Informazione

Da una settimana ormai Ramush Haradinaj, il cosiddetto Primo Ministro
del Governo provvisorio della provincia serba del Kosmet occupata
dalle truppe NATO/ONU, è all'Aia in carcere, dopo aver ricevuto
un'accusa formale (vedi sotto) da parte del tribunale "ad hoc"
dell'Aia e dopo aver rassegnato le dimissioni al "Presidente" Rugova.
In pratica Haradinaj è accusato, come capo dell'UCK e insieme agli
altri due ufficiali UCK Balaj e Brahimaj, di crimini di guerra e
crimini contro l'umanità per aver formato un'associazione a
delinquere che aveva l'obiettivo di consolidare il controllo totale
dell'UCK nella zona operativa di Dukagjin, corrispondente alle
municipalità di Pec, Decani, Djakovica e alcune delle municipalità di
Istok e Kline. Tale obiettivo è stato perseguito attraverso la
persecuzione e l'espulsione della popolazione civile serba e quanti
nelle altre comunità venivano considerati collaborazionisti. I fatti
si riferiscono unicamente al periodo 1 marzo - 30 settembre 1998,
cioè nel periodo in cui si sono fronteggiate ufficialmente le forze
armate jugoslave e l'UCK.
Ciò che sembra una cosa positiva è in realtà un'arma a doppio taglio.
L'UCK viene sdoganata come forza belligerante e non come
organizzazione terroristica e i crimini imputati ai tre riguardano un
breve lasso di tempo e sono crimini "individuali". In questo modo
tutti gli altri crimini vengono cancellati con un colpo di spugna. Il
Tribunale "ad hoc" dell'Aia ora acquista credibilità anche di fronte
all'opinione pubblica serba e l'incriminazione di Haradinaj servirà a
far digerire la pillola della secessione finale del Kosovo, anche
agli occhi della comunità internazionale. Le lodi sperticate verso
Haradinaj da parte dei media e di personaggi come Solana e Jessen-
Petersen non fanno altro che confermare quest'analisi.

ERP KiM Newsletter 08-03-05

Additional news articles are available in the atteched UNMIK Media
Report

Kosovo's prime minister indicted by war crimes tribunal

http://www.kosovo.com/news/archive/2005/March_08/1.html

L'atto ufficiale di accusa

http://www.un.org/icty/pressreal/2005/p946-e.htm

http://www.repubblica.it/2005/c/sezioni/sport/pallmn/pallmn/pallmn.html

SPORT [sic]

Zagabria, duri scontri con diversi feriti. Le provocazioni
degli hooligan croati con simboli fascisti. Tensioni fra i due paesi

Guerriglia tra serbi e croati per una partita di pallamano

Gli Ustascia inneggiano al generale Ante Gotovina
ricercato dal tribunale dell'Aja per crimini di guerra


ZAGABRIA - Un giudice della Corte suprema serba, cinque giornalisti
serbi e un poliziotto sono fra i numerosi feriti in violenti scontri a
colpi di mazza, sassi e bottiglie fra opposte tifoserie serbe e croate
scoppiate nel fine settimana a Zagabria in occasione di una partita di
pallamano. In campo i croati
dello Zagabria contro i serbi del Partizan Belgrado (risultato 22-18
per i padroni di casa, ndr). Fra le provocazioni degli hooligan croati,
oltre ai saluti nazisti e ai simboli del regime Ustascia, alleato della
Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, anche l'esibizione
di ritratti del generale Ante Gotovina, ricercato dal Tribunale
internazionale dell'Aja (Tpi) per crimini di guerra.

Negli scontri due pullman e numerose auto sono stati distrutti e
quattro persone arrestate. Il ministero degli esteri serbo in una nota
si è lamentato con Zagabria per "non aver prevenuto" gli incidenti e
chiedendo di "individuare e punire i responsabili".

Le provocazioni erano già cominciate prima della partita, quando gli
hooligan croati si sono esibiti in saluti nazisti ed hanno iniziato a
lanciare bottiglie e sassi ai tifosi serbi, innalzando anche un
ritratto di Gotovina, ricercato dal Tpi ma considerato dai nazionalisti
croati un eroe della guerra d'indipendenza della Croazia contro la
Jugoslavi a guida serba di Milosevic.

Le accuse del Tpi di mancata collaborazione del governo di Zagabria per
l'arresto di Gotovina, tuttora latitante, ha pesato sulla decisione
dell'Unione europeo di rinviare la data per l'avvio delle trattative di
adesione della Croazia - la sua cattura è fra le condizioni poste
dall'Ue -, inizialmente prevista per giovedì prossimo.

(14 marzo 2005)

Riportiamo di seguito, dal sito dei Giovani Comunisti di Catalogna, una
interessante intervista "politica" al noto regista jugoslavo Emir
Kusturica. Introdotta da una nostra Premessa.

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Premessa

di Italo Slavo per il CNJ

Kusturica è stato recentemente al centro di una dura polemica in
seguito ad un articolo, apparso sul settimanale montenegrino Monitor,
dal titolo eloquente: “L’aiutante di un carnefice".
Si tratta di un pezzo di pesante diffamazione ai danni di un autore
che, sin dai primi momenti dello squartamento della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, si è opposto a quanto stava
avvenendo, e si oppone tuttora alle secessioni, che siano su base
"etnico"-razzista o politico-mafiosa - dal Montenegro (di qui l'ira del
locale quotidiano di regime, filo-occidentale) al Kosovo.
D'altronde, in questo Kusturica non fa altro che interpretare il
sincero sentimento della stragrande maggioranza degli jugoslavi, e
soprattutto degli abitanti della sua Bosnia-Erzegovina, che sanno di
non aver guadagnato nulla e di aver perso tutto dalla creazione di
migliaia di chilometri di nuovi confini, e sanno che le attuali
divisioni sono artificiali e basate solamente sulla violenza delle
armi. Non avrebbe potuto e non potrebbe schierarsi diversamente,
Kusturica, essendo egli stesso esempio in carne ed ossa di unità e
fratellanza tra nazioni e nazionalità slave del sud (jugo-slave), in
quanto originario di una famiglia "mista" (come si usa sottolineare
oggi, nell'epoca del razzismo politically correct) e di una città che è
probabilmente la più "mista" e jugoslava, per lo meno a livello storico
e simbolico, di tutti i Balcani: Sarajevo.
I giornalisti ed i commentatori occidentali e filo-occidentali non
perdonano a Kusturica questo suo essere, semplicemente, se stesso. Ed
anzichè analizzare sulla base dei dati di fatto le posizioni politiche
di Kusturica, o quantomeno ciò che di esse può trasparire dai suoi
film, preferiscono sbizarrirsi in attacchi personali ed accuse che non
stanno ne' in cielo ne' in terra.
Cosi', ad esempio, di tutta la polemica in oggetto, il portale della
Commissione Europea "Osservatorio Balcani" riporta solo ed
esclusivamente l'autodifesa del giornalista Andrej Nikolaidis, del
settimanale di Podgorica, che definisce Kusturica anti-musulmano e lo
paragona ai nazisti (vedi: Il caso Kusturica
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3935/1/51/ ).
Guarda caso, l'articolo di Jasenka Kratović è frutto della redazione di
Notizie Est (http://www.notizie-est.com), da anni attiva nella
demonizzazione della parte serba e nell'appoggio a tutti i
secessionismi anti-jugoslavi e filo-occidentali.
Analogo il tono degli articoli apparsi sull'altro portale della
Commissione Europea sui Balcani, quello francese: "Courrier des Balkans
(vedi:
Cinéma : Emir Kusturica veut faire chanter la presse indépendante
http://www.balkans.eu.org/article5086.html
Emir Kusturica : oubli et pardon pour les crimes du régime de
Milosevic ?
http://www.balkans.eu.org/article4811.html ).
Sarebbe bastato solo un pizzico di equilibrio o almeno di buona fede
per articolare il ragionamento attorno ai contenuti reali dei film di
Kusturica o attorno alle sue scelte politiche effettive, e non solo
presunte.
Critico della Jugoslavia socialista da tempi "non sospetti", e pertanto
vezzeggiato proprio da gran parte di quel mondo culturale occidentale
che oggi lo vede come fumo negli occhi, attorno al 1989 Kusturica si
oppone a tutti gli schieramenti "etnici" ed aderisce ad un movimento
jugoslavista. Negli anni successivi, come si può evincere ad es. nel
suo celebre film "Underground", Kusturica non dismette mai la critica -
per noi anche eccessiva ed ingiustificata, ma è un altro discorso -
alla Jugoslavia di Tito, ritenuta "falsa" e fondata su concezioni
oleografiche e mistificate della lotta partigiana e dei valori
socialisti. Dai film di Kusturica traspare un atteggiamento di critica
"anarchica", a 360 gradi, che colpisce gli ambienti politici del
passato e del presente, interni ed internazionali (comprese le
"missioni umanitarie" ONU!) con accuse piuttosto esplicite di
corruzione morale, politica, ed anche materiale. Il Kusturica che
emerge da queste opere è un Kusturica libero, che usa liberamente la
sua facoltà di critica radicale anche e soprattutto in quanto artista,
e dunque in quanto "professionista" della sperimentazione creativa e
della libertà critica.
Kusturica passa il suo tempo a smontare miti ed appartenenze, non certo
a costruirne: chiunque abbia visto un suo film ci darà ragione. In
tante interviste rilasciate in questi anni, Kusturica non ha
risparmiato nessuno: semplicemente bugiardo è chi gli attribuisce
simpatie per l'uno o l'altro specifico schieramento politico serbo.
Ovviamente, Kusturica ha criticato l'Occidente che ha ucciso e
bombardato la sua Jugtoslavia. Kusturica ha però anche criticato Tito,
ha criticato Milosevic, ha criticato i nazionalismi musulmano-bosniaco
e croato così come tutti gli altri nazionalismi, compreso quello dei
radicali serbi - si veda proprio nell'intervista più sotto, quello che
egli dice su Seselj. Kusturica appare dunque, casomai, un "libero
battitore" ed un grande eclettico. Sempre jugoslavo - perchè non
potrebbe essere altrimenti! - ma difficilmente nostalgico, anzi, forse
tuttora illuso dell'esistenza di un'altra Jugoslavia possibile,
multinazionale e democratica ma non comunista e non fondata sulla Lotta
di Liberazione partigiana, insomma: una Jugoslavia "occidentale".
Perciò, Kusturica non può essere inserito in alcuno schemino da
"pensiero unico sulle guerre balcaniche", quali quelli generalmente
usati dai nostri media e dai nostri politici. Kusturica è scomodo a
tutti, e da tutti legittimamente criticabile. Ma un conto è la critica,
un altro la demonizzazione e la diffamazione. Da libero artista e da
libero intellettuale qual è, egli rappresenta un problema innanzitutto
per quegli intellettuali abituati ed avvezzi esclusivamente ad essere
"di servizio".

Vedi anche:

Kusturica Opposes Bombardment in the Name of Humanity
by Kyodo News and Emir Kusturica (July 08, 2002)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2244

Intervista a Mirjana Jakelic, comunista croata esule a Belgrado, sul
contraddittorio "jugoslavismo" di Emir Kusturica
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/960

---

http://www.jovescomunistes.org/
modules.php?name=News&file=article&sid=181

Entrevista: Emir Kusturica, músico, cineasta:

"Las guerras y las ONG las pagan los mismos"

LLUÍS AMIGUET - 20/01/2005 - La Vanguardia.

Tengo 50 años. Nací en Sarajevo, ciudad aprisionada entre montañas a
través de la que he corrido toda mi vida. Estoy casado y tengo dos
hijos: Stribor y Dunja. Estreno La vida es un milagro, que retrata a un
carcelero serbio que se enamora en plena guerra de su prisionera
musulmana. Actúo con mi No Smoking Orchestra por toda España...

-¿Por qué se batió usted en duelo?

-Reté a duelo al líder radical serbio Volislav Seselj en 1993, porque
pidió que los croatas fueran expulsados del Parlamento. Esa expulsión
era un terrible error que anticipaba la guerra. Me indigné y quise
darle una lección y que pidiera perdón.

-¿Es usted capaz de matar a alguien?

-Nadie sabe qué tiene debajo de la piel, pero tampoco me dio
oportunidad de descubrirlo. Cuando la fecha del duelo se acercaba
peligrosamente, Seselj declaró que no quería acabar con la vida de un
artista.

-Después hubo mucha sangre en su país.

-Sí y Seselj ha acabado ante el Tribunal de La Haya, pero no creo que
se lo merezca.

-¿Acaso Seselj no es un genocida?

-Los asesinos deben sentarse ante los tribunales, pero todos. Lo
contrario es injusto. Y lo cierto es que las cifras de víctimas no dan
la razón a quienes acusaban de genocidio sólo a los serbios. Se hablaba
de 500.000 víctimas y ahora resulta que son 100.000 de las cuales al
menos 35.000 eran serbios.

-También fue usted un futbolista casi profesional que prefirió, al fin,
el cine.

-Hay mucho cretino intelectual que desprecia a los futbolistas, pero no
hay ningún gran jugador estúpido: el buen fútbol es pura geometría,
sofisticada empatía y compleja capacidad de anticipación y
abstracción...

-Pero no todo el fútbol es bueno.

-...Lo que sucede es que pocos futbolistas se cultivan
intelectualmente, pero eso no significa que sean tontos. El fútbol me
ha dado el sentido del espacio y del trabajo en equipo que es la base
de mi cine.

-Usted era un jugador muy agresivo.

-Soy explosivo, no agresivo. Lo soy en la vida, en el sexo...¿Acaso el
sexo no es una explosión de vida? y en el cine... ¿Acaso el cine no es
mejor que la vida? Voy a por la pelota. No me quedo esperando que a
alguien se le ocurra enviarme el balón para poder jugar.

-¿Y en la guerra?

-Luché mucho para que mi país no acabará bombardeado, pero los serbios
no encajábamos en el nuevo orden capitalista y las guerras las
financian los mismos que subvencionan las ONG. Las multinacionales
pagan partidos y políticos para que las declaren.

-¿Para qué quieren a las ONG?

-Para lavar la sangre y las conciencias de los ciudadanos que votan a
esos políticos que ordenan bombardeos. Las ONG recogen los heridos y
son su coartada para ser políticamente correctos después de lanzar
bombas sobre niños en nombre de la democracia.

-Lo que dice no es políticamente correcto.

-Ese políticamente correcto me recuerda adjetivos como revisionista,que
se lanzaban en la más dura época estalinista.

-¿A qué se refiere?

-Nadie sabía qué era ser revisionista, y nadie sabe lo que es ser
políticamente correcto, pero todo el mundo lo comprende. Sobre todo
cuando te bombardean como bombardearon a mi pueblo: 5.000 víctimas
inocentes para tratar de cazar a un Milosevic.

-Milosevic no era la madre Teresa...

-Es un genocida porque no tenía bomba atómica. Si la tuviera, hoy sería
respetado estadista. A los que no tengan arsenal atómico los machacan
hasta que no se atreven a ser.

-A ser qué.

-A ser algo por sí mismos. Esas multinacionales y quienes les sirven
para implantar el capitalismo global acorralan a cualquier país que se
atreva a tener una cultura propia, una identidad, un modo de
organizarse diferente, una alternativa. No quieren que preguntes, ni
que te atrevas a ser, sólo que compres lo que te venden y punto.

-¿Qué está pasando en Serbia ahora?

-Primero le explico lo que pasó: pagamos por ser serbios, ortodoxos,
eslavos, cercanos a Rusia. Una de las grandes pesadillas de Occidente y
de Europa es una mayoría eslava demasiado poderosa y demasiado cercana.
Así que, cada vez que Serbia y Rusia se aproximan demasiado, Occidente
apuesta por Turquía. Hace dos siglos que nos pasa eso. Y ahora ha
vuelto a suceder.

-¿Pero por qué no se mezclan ustedes unos con otros? ¿Tanto se odian?

-Mi padre era un serbio con nombre turco, Murad. Eran dos hermanos y
uno continuó siendo ortodoxo, pero el otro hermano se convirtió al
islam para sobrevivir bajo la ocupación turca. Así que uno permaneció
ortodoxo y el otro hermano se convirtió al islam para ayudar a toda la
familia. Ya ve, a la fuerza se puede imponer la homogeneidad.

-Pero, hombre, no es eso...

-En los Balcanes se bombardeó a todo aquel que se atrevió a plantear
alguna pregunta antes de aceptar sin rechistar los planes que tenía
Washington para nosotros.

-Por lo menos ahora no se matan.

-Ahora ese orden de las grandes corporaciones ha elegido a los serbios
más ricos para implantar una plutocracia de políticos dóciles con
Washington y amables con sus lugartenientes europeos. La cuestión es no
entorpecer la implantación de esas multinacionales y la ampliación de
sus mercados en el Este de Europa.

-Como quiera, pero paz, al cabo.

-Y si no te gusta el capitalismo global, ya no es que acabes en el
Tribunal Penal Internacional de La Haya, acabarás en Guantánamo, porque
a Washington La Haya le parece demasiado independiente.

-¿No espera usted nada bueno del futuro?

-Si fuera español, me alegraría de tener un presidente capaz de dar su
palabra de retirar a las tropas españolas de Iraq y cumplirla, pero
cuando eres serbio y miras alrededor, el futuro que te espera no es
mejor que el de las repúblicas bananeras de Latinoamérica.

Enviat el 23/01/2005 a les 12:35 CET per Miguel

Da: "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia"
Data: Lun 7 Mar 2005 18:26:24 Europe/Rome
A: crj-mailinglist @yahoogroups.com
Oggetto: [JUGOINFO] AVVISO: Bari 17-31/3: SOS KOSOVO


Bari -17-31marzo
SOS Kosovo
I monasteri medievali serbo-ortodossi prima e dopo la guerra
Mostra fotografica e conferenze

---

Most za Beograd – Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione culturale di solidarietà con le popolazioni jugoslave
via Abbrescia 97, 70121 BARI. most.za.beograd@...
tel. 0805562663-conto corrente postale n.13087754-CF:93242490725



L'associazione opera per la diffusione di una cultura critica della
guerra e il riavvicinamento tra i popoli con culture, etnie, religioni
ed usanze diverse al fine di una equa e pacifica convivenza. Si
impegna per la diffusione di un forte senso di solidarietà nei
confronti delle popolazioni jugoslave e degli altri popoli vittime
della guerra. Ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali.
In particolare l'associazione:
- promuove iniziative di conoscenza della storia e della cultura
jugoslave
- promuove, attraverso raccolte di fondi e donazioni, iniziative di
solidarietà nei confronti delle vittime della guerra nel campo
sanitario, scolastico, alimentare e in ogni altro campo; adozioni a
distanza di bambini jugoslavi;
- promuove iniziative di gemellaggio tra enti locali italiani e
jugoslavi, tra scuole italiane e jugoslave, scambi culturali e di
amicizia.



---

SOS Kosovo

I monasteri medievali serbo-ortodossi prima e dopo la guerra


### Mostra fotografica ###


17-31marzo – ore 9.30 -19.00

Palazzo Simi, Strada Lamberti, Città Vecchia, Bari

Info: 0805562663

Prenotazioni visite guidate: 0805427003 – 3339152284

Tra il 1999 e il marzo 2004 (quando è stato scatenato un vero e
proprio pogrom antiserbo che ha provocato decine di morti e centinaia
di feriti e ha costretto ad abbandonare le loro case altre 4000
persone, che si aggiungono agli oltre 220.000 profughi Serbi e di
altre nazionalità non albanesi) sono stati devastati e distrutti circa
120 monasteri medievali e chiese serbo-ortodosse: rischiano di
scomparire definitivamente documenti dell'architettura monumentale,
cattedrali con una pittura murale di inestimabile valore estetico e
storico, testimonianza di una cultura nata in un contesto geografico
caratterizzato dall'incontro tra civiltà orientale e civiltà
occidentale.

La Mostra, organizzata dalle associazioni ADIRT e Most za Beograd in
collaborazione con Mnemosyne-Centro per la protezione del patrimonio
culturale e ambientale del Kosovo e Metohija, illustra il patrimonio
artistico-culturale del Kosovo nel suo corpus bizantinoslavo, da San
Pietro di Korisa a Studenica di Hvosno, alla Madonna di Ljevisa, al
Patriarcato di Pec, da Gracanica a Decani, ai Santi Arcangeli presso
Prizren. Illustra altresì gli enormi danni inflitti a questo
patrimonio negli ultimi 5 anni, in cui la politica di pulizia etnica
dell'UCK si è accanita particolarmente anche contro l'eredità
culturale e spirituale serba.

In concomitanza con la Mostra, sono state organizzate due conferenze:
l'una sull'arte e il patrimonio storico-artistico del Kosovo e
Metohija, anche in relazione ai rapporti intercorsi tra Serbia e
Puglia nel Medioevo; l'altra per discutere e riflettere sulla
situazione attuale e le prospettive politiche di una regione che,
lungi dall'essere pacificata dopo quasi 6 anni di protettorato ONU, è
un "buco nero" nel cuore dell'Europa.

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Giovedì 17 marzo ore 16.30 - Palazzo Simi

Strada Lamberti, Città Vecchia, Bari


### Il grande patrimonio artistico-religioso del Kosovo e Metohija a
rischio di estinzione ###


Interventi di

Nellina Guarnieri, presidente dell'ADIRT

Giuseppe Palomba, associazione Most za Beograd

Giuseppe Andreassi, Sovrintendente per i beni archeologici della Puglia

Aleksandar Simic, consigliere giuridico del primo ministro serbo V.
Kostunica

Svetlana Stipcevic, docente di lingua e letteratura serbo-croata
presso l'Università di Bari

Branko Jokic, già direttore del Museo di Pristina, membro di Mnemosyne


Relazioni di

Mirjana Menkovic, Presidente di Mnemosyne-Centro per la protezione del
patrimonio culturale e ambientale del Kosovo e Metohija

Lo stato del patrimonio artistico-culturale del Kosovo dopo la guerra
e i pogrom del marzo 2004


Rosa d'Amico, direttrice della Pinacoteca nazionale di Bologna, membro
promotore del comitato "Salva i monasteri"

L'arte bizantina in Serbia tra `200 e `300.


padre Gerardo Cioffari, direttore del Centro Studi Nicolaiani

I rapporti tra la Puglia e la Serbia nel Medioevo


Nino Lavermicocca, ADIRT

Aspetti della cultura artistica dei monasteri serbi ai tempi dello zar
Milutin II


Saluti di rappresentanti istituzionali ed enti patrocinatori

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venerdì 18 marzo ore 16.00

Aula "Contento"

Facoltà di Giurisprudenza - p.zza C. Battisti, Bari


### Lo status giuridico internazionale del Kosovo. Situazione attuale
e prospettive di soluzione politica ###


Relazioni e interventi di

Dott. Aleksandar Simic, consigliere giuridico del primo ministro serbo
V. Kostunica

Prof. Giovanni Cellamare (Università di Bari)

Prof. Nicola Cufaro Petroni, Centro Interdipartimentale Ricerche sulla
pace dell'Università di Bari

Prof. Nico Perrone, Università di Bari

Prof. Vincenzo Starace, Università di Bari

Prof. Ugo Villani, Università La Sapienza, Roma.

Ivan Pavicevac, Coordinamento per la Jugoslavia

On. Luana Zanella, del comitato "Salva i monasteri"

On. Maria Celeste Nardini, già membro della Commissione parlamentare
Difesa

Tommaso di Francesco, del quotidiano Il manifesto

Stefano Boccardi, del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno

Coordina

Andrea Catone, Presidente dell'associazione Most za Beograd

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Organizzata da

Most za Beograd - Un ponte per Belgrado in terra di Bari -
Associazione culturale di solidarietà con le popolazioni jugoslave

ADIRT - Associazione difesa insediamenti rupestri e territorio

Con la collaborazione di

Mnemosyne - Centro per la protezione del patrimonio culturale e
naturale del Kosovo e Metohija, Belgrado

Col patrocinio di

CIRP - Centro Interdipartimentale di Ricerche per la Pace - Università
di Bari

Sovrintendenza per i beni archeologici della Puglia

Provincia di Bari

Comune di Bari


Durante il periodo della Mostra saranno proiettati documentari e
diapositive sulla situazione del Kosovo e sui disastri della guerra:


Mnemosyne (a cura di), L'eredità culturale multietnica del Kosovo in
pericolo
(documentario, 2004)

Michel Collon, Vanessa Stojlkovic, I dannati del Kosovo
(edito in VHS con il libro di Enrico Vigna, Kosovo "liberato" – le
menzogne per fare le guerre le ragioni per fare la pace, La città del
Sole, Napoli, 2003)

Corrado Veneziano, Sedìci persone – le parole negate del bombardamento
della TV di Belgrado
(edito in DVD con il libro "Se dici guerra umanitaria, a cura di
Corrado Veneziano e Domenico Gallo, Besa ed., 2005)

Pasquale Giordano, Le altre verità del Kosovo (2004)