Informazione

"VAFFANCULO"

Riferisco in termini rigorosamente fattuali, necessitato anche dalla
presenza del pubblico, quanto si è verificato ieri, domenica 8
dicembre, al cinema Tibur in Roma, in occasione dell'incontro con
la delegazione di parlamentari italiani di ritorno dall'Iraq.
Sono intervenuti Elettra Dejana, Paolo Cento, Silvana Pisa e,
particolarmente equilibrata e corretta, Loredana De Petris che,
almeno, si è astenuta dal ripetere gli stereotipi della propaganda
imperialista sugli "orrori" di regime. Alcuni interventi -
frutto di appena 3 giorni di presenza in Iraq e di lunghi anni di
intossicazione mediatica - sono risultati più polemici contro il
governo iracheno che contro gli aggressori e sanzionatori
angloamericani. Impressioni superficiali sono diventate
verità incontrovertibili. Solo qualche esempio: "I veli sono
aumentati del 50%", cifra del tutto inventata e senza sapere che a
Baghdad risultano esserci oggi più donne velate soprattutto perchè
ci sono oltre un milione di profughi sciti dal Sud uranizzato e
bombardato giornalmente (e che da sempre portano il velo); "Ai giovani
si inibisce la ricerca di certi siti in internet", totalmente
falso, la navigazione su internet è totalmente libera
e viene praticata in tantissimi "internetcafè" in giro per Baghdad. "Siamo
stati accompagnati in tutti i nostri movimenti e contatti da agenti di
polizia, segno di mancanza di libertà", si trascura che gli interessati
erano una delegazione ufficiale parlamentare e che sarebbero stati
accompagnati in qualsiasi paese del mondo; qualsiasi visitatore
straniero e giornalista è invece liberissimo di girare dove e
come vuole per Baghdad, incontrare chi vuole, fare amicizia,
visitare famiglie, andare allo stadio, frequentare studenti e tutto
il resto, come accertato da me in 25 anni di visite in Iraq
e da chiunque altro. Inoltre, il meccanismo statale per cui
all'85% degli iracheni viene garantito un quantitativo di cibo
sufficiente a sopravvivere all'embargo genocida e che i
responsabili dell'ONU Denis Halliday e Hans Von Sponeck hanno
definito "uno dei più efficienti e meno corrotti del mondo"
viene interpretato da Dejana come strumento per aumentare la
dipendenza del popolo dal regime, la cui iconografia, in
effetti eccessiva (ma non più dell'iconografia cattolica da cui siamo
sommersi da 2000 anni e dei valori consumistico-capitalistici che ci
assediano giorno e notte) viene attribuita a una cultura patologica e
paranoica. Si à anche voluto attribuire a una risorgenza islamica il fatto
che la comunità cattolica caldea sia diminuita in dieci anni di 200.000
unità Invece l'Iraq è riconosciuto da tutte le Chiese (Vaticano compreso)
come uno dei paesi più rispettosi delle varie religioni esistenti al suo
interno. Se tanti cristiani hanno potuto sottrarsi alla disperazione della
fame, delle bombe e della morte da uranio e malattie varie, è perchè i
caldei rappresentavano da sempre un ceto tra i più benestanti del paese e,
diversamente dagli altri, hanno potuto ricorrere alle proprie
disponibilità per emigrare e rifarsi una vita altrove.
Il bello è venuto al termine degli interventi e all'inizio del dibattito.
Notato che milioni di persone in Iraq, come "denunciato" da Elettra Dejana
("società militarizzata"), avessero l'arma in casa facendo parte di una
milizia di difesa territoriale e di resistenza antisraeliana in Palestina,
il moderatore Sergio Cararo ha notato con ironia che un regime che si può
permettere di avere metà della sua popolazione armata non si deve sentire
poi tanto contrastato. La battuta di Cararo è stata salutata da un lungo
applauso il che ha ulteriormente fatto inviperire Elettra Dejana che,
rivoltasi al sottoscritto, pure plaudente alla battuta, ha urlato: "Stai
facendo propaganda pro-Saddam". La mia risposta è stata :"Direi piuttosto
che qui si rasenta la propaganda americana". La risposta della Dejana,
parlamentare di RC come io ne sono militante e dirigente federale, a
volume ancora più sorprendente è stata "Ma va' a fare in culo,
Grimaldi".
Sconcerto generale nel pubblico e poi fischi e proteste. A mia volta
sottolineavo: "Elegante terminologia per una parlamentare". La Deiana
si sottraeva sia a un confronto civile, allontanandosi
rapidamente insieme al suo seguito, sia ai successivi interventi,
continuando a schiammazzare contro di me e, ormai, contro quasi
tutti gli altri.
Mi limito a riferire che nel mio intervento, poi, mi sono limitato a
sottolineare i pericoli di un eurocentrismo anche "di sinistra", con i
suoi rischi di colonialismo politico, e di una evidente
subalternità alle intossicazioni e diffamazioni imperialiste. E' un
film già visto in occasione dello squartamento imperialista della
Jugoslavia, agevolato dall'accettazione passiva da parte di molta
Sinistra delle fandonie inventate su Serbi e Milosevic, successivamente
tutte rigorosamente smentite. Forse c'è una coda di paglia, certo che
la Sinistra non si può permettere un altro tragico errore del genere.
Risulta evidente a chiunque non sia blindato nei suoi pregiudizi e nella
mania di applicare etichette calunniatrici che tutto questo non è
"propaganda pro-Saddam", ma semplice elencazione di fatti
incontrovertibili e accertabili da chiunque non si limiti a tre
giorni di delegazione in un paese, ma si assuma la responsabilità
di una ricerca approfondita e, soprattutto, di una meno pigra
individuazione delle fonti.
Della serie: I favori resi all'imperialismo dalla bomba "diritti umani",
come condivisi da D'Alema, e dal missile "democrazia", come praticato
negli USA.

Fulvio Grimaldi
9/12/2002

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 10 decembar 2002


Ustavna povelja :KORAK NAZAD - DVA KORAKA NAPRED

Prof. Dr Oskar Kovac
Beograd, 10 decembar 2002. godine

Uvodno izlaganje pripremljeno za:
okrugli sto Beogradskog foruma za svet ravnopravnih
"Medija centar" Beograd. Makedonska 5/II
Cetvrtak 12. decembra 2002. g. u 11,oo h.

Jugoslavija se nalazi pred provalijom svog nestanka. Mnogi joj
preporucuju da ucini korak nazad, a zatim dva koraka napred!
Predlog Ustavne povelje je u svakom pogledu korak nazad. Ceo
svet zna da se ona donosi samo zato sto SAD i Evropska unija
zele privremeno da odloze secesiju Crne Gore. Zato sto se jos
nisu odlucili kako da u(ne)rede ovaj preostali deo prethodne
Jugoslavije. Otcepljenje Crne Gore sada im ne odgovara zato
sto bi sledilo otcepljenje Kosova i Metohije sa ciljem stvaranja
velike Albanije. To bi im u okviru NATO pakta izazvalo velike
probleme u Grckoj i Bivsoj jugoslovenskoj republici Makedoniji,
a okupirani juzni deo "zapadnog Balkana" definitivno bi se
pretvorio u kloaku Evrope. Zato su uzeli time out od tri godine
i za Kosovo i Metohiju i za Crnu Goru.
Ustavna povelja je od pocetka koncipirana tako da predvidjena
toboznja drzavna zajednica ne moze da funkcionise, ali da se
sa njom prihvati vec ostvareni visok stepen separacije Crne
Gore i unapred legalizuje njeno "eventualno" otcepljenje posle
tri godine.
U Ustavnu povelju su ugradjene konstrukcione greske zbog kojih
buduca zajednica ne moze ekonomski da se odrzi.
Ustavna povelja predvidja dva odvojena privredna sistema i samo
njihovu harmonizaciju. Dva privredna sistema imaju razlicite
nacionalne valute, sopstve centralne banke, sopstvena carinska
podrucja (i carinske prihode) i sopstvene fiskalne sisteme.
Ustavna povelja deklarativno predvidja "zajednicko trziste"
ali ga u konkretnim resenjima onemogucava. Zajednicko trziste
ne postoji bez carinske unije (jednog carinskog podrucja, jedne
carinske tarife i zajednickih carinskih prihoda). Sa sopstvenim
carinskim podrucjima Srbija i Crna Gora nisu u zajednickom
trzistu nego u zoni slobodne trgovine. U toj zoni kretanje
robe poreklom iz Srbije u Crnu Goru i obratno bilo bi bez carine.
Takve zone slobodne trgovine Jugoslavija vec ima sa BiH,
Madjarskom i Ruskom federacijom, a da sa njima nema nikakvu
"drzavnu zajednicu". Da se roba iz trecih zemalja ( za koju
bi carinu naplatila i za sebe zadrzala jedna drzava) ne bi
bez carine pojavila u drugoj drzavi, izmedju Srbije i Crne
Gore bi se morala postaviti carinska granica. Na njoj bi se
kontrolisala uverenja o poreklu robe kao bi bescarinski pristup
imala samo roba pretezno proizvedena u Srbiji, odnosno Crnoj
Gori.
Nije jasno zasto posrednici iz Evropske unije pristaju na
ovakvu zloupotrebu termina "zajednicko trziste" ? Zemlje
EU su taj pojam jasno definisale pre pola veka u Rimskom
ugovoru o stvaranju Evropske ekonomske zajednice, a carinsku
uniju su ostvarile pre roka! Od carinske unije presle su u
jedinstveno trziste, ekonomsku i monetarnu uniju. Vec dve
godine pripremaju svoj Ustav, a ne Ustavnu povelju!
Principi Ustavne povelje povecavaju konfuziju i time sto
izme|u Srbije i Crne Gore predvidjaju "slobodno kretanje
kapitala". S obzirom na postojanje razlicitih nacionalnih
valuta i finansijskih trzista (Crna Gora ima svoju drzavnu
Komisiju za hartije od vrednosti), jasno je da ne moze biti
ni potpuno slobodnog kretanja kapitala izmedju njih. Hartije
od vrednosti koje glase na stranu valutu su inostrane hartije,
kretanje kapitala u tudjoj valuti takodje. To u svakoj drzavi
regulise Zakon o deviznom poslovanju, a konvertibilnost ne
vazi za kapitalne transakcije. Uostalom, nije ni dozvoljeno
da se evro iz Crne Gore bilo gde tretira povoljnije nego evro
iz zemalja koje su ga stvorile!
Kada su zemlje EU ukinule svoje nacionalne valute i uvele
evro, glavno obrazlozenje bilo je: "jedno trziste - jedna
valuta". To sto EU podrzava besmisleno resenje o jednoj
drzavi sa dve valute, objektivno znaci da priznaje da buduca
Srbija i Crna Gora nije ni jedno trziste, niti jedna drzava.
Ustavna povelja predvidja jedno clanstvo Srbije i Crne Gore
u medjunarodnim finansijskim organizacijama ali to prakticno
onemogucava. Po statutima Medjunarodnog monetarnog fonda i
Svetske banke, svaku drzavu predstavlja guverner centralne
banke, odnosno ministar finansija. Po Ustavnoj povelji,
Srbija i Crna Gora nece imati nijednu od tih institucija.
Nije verovatno da ce MMF i SB promeniti svoje statute zbog
Srbije i Crne Gore.
Cinjenica da Srbija i Crna Gora nece imati svoju imovinu
(izuzev male imovine u inostranstvu i administrativnih
zgrada u Beogradu i Podgorici), nece imati devizne rezerve
niti drzavni budzet, ugrozavace mogucnosti njenog pristupa
medjunarodnim finansijskim trzistima. Zato sto nece imati
sta da ponudi kao materijalnu garanciju za obaveze koje
preuzima. Bez drzavnog budzeta, centralne banke i deviznih
rezervi ona nece uzivati poverenje u sposobnost urednog
otplacivanja spoljnog duga.
Bez tih uslova stranim investitorima nece biti jasno ko
ce im garantovati njihova prava i uslove privredjivanja.
Sudeci po Ustavnoj povelji, to nije ni predvidjeno! Ko
nema centralnu banku niti ministarstvo finansija sa
drzavnim budzetom i sopstvenim izvorima prihoda (carine,
porezi) nema instrumenata monetarne i fiskalne politike.
Bez tih instrumenata nema ni makroekonomske politike Srbije
i Crne Gore.
Uostalom, nece biti ni drugih neophodnih segmenata makroekonomske
politike. Samo na prvi pogled dva ministra u Savetu ministara
imaju neke veze sa privredom. Ustavna povelja odredjuje da je
ministar za ekonomske odnose sa inostranstvom "odgovoran za
pregovaranje i koordinaciju implementacije medjunarodnih
sporazuma, ukljucujuci ugovorne odnose sa EU i koordinaciju
odnosa sa medjunarodnim finansijskim institucijama" i to
samo "nakon konsultacija sa nadleznim ministrima drzava
clanica". Ni reci o tome da predlaze zakone iz oblasti
ekonomskih odnosa sa inostranstvom! Ministar za unutrasnje
ekonomske odnose takodje samo koordinira harmonizaciju
odvojenih "ekonomskih sistema drzava clanica" a ni na koji
nacin ne vodi ekonomsku politiku niti predlaze zakone.
Jasno je da na nivou zajednice drzava Srbije i Crne Gore
nije predvidjeno donosenje zakona iz oblasti privrede, kao
sto su zakon o preduzecima, devizni zakon, poreski zakoni,
zakon o bankama, hartijama od vrednosti i finansijskom trzistu.
Nakon svega, postavlja se pitanje: kakva je to drzava koja
nema svoje ime, svoj Ustav, svoju imovinu, nema jedinstveni
privredni prostor, svoju nacionalnu valutu i centralnu banku,
budzet, ekonomsku i razvojnu politiku?
Odgovor je: nikakva!

http://www.zmag.org/content/print_article.cfm?itemID=2545%c2%a7ionID=18

ZNet | Kosovo

Milosevic at the Hague
Round Two

by Andrej Grubacec; October 27, 2002

In the latest instalment of the cycle of trials at the Hague, where
Milosevic is charged with alleged war crimes in Croatia and Bosnia, the
current president of Croatia Stjepan Mesic and Slobodan Milosevic had a
much anticipated confrontation. According to the Serbian and Croatian
press, the televised verbal duel between Milosevic and Mesic in the
Hague courtroom was closely watched by approximately 90% of the total
population in each state.

As a witness against Milosevic, the choice of Stjepan Mesic seems
somewhat unusual, if not downright bizarre. Most citizens in both Serbia
and Croatia remember all too well his most quoted and notorious
utterance. At the beginning of December 1991, Mesic, the author of the
book "How we brought about the collapse of Yugoslavia", announced in the
Croatian parliament: "I think my mission has been accomplished,
Yugoslavia no longer exists ." Six months later, in May 1992, the late
president Franjo Tudjman reminded those assembled in the Ban Josip
Jelacic Square in Zagreb: "The war could not have happened had Croatia
not wanted it. Had we not done it, had we not armed ourselves, we would
not have achieved our goal!"

The problem of history

So began the Croatian chapter. In the aftermath, history has become so
entangled with the contested questions raised at the Milosevic trial,
that is becoming quite clear to the public that British judge Richard
May and his team (South Korea's Kwan and Jamaica's Robinson) are on
"mission impossible" ..

To date, judge May has consistently antagonized the Serbian and Yugoslav
public with his utter neglect and scorn for historical context. But his
statement that "Jasenovac (a WWII concentration camp in which some 700
000 Serbs were slaughtered by Croatian fascists) is irrelevant to the
fear experienced by Serbs in Croatia" at the outset of the war is
shocking and incomprehensible. Similarly, the claim made by Mesic in his
testimony that during World War II in Yugoslavia "mostly Jews and some
Serbs" met their doom, is ripe for debate (the genocide of the Serbs in
Croatia during the WWII is acknowledged as one of the most horrendous
episodes in the whole war).

May dismissively concluded that fifty years is too distant a history to
account for the fear of Serbs in Krajina at the outbreak of hostilities.
He did not even falter when his own prosecution witness, identified only
as C37 from Pakrac (a village in Croatia), substantiated that during the
time of Tito's rule (the former Yugoslav president for life), he had
learned in "Croatian schools that 700 000 Serbs perished in Jasenovac."

Throughout the first few days of the trial regarding the case of
Croatia, countless such instances occurred in which the prosecution
presented as uncontestable a very partial version of history that is
unacceptable, if not insulting, for the Serbian public. The prosecution
has tried to corroborate this version through their witnesses, a
strategy which has ultimately proved to be very risky. Even their first
witness, C37, testified that his father had perished in a concentration
camp, and that for Serbs in Krajina at the outset of the latest war,
this history had been cause for great fear and insecurity.

Milosevic proficiently exploits these historical inaccuracies that have
been handed to him on a platter by the prosecution, relishing the
opportunity to point out the obvious discrepancies, because they provide
him with the opportunity to portray the entire proceedings as a trial
against the Serbian people. This plays into his strategy, because in
doing so, he is able to portray himself as their "ad hoc" defender.

The Enigma of Karadjordjevo

It became clear very early in the court conversation between Milosevic
and Mesic, two lucid politicians and lawyers, that Stjepan Mesic would
not prove to be an effective witness against Milosevic. When speaking of
the political aspirations of the former president of the neighbouring
state (Serbia), the Croatian president characterized them as a conscious
effort to destroy Yugoslavia, as the homogenization of all Serbs who
inhabited it, and the gradual creation of a "greater Serbia." Mesic
substantiated his claim that Belgrade officials of the nineties were
responsible for the war by citing Milosevic's famous speech in Kosovo,
and the "serbianization" campaign of the JNA (Yugoslav national army)
during the armed rebellion of Serbs in Croatia.

Milosevic immediately countered that this was a case of thesis
substitution. "It turns out that you were for Yugoslavia, while I
contrived to break it up. Well this would be the laughing stock of any
child in Serbia, mister Mesic!" "That may be, but I am not on trial
here, you are!" was the answer. Which was again met by Milosevic's
acerbic: "That is the point, mister Mesic, that is the point!"

However, Stjepan Mesic's testimony in the Hague did reveal two key
points. The first was the Croatian president's confirmation of the
authenticity of key documents that revealed the modus operandi and
decision making process of the former Presidency of the SFRJ (Social
Federal Republic of Yugoslavia, the former Yugoslav state founded after
WWII).

The second revelation is much more significant for the internal politics
of Croatia - more so than for Serbia. It has to do with the well-known
meeting of Franjo Tudjman and Slobodan Milosevic in a small place called
Karadjordjevo in March 1991. Stjepan Mesic testified in the Hague that
Tudjman told him at the time that he was going to meet Slobodan
Milosevic alone in Karadjordjevo. According to Mesic's testimony, the
late Croatian president returned to Zagreb a changed man. Mesic claims
that Tudjman had always, until that meeting with Milosevic, supported
the territorial integrity of Bosnia and Hertzegovina. But he returned
from Karadjordjevo convinced that Croatia would be able to return to its
territorial boundaries from 1939 (the province of "Banovina" at the
time). Though the public remained ignorant of this fact for a long time,
the formation of the Serbian Republic and the Croatian Republic of
"Herzeg-Bosnia" soon followed, and it became clear that new borders were
being drawn in Yugoslavia. Stjepan Mesic also stated that "expert
commissions" were appointed for the configuration of those borders, and
convened secret meetings in Belgrade and Zagreb during this period.

Unlike Slobodan Milosevic, who almost completely disregarded the matter
of Karadjordjevo in his cross-examination, Mesic's testimony sent a
shockwave through Croatia, particularly to politicians in Zagreb. The
extreme Croatian right is furious, arguing that that Mesic is betraying
his country cheaply, selling it out and not for the first time.
Meanwhile, war veterans are angrily demanding that he be relieved of his
presidential duties.

The torments of Mesic

The dispute on the nature of the Belgrade regime at the Hague was also
the most sensitive and perilous element of Stjepan Mesic's testimony.
Although, on his first day in court, he gave strong arguments on all of
the circumstances he faced as the last president of the Yugoslav
presidency in the former SFRJ, he failed to respond with precise answers
when cross-examined by Milosevic on the second day of the trial.
Particularly striking was the fact that he could not, nor did he attempt
to, deny the intense climate of fear that the Serbs in Zagreb and the
rest of Croatia were subjected to in the nineties. When Slobodan
Milosevic quoted with astounding precision the racist slogans that were
proclaimed in the Croatian National Parliament in the fall of 1990,
Mesic acknowledged that those statements damaged Croatia's reputation.
But he responded by shifting the blame for them, arguing that Milosevic
was responsible for them, not the authors of these slogans, nor he
himself (since Mesic had been president of the Zagreb parliament at the
time). Soon after, many thousands of Serbs from Croatia lost their jobs
in state management, the media, public companies and industry. When
Milosevic asked whether such a threatening atmosphere in Croatia had the
Serbs in Zagreb worried, and whether Mesic himself returned from
Belgrade in order to instigate a rebellion against the "national
government" (of the SFRY), Mesic acknowledge that incidents such as
those had occurred. Then he immediately returned to the war motive of
"greater Serbian" borders. He claimed that the border was created by the
army and paramilitary formations, along with Serb insurgents in Croatia,
controlled and armed by Milosevic himself.

Though it was expected prior to their confrontation in court that
Milosevic would seek to undermine the moral and political value of the
current Croatian president's testimony, Stjepan Mesic was perceptibly
unnerved by Milosevic's questions about his time in prison between 1975
and 1976. Mesic testified that he had been the mayor of Orahovica at the
time, and that he ended up in jail because of an inflammatory
nationalist statement that "Croats cleared the path to the Adriatic sea
with our swords, while all the others arrived there simply due to our
kindness or our naiveté". He was sentenced to two years in prison, yet
his sentence was soon halved. Slobodan Milosevic attempted to prove or
at least imply that the reduction of his sentence occurred due to
Mesic's collaboration with the departments of national security in
Croatia and Yugoslavia. Mesic denied this, but failed to respond to
Milosevic's direct questions with plausible answers.

The parting with Tudjman

One of the weakest points in Stjepan Mesic's verbal confrontation with
Milosevic was the polemic concerning his rift with Tudjman, the ruling
party of the time, the HDZ (Croatian Democratic Community), and official
Croatian politics in the spring of 1994. Mesic claimed that he parted
with Tudjman based on their disagreement over the division of Bosnia and
Herzegovina, because Tudjman refused to end the state plunder of
Croatia, and because Tudjman was clearly not prone to abide by the law
and a lawful state. Milosevic responded by asking the obvious: why
hadn't he demonstrated those concerns sooner, rather than staying on as
the second most powerful man in the Croatian government during the most
horrible crimes against the Croatian Serbs (many of which still remain
unpunished)? His meaningless reply, that the country had by that time
been exposed to " Serbian aggression", returned the story back to the
beginning.

The initial encounter

After the cross-examination of the strongest Croatian witness against
Milosevic, the prosecution must have been very disappointed. The two
presidents of states once on a war path, the former and the current one,
squabbled endlessly over the country that no longer exists, only to wave
their responsibility for the war in which it perished. Not even twelve
years later, now that borders, states, ethnicities of the population and
the leaders have all changed, none of the protagonists of the Yugoslav
drama is willing to claim their share of the blame for its disappearance
from the political map of Europe and the world. Milosevic wants to be
remembered as its protector, and Mesic refuses to take any blame for the
war.

This was starkly illustrated by Stjepan Mesic's description of his first
personal encounter with Slobodan Milosevic. It was in the spring of
1991, in Belgrade. The then president of Serbia invited Mesic and the
late president of Croatia, Franjo Tudjman, to his office to discuss the
possible consequences of the disintegration of Yugoslavia. Tudjman
carefully examined a map that Milosevic claimed had been drawn up by the
most renowned world experts. Tudjman put the map in his pocket and
carried it with him to Zagreb. There he repeated Milosevic's words, and
some time later, they both met in Karadjordjevo and reached an agreement
on Bosnia. The origin and the real meaning of this unusual map, that
supposedly depicted terrible consequences for Croats and Serbs in case
of Yugoslav disintegration, has never been determined nor confirmed.
Prosecutor Nice showed little concern over the issue. He sarcastically
remarked that he himself could obtain all the necessary maps on
Southeastern Europe. Even if it meant "walking into the nearest Hague
supermarket and buying the first available highway map". So much for law
and sovereignty, states and borders, along with the seriousness of the
Hague "Tribunal."

http://www.wsws.org/articles/2002/dec2002/yugo-d10_prn.shtml

World Socialist Web Site www.wsws.org
WSWS : News & Analysis : Europe : The Balkans

Long-term environmental damage due to NATO bombing in Yugoslavia

By Tony Robson
10 December 2002


The NATO bombing of Yugoslavia in 1999 breached international
humanitarian law and caused long-term environmental damage, a report by
the American based research group, Institute for Energy and
Environmental Research (IEER), has found.

The IEER carried out a case study of two industrial facilities targeted
by NATO in Operation Allied Force. The Pancevo industrial complex,
consisting of a petrochemical and fertiliser plant as well as an oil
refinery, is situated 20 kilometres (12 miles) from Belgrade. The
Zastava car plant in Kragujevac is 100 kilometres (60 miles) south of
Belgrade.

The Pancevo plant stands at the confluence of the River Tamis and the
Danube while Zastava is located on the Lepenica River, a tributary of
the Velika Morava, which in turn meets the Danube 60 kilometres
downstream. After the bombings, toxic chemicals gushed into the waters
of Europe’s second largest river. Civilians living near the plants
became vulnerable to major health risks from contamination of the
atmosphere, food produced locally and the water supply.

The authors caution, “As modern warfare becomes more technologically
sophisticated and targeting more precise, it is essential not to succumb
to the idea that the damage on the ground is also precise and limited.
It may be in some cases, but precise bombing does not always yield
precise or limited damage. As this study indicates, the health and
environmental consequences of precision bombing can affect unborn
generations far into the future, even when the bombs are entirely
successfully in finding their targets.”

The IEER chose the two facilities as case studies because NATO had
carefully selected them as targets. Pancevo and Kragujevac are two of
four areas designated as environmental “hotspots” by the international
body charged with overseeing the post-war cleanup operation, the United
Nations Environmental Program Balkan Task Force (UNEP/BTF.) The report’s
pollution estimates are based largely upon surveys conducted by the
UNEP/BTF in the immediate aftermath of Operation Allied Force. The
majority of the pollutants dealt with in the report can be found in the
Top Twenty Hazardous Substances listed by the Agency for Toxic
Substances and Disease Registry (ATSDR).

Pancevo

Three people were killed directly by NATO bombing of the industrial
complex when it was hit repeatedly during April 1999. The NIS Oil
Refinery was the most heavily targeted and was bombed as late as June.

The report concentrates on the major contamination by mercury and
1,2-dichlorethane. Eight metric tonnes and 2,100 metric tonnes were
released of the toxic chemicals respectively. The former is known to
cause brain and digestive disorders and lead to birth defects, while the
latter is classified as a probable human carcinogen and can attack the
nervous system. Both are known to percolate rapidly into the groundwater
when released into the soil, threatening the water supply. Until now
only the mercury spill has received immediate attention, as this is
highly volatile and the vapours pose an immediate threat. While large
amounts of the contaminated soil have been removed, there is still a
residual amount that has entered the groundwater.

The report warns about the lack of action to clear up the
1,2-dichlorethane spill. Fifty percent was released into the ground with
the remainder in the plant’s waste channel. The report explains, “The
fact that the area of contamination has not really spread
1,2-dichlorethane on the surface indicates that any movement from a
surface spill would be downward toward the [local] aquifer. As described
earlier, once contamination has reached the aquifer, it spreads
horizontally in the direction of the groundwater flow” ( Precision
Bombing, Widespread Harm by Sriram Gopal and Nicole Deller, Institute
for Energy and Environmental Research, page.38).

The US Environmental Protection Agency’s regulation for the
concentration of 1,2-dichlorethane in drinking water is set at five
micrograms per litre. The concentrations found in the groundwater around
Pancevo exceeded that by several thousand times in some instances. This
constitutes the main long-term threat in the area as the chemical has a
half-life of 30 years.

Additional sources of toxic pollutants in the area are those released by
fires caused by NATO bombing. At the petrochemical plant, 460 metric
tonnes of vinyl chloride were incinerated whilst 62,000 metric tonnes of
oil and oil related products were burnt at the oil refinery. The result
was a release of hydrochloric acid fumes and nitrogen and sulphur
compounds, which cause respiratory problems. The report states that the
fires at the oil refinery probably released significant amounts of
sulphur dioxide and nitrates, “These two compounds are associated with
acid rain that results from industrial activities.”

A reporter who visited the area noted, “The repeated air strikes on the
industrial complex, which covers several acres, culminated in three huge
hits at 1.00 a.m. on April 18. The bombs sent fireballs into the air and
enveloped Pancevo in clouds of black smoke and milky white gasses.
Flames leapt from the facilities for 10 days.”

An estimated 1,500 tonnes of vinyl chloride, 3,000 times higher than
permitted levels, burned into the air or poured into the soil and river,
according to municipal officials in Pancevo. This has left the banks of
the river edged with white foam that still clogs the canals around the
town. Huge quantities of other noxious chemicals burned or gushed out of
storage facilities, including an estimated 15,000 tonnes of ammonia, 800
tonnes of hydrochloric acid, 250 tonnes of liquid chlorine, vast
quantities of dioxin (a component of Agent Orange and other defoliants)
and 100 tonnes of mercury.

By the dawn of the night attack, dozens of people were hospitalised
gasping for air, or were temporarily blinded or unable to digest food,
witnesses said. At its peak, on the night of April 18, the number of
people evacuated from the town and surrounding villages reached 80,000,
approximately one-tenth of the population.

Kragujevac

The Zastava car plant in Kragujevac, a town with a population of
150,000, was bombed twice, once on April 9 and again on April 12, 1999.
It was hit with a dozen bombs. Before the imposition of sanctions, this
was one of the largest industrial plants in the whole of the Balkans.

In an attempt to deter NATO air strikes, the workers and management at
the plant issued an open letter three days after Operation Allied Force
began explaining that they were forming a human shield around the site.
NATO didn’t alter its plans and 124 people were injured in the
subsequent bombing.

In a further appeal the workers explained, “Tonight, the 9th of April,
the Zastava factory plants in Kragujevac were bombed. The live shield
was broken through. This bombardment has inflicted severe damage to the
factory equipment and almost completely destroyed the energy supply
complex that served not only the Zastava factory, but also the heating
needs of the entire city of Kragujevac: its residential houses, schools,
faculties, hospitals....” [ World Socialist Web Site, April 13, 1999
Workers at Serb car plant bombed by NATO make appeal to world public,
http://www.wsws.org/articles/1999/apr1999/zast-a13.shtml%5d

The report concentrates on the dangers posed by the release of
Polychlorinated Biphenyls (PCBs), a mix of 209 individual chlorinated
compounds generally used as coolants and lubricants in transformers and
other electrical equipment. Since 1977 their manufacture has been
stopped in the US because they are known to pose a severe health risk.
According to ATSDR, the discharge or accidental release of 1 pound or
more of PCBs into the environment should be reported immediately to the
Environmental Protection Agency. It is a probable human carcinogen and
can cause endocrine disruption.

The power station, assembly line, paint shop and computer centre
suffered either major damage or total destruction. Two transformers were
hit and leaked PCBs into the surrounding area. From one transformer
alone 1,400 litres of pyralene oil (transformer oil composed of PCBs and
another highly toxic substance, tricholrobenzenes, otherwise known as
“trike”) leaked into the floor and waste pits. Workers involved in the
initial clean up did not wear protective clothing and some were taken ill.

The transformer at the power station leaked unknown quantities of PCBs
into the Lepenica River via the sewage system. The gravel basin
underneath the transformer was unable to cope with the volume that was
released and the concentrations of PCBs around the rainwater drain were
higher than inside the plant. The operation to remove the contamination
within the plant has largely been completed by UNEP/BTF, but the same
cannot be said about the drainage system outside. Flooding during July
1999 may have spread pollutants in the waterways to nearby low-lying
agricultural areas. Tests for PCB contamination have not been conducted
on the water wells on the shores of the Morava River by either the
city’s public health institute or UNEP/BTF.

The issue of adequate funding raises the question of liability for the
damages, something that NATO refuses to accept responsibility for. To
make matters worse, other Balkan countries are making compensation
claims against Serbia. The report cites the fact that Hungary has
demanded that Serbia refund orders paid for in advance from the
petrochemical plants destroyed during the bombing.

Violation of international humanitarian law

NATO maintained that its military offensive against Yugoslavia was
justified on humanitarian grounds. However, the report questions the
moral and legal authority of Operation Allied Force. NATO’s military
action did not comply with the Geneva Convention and the laws protecting
the lives of non-combatants adopted in 1949 and the two Additional
Protocols that became international law in 1978. Two years ago, Amnesty
International (AI) found NATO responsible for perpetuating war crimes
after demonstrating that it had violated these laws.

While the IEER estimate the number of civilians killed during Operation
Allied Force at 500, Christopher Layne writing for the Cato Institute
estimates that between 1,200 and 2,000 civilians were killed.

As Operation Allied Force progressed, an increasing array of weaponry
was used including cluster bombs and missiles tipped with depleted
uranium (DU). This was carried out under the auspices of downgrading
Yugoslavia’s military capability as the term “dual-use” was stretched to
efface any meaningful distinction between military and civilian
installations. The report cites several cases where existing
international law on discriminating between the former and the latter
were ignored by NATO.

Apart from the oil refinery neither of the case studies in the report
could qualify as playing a critical role militarily. The Zastava car
plant was not involved in arms production at the time. Moreover, even
where a military use can be proven this does not remove the need to
ensure that civilian fatalities are avoided.

The report notes that Article 35 of Additional Protocol I prohibits the
use of weaponry “of a nature to cause superfluous injury or unnecessary
suffering” and “methods or means of warfare which are intended, or may
be expected, to cause widespread, long term and severe damage to the
natural environment.”

Of the 19 NATO countries that took part in the bombings, 16 have
ratified Additional Protocol I. Turkey has not, France did so only after
the Operation Allied Force, while the US was signatory to the treaty but
did not ratify it. However, it did ratify the 1977 Convention on the
Prohibition of Military or Any Other Hostile Use of Environmental
Modification Techniques (ENMOD). This came into effect after the Vietnam
War and forbids the use of the environment or environmental modification
as a means of warfare. The bombings of installations storing such large
quantities of toxic substances amounted to a form of chemical warfare.

NATO’s greatest crime was that against peace, the report continues. The
bombing was in breach of international law that only recognises military
force as an act of self-defence. The report cites the United Nations
Charter Article I, paragraph I which explains that its main objective
is: “To maintain international peace and security, and to that end: to
take effective collective measures for the prevention and removal of
threats to the peace, and for the suppression of acts or other breaches
of the peace, and to bring about by peaceful means, and in conformity
with the principles of justice and international law, adjustment or
settlement of international disputes or situations which might lead to a
breach of the peace.”

It was to circumvent opposition within the United Nations Security
Council that America launched its military offensive through NATO. At no
stage can it be credibly argued that all means towards a peaceful
settlement in the Kosovo conflict had been exhausted, the report insists.

The US committed over 700 of the 1055 aircraft used in Operation Allied
Force and US aircraft flew more than 29,000 of the 38,000 sorties flown
during the campaign. However, it is impossible to say whether it was US
aircraft that bombed the facilities in Pancevo and Kragujevac as this
information has not been declassified. Attempts by IEER to obtain the
targeting criteria used during the bombings under the Freedom of
Information Act was rejected by the US Department of Defense, which
handed over 42 blank pages marked “classified”. An analysis of Yugoslav
bombing campaign carried out this year by the US General Accounting
Office, the investigative arm of Congress, remains classified as well.


Copyright 1998-2002
World Socialist Web Site
All rights reserved

COSA DISTINGUE L'UOMO DALL'ANIMALE
Dichiarazione dei socialisti croati

Hegel e Marx, uomini tra i più geniali che l'umanità abbia
concepito, hanno dimostrato scientificamente che l'uomo
si distingue dall'animale perché nell'affrontare il futuro
deve prima elaborare nella sua mente quello che metterà
in pratica, laddove l'animale semplicemente si adatta.

La prassi sociale della Jugoslavia degli ultimi cinquanta
anni é testimonianza di questa verità: per la prima volta
nella storia della società umana la Jugoslavia ha consegnato
la gestione delle fabbriche agli operai, ponendo il singolo
individuo nella posizione dell'uomo che decide delle
questioni economiche, politiche, culturali relative alla
propria vita.
Questo rovesciamento qualitativo nelle relazioni sociali
ha fortemente motivato gli jugoslavi ad esprimere una
grande forza creativa: la Jugoslavia è stata la prima
nazione europea ad insorgere contro il nazifascismo, ed
è stata l'unica nel mondo che ha promosso la rivoluzione
socialista rifiutando il socialismo burocratico. La
Jugoslavia è stata uno dei paesi fondatori delle Nazioni
Unite, e' stata artefice del movimento dei 130 paesi "non
allineati", eccetera.

Hegel dice che la verità non può essere messa nelle mani
dell'uomo come si fa con i soldi; ad essa l'uomo deve
arrivare da se, con la propria mente ed il proprio pensiero!
Dunque, non appena gli esseri umani prendono concretamente
nelle loro mani la gestione economica, politica,
culturale, e così via, essi cominciano ad affrontare il
futuro con la coscienza della loro provenienza, del loro
cammino, dei loro risultati e della direzione da seguire.
Al contrario, senza questa coscienza, cosi' come gli animali
essi finirebbero semplicemente con l'adattarsi. Però,
cosi' come nella storia passata i padroni soffocavano
le rivolte degli schiavi per mantenerli in schiavitù, ed
i feudatari soffocavano le rivolte contadine per mantenere
l'uomo nella servitù, allo stesso modo i capitalisti di oggi
stanno distruggendo i frutti delle rivoluzioni socialiste
del ventesimo secolo per poter mantenere l'uomo alienato
dai propri diritti e dalla concreta possibilità di
determinare la propria vita, riducendolo a salariato e
senza reali poteri decisionali.

Nel condurre una tale politica reazionaria il governo
degli USA - il più potente Stato capitalistico - ha voluto
disgregare la Jugoslavia, dichiarata "stato artificiale e
prigione dei popoli". Così il presidente Slobodan
Milosevic è stato condotto al tribunale dell'Aja, con l'accusa
di essere un criminale di guerra. Milosevic sta ora dimostrando
la verità: la povertà, la miseria, la fame sono generate dal
sistema capitalistico. Infatti oggi viviamo una situazione
senza precedenti nella storia: mentre nel mondo un miliardo di
persone vivono sotto il livello di sussistenza, e cinquanta
milioni muoiono di fame, i capitalisti vivono nel lusso e
spendono per gli armamenti e per le guerre oltre cinquecento
miliardi di dollari!

La distruzione della Jugoslavia e l'attuale aggressione all'Irak
confermano la verità scientifica delle previsioni di Hegel e
Marx: e cioè che il sistema capitalistico sopravvissuto persegue
la distruzione spirituale e morale dell'uomo e lo aliena sempre
di più, portandolo all'autodistruzione. L'uomo contemporaneo
vive ormai inconsapevole di aver prodotto la bomba atomica che
minaccia la sua stessa esistenza. Tra gli atti dovuti
per la propria sopravvivenza, l'umanità deve oggi chiedere
anche la liberazione di Slobodan Milosevic ed il ritiro
delle truppe NATO dal Kosovo-Metohija.
Difendendo la Jugoslavia dall'aggressione NATO, Milosevic
difende il futuro socialista e lotta perché gli uomini
non rimangano senza coscienza sociale, eternamente schiavi
del capitale. Accusando Milosevic di crimini di guerra,
il tribunale dell'Aja sta solo emulando l'Inquisizione che
aveva condannato Giordano Bruno al rogo perché questi sosteneva
la verità scientifica sul moto di rotazione della Terra,
che e' attorno al Sole e non viceversa.

Un gruppo di socialisti della Croazia
Pola, Dicembre 2002

http://www.clorofilla.it/articolo.asp?articolo=2575

L'intervista. Embargo, uranio, lazzaretti, miseria, malattie, il ruolo
della Cia e i malcostumi della stampa. Ecco i principali temi affrontati
durante l'incontro con Fulvio Grimaldi a margine della presentazione a
Milano del suo nuovo video-reportage "Chi vivrà… Iraq!"

Da Belgrado a Baghdad. La guerra che continua

:: 06/12/2002 11.37.44 , di Babsi Jones


Parrebbe essere sempre la stessa moderna guerra massmediatica, quasi
certamente germinata nei primi anni '90 fra le righe di un ormai
popolare libro bianco della Cia, che candidamente confessava: "Saranno
necessarie azioni belliche volte a garantire agli Stati Uniti l'egemonia
mondiale".
Questa guerra del nuovo millennio debutta nel Golfo all'inizio degli
anni '90, transita attraverso l'implosione jugoslava con tutte le sue
biasimevoli 'forze di pace', raggiunge Belgrado con i bombardamenti Nato
del '99, approda in Afghanistan con toni ieratici ed ora preme
nuovamente intorno all'Iraq, come un cerchio mortale in procinto di
chiudersi.

Le prove generali messe in scena nel Golfo nel 1991 trovarono di fatto
un battesimo in Serbia nel 1999: la si definì 'guerra umanitaria'.
Quell'ossimoro, dopo l'11 settembre, si è rinominato in 'perdurante
libertà': una missione non-stop di gendarmeria mondiale. Parrebbe
esserci un copione, le parentele sono notevoli. Ne parlo a Milano (in
una serata organizzata da Bovisa Verde, Verdi e PRC alla Biblioteca di
via Baldinucci) con Fulvio Grimaldi: giornalista da quarant'anni
'contro', che presenta il suo nuovo reportage-video "Chi vivrà… Iraq!".
Coraggioso esperto di questioni di politica internazionale, dall'Irlanda
del Nord al Kurdistan, dal Libano alla Palestina, Grimaldi ha
documentato con particolareggiati reportages ('Serbi da morire', 'Il
popolo invisibile') i bombardamenti sulla Serbia del 1999, e da tempo
segue le vicende irachene.

I temi dell'intervista:

Luoghi barbarici, o così pare…

Embargo, ovvero: recisione

L'invenzione del 'maligno'

I frutti marci della Cia

Truffe massmediatiche

I lazzaretti dei popoli di troppo

Codice u238: popoli di troppo

Sullo stesso argomento: Un reportage effettuato in Irak da Fulvio
Grimaldi per Liberazione (ma pubblicato da Arcipelago.org) nella seconda
metà di settembre 2002

http://www.clorofilla.it/articolo.asp?articolo=2575

1. Luoghi barbarici, o così pare…

Fulvio, in queste due guerre che analizziamo stasera le somiglianze
abbondano. Cominciamo con una distorsione percettiva: Belgrado e Baghdad
che l'Occidente intende, grazie alla propaganda dei mass media, solo
come luoghi barbarici. In realtà, tu che conosci bene entrambe le
capitali, puoi tracciarne un ritratto ben diverso…

Decisamente. Sono due luoghi, Baghdad e Belgrado, di antica e di
altissima civiltà. Quel genere di civiltà che ci mette in imbarazzo e ci
rende nostalgici, perché vi ritroviamo valori e modi di vivere che
abbiamo perduto. Valori che si sono completamente smarriti nel tipo di
vita moderna, che in Occidente è stata imposta dal dominio di certe
culture: quella anglosassone in particolare.

Antichissime civiltà che sopravvivono e sono sentite come presenti in
due popolazioni, quella serba e quella irachena, con una grande
coscienza di sé, niente affatto smarrite né disorientate come invece lo
siamo noi. E sono popolazioni anche molto meno impaurite di quanto lo
siamo noi, per quanto avrebbe validi motivi di esserlo di fronte alle
minacce attuate dall'esterno. Sono popoli consapevoli della propria
ricchezza passata che non hanno rinnegato. Gli iracheni sono la madre di
tutte le civiltà: seimila anni fa, con i Sumeri, laggiù nacquero la
ruota, la scrittura, le note musicali, il primo codice di diritto, le
prime città.

E anche le prime divisioni di classe, simboleggiate dalla famosa torre
di Babele; si parla di 'dispersione dei linguaggi' e la torre di Babele
è invece il simbolo d'una dispersione di gruppi sociali; la prima
divisione di classi che da un lato vede i mercanti, i primi banchieri, i
principi e i politici, e dall'altro lato i più poveri, i contadini, gli
artigiani. Belgrado è la splendida capitale di una nazione meno antica
rispetto all'Iraq, ma ha nel suo modus vivendi una calma consapevole che
sfugge alla frenesia idiota del tempo occidentale.

Nei Balcani i serbi hanno dato vita alla più alta espressione della
civiltà bizantina prima dell'impero ottomano; sono sempre stati il
fulcro in tutto quello che è accaduto in un'area di passaggio e
transizione come i Balcani. Esattamente come gli iracheni, i serbi sono
stati la componente più consapevole di sé e del proprio ruolo storico.

Rispetto ad altri popoli alquanto disponibili al dominio straniero (non
per far loro un torto ma per citare un dato storico, ad esempio, i
bosniaci e gli albanesi, che sostennero gli ottomani; i croati poi
sostennero gli austroungarici e la Germania nazista) i serbi hanno
sempre avuto la volontà di resistere agli imperi e si sono sempre
battuti contro i dominatori e gli invasori. Gli iracheni ed i serbi sono
popoli con una forte e tranquilla coscienza di sé; ricchi di orgoglio
consapevole, ma non arrogante o prevaricatore come può esserlo quello
anglosassone. E' un orgoglio che nasce dalla coscienza di avere una
collocazione storico-geografica ben precisa.

In occasione dei miei ripetuti viaggi in Iraq, come m'era accaduto
durante e dopo i bombardamenti in Jugoslavia, quello che mi colpisce è
l'incredibile disponibilità e cordialità della gente: vedere come non
siano affatto sospettosi nei confronti dei forestieri. Né i serbi né gli
iracheni hanno subito il martellamento della diffidenza e della paura
verso 'l'altro', che è poi la tecnica preferita di dominio occidentale.

2. Embargo, ovvero: recisione

Il primo vero e proprio parallelo che incontriamo parlando di Serbia ed
Iraq è alla voce 'embargo'. Alla ex-Jugoslavia fu imposto nel 1991, e
solo recentemente revocato; in Iraq l'embargo dura da dodici lunghi
anni. Quali sono state e quali ancora sono in entrambi i paesi le
conseguenze delle sanzioni?

Catastrofiche. Per parlare della Serbia, resto persuaso che nell'ottobre
2000, quando venne eletto Kostunica e si consegnò Milosevic all'Aja, se
i serbi non avessero dovuto temere un ulteriore e catastrofico
prolungamento dell'embargo con tutte le conseguenze immaginabili
(mancanza di carburante ed elettricità, ad esempio, che rendevano la
vita quotidiana insopportabile e mettevano costantemente a rischio le
strutture sanitarie) non avrebbero fatto la scelta politica che hanno
fatto e di cui, sono convintissimo, sono già pentiti.

Tutti i disordini che si susseguono in Jugoslavia - i sabotaggi, gli
scioperi, le facoltà universitarie occupate dagli studenti - sono il
segno che i serbi hanno compreso quanto quella del 5 ottobre sia stata
una svolta spaventosamente negativa. Per quanto riguarda l'Iraq, le
conseguenze dell'embargo sono indescrivibili.

Se non ci fosse un sistema statale di distribuzione di cibo gratuito con
tessere annonarie (che i rappresentanti dell'Onu stessi, Hans Von
Sponeck e Denis Halliday, hanno definito uno dei più efficienti e dei
meno corrotti al mondo), un sostegno che alimenta con razioni minime di
sopravvivenza l'85% della popolazione irachena, noi oggi saremmo di
fronte a una vera e propria strage: sarebbero ipotizzabili milioni e
milioni di morti.

Embargo, poi, vale la pena ricordarlo, significa isolamento culturale,
di cui entrambi i popoli hanno sofferto enormemente. Embargo significa
non avere contatti con quello che accade altrove. Le scienze, le
lettere, la ricerca. Per un decennio è accaduto molto nel campo della
medicina, dell'astronomia, della fisica, della tecnologia telematica:
eventi dai quali sia i serbi che gli iracheni sono stati letteralmente
tagliati fuori.

Esclusi, rinchiusi in un mondo a parte. Sono ansiosissimi di sapere, gli
iracheni: portar loro riviste specializzate e filmati è un grande dono,
perché significa dar loro un'opportunità di contatto col mondo dal quale
sono stati letteralmente recisi. Lo stesso accadeva in Serbia negli anni
dell'embargo. Ecco, l'embargo è una recisione. Embargo è come vivere
chiusi in un camion blindato, dal quale non è possibile vedere nulla al
di fuori e dentro il quale a nessuno è permesso guardare.

3. L'invenzione del 'maligno'

Mentre l'embargo compie la sua lenta ma inesorabile opera di
devastazione del tessuto sociale ed economico in quelli che tu chiami 'i
popoli di troppo', da parte dell'impero si verifica la creazione a
tavolino del 'cattivo per antonomasia'. In Serbia fu Slobodan Milosevic,
in Iraq è Saddam Hussein. Che genere di icone sono?

Stereotipi. La creazione del 'cattivo per antonomasia' non vede
differenze. Il modulo è sempre quello, collaudato da tempo: si cominciò
ad applicarlo nei confronti di Ho Chi Min, Fidel Castro, Makarios a
Cipro, Jomo Kenyat.

Tutti i leaders anticolonialisti sono stati sistematicamente
satanizzati. Di fronte ad un torto gigantesco commesso - come quello del
dominio coloniale, dello sfruttamento criminale - si deve in qualche
maniera trovare un contraltare, una giustificazione da servire in pasto
all'opinione pubblica. E la giustificazione è la criminalizzazione dei
popoli, in primis dei loro leaders. Di recente una psicologa
statunitense, lo ricordi anche tu, ha sostenuto una tesi di totale
assurdità antiscientifica secondo la quale i serbi sarebbero
congenitamente feroci.

Il modello che si applica nella creazione del cattivo ad hoc - da
Milosevic a Saddam - è ridicolmente simile. Si comincia col definirlo
'dittatore brutale e sanguinario'. Si sostiene che abbia depredato il
popolo accumulando ricchezze e tesori. Gli si fabbrica intorno
un'immagine familiare diabolica: figli scapestrati dediti a donne di
malaffare e macchine sportive; mogli-arpie che sarebbero le vere
responsabili nell'ombra delle ipotetiche malefatte del tiranno
privatamente succube.

Questo cliché della 'donna-sanguisuga' del dittatore ad hoc è servito in
tavola alla società occidentale perché è una società maschilista, che lo
riconosce istintivamente come un'ulteriore segnale di viltà. Stereotipi
ripetuti banalmente per costruire un 'maligno assoluto'. Tu hai fatto
un'osservazione acuta: è la ripetizione d'un copione, e trovo strano che
l'opinione pubblica non si renda conto della serialità e della replica
programmata che caratterizza tutte queste guerre 'moderne'. Saddam e
Milosevic sono stati di certo oppositori della sopraffazione
neocoloniale. Questo li accomuna.

La differenza fra i due può emergere in questi termini: Milosevic, che
persino le sinistre europee chiamavano acriticamente despota e
dittatore, venne democraticamente eletto e sostenuto dal popolo serbo.
Tu sai, e chi è stato in Serbia negli anni di Milosevic lo sa, che
definirlo 'despota' significa sostenere una grande menzogna. Bastava
vedere quanti organi di stampa indipendenti esistessero, quanti partiti
candidati; bastava vedere come si tenessero regolari elezioni
amministrative e politiche (le maggiori città della Jugoslavia erano
governate dall'opposizione, del resto: Nis, Novi Sad, Kragujevac); le
manifestazioni di protesta erano normalmente consentite e a dire il vero
non si videro mai, in Serbia, le repressioni che poi si sarebbero viste
a Genova. Tanta è la capacità della parola mediatica, da annullare la
constatazione: sarebbe bastato andare in Serbia ed osservare la vita
quotidiana per comprendere che Milosevic non aveva nulla a che spartire
con un dittatore.

La realtà è che le opposizioni in Serbia erano state letteralmente
comprate dagli americani. Gli Usa cominciarono a stanziare, a partire
dalla metà degli anni '90, centinaia di milioni di dollari destinati
alle opposizioni anti-Milosevic. Crearono addirittura un movimento
giovanile di pseudo-sinistra, Otpor. Questo movimento ebbe persino il
riconoscimento come 'forza no-global' dai nostri disobbedienti locali, e
a dire il vero fu un errore storico spaventoso: Otpor era una creazione
della Cia. L'ha dichiarato la Bbc in un lungo reportage, e i leaders
stessi di Otpor l'hanno ammesso. Sconcerta il fatto che vennero
considerati 'colleghi di prospettiva' da un settore del nostro movimento
di protesta. Per quanto riguarda Saddam, invece, non è evidentemente un
governante democratico secondo la nostra definizione di democrazia. E'
un autocrate, in Iraq vige un sistema monopartitico.

In questi paesi che emergono dal sottosviluppo e dal colonialismo c'è
una sola differenza che vale la pena approfondire: la differenza fra
governi autocratici che fanno l'interesse esclusivo delle aristocrazie
governanti (ad esempio, Arabia Saudita, Emirati, Kuwait), e governi
autocratici che invece fanno gli interessi dei loro popoli. Il caso
dell'Iraq appartiene alla seconda categoria: le risorse in Iraq sono
state utilizzate per garantire al popolo sanità ed istruzione gratuita,
ed i mezzi di sostentamento indispensabili. A questi popoli, che
emergono da secoli di totalitarismi ed imperi, non si può domandare che
in trent'anni anni maturino forme di democrazia come le conosciamo noi.

Noi alle spalle abbiamo la Rivoluzione Francese, l'Illuminismo, la
Comune di Parigi, la Rivoluzione Russa….Quello di popoli come l'Iraq è
un altro percorso, che andrebbe riconosciuto nel suo contesto e
rispettato. E' una tendenza tipicamente eurocentrica, e non soltanto
delle destre, questa cecità che porta all'assenza di contestualizzazione.

4. I frutti marci della Cia

Sotto il 'cattivo per antonomasia', in entrambi i paesi fermentano
realtà allarmanti: alla guerra in Serbia ci si arriva 'benedicendo'
l'Uck (esercito di liberazione del Kosovo, ndr), mentre in Iraq ci
stiamo approdando per via d'una 'caccia all'uomo' che risponde al nome
di Bin Laden. Esaminato nell'ottica del copione bellico che torna in
scena, il binomio Uck-Al Qaida è implausibile?

Niente affatto, è plausibile, quasi ovvio. Ci sono i fatti. Al Qaida era
presente prima in Bosnia, poi in Kosovo.

Bin Laden pare avesse un passaporto bosniaco concessogli da Izetbegovic
stesso (l'allora presidente della Bosnia musulmana, ndr), e i suoi
scherani addestrati nei campi afghani - che fossero algerini o sauditi
poco importa - operavano accanto alle milizie musulmane, celebri come
'tagliatori di teste'. E gli istruttori dell'Uck dei primi anni
partivano dai campi di Al Qaida, di differenti nazionalità ma tutti
provenienti dall'Afghanistan.

A dire il vero questi 'signori' non li troviamo solo in Bosnia e in
Kosovo: sono presenti ovunque l'impero americano debba operare in
maniera destabilizzante: in Algeria, in Cecenia, ad esempio. Al Qaida
funzionava e funziona al servizio della Cia. Ovunque la Cia abbia
interesse a destabilizzare Paesi che stanno sulle rotte del petrolio,
eccoli arrivare. Questo è il ruolo di Al Qaida: mai rinnegato, del resto.

5. Truffe massmediatiche

Tutti gli atti del copione, dalla creazione del 'cattivo' su misura
all'occultamento dei legami fra la Cia ed i combattenti di turno, fino
alla produzione di truffe massmediatiche come quelle di Racak in Kosovo,
e persino gli stessi negoziati-farsa (in Serbia, Rambouillet; oggi, le
ispezioni Onu in Iraq) farebbero pensare ad un vero e proprio
allestimento propagandistico…

Esattamente. Conosci bene le agenzie di 'pubbliche affairs' che
operavano già in Jugoslavia… Come la Ruder&Finn, ad esempio, che è sul
libro-paga del Pentagono e riceve 17 milioni di dollari annui.

Il direttore di Ruder&Finn ha rivendicato, in un'intervista molto
conosciuta, la giustezza di tutta questa serie di invenzioni e di
falsità create a tavolino perché, sosteneva, sono efficaci per
sconfiggere un 'nemico della democrazia' e fare avanzare gli interessi
della civiltà occidentale. Srebrenica, ad esempio, fu uno degli affari
curati da Ruder&Finn in Bosnia.

L'agenzia 'pubblicitaria' fece il suo colpo più grosso, probabilmente,
quando attribuì agli iracheni, al momento dell'invasione del Kuwait nel
'90, il crimine d'aver staccato le prese delle incubatrici nei reparti
neonatali degli ospedali del Kuwait.

E' stata poi provata essere un'invenzione architettata da Ruder&Finn, e
l'infermiera piangente che aveva in video denunciato la tragedia di
questi neonati morti per colpa di un gesto criminale iracheno è
risultata essere la figlia dell'ambasciatore del Kuwait a Washington. Lo
scenario era un ospedale americano allestito affinché avesse l'apparenza
un ospedale in Kuwait...

6. I lazzaretti dei popoli di troppo

Ecco, gli ospedali ci offrono un ulteriore punto di sviluppo del copione
bellico. A Belgrado fu ripetutamente violata la convenzione di Ginevra
sganciando bombe sul reparto di neonatologia; e le notizie che giungono
dagli ospedali iracheni, come quello di Al Mansur, sono terrificanti…

Quello che ho registrato e testimoniato è stato anche accertato da tutti
gli esperti dell'Onu che si sono occupati della situazione sanitaria
irachena e che si sono regolarmente dimessi in segno di protesta contro
l'embargo (Hans Von Sponeck, Denis Halliday).

Tutti lavoravano in progetti Onu di sostegno alla popolazione irachena e
se ne sono andati dicendo che era in atto un vero e proprio genocidio.
La mortalità infantile in Iraq a causa dell'uranio e dell'embargo è
quadruplicata; la leucemia infantile è decuplicata; la leucemia, che
nelle società industrializzate occidentali ha un indice di letalità dal
20 al 40% dei casi, in Iraq sono al 100%. In pratica, i bambini
leucemici che entrano negli ospedali di Bassora e di Baghdad non ne
escono più.

Lo stesso vale per quelli che entrano con la dissenteria, e la
dissenteria è l'altra tragica malattia che colpisce la popolazione
infantile. La condizione sanitaria in Iraq è, come l'hai definita tu,
terrificante.

7. Codice u238: popoli di troppo

Come abbiamo visto, l'apparato bellico rincorre un protocollo preciso
per mettersi in movimento. Per primo viene l'embargo. Poi, le pasquinate
diplomatiche, Rambouillet ed ispezioni, falliscono come annunciato.
Infine si bombarda. Ed è a questo punto che la trama funesta che
accomuna la Serbia all'Iraq si perfeziona e si condensa un codice: u238,
uranio impoverito…

Io credo che questa sia una delle essenziali motivazioni di tutte le
guerre dell'imperialismo: danneggiare i paesi in modo definitivo. Uno
dei miei reportages in video, che tu ricordavi prima, s'intitolava
'Popoli di troppo', ed è un titolo tragicamente azzeccato.

Si tratta davvero di popoli in eccesso, che non servono. Perché sono nel
posto sbagliato al momento sbagliato; gli iracheni, ad esempio, stanno
seduti sui più grandi giacimenti di petrolio del mondo; i serbi stanno
nel punto nevralgico della geografia balcanica, quel percorsi che tutte
le materie prime debbono percorrere; sono popoli di troppo e non solo
vengono sconfitti -a quello scopo ecco le bombe-, ma è la devastazione
dell'ecosistema che è di lunghissima durata e che è concepita per
liquidarli. Il debutto di queste armi nucleari striscianti è proprio
nella guerra del Golfo; la guerra in Vietnam era stata una guerra
chimica, di defoglianti, come ricordiamo.

La vera prima guerra nucleare, da Hiroshima in poi, è quella irachena.
Era chiaro che l'opinione pubblica non avrebbe facilmente accettato
un'altra bomba come quella sganciata ad Hiroshima: hanno pensato bene di
trasformarla in una guerra strisciante ma non meno radioattiva. Lo scopo
è chiaro: togliere di mezzo le popolazioni compromettendo le base stessa
della vita.

In Iraq, dopo 10 anni di contaminazione da uranio, il cervello dei
neonati è in media di due centimetri più piccolo di quelli che nascevano
prima della guerra, e la statura dell'iracheno medio è calata di
altrettanti due centimetri. Si tratta proprio di minare i popoli nella
salute, attraverso la contaminazione delle principali risorse, e
l'embargo altro non fa che aggravare la situazione, vista la mancanza
assoluta di terapie: in pratica, il sistema affinché un popolo vada
lentamente ed inesorabilmente estinguendosi.

In Iraq non c'è nulla che non sia contaminato. Un recente documento
de-secretato del Pentagono rivela gli obiettivi dei bombardamenti
sull'Iraq del '91. Erano tutti obiettivi in correlazione con le risorse
primarie per la vita: centrali elettriche, centrali idriche.

Lo stesso accadde in Serbia, come ricordi, dove la situazione ambientale
a causa ai bombardamenti Nato è allarmante. In Iraq, grazie alla
distruzione di infrastrutture di base come le centrali idriche, e
l'impossibilità di ripararle a causa dell'embargo, si muore come mosche:
per l'acqua contaminata, ad esempio. I sistemi di depurazione vengono
proibiti dall'embargo come sappiamo perché potrebbe trattarsi di
eventuali 'dual use'.

Per questo annientamento dei 'popoli di troppo' si creano le premesse
attraverso la prima fase -i bombardamenti- che è la più rumorosa e che
sollecita maggiore partecipazione emotiva dell'opinione pubblica; ma la
guerra di lunghissima durata e senza attori in prima linea comincia in
seguito, e vede estinguersi un popolo, fisicamente ed intellettualmente.
Sai, Wilson, che era presidente degli Stati Uniti nel 1918 disse:
"l'embargo è un sistema eccellente per liberarsi di popoli in eccesso,
perché è un metodo silenzioso, efficiente e letale".

Come nelle grandi guerre del medioevo, del resto: accerchiare una città
e ridurla allo stremo per fame, sete e peste. E ancora di questo si
tratta oggi, da Belgrado a Baghdad il copione è invariato.

(fine)

TRIESTE / TRST : I 30 ANNI DEL "CORO PARTIGIANO TRIESTINO"

Primorski Dnevnik
http://www.primorski.it
26/11/2002

(piu' sotto l'intervista al fondatore
Oskar Kjuder, rilasciata 2 giorni prima)

------------

TRST

Trideset let dela vsem v spodbudo, da bo partizanska pesem se donela

Partizanske koracnice, strumno marsiranje na desetine starejsih in
mlajsih ponosnih pevcev in pevk na stopnicast oder, razigrani
osnovnosolci v zivo modrih majicah, godci in recitatorji, pa se
tisocglavo obcinstvo - vse to ni le nostalgija. Kot ni in ne more biti
oznacena za nostalgicno obujanje preteklosti 30-letna prehojena pot
Trzaskega partizanskega pevskega zbora Pinka Tomazica, ki je z nadvse
slavnostnim koncertom v nedeljo popoldne v Zgoniku praznoval svoj
jubilej. Sopek partizanskih v energicni izvedbi trebenske godbe na
pihala Viktor Parma in bucen aplavz publike sta uvedla preko tri ure
trajajoci kulturni spored, ki so ga oblikovali se Partizanski zbor iz
Ljubljane, dekliski zbor Danica z Vrha, osnovna sola Pinka Tomazica iz
Trebc ter seveda pevci, pevke in recitatorji slavljenca vecera. Velik
portret junaka Pinka Tomazica je kraljeval nad vsemi in ponosno zijal v
zbrano obcinstvo, ki je napolnilo vsak razpolozljiv koticek v zgoniskem
sportno-kulturnem centru. Tezko bi dali tocno stevilo navzocih: po vsej
verjetnosti je bilo ljudi vec kot tisoc, nekateri pravijo celo tisoc
petsto. In veliko je bilo takih, ki so se morali sprijazniti z
dejstvom, da pac v dvorani ni bilo vec prostora, medtem ko se je kaca
razprseno parkiranih vozil ob cesti od Zgonika vila skoraj vse do
Repnica. Marsikdo pa je lahko vecji del koncerta poslusal na valovih
Radia Trst-A, ki je proslavo predvajal neposredno.

TPPZ Pinka Tomazica je nastal leta 1972, njegove korenine pa dejansko
segajo vec desetletij nazaj v vojne in predvojne case zmagovitega
protifasisticnega boja. V tem smislu je zbor s svojim sirokim
repertoarjem partizanskih, odporniskih in delavsko-revolucionarnih
pesmi najbolj zvest glasnik zalostnih in istocasno sijanjih casov
sloznega upora Primorske proti okupatorju. In nenazadnje je trzaski
partizanski zbor glasnik miru in sozitja med narodi, ki sta bila
priborjena za ceno trpljenja in krvi. »Ustanovni clani so postavili za
cilj zbora prenasanje izrocil NOB in Odporniskega gibanja na nove
generacije, posredovanje svetlih idealov miru, bratstva in
enakopravnosti med narodi preko pesmi, ki je bila od nekdaj, se posebno
pa v vojnem obdobju vestna spremljevalka zivljenja nasih ljudi,« je v
svojem govoru se uvodoma poudaril predsednik zbora Igor Pavletic. Od
ansambla, ki so ga sestavljali v glavnem partizanski borci ostaja zbor,
v katerem je le nekaj bivsih partizanov. »To je vsekakor dokaz, da
ustanovitev tega ansambla ni bila samo zelja "nostalgicnih" prezivelih
borcev, kot so nekateri oznacili to pobudo ob nasem nastanku, temvec
potreba nasih ljudi po pesmi, ki nam je tako blizu, ker je nasa in nas
bodri in spodbuja v trenutkih v zadnjih casih posebno tezkega
vsakdana,« je dejal Pavletic in ob tem dodal dovolj jasen podatek: v
tridesetih letih je zborovsko uniformo obleklo vec kot tristo ljudi.
Svoje krizne trenutke je zato partizanski ansambel prebrodil predvsem
zaradi navdusenja in zaverovanost pevcev v poslanstvo zbora, ki se
vedno znova obraca na mlade. »Zeleli bi, da bi se mladi kot tudi manj
mladi pridruzili nasemu ansamblu in tako omogocili nadaljevanje nasega
poslanstva,« je svoj govor zakljucil Pavletic.

Dobro seme smo vsejali, so si lahko mislili ne vec tako stevilni
ustanovitelji zbora, ki so v nedeljo popoldne prejeli castno priznanje
za 30-letno neprekinjeno nastopanje v zborovskih vrstah. Tocka
pozdravov in cestitk je bila neizbezna: se najprej so prireditelji
prebrali pismena posega predsednika Milana Kucana (slovensko drzavo je
zastopala generalna konzulka Jadranka Sturm Kocjan) ter senatorja
Milosa Budina, nakar sta v imenu pokroviteljev vecera spregovorila
zgoniski zupan Mirko Sardo ter za SKGZ Igor Gabrovec (prisoten je bil
tudi dezelni predsednik Rudi Pavsic). Za mikrofonom so si nato sledili
se predstavniki ZSKD, VZPI-ANPI, ZZB Slovenije, Stranke komunisticen
prenove, CGIL ter stevilnih drugih sorodnih drustev, organizacij in
ustanov.

Zadnji del vecera je nato oblikoval sam trzaski partizanski zbor. Bila
je ze skoraj poldeveta ura ko je v dvorani zadonela Simonitijeva
Vstajenje Primorske. Kot se za vsako himno spodobi, je dvorana planila
na noge: peli so nastopajoci in pelo je obcinstvo, peli so tako stari
borci kot njihovi sinovi, vnuki in osnovnosolci. Navduseno ploskanje in
borbene melodije so tresle dvorano in se sirile dalec naokoli, prav
gotovo tudi do crnih mestnih brlogov ljudi s se vedno stegnjeno
desnico. V isto smer je gledal portret Pinka Tomazica - kot da bi se
jim zadosceno in malce skodozeljno nasmihal. Z uporno dvignjeno glavo.
(igb)



© Torek, 26. novembra 2002

========================

30-LETNICA

Neprecenljivo poslanstvo Trzaskega partizanskega pevskega zbora

Osrednja proslava ob tridesetletnici zbora bo danes, ob 17. uri, v
sportno-kulturnem centru v Zgoniku. Partizanski pevski zbor, pod
taktirko Pie Cah, je pripravil slovesen spored ob danasnjem jubileju.
Clani kolektiva so v Zgonik povabili »visoke« goste in poleg trzaskega
partizanskega zbora, bodo na oder stopili se dekliski pevski zbor
Danica z Vrha, Partizanski pevski zbor iz Ljubljane, osnovna sola Pinko
Tomazic iz Trebc ter trebensko godbeno drustvo Viktor Parma.
Pokrovitelji kulturnega vecera so zgoniska Obcina ter obe krovni
organizaciji SKGZ in SSO. Ob tej priloznosti so clani TPPZ Pinka
Tomazica izdali novo brosuro, v kateri so oznaceni vsi koncerti in
ostalo zborovsko delovanje, od leta 1982 do danes. V pripravi pa je
tudi zanimiva videokaseta. Partizanske pesmi in koracnice bodo tako
danes zadonele v zgoniski telovadnici. Po koncani proslavi bodo lahko
se vsi nazdravili partizanskemu »tridesetletniku«. VSE NAJBOLJSE...



&raMilijoni ljudi zrtvujejo v teh letih groze svoje zivljenje. In malo
izmed njih razume, da ni smrt nic hudega ali celo nujna dolznost napram
clovestva.«

Tako je zapisal Pinko Tomazic, po katerem nosi ime tudi Trzaski
partizanski pevski zbor, ki v letosnjem letu slavi tridesetletnico
obstoja. Svoji pesmi je Tomazic, ki je bil obsojen na II. trzaskem
procesu, dal naslov »Dolznost«.

Dolznost je beseda, ki ji pevci, pevke, clani orkestra, odborniki in
vsi ostali pri Trzaskem partizanskem pevskem zboru, dajejo velik pomen.
»Dolzni smo mladim posredovati zdrave ideale narodno-osvobodilne borbe,
sozitja med narodi, bratstva in enotnosti, marsikaj smo dolzni posteni
partizanski pesmi, ki nas je vseskozi spremljala v vojnem in povojnem
casu, marsikaj pa smo dolzni vsem padlim borcem, ki so zrtvovali mlada
zivljenja za svobodo, za pravico in za slovenski jezik!« Na kratko smo
v teh par stavkih zadeli tudi bistvo in smernice Partizanskega zbora,
ki je zelo priljubljen v nasem zamejstvu in v Sloveniji.

Uradni rojstni akt Partizanskega pevskega zbora sega sicer v leto 1973
(mesec februar), ko so se clani zbora zbrali na ustanovnem obcnem zboru
v Trebcah. Toda prva vaja in sam zacetek sezone se je zacel jeseni leta
1972. Zamisel o ustanovitvi partizanskega zbora se je porodila ze
veliko prej, in sicer na prvem mednarodnem partizanskem taboru v
Bazovici julija 1967, ki ga je organiziralo VZPI-ANPI. Od takrat pa je
preteklo ze veliko vode pod mostovi.



Partizanski zbor v stevilkah

Ustanovni obcni zbor je potekal v Ljudskem domu v Trebcah 11. februarja
1973. Smernice so bile vsem jasne: novim generacijam je treba se naprej
posredovati ideale narodnoosvobodilnega boja ter obenem ohraniti zivo
zakladnico partizanskih pesmi. Zbor uvrsca v svoj program borbene pesmi
razlicnih narodov v prepricanju, da je bilo odpornisko gibanje nekaj
skupnega vsem evropskim narodom. Le na tej trdni osnovi, ki sloni na
teh svetlih idealih (enakopravnost in sozitje med narodi) je mogoce
zgraditi skupno in pravicno Evropo. Za prvega predsednika je bil
izvoljen Niko Skamperle, medtem ko sedaj ze polnih petnajst let
izpolnjuje to funkcijo Igor Pavletic.

Pobudniki ustanovitve so bili kot receno nekdanji borci, katerim so se
v zadnjih letih pridruzili mlajsi pevci in pevke, Slovenci in
Italijani. Med ustanovitelji in prvi dirigent zbora je bil Oskar Kjuder
(bivsi borec, partizan Prekomorskih brigad, danes kulturni delavec).
Precejsnjo tezo in bistveno vlogo je imel nedvomno Oskar Kjuder, ki je
s svojo zagnanostjo, vztrajnostjo in z umetnisko sposobnostjo, z duhom
borca NOB in naprednih idej casa, predstavljal in vodil partizanski
pevski zbor celih 28 let. Leta 1997 je priljubljeni »maestro« prepustil
dirigentsko palico pevovodji Pii Cah.

Od svoje ustanovitve je zbor ponesel partizansko in borbeno pesem po
Italiji, Sloveniji, nekdanji Jugoslaviji, in Avstriji, gostoval je tudi
v bivsi Sovjetski zvezi, in sicer v Moskvi in tedanjem Leningradu. Prvi
koncert partizanskega zbora se je vrsil v Kulturnem domu v Trstu 2.
junija 1973. In se zanimivost: cisti dobicek je bil namenjen za obnovo,
tedaj od vojne porusenega Vietnama. Posebno radi se clani zborovskega
kolektiva spominjajo nastopa za marsala Tita v rezidenci Brdo pri
Kranju in za nepozabnega italijanskega predsednika Sandra Pertinija na
Piancavallu, pri Pordenonu. Zbor je veckrat nastopil na televizijskih
in radijskih oddajah ter na vsakoletni reviji »Primorska poje«. Izdal
je dve gramofonski plosci in ob 50-letnici osvoboditve izpod
nacifasizma je izsla dvojna zgoscenka.

Partizanski zbor je skupno nastudiral sest programov, in sicer:
Partizanski miting, Partizanka balada, Recital padlim, Zemlja in
narodi, Revolucija in glasba in Z naso pesmijo v novo tisocletje. Pevci
so se naucili peti v dvanajstih jezikih: slovenscini, italijanscini,
srbo-hrvascini, makedonscini, ruscini, poljscini, bolgarscini,
nemscini, anglescini, spanscini in francoscini.

V teh letih delovanja je zbor imel vec kot 720 nastopov. Skupno je na
oder ze stopilo vec kot 300 clanov ansambla, in sicer 270 pevcev in 40
pevk, solistov in orkestrasev ter recitatorjev. Trenutno steje zbor
okrog 89 aktivnih clanov. Od samega zacetka do danes je sredino
partizanskega zbora zal ze »zapustilo« 74 pevcev. Svoj prvi sedez so
partizani imeli v Bazovici, najprej v Bazoviskem domu in potem v stavbi
danasnje restavracije »Pri lipi«. V letu 1995 (zaradi prodaje stavbe in
gostilne) se je moral celoten kolektiv preseliti v stavbo bivsega
begunskega taborisca na Padrice.

Zanimivo je tudi, da je leta 1997, zaradi velikega povprasevanja in
zanimanja, nastala tudi zenska »podruznica« zbora. Od tedaj namrec
pojejo z ramo ob ramo zenske in moski. V zboru pa je tudi lepo stevilo
mladih obrazov, kar dokazuje, da mladi se vedno ljubijo partizansko
pesem.



Dusa in srce zbora

Oskar Kjuder je eden izmed ustanoviteljev partizanskega pevskega zbora.
»Maestro« Kjuder je zbor vodil vse do leta 1997. Osemindvajsetletno
delovanje je prezivel na pisanju koncertnih programom, skladb, ob
dirigiranju zbora, orkestra in se bi lahko nastevali. Pevovodja, doma
iz Lonjerja, je v svet glasbe stopil ze zelo mlad. Nato se je zaposlil
kot mizar, medtem pa je nasel cas tudi za Konservatorij. Vojna vihra pa
ni prizanesla niti nasemu »maestru«. Kot zaveden Slovenec se je hitro
vkljucil v partizanske vrste, potem ko ga je fasisticna Italija
internirala v Aquilo. S prvo prekomorsko brigado je osvobajal
Jugoslavijo. Leta 1944 so tezko bolnega Kjudra pripeljali v Gravino,
kjer se je kot harmonikar vkljucil v zbor Jugoslovanske armade »Srecko
Kosovel«. Po vojni ga zagledamo kot mladega partizana v prvem
slovenskem filmu »Na svoji zemlji«, v katerem nastopa kot harmonikar. V
Trstu je nato vodil orkester Glasbene Matice, poleg tega pa je bil
aktiven v vec krajih: predvsem v Ljubljani. Njegova glasbena pot je
izredno pestra in bogata.

Oskar Kjuder pa se se zivo spominja, kako je prislo do ustanovitve
trzaskega partizanskega pevskega zbora.

&raNas cilj je bil ta, da najprej ustvarimo trdno jedro. Naloga zbora
je bila enostavna: mladim rodovom prenasati nase ideale, nase spomine
na trpljenje, nasega partizanskega duha. A to ni bilo tako enostavno.
Potrebovali smo kar nekaj casa, da smo se organizirali. Nasi pevci so
prihajali iz celotnega trzaskega obmocja ter iz drugih delov maticne
Primorske, nekaj celo iz Trzica, Gorice in eden celo iz Benecije.
Zaceli smo v petindvajsetih. Najprej smo se naucili deset partizanskih
pesmi, najprej slovenske, ker smo pac Slovenci! Prvic smo neuradno
nastopili v Rusiji. Tu pa vam moram povedati o neljubem dogodku, ki se
nam je pripetil ze v Milanu, ko smo izvedeli, da je nas spremljevalec
Vittorio Vidali. Mnogim je ze zavreloÉ No, do Moskve je pac slo. V
ruskem hotelu so nas sprejeli z italijanskimi trobojnicami, tako da smo
bili se bolj prizadeti. Toda, ko smo zapeli naso »Hej brigade«, so Rusi
kmalu prisli do zakljucka, da nismo Italijani. V jedilnico so nato
pritekli kuharji, kuharice in se veselili z nami. To pa ni slo na racun
Vidaliju, ki je besno rekel »Non si fanno questi lavori!«. Morda smo
res zgresili, toda na koncu se je izkazalo za pravilno in pravicno. To
je le ena izmed tolikih anekdot.«

Zbor ste dejansko ustanovili nekdanji borci.

&raDa, takrat smo vsi bili borci, ki smo se med drugo svetovno vojno
borili pri partizanih. Danes pa sva zal ostala se dva aktivna borca.
Ostali so pomrli. Nekaj je se aktivistov, ki so bili v vojnih letih se
zelo mladi.«

O katerem dogodku se se danes rad pogovarjate z ostalimi. Kateri
dogodek vam je ostal pri srcu?

&raNajlepsi dogodek, ki se mi je pripetil, spada v medvojno delovanje,
ko sem nakljucno z zborom Jugoslovanske armade Srecko Kosovel odpotoval
na prvi, in tudi edini, Vseslovanski kongres v Sofijo. Kongres je
otvoril rdecearmijski zbor, zakljucili pa smo ga mi. Vzdusje je bilo
res enkratno, prijateljsko, mirno. Trajal je priblizno teden dni in
bilo je nepozabno, saj se je koncno zdruzila nasa vseslovanska druzina.«

Kaj pa vas je najbolj prizadelo v vasem zivljenju?

"Najvecji udarec je bila leta 1948 resolucija Informbiroja. To je
bilo za vse napredne ljudi, antifasiste in komuniste pravi udarec v
hrbet. Skupna fronta se je razbila in na vrat na nos so mi pridigali,
da je bil Tito gestapovski agent. Kaj? Jaz sem bil v Drvarju, ko so
Nemci izvedli desant, da bi umorili Tita. Kako so morali trditi
nekaj takega!

Partizanski zbor ostaja se vedno zelo priljubljen in tudi mladi radi
pristopijo k zboru.
Kaj bi mladim osebno svetovali?

"Mladi morajo se naprej negovati ideale partizanskega boja in
negovati nas slovenski jezik. Nobena stvar ni popolna, vse je
treba stalno obdelovati in piliti, da bo boljse. Tako je tudi
nas svet, na katerem je se veliko in veliko krivic. Partizansko
pesem navdihuje postenost!"

Toda mora tudi zgodovina biti postena?

"Tako je. V vsakem primeru. Imamo temne in svetle plati dogajanj.
Prej ali slej je treba razcistiti vse. Toda po pravici. Zgodovine
ne smemo pretvarjati, kot skusajo to delati tu v Trstu in v nasi
dezeli. Sram naj jih bo, saj se kaj takega sploh ne sme delati!"

Jan Grgic

© Nedelja, 24. novembra 2002

(Hvala lepa a Yure Ellero per la segnalazione!)

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 07 decembar 2002


STA JE MEDUNARODNA KRIZNA GRUPA I STA ONA HOCE?

Dr Milan Tepavac
Beograd, Jugoslavija
miltep@...

Celokupno bavljnje ove grupe grupe Jugoslavijom, Srbijom, Crnom Gorom
i Kosmetnom moze da se okarakterise kao antisrpski rasizam i
predstavlja medunarodni zlocin iz nadleznosti Medunarodnog
krivicnog suda, kao i ugrozavanje mira, bezbednosti i stabilnosti
u jugoistocnoj Evropi.

Medunarodna krizna grupa (MKG) objavila je 3.12. o.g. izvestaj
u kome ocenjuje da odgovornost za aferu trgovanja oruzjem
SR Jugoslavije sa Irakom lezi na zvanicnicima SRJ i Srbije,
koji nisu uspeli da prekinu intenzivno krsenje medunarodnog
embarga zapoceto u vreme rezima Slobodana Milosevica.
"Najvisi zvanicnici, medu kojima su predsednik Vojislav
Kostunica, premijer Dragisa Pesic, premijer Srbije Zoran
Dindic, savezni ministar odbrane Velimir Radojevic, nacelnik
Generalstaba i savezni i srpski ministri unutrasnjih poslova
ili su znali za prodaju oruzja, a nisu ucinili nista da je
zaustave, ili je trebalo da znaju i da na osnovu toga deluju",
navodi se u izvestaju MKG.
U izvestaju pod nazivom "Naoruzavanje Sadama -
jugoslovenska veza" ocenjuje se da je "transakcijama
sa SRJ, RS, Federacijom BiH i verovatno Crnom Gorom, Iraku
mozda pruzena pomoc u razvijanju primitivnih raketa,
odrzavanju ili razvijanju hemijskog oruzja, te popravci i
konzervaciji konvencionalnog oruzja".
U slucaju da Beograd ne ispuni medunarodne obaveze,
preporucuje se ukidanje finansijske i ekonomske pomoci
zemlji, sto bi obuhvatalo i status stalnih normalnih
trgovinskih odnosa sa SAD i programe koje finansiraju
Svetska banka i Medunarodni monetarni fond.
Americka vlada, ovoga puta, ne prihvata izvestaj
Medunarodne krizne grupe koja je iznela ozbiljne
optuzbe protiv Beograda zbog vojne saradnje Jugoslavije
sa Irakom, izjavio je za Bi-Bi-
Si funkcioner Stejt dipartmenta koji je zeleo da ostane
anoniman. Prema britanskom radiju, isti izvor u Stejt
dipartmentu smatra da "izvestaj MKG sadrzi spekulativne
ocene i tvrdnje, kao i materijalne greske".
Povodom ovog njenog najnovijeg uplitanja u unutrasnje
stvari Jugoslvije, savezni ministar unutrasnjih poslova
Z. Zivkovic rekao je ovih dana: "Sta je Medunarodna krizna
grupa. Ne znam poziciju te organizacije i ne interesuje me
njihovo misljenje, posebno znajuci njihove saradnike u
Jugoslaviji". Ipak, trebalo bi da ga itekako ova grupa i
njeni saradnici interesuju.
Dakle, ko je taj "trust mozgova", ta grupa? Sta to ona zeli
kada je o nama rec?
Ta veoma uticajna grupa na vlade zapadnih zemalja ima
svoje ispostave u mnogim zemljama sveta i u Srbiji i Crnoj
Gori i raspolaze sa velikim sredstvima sam Soros, koji je
u Upravi Grupe, ne zna kud ce se parama koje je nagomilao -
i velikom mrezom svojih saradnika u mnogim zemljama.
Ima sediste u Briselu, a spostave u svim bivsim jugoslovenskim
republikama, a nedavno se ustolicila i u Beogradu i dobila
publicitet u nasim medijima. Prica se da je njen beogradski
sef Dzejms Lajon pobegao iz Jugoslavije ovih dana nakon
ove poslednje afere sa pricom o izvozu oruzja u Irak, sto
on u svom pismu listu "Politika" demantuje i pri tome
izrice, ko bi rekao, par lepih reci o Srbiji, iako se
ogranicio na Gucu pa veli: "Ljudi u Srbiji pricaju toliko
negativnih stvari o sopstvenoj zemlji da je osvezavajuce
videti sabor u Guci kao jednu od dobrih stvari u Srbiji"!
Eto, saznajemo od tog vrsnog poznavanja stanje u Srbiji
da u njoj ima bar jedna dobra stvar - sabor gde se duva u muzicke
instrumente i peku volovi na raznju. I da ima dosta Srba
koji Srbiju manje vole od njega, sto je verovatno ziva
istina.
Ono sto je bitno za nas u citavoj stvari jeste da se ova
Grupa od, od 1997. godine, kada je pocela da se bavi nama,
ustremila na srpski narod i svestrano angazovala za
razbijanje Jugoslavije kao drzave, one prethodne i ove
sadasnje, i srpskog nacionalnog korpusa u svim svojim
mnogobrojnim tekstovima i knjigama. Od tada do danas ona
je napisala i objavila 92 izvestaja i analize o Srbiji,
Jugoslaviji, Crnoj Gori i Kosvu i Metohiji, na racunajuci
tu tekstove koji se odnose na Bosnu i Hercegovinu i
Makedoniju gde se takode, naravno, doticu nas! Svi ti
tekstoji mogu manje-vise da se karakterisu kao antisrpski rasizam,
ponekad najgore i najnize vrste. Zagovara se i propagira
mrznja prema srpskom narodu i komadanje njegove drzave na
taj nacin sto se podstice secesija Crne Gore od Jugoslavije,
Kosovo i Metohija od Srbije i Jugoslavije i uopste se posdstice
komadanje, to jest unistenje drzave srpskog naroda.
Ta i takva njena delatnost ne ugrozaava samo mir u Jugoslaviji
i na Balkanu, nego sigurno derstabilizuje citav region kao i
mir u Evropi.
Svi ti tekstovi nalaze se na veb sajtu Grupe - www.crisisweb.org .
To ni nije nikakvo cudo kada se ima u vidu personalni sastav
njene uprave.
Njen personalni sastav se naravno s vremenom menjao, ali njena
antisrpska politika nije, ona je bila konstantna. Sadasnju
njenu upravu sacinjavaju i neke nama po zlu poznate licnosti.
Sadasnju upravu cine: predsednik je Marti Ahtisari, bivsi
predsednik Finske i "cuveni" kreator, zajedno sa Viktorom
Cernomirdinom, jos cuvenijeg ultimatuma na osnovu kojeg se
moralo predati Kosovo i Metohiju pod okupaciju NATO pakta
i potpisati takozvani Vojnotehnicki sporazum u Kumanovu;
Stiven Solarz, bivsi SAD konkresmen; Marija Livanos Kataj;
Garet Evans, bivsi ministar inostranih poslova Australije;
Daniel Abraham; Morton Abramovic, bivsi ambasador i pomocnik
ministra inostranih poslova SAD; Kenet Adelman, bivsi
ambasador SAD; Luis Arbur, bivsi glavni tuzilac tzv.
Medunarodnog krivicnog tribunala za prethodnu Jugoslaviju;
Saud Nasir al Sabah, bivsi ambasador Kuvajta u V. Britaniji
i SAD; Ricard Alen, bivsi savetnik predsednika SAD; Oskar
Arias Sancez, bivsi predsednik Kostarike i dobitnik Nobelove
nagrade; Ersin Arioglu iz Turske; Ema Bonino, clan Evropskog
parlamenta; Zbignjev Bzezinski, bivsi savetnik predsednika
SAD za nacionalnu bezbednost; Ceril Karolus, raniji ambasador
Juzne Afrike u Londonu; Viktor Cu iz Hong-Konga; Vesli Klark, bivsi
glavnokomandujuci NATO snaga u Evropi i zapovednik tih snaga
pri agresiji na SR Jugoslaviju; Ufe Jeleman-Jensen, raniji ministar
inostranih poslova Danske; Mark Ajskens, raniji premijer
Belgije; Marika Falen, ranije svedski ambasador; Joici
Funabasi, japanski pisac i zurnalista; Bronislav Geremek,
bivsi ministar inostranih poslova Poljske; I.K. Gujral, bivsi
indijski premijer; Njegovo Kraljevsko Visocanstvo Elhasan bin
Talal; Karla Hils, ranije ministar u vladi SAD; Asma Jahangir,
Pakistanac, bivsi predsednik Komisije za ljudsska prava te
zemlje; Elen Dzonson Sirlif, bisi ministar finansija Liberije;
Mihail Kodorkovski, iz naftne industrije Rusije; Elion F. Kulik,
Amerikanac; Dzoan Lidom-Akerman, pisac i zurnalist iz SAD; Todurg Mulia
Lubis, pisac i advokat za ljudska prava iz Indonezije; Barbara
Mekdugal, ranije ministar inostranih poslova Kanade; Mo Moulam,
radije drzavni sekretar, V. Britanija; Ajo Obe, Nigerija;
Kristina Okrent, novinar i pisac iz Francuske; Fridber Pfleger,
predsednik Spoljnopolitickog komiteta Bundestaga za EU;
Surin Pitsuvam, raniji ministar inostranih poslova Tajlanda;
Itamar Rabinovic, predsednik telavivskog univerziteta, ranije
ambasador u SAD i glavni pregovarac sa Sirijom; Fidel V. Ramos,
raniji predsednik Filipina; Mohamed Sahnun, specijalni savetnik
generalnog sekretara UN za Afriku; Salim A. Salim, raniji
premijer Tanzanije i generalni sekretar Organizacije africkog
jedinstva; Daglas Sen, SAD; Vilijam Soukros, pisac i novinar,
V. Britanija; Dzordz Soros, miltimilijarder i predsednik
Otvorenog drustva; Edvard Stajn, raniji ministar inostranih
poslova Gvatemale; Par Stenbak, raniji ministar inostranih
poslova Finske; Torvald Stoltenberg, raniji ministar inostranih
poslova Norveske a pre toga "u mirovnim misijama" na prostoru
prethodne Jugoslavije u ratnom pozaru; Vilijam O. Tajlor,
novinar bostonskog "Globe"-a; Ed van Tijn, bivsi ministar unutrasnjih
poslova Holandije; Simon Veil, raniji predsednik Evropskog
parlamenta i ministar u francuskoj vladi; Sirli Vilijams,
ranije ministar za obrazovanje i nauku V. Britanije i clan
Doma lordova; Jausie Jozef Vu, generalni sekretar predsednika
Tajvana; Grigori Javlinski, sef partije "Jabloko" i poslanik
Ruske dume; Uta Zapf, predsednik Komiteta Bundestaga za razoruzanje
i zabranu proliferacije.
Tim i takvim svojim radom ova grupa cini nesto sto je inkriminisano
savremenim medunarodnim pravom. Naime, caln 20 Medunarodnog pakta
o gradanskim i politickim pravima zabranjuje "svako zagovaranje
nacionalne, rasne ili verske mrznje koje predstavlja podsticanje
na diskriminaciju, neprijateljstvo ili nailje". A clan 7 Statuta
Medunarodnog krivicnog suda, u stavu 1 pod (h) inkriminise takve
radnje - u vezi sa clanom 25 Statuta - kao medunarodno krivicno
delo, kao zlocin, protiv covecnosti.
Ovaj tekst, koji pre svega sluzi za upoznavanje javnosti sa
delatnoscu jedne grupe ljudi na raspirivanju putem sredstava
javnog informisanja antisrpske rasisisticke mrznje a u cilju
da navedu vlade stranih zemalja na zauzimanje antisrpskih
politickih stavova i krsenje medunarodnog prava i politickih
standarda usvojenih u UN i u OEBS-u. - ujedno je i krivicna prijava
Medunarodnom krivicnom sudu da pokrene postupak protiv odgovornih
lica ove Grupe zbog rasizma i da joj se zabrani da nastavi
sa takvom svojom delatnoscu a da se srpskom narodu, Jugoslaviji
i Srbiji nadoknadi pricinjena steta.

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 07 decembar 2002

Ugrozenost cirilice - vrh ledenog brega

Zivadin Jovanovic
Rec na sednici Veca gradjana 14 novembra 2002. g. povodom predloga
Deklaracije o zastiti cirilice

Cirilica je ugrozena. Zato podrzavam predlog Deklaracije o zastiti
cirilice .(1)
Medjutim, ne treba da se zavaravamo: ugrozenost cirilice ima dublje
uzroke koje i najbolje deklaracije tesko mogu otkloniti. One se
nalaze u ugrozenosti srpskog jezika, srpske kulture i duhovnosti i
jos dublje, u ugrozenosti same pripadnosti srpskom narodu.
Suocili smo se sa procesom denacionalizacije srpskog naroda. To se
izrazava u negiranju srpske istorije, podcenjivanju srpske kulture,
srpskog jezika, a onda i cirilicnog pisma. Kada se sa skupocenih
bilbordova sirom Srbije porucuje - "suocite se sa istinom", uz
neskriven prizvuk da je srpski narod kriv; kada i sa ove skupstinske
govornice najvisi predstavnici drzave propagiraju "istorijski
diskontinuitet"; kada elektronski mediji svojim serijalima
tipa "katarze" vrse masovno ispiranje mozga naroda, bez presedana u
novijoj istoriji civilizacije; kada u ovom Domu (2) gotovo nezapazeno
prolaze medjunarodni ugovori sastavljeni samo na engleskom
jeziku... . U tim uslovima govoriti samo o ogrozenosti cirilice, bilo
bi zadrzavati se na posledicama, bezati od uzroka i sustine.
Ugrozenost cirilicnog pisma je samo vrh ledenog brega ispod koga se
krije sistematski proces denacionalizacije i dezorijentacije srpskog
naroda.
U dnevnom redu ove sednice Savezne skupstine ima 11 sporazuma o
zaduzivanju zemlje na razlicite iznose , od dva do 90 miliona Evra,
zakljucenih samo na engleskom jeziku. Improvizovani, neprofesionalni
prevodi, ne samo medjunarodnih sporazuma, vec neretko i zakona, ili
zakonskih odredaba iz inostranih izvora ne odrazavaju duh srpskog
jezika i cesto su povod primedaba pa i ostrih kritika poslanika.
I to govori o neprihvatljivom odnosu Vlade i njenih sluzbi prema
srpskom jeziku kao zvanicnom jeziku u Saveznoj Republici Jugoslaviji.
Taj jezik se ne moze ni delimicno supstituisati stranim jezikom, niti
losim prevodima na srpski. Dokumenta koja dolaze pred ovaj dom kao
zakonodavno telo, moraju imati originale na srpskom jeziku. Na to
obavezuje clan 15 Ustava Savezne Republike Jugoslavije koji glasi: "U
Saveznoj Republici Jugoslaviji u sluzbenoj upotrebi je srpski jezik."
Ne mozemo zastititi ni srpski jezik ni cirilicno pismo ako ovaj Dom ,
kao poslednja odbrana zakona i Ustava, popusti na tim principijelnim
stavovima. Nije ovde rec o lektorskim greskama, kako neko zeli da
predstavi citav problem. Nema lekture koja moze otkloniti krsenje
Ustava. Nije rec ni o tome gde je domicil, prebivaliste prevodilaca -
u Beogradu ili Podgorici. Za ovaj Dom bitno je koja dokumenta dobija
od Savezne vlade. Ko je sta od toga napisao, ili prevodio i gde - za
ovaj Dom nije od znacaja. (3)

Preoptereceni prevodioci
Ovi sporazumi, uveravam vas, bili bi vrlo lako ponisteni pred
Saveznim ustavnim sudom kao neustavni jer originali, pored engleskog,
moraju biti potpisani na srpskom jeziku.
Ne tako davno, gospodin potpredsednik Savezne vlade pozalio se , sa
ovog mesta, da je prevodilacka sluzba Savezne vlade suocena sa raznim
problemima, ukljucujuci i nedostatak prevodilaca, njihovu
preopterecenost, fluktuaciju i druge probleme. Time je pokusao da
objasni ozbiljne greske u prevodima tekstova sa engleskog, pa cak i
nekih zakona koje je Vlada dostavila Saveznoj skupstini na usvajanje,
a koji, ocigledno, sadrze i odredbe lose prevedene iz originala na
engleskom jeziku.
To je jedno fakticno pitanje, ali nije izvinjenje za nepostovanje
osnovnih pravila i profesionalnih standarda.
Predlazem da ovaj Dom zakljuci da se ono sto se Skupstini dostavlja
kao prevod sa engleskog, ili sa drugih jezika, na srpski jezik,
obavezno mora biti overeno od ovlascenih prevodilaca. Jer, ako je, na
primer, za postupanje opstinskih organa, po dokumentu na stranom
jeziku potreban prevod overen od ovlascenog sudskog tumaca, onda
utoliko vise ima razloga da prevodi koji se dostavljaju Saveznoj
skupstini budu overeni od ovlacenih prevodilaca. Inace, bicemo
suoceni sa stalnim razvodnjavanjem kriterijuma o postovanju zvanicnog
jezika i pisma, a srpski jezik i cirilica bice jos ugrozeniji nego
sada.
Napomena: Deklaracija o zastiti cirilice usvojena je u Vecu gradjana
velikom vecinom poslanika vladajucih i opozicionih partija, i pored
negativnog misljenja Savezne vlade.

(1) Deklaraciju su predlozili Ljiljana Colic, Zelidrag Nikcevic,
Ranko Kordic, Borivoje Mijatovic, Milos Jevtic i Aleksandar Pravdic -
poslanici u Vecu gradjana, i Radoje Prica i Rista Trajkovic,
poslanici u Vecu republika
(2) Odnosi se na Vece gradjana Savezne skupstine SRJ
(3) Potpredsednik Savezne vlade Miroljub Labus je sa govornice Veca
gradjana, pored ostalog, izjavio da je prevod sprazuma kritikovanog u
raspravi na sednici Veca, uradjen u Vladi Republike Crne Gore.

L'ALBERELLO DI NATALE

E' stato spedito dalla Croazia a fine novembre l'albero di Natale da
esporre quest'anno in Piazza San Pietro a Roma. Si tratta di un abete
alto 28 metri e del peso di sette tonnellate.

L'usanza di tagliare l'abete alla base senza estirparne le radici desta
come al solito l'indignazione delle persone dotate di una minima
sensibilita' ambientalista. Ma in questo caso l'indignazione dovrebbe
essere molto piu' grande, poiche' l'albero proviene dalle montagne di
Gorski Kotar, nella regione di Delnice (tra Fiume e Zagabria),
"etnicamente ripulita" di tutta la popolazione cristiano-ortodossa dalle
truppe neonaziste di Tudjman: non e' dunque solo un eufemismo dire che
quell'albero si e' nutrito del sangue versato sul terreno nella guerra
fratricida scatenata dai "cattolicissimi" nazionalisti croati nel 1991.

C'e' poco da sorprendersi: il papa si e' recato in visita di cortesia
nella Croazia di Tudjman ben due volte, nel 1994 e nel 1998. La prima
volta l'effetto fu quello di offrire un servigio politico eccezionale a
Tudjman, alla vigilia della attuazione della "soluzione finale" contro
la minoranza serba (1995); la seconda volta il "nobile" scopo della
visita fu invece quello di beatificare il cardinale Alojzije Stepinac,
collaboratore del nazista Ante Pavelic e dunque corresponsabile del
genocidio attuato nello Stato Croato Indipendente (1941-1944; si veda:
"L'Arcivescovo del genocidio", di M.A. Rivelli, Kaos edizioni 1999).

L'"innocuo alberello natalizio" e' stato benedetto alla partenza dal
vescovo di Fiume, monsignor Ivan Devcic. Il 17 dicembre in Vaticano
l'albero sara' ufficialmente consegnato a Giovanni Paolo II dal
presidente croato Stipe Mesic, in visita privata in Vaticano per tre
giorni. Saranno giornate utili anche a preparare una ulteriore visita
del Papa in Croazia, per il maggio 2003, tappe previste: Fiume e Trsat.
Quest'ultima e' meta di pellegrinaggio per i croati, che credono che di
li' "gli angeli avrebbero trafugato la casetta di Maria, trasportandola
a Loreto". Tanti pellegrini croati sono anche attesi a Roma, a dar man
forte a Wojtyla e Mesic in occasione della cerimonia della consegna
dell'"alberello di Natale".

(A cura di I.Istrijan ed I.Slavo. Fonti:
http://www.ansa.it/balcani/croazia/20021129192732402161.html ;
"Slobodna Dalmacija": Utanaceni kalendar i narav posjeta hrvatskog
Predsjednika Vatikanu. PAPA CE 16. PROSINCA PRIMITI STIPU MESICA U
PRIVATNU AUDIJENCIJU.
"...dan kasnije na Trgu sv. Petra odrzat ce se svecanost u povodu
postavljanja bozicnog drva koje Hrvatska daruje Papi...")

VERSIONI DISCORDANTI

Dopo avere diffuso la notizia di "Radio Free Europe" secondo cui il
governo jugoslavo avrebbe ritirato la denuncia contro la NATO
presentata nel 1999 alla Corte Internazionale di Giustizia, siamo
venuti a conoscenza di un dispaccio ANSA che sostiene l'opposto: e
cioe' che il governo jugoslavo ha deciso a maggioranza "di NON
ritirare la causa intentata contro alcuni paesi della Nato per i raid"
(si veda:
http://www.ansa.it/balcani/jugoslavia/20021202124732403614.html ).
Le due versioni dei fatti concordano su di un unico punto: e cioe' sul
fatto che il ministro Svilanovic - che appartiene al settore piu'
vicino a Djindjic, dunque oltranzista filo-NATO - vuole assolutamente
far ritirare la denuncia per compiacere i suoi burattinai stranieri.


--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "Coordinamento Nazionale per
la Jugoslavia" ha scritto:

PRECONDIZIONI

Il ministro degli Esteri jugoslavo Goran Svilanovic il 2 dicembre ha
annunciato che il governo jugoslavo ha ritirato la denuncia contro la
NATO presentata nel 1999 alla Corte Internazionale di Giustizia
(fonte: "The Balkan Times"). Il ritiro della denuncia e' una delle
precondizioni per la associazione a diverse organizzazioni
internazionali, compreso il Consiglio d'Europa ed il programma NATO
"Partnership for Peace". Si tratta della ennesima archiviazione di
procedimenti penali riguardanti la aggressione NATO della primavera
1999, dopo l'insabbiamento delle denunce presentate in molti paesi
europei ed al "Tribunale" dell'Aia contro i governanti NATO
responsabili dei crimini contro la popolazione jugoslava.


http://www.rferl.org/newsline/2002/12/4-SEE/see-031202.asp

Radio Free Europe/Radio Liberty
December 3, 2002

YUGOSLAVIA TO DROP LAWSUIT AGAINST NATO

Foreign Minister Goran Svilanovic announced on 2
December that the Yugoslav government has dropped a
lawsuit filed against NATO with the International
Court of Justice, "The Balkan Times" reported.
Dropping the lawsuit is one of the preconditions for
membership in a number of international organizations,
including the Council of Europe and NATO's Partnership
for Peace program. UB

--- Fine messaggio inoltrato ---

Slobodan Milosevic Gradjanima Srbije

Isticanje zajednickog kandidata patriotskih snaga Srbije za
predsednicke izbore predstavlja odlucujuci korak u
postizanju narodnog jedinstva o nuznosti obaranja
sadasnjeg marionetskog rezima koji Srbiju uvodi u status
kolonije, obespravljuje njene gradjane i ponizava i
degradira sve drzavne i nacionalne interese.

Od najveceg je znacaja da sve patriotski opredeljene
partije i pojedinci, gradjani daju svoj doprinos. U tom
pokretu narodnog jedinstva neko ce dati veci a neko manji
doprinos, ali je najvaznije da svi doprinesu najvise sto
mogu, bez obzira da li se radi o politickim strankama
(velikim i malim) ili pojedincima, gradjanima. U tom
pogledu svi treba da se osecaju i tretiraju ravnopravno.
Samo na toj osnovi jedinstva i ravnopravnosti Pokret
narodnog jedinstva moze da afirmise stvarne interese svih
gradjana Srbije.

U tom smislu, pozivam gradjane Srbije da na predstojecim
izborima podrze kandidaturu Vojislava Seselja.

Do pobede,

Slobodan Milosevic

Hag, 28. novembar 2002.


To join or help this struggle, visit:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website)
http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend
Slobodan Milosevic)
icdsm temporary address:
http://emperor.vwh.net/icdsm/index.htm
for your donations:
http://emperor.vwh.net/icdsm/donations.htm


---


+++PRÄSIDENTENWAHL IN SERBIEN
BELGRAD. Der ehemalige jugoslawische Präsident
Slobodan Milosevic hat an die Bürger Serbiens
appelliert, bei der bevorstehenden Wiederholung der
serbischen Präsidentenwahl ihre Stimme für Vojislav
Seselj abzugeben. In einem handschriftlich
verfassten Schreiben von Milosevic, das am Dienstag
bei einer Pressekonferenz seiner Sozialistischen
Partei in Belgrad präsentiert worden ist, wird auf
die Aufstellung eines einheitlichen
Präsidentschaftskandidaten der patriotischen
politischen Kräfte den entscheidenden Schritt zur
Volkseinheit zwecks Sturzes des Marionettenregimes
des Westens appelliert. Der Vorsitzende der
Serbischen Radikalen Partei Vojislav Seselj hatte
bei der letzten Wahl 23 % der Stimmen bekommen. Bei
der nächsten Wahl dürfte sein Ergebnis bei über 35
% liegen. STIMME KOSOVOS+++
Balkan-Telegramm, 04. Dezember 2002 - http://www.amselfeld.com