Informazione

Riceviamo e volentieri diffondiamo.
Qualche nota aggiuntiva: a ottobre ci saranno le elezioni presidenziali in
Kyrgyzstan. Akaev, Presidente in carica dal '91, ha detto che non farà nulla
per modificare la legge che non gli consente di ripresentarsi, ma è chiaro
che l'Occidente non si fida e la macchina dell'ormai collaudata "rete dell'ingerenza
democratica" si è rimessa in moto per le recenti elezioni parlamentari, attraverso
il solito copione già visto dapprima in Jugoslavia e poi in Georgia ed Ucraina:
USAid, NED e altri carrozzoni da una parte e OSCE, ONG e i difensori dei
diritti umani dei potenti dall'altra. In mezzo, tra l'incudine e il martello,
il governo nemico di turno, pressato anche dall'interno da cosiddette "opposizioni"
annaffiate da fiumi di dollari.
Sul sito della CIA http://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/kg.html
c'è una dettagliata analisi sul Kyrgyzstan da cui si possono capire alcune
cose: nel paese ci sono importanti minoranze tajike e uzbeke e con i due
paesi ci sono contenziosi sui confini. Inoltre il Kyrgyzstan confina per
800 Km con la Cina e ospita una minoranza di uiguri (turcofoni, tanto cari
a Pannella e Bonino) pari all'1% della popolazione. Ultimamente Akaev ha
operato svariati arresti ed estradizioni in Cina di personaggi definiti "terroristi",
al pari di come li definisce il governo cinese.
Sempre dal sito della CIA apprendiamo che in Kyrgyzstan ci sono importanti
riserve di risorse naturali ed acqua, quest'ultima causa di altre tensioni
con Uzbekistan e Tajikistan ed inoltre il paese, in prevalenza abitato da
agricoltori, ospita coltivazioni di droga ed è uno scalo per il mercato del
Sud-est asiatico e l'Europa, ma finora il governo di Akaev ha tenuto sotto
controllo il fenomeno.

> -----Original Message-----
> From: mario_ferrandi [mailto:mario.ferrandi@...]
> Sent: Thursday, March 24, 2005 12:55 AM
> To: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
> Subject: [noberluska] L'Impero finisce così, in una landa
> sconosciuta ai più...
>
> BISHKEK (Reuters) - Il presidente kirghizo Askar Akayev, che
> sta affrontando violente proteste nel sud del paese per
> presunti brogli elettorali, ha provocatoriamente sostenuto
> oggi che il voto è stato legittimo, pur escludendo un
> massiccio uso della forza per porre fine all'agitazione.
> [...]
> Akayev, appoggiando i deputati eletti, ha così respinto il
> giudizio degli osservatori internazionali, che hanno
> criticato le elezioni parlamentari di febbraio e marzo,
> considerate irregolari.
>
> Da parte dei contestatori, che continuano a chiedere le
> dimissioni del presidente e a controllare le due città (una è
> la seconda più importante località del Kirghizistan), per il
> momento non c'è stata alcuna reazione immediata.
>
> Ieri Akayev si era detto pronto a negoziare con
> l'opposizione, ma oggi non ha ripetuto l'offerta.

Conosco la Kirgizia, per averci lavorato svariati mesi in epoca sovietica
(1987):

http://www.bernardini.com/izo/87kirgizija.jpg

Poi due anni fa, col Parlamento Europeo, quando ho visitato anche altri tre
Stati che conoscevo in epoca sovietica: il Kazachstan, l'Uzbekistan

http://www.bernardini.com/izo/peuzb2003.jpg

Ed il Tad?ikistan

http://www.bernardini.com/izo/petad2003.jpg

Infine, sono stato in Kirgizia giusto tre settimane fa, sempre col Parlamento
Europeo, come osservatore OSCE/ODIHR al primo turno delle elezioni parlamentari

http://www.bernardini.com/clients/odihrkg2005.jpg

Tutto questo giusto per la cognizione di causa.

La Kirgizia faceva parte della via della seta di Marco Polo. Per darvi un'idea
della collocazione e del contesto geografico, eccovi alcune mappe:

http://www.kvs.spb.ru/images/docs/303.gif
http://www.strani.ru/st/sng/krg/krg.gif
http://life.undp.kg/images/LIFE2003Web.gif
http://www.dca.gov.kg/_img/map_nark_l.gif
http://www.climatechange.undp.kg/rus/images/pictures/regr.gif
http://www.centralasiatravel.com/images/central_asia_big.jpg
http://us.i1.yimg.com/us.yimg.com/i/travel/dg/maps/96/750x750_kyrgyzstan_m.gif
http://www.worldswitch.com/Countries/Kyrgyzstan/images/KyrgyzstanM.jpg
http://freenet.bishkek.su/kyrgyzstan/pict/map.gif
http://www.mountain-equipment.co.uk/reports/kyzyl/kyrgyzstan_map.gif
http://www.footprint-adventures.co.uk/images/maps/kyrgys4.gif

Veniamo adesso al contenuto dell'agenzia della Reuters ed alle mie riserve.

Non posso garantire per le altre località del Paese, né per la precedente
campagna elettorale nell'insieme del Paese, ma posso assicurare, avendo fatto
incursioni random in una decina di seggi, che nella capitale Bi?kek e nella
sua provincia pedemontana, checché ne abbia detto l'OSCE, le elezioni sono
passate in modo del tutto democratico e senza brogli. Sicuramente, in modo
ben più trasparente che in Iraq, in Afghanistan ed in Florida. Di parere
diverso, evidentemente, è la Reuters, nota agenzia di burattini imperialisti,
che, anziché informare, ritiene di essere dispensatrice di assiomi di democrazia:
"Akayev, che sta affrontando violente proteste nel sud del paese per presunti
brogli elettorali, ha provocatoriamente sostenuto oggi che il voto è stato
legittimo". Provocatoriamente? Non è forse uno schierarsi, questo, da parte
della Reuters?

Ha ragione Akaev a non aver rinnovato l'offerta di negoziazioni. Ha ragione
da vendere: O? e D?alal-Abad non sono in mano all'opposizione, come si va
affermando in Occidente, ma a bande di criminalità organizzata, che l'opposizione
stessa non sa come e non è in grado di fronteggiare. Provate a guardare le
cartine di cui pocanzi vi ho riportato i link: il Paese ha la conformazione
di un'orma di mulo, nella cui parte interna si va incuneando la parte orientale
dell'Uzbekistan. L'insieme si chiama Valle di Ferganà, e dall'ultima cartina
noterete che si tratta della più rigogliosa, forse l'unica, regione di questa
parte del mondo, stretta da montagne ed aree desertiche. O? e D?alal-Abad
sono esattamente dentro tale cuneo, ed è significativo verificare come le
diverse mappe non concordino nel tracciare i confini tra i due Stati. Vi
invito anche a fare mente locale sui filmati riportati dalle troupes televisive
occidentali: i più attenti avranno notato un copricapo piuttosto alto di
colore bianco, molto diffuso. E' il tipico copricapo kirgizo. Quelli ancor
più attenti avranno però notato, quando si trattava di O? e D?alal-Abad,
che prevaleva un copricapo basso con base quadrata e punta piramidale. E'
la tjubetejka uzbeka. Chi sta innescando tutto questo forse ancora non si
è reso conto che rischia di provocare uno scontro interetnico in una regione
delicatissima, che dista dall'Afghanistan più o meno quanto Roma da Firenze.
Non siamo né in Ucraina, né in Georgia, qui la rivoluzione non sarebbe né
degli aranci, né delle rose, ma, al limite, delle pietre e delle piccozze.

Akaev è un intellettuale e continua ad essere il Presidente più democratico
di tutti gli Stati asiatici postsovietici. Un presidente particolarmente
pragmatico, che, facendo di necessità virtù, ha salvato il proprio Paese
dalla variante Far West, quando, nel 1999, per porre fine alle incursioni
di bande organizzate di rapinatori, ha invitato in casa russi ed americani.
Letteralmente. L'aeroporto di Bi?kek è suddiviso in una parte militare ed
una civile. Quella militare è piena di caccia statunitensi, a ridosso della
base, che ho visitato sempre due anni fa: qualche decina di olandesi, altrettanti
tedeschi e francesi, e circa trecento yankees. Veniva usata come scalo per
i bombardamenti in Afghanistan. Ci sono, però, anche i russi, per la precisione
nel lago di Issyk-Kul' (1.600 m sul livello del mare, una superficie di oltre
6.000 kmq - rispetto ai 370 kmq del più grande lago italiano, quello di Garda
- ed un perimetro costiero di poco meno di 700 km, quasi un Napoli-Milano)
con una base di armamenti sperimentali antisommergibile, e con una base area
nella città di Kant, a venti chilometri dalla capitale Bi?kek.

Qualora il tentativo - manovrato da potenze straniere, ha ragione Akaev!
- di giocare la carta ucraina e georgiana andasse in porto, provate un po'
ad immaginare quale dei due eserciti rimarrebbe?

Mark Bernardini
mark@...
www.bernardini.com

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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA

https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm

Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ

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(english / srpskohrvatski)

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-03-17.html

POVODOM SEST GODINA OD AGRESIJE NATO NA SR JUGOSLAVIJU

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
Beograd, 17. mart 2005. godine

Saopstenje

Ovog meseca, tacnije 24. marta, navrsava se sest godina od pocetka
agresije NATO pakta 1999. godine na Saveznu Republiku Jugoslaviju.
Tokom agresije, koja je trajala 78 dana stradalo je vise hiljada ljudi,
ogroman broj ih je ranjen i trajno onesposobljen za zivot. Razorena je
putna i zeleznicka mreza, fabrike, skole, bolnice, naftna postrojenja,
spomenici kulture. Direktna materijalna steta je procenjena na 100
milijardi US dolara. Upotrebom osiromasenog uranijuma trajno je
zagadjeno zemljiste i voda na sirokom prostoru Srbije i Crne Gore, a
posebno na Kosovu i Metohiji. Posledice po stanovnistvo i novo –
rodjencad se osecaju u strahovitim deformacijama, ali te posledice ce
se tek jos drasticnije pojaviti sa protekom vremena. Aveti razrusenih
zgrada i danas su vidljive u centru Beograda.

Agresija NATO na SR Jugoslaviju predstavlja nezabelezeni udarac
medjunarodnom pravnom poretku, principima medjunarodnih odnosa i
sistemu Ujedinjenih nacija. Ona je po motivima i posledicama najvazniji
globalni dogadjaj posle Drugog svetskog rata. Bio je to rat protiv
Evrope, cije posledice ona tek sada oseca. Agresija NATO na SR
Jugoslaviju je utrla put unilateralnoj upotrebi sile u medjunarodnim
odnosima i potonjim napadima na Afganistan i Irak, postavljajuci
stalno pitanje – ko je sledeci ?

Tokom agresije ostvareno je saveznistvo NATO sa teroristickom OVK.
Posledice tog saveznistva osecaju se i danas kroz nastavljanje
terorizma protiv srpskog i drugog nealbanskog stanovnistva na Kosovu i
Metohiji, rusenje spomenika hriscanske kulture i etnicko ciscenje
srpskog i drugog nealbanskog stanovnistva. Najupecatljivi dokaz toga
su dogadjaji od 17. do 19. marta 2004. godine, kada su albanski
teroristi proterali dodatnih vise hiljada Srba sa svojih vekovnih
ognjista i uništili još 35 srpskih srednje-vekovnih crkava i manastira.

Posledice su - odrzavanje veza i prisustva ''spavajucih ''celija Al
Kaide na Balkanu. Posledica je i to sto se ne dopusta vracanje na KiM
preko 250 hiljada Srba i drugih nealbanaca koji su proterani posle
dolaska UNMIK-a i KFOR-a do danas. Posledica je i to sto ni jedan od
150 srusenih crkava i manastira od 10. juna 1999. godine do danas nije
obnovljen, uprkos svim obecanjima.

Teza o tzv. frustriranosti kosovski Albanaca izmisljena je i nametnuta
sa ciljem da se sve to opravda i da se promovise plan o otcepljenju
Kosova i Metohije od Srbije, odnosno, plan za stvaranje velike
Aalbanije, na racun teritorija Srbije, Crne Gore, Makedonije i Grcke.
Nisu Albanci na KiM frustrirani, vec je ta teza lansirana da olaksa
ostvarivanje planova za promenu medjunarodno priznatih granica na
Balkanu. Zasto niko ne govori o tome da su Srbi frustrirani, posebno
oni na KiM i 250 hiljada izbeglica koje ne mogu da se vrate u svoje
domove ? Jesu li oni ravnodusni prema svemu tome? Balkanu i Srbiji
Crnoj Gori su potrebni mir, stabilnost i razvoj. To je ostvarljivo
samo uz postovanje postojecih granica. Pre tzv. konacnog resenja za
Kosovo i Metohiju mora se naci put za vracanje 250 hilja proteranih
Srba na KiM.

Prilog:

Napadi na civile

Tokom agresije NATO na Saveznu republiku Jugoslaviju od 24. marta do
10. juna 1999. godine, avijacija NATO izvrsila je mnogobrojne napade
bombama na civile i civilne objekte. U tim napadima stradala su deca,
bolesnici, putnici, ljudi na ulicama, pijacama, u kolonama izbeglica.
Porusene su bolnice, porodicne kuce, skole, crkve i manastiri,
mostovi. Zvanicnici NATO-a su takve napade nazivali ''kolateralnom
stetom'', iako cinjenice govore o namernom zastrasivanju i
nastojanjima da se unisti moral stanovnistva.

Podsecamo na neke slucajeve bombardovanja u kojima su stradali civili:

4. april – toplana u Beogradu (jedan mrtav);

12. april – Putnicki voz u Grdelickoj klisuri (20 mrtvih);

14. april – Kolona izbeglica na Kosovu i Metohiji (73 mrtva);

23. april – Radio-televizija Srbije (16 mrtvih);

1. maj – Most na Kosovu i metohiji (39 mrtvih);

2. maj – Autobus kod Savinih voda na Kosovu i metohiji (17 mrtvih);

7. maj - Kineska ambasada u Beogradu (tri mrtva);

7. maj - Nis (14 mrtvih)

8. maj - Most u Nisu (dva mrtva);

13. maj – Izbeglicki logor na Kosovu i Metohiji (48 do 97 mrtvih);

19. i 21. maj - Zatvor Dubrava kod Istoka na Kosovu i Metohiji (99
mrtva);

30. maj - (Sveta Trojica) – Most na Velikoj Moravi u Varvarinu (10
mrtvih, medju kojima i srednjo-skolka Sanja Milenkovic i svestenik
lokalne crkve).

Ovo je samo manji broj neduznih civilnih zrtava NATO agresije. Kao
ljudi, narod i drzava imamo moralnu obavezu da odamo pocast i svim
drugim zrtvama agresije. Na toj dugoj listi zrtav prisetimo se i
dvoghodisnje Milice Rakic, iz Batajnice, kraj Beograda, zrtava palih
prilikom bombardovanja decijeg odeljenja bolnice ''Dragisa Misovic'' u
Beogradu i mnogih drugih. Primetimo hiljade i hiljade ranjenih koji su
i dalje medju nama, cesto bez minimuma za zivotnu egzistenciju.

Beogradski forum za svet ravnopravnih

---

NATO aggression on Yugoslavia: 6 years later

http://www.artel.co.yu/en/reakcije_citalaca/2005-03-21.html

Belgrade Forum for World Equality
Belgrade, March 17, 2005

NOTICE

This month, March 24th specifically, marks the sixth anniversary of
the beginning of the NATO pact's 1999 aggression against the Federal
Republic of Yugoslavia. During the aggression, which lasted 78 days,
thousands of people became casualties, a large number of whom were
wounded and rendered disabled for the rest of their lives. The result
was the destruction of the road and rail network, schools, hospitals,
petroleum facilities and cultural monuments. The direct material
damage is estimated at US$ 1 billion. The use of depleted uranium has
lastingly polluted land and water the length and breadth of Serbia and
Montenegro, particularly Kosovo and Metohija. The consequences on the
population, particularly infants and children is being seen in
terrible birth defects and this is just the tip of the iceberg which
will only get worse with time. The ghosts of ruined buildings are
still visible in the center of Belgrade.

The aggression of NATO on the Federal Republic of Yugoslavia
represents a previously unseen strike at the international legal
system and relations and the entire United Nations system. Its motives
and consequences represent the most important occurrence in world
affairs since WWII. It was a war against Europe whose consequences are
only now being accurately seen. NATO's aggression against the Federal
Republic of Yugoslavia represented the thin wedge of the doctrine of
unilateral use of force in international relations and, after the
attacks on Afghanistan and Iraq the question asks itself, "Who is
next?"

In the course of that aggression NATO became allied with the terrorist
KLA. The results of this association is felt to this day in the
continuation of terrorist activities against Serbs and other
non-Albanians throughout Kosovo and Metohija, witnessed by the
destruction of Christian cultural monuments and the ethnic cleansing
of Serbian and other non-Albanian populations. The
most visible evidence of this state of affairs occurred in the period
of March 17- 19, 2004, when Albanian terrorists cleansed additional
thousands of Serbs from the homes and hearths in which they have lived
for centuries as well as destroying an additional 35 Middle Age
Serbian churches and
monasteries.

The consequences have been the maintenance of ties and the presence of
'sleeper cells' of Al-Quaidi in the Balkans. A further consequence is
that over 250 thousand Serbian and non-Albanian refugees, who were
forced from Kosovo during the 1999 NATO attack and afterward, have
been denied the ability to return to Kosovo, contrary to all promises
to the contrary.

The thesis regarding 'frustrated Kosovo Albanians' was manufactured
and forwarded with the object of justifying NATO's illegal attack and
to move forward the detaching of Kosovo and Metohija from Serbia, and
the creation of a 'Greater Albania' at the detriment of the lands of
Serbia, Montenegro, Macedonia and Greece. The Albanians in Kosovo
Metohija aren't frustrated; that thesis was launched to expedite the
implementation of plans for the changing of internationally recognized
borders in the Balkans. Why does no one speak of the fact that Serbs
are frustrated, particularly those in Kosovo and the over 250 thousand
who can't return to their homes? Are they unconcerned about the state
of affairs? The Balkans and Serbia Montenegro need peace, stability
and development. That is only possible within existing borders. Before
the so-called final decision on Kosovo Metohija there must be a way
found to return the 250 thousand refugee Serbs to Kosovo Metohija.

Attachment:

Attack on civilians

During the NATO aggression on the Federal Republic of Yugoslavia from
March 24-June 10, 1999, NATO aircraft committed many multiple attacks
against civilians and civilian infrastructure. In those attacks
children, the sick, travelers, people on the streets, in the markets,
refugee columns all
suffered. Hospitals, homes, schools, churches and bridges were all
attacked and destroyed. The spokespersons of NATO called these kinds
of attacks 'collateral damage', even though the evidence shows that
the purpose of these bombings was to terrorize and destroy the moral of
the civilian population.

We remind the readers of some of the occurrences in which civilians
were casualties:

April 4 - Heating plant in Belgrade (1 dead) April 12 - Passenger
train at Grdelica (20 dead) April 14 - Refugee column in Kosovo
Metohija (73 dead) April 23 - Radio Television Beograd (16 dead) May 1
- Bridge in Kosovo (39 dead) May 2 - Civilian bus near Savinih voda in
Kosovo (17 dead) May 7 - Chinese embassy in Belgrade (3 dead) May 7 -
Nis (14 dead) May 8 - Bridge in Nis (2 dead) May 13 - Refugee camp in
Kosovo Metohija (48 to 97 dead) May 19 & 21 - Dubrava prison at Istok
(99 dead) May 30 - Bridge at Varvarin (10 dead)

This is only a small number of the innocent civilians of NATO's
aggression. As humans, a people and a nation we have the moral
obligation to honor all the other casualties of that aggression. On
that other list of casualties let us remember 2 year old Milice Rakic
from Batajnice, a suburb of Belgrade, the casualties of the bombing of
the children's ward of Dragisa Misovic Hospital in Belgrade and many
others. Let us remember the thousands and thousands of wounded who are
still with us, often without the basic minimum for existence.


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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA

https://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm

Sul nostro sito internet stiamo raccogliendo la documentazione
essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ

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dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ

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Da: "Un Ponte per...ufficio stampa" <stampa @ unponteper.it>
Data: Mer 23 Mar 2005 18:54:24 Europe/Rome
A: "info-unponteper" <info-unponteper @ unimondo.org>
Oggetto: [info-unponteper] 24 marzo 1999 - 24 marzo 2005: 6 anni dalla
guerra alla Jugoslavia
Rispondere-A: "Un Ponte per...ufficio stampa" <stampa @ unponteper.it>


Sono passati ormai 6 anni dalla prima 'Guerra Umanitaria' , inaugurata
dalla Nato contro i paesi dell'ormai, ex-Jugoslavia. Eppure non un
dubbio sulla giustezza di quell'intervento è ancora arrivato a scuotere
le coscienze macchiate di sangue di chi, anche nel nostro paese, ha
appoggiato l'inutile guerra. Decine di migliaia di rifugiati di tutte
le etnie continuano a vivere ogni giorno sulla loro pelle le
conseguenze della guerra, ma le uniche parole che arrivano in questi
giorni dalle forze politiche sono tese alla riaffermazione della
giustezza degli interventi armati. Quasi a voler di nuovo mostrare
all'eterno alleato statunitense, il loro volto più affidabile.

Noi abbiamo però conosciuto la tragedia degli sfollati dal Kosovo,
persone a cui ancora viene negato un futuro, conosciamo i centri di
accoglienza temporanea ormai diventati definitivi, la tragedia delle
popolazioni senza alcun diritto, senza neanche la garanzia di poter
tornare un giorno a vivere nella propria terra.

Così come conosciamo la disperazione dei familiari delle migliaia di
persone scomparse, a 'processo di democratizzazione' già avvenuto, per
mano dell'UCK. Una banda armata presentata come 'esercito di
liberazione' e poi riciclata nelle forze di polizia del 'Kosovo
liberato'. Un Kosovo che oggi rappresenta la più grande base Nato
d'Europa, crocevia di traffici illeciti di cui nessuno però parla.

A sei anni dalla prime 'bombe umanitarie', il nostro impegno resta
sempre quello di testimoniare una situazione drammatica mai risolta.

Invitiamo le forze politiche a partecipare alle nostre missioni, ad
incontrare le famiglie costrette a far affidamento soltanto sulla
nostra capacità di sensibilizzazione, a parlare con le donne che
cercano di sopravvivere provando a  vendere, grazie al nostro aiuto, i
loro ricami, o a visitare negli ospedali i bambini vittime delle
leucemie causate dall'uranio impoverito; bambini che non riusciranno
mai ad essere salvati da medici che non hanno a disposizione nessuno
strumento adatto. Sono sofferenze che conosciamo e non dimentichiamo; a
6 anni dalle prime 'bombe umanitarie' continuiamo a rinnovare il nostro
impegno di denuncia e testimonianza.

Un Ponte per...

Campagna per Belgrado

"Un ponte per..."Associazione Non Governativa di Volontariato per la
Solidarietà Internazionale
ONG - piazza Vittorio Emanuele II, 132 00185 ROMA
tel.0644702906 mail to: stampa @ unponteper.it
web:www.unponteper.it

info-unponteper mailing list
per cancellarsi/modificare la propria iscrizione
http://lists.unimondo.org/cgi-bin/mailman/listinfo/info-unponteper


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24 MARZO -- VI ANNIVERSARIO DELLA AGGRESSIONE
DELLA N.A.T.O. CONTRO LA R.F. DI JUGOSLAVIA

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essenziale sui crimini commessi, sulle denunce insabbiate, sulla
degenerazione del dibattito politico e culturale anche a sinistra in
occasione della prima "guerra umanitaria" scatenata nel cuore
dell'Europa dopo la II Guerra Mondiale. Contro quelli che
preferirebbero dimenticare. CNJ

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[ Ulteriori informazioni sulla serie di iniziative di questi giorni a
Bari alla pagina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/soskosovo.htm ]


Most za Beograd – Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione culturale di solidarietà con le popolazioni jugoslave
via Abbrescia 97, 70121 BARI.    most.za.beograd @...
tel. 0805562663
conto corrente postale n. 13087754 - CF:93242490725

Con preghiera di pubblicazione nella pagina dedicata agli eventi
culturali e mostre


Vi preghiamo di prender nota della variazione di programma per VENERDI
25 MARZO, quando saranno proiettati i nuovi documentari del regista
serbo Ninoslav Randjelovic sul Kosovo:

"Notes about the Rock" (sottotitoli in inglese)

"Snesko belic u mraku" (il pupazzo di neve al buio, febbraio 2005)

Prosegue fino al 31 marzo a Palazzo Simi (Strada Lamberti, Città
Vecchia, Bari) la Mostra fotografica "SOS Kosovo - I monasteri
medievali serbo-ortodossi prima e dopo la guerra", organizzata
dall'ADIRT e da "Most za Beograd".
ore 9.30 -18.30 - Prenotazioni visite guidate: 0805427003 – 3339152284
 
Nel corso della mostra sono in programma anche altri eventi:
 

Giovedì 24 marzo, ore 17.00

I dannati del Kosovo, di Michel Collon e Vanessa Stojlkovic (edito in
VHS con il libro di Enrico Vigna, Kosovo “liberato” – le menzogne per
fare le guerre le ragioni per fare la pace, La città del Sole, Napoli,
2003)


Venerdì 25 marzo, ore 17.00

anteprima dei documentarii del regista serbo Ninoslav Randjelovic
"Notes on the rock" (sottotitoli in inglese)
"Snesko belic u mraku" (il pupazzo di neve al buio, febbraio 2005)


Giovedì 31 marzo, ore 17.30

il prof. Nino Lavermicocca
interviene sul tema: La Serbia tra oriente e occidente al tempo del re
Milutin. Storia-Arte-Eredità culturale