RaiStoria / E. Gobetti, M. Sangermano: La Divisione Italiana Partigiana Garibaldi
04/11/2013 : La divisione Garibaldi. La sceltaLa terza puntata della serie è la più importante delle tre: essa pone la grave questione storiografica della rimozione della memoria della Divisione Garibaldi in Jugoslavia. Rimozione per la quale - lo scopriamo grazie a Gobetti - esistono gravi e dirette responsabilità fin dentro Casa Savoia...
http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/r-a-m-7-puntata/23128/default.aspx
http://www.youtube.com/watch?v=97c_3OY1sXQ
11/11/2013 : La divisione Garibaldi. Un’alleanza particolare
http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/r-a-m-8-puntata/23230/default.aspx
http://www.youtube.com/watch?v=0cjg_HKAVzo
18/11/2013 : La divisione Garibaldi. Una memoria scomoda, di Massimo Sangermano.
http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/r-a-m-9-puntata/23368/default.aspx
http://www.youtube.com/watch?v=0DFWtMEyXIc
28 ottobre 1944:
Centinaia di giovani combattenti italiani
parteciparono alla liberazione di Belgrado Così il colonnello partigiano Jovan Vujosevic descrisse il ruolo degli italiani: «Gli infaticabili garibaldini giunsero a metà ottobre alle falde del monte Avala, alla periferia della capitale... Erano circa cinquecento i combattenti antifascisti italiani... Poco prima di giungere davanti a Belgrado osservavo la colonna in marcia: per le loro qualità morali e combattive, per armamento e ritmo nella marcia, per l'entusiasmo erano combattenti degni d'ammirazione. I battaglioni italiani si aprirono la strada combattendo dall'Avala all'Autocentro, dalla piazza Slavija alla via Kralj Milan, dalla via Cetinjeska alla Casa del soldato. Il battaglione Garibaldi operò sul centro e il Matteotti verso la vecchia centrale elettrica. Dopo due giorni di battaglie di strada i compagni italiani avevano già strappato importanti posizioni ai tedeschi... Via via che si occupavano le parti della città, altri volontari si univano ai due battaglioni: erano italiani che si liberavano dalla prigionia dei tedeschi e anche alcuni che, aiutati dai belgradesi, si erano per mesi nascosti in attesa di quel momento... I compagni italiani tennero testa per giorni al violento fuoco nemico. Lo fecero nell'edificio del Teatro Nazionale e in tante altre posizioni respingendo ogni controffensiva...» fonte: IL MANIFESTO - 27 APRILE 2008 http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/27-Aprile-2008/art59.html |
Segnalato da ANPI Crescenzago (via FB):
"Il partigiano del cielo
Luigi Rugi [morto oggi 30 marzo da eroe il giorno dei suoi 24 anni, nel 1945] pilota della Resistenza jugoslava:
Chi pensa alla guerriglia ovunque si sia svolta in Europa è indotto a pensare a impervie montagne, a fitte boscaglie o tutto al più ai partigiani della pianura o ai gappisti della città.
Pochissimi anche fra i cultori di storia militare o della Resistenza degli Stati Europei credo sapessero di questa vicenda dei "partigiani del cielo". Questa pubblicazione esce nel 60° anniversario della Resistenza Italiana. È l’incredibile eppur vero racconto di un partigiano del cielo che fece la Resistenza nell’aviazione Titina di stanza in Jugoslavia.
Giacomo Scotti, con questo studio appassionato e rigoroso, fa rivivere la tragedia delle forze armate italiane oltre confine e ricostruisce le loro imprese contro i nazifascisti accanto all’esercito popolare di liberazione.
Il partigiano del cielo è Luigi Rugi che diserta le file dei tedeschi e, con un aereo-scuola, decolla da Gorizia, in fuga verso est, spalancando le ali nel cielo partigiano jugoslavo. Rugi rimane nella storia dell’aviazione militare jugoslava come uno dei suoi pionieri e uno dei primi eroi caduti. Egli è però al tempo stesso un eroe dell’aviazione italiana. Con la sua vita nel cielo testimonia la labilità di un confine segnato dalle montagne e dal mare." (fonte)
30 marzo 1945 – Il giorno dei suoi 24 anni, l’eroico ufficiale pilota Partigiano Luigi Rugi muore colpito dalla contraerea.
Trasgredendo all'ordine di lanciarsi col paracadute dal velivolo in fiamme, il giovane riuscì a riportare l'aereo a Livno, ma l'apparecchio esplose appena toccata la pista. Era uno dei fondatori dell'aeronautica della Resistenza jugoslava.
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MUORE DA EROE IL GIORNO DEI SUOI 24 ANNI
Nato a Zara il 30 marzo 1921, caduto a Livno (Bosnia) il 30 marzo 1945, ufficiale pilota.
Di madre croata e padre toscano, dopo essersi diplomato a Zara aveva frequentato l'Accademia militare aeronautica di Caserta. Ne era uscito col grado di sottotenente pilota ed era stato trasferito alla base aerea di Gorizia.
Al momento dell'armistizio il giovane ufficiale, per non consegnarsi ai tedeschi, fuggì a bordo di un aereo-scuola, col quale riuscì ad atterrare in Croazia, in una zona controllata dai partigiani di Tito.
Rugi si trasferì poi a Livno, dove si stava allestendo la prima base aerea partigiana, e divenne uno dei fondatori dell'aeronautica della Resistenza jugoslava.
Con altri giovani, il sottotenente italiano riuscì, in circostanze drammatiche, a raggiungere la Puglia dove, a Carovigno, i piloti guidati da Rugi frequentarono corsi di addestramento che proseguirono poi in Libia, in una base aerea allestita dalla RAF a Benina.
All'inizio del 1944 Rugi, pilotando uno dei sedici velivoli della Prima squadriglia dell'esercito popolare di liberazione jugoslavo, dalla Libia raggiunse l'isola di Lissa, da dove, per oltre un anno, partì per compiere le missioni dell'aeronautica partigiana in Jugoslavia.
Per il suo coraggio, l'ufficiale italiano fu decorato personalmente da Tito.
Partito per la sessantaduesima operazione di guerra in Bosnia proprio il giorno del suo ventiquattresimo compleanno, Luigi Rugi fu colpito dalla contraerea. Trasgredendo all'ordine di lanciarsi col paracadute dal velivolo in fiamme, il giovane riuscì a riportare l'aereo a Livno, ma l'apparecchio esplose appena toccata la pista.
Sulla figura di Luigi Rugi, in occasione del sessantesimo della Liberazione, Giacomo Scotti ha pubblicato un libro dal titolo Il partigiano del cielo. Il volume reca una prefazione di Aldo Aniasi.
Un profilo di Luigi Rugi dal sito ANPI
Una pagina Facebook
Agli Ufficiali e Soldati della Divisione «Garibaldi»
Invio a Voi tutti, ufficiali e soldati della Divisione «Garibaldi», un fervido saluto e gli auguri più sinceri. Noi tutti sappiamo, nel Governo e fuori Governo, quali sono le vostre reali condizioni, tutto quello che voi avete sofferto, tutto quello che voi avete meritato davanti al Paese. Abbiamo fatto tutto il possibile per aiutarvi. Quando vedremo che ci si opporranno difficoltà insormontabili, prenderemo le decisioni che si impongono. Per ora desidero dirvi che in futuro non dovrete inviare allo stesso, né relazioni informative, né la dislocazione delle vostre unità. Dette relazioni (informazioni sul nemico, e sulla dislocazione dei reparti ) verranno da noi date alla missione alleata mentre voi terrete il collegamento soltanto per questioni inerenti ai rifornimenti delle vostre truppe, e ciò fino a nostre ulteriori disposizioni .
Vi facciamo presente tutto questo, perché ci sembra che il Vostro Comando Supremo in Italia non è al corrente della situazione reale e sulle altre questioni relative alla vostra Divisione che secondo lui vorrebbe considerare come un’unità italiana in Jugoslavia a sé stante. Vi facciamo presente che né la brigata cecoslovacca, né le unità bulgare, né le unità tedesche, né le unità russe operanti in Jugoslavia hanno contatti diretti con i loro governi: di conseguenza anche la vostra posizione deve essere in tal senso chiarita.
Noi non siamo in obbligo di rendere nessun conto al Comando Supremo italiano e nemmeno voi, come nostra unità, avete tale diritto: questo fino al vostro rientro in Italia quando noi, se sarà il caso, risponderemo per il nostro modo di procedere. Sarete ormai convinti che noi, da parte nostra, facciamo del nostro meglio – anche se le nostre possibilità sono limitate – per venire incontro ai vostri bisogni, spesso anche a scapito delle nostre unità,
Morte al Fascismo! Libertà al popolo!
F.to Gen. Peko Dapčević
Comandante del 22 Corpus dell’EPLJ