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GRAZIE / HVALA / THANKS

RALLEGRAMENTI


> Data: Sat, 26 Mar 2005 12:15:26 +0200
> To: redazione @...
> From: Alberto Tarozzi
> Subject: fuoco di russia

FUOCO DI RUSSIA
grazie al manifesto, tanti media danno per scontato che 3000 persone in
piazza obbligano un presidente a scappare dal paese (fessi noi
ovviamente che con milioni in piazza non abbiamo smosso nemmeno un
sottosegretario). voi invece siete andati 'oltre la notizia' sui fatti
kirghisi. dinucci ci ha spiegato che quel paese è tutto una congestione
di basi russe e statunitensi; de danieli chiarisce che il centro della
rivolta è anche un crocevia del narcotraffico con l'afghanistan;
vielmini ricorda lo spaventoso debito estero del paese che ne rende
vulnerabile il ceto politico.
oggi di francesco prova a tirare le somme ''non saranno gli stati uniti
a esportare un processo imperiale di colpi di stato populisti in quella
regione'' avvicendando criminali amici che fino a ieri sparavano sulla
folla, a criminali nemici? e l'ultimo passo, la caduta di putin, non
potrebbe forse imporrre un militare, in russia. a fronteggiare
l'occidente? (ovviamente, credo, l'europa impotente, piu' che gli usa,
troppo lontani).
tutto molto interessante. poco chiaro invece cosa c'entri con queste
riflessioni il commento del vostro 'consigliere' astrit dakli ''se uno
dopo l'altro questi regimi venissero abbattuti ci si potrebbe soltanto
rallegrare''. un pregio del manifesto è sicuramente il pluralismo, ma
una cosa sono le intelligenti analisi di karol, probabilmente
divergenti da di francesco e tutt'altra cosa il rallegrarsi di dakli.
personalmente non amo certo questi regimi, ma il modo e i tempi con cui
vengono abbattuti credo possano rallegrare, oltre a dakli, solo qualche
servizio segreto statunitense. come dire, una strana coppia.

alberto tarozzi.
bologna.

[ Il leader del Partito Comunista Operaio della Bosnia-Erzegovina
(RKP-BIH - http://www.rkp-bih.cjb.net ), Goran Markovic, ha perso il
suo lavoro da informatico all'Universita' (privata) di Bijeljina perchè
è comunista.
È opportuno inviare lettere di protesta all'indirizzo univerzitet @
slobomirp.com , e per conoscenza a gmarkovic @ rstel.net.
Come modello si può usare il seguente:

<< To the University Authorities
We have received news of the sacking of Goran Markovic from his
position as teaching assistant at your university. We understand that
the reasons for this are his political ideas and affiliations. The
Labour Act of your country prohibits the violation of the right to work
on the basis of political conviction or membership in a political
party. What you have done is a denial of Markovic’s basic rights. We
are taking this issue up in our country and call on you to withdraw
this act of blatant victimisation and reinstate Markovic in his
position.
Yours... >> ]


www.resistenze.org - popoli resistenti - bosnia - 25-03-05

Fonte: http://www.solidnet.org

da PCdei Lavoratori di B & H, 19/3/2005

http://www.rkp-bih.cjb.net , mailto:gmarkovic@...

Leader del Partito comunista espulso dall’Università


La Bosnia Herzegovina difficilmente potrebbe essere considerata uno
stato propriamente democratico. La violazione dei fondamentali diritti
umani di nazionalità, religione e appartenenza sindacale è nota da
molti anni. Fino ad ora, comunque, si è saputo meno della violazione
del diritto ad avere una propria opinione politica, nemmeno rilevata
dai molti attivisti ed organizzazioni dei diritti umani. Il più recente
esempio di questa violazione è stata l’espulsione del leader del
Partito comunista dall’università nella quale stava lavorando.Vale a
dire Goran Markovic, presidente del grande consiglio del Partito
Comunista dei Lavoratori di Bosnia Herzegovina, che ieri è stato
estromesso dall'università privata dove lavorava come professore
assistente per sociologia.

Sei mesi fa, durante la campagna elettorale in Bosnia Herzegovina,
quando il compagno Markovic capeggiava la lista del suo partito per le
elezioni municipali, iniziarono i problemi. Dopo che aveva fatto un
intervento alla TV, le autorità dell’università tennero riunioni
riservate nelle quali decisero di espellerlo dall'università. In
considerazione del fatto che la Legge sul Lavoro ricusa la possibilità
di violazione del diritto al lavoro sulla base di convinzioni o
appartenenze politiche di un lavoratore, le autorità universitarie
hanno cercato una scusa formale per allontanare il compagno Markovic.

Sapendo che non era possibile espellerlo senza che l'università
corresse il grande pericolo di dover rispondere in giudizio, le
autorità universitarie proposero al compagno Markovic di firmare un
accordo di rottura del rapporto di lavoro; che lui rifiutò. Dopo di
che, egli fu invitato a due colloqui col proprietario dell'università.
Il proprietario è un serbo che lasciò la Jugoslavia trenta anni fa ed
andò negli Stati Uniti; là stabilì contatti con l’emigrazione fascista
serba, attorno alle organizzazioni cetniche e accumulò un grande
capitale. All'inizio della guerra in Jugoslavia ritornò e cominciò a
fare investimenti. Dopo l’inizio del processo di privatizzazione, usò i
buoni collegamenti con l’élite politica per garantirsi un maggior
capitale, comprando a basso costo le imprese di proprietà statale. Uno
dei suoi più grandi successi su questo piano fu l’acquisto della “Banca
Semberska” (ora Pavlovic International Bank) ad un prezzo di tre volte
inferiore. Dopo questo acquisto “riuscito”, licenziò molti lavoratori
e, a quelli che conservarono il posto di lavoro, tagliò il salario.

Il proprietario dell'università Slobodan Pavlovic volle sapere le
ragioni per cui il compagno Markovic era diventato un comunista e se
fosse possibile per lui dimettersi dal partito. Precedentemente anche
qualche professore aveva parlato con Markovic, dicendogli che la vera
ragione della sua espulsione dall'università era la sua convinzione
comunista. Lo consigliarono di scrivere un lettera nella quale
ammetteva l’errore di essere un comunista, con la promessa che avrebbe
smesso l’attività politica. Dopo che il compagno Markovic rifiutò di
ammettere “l’errore" e di condannare il suo partito e se stesso, il
proprietario dell'università disse che per Markovic non sarebbe più
stato possibile restare all'università, perché “come comunista lui non
poteva istruire i ragazzi” e che, se il comunismo avesse vinto, lui
avrebbe perso il suo capitale.

Considerando il fatto che tutte le mosse fatte dalle autorità
universitarie, così come dal proprietario dell'università, sono state
illegali e incostituzionali, che sono un’espressione di tirannia in
flagrante violazione dei diritti umani, il compagno Markovic ha deciso
di continuare la sua lotta contro questi atti illegali e di tentare di
affermare i suoi diritti attraverso un processo legale di fronte alla
corte.

Traduzione dall’inglese BF

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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA

https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm

Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ

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Fonte / SOURCE:
http://www.artel.co.yu/en/reakcije_citalaca/2005-03-21.html

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www.resistenze.org - associazione e dintorni - forum di belgrado -
italia - 24-03-05

24 marzo 2005

Sesto anniversario dell’aggressione della NATO alla Repubblica Federale
di Jugoslavia


Questo mese , e più esattamente il 24 marzo 1999, ricorrono 6 anni
dall’inizio dell’aggressione NATO alla Repubblica Federale di
Jugoslavia.

Durante questa aggressione, che è durata 78 giorni, migliaia sono state
le vittime, un gran numero sono state feriti e resi invalidi
permanentemente.

La rete stradale e ferroviaria è stata distrutta, altrettanto un gran
numero di fabbriche, di scuole, ospedali, installazioni
petrolchimiche, di monumenti e siti culturali.

Il danno diretto è stato stimato in 100 miliardi di dollari americani.

Intere regioni della Serbia e in particolar modo, il Kosovo sono stati
inquinati a causa dell’uso dell’uranio impoverito.

Le conseguenze per la popolazione e soprattutto per i nuovi nati si
manifestano in orrende malformazioni che si acutizzeranno con il
passare del tempo.

L’aggressione della NATO contro la R. F. di Jugoslavia rappresenta un
colpo senza precedenti all’ordine giudiziario internazionale, ai
principi delle relazioni internazionali e alla carta delle Nazioni
Unite.

A seguito delle motivazione e delle sue conseguenze , quest’aggressione
rappresenta l’avvenimento globale più importante dopo la Seconda
Guerra Mondiale.

Si è trattato di una guerra contro l’Europa, le cui conseguenze si
iniziano solo ora a intravedere

Questa aggressione contro la Jugoslavia ha lastricato la strada per
l’utilizzo unilaterale della forza nelle relazioni internazionali ed ai
successivi attacchi all’Afghanistan ed all’Iraq, e permane nell’aria la
domanda : chi sarà il successivo???

Durante questa aggressione una stretta alleanza tra la NATO e
l’organizzazione terroristica, chiamata armata di liberazione del
Kosovo (UCK) è stata consolidata.

Le conseguenze di questa alleanza si manifestano tuttora attraverso la
continuazione del terrorismo contro la popolazione serba ed ogni altra
popolazione non albanese in Kosovo e Metohia , attraverso la
distruzione dei monumenti della cultura cristiana e continua la pulizia
etnica contro i serbi ed ogni altra popolazione non albanese.

La dimostrazione più evidente di tutto quanto sopra descritto sono gli
avvenimenti accaduti dal 17 al 19 marzo 2004, quando i terroristi
albanesi hanno cacciato molte migliaia di serbi dalle proprie case e
distrutto altre 35 chiese e monasteri serbi risalenti al medio evo.

Le conseguenze di questa aggressione sono molteplici :

- mantenimento dei collegamenti e di cellule dormienti di Al Qaeda nei
Balcani.

- impossibilità a tutt’oggi del rientro in Kosovo di 250.000 tra serbi
e altre minoranze non albanesi, che sono stati cacciati dopo l’arrivo
dell’UNMIK e della KFOR.

Nemmeno uno dei 150, tra chiese e monasteri, che sono stati distrutti,
dal 10 giugno 1999, è stato ricostruito e tutto ciò malgrado le
promesse fatte.

La tesi della frustrazione degli albanesi del Kosovo è inventata e
imposta con l’obiettivo di giustificare tutto quello che è successo e
di promuovere il piano di separazione del Kosovo e Metohia dalla Serbia
, con il fine ultimo di creare la grande Albania a scapito della
Serbia, del Montenegro, della Macedonia e della Grecia.

Gli albanesi del Kosovo non possono essere frustrati, questa tesi è
propagandata per facilitare la realizzazione dei piani per cambiare
frontiere internazionalmente riconosciute nei Balcani.

Perché nessuno parla mai delle frustrazioni dei serbi, in particolare
di quelli del Kosovo e Metohia e delle frustrazioni dei 250 mila
rifugiati che non possono tornare alle loro case ?

Sono tutti indifferenti nei confronti di tutto ciò ?

I Balcani, la Serbia e il Montenegro necessitano di pace, di stabilità
e di sviluppo.

Tutto ciò è possibile solo nel rispetto delle frontiere esistenti.

Prima del preteso status finale del Kosovo e Metohia si deve assicurare
il ritorno in questa regione della Serbia del sud, dei 250.000 serbi
cacciati dopo il 10 giugno 1999.

Forum di Belgrado, Per un mondo di uguali


Attacchi ai civili

Durante l’aggressione NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia
dal 24 marzo al 10 giugno 1999, l’aviazione della NATO ha effettuato
numerosi attacchi , bombardando civili e obiettivi non militari.


Molti bambini sono periti durante questi attacchi, e sono anche morti
molti malati ricoverati negli ospedali, passanti, persone nelle strade,
nei mercati, nelle colonne dei profughi.

Sono stati distrutti ospedali, abitazioni, scuole, ponti, chiese,
monasteri.

Questi attacchi sono stati cinicamente definiti dagli ufficiali della
NATO come danni collaterali, benché si trattasse di attacchi il cui
obiettivo era di distruggere il morale della popolazione con
l’intimidazione intenzionale come strumento.


Ecco alcuni esempi di bombardamenti in cui le vittime sono stati i
civili :


4 aprile : stazione di riscaldamento urbano a Belgrado (un morto)

12 aprile : treno viaggiatori nella gola di Grdelica (20 morti)

14 aprile : una colonna di profughi in Kosovo (73 morti)

23 aprile : la sede della Radio-Televisione di Serbia (16morti)

1 maggio : un ponte in Kosovo (39 morti)

3 maggio : un bus nei pressi del villaggio Savine Vode in Kossovo (17
morti)

7 maggio : la città di Nis (17 morti)

8 maggio : un ponte a Nis (2morti)

13 maggio : un campo profughi in Kosovo (tra 48e 97 morti)

19 e 21 maggio : la prigione Durava nel Kosovo (23 morti)

30 maggio : il ponte nella città di Varvarin sul fiume Morava, durante
una festa religiosa (10 morti tra i quali una liceale Sanja Milenkovic
e un prete della locale chiesa)


Non è che un piccolo numero delle vittime civili dell’aggressione NATO.

Come esseri umani e come popolo, noi abbiamo un obbligo morale di
rendere omaggio a queste vittime e a tutte le altre vittime
dell’aggressione.

In questa lunga lista di vittime menzioniamo la piccola Milica Rakic,
una bimba di 2 anni della periferia di Belgrado, così come le piccole
vittime della bombardamento della sezione infantile dell’ospedale
Misovic a Belgrado e molti altri.

Ricordiamo anche le migliaia e migliaia di feriti che sono ancora tra
noi, sovente senza il minimo necessario per la sopravvivenza.


Forum di Belgrado
Per un Mondo di uguali

Traduzione di I. Vaglio per Forum di Belgrado Italia


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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA

https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm

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essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ

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