a questo neocolonialismo,
chiamatelo come volete, sempre nazifascismo è. E perciò: mai più
timidezza a riportare la parola d'ordine: Morte al fascismo - libertà
ai popoli!
(fine)
NOTE:
(1) "Menzogne di guerra", di Juergen Elsaesser, Edizioni "La Città del
Sole", Napoli 2002.
(2) A Maastricht (novembre 1991) l'Unione monetaria europea, con il
marco tedesco come valuta-base, e' stata creata in cambio della
distruzione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ): questa infatti la condizione posta dal Ministro degli Esteri
tedesco Genscher.
Il giorno di Natale 1991 i tedeschi annunciano che riconosceranno
formalmente le secessioni; il 13 gennaio 1992 il Vaticano compie il
primo passo ufficiale; il 15 gennaio seguono tutti i paesi UE.
(3) Sul criminale impiego delle munizioni all'uranio impoverito in
Jugoslavia ed altrove, nonche' sulle conseguenze dei bombardamenti
NATO sulle infrastrutture e sui civili, si vedano ad esempio i due
libri del comitato Scienziate/i contro la guerra: "Imbrogli di guerra"
(1999) e "Contro le nuove guerre" (2000), Edizioni Odradek, Roma (anche
su
http://www.scienzaepace.it).
(4) Il culmine lo aveva forse gia' raggiunto Rossana Rossanda con un
articolo sul "Manifesto" nei giorni di meta' agosto 1995, nel quale la
giornalista si dichiarava esplicitamente favorevole
all'intervento NATO contro i serbi della Bosnia, ed affermava con
irresponsabile superficialita' che gli USA non avevano alcun interesse
strategico nell'area balcanica!
(5) La strategia dell'imperialismo americano e' illustrata bene
da Noam Chomski nel suo libro "I cortili dello zio Sam" (editore
Gamberetti), dove si spiega perché gli USA mirino a distruggere
qualunque Stato, anche piccolo, ed il suo governo, se il sistema di
quello Stato non corrisponde ai parametri USA.
(6) Il movimento delle "brigate di lavoro", grazie alle quali
le infrastrutture del paese furono (ri)costruite soprattutto negli
anni Quaranta e Cinquanta, ed alle quali l'autore di questo
intervento partecipo', fu un formidabile fenomeno di massa.
(7) "No East no West, Islam is the best", era uno dei sottotitoli
di una edizione del libro di Izetbegovic. Fu il lancio della
campagna islamista in Bosnia. Nel 1990 usci' sulla rivista "Vox",
pubblicata in Germania, un esplicito proclama di 12 punti: "Che ncosa
fare dei serbi nella Repubblica islamica di Bosnia ed Erzegovina".
(8) Il 29 novembre 1990 i giornali riportavano notizie di agenzia in
base alle quali la CIA "prevedeva" il disastro che poi, l'anno
successivo, in Jugoslavia si sarebbe effettivamente
verificato. Noi disponiamo dei ritagli da "La Stampa" ed
"Il Tempo": "La CIA ha detto: la Jugoslavia esisterà per
ancora 18 mesi... Non si escludono scontri bellici e il maggior
responsabile sarà indicato [sic] in Milosevic". Vanno fatte due
considerazioni: primo, i servizi segreti non "prevedono" se
non "vogliono", ovvero se non stanno lavorando affinche'
succeda; secondo, il 29 novembre era guarda caso la ricorrenza
nazionale della RFSJ (la "Giornata della Repubblica"). Piu' esplicita
di cosi' la CIA non sarebbe potuta essere!
(9) Si veda: "NATO in the Balkans", IAC, New York 1997.
Pubblicato in versione ridotta in lingua italiana da Editori Riuniti,
"La NATO nei Balcani" (1999) e' uno dei testi piu' preziosi per la
ricostruzione della guerra di distruzione della RFSJ (1990-1996), ma
sembra essere ignorato dagli stessi suoi curatori italiani, che non lo
hanno mai menzionato ne' recensito sulla stampa su cui pure
regolarmente scrivono.
(10) La proposta della "Euroslavia" apparve su Limes ma fini'
presto nel dimenticatoio, sommersa dal fragore delle bombe all'U238.
(11) E' successo ad esempio a Spalato, in occasione della visita del
Papa.
(12) L'esercito croato, come poi quelli bosniaco-musulmano e macedone
nonche' l'UCK, sono stati addestrati dalla Military Professional
Resources Inc., nota agenzia con sede in Virginia (USA). L'esercito
croato ha avuto anche l'appoggio logistico della NATO per il
completamento della pulizia etnica delle Krajne nel 1995.
(13) Sulla figura dell'arcivescovo cattolico nazista Stepinac e sul
genocidio, a danno soprattutto dei serbi, commesso durante la Seconda
guerra mondiale in Croazia, si veda ad esempio: "L'Arcivescovo del
genocidio", di M.A. Rivelli, Ed. Kaos, Milano 1999.
(14) <<Non c'è nessun nuovo indagato nell'inchiesta condotta dal
sostituto procuratore della Repubblica di Ancona Cristina Tedeschini
sui tre tir bloccati dalla Guardia di Finanza e dalla dogana nel porto
di Ancona lo scorso 12 aprile (ma la notizia del sequestro è stata data
solo l'altro giorno): seppur carichi d'aiuti umanitari per i profughi
del Kosovo, i camion trasportavano nei doppifondi un enorme carico
d'armi diretto all'Uck. Al centro dell'interesse del magistrato ci
sarebbe per ora la figura di un prete, probabilmente coinvolto nella
vicenda. I tre tir viaggiavano sotto le insegne dell'organizzazione
umanitaria "Kruh Svetog Ante" (Il pane di Sant'Antonio) di Sarajevo ed
erano diretti, secondo la bolla d'accompagnamento, alla "Caritas" di
Scutari...>>.
Tratto da: La Padania, 4 maggio 1999. Del ritrovamento parlo' per primo
il "Corriere della Sera".
(15) Il caso di Milena Gabanelli viene descritto nel gia' citato
"Sotto la notizia niente" ed anche, da lei stessa, in una appendice
contenuta nel peraltro discutibile "La sconfitta dei media", di Marco
Guidi (Baskerville, Bologna, 1993).
(16) Ha scritto Andy Wilcoxson in «How the war started» (su:
http://www.slobodan-milosevic.org/bosnia-started):
<<On March 18, 1992, Alija Izetbegovic (Bosnian-Muslim
leader), Mate Boban (Bosnian-Croat leader), and Radovan
Karadzic (Bosnian-Serb Leader) all reached an agreement
on the peaceful succession of Bosnia & Herzegovina from
Yugoslavia. The Agreement was known as the Lisbon Agreement (it is also
known as the Cutileiro Plan). The agreement called for an independent
Bosnia divided into three constituent and geographically separate
parts, each of which would be autonomous. Izetbegovic, Boban, and
Karadzic all agreed to the plan, and signed the agreement.
The agreement was all set, internal and external borders, and
the administrative functions of the central and autonomous
governments had all been agreed upon. The threat of civil
war had been removed from Bosnia that is until, the U.S.
Ambassador Warren Zimmerman showed up.
On March 28, 1992, ten days after the agreement was reached
that would have avoided war in Bosnia, Warren Zimmerman
flew to Sarajevo and met with the Bosnian-Muslim leader,
Alija Izetbegovic. Upon finding that Izetbegovic was having
second thoughts about the agreement he had signed in
Lisbon, the Ambassador suggested that if he withdrew his
signature, the United States would grant recognition to
Bosnia as an independent state. Izetbegovic then withdrew his
signature and renounced the agreement.
After Izetbegovic reneged on the Lisbon Agreement, he called
a referendum on separation that was constitutionally illegal.
On the second day of the referendum there was a Muslim-led
attack on a Serb wedding. But the real trigger was
Izetbegovic announcing a full mobilization on April 4, 1992.
He could not legally do that without Serb & Croat consent,
but he did it anyway. That night terror reigned in Sarajevo.
The war was on. (...)
If Ambassador Zimmerman had just left Izetbegovic alone,
then none of this would have happened to begin with.
Its that simple. The blame for all of
the death and destruction associated with the Bosnian war
lies exclusively with Alija Izetbegovic for starting the war,
and with the U.S. President Bill Clinton for sending that idiot
Zimmerman to Bosnia in the first place.>>
(17) Djelaludin - soprannome di un visir ottomano - rappresenta lo
straniero occupante, il colonizzatore.
(18) La desinenza con la "a" e' propria della lingua schipetara (cioe'
albanese in senso "etnico" e non nel senso della cittadinanza della
Repubblica di Albania). Tetovo è una cittadina della Macedonia
occidentale.
(19) Clamoroso il caso del criminale di guerra italiano Roberto Delle
Fave, che rivelo' la sua vicenda di mercenario a stampa e televisione,
e dopo aver contribuito a massacri come quello nella zona di Divo Selo
(Gospic, Krajna) ed all'assassinio del giornalista francese Xavier ha
vissuto indisturbato a Bordighera ed e' stato "risparmiato" da
qualsivoglia inchiesta penale, all'Aia o altrove.
(20) I dati sull'uso di stupefacenti nell'esercito croato si possono
trarre dall'opuscolo "Nasiljem i zlocinom protiv prava. Hrvatska '91"
(Belgrado 1991. Trad.: "Con la violenza ed il delitto contro la
ragione. Croazia '91). Per quanto riguarda i drogati, ne abbiamo avuto
testimonianza da quanto apparso nel 1995 sul quotidiano "Corriere della
Sera", ed anche in televisione, sui soldati croati in cura presso la
"Comunità di San Patrignano".
(21) Andrea Catone nella prefazione del libro "Menzogne di
guerra" di J. Elsasser (Nota 1).
(22) Il libro di J. Merlino (trad.: "Le verità sulla Jugoslavia non
sono tutte buone a dirsi") e' stato pubblicato in Francia da Albin
Michel nel 1993. Mai tradotto in lingua italiana, e poco pubblicizzato
nella stessa Francia, il libro documenta la verita' sconvolgente della
disinformazione strategica ai danni dei serbi della Bosnia. Brani della
intervista ad Harff sono stati riproposti nel libro di Claudio Fracassi
"Sotto la notizia niente". Ulteriore dettagliatissima documentazione
sulla attivita' di disinformazione strategica compiuta dalle grandi
catene di "media" e da agenzie specializzate si possono trovare in
tutta la produzione del giornalista belga Michel Collon.
Ricordiamo ad esempio i libri: "Monopoly" e "Poker Menteur" (Edizioni
EPO, si veda: http://www.epo.be/index.html )
(22) Questo e' documentato ad esempio nella intervista ad Hakija
Meholjic, presidente del Social Democratic Party a Srebrenica,
pubblicata su "Dani" il 22/06/1998. Ampia documentazione sul "balletto
dei morti" di Srebrenica si trovano sul libro di Elsaesser (Nota 1).
(23) Ennio Remondino ha recentemente rivelato in "La televisione va
alla guerra" (Edizioni ERI/RAI) che nelle valigie della delegazione UCK
a Rambouillet furono trovati sacchetti di "polvere bianca": come dire,
l'utile ed il dilettevole... Per noi italiani e' particolarmente
significativo ricordare che tra i consiglieri della delegazione,
insieme a molti americani, c'erano personaggi come un tale Di Robilant,
appartenente al Partito Radicale Transnazionale (Fonte: il "Corriere
della Sera" di quei giorni).
(24) Sulla condizione del Kosmet occupato dalla NATO, dopo il 1999, e
governato dai terroristi e dai mafiosi suoi alleati; sul
regime di terrore ed apartheid oggi vigente; e sulle migliaia di
"desaparecidos" che ormai si contano: si veda l'eccezionale
documentazione prodotta da Michel Collon e Vanessa Stojiljkovic nel
video "I dannati del Kosovo" (Edizione italiana a cura del Comitato SOS
Yugoslavia di Torino).
[nota: la trascrizione dell'intervento registrato e' stata
completamente rivista e corredata di note per facilitare la lettura.
CNJ]