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Il corteo di oggi sarà disertato da alcuni degli esponenti più autorevoli del PD che non vogliono destare sospetti all'Ambasciata USA proprio mentre lavorano per approntare una alternativa di governo al centro-destra italiano. Nel PD si è sollevato un vespaio di polemiche.
Moltissimi non ci saranno e coloro che andranno al corteo vi daranno una connotazione "gentile", alcune parole non ci saranno più, tra queste: guerrafondai, imperialismo, colonialismo, capitalismo..parole oramai obsolete e veterotutto.
Per una sorta di follia della politica le parole colonialismo ed imperialismo vengono bandite anche dai comunisti del Manifesto. Dice la Rossanda che la guerra contro Gheddafi non è stata fatta per il petrolio o la posizione geostrategica della Libia, non ha motivazioni imperialiste o neocolonialiste. La guerra è fatta perché Sarkozy non vuole perdere le elezioni in Francia e Cameron vuole stornare l'attenzione dalle sue scelte che suscitano ire sempre più furibonde tra gli studenti, gli statali, i pensionati... Insomma, la categoria per capire quanto sta accadendo nel quadrante mediterraneo, non è quella dell'analisi "marxiana" dell'economia e della politica!
Ciò non spiega lo straordinario spiegamento di forze statunitensi nel Mediterraneo e l'impiego di centinaia di grandi missili caricati ad uranio impoverito per uccidere subito ed in futuro. Ma pare che questo particolare non interessi. Naturalmente il corteo è pervaso tutto da profonda antipatia per Gheddafi. Non gli si perdona di essere stato amico di Berlusconi ed a questi di avergli baciato l'anello (o la mano) non ho capito bene! Non gli si perdona di avere tenuto una lezione di islamismo a cinquecento ragazze italiane e di avere portato in Italia un campionario di focosi cavallini arabi. Non gli si perdona ancora l'esibizione degli aerei italiani sul cielo di Tripoli che, tuttavia, patriotticamente tracciarono un tricolore e non il verde della jamahiria come richiesto dal Colonnello. Questo disprezzo per il Colonnello è stato alimentato da settimane di attacchi e di sfottò praticato dalla stampa nazionale e da una casta di oligarchi della politica che si sono divertiti a lungo attorno al Colonnello. Anche la Littizzetto si è lasciata andare a schernire il vestiario di Gheddafi.
Questo sentimento di antipatia è sovrastante su tutto. Non credo che ci sia molta pietà o alcuna commozione per la piccola nazione di appena sei milioni di persone devastata dal più possente esercito alleato del mondo. Ed è, senza saperlo, un sentimento profondamente autolesionistico e masochista. La guerra contro Gheddafi è guerra contro l'Italia! Perderemo tutto. La Libia è stata rapinata dei fondi sovrani. Circa cento miliardi di dollari proprietà del popolo che sono stati incassati dalle banche USA ed europee. L'Italia perderà il suo piedistallo economico e sociale che gli dà prosperità da quaranta anni. Si tratta di qualcosa come trenta miliardi di euro di export-import e del pane di migliaia e migliaia di operai, tecnici, ingegneri italiani. Quando gli ultimi fumi delle cannonate saranno svaniti ci troveremo più poveri, più piccoli, senza sapere dove sbattere la testa....
Il corteo vivrà di un sentimento che non promana da se stesso ma dai ricordi della gente che vi partecipa. La gente, ricordando di essere stata pacifista, no global, antinuclearista, per il lavoro, per i diritti crederà di essere sempre dentro la stessa onda emotiva e politica della sua storia. Ma le cose non stanno così. La contraddizione del corteo per la pace ma anche contro Gheddafi che oggi è il punto della lotta antimperialistica da difendere con maggiore forza c'è e resta. Resta anche odio ed antipatia nei suoi confronti. Odio ed antipatia del tutto immotivati che in parte vengono dal substrato culturale razzista della Italia di Graziani e Magliocco che per trenta anni uccise, squartò, impalò i libici.
Il corteo dirà no alla guerra ma il risultato sarà eguale a zero perché dirà no anche a Gheddafi cioè alla libertà ed alla indipendenza della Libia. Si sa benissimo che gli insorti sono una specie di UCK di Bengasi e che i tre che si spartiranno le spoglie di uno Stato finora prospero e felice saranno gli USA, la Gran Bretagna e la Francia.
Cortei sempre meno colorati, sempre più educati, gentili, giudiziosi, animati da palloncini e striscioni con colori leggeri in cui vengono scritte paroline gradevoli.
di Roberto Fabbri su www.ilgiornale.it
La fondazione Italia protagonista e l'Associazione Nazionale Dalmata presentano la copia del dossier inedito «Trattamento degli italiani da parte Jugoslava dopo l'8 settembre 1943». Per la prima volta in assoluto, informa un comunicato, si potrà prendere visione del documento ufficiale del governo italiano presentato alla conferenza di pace di Parigi del 1947 per denunciare la pulizia etnica perpetrata dalle truppe comuniste del maresciallo Tito nei confronti degli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia dal '43 al '45. Il dossier sarà presentato lunedì 14 febbraio alle 17.30 presso la Sala della Mercede di palazzo Marini-Camera dei deputati, via della Mercede 55.
Attraverso immagini originali ed inedite si ripercorrerà l'orrore delle violenze ai danni di nostri connazionali.
Parteciperanno Maurizio Gasparri, presidente del Gruppo Pdl al Senato; Aldo Giovanni Ricci, sovrintendente emerito dell'Archivio di Stato-Delegato alla Memoria di Roma Capitale; Marino Micich, studioso dell'Archivio del Museo Storico di Fiume; Guido Cace, presidente dell'Associazione Nazionale Dalmata; Aimone Finestra, già Sindaco di Latina e comandante delle truppe cetniche anticomuniste sui monti della Dalmazia [SIC]; Fabiana Santini, assessore alla Cultura della Regione Lazio.
Seguirà la proiezione di un breve documentario in memoria di Luigi Papo, storico delle Foibe recentemente scomparso. L'iniziativa editoriale è sostenuta dalla Regione Lazio - Assessorato alla Cultura. L'Associazione Nazionale Dalmata provvederà a distribuire la ristampa gratuitamente nelle scuole, dove terrà conferenze sull'argomento. >>
testo di Giacomo Scotti, consegnato ai margini del convegno PARTIGIANI! (Roma 7-8 maggio 2005)
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/foibeistriane.htm
La Lega Nord a Ileana Argentin: “stai zitta handicappata del cazzo”
Posted By Gennaro Carotenuto On 1 aprile 2011
Ed ecco quello che pensa davvero la gente quando deve cedere il passo a una signora in carrozzina o quando questa osa dire la sua. La gente pensa: “stai zitta handicappata del cazzo”, come ha sintetizzato ieri il deputato della Lega Nord Massimo Polledri (nella foto) alla deputata del PD Ileana Argentin.
Permettere al teppista dell’odio Massimo Polledri di uscire impune da questa vicenda, è parte di una società senza più freni inibitori dove la brava gente, padana e non, è libera di pensare e dire “immigrati fuori dalle palle”, “buttiamoli a mare”, “affondiamo le navi”, “bruciamo i rom”, “forza Vesuvio”, non voglio te come insegnante dei miei figli perché sei meridionale, i romeni sono tutti ladri, la cultura non fa mangiare, gli impiegati pubblici possono essere liberamente diffamati, non voglio spendere per insegnanti di sostegno perché tanto i miei figli sono sani, non voglio handicappati in giro perché i bambini s’impressionano, non accettiamo bimbi down in questo albergo perché i clienti s’intristiscono e non spendono e tutto il repertorio davanti ai nostri occhi e che abbiamo più o meno supinamente accettato mugugnando privatamente il nostro schifo.
Se lo dicono i ministri, se rivendicano il diritto di affermare cose che non sono intemperanze verbali ma che rispondono ad una precisa cultura che poi ritroviamo puntualmente riflessa nelle leggi dello Stato, dai tagli agli insegnanti di sostegno al reato di immigrazione clandestina, ai tagli alle cure palliative ai malati terminali (per foraggiare gli allevatori disonesti amici di Polledri) come pretendiamo che la cultura dei peggiori bar di Gallarate non diventi ormai la cultura del paese, la cifra del paese, un paese senza umanità.
E’ questo quello che abbiamo seminato in questi decenni nell’accettare l’imposizione di un’agenda politica di pancia più che di idee, di odio più che di solidarietà, dove il rancore sordido per qualunque interazione con l’altro è diventato l’unica regola riconosciuta. Adesso non sembra esserci più scampo in questa rincorsa infinita alla suburra, ad una palude nella quale la nostra società civile sta affondando.
Eppure non possiamo fermarci. Cominciamo dal gridare l’indegnità di Polledri, ad esigere che sia punito. Cominciamo dal circondare la sua villetta a schiera a Piacenza con i nostri colori fino a quando l’indegno non sia obbligato dai suoi a dimettersi dal parlamento. Cos’altro dovranno fare per capire che non c’è altro di più urgente che fermarli?
presentano:
Criminali di Guerra Italiani.
Accuse, processi e impunità nel secondo guerra
di Davide Conti
ore 17.30
Casa della Storia e della Memoria
via San Francesco di Sales 5, Roma
Ne discutono con l'Autore
Prof. Massimo Rendina (Presidente ANPI di Roma e Lazio)
Dott. Antonino Intelisano (Procuratore Militare della Repubblica a Roma)
Info: lunedì-sabato ore 09.00 - 19.00
tel.06-6876543
Da: "anpi.vt @ libero.it"Data: 28 marzo 2011 00.27.31 GMT+02.00Oggetto: incursione Casa Pound a Viterbo (rassegna stampa)
Venerdì 25 u. s., mentre mi trovavo a Torino per il 15° Congresso nazionale Anpi, a Viterbo, s’inaugurava la manifestazione Confine orientale italiano, occupazione fascista dei Balcani e foibe, organizzata dal Circolo Prc, in collaborazione con il nostro Comitato provinciale, l’Arci e l‘ass. Fata Morgana. Paolo Consolaro stava finendo la presentazione della sua mostra “Testa per dente”, Crimini fascisti in Jugoslavia, 1941-1945, quando c’è stata l’irruzione violenta di Casa Pound. A seguire, i link per la rassegna stampa on line da cui trarre tutte le info (rivendicazione di Casa Pound compresa).
Colgo l’occasione per ringraziare chi ci ha espresso solidarietà. Informo, altresì, che la Presidenza del Congresso nazionale Anpi ha letto, durante i lavori, la notizia e ha diramato una nota di condanna dell’accaduto. Inoltro, infine, gli ultimi due appuntamenti della manifestazione che sta riscuotendo molto successo.
Libertà ai popoli, morte al fascismo!
Silvio Antonini
Segretario e Portabandiera
Anpi Cp Viterbo
Rassegna stampa:
http://tusciaweb.it/notizie/2011/marzo/27_3pound.htm
http://www.viterbonews24.it/news/marini:-condanno-fortemente-quanto-accaduto-ieri_380.htm
Sala Gatti, via Macel Gattesco, Viterbo
venerdì 1° aprile, ore 17,00
Crimini di guerra in Jugoslavia, per una storia fuori dal mito
Incontro con:
Davide Conti (Fondazione Lelio Basso - sezione internazionale, Roma)
che, per l’occasione, presenta il suo ultimo libro Criminali di guerra italiani, Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra (Roma, Odradek, 2011).
sabato 2 aprile, ore 17,00
Il carattere internazionalista della Resistenza nei Balcani e in Italia
Andrea Martocchia (Onlus Coordinamento nazionale per la Jugoslavia) presenta il suo libro I Partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana (Roma, Odradek, 2011) .
Giuliano Calisti (Anpi Cp Viterbo), presenta il suo documentario Pokret (Avanti!), Partigiani italiani nella Resistenza jugoslava (1943-45)(35’_dvd_Italia_2009).
Orario mostra: 17,00 - 20,00. Mattina riservato alle scuole, visita su prenotazione. Tel.: 338/7222658La mostra è visitabile fino al 3 aprile
Oggetto: azione squadrista di CasaPound a Viterbo contro la mostra antifascista che si inaugura sabato a Parma
Data: 29 marzo 2011 01.39.39 GMT+02.00
COMUNICATO STAMPA su AGGRESSIONE NEOFASCISTA A VITERBO
Oggi pomeriggio presso la sala Gatti a Viterbo, mentre era in corso una mostra nell’ambito di una serie di iniziative sulle foibe e sul confine orientale, organizzate dall’ANPI di Viterbo, ARCI, Ass.ne Fata Morgana e PRC, un gruppo di 30-40 persone hanno fatto irruzione nella sala rovesciando un banco con di libri, lanciando contro i visitatori volantini recanti slogan fascisti ed insultando i presenti che rimanevano impassibili; dopo aver occupmato l'aula per alcuni minuti gridando insulti e minacce, sono scappati: tutto in pieno stile da ventennio fascista. Da anni in Italia è in corso un’azione di rovescismo storico che pretenderebbe di mettere sullo stesso piano chi dopo l’8 settembre del 1943, si sacrificò combattendo il nazifascismo e chi, invece, morì combattendo dalla parte sbagliata e cioè al fianco dei nazisti; da anni anche a Viterbo si sono moltiplicate le azioni di uso politico dei morti in guerra, tentando a mani basse, e solo sulla base di indizi senza attente ricerche, di trasformare in martiri infoibati dai comunisti i soldati italiani morti sul fronte orientale, trasformando così dei caduti in guerra in eroi. Queste azioni di chi non sopporta ed è incapace di confrontarsi civilmente, il risentimento di chi avrebbe preferito che gli italiani fossero stati fascisti fino in fondo, l’odio verso i partigiani ed i loro sostenitori, sono lo sbocco logico di una crisi di valori che da anni attraversa la società civile ed il mondo politico.
Condannando questo grave atto intimidatorio, noi dell’ANPI facciamo appello a tutte le forze politiche ed a chiunque riconosca la Costituzione Repubblicana, perché si schieri con l’antifascismo, e non solo contro la violenza, togliendo così ogni legittimazione a questa gentaglia; chiediamo inoltre che i tutti Viterbesi sostengano e difendano le associazioni antifasciste da questi attacchi che fanno offesa ai martiri viterbesi antifascisti ed alla città di Viterbo intera; confidiamo infine che le forze dell’ordine facciano una vigilanza continua, e non intermittente, durante le tutte iniziative antifasciste che sono in programmazione. E’ solo grazie al sacrificio dei Partigiani antifascisti se l’Italia è stata rispettata dagli Alleati, che si dica forte.
PER IL COMITATO PROVINCIALE ANPI VITERBO
Giuliano Calisti
Rivendicazione dell'azione futurista alla Sala Gatti di Viterbo
a Trevignano (RM), presso il cinema La Palma, prima di quattro serate dedicate al ventennale di Un Ponte per...
La serata vedrà la presentazione del libro e e proiezione del relativo film-documentario, L'Urlo del Kosovo ( http://www.unponteper.it/bottega/description.php?II=315&UID=20110328143823 )
Sarà presente l'autore.
* Sabato 9 aprile, ore 17,00:
alla Fiera di Grottaferrata (RM), Salone Editoria dell'Impegno, presso la Sala Hovan, presentazione del libro L'Urlo del Kosovo.
( http://www.saloneeditoriadellimpegno.it/9aprile.html)
( http://www.exormaedizioni.com/evento-fiera-nazionale-grottaferrata.php )
Intervento di Tommaso Di Francesco (il manifesto).
Sarà presente l'Autore
Primo report e Fotografie / Очувати војну неутралност. О чланству у НАТО само на референдуму!
http://www.beoforum.rs/saopstenja-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/203-srbija-i-nato-okrugli-sto.html
http://www.youtube.com/watch?v=kX9mrFVMOws
https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/messages
Website and articles:
http://rickrozoff.wordpress.com
ADN Kronos International - March 24, 2011
Serbia: Anti-Nato sentiment strong in 12th anniversary of 78-day war
Nato launched a bombing campaign against rump Yugoslavia (Serbia and Montenegro) to push Serbian forces out of the breakaway Kosovo province...
Serbian forces withdrew from Kosovo in June 1999, paving the way for Kosovo independence declared in February 2008.
Twelve years later, animosities still run high against the western military alliance and the ruins of former military headquarters in the center of Belgrade is a ghostly reminder of what here is referred to as a “Nato aggression.”
The event is being commemorated throughout the country which, according to Serbian estimates, suffered material damage of one hundred billion dollars.
....
Recent surveys showed that only 15.1 per cent of Serbian citizens support the country’s joining the military alliance [NATO].
The anniversary is marked with round tables, commemorations and anti-Nato protests by some opposition groups. Belgrade mayor Dragan Djilas laid wreaths at the memorial of 13 workers killed in the bombing of Belgrade's television broadcasting building in the centre of the city.
Opposition Democratic Party of Serbia of former premier Vojislav Kostunica held a protest in the city’s main pedestrian area, distributing leaflets saying “Never to Nato”.
Visiting Russian prime minister Vldimir Putin told Serbian president Boris Tadic on Wednesday that Russia, Belgrade’s closest ally, had nothing against Serbia’s joining the EU. But he later told Serbian MPs the situation with Nato was different.
“If Serbia joins Nato, Nato will make all the decisions,” Putin was quoted as saying. “If Nato deploys its missile systems in Serbia, Russia will be forced to direct its nuclear potential towards Serbia,” Putin warned.
Agence France-Presse - March 24, 2011
Libya airstrikes remind Serbians of Nato bombings
BELGRADE - The airstrikes on Libya brought back bitter memories for many Serbs on Thursday, 12 years after the start of a Nato bombing campaign aimed at ending a Serbian crackdown on Kosovo.
'I am trying not to watch television reports from Libya because its a painful reminder' of a spring spent hiding in shelters, software engineer Mr Petar Marjanovic said.
'Even if I try to rationalise the bombing to convince myself that they were not aimed at us civilians but the military, I will never forget these days of fear and anxiety,' Marjanovic said.
Nato launched the strikes - without UN Security Council backing unlike the intervention in Libya....
In one of the bloodiest incidents, more than a dozen people were killed on May 7, 1999, when Nato planes dropped cluster bombs on a crowded outdoor market in the southern town of Nis. It was later described as a 'blunder'.
The bombing campaign against Serbia lasted 78 days and remains etched in public memory.
Voice of Russia - March 24, 2011
Humanism laced with geopolitics
The Director General of the European Strategic Intelligence and Security Center Claude Moniquet says that political and oil interests are behind the jostling by France and Britain to spearhead the military campaign against Libya, saying that both countries are scheming to play the leading political role in the Arab world. “Besides, the action of Paris and London in that region are traditionally dictated by oil interests”, Moniquet said.
Western countries’ main aims in the troubled region are not so much the protection of civilians as the pursuit of economic and geopolitical interests, as evidenced by similar military operations in the past 20 years.
The bombing of the Bosnian Serb Republic in 1994-1995 and Yugoslavia in 1999 by NATO, and the American-led Western incursion into Afghanistan in 2001 and Iraq in 2003 and now in Libya were undertaken under the pretext of the noble act of protecting the lives of civilians.
The putative fight against Al-Qaeda’s brand of terrorism in both Afghanistan and Iraq was thrown into the mix of preventing humanitarian catastrophe and ethnic cleansing. Significantly, none of these tasks was fulfilled and some of the mentioned evils didn’t even exist. Suffice to recall that no smoking gun was found in Iraq after a lengthy and costly search, but the day-and-night bombing of Yugoslavia led to an untold humanitarian catastrophe, including the mass exodus of Yugoslavians to neighbouring states. The country’s infrastructure was reduced to rubble.
New-fangled ideas, including the introduction of western-style democracy in Afghanistan, Iraq and in Albanian-controlled Kosovo were used to justify the wanton destruction of sovereign and independent countries.
A similar spurious excuse is used to justify the intervention in Libya, and Britain, France and the U.S remain defiant about their right to solve Libyan internal political wrangling by military force. The only question still being debated is whether it is worth it to sacrifice the Libyan leader Muammar Ghadafi on the altar of democracy a la the Western model.
Behind the pseudo-humanitarian summersault lies a hidden agenda of Western countries’ geopolitical and economic interests in oil-rich regions of the world.
Besides, by supporting fifth columns in such regions, the U.S and its Western allies desire to create the basis for a long term military presence, a plan that is presently being tried out in Libya. The experiment is fraught with extreme dangers, says Anna Filimonova of the Russian Academy of Sciences’ Center for the Study of Modern-Day Balkan Crises.
"The most serious of the dangers is the confirmation of the new role of NATO in international relations, the crushing of international law and its Yalta-Potsdam post-war system. Unfortunately, the world is entering a new stage of development characterized by the formation of servile protectorates," Filimonova said. "Under the new dispensation NATO would be calling the shots," predicts Filimonova.
The Western military operation in Libya is supposedly guided by parts of the UN Charter, Security Council resolutions and UN agreements, but the campaign has exceeded the UN mandate and is taking on the features of a full-scale war against a sovereign state.
As the events in Iraq, Afghanistan and the Balkans have shown, what the world is witnessing in Libya is not the triumph of humanism and democracy, but the unleashing of anarchy and the carving up of an independent nation.
Tanjug News Agency - March 24, 2011
Serbia marks anniversary of start of NATO bombing
BELGRADE: Serbia today marks the 12th anniversary since NATO launched its air campaign against targets in then Federal Republic of Yugoslavia (SRJ).
The campaign, code-named Operation Allied Force, involved 19 NATO countries and began March 24, 1999.
It lasted 78 days, resulting in 2,500 civilian deaths, 89 of whom were children, and 1,031 dead soldiers and police officers, Tanjug reports.
Around 6,000 civilians were injured, of whom 2,700 were children. The military and police had 5,173 injured. NATO's losses have never been made public.
More than half of the casualties from NATO attacks were among Kosovo Albanians, although the western officials had claimed the intervention was necessary to protect them and named it “Merciful Angel”.
The data on the material damage caused by NATO's strikes differs.
Authorities in Belgrade at the time said it was close to USD 100bn....
A third of the country's electric energy capacity was destroyed, while refineries in Pančevo and Novi Sad were also attacked.
The decision to go forward with the campaign was made without the consent of the UN Security Council, which was something that had never happened before. The NATO forces were commanded by now retired U.S. General Wesley Clark, who received the order to begin the campaign from Javier Solana, NATO's secretary general at the time.
Yugoslavia was attacked after being blamed for the failure of the negotiations on Kosovo's status, held in Rambouillet and Paris. The Serbian authorities, headed by Slobodan Milošević, refused to accept the military annex to the proposed agreement, which was interpreted as a permission to occupy the country.
The bombing destroyed whole residential blocks in a number of towns and cities, like Aleksinac, Kuršumlija, Ćuprija, Niš, Novi Sad, Murin, Valjevo and Surdulica, which resulted in hundreds of civilian casualties.
The campaign ended when the Yugoslav authorities signed the Military Technical Agreement in Kumanovo, Macedonia, June 9, 1999. Three days later, the Yugoslav forces began withdrawing from Kosovo.
Solana gave the official order to stop the bombing on June 10.
The same day, the UN Security Council adopted Resolution 1244, which confirmed Serbia's sovereignty over Kosovo, while NATO established the Kosovo Force (KFOR) and sent 37,200 troops from 36 countries to the territory.
RT - March 24, 2011
Yugoslavia anniversary highlights parallels with Libya
In March the seasons change and sunshine falls on America. In March American politicians venture to foreign counties – to drop bombs.
March 1999 – the United States entered Yugoslavia.
“Our armed forces joined our NATO allies in air strikes against Serbian forces responsible for the brutality in Kosovo,” said US President Bill Clinton.
March 2011 – the United States entered Libya.
“The UN Security Council passed a strong resolution that demands an end to the violence against [Libyan] citizens. It authorizes the use of force,” US President Barack Obama said.
From one democratic president to another, bombing commences. The US and coalition forces reign down on Libya over the anniversary of the Yugoslavia bombings.
The attack on Libya was sanctioned by the UN Security Council, in contrast to the bombings in Yugoslavia. Without approval in 1999, NATO took the lead in the first time the alliance attacked an independent and sovereign nation which posed no threat to the organization’s members. Similarly, Libya poses no threat to the nations leading the campaign of aggressive attacks.
There are many sticking parallels between the two wars.
The enemy in 1999 was Slobodan and “The New Hitler” – Milosevic. Today it is Moammar Ghadafi who has been in power in Libya for over 40 years.
“As much as Ghadafi is this John Galliano-dressed freak show, he modernized Libya for a while,” said Pepe Escobar, a correspondent from the Asia Times.
Nevertheless, America seeks regime change and a nation friendlier to US interests.
“Ghadafi needs to step down and leave,” Obama stated.
“What we are seeing is a full-fledged war, including attempting evidently to kill the head of state of the targeted country. That again is a page from a Yugoslav book from 12 years ago,” said Rick Rozoff of Stop NATO. “What has the world learned? Evidently, not much.”
Officially, the US and allied intervention is one of humanitarian concern – the same rational argued in 1999 when bombings commenced in Yugoslavia.
“You can bomb a country because you are coming to save its people, and essentially that was what the rationale behind the war in Yugoslavia,” explained Michel Chossudovsky, the director of the Centre for Research on Globalization in Montréal. “You don’t come to the rescue of civilians with bombs and missiles, ok? Bombs and missiles are part of a killing machine, and they inevitable will kill civilians.”
Like Yugoslavia, a no-fly zone has ignited the engine of the war machine – a green light to use bombing and airstrikes.
The UN agreement on Libya created the no-fly zone and went further to allow “all means necessary” which opens the doors for nearly any type of assault.
In Yugoslavia thousands of people were killed and millions displaced.
“After the war, when they did a count, they found that US and NATO bombs had destroyed 14 tanks in Serbia. But, they had also bombed 473 schools,” said Sara Flounders from the International Action Center.
Experts are predicting a similar outcome in Obama’s war in Libya.
The White House is promising the conflict will last only days, not week – just days. Initially, the same guarantee was given for the war in Yugoslavia. That conflict lasted two and a half months.
“They think that a quick bit of bombing will sort the matter out, but in fact, I think they will find that it will last far longer than they’ve gambled for,” remarked journalist John Laughland.
12 years on Serbia still remembers the losses it suffered at the hands of US led NATO bombings and the US is now entering its fourth set of attacks on foreign soil in the past 12 years.
Gerald Celente, the director of the Trends Research Institute argued that the first great war of the 21st century has now begun – in Libya.
“Any excuse that the United States has to attack another county, they just make up,” said Celente.
It’s all hypocrisy, he argued. The US invaded Libya over supposed humanitarian concerns, but as governments in Yemen, Somali and other nations continue to kill their people, the US is not talking about intervention and invasion there.
“All this is the United States doing what it has become accustom to do, and that is attack any country it wants to at any time for any reason it can make up. And the new reason they made up is perfectly Orwellian – humanitarian crisis. So, you kill people to solve a humanitarian crisis and you take dictators out that you don’t like,” Celente said.
He argued the drive to war is oil and other resources. If the major export was anything less significant, like vegetables, the US would not have invaded, Celente contended.
24/03/2011 - In tutta la Serbia è stato celebrato il dodicesimo anniversario dell’inizio dei bombardamenti della NATO nell’anno 1999. Il primo vice premier della Serbia Ivica Dacic e il presidente del parlamento del comune di Belgrado Aleksandar Antic hanno deposto le ghirlande sotto il monumento eretto in onore ai membri dell’esercito jugoslavo che sono caduti nei bombardamenti della NATO sulla montagna Strazevica, nei pressi di Belgrado. Dacic ha dichiarato che tutti i cittadini devono ricordare le vittime che sono cadute nei bombardamenti e tutti coloro che hanno dato la vita per la libertà della Serbia. Tutte le vittime che sono cadute, i civili, i soldati e i poliziotti erano innocenti, ha dichiarato Dacic. Il Ministro della Difesa Dragan Sutanovac ha deposto la ghirlanda sotto il monumento a Vranje. Il sindaco di Belgrado Dragan Djilas ha deposto la ghirlanda sotto la lapide commemorativa nel parco Tasmajdan, nel pieno centro a Belgrado, sulla quale c’è scritto perché?. La lapide è stata posta in onore di 16 impiegati della TV Serbia che hanno perso la vita nella notte tra il 22 e il 23 aprile. La ghirlanda è stata deposta anche sulla tomba della bambina Milica Rakic che aveva tre anni quando è stata uccisa dalla bomba che è caduta sulla sua casa nei pressi di Belgrado
Data: 24 marzo 2011 10.43.30 GMT+01.00
Oggetto: oggi è il 24 marzo...
Cari tutti,
nel 12.o anniversario dell'aggressione della Nato alla Jugoslavia (e in particolare alla Serbia), che iniziò proprio il 24 marzo del 1999 e che per 78 giorni massacrò un popolo e una nazione... con bombardamenti all'uranio impoverito... con le famigerate bombe a frammentazione dette "cluster bombs"... con effetti dovuti all'inquinamento ambientale devastanti... con conseguenze sulla popolazione civile che ancora oggi vengono pagate dalle persone di qualunque etnia, ceto sociale o religione... con aumento incontrollato ed esponenziale di malattie del sangue e tumorali... con l'uso scientifico di una propaganda che demonizzò l'intero popolo serbo, propaganda che preparò ad arte il terreno alla guerra... con il frutto di quella "guerra" che oggi si chiama "Kosovo libero e indipendente", un narco-stato n el cuore dell'Europa al cui comando siede un criminale di guerra denunciato (finalmente e bontà loro) anche dai rapporti dei rappresentanti del Consiglio d'Europa...
vi voglio girare una notizia dell'ottobre scorso, così, tanto per non dimenticare.
Tutto, anche in concomitanza con un'altra aggressione armata, ancora una volta molto ben digerita, a quanto pare, sia a destra che a sinistra grazie all'idea romantica e molto rassicurante dell'intervento "umanitario". Umanità che, però, non risparmia uranio impoverito, morte e distruzione sulla Libia e fra il suo popolo, tutto. Che le bombe, quando cadono, non distinguono bene chi colpiscono.
Un messaggio, quindi, non a futura memoria ma, purtroppo e sempre più drammaticamente, a memoria del presente.
Alessandro Di Meo
[ http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6879 ]
Suicida il pilota della NATO che uccise la piccola Milica Rakic
Si è tolto la vita un mese fa il diretto responsabile della morte di Milica Rakic, la piccola di tre anni che abitava nei pressi dell'aeroporto di Belgrado e fu colpita da frammenti di bombe "umanitarie" della NATO il 17 aprile 1999 alle ore 21:45.
Il tenente colonnello Harold F. Myers era andato in pre-pensionamento da pochi mesi con una diagnosi di "stress da disordine post-traumatico" in seguito a quei bombardamenti, secondo le dichiarazioni di sua moglie Elisabeth.
La piccola Milica appare oggi trasfigurata, tra le icone dei santi della chiesa ortodossa, negli affreschi realizzati dal diacono Nikola Lubardic - si veda:
https://www.cnj.it/24MARZO99/criminale.htm#milicarakic
Allo stesso indirizzo rimandiamo per l'elenco completo dei bambini morti ammazzati nell'operazione "umanitaria" della NATO, mirata a strappare il Kosovo alla Serbia per accelerare lo sventramento della Jugoslavia secondo criteri "etnici".
Pesma posvecena Milici Rakic/Song about Milica Rakic
http://www.youtube.com/watch?v=kX9mrFVMOws
24 March 1999: Remembering the NATO led War on Yugoslavia: Kosovo "Freedom Fighters" Financed by Organized Crime By Prof. Michel Chossudovsky | |||||||||
Global Research, March 24, 2011 | |||||||||
Twelve years ago, March 24th 1999, marks the commencement of NATO's aerial bombardment of Yugoslavia. The bombings which lasted for almost three months, were followed by the military invasion (under a bogus UN mandate) and illegal occupation of the province of Kosovo. The Libyan "humanitarian bombing" campaign is an integral part of a military strategy which consists in destroying the country's civilian infrastructure. It is a "copy and paste" of previous "humanitarian bombing" endeavors including the 1999 bombing of Yugoslavia and the 2003 military campaign and occupation of Iraq. The military technology applied today against Libya is far more sophisticated and precise. In 1999, when Belgrade was bombed, the children's hospital was the object of air attacks. It had been singled out by military planners as a strategic target. NATO acknowledged that that had done it, but to "save the lives" of the newly borne, they did not target the section of the hospital where the babies were residing, instead they targeted the building which housed the power generator, which meant no more power for the incubators, which meant the entire hospital was for all sakes and purposes destroyed and many of the children died. I visited that hospital, one year after the bombing in June 2000 and saw with my own eyes how they did it with utmost accuracy. These are war crimes using the most advanced military technology using NATO's so-called smart bombs. In Yugoslavia, the civilian economy was the target: hospitals, airports, government buildings, manufacturing, infrastructure, not to mention 17th century churches and the country's historical and cultural heritage. The following article focussing on the KLA, written and published in April 1999, documents the KLA's links to organized crime and Al Qaeda. Kosovo "Freedom Fighters" Financed by Organized Crime ---
NATO's War of Aggression against Yugoslavia NATO War Crimes Amply documented |
In collaborazione con Ass.ne Clt.le “Most za Beograd” e “Isola che non c’è”
Racconti di Ascanio Celestini
Serata a sostegno dell’iniziativa:
Ospitalità di minori, profughi di guerra provenienti dalla ex Jugoslavia, promossa per il decimo anno dai
dipendenti dell’Ateneo di Tor Vergata.
In collaborazione con Un ponte per...
Ingresso a sottoscrizione libera
info e contattihttp://www.ascaniocelestini.it/
"Pochissimi incidenti spiacevoli si sono avuti fin qui, mentre pur essi non mancano mai in tempo di guerra. Per debito di cronista ve ne segnalo uno che può dirsi il più grave. E' una inevitabile conseguenza dello stato di guerra da una parte e della grave ignoranza di questa popolazione araba dall'altra. Iersera dunque, una nostra sentinella agli avamposti vide avanzare nell'ombra del crepuscolo un piccolo gruppo di persone vicinissimo al suo posto. Egli diede, come d'obbligo, il chi va là, ma nessuno rispose. Il piccolo gruppo esitò un momento, poi proseguì il suo cammino. Ripetuta l'intimazione non ebbe esito diverso. Il soldato allora sparò alcuni colpi di fucile nella direzione del gruppo. Si udirono alte grida di dolore. Accorsa una pattuglia dei nostri soldati fu dolorosamente constatato che giacevano al suolo i cadaveri di due donne arabe e altre due erano ferite. L'incidente è doloroso, ma a giustificazione della sentinella, oltre al resto, sta anche il fatto che difficilmente nelle ore della sera possono distinguersi le donne indigene dagli uomini i quali portano anche essi, come è noto, un ampio paludamento". [da Ernesto Vassallo, "Due donne arabe uccise per errore", L'Avvenire d'Italia, 19 ottobre 1911, p. 1]
JAVNU TRIBINU - "NE RATU!"
Tribina će se održati 24. marta (12-godišnjica NATO AGRESIJE NA SR JUGOSLAVIJU) u prostorijama Glavnog odbora SK BIH, Ul. Nikole Pašića 34 A, Banja Luka, sa početkom u 18 časova!
Tribini prisustvuju članovi Društva "Josip Broz Tito" Banja Luka, Sekcije potomaka boraca NOR-a, SUBNOR-a, Lige antifašista Jugo-istočne Evrope, Pokreta BH-Venecuelanske solidarnosti...
Generalni sekretar
Tanjug News Agency - March 23, 2011
NATO cluster bombs to be cleared
BELGRADE: Clearing the ground in Bujanovac, Preševo and Kuršumlija in southern Serbia of cluster bombs left by the 1999 NATO bombing should start in April.
The project will be financed by a Norwegian donation worth EUR 3.4mn.
A memorandum of understanding between the Serbian government center for mine clearance and the Norwegian organization People's Aid is being prepared, reads a release from the demining center made available to reporters on Wednesday at the Serbian Interior Ministry.
The humanitarian demining project in these municipalities will last three years.
According to the data of the center, Bujanovac and Preševo have 1,389,900 square meters contaminated with different types of mines, and the area will be investigated further to determine precise information.
It has also been determined that 290 sites, located in 16 Serbian municipalities and covering a total of 14,920,000 square meters, are contaminated with cluster bombs from the NATO bombing.
110 more locations, 6,151,000 square meters in total, are suspected of containing cluster bombs, but the areas need to be investigated more thoroughly.
The 1999 attacks of the western military alliance left Serbia with 64 aerial bombs and rockets at 44 locations, some buried as deep as 20 meters in the ground and some lying in the Sava and Danube riverbeds.
Based on information received from citizens, the Interior Ministry's Emergency Situations Sector suspects that another 50 bombs and rockets are hidden at several dozen locations which are yet to be fully searched.
Kosovo: a template for disaster
The idea that Kosovo is a model for humanitarian intervention in Libya is based on a series of myths
David Gibbs
Tuesday March 22 2011
The Guardian
As they weigh up whether to support the attack on Muammar Gaddafi's regime [http://www.guardian.co.uk/world/2011/mar/21/gaddafi-target-analysis" title="], some western commentators [http://www.henryjacksonsociety.org/stories.asp?id=2033" title="commentators] are taking comfort from the 1999 Nato air war against Serbia, which is widely viewed as a successful humanitarian mission that protected Kosovans from Serbian aggression. Moreover it was done at low cost to the intervening powers, who suffered no combat casualties. And ultimately it led to the ousting of Serbia's villainous leader, Slobodan Milosevic [http://www.guardian.co.uk/news/2006/mar/13/guardianobituaries.warcrimes" title="]. The Libya intervention, it is hoped, will have a similarly positive outcome.
In reality, Kosovo presents little basis for optimism with regard to Libya. Its success is based on a series of myths.
The first is that in Kosovo, war constituted a morally simple conflict, between aggressive Serbs and victimised Kosovan Albanians; and that Nato, in backing the Albanians, was furthering the cause of human rights. In fact, none of the parties were particularly moral. The war crimes of Serbian forces are well known, but their Kosovan adversaries committed crimes too. In early 1999, Tony Blair believed that the Kosovo Liberation Army was "not much better than the Serbs", according to Alastair Campbell's memoirs. And the UK defence minister George Robertson stated that until shortly before the Nato bombing campaign, "the KLA were responsible for more deaths in Kosovo than the Yugoslav [Serb] authorities had been."
Despite this record, Nato selected the KLA as its ground force, while its planes bombed the Serbs. And after Milosevic capitulated and the bombing ended, Nato forces in effect put the KLA in charge of Kosovo. Once in power, it promptly terrorised ethnic Serbs, Roma and other ethnic groups, forcing out almost a quarter million people.
The record of Nato complicity in KLA war crimes is very relevant for the intervention in Libya. Once again western states will be seeking local allies, in Benghazi and elsewhere, among the Libyan opposition to Gaddafi. We must hope that they are more careful in choosing them. However, the Kosovo case gives us little assurance. The states leading the Libya intervention clearly do not have a positive record in their past selection of allies in the Middle East. Indeed, such unsavoury figures as Hosni Mubarak, Zine Ben Ali [http://www.guardian.co.uk/world/2011/jan/14/tunisian-president-flees-country-protests" title="] or Gaddafi himself had close ties to the states now claiming the moral high ground in their interventionist actions.
Another myth regarding Kosovo is that bombing improved the human rights situation. In reality, it made things worse, and augmented the suffering. Prior to the Nato campaign, the total number of people killed on all sides in the Kosovo conflict was 2,000, approximately half of whom were killed by Serbian forces. After the bombing began, however, there was a huge spike in Serb-perpetrated atrocities, which caused almost 10,000 deaths, combined with widespread ethnic cleansing. The Serbian forces were furious that they could not stop the Nato air attacks, so they took out their frustration on the relatively defenceless Albanians, causing a huge increase in the number of killings. The Nato bombing itself directly killed at least 500 civilians. When viewed from a humanitarian standpoint, Nato intervention was a disaster.
There is a danger that the current intervention in Libya could produce similar results. In response to the bombing, Gaddafi could lash out against his own people with even more viciousness than Milosevic did in Kosovo. And Gaddafi could resort to some of his old terrorist techniques, against both American and European citizens, with ugly consequences. Humanitarian intervention could, once again, lead to disaster.
Finally, it is wrong to remember the Kosovo intervention as being inexpensive or of brief duration. True, the bombing campaign lasted only 78 days. However, this was followed by an extended occupation involving thousands of Nato peacekeeping troops. A Nato force remains in Kosovo, with little prospect of departure.
A similar situation could occur in Libya: securing regime change will probably require a foreign occupation, which could last for years, in a country with three times the population of Kosovo and a much larger territory. The Nato powers may have no choice but to field troops, and to fund their occupation activities ? on top of the UK and US commitment in Iraq and Afghanistan, and during a global economic crisis.
guardian.co.uk Copyright (c) Guardian News and Media Limited. 2011
уторак, 22 март 2011 19:46
Београдски форум за свет равноправних сматра да оружани напад групе земаља на Либију излази изван оквира резолуције Савета безбедности број 1973, да представља кршење принципа медјународних односа, и да је усмерен на остваривање контроле над природним ресурсима ове земље. Војни напад под слоганом ‘’Одисејева зора’’ прикрива настојање за повратак на колонијалне односе.
Јасно је да не постоје хуманитарне агресије.
Као сто је показала агресија НАТО на Србију (СРЈ) пре тачно 12 година, агресија изазива масовне цивилне жртве, разарања инфраструцтуре, економије и јавних служби неопходних за свакодневни живот градјана. Напад на Либију води дестабилизацији Магреба и региона, и Медитерана, подстицању сепаратизма И екстремизма.
Београдски форум за свет равноправних се придружује захтевима за хитни прекид оружаног напада групе земаља, заустављање страдања цивила, патњи становништва И разарања инфаструктуре. Либијски народ има право да своје унутрашње проблеме реши мирним путем уз очување суверенитета И територијалног интегритета земље.
Tuesday, 22 March 2011 19:51
The Belgrade Forum for a World of Equals holds that the armed assault of a group of countries against Libya goes beyond the scope of the United Nations Security Council Resolution 1973, that it violates the principle of the international affairs enshrined in the United Nations Charter and, in its essence, is aimed at gaining effective control over the natural resources of that country.
It should be as clear as a day to anyone that there is no such a thing as humanitarian aggression.
As demonstrated by NATO aggression on Serbia/FRY twelve years ago, an aggression is bound to, and does, cause massive civilian deaths, and inflict destruction of infrastructure, economy and public services necessary for daily life of citizens. Aggression in general leads to destabilizing regions, stirring secessions, inciting terrorism and thriving international organized crime.
The Belgrade Forum for a World of Equals hereby joins the requests for immediate cessation of armed assault by a group of countries, in order to make it possible for the Libyan nation to deal with and solve its internal problems by peaceful means, while preserving the sovereignty and territorial integrity of the country.
EMportal/Tanjug News Agency/Guardian - January 16, 2011
Clark’s dilemma on dropping devastating bombs on Serbia
Wesley Clark was “bothered” by a dilemma whether they should drop until then unknown devastating bombs on Serbia – with or without a warning, while Gerhard Schroeder was interested how the disinformation campaign is going, Tony Blair's press secretary Alastair Campbell wrote in his diaries.
Strategist of the media war against Serbia, British Prime Minister Tony Blair's press secretary, published diaries which explain the background of an entire series of events which followed the bombing of Serbia in 1999, whose excerpts were published by the British “Guardian”.
Friday 2 April - I was very tired still, and starting to get that achy feeling that exhaustion brings. We were losing the propaganda battle with the Serbs. Tony Blair called early on, and wanted a real sense of urgency injected into things.
He had spoken to Clinton about the timidity of the military strategy. He had spoken to Thatcher [Margaret Thatcher] last night who was appalled that the NAC and Nato ambassadors discussed [with each other] targeting plans.
He wanted the message out that we were intensifying attacks. I said we said that on Wednesday.
Tuesday 6 April - Family holiday France - The rightwing commentators were in full cry and we agreed to try to get Thatcher and Charles Powell [former foreign policy adviser to Thatcher] out saying the right hate the left fighting wars but they should be supporting what we are doing.
NATO might balk but we were going to have to get a grip of their communications and make sure capitals were more tightly drawn in to what they were saying and doing.
Wednesday 7 April - We were having some effect with the strategy for the right, eg Charles Powell and David Hart [former Thatcher adviser] were both going up, but the rightwing papers and commentators so hated us that they were determined to do what they could to help anything fail.
If this was a Tory war, they would support it every inch of the way.
We are losing the media war
Thursday 8 April - I was finding it impossible to switch off from it, and was starting to map out more changes I felt we should be making to the communications effort. A lot of this was about communication now.
Militarily, NATO is overwhelmingly more powerful than Belgrade. But Milosevic [Slobodan Milosevic, president of Serbia] has total control of his media and our media is vulnerable to their output.
So we can lose the public opinion battle and if we lose hands down in some of the NATO countries, we have a problem sustaining this.
http://www.youtube.com/watch?v=9FN33NTMpLU
NATO launched a bombing campaign against Serbia in March 1999 to stop an onslaught ordered by then-President Slobodan Milosevic against the Albanian Muslim Terrorists in Kosovo. The air war lasted 78 days. During more than three months of bombing, NATO targeted mostly military targets, but also destroyed much of Serbia's infrastructure, including several key civilian bridges. Hundreds of people were killed in. The alliance faced criticism for dropping bombs with depleted uranium as well as cluster bombs, which eject a number of smaller "bomblets."
WATCH!
"The Lies Of The Racak "Massacre"/ Bill Clinton's Role In Kosovo"
http://www.youtube.com/watch?v=Z-muEj_E0PY
Remember why NATO spent 78-days bombing Yugoslavia in the spring of 1999? There was the ethnic cleansing. The atrocities. The refugees chased out of Kosovo by the Serb army. The mass graves. The heaps of bodies tossed into vats of sulphuric acid at the Trepca mines.NATO spokesman Jamie Shea said there were 100,000 Kosovo Albanian Muslims unaccounted for.
Problem is, none of it happened.NATO's original estimate of 100,000 ethnic Albanians slaughtered, later revised downward to 10,000, turns out to be considerably exaggerated.Dr. Peter Markesteyn, a Winnipeg forensic pathologist, was among the first war crimes investigators to arrive in Kosovo after NATO ended its bombing campaign."We were told there were 100,000 bodies everywhere," said Dr. Markesteyn. "We performed 1,800 autopsies -- that's it."Fewer than 2,000 corpses. None found in the Trepca mines. No remains in the vats of sulphuric acid. Most found in isolated graves -- not in the mass graves NATO warned about. And no clue as to whether the bodies were those of KLA terrorists, civilians, even whether they were Serbs or ethnic Albanians. No wonder then that of all the incidents on which Slobodan Milosevic has been indicted for war crimes, the total body count is not 100,000, not 10,000, not even 1,800 -- but 391!
It was William Walker, at the time head of the Kosovo Verification Mission (KVM) who, on the morning of January 16, 1999, led the press to the Kosovo village of Racak, a KLA stronghold. There some 20 bodies were found in a shallow trench, and 20 more were found scattered throughout the village. The KLA terrorists, and Walker, alleged that masked Serb policemen had entered the village the previous day, and killed men, women and children at close range, after torturing and mutilating them. Chillingly, the Serb police were said to have whistled merrily as they went about their work of slaughtering the villagers.Clinton's Secretary of State Madeleine Albright, as eager to scratch her ever itchy trigger finger as her boss was to scratch his illimitable sexual itches, demanded that Yugoslavia be bombed immediately. Albright, like a kid agonizingly counting down the hours to Christmas, would have to wait until after Milosevic's rejection of NATO's ultimata at Rambouillet to get her wish.But not everyone was so sure that William Walker's story was to be believed. The French newspaper La Monde had some trouble swallowing the story. It reported on Jan. 21, 1999, a few days after the incident, that an Associated Press TV crew had filmed a gun battle at Racak between Serb police and KLA terrorists. Indeed, the crew was present because the Serbs had tipped them off that they were going to enter the village to arrest a man accused of shooting a police officer. Also present were two teams of KVM monitors.It seems unlikely that if you're about to carry out a massacre that you would invite the press -- and international observers -- to watch.And now there's a report that the Finnish forensic pathologists who investigated the incident on behalf of the European Union, say there was no evidence of a massacre. In an article to be published in Forensic Science International at the end of February, the Finnish team writes that none of the bodies were mutilated, there was no evidence of torture, and only one was shot at close range.
The pathologists say Walker was quick to come to the conclusion that there was a massacre, even though the evidence was weak.And they point out that there is no evidence that the deceased were from Racak.The KLA terrorists, the Serbs charge, faked the massacre by laying out their fallen comrades in the trench they, themselves, prepared, and the United States used the staged massacre as a pretext for the bombing.
Il sapore amaro del passato
Dalla coalizione di governo guidata dal premier Đukanović si afferma che la pace mantenuta all'epoca in Montenegro rappresenta, oggi, la sostanza fisiologica ed economica del paese, mentre il capo della diplomazia montenegrina Milan Roćen ritiene che la Nato non sia colpevole per le vittime che allora vi furono.
Allo stesso tempo in Montenegro i partiti filo-serbi credono che a Podgorica debba essere eretto un monumento per ricordare le vittime dei bombardamenti. “La colpa è del regime che fa di tutto per cancellare il ricordo del passato e per convincerci che ci hanno bombardato per il nostro bene”, si afferma tra le file della “Nuova democrazia serba” di Andrija Mandić.
Imprigionato dai suoi miti e dalle leggende, dietro cui è stata nascosta la verità, senza forti tradizioni democratiche e istituzioni, il paese alla fine degli anni Novanta del secolo scorso era in preda ad una “silenziosa guerra civile”. Molti temevano che avrebbe potuto trasformarsi in un vero conflitto.
In quel periodo in Montenegro le forze erano ben bilanciate: Đukanović poteva disporre di una polizia ben addestrata, e Bulatović dell'esercito federale. Decine di migliaia di persone, su un totale di 630 mila abitanti, si guardavano attraverso il mirino. In molti pensavano che sarebbe giunto il momento della resa dei conti. Fu l'equilibrio della paura il fattore decisivo che impedì un conflitto tra fratelli.
Anche se un notevole contributo a contenere il conflitto fu dovuto anche la “Dichiarazione sul mantenimento della pace civile”, approvata all’unanimità dal Parlamento montenegrino pochi giorni dopo l’inizio dell’intervento della Nato.
D'altra parte il Kosovo è sempre stato un tema ben utilizzato quando c’era bisogno di scaldare gli animi dei montenegrini a favore di un attacco armato. Il vecchio “eroico” Montenegro si basa proprio sul “mito kosovaro”, sviluppato in proporzioni smisurate dal più grande poeta e re montenegrino, Petar Petrović Njegoš (1813-1851). Per questo l’intervento della Nato mise Đukanović in una posizione molto difficile. In modo tacito Đukanović si era posizionato a fianco degli alleati occidentali, e nel paese fu accusato di tradimento.
Gli stretti rapporti tra il premier montenegrino e Washington erano già iniziati alla fine del 1995, quando Đukanović e il vicepresidente del Partito democratico socialista, Svetozar Marović (l'ultimo presidente dell'Unione Serbia e Montenegro), fecero visita allo State Department e al Pentagono, proprio nel momento in cui stavano per concludersi i negoziati a Dayton sull'accordo di pace per la Bosnia Erzegovina.
Sapendo che i funzionari montenegrini a Washington avevano “cambiato l'abito”, e che al Montenegro era stato attribuito il ruolo di “portaerei americana per destabilizzare la Serbia”, il presidente serbo Slobodan Milošević voleva abbandonare i negoziati, ma alla base Wright-Patterson cedette alle pressioni dell'allora inviato speciale americano per i Balcani Richard Holbrooke.
Con ciò si spiega ogni tipo di appoggio offerto da Washington al Montenegro quando versava in situazioni di crisi e durante le sfide della fine degli anni Novanta. Misurato finanziariamente, l'aiuto ha superato il valore di 300 milioni di dollari, vale a dire che il Montenegro, dopo Israele, è il paese che ha ricevuto il più grande sostegno americano pro capite.
Anche durante gli attacchi, Đukanović veniva ricevuto nei centri delle capitali occidentali, motivo per cui il Montenegro fu poco esposto ai bombardamenti. Gli aerei dell’Alleanza partivano dalla base di “Aviano”, sorvolavano sopra il territorio del Montenegro per andare verso la Serbia e il Kosovo, e soltanto sporadicamente i loro obbiettivi erano l’Esercito jugoslavo di stanza in Montenegro.
Anche se spesso provocati dalla base militare nel porto di Bar, questo obbiettivo non fu mai bombardato. All’epoca i media scrivevano che il bombardamento non c’era stato perché Đukanović era continuamente in collegamento con l’allora presidente francese Jacques Chirac.
Sul fronte delle vittime, la tragedia più grande accadde il 30 aprile a Murino, nel nord est del Montenegro, quando morirono sei civili, di cui tre bambini. Durante i bombardamenti a Murino non c’era nemmeno una unità militare e non c’era nemmeno un obiettivo militare che potesse essere meta della Nato. In seguito, sul ponte dove sono morte quelle persone innocenti è stato eretto un monumento.
Nel 1999 decine di migliaia di profughi albanesi si rifugiarono in Montenegro. Una decina di giorni prima della tragedia di Murino, i soldati dell’esercito jugoslavo al nord del Montenegro, a Rožaj, avevano ucciso sei profughi albanesi del Kosovo. Il processo per questo crimine di guerra è da poco iniziato nel comune di Berane.
A dieci anni di distanza, pare che soltanto le famiglie delle persone morte ricordino l’intervento dell’Alleanza atlantica. Anche se un certo sapore amaro è rimasto nella bocca di molti. Motivo per cui soltanto il 40 percento dei cittadini del Montenegro è a favore dell’ingresso nella Nato.
En 1999, alors que le pouvoir du Belgrade était complètement isolé du fait de sa politique au Kosovo, la Roumanie aurait sauvé l’aviation Yougoslave alors menacée de destruction par l’OTAN. Si cet étrange arrangement n’avait pas été conclu, il est probable que la compagnie Jugoslav Airlines n’existerait plus aujourd’hui.
Par Henri Gillet
La presse serbe et roumaine a relaté un épisode peu connu de la guerre du Kosovo, en 1999. L’aviation civile yougoslave était alors très inquiète du devenir de ses dix-sept avions de ligne et de celui de sa compagnie aérienne nationale, JAT (Yougoslav Airlines), après le conflit. Les messages envoyés aux pays voisins leur demandant de les accueillir étaient restés sans réponse et le ministère yougoslave des Affaires étrangères n’avait pu que confirmer le sentiment général : personne ne voulait aider le régime de Milosevic, même si, en l’occurrence, il s’agissait seulement de sauvegarder les intérêts futurs du peuple serbe.
La question est devenue d’une brûlante actualité dans la nuit du 24 au 25 mars quand un Mig 29 de l’Armée de l’Air yougoslave, criblé de balles, s’est posé en catastrophe sur l’aéroport civil de Surcin de Belgrade, ne pouvant atteindre l’aéroport militaire de Batajnica. Les employés de Surcin ont tenté de dissimuler l’appareil qui ne pouvait redécoller en le maquillant grossièrement en avion civil.
Mais grâce à leurs satellites, les Américains le repérèrent et le 19 avril, lors d’un briefing pour la presse, le porte parole de l’état-major de l’OTAN, James Shea, annonçait, photos à l’appui où on voyait apparaître une aile de MIG, que Surcin était devenu « un objectif militaire légitime ». Son bombardement était donc devenu une question de jours, voire d’heures.
La Roumanie, pays frontalier dont Belgrade n’est distant que de 75 km, se trouvait alors dans une position délicate. Son président, Emil Constantinescu avait pris le contre-pied de la politique traditionnelle et du sentiment général de la population, favorable à la Yougoslavie, pour s’aligner sur l’OTAN, une attitude qui entérinera le réalignement total de la politique extérieure roumaine et son ancrage à l’Occident. Aucune aide officielle ne pouvait donc être accordée aux voisins serbes. C’est alors que, selon les journaux serbe « Vecernje Novosti » (« Les Nouvelles du Soir ») et roumain « Jurnalul National », l’amitié qui lie les pilotes et l’univers de l’aéronautique à travers le monde entier, joua son rôle.
Le mois précédent, au début des hostilités, Goran Crijen, ancien pilote mais aussi et surtout directeur de la flotte civile de la JAT , était entré en contact avec un ami canadien, Donald Banker, professeur de droit aéronautique à la célèbre université Mc Gill, lui demandant si les relations de solidarité « aériennes » nouées par delà les continents étaient toujours valables en ce qui concerne les Balkans. Ayant obtenu une réponse positive, il lui rappela l’avoir entendu dire rendre un service au Secrétaire d’Etat aux transports roumain de l’époque, Aleodor Frâncu, en facilitant la venue de son fils dans une université canadienne pour y étudier les langues étrangères.
Deux heures plus tard, le lien était établi et Goran Crijen recevait un e-mail de Bucarest indiquant qu’en cas de besoin, la flotte civile yougoslave serait autorisée à se poser en Roumanie.
Sept minutes pour gagner la Roumanie
La situation étant devenue intenable après le 19 avril. Les autorités aériennes civiles yougoslaves décidèrent de passer à l’action et d’évacuer leur flotte, sans prévenir Milosevic, lequel serait rentré ensuite dans une colère terrible, ni les autres autorités politiques ou militaires, mais obtenant le feu vert du général Branislav Petrovic, commandant de la Défense anti-aérienne, lequel donna l’ordre de ne pas tirer sur les avions, sans pour autant pouvoir leur garantir une sécurité totale.
Le 29 avril, à 14 heures, les meilleurs pilotes de la JAT se retrouvèrent sur le tarmac de l’aéroport Surcin, sachant qu’ils allaient être amenés à prendre des risques énormes, dont celui d’être abattus sans sommation, en temps de guerre. Leur mission était d’emmener les avions sans se faire repérer par l’OTAN, disposant de sept minutes pour gagner la Roumanie et s’y mettre à l’abri, où une équipe roumaine au sol devait les guider en vue de leur atterrissage à l’aéroport Baneasa de Bucarest. Un Boeing 727 décolla le premier, suivi immédiatement d’un DC 10, puis d’un autre Boeing et ainsi de suite.
L’opération fut divisée en deux vagues, pour ne pas laisser le temps à l’OTAN de réagir. Elle fut recommencée avec succès le lendemain, aucun avion n’essuyant un tir. A Bucarest, les hélicoptères américains Apache ne purent que survoler l’aéroport pour s’assurer qu’il n’y avait aucun appareil militaire à s’être glissé dans cette étonnante caravane aérienne.
Београдски форум за свет равноправних, Клуб генерала и адмирала Србије и СУБНОР Србије организују округли сто са темом СРБИЈА И НАТО који ће се одржати
у среду, 23. марта 2011. године у сали Скупштине општине Нови Београд,
Булевар Михајла Пупина број 167, Нови Београд,
са почетком у 10 часова.
На округлом столу, поред осталих, говориће:
Проф. Др Радован Радиновић, генерал у пензији,
Владислав Јовановић, бивши министар за иностране послове Србије и СРЈ,
Зоран Вујић, помоћник Министра за иностране послове Србије
Др Станислав Стојановић, начелник одељења за стратегију Управе за стратегијско планирање у Министарству одбране Србије
Јово Милановић, генерал у пензији,
Проф. Др Бранко Крга, бивши начелник Генералштаба ВЈ
Проф. Др Петер Струтински, професор Универзитета у Каселу, Немачка
Проф. др Ђорђе Вукадиновић, главни уредник часописа „Нова српска политичка мисао”
Проф. Др Слободан Антонић, политички аналитичар
Мирослав Лазански, коментатор дневног листа „Политика“
Др Срђан Трифковић, уредник листа „Кроникл“, Чикаго, САД.
С поштовањем,
БЕОГРАДСКИ ФОРУМ КЛУБ ГЕНЕРАЛА И АДМИРАЛА СУБНОР СРБИЈЕ
Живадин Јовановић Љубиша Стојимировић Др Миодраг Зечевић
Агресија Нато - 12 година касније
Поглед бивсе отправнице послова Амбасаде СРЈ у Ослу:
У цетвртак, 24.марта 2011, наврсава се дванаест година од агресије НАТО на тадасњу СРЈ. Резултат те агресије је око 35оо убијених , преко 2000 цивилних лица, од тога 79 –оро деце до 12 година, масовним разарањем цивилних објеката од болница, домова здравља, скола, саобрацајних и економскихн инфраструктурних објеката, једном рецју, комплетно разарање једне земље. Против тадасње СРЈ водјен је хемијски и нуклеарни рат,
а о дугороцним поседицама осиромасеног уранијума се и даље цути. НАТО је том агресијом прекрсио медјународно право од Повеље УН до конвенција које гаратују територијални интегритет и суверенитет земаља, а за то тадасњи западни политицки лидери нису сносили одговорност.
Медијским манипулацијама у земљама НАТО сатанизовано је тадасње српско руководтво, изабрано на демократским изборима, а српски народ је оптузен за највеце злоцине, иако су злоцине цинили сви уцесници у југословенском конфликту. Данас, после 12 година, део медјународне заједниуце суоцен је са истином на коју је указивала српска и југословенска званицна политика. Известај Дика Мартија, и звестиоца Парламентарне скупстине Савета Европе открио је истину , коју су мдији у НАТО земљама скривали. На открица у Известају, тадасња Амабасада СРЈ у Ослу редовно је указивала званицницима у норвеском МИП-у и норвеским медијима, али је то све стављано у контекст српске пропаганде. Мозда је тернутак да норвеска јавност перелиста тадасњу стампу (од 1998 до 2000 године) и упреди изјаве својих тадасњих званицника и известавање медија о догадјајима на Косову са Известајем господина Мартија.
Открице гос.Д.Мартија, француске телевије”Франс 24”и италијанске ТВ ”ТМ-неwс” отварају питање одговорности медјународне заједнице од УН до ОЕБС-а и НАТО-а.
Француска ТВ “Франс 24” подсеца да је у време када су се десили масовни злоцини над спским и неалбанским зивљем (сто, инаце, у континуитету траје од 1998.год) на Косову је било разместено висе десетина хиљада припадника Мисије УН,ОЕБС-а и НАТО-а, који су били задузени да стите цивиле. Само војна мисија КФОР, састављена највецим делом од контигената земаља цланица НАТО, бројала је око 40.000 војника. Да ли Норвеска осеца одговорност за тадасњу политику својих лидера , тадасњег председика владе К.Бондевика и МИП-а К Волебека? Норвеска је 1999.године била председавајуци ОЕБС-а, (1998. цланица “Тројке “ОЕБС-а), а као цланица НАТО имала је војнике на Косову. Да ли норвески народ зна какве погрдне песме су певали норвеки војници о српском народу, вредјајуци његово национално достојанство, а досли су са задатком да га застите? Да ли се Норвеска суоцила са истином о тадасњој улози и политици према српском народу. У том суоцавању Известај известиоца Савета Европе не мозе бити заобидјен, посебно када се на функцији генералног секретара СЕ налази гос. Т.Јагланд , тадасњи председник највеце политицке партије и председник Спољно-политицког комитета норвеског Парламента. И друге” истине” о догадјајима крајем деведестих година прослог века мораце бити предмет преиспиивања, ради објективнијег сагледавања историјских цињеница.