Informazione

Da: "alma" <alma@...>
Data: Dom 22 Giu 2003 14:13:23
Oggetto: da Alma Rossi - riuscita l'iniziativa Non Bombe ma ....


Carissimi
 
Si è infine tenuta la manifestazione "Non bombe ma solo caramelle"
di cui con molti di Voi avevo avuto modo di parlare nei mesi scorsi.
In allegato una relazione sulla manifestazione che ha visto protagonisti
i bambini delle scuole elementari di diverse regioni e le loro anzoni,
in
un bellissimo ed efficace messaggio contro la guerra senza se e
senza ma.
Il fatto che la manifestazione sia riuscita e che abbia dimostrato
tutta la sua originalità e capacità di coinvolgimento fa ben sperare
sulla possibilità di ripetere lo stesso percorso anche l'anno prossimo.
A riguardo, nei prossimi giorni, predisporremo la traccia di un
documento
con cui riproporremo l'inizio, già da settembre, di un lavoro che arrivi
entro la fine del prossimo anno scolastico a impaginare una
manifestazione
analoga superando magari i limiti e le difficoltà organizzative che
abbiamo
incontrato nella realizzazione di questa prima edizione.
Quello che vi chiediamo intanto è di iniziare a verificare, con i
vostri contatti,
con la conoscenza delle situazioni e delle scuole (genitori, presidi ed
insegnanti) che ci sono nei vostri territori, situazioni che possono
essere
sensibili e disponibili a partecipare assieme alla costruzione della
prossima
edizione che avrà ancora come tema quello del NO alla guerra..
 
Della manifestazione verranno presto pronti sia la cassetta con la
registrazione audio e video i tutto lo spettacolo, sia un CD con le
canzoni
che i bambini hanno cantato. Appena questo materiale sarà disponibile
vi informeremo, nella speranza che lo acquistiate ma anche che ci darete
una mano a farlo circolare in modo da sostenere anche la ricaduta
economica dell'iniziativa che è destinata a finanziare i progetti di
solidarietà a favore dei lavoratori della Jugoslavia colpiti dai
bombardamenti del 1999.
 
Altri materiali (comunque ancora in via di aggiornamento) li trovate
sul sito del coord.rsu - www.ecn.or/coord.rsu/ andando alla pagina
sulla solidarietà ai lavoratori della Jugoslavia oppure direttamente
alla pagina : 

http://www.ecn.org/coord.rsu/schede/nonbombe/nonbombemasolocaramelle.htm
 
Ciao ed a presto
 
Associazione "Non bombe, ma solo Caramelle - onlus"
Alma Rossi - alma@...

---

Non bombe ma solo caramelle - onlus


Il 16 giugno 2003 si è tenuta presso il teatro Ambra Jovinelli a Roma
la prima edizione della manifestazione “Non bombe ma solo Caramelle”.
Rassegna di canzoni per bambini contro la guerra.
L’associazione “Non Bombe Ma Solo Caramelle - onlus”, che ha
organizzato la manifestazione nazionale, in collaborazione con
l’associazione “Il nido del cuculo” di Rimini, raccoglie quanti, a
livello nazionale, sono stati impegnati dal 1999 nelle iniziative di
solidarietà a favore dei lavoratori della Zastava (fabbrica di
Kragujevac, di 36.000 lavoratori, completamente distrutta dai
bombardamenti nato del 1999), delegati, rappresentanti sindacali,
singoli lavoratori, altre associazioni. Una catena della solidarietà
che ha preso spunto dal mondo del lavoro e cerca di investire più
soggetti sociali possibile.
Si è puntato ad organizzare una manifestazione non competitiva per gli
alunni delle scuole elementari per tentare di rendere visibile quanto
nelle scuole Italiane è stato realizzato dai bambini e dalle bambine
sui temi della guerra, della pace e della solidarietà.
In un momento in cui la guerra si impone sempre più come strumento
permanente di egemonia economica, territoriale e politica, questa
manifestazione è stata pensata come iniziativa di contrasto alla
cultura della guerra ed al senso comune che viene prodotto per
giustificarla, mettendo in campo proprio il linguaggio ed il punto di
vista dei bambini. Un linguaggio capace di messaggi chiari, semplici ed
espliciti nel denunciare l’assurdità delle guerre.

L’idea era partita già l‘anno scorso proprio dalla nostra esperienza
con le famiglie dei lavoratori della Zastava di Kragujevac, dall’essere
venuti in contatto con i loro bambini, le loro poesie, le loro lettere,
i loro disegni. Cose splendide che più di ogni altro ragionamento
sapevano rappresentare l'assurdità della guerra in modo efficace e
coinvolgente.
Esperienze che sapevamo essersi realizzate anche in Italia, sia per la
sensibilità degli studenti che dei loro insegnanti. E’ così iniziato un
lavoro di ricerca in tutti i territori che ha coinvolto anche alcune
amministrazioni locali e strutture sindacali. Alla fine ci ha portato a
riuscire nell’impresa di allestire la manifestazione nazionale
proponendo ai bambini italiani di esprimere con un loro linguaggio
parole contro la guerra, per la pace e la solidarietà.

Benche’ nata, dato il carattere artigianale e volontaristico del nostro
impegno, tra mille difficolta’ economiche ed organizzative, non ultima
quella di essere stata proposta alle scuole ad anno scolastico gia’
iniziato, il risultato e’ andato al di la’ di tutte le aspettative.
Giudizi positivi sono stati espressi da tutti soggetti partecipanti.
Tutti hanno sottoscritto l‘idea di ripetere l‘esperienza.

La manifestazione è iniziata puntualmente alle 16.15 con il teatro
affollato da 400-450 persone, tra cui piu’ di duecento bambini
entusiasti.

All’ingresso della sala un televisore proiettava il saluto dei bambini
di Kragujevac (appositamente registrato in occasione della recente
visita dei compagni della Cgil di Brescia alla Zastava) ai loro amici
italiani. Intanto, Emergency aveva allestito una mostra di fotografie
sul tema delle conseguenze della guerra sull‘infanzia.
La presentazione e’ stata affidata a Fabrizio Salvatori, che se l’e’
cavata in modo piu’ che egregio oltre che originale, spalleggiato
ottimamente dai clown di Rimini de “il Circolino” e della “Banda
Pazzescu” che hanno dato un tocco intelligente e allegro anche al modo
con cui in genere si presentano gli spettacoli.
Dopo il saluto iniziale di Fabio Sebastiani (a nome di Non bombe ma
solo Caramelle, l’associazione che ha organizzato la manifestazione),
ha preso la parola una esponente di Emergency, per ringraziare del
coinvolgimento di questa associazione nella manifestazione. E‘
intervenuta anche Pamela Pantano, assessora del Comune di Roma. E’
grazie al Comune di Roma che abbiamo avuto la disponibilità del Teatro
ed un utile appoggio per l’organizzazione dei pernottamenti dei bambini
che sono venuti alla manifestazione.

Prima di iniziare si sono poi ricordati quanti, avendo aderito, hanno
nei fatti contribuito alla riuscita della manifestazione.
In primo luogo quanti hanno concretamente contribuito
all’organizzazione ed al sostegno dei percorsi di preparazione delle
classi che poi si sono esibite: I Comuni di Roma, Piacenza, Venezia,
San Dorligo (Ts), Riccione, Cattolica. Le Provincie di Venezia, Rimini
e Piacenza. Il Consiglio Regionale della Lombardia. La Cgil scuola
Nazionale, lo Spi Cgil Nazionale, la Slc-Cgil nazionale, la Cgil di
Piacenza, la Cgil di Modena, la Fiom di Modena.
E quanti hanno dato la loro adesione e patrocinio all’iniziativa: I
Comuni di S.Piero a Sieve (Fi), di Pordenone, di Pinarolo Po (Pv), di
Castell’Arquato (Pc), di Fiorenzuola d‘Arda, di Castelnuovo Rangone. La
Cgil di Brescia, di Firenze, di Massa Carrara, di Lodi. Lo Snur Cgil di
Firenze, la Cgil Regionale Toscana. L’Arci ragazzi Nazionale, la Casa
dei diritti sociali (Roma), le Donne in Nero di Roma, la Croce Rossa
Italiana, l‘Istituto Ernesto De Martino.

E’ stato inoltre ricordato che diversi artisti hanno condiviso e
sostenuto gli obiettivi ed i percorsi di questa manifestazione
attraverso un “manifesto” a cui hanno aderito tra gli altri, Niccolò
Fabi, Daniele Silvestri, Kay McCarthy, Mauro Pagani (Pfm), Eugenio
Bennato, Francesco Di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso), Andrea Parodi
(Tazenda), Rodolfo Maltese, Noureddine.

Gilberto Vlaic, e Alma Rossi, a nome di Non bombe ma solo Caramelle,
hanno quindi ricordato che l’idea della manifestazione e’ scaturita,
cosi’ come il nome dell’associazione, dai disegni e dalle poesie che i
bambini di Kragujevac spediscono periodicamente ai lavoratori e alle
famiglie italiane con cui sono legati, in un rapporto di solidarieta’
materiale e di fratellanza, attraverso la campagna delle adozioni a
distanza. Gilberto ha quindi letto la poesia che Milica Simovic
(bambina della quarta elementare di Kragujevac) ha scritto agli operai
di Brescia.

Dov’è questo mare , delle lacrime dei bambini
che ogni giorno diventa più grande?
Si trova forse su qualche carta geografica
perché lo veda tutto il mondo?
Si è abbattuta una tempesta feroce
su questo pallido mare .. delle lacrime dei bambini.
E' stata la tempesta a distruggere i sogni
oppure è stato il frutto delle mani di qualcuno?
Però i bambini hanno trovato l'aiuto di persone
che combattono per i diritti dei bambini
Persone che amano e saranno amate.
Perché questo si chiama amicizia

Poi, in un crescendo di coinvolgimento, si sono esibiti i bambini. Le
timidezze iniziali si sono sciolte immediatamente; il coinvolgimento e’
stato totale, gli applausi scroscianti e continui.
Il presentatore, aiutato dalla banda dei clown che impazzavano sulla
scena, smontando ogni volta la scaletta del presentatore, rendeva
divertente il passaggio da un coro di bambini ad un altro, coinvolgendo
il pubblico in una sorta di banalizzazione degli imbarazzi aiutando
così i bambini ad entrare in scena.


Ecco l’elenco dei gruppi; tutti bravissimi e motivati, che si sono
esibiti:

Bambini della scuola elementare piazza Repubblica - Cattolica
"Per raggiungere il sole" - autori gli stessi bambini
Bambini di "Le Allegre note" e coro del Terzo Circolo di Riccione
"Alla pace dico sì" - F. Pecci, Scuola San Lorenzo (Riccione)
Bambini della scuola Madre Teresa di Calcutta di San Giuliano (Rimini)
"Il sogno di una bomba intelligente" - di A. Bertozzi
Bambini della scuola Don Milani, Castelnuovo Rangone (Mo)
"Bu ngari" - di V. Torricella - F. Sebastiani, *
Scuola di musica per bambini "Ciac"/Corso Musica d'Insieme
"Se il mondo è di tutti" di Sebastiano Forti e degli stessi bambini
Bambini istituto comprensivo "Casa del Sole - Rinaldi" di Milano
Riflessione sulla "Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia"
Bambini della scuola elementare "Caduti sul lavoro" di Piacenza
"Per fare la pace" - di Lek Spathari
Bambini della scuola elementare Ungaretti e nonni del centro Lepetit
"Per le favole ci vogliono i nonni" - di P. Gallardo e F.Sebastiani
Bambini della scuola Ungaretti e della scuola Imparal'arte
"Non bombe ma solo caramelle" - di P. Gallardo e F. Sebastiani
Bambini della scuola elementare di San Dorligo della Valle (Ts)
"Mir je Pomlad" - di Marchesich, Dobrilla, Raztresen (cantata in
lingua Slovena)
Bambini della scuola Giovanni Pascoli di Duino Aurisina (Ts)
"Down with war"
*
Bambini della scuola Ungaretti
"Solo caramelle" - di P. Gallardo e F. Sebastiani
Bambini della scuola Ungaretti e della scuola Imparal'arte
"Imagine" - di John Lennon

Abbiamo avuto anche due ospiti “adulti”
Paolo Capodacqua, famoso autore di canzoni per bambini e la cantante
Irlandese Kay McCarthy che ha portato un suo messaggio contro la guerra
e che ha poi cantato una sua canzone "Pleasoain Glice” adeguata
all’argomento della manifestazione ed al pubblico.

E poi tutti insieme, spontaneamente e senza regola alcuna, sul palco a
cantare “Imagine” di John Lennon insieme al coro dei bambini che
l’aveva preparata.

Abbiamo dimostrato che è possibile mettere in scena una
rappresentazione matura, senza i soliti fronzoli e amenità che
accompagnano le manifestazioni di bambini (vedi Zecchino d’oro), e che
i bambini possono essere protagonisti convinti e partecipi anche di
iniziative impegnative come quella di incontrarsi per parlare di guerra
e di vittime.
Il risultato è stata una manifestazione gioiosa ma nello stesso
coinvolgente, forte ed emozionante dove il linguaggio e le espressioni
dei bambini davano ad un tema così difficile una sottolineatura
particolare, svelando, della guerra, tutte le assurdità. Le stesse
assurdità che si ritrovano nei discorsi dei grandi, quando questi
snocciolano i loro argomenti per giustificar il ricorso ad una guerra.


…stiamo lavorando per il prossimo anno.
La riuscita della manifestazione non puo’ che far ben sperare per cio’
che riusciremo a mettere in campo il prossimo anno. A giorni ci
rivedremo per verificare i percorsi e gli obiettivi in modo da essere
pronti con un progetto da presentare alle scuole prima dell’inizio
dell’anno scolastico.
Per questo chiediamo sin da ora la disponibilità e l’impegno di quanti
tra delegati, sindacalisti, insegnanti, consiglieril comunali e
provinciali, sindaci, associazioni possono operare sui loro territori
per strutturare la rete che possa arrivare anche per l’anno prossimo ad
organizzare un appuntamento analogo e migliore di quanto fatto
quest’anno.

Si sta ora lavorando alla realizzazione del filmato della giornata e
alla edizione del Compact Disk con le canzoni che sono state
presentate. Il CD conterrà anche una breve rassegna di disegni e testi
sulla guerra che sono stati raccolti in diverse scuole.
Per certi versi è questa la parte più difficile perché richiede la
disponibilità di contributi per la loro realizzazione.
L’idea è quella di distribuire poi le cassette ed i CD nelle scuole
dove potrà essere presentato il progetto per l’anno prossimo, ma di
renderli disponibili anche per una distribuzione più diffusa
(soprattutto nelle scuole) in modo da finanziare con il ricavato un
sostegno economico ai progetti di solidarietà attualmente attivi a
favore delle famiglie dei lavoratori della Zastava. In modo particolare
l’acquisto di farina per la produzione di pane che i lavoratori della
Zastava stanno avviando con il forno messo a disposizione dalla nostra
associazione. Pane che verrà distribuito alle famiglie dei lavoratori
(36.000) senza lavoro ormai dal 1999 ed agli ospiti del campo profughi
di Topola.
A tutti coloro che hanno aderito e contribuito all‘iniziativa verrà
presto presto inviato un fascicolo con tutti i materiali
dell‘iniziativa.
Ovviamente si dovranno coinvolgere le amministrazioni pubbliche, i
sindacati, perché acquistino i Cd e li distribuiscano alle scuole dei
loro territori.

---

Associazione “Non bombe ma solo caramelle - Onlus” - Registrata il
9-10-2002. Cod. Fisc. 90019350488
Sede nazionale: Località il Trebbio 2/A, San Piero a Sieve – Firenze
Email: alma@...
sito:
www.ecn.org/coord.rsu/schede/nonbombe/nonbombemasolocaramelle.htm

"Hrvatska ljevica" br.3/2003 - "La sinistra croata", n.3/2003,
mensile di Zagabria. Indirizzo:
10000 Zagreb, Palmoticeva 70/II
tel./fax 00385 1 4839958 e.mail: hrljevica@...

Filip Erceg
MLADI SOCIJALISTI ZA SOCIJALISTICKU ALTERNATIVU

GIOVANI SOCIALISTI PER L'ALTERNATIVA SOCIALISTA

(Saggio all'Assemblea elettivo-informativa dei Giovani socialisti,
22.3.2003)

Nella valutazione del lavoro finora svolto dai giovani socialisti del
SRP
(Partito Socialista Operaio della Croazia), bisogna essere autocritici,
non
soltanto dopo l'ultima Assemblea ma dalla sua fondazione del 1997.
Perché,
obiettivamente parlando, i Giovani socialisti, non hanno fondato nuove
organizzazioni, non hanno tenuto regolari riunioni, ma hanno intrapreso
azioni
concrete…! Non hanno vissuto sufficientemente una vita politica.
Speriamo però
che i Giovani socialisti abbiano superato la loro "malattia infantile".
Hanno
passato già la fase organizzativa e poi la fase di ristagno. Può darsi
che
questa Assemblea sia una fase della loro affermazione, il loro nuovo
inizio.

Ora, in breve, come stanno le cose coi giovani in Croazia?
Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto, per così dire, una transizione
dalla
gioventù (popolare, N.d.t.) ai giovani, una ri-educazione dei pionieri
di
una volta in ottusi tudjmanoidi (dal nome dell'ex presidente Tudjman,
N.d.t.), la
cancellazione dei vecchi valori dal periodo "buio" e la imposizione dei
nuovi
del periodo di "luce".
Le generazioni giovani hanno attraversato dal 1990 fino ad oggi il
processo
della cosiddetta innovazione spirituale, la quale si stava
sistematicamente
conducendo - apertamente o in parte camuffata - nella pubblica
istruzione
tramite i mezzi di informazione pubblica ed in tutte le sfere della vita
spirituale della società croata. Questo "rinnovemento spirituale" ha
capovolto il sistema dei valori! I valori antifascisti,
dell'uguaglianza,
solidarietà, giustizia sociale, sono stai sostituiti dai valori
fascisti,
dalla discriminazione, dall'egoismo e dalla disuguaglianza.
Su tutto quanto di positivo c'era prima, gli stessi vecchi hanno
sputato e
come esempio ai giovani hanno lasciato tutto il negativo (prepotenza
militare, corruzione, saccheggio, e cosi via).
Se ci poniamo la domanda, per chi oggi la vita sia più difficile in
Croazia,
la risposta sarà - ai giovani..
In Croazia in verità, dal 1990 in poi, le più colpite sono state le
persone
di mezza età, che sono rimaste senza lavoro, e subito dopo di loro i
giovani, per i quali in questa società ci sono sempre meno prospettive,
perché una migliore prospettiva, per quanto si può vedere, è ancora
incerta.
La disoccupazione è il problema scottante della maggior parte della
popolazione, in particolare dei giovani. In Croazia ci sono quasi
400.000
disoccupati (su una popolazione di neanche 4 milioni e mezzo di
abitanti,
N.d.t.), e di questi circa la metà sono i giovani che per la prima volta
cercano lavoro.
E come sappiamo, la disoccupazione comporta altri problemi, delinquenza,
alcolismo e cosi via.
E' accertato che la disoccupazione aumenta le tentazioni al suicidio (da
ricordare: in Croazia è aumentato il numero di suicidi).
Quelli che trovano impiego nei servizi statali oppure in efficienti
istituzioni pubbliche si possono ritenere dei veri fortunati, mentre
quelli che lavorano per i privati, non possono ritenersi tali, o
addirittura perdenti. Perché, come di consueto, sono esposti a diversi
modi di sfruttamento (insicurezza del posto di lavoro, lavoro a tempo
determinato, lavoro straordinario non riconosciuto, contributi non
versati,
pagamenti salariali non regolari, etc.).
Perciò non è da meravigliarsi se i giovani scappano dalla Croazia,
cercando
le maggiori occasioni che l'estero offre.
Dalla Croazia così, negli ultimi 13 anni, sono andati via circa 150.000
giovani, in maggioranza altamente qualificati. Sono andati li dove un
kg di
cervello vale più di 2 marchi. Questo "deflusso di cervelli", per
quanto
ne sappiamo, mai è stato così alto nella storia della Croazia.
La Croazia tiene soltanto un sette per cento di popolazione con
educazione
superiore ed alta, e al nostro governo sembra non importare di
fermare il deflusso all'estero dei migliori di questa categoria. Anche
se
sono consapevoli del fatto che i paesi piccoli e sottosviluppati, come
la
Croazia, devono investire nella scienza e nell'educazione molto di più
di
quelli grandi e sviluppati.
Inoltre la Croazia è sempre più uno stato vecchio, nel quale perfino il
15,6% della popolazione ha oltre 65 anni. Questa anzianità la troviamo
particolarmente nei villaggi, e cosi abbiamo una cosiddetta "estinzione
del
villaggio", ma anche nelle parti più povere della Croazia (Lika, Banija,
Kordun, Dalmatinska Zagora, Gorski Kotar, interno dell'Istria, quasi
tutte
le isole) (ed anche le Krajine serbe, da dove sono dovuti scappare gli
abitanti, N.d.t.).
Infatti, oggi un quarto della Croazia è svuotata, mentre nelle
migliaia di villaggi sono rimasti soltanto anziani.
Di conseguenza , a causa della difficile situazione economica, negli
ultimi
anni è diminuito il numero di matrimoni. Così abbiamo interi villaggi
pieni
di giovani non sposati. (Hai voglia seguire l'appello del clero
cattolico
croato: "I figli sono la benedizione della Croazia", o quello del Papa
per
la famiglia..., Ndt) .
Infatti ne consegue un bilancio negativo tra le nascite e le morti.
I giovani, malgrado sentano sulla propria pelle le conseguenze di varie
"innovazioni spirituali e miracoli economici", sembra non siano troppo
interessati a cambiare questa situazione.
Sono troppo silenziosi. Non protestano nemmeno. Proviamo a ricordare,
quando mai i giovani hanno organizzato qualche pubblica manifestazione
contro la politica del governo precedente, o di questo?
I giovani sono stati presi dal peggiore pessimismo, espresso nel senso:
sarà come decidono gli altri e noi non possiamo farci niente.
Invece proprio dobbiamo pensarci: sarà anche come noi decideremo, e noi
possiamo cambiare molte cose. Perché dalle decisioni politiche odierne
dipende il nostro domani. Non lasciamo al domani quello che possiamo
fare
oggi. Perché domani può essere tardi, mentre oggi non è presto.
In altre parole, anche noi giovani possiamo incidere sul cambiamento
della
politica odierna se vogliamo assicurarci e assicurare ai nostri figli
una
migliore prospettiva futura.
Ma, purtroppo, i giovani in Croazia non vogliono occuparsi di politica,
come se la politica non si occupasse di loro. Sono esplicitamente
apolitici,
poco partiticamente impegnati, sono i maggiori assenti alle elezioni..
Dal governo vengono emarginati: possiamo contare sulle dita quelli che
vengono rappresentati nel Sabor (Parlamento croato) sotto i 35 anni.
Nelle
liste dei partiti vengono discriminati perché di solito vengono messi
alla
fine delle liste.
Per quello che riguarda i giovanissimi nei partiti politici, per i
quali si
sente poco parlare, a loro i seniores hanno lasciato - perché questo gli
interessa - il lavoro periferico. Ma anche in questo lavoro periferico i
giovani si distinguono poco.
Ecco: i giovani che dovrebbero essere pieni di energia sono invece
pieni di
melanconia, i giovani che dovrebbero essere pieni di ottimismo sembrano
invece pieni di pessimismo.
Che sia così, viene dimostrato dalla sempre maggiore demotivazione degli
studenti nelle medie e superiori e perciò anche dal minore interesse ad
iscriversi
all'Università.
Diciamo ancora che tra la popolazione giovanile e' espressa la
divisione,
detto in maniera generica, tra la sinistra, il centro e la destra.
La sinistra è spaurita e latente, perciò è difficile dire quanto ne
esiste. E'
formata di socialisti, anarchici, punks, rapers. Alcuni di loro seguono
il
proprio modo di vestirsi, partecipano alle manifestazioni no global,
scrivono graffiti antimperialistici, e cosi via.
Il centro è pragmatico, opportunista, ed è composto da una maggioranza
di
giovani. Sono i giovani che vivono la solita vita dei giovani (si
innamorano, vanno ai concerti, scambiano i CD, organizzano festicine,
vagano su Internet, si scrivono via email), il che vuol dire che vivono
spensieratamente e sono prevalentemente disinteressati per le cose serie
com'è la politica.
La destra è la meno rappresentata, particolarmente quella estrema, ma
non
meno importante. E' severamente disciplinata ed è molto aggressiva.
Partecipa ai concerti di Thompson e alle partite sportive, ove
manifestano
il loro neonazismo.

Dunque, un grande numero di giovani si trova nel centro, premesso che
per “centro” qui non si tratta soltanto di orientamento politico ma
innanzitutto di orientamento “apolitico”.
Questa è la maggioranza: purtroppo schiva alla politica.
Ma per concludere, come stanno le cose coi giovani in Croazia?
Brevemente così: i giovani sono emarginati dalla vita socio - politica
(in effetti anche per loro colpa), disorientati per quanto riguarda
l’ideologia, e demoralizzati in senso psico – sociologico.

C'e' una via d’ uscita da questa situazione? C’è ancora speranza per i
giovani in Croazia?
Per i giovani socialisti del SRP la soluzione e' senza dubbio
nell’alternativa socialista. Per i giovani in Croazia c’è speranza se
prima possibile vincerà l’ opzione socialista.
I giovani socialisti però, non sono impegnati per il socialismo del
passato, quello che costruivano i paesi sottosviluppati nel XX secolo,
che era una deformazione del vero socialismo, ma per un socialismo del
futuro, al quale si arriverà inevitabilmente, quale risposta alle
future relazioni sociali.
Il socialismo per noi significa: la democrazia politica, economica e
sociale, la cosiddetta vera democrazia, senza la quale non esiste
nemmeno democrazia.
Però, i Giovani socialisti del SRP non sono rimasti senza risposta
sugli attuali problemi dei giovani in Croazia. Al contrario, i Giovani
socialisti hanno delle soluzioni concrete, con le quali uscire alle
prossime elezioni parlamentari, che sono:

Bisogna quanto prima preparare una strategia per lo sviluppo della
Croazia, la quale, in particolare, con la cooperazione di eminenti
esperti ed intellettuali, risponderà anche alla domanda: come aiutare i
giovani;

Stimolare, con sgravi fiscali e crediti agevolati, la priorità dell’
impiego giovanile nel settore privato e pubblico;

Avviare i lavori pubblici, particolarmente nelle parti più povere e
trascurate della Croazia, nelle quali si inserirebbero varie
professioni e rami, così impiegando un grande numero di giovani;

Indire un prestito dello Stato, e questo per: la modernizzazione e
informatizzazione delle classi scolastiche, per conseguire lo standard
dei paesi semi sviluppati; la costruzione di case per studenti per
facilitare così un numero più elevato di studenti; costruire case per
le nuove coppie di sposi ed alto-qualificati, per così fermare “il
deflusso di cervelli” e l’insicurezza sociale.

Formare un fondo di solidarietà, nel quale tutti i cittadini della
Croazia, e possibilmente quelli della numerosa diaspora, possano
dedurre una percentuale dai loro salari per l’aiuto ai giovani;

Utilizzare una parte dei risparmi, i quali ammontano a 200 miliardi di
kune, anche per la costruzione di centri culturali nelle piccole
cittadine e nei villaggi, e così elevare la vita culturale con
l’obiettivo di trattenere i giovani in essi ed evitare la
para-urbanizzazione;

Effettuare le riforme necessarie all’istruzione elementare, media,
superiore ed anche quella universitaria, e questo per vari motivi (per
sgravare gli studenti dal contenuto superfluo delle materie;
introduzione di nuove materie adeguate ai tempi; stimolare nuove forme
di autoiniziativa e creatività; elevare la funzione educativa della
scuola; rimuovere dal contenuto delle materie falsità e messaggi
xenofobi).

Su ciascun punto si potrebbe scrivere molto. Lo faremo in qualche altra
occasione.
Ma una cosa bisogna sottolineare: per un migliore futuro dei giovani,
sono i giovani stessi che devono lottare. Perché proprio il socialismo
è il futuro migliore dei giovani. Perciò i giovani, i quali sono il
futuro del mondo, devono stare in prima linea nella lotta per il
socialismo.
Questo ruolo specifico si poggia sugli studenti come forza
rivoluzionaria della società. Il noto filosofo Herbert Marcuse, ancora
nel 1968 scrisse: “L’opposizione studentesca è uno degli elementi
decisivi del mondo odierno. A dire il vero, questo non è una forza
rivoluzionaria diretta, ma è uno degli impulsi che si è potuto
trasformare in forza rivoluzionaria. Perciò è una prerogativa della
strategia di questi anni la cooperazione internazionale
dell’opposizione studentesca. Ma bisogna nello stesso modo procedere ad
un compito più difficile e complesso il quale ricollega di nuovo l’
intelletto alla rivoluzione. Il proletariato intellettuale deve trovare
una comune denominazione
spirituale (intellettuale) di azione con il proletariato industriale…”
Questo è stato scritto nel 1968, ma davanti a noi è un altro ’68, il
che viene indicato dagli eventi nel mondo, di nuovo coi giovani, in
prevalenza studenti in prima fila, e appartenenti al movimento no
global.
Anche i Giovani socialisti del SRP si ritengono parte, quale sinistra
socialista, di questo movimento antiglobalista.

Per quello che riguarda lo stesso Partito (SRP), noi Giovani
socialisti, quale parte autonoma, riteniamo di poter contribuire molto
alla sua prospettiva. Perché, senza veri ed autorevoli socialisti non
c’è nemmeno un forte ed autorevole SRP:
All’Assemblea del SRP, svoltasi il 5 aprile del 2002, il prof dott.
Stipe Suvar ha terminato la sua relazione con queste parole: “Spetta a
noi anziani del Partito Socialista Operaio di attirare quanti più
giovani nei Giovani socialisti, parte autonoma del partito, ed oltre un
centinaio di organizzazioni esistenti, formare altrettante nuove,
conquistare alle elezioni l’entrata del nostro partito al Parlamento,
per così dimostrare all’opinione pubblica croata più vasta, chi siamo e
per cosa ci adoperiamo, e poi lasciare ai giovani anche la guida del
partito.”
Perciò, per concludere, diciamo chiaro e forte: I Giovani socialisti
devono rimanere i critici senza quartiere della realtà sociale, ma
diventare anche gli autori necessari nella lotta per un’alternativa a
questa palude governativa nonche' alla destra di oggi, cosiddetta
"opposizione".

More links on UCK i.e. NATO supported sex slavery in the Balkans:

Sex Slave Recounts Her Ordeal (by Nidzara Ahmetasevic)
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200303_415_3_eng.txt

Europe's cash and carry sex slaves (by Gaby Rado)
http://www.observer.co.uk/Print/0,3858,4641858,00.html


Albanian connection to the teenage sex slaves in London

By Jason Bennetto Crime Correspondent

The Independent (UK) - 19 June 2003

The Romanian girl was 15 when she was smuggled into Britain. She
arrived in Dover, via Brussels and Ostend, on a hovercraft in July 2001
and was met at Victoria station and taken to a flat in north-west
London. A day later, a man named Mustapha Kadiu, 31, arrived and made
the girl, later known in court as Miss X, phone saunas and massage
parlours to work as a prostitute.

Kadiu, an Albanian who persuaded her to travel to Britain to start a
new life, threatened to kill her if she failed to earn between £400 and
£500 a day, charging £30 for straight sex.

After three months of sexual slavery in London she escaped and went to
police. Kadiu was arrested and convicted of raping her, indecently
assaulting her and of living off immoral earnings. He was sentenced
last December to 10 years in prison.

The plight of the Romanian teenager is an example of the growing power
of Albanian pimps in London and of the booming sex trade involving
girls and women from eastern Europe smuggled to the West. The National
Criminal Intelligence Service (NCIS) says many of the people who are
trafficked into Britain enter the vice trade. Others work as cheap
labour in illicit sweatshops producing counterfeit goods or are brought
in by Chinese "snakehead" gangs to work in restaurants.

Most of those who end up in the vice industry are victims of "some form
of deception, and exploit the lack of opportunities open to women in
source countries", the NCIS says in its assessment of serious and
organised crime.

Traffickers advertise in local newspapers abroad offering jobs as
maids, nannies, bar and catering staff, receptionists, clerical staff,
dancers and entertainers. Even the women who knowingly get involved in
vice are told they will be able to keep their profits.

Women from countries in the former Soviet Union and Balkan regions are
increasingly the victims of kidnap by the traffickers, NCIS says. "In
some rural areas of the Balkans, the fear of kidnap is such that
families keep adolescent girls at home rather than send them to school
or work."

Traffickers use extreme violence, including rape, to control victims.
"In some instances, women have been killed and their bodies dumped in
public places as an example," NCIS adds. In Britain, traffickers strip
victims of all documents so they cannot work elsewhere. Some threaten
to tell their families they are prostitutes.

Over the past decade, violent Albanian criminals have taken control of
75 per cent of prostitution in Soho. Scotland Yard estimates that last
year criminals made £61m from 15 people-smuggling operations that
police detected.

© 2001 Independent Digital (UK) Ltd

Il 28 giugno all'Aia / 1: La battaglia dell'Aia

Il prossimo 28 giugno - giorno di San Vito, storica festa nazionale per il =
popolo serbo
e per tutti i popoli balcanici, che ricordano in quella occasione l'epica b=
attaglia contro
l'occupatore turco-ottomano (1389) - si terra' all'Aia una manifestazione
internazionale contro il "tribunale ad hoc", organizzata da alcune sezioni =
del Comitato
Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic. Nella piattaforma della=

manifestazione si chiede, oltre alla abolizione del paralegale "tribunale",=
il
risarcimento dei danni arrecati dai paesi NATO alla Serbia ed a tutti i cit=
tadini
jugoslavi, vittime della scelta criminale di squartare la RFS di Jugoslavia=
nonche',
ancor piu' direttamente, vittime della infame aggressione militare del 1999=
.

Per inquadrare la manifestazione e le suddette rivendicazioni nel giusto co=
ntesto,
diffondiamo alcuni articoli dei quali raccomandiamo la lettura.

Il primo documento, che riproduciamo di seguito, e' uno stralcio dall'artic=
olo "LA
RIMOZIONE DELLA JUGOSLAVIA", di A. Martocchia (Coordinamento Nazionale per =
la
Jugoslavia), del quale e' prevista l'uscita in due parti nei prossimi numer=
i della rivista
"L'Ernesto" (http://www.lernesto.it).

Ulteriori informazioni sulla manifestazione - in lingua inglese, tedesca o =
serbocroata
- si possono trovare al nostro sito:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/AIA/
oppure ai siti:
http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan Milos=
evic)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)
http://www.slobodan-milosevic.org/ (an independent web site)

---

La battaglia dell'Aia

L'Associazione "Sloboda" assiste nella preparazione della difesa
di Milosevic all'Aia. In quel "Tribunale ad hoc" si sta svolgendo in
questo periodo la fase centrale del "processo" a Milosevic: dopo la
presentazione delle "accuse" e delle "prove" per i tre "capi di
imputazione" (per le guerre in Croazia, in Bosnia ed in Kosovo), si
sta passando adesso alla fase della autodifesa dell'imputato. Per gli
accusatori di Milosevic il "processo", non riuscendo di fatto a
dimostrare la colpevolezza dell'ex presidente, è un fallimento ed è
motivo di estremo imbarazzo e preoccupazione. Contro Milosevic il
"Tribunale" ha usato ogni mezzo di pressione politica, mediatica e
fisica (a causa del suo stato di salute e di cure inappropriate).
Malgrado tutto ciò non sono riusciti spezzare la difesa di Milosevic.
Di fatto, lo "stato d'emergenza" è servito anche ad impedire l'opera
dei collaboratori di Milosevic, e per questo molti osservatori
ritengono che esso sia stato deciso di comune accordo con il governo
DOS da chi "muove i fili" all'Aia.
Il caso del "Tribunale ad hoc per i crimini commessi sul territorio
della ex Jugoslavia" (1) chiarisce molto bene la collateralità di
certe neonate istituzioni penali internazionali ai progetti egemonici
dei paesi imperialisti. Esso è stato fondato nel 1993 dal Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite per l'insistenza del Senatore Albright
(2). Il normale canale per creare un Tribunale come questo, come a
suo tempo ha puntualizzato lo stesso Segretario Generale, avrebbe
dovuto essere "un Trattato Internazionale stabilito ed approvato dagli
Stati Membri che avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in
pieno nell'ambito della loro sovranità" (Rapporto No X S/25704,
sezione 18).
Tuttavia, Washington ha imposto un'interpretazione arbitraria del
Cap.VII della Carta delle Nazioni Unite, che consente al Consiglio di
Sicurezza di prendere "misure speciali" per restaurare la pace in sede
internazionale. Perciò il "Tribunale ad hoc" è una struttura
illegittima e para-legale. Esso è finanziato dai paesi della
NATO, e soprattutto dagli USA (3), in maniera diretta oltreché
attraverso l'ONU, ma anche da altri paesi non proprio neutrali nella
problematica jugoslava, come l'Arabia Saudita, nonché da enti e
personaggi privati, come George Soros.
Il sostegno della NATO al "Tribunale ad hoc" è particolarmente
indicativo delle vere finalità di questa struttura para-giudiziaria.
Secondo l'ex portavoce della NATO Jamie Shea "la NATO è amica del
Tribunale, è la NATO che detiene per conto del Tribunale i criminali
di guerra sotto accusa... Sono i paesi della NATO che hanno procurato
i fondi per istituire il Tribunale, noi siamo tra i più grandi
finanziatori." (4) Oltre ad attestare il sostegno finanziario e la
"amicizia" della NATO - proprio mentre questa bombardava i convogli di
profughi ed il petrolchimico di Pancevo - Jamie Shea rivendica dunque
ad essa il ruolo di "polizia giudiziaria". La quale, come s'è visto
in decine di occasioni, specialmente in Bosnia ma anche nel caso di
Milosevic, opera attraverso colpi di mano e rapimenti, nel corso dei
quali alcuni "sospetti" sono stati persino uccisi - mentre diversi
serbi-bosniaci detenuti all'Aja sono deceduti per presunti infarti e
suicidi.
Il Tribunale dell'Aja ha sistematicamente dichiarato il non
luogo a procedere per le documentate accuse di crimini di guerra mosse
da varie parti alla NATO. La sproporzione tra le incriminazioni nei
confronti di esponenti serbi rispetto a quelle di croati, kosovari
albanesi e bosniaci musulmani, responsabili di gravi crimini, è resa
evidente dai numeri (5). Ancor più evidente è il fatto che dei
tanti "imputati", gli unici con responsabilità eminentemente
politiche siano appartenenti alla parte serba (Milosevic, Milutinovic,
Karadzic) mentre i leader delle fazioni secessioniste sono stati tutti
indistintamente "risparmiati" nonostante (ad esempio) i loro
torbidissimi trascorsi. (6) La "giustizia" del Tribunale dell'Aja è
dunque quella di una parte in causa contro l'altra, il contrario
esatto del "super partes". Il "Tribunale ad hoc", analogamente al
nostro famigerato Tribunale Speciale nel Ventennio, lavora come uno
strumento politico, totalmente sotto controllo dei vincitori, cioè
degli aggressori, devastatori ed invasori della Jugoslavia.
Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo
funzionamento, il Tribunale dell'Aja violi tutti i principi del
diritto internazionale. In sostanza, esso non rispetta la separazione
dei poteri, né la parità fra accusa e difesa, né tantomeno la
presunzione di innocenza finché non si giunge ad una condanna: la
regola 92 stabilisce che le confessioni siano ritenute credibili, a
meno che l'accusato possa provare il contrario, mentre in qualsiasi
altra parte del mondo l'accusato è ritenuto innocente fino a quando
non sia provata la sua colpevolezza (7). Esso formula i propri
regolamenti e li modifica su ordine del Presidente o del Procuratore,
assegnando ad essi carattere retroattivo: attraverso una procedura
totalmente ridicola, il Presidente può apportare variazioni di sua
propria iniziativa o ratificarle via fax ad altri giudici (regola 6)!
Il regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini
preliminari che investighi sulle accuse. Il Tribunale ad hoc utilizza
testimoni anonimi, che si possono dunque sottrarre al confronto con la
difesa; secreta le fonti testimoniali, che possono essere anche
servizi segreti di paesi coinvolti nei fatti. Esso usa la segretezza
anche sui procedimenti aperti (regola 53). Ricusa o rifiuta a proprio
arbitrio di ascoltare gli avvocati della difesa (regola 46), allo
stesso modo dei tribunali dell'Inquisizione; può rifiutare agli
avvocati di consultare documentazione probatoria (regola 66); può
detenere sospetti per novanta giorni prima di formulare imputazioni,
con l'evidente scopo di estorcere confessioni. Dulcis in fundo,
recentemente il "giudice" May si è persino arrogato il diritto,
d'accordo con la "pubblica accusa" Nice, di revisionare la
trascrizione del dibattimento, censurandola allo scopo di impedire la
divulgazione di quegli interventi di Milosevic considerati "ad uso
esterno" e dunque irrilevanti o inopportuni per gli Atti del
"processo".
L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica dalla
"procuratrice" Arbour su pressione di Madeleine Albright proprio
durante la aggressione della NATO, nella primavera del 1999,
nell'ambito della campagna mediatica di demonizzazione della
Jugoslavia e dei suoi dirigenti.
Un tassello, insomma, della più ampia operazione di disinformazione
strategica e guerra psicologica (8). Per la effettiva
cattura di Milosevic, però, dovevano maturare le condizioni politiche
in Jugoslavia. Questo cambiamento è avvenuto solo nell'autunno del
2000, quando a Belgrado si è instaurato il regime-fantoccio
filooccidentale. La rocambolesca cattura di Milosevic è avvenuta
mesi dopo, il 31 marzo 2001: in cambio al nuovo governo sono
stati accordati 50 milioni di dollari già promessi dagli USA. I
dirigenti belgradesi, per ottemperare ai ricatti militari ed economici
degli USA, della Nato e del Tribunale dell'Aja, hanno commesso una
serie di macroscopiche illegalità. Milosevic è stato detenuto per tre
mesi senza che nessuno delle centinaia di testimoni ascoltati avesse
fornito prove a sostegno della pretestuosa imputazione di
"abuso di potere" (diversa da quella di "crimini di guerra" usata
all'Aia). Al termine delle due proroghe della detenzione preventiva,
Milosevic avrebbe dovuto essere scarcerato; invece, un ulteriore,
grande scandalo è stata la modalità della sua "estradizione"
da Belgrado in Olanda, tramite una operazione-lampo illegale ed
anticostituzionale curata dai settori più filo-americani del governo
di Zoran Djindjic (9). Il sequestro ed il trasporto all'Aia su
velivoli della RAF inglese avveniva in base a un decreto del solo
premier e del ministro degli interni, con un governo
dimezzato dal ritiro dei ministri montenegrini; un decreto che
violava, insieme alle Costituzioni jugoslava e serba (10), la
posizione del Parlamento Federale nonché l'orientamento dei partner
di maggioranza e dello stesso presidente jugoslavo Kostunica. Il
giorno dopo il trasferimento di Milosevic, i governanti jugoslavi
ottenevano il loro ulteriore premio: la promessa di 1.360 milioni
di dollari, stanziati dalla "Conferenza dei donatori" alla condizione
della totale privatizzazione dell'economia nazionale.
All'Aia, Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed
inequivocabile: si dichiara prigioniero politico, non riconosce
legittimità al "Tribunale ad hoc", e rifiuta di essere assistito
da avvocati, compresi quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale"
stesso (11). Le prime udienze (tra luglio 2001 e gennaio 2002) sono
state dedicate a problemi procedurali, ma Milosevic non ha mancato
di dire la sua ogni volta che gli è stato concesso di parlare, e
fintantoché il microfono non gli è stato spento in malo modo.
Il 29 ottobre 2001, ad esempio, dopo la lettura della "imputazione
sulla Croazia" ha detto che <<è assurdo accusare la Serbia ed i
serbi per la secessione armata della Croazia, che ha causato una
guerra civile, conflitti e sofferenze per la popolazione civile.>>
Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo", egli ha fatto
notare che essa <<riguarda solamente fatti avvenuti dal 24 marzo alla
fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...) tutto il
pianeta sa che è proprio dal 24 marzo fino alla prima settimana di
giugno compresa che la Nato ha commesso la sua criminale aggressione
contro la Jugoslavia. (...) Se la corte non vuole prendere in
considerazione questi fatti, allora è ovvio che questa non è una
corte ma solamente una parte del meccanismo atto ad eseguire crimini
contro il mio paese e la mia gente. Se quest'ultimo è il caso (...)
e dunque se la corte è parte dell'ingranaggio, allora per piacere,
date lettura ai verdetti che vi è stato detto di formulare e
smettetela di annoiarmi.>>
Dopo la lettura del ?capo d'imputazione? sulla Bosnia-Erzegovina,
Milosevic dichiarava invece: <<Questo testo miserabile che abbiamo qui
ascoltato è l'apice dell'assurdità. Devono darmi credito per la pace
in Bosnia, e non per la guerra. La responsabilità per la guerra in
Bosnia è delle potenze che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro
satrapi in Jugoslavia, e non della Serbia, né del suo popolo, né
della sua politica. Questo è un tentativo...>> Qui il microfono
veniva spento. Ancora, in dicembre, Milosevic si richiamava a fatti
di estrema attualità: <<Per me è assolutamente chiaro il motivo per
cui questo falso pubblico ministero insiste sulla unificazione [dei
tre "capi d'accusa"]. La causa di questo è l'11 Settembre. Loro
vogliono mettere in secondo piano le accuse contro di me sul Kosovo
perché queste inevitabilmente aprono la questione della
collaborazione della amministrazione Clinton con i terroristi nel
Kosovo, compresa la organizzazione di Bin Laden. (...)
Quello che si può trovare sotto la superficie di questi ?capi
d'imputazione? non sono altro che i detriti ed il fango di dieci anni
di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo di demonizzare sia la
Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza, ed anche me
personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perché la guerra
mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo quello
di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo delinquenti,
anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare questo.
Voi oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea
riconobbe la Bosnia-Erzegovina. Questo è stato fatto sotto
l'influenza dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich
Genscher, perchè il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler
attacco' la Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di
simboleggiare, in questo modo, il capovolgimento degli esiti della II
Guerra Mondiale.>>

Il 30 gennaio 2002, Slobodan Milosevic aveva nuovamente l'occasione
di parlare dinanzi alla "corte" dell'Aia:
<<In realtà c'era un piano evidente contro quello Stato di allora che era, =

direi, un modello per il futuro federalismo europeo. Quello Stato era la
Jugoslavia, dove più nazionalità erano comprese in un sistema federativo
che realizzava la possibilità di vivere con pari diritti, con successo, con=

la possibilità di prosperare, svilupparsi e, direi, di essere d'esempio al =

mondo intero di come si può vivere insieme. Per tutto il tempo abbiamo
lottato per la Jugoslavia, per conservare la Jugoslavia. In fondo, tutti i =

fatti comprovano soltanto quello che sto dicendo. E soltanto la
Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora esistente ha conservato la
sua struttura dal punto di vista delle nazionalità.
(...) Con ciò che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica
riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e Mussolini.
Questo grande parlare di "Grande Serbia", di questa presunta idea
che non è mai esistita, non serve altro che a mascherare la creazione
di una "Grande Albania" - quella stessa che crearono Hitler e Mussolini
durante la Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema,
e guardate che cosa si sta facendo adesso, quello che vogliono sottrarre
alla Serbia, al Montenegro ed alla Macedonia - e un domani forse anche
alla Grecia del Nord, quando le relazioni greco-turche saranno messe
alla prova di nuovo per ordine del comune padrone, ed anche quella
sarà per loro una questione da risolvere.>>
Milosevic - uomo politico socialdemocratico, di tradizioni antifasciste
ma possibilista sulla riforma dello Stato socialista in senso "occidentale"=
-
parla qui chiaramente della Jugoslavia di Tito, e la difende! Parla di un
paese nel quale si rifuggiva sia da uno jugoslavismo sovranazionale
"artificiale", sia dal nazionalismo separatista, a favore di una cultura
"sintetica" jugoslava in grado di riunire le preesistenti culture in una
nuova, dinamica, adatta ad uno Stato fondato sui diritti di cittadinanza
e non - come è purtroppo oggi - sulle "identità" etniche o religiose.
Lo spiega Neil Clark recensendo un ottimo libro (12) su questo tema
dello "jugoslavismo", un tema a sua volta "rimosso" dal dibattito
sui Balcani:
<<Negli anni Sessanta questi tentativi di formare una comune identità
jugoslava parevano aver avuto successo. I matrimoni misti indicavano
che un numero sempre maggiore di cittadini si facevano registrare nei
censimenti come jugoslavi. (...) Nel capitolo conclusivo, un'"orazione
funebre" personale per la Jugoslavia, Aleksa Djilas afferma che se
l'Occidente potesse tornare indietro all'inizio degli anni Novanta, le cose=

andrebbero diversamente. Io non ne sono certo. La distruzione di una
nazione militarmente forte e non allineata, sostituita da una serie di
protettorati deboli della NATO e del FMI, conviene perfettamente a
chi governa il nuovo mondo. La verità, come lo stesso Djilas riconosce,
è che fin quando è esistita l'Unione Sovietica, la Jugoslavia aveva una
funzione rispetto all'Occidente, ma una volta abbattuto il muro di Berlino,=

essa era solo d'impaccio. (...) La Jugoslavia, secondo Djilas, "rimane
la più pratica e sensibile, la più anti-distruttiva risposta alla question=
e
nazionale degli Slavi del Sud". Essa è, come affermato da Slobodan
Jovanovic all'epoca dell'attacco delle potenze dell'Asse nel '41, il
modo migliore in cui il popolo balcanico può garantirsi l'indipendenza
e proteggersi dal dominio straniero.>>
Dopo alcune incertezze legate alla intenzione della "procuratrice" Del
Ponte (13) di unificare i tre procedimenti sul Kosovo, sulla Croazia e
sulla Bosnia, il "processo" è stato effettivamente unificato ed è iniziato =

il 12 febbraio 2002. Da allora i mass-media, dopo le prime giornate-shock, =

hanno abbassato il sipario - gradualmente, ma completamente. In Jugoslavia,=

le autorità hanno dapprima impedito il proseguimento della diretta televisi=
va,
poi hanno operato per isolare Milosevic in ogni maniera.
Cosi', oggi soltanto chi è presente in aula può assistere ad uno spettacolo=

veramente surreale (14). Nel confronto con i testimoni, Milosevic
agevolmente rovescia le accuse, spesso mettendo i testimoni stessi in
contraddizione; tanto che qualcuno di questi ritratta, qualcun altro deve
rinunciare a deporre, qualcuno si sente male... Milosevic mette la NATO
sul banco degli imputati come responsabile non solo dei bombardamenti,
ma proprio dell'infame squartamento della RFSJ, ripercorrendo gli atti
diplomatici, politici, e militari a vari livelli compiuti dai paesi
dell'Alleanza. I fatti citati da Milosevic sono fatti storici, ormai, bench=
é
sostanzialmente ignorati o trascurati dai commentatori occidentali e
filo-occidentali. Sono fatti incontrovertibili, e Milosevic, mentre riperc=
orre
pagine e pagine di storia balcanica e mondiale, ne scrive a tutti gli effet=
ti
una nuova, con grande dignità, pur nel completo isolamento - con troppi
nemici e solo pochi amici, nemmeno tutti affidabili, attorno - e nella
disattenzione di giornalisti e "balcanologi" d'ogni sorta.
D'altronde, l'obiettivo degli sponsor del "Tribunale ad hoc" - quello
cioè di fare di Milosevic il capro espiatorio esclusivo e "conclusivo"
per le tragedie di questi anni - può essere realizzato solamente nella
misura in cui le opinioni pubbliche restino ignare di ciò che viene
effettivamente detto nell'aula dell'Aia. È questo silenzio informativo,
come ulteriore momento della campagna strategica di disinformazione
attuata in questi anni, il peggiore nemico della Jugoslavia e delle popolaz=
ioni
che la abitano, l'arma più micidiale adoperata contro di esse.
Se dunque l'operazione di "scaricamento" delle responsabilità in toto sulla=

figura di Milosevic, attraverso l'intera costruzione del processo-farsa del=
l'Aia,
rappresenta di per se un enorme tentativo di "rimozione" di quanto avvenuto=

in questi anni; se essa può offrire ai veri responsabili del "magnum crimen=
"
una grande opportunità per risciacquarsi la coscienza, autoassolversi, e fi=
nanco
sottrarsi al pagamento dei danni dei bombardamenti viceversa accollandoli
sulla stessa Jugoslavia, cioè sulla vera vittima; tuttavia tale abnorme op=
erazione
può avere successo solamente se, a sua volta, sul dibattimento sia di fatto=

calato un sipario, cosicché esso continui a svolgersi solamente dietro le =

quinte, e non ne resti alcuna cronaca. È strano e paradossale, ma tanto
apparente sforzo nella ricerca della "verità sui crimini di guerra in Jugos=
lavia",
tanto materiale accumulato sembra restare alla fin fine inutilizzato o
inutilizzabile per giornalisti, commentatori, studiosi, storici... Eppure è=
cosi':
una rimozione dentro l'altra, come in un gioco di scatole cinesi.
Analogamente alla cancellazione della Jugoslavia dalle cartine geografiche,=

pure i momenti salienti del "processo" a Milosevic vengono dunque ignorati =

dai media. Nessuno ha riportato i dettagli del confronto in aula tra Milose=
vic
e Stipe Mesic, attuale presidente croato ed ex uomo di Tudjman, ne? quelli =

del confronto con l'ex presidente della Slovenia Milan Kucan, benche?
riguardassero i momenti cruciali e drammatici dello scoppio della guerra
fratricida nel 1991. Nessuna cronaca è stata fatta della deposizione di un =

uomo dei servizi, Rade Markovic, chiamato come testimone dell'accusa
ma che poi, in aula, ha dato ragione a Milosevic ed ha dichiarato di essere=

stato sottoposto a pesanti pressioni dal governo serbo attuale affinché
dichiarasse il falso; nessuno ha commentato nemmeno il confronto con
Rugova, che non ha mai avuto il coraggio di guardare Milosevic negli
occhi (15). Per non parlare degli interventi in aula di diplomatici e polit=
ici
occidentali. Nei prossimi mesi, dedicati alla replica dell'accusato, dovreb=
bero
svolgersi molti dibattimenti che vedranno come protagonisti personaggi di
spicco dei paesi NATO, chiamati da Milosevic a testimoniare: i nostri giorn=
ali
ne riporteranno almeno qualche eco?

(A. Martocchia. Tratto da: "LA RIMOZIONE DELLA JUGOSLAVIA", di prossima
pubblicazione sulla rivista L'ERNESTO).


NOTE:
(1) Questo "Tribunale ad hoc" non va confuso con la preesistente
Corte Internazionale atta a dirimere le controversie tra gli Stati,
che ha sempre sede all'Aia ma è organismo ben più legittimato.
(2) La presidentessa del Tribunale, Gabrielle Kirk McDonald, il 5
aprile 1999 veniva insignita di una onoreficenza dalla Corte Suprema
degli USA. In quella occasione essa spiegava senza alcun imbarazzo:
<<Abbiamo beneficiato del forte sostegno dei governi interessati e
degli individui che si sono adoperati, come il Segretario Albright.
[Si noti che i bombardamenti sulla Jugoslavia erano iniziati da pochi
giorni] Come rappresentante permanente alle Nazioni Unite, essa ha
lavorato incessantemente per creare il Tribunale. In effetti, noi
spesso ci riferiamo a lei come alla "madre del Tribunale"...>>
Dunque la "mamma" del Tribunale dell'Aia non è Emma Bonino!
(3) In un comunicato stampa diramato all'Aia il 19 aprile 1999
(JL/PIU/397-E) si legge: <<Per conto del Tribunale Penale
Internazionale per la ex Jugoslavia il Presidente del Tribunale,
giudice Gabrielle Kirk McDonald, ha espresso il suo grande
apprezzamento al governo degli Stati Uniti per la sua concessione di
500mila dollari USA destinati al Progetto Outreach del Tribunale.
Harold Koh, Vice segretario di Stato USA per la democrazia, i diritti
umani ed il lavoro, ha annunciato la donazione in una conferenza
stampa presso il Tribunale venerdì 16 aprile 1999. Questa generosa
contribuzione, che ammonta a più di un terzo del budget complessivo
di Outreach, "consentirà al Tribunale" - come nota lo stesso Vice
Segretario di Stato Harold Koh - "di portare il suo messaggio di
giustizia imparziale non solamente ai governi ed ai rappresentanti
legali dell'ex Jugoslavia, ma, soprattutto, alle famiglie delle
vittime".>> Una dichiarazione tanto nobile da far venire le lacrime
agli occhi, soprattutto se si pensa che questo signore mentre parlava
rappresentava uno Stato - gli USA - che proprio in quei giorni stava
causando dolori enormi e disgrazie a quelle stesse famiglie tramite
i bombardamenti.
(4) Conferenza stampa tenuta il 17 maggio 1999.
(5) Le recenti incriminazioni ed arresti contro alcuni esponenti
minori della "manovalanza" UCK non mutano questo quadro complessivo;
lo stesso vale per l'arresto di Nasir Oric, musulmano della Bosnia
responsabile di micidiali "sortite" delle sue truppe dalla
"enclave protetta" di Srebrenica a danno dei serbi dei villaggi
circostanti nel 1992-1993 - e dunque ben prima dei fatti del 1995
sui quali la stampa internazionale ha tanto insistito, benché la
loro vera dinamica ed entità sia tuttora da chiarire (si veda in
proposito in: Juergen Elsaesser, op. cit.). Nel caso dei croati,
mentre nessun leader politico è stato "incriminato" dall'Aia,
lo Stato croato ha finora negato ogni tipo di collaborazione anche
per i militari responsabili della eliminazione fisica degli
abitanti serbi della Slavonia e delle Krajine.
(6) Franjo Tudjman, oggi defunto, è stato l'autore di testi
revisionisti sul nazismo; Alija Izetbegovic, autore della
"Dichiarazione Islamica" e legato all'Arabia Saudita, all'Iran, al
Pakistan ed a Bin Laden, è sospettato di avere fatto parte dei
filonazisti "Giovani Musulmani" durante la II Guerra Mondiale;
i leader dell'UCK, anche macedone, sono personaggi ricercati
dalle polizie di mezzo mondo per le loro frequentazioni criminali.
Tutti costoro subirono condanne e spesso scontarono pene nella RFSJ
per reati quale l'?istigazione all'odio tra le nazionalità?.
(7) La pagina 11467 degli Atti, relativa alla seduta del 10 ottobre
2002, resterà leggendaria poiché in essa per la prima volta nella
storia un "magistrato" (Richard May) dichiara che la Corte accetta
il "sentito dire" come prova.
(8) La "necessità" di una indagine contro Milosevic
veniva annunciata alla conferenza stampa congiunta tenuta dalla "madre
del Tribunale ad hoc", Albright, e dall'ex-procuratore Louise Arbour
(successivamente sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30
aprile del 1999: si veda il documento ufficiale dell'ufficio del
portavoce del Dipartimento di Stato USA:
http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html .
(9) A sottolineare il vero e proprio affronto operato da questi
agenti della NATO nel governo serbo, ai danni del paese e della sua
stessa dignità e memoria storica, basti guardare al giorno in cui
il sequestro è avvenuto: 28 giugno, una data altamente simbolica per
la nazione serba. Quel giorno, nel 1389 si concludeva la nota
battaglia contro i Turchi; nel 1914 avveniva l'attentato di Sarajevo;
nel 1989 Milosevic teneva il famoso discorso a Kosovo Polje, invocando
la convivenza e la parità tra tutte le etnie (per il testo si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1112 ).
Non è perciò un caso se una manifestazione internazionale contro il
"Tribunale" dell'Aia è stata convocata dal comitato "Sloboda"
all'Aia per il prossimo 28 giugno.
(10) La opinione contraria della Corte Costituzionale è stata
formalizzata il 6 novembre 2001; il testo è stato pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale della RF di Jugoslavia N.70/01 il 28
dicembre 2001.
(11) I cosiddetti "Amici curiae", la cui scarsa serietà è dimostrata
dal fatto che dopo pochi mesi uno di loro ha rilasciato alla stampa
una intervista dicendosi convinto che Milosevic sarà condannato, e
per questo è stato sostituito nell'incarico in seguito alle proteste
di Milosevic.
(12) Neil Clark sul "New Statesman" del 28 aprile di quest'anno
a proposito del libro: "Yugoslavism: histories of a failed idea
(1918-1992)" di Dejan Djokic (editor), Hurst & co., 369 pagine, ISBN
1850656630.
(13) La strana carriera di Carla Del Ponte risalta dalla clamorosa
intervista di J. Elsaesser al testimone-chiave nella vicenda
Mabetex/Pacolli, Felipe Turover, che ha accusato la Del Ponte di avere
insabbiato l'inchiesta e di aver messo a repentaglio la vita dei
testimoni (KONKRET, dicembre 2002. In italiano su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137 ).
(14) È oggi pero' possibile seguire le udienze via internet sui siti:
http://www.domovina.net/Icty/eng/room1.ram
http://hague.bard.edu/video.html
http://tribunal.freeserbia.com
Anche le trascrizioni, che ormai ammontano a molte migliaia di pagine, sono=

reperibili su vari siti internet.
(15) ''Hussein e Milosevic ... in quanto dittatori si assomigliano. Il prob=
lema che si
pone il mondo civile è quello di annullare le potenzialita' dei dittatori, =
per andare
sempre più verso la democrazia''. Ad un'altra domanda, Rugova ha risposto: =
''Noi
kosovari dobbiamo ringraziare Dio per l'intervento della Nato che è servito=
a salvare
un popolo e una civiltà''. (ANSA 13/02/2003).

Il 28 giugno all'Aia / 2

In vista della prossima manifestazione internazionale dell'Aia, indetta con=
tro il
"Tribunale ad hoc" e per la liberazione di Slobodan Milosevic, il coraggios=
o quotidiano
berlinese JUNGE WELT pubblica oggi, 18/6/2003, un intero inserto speciale
sull'argomento.
Di seguito la traduzione in lingua italiana di uno dei contributi ivi conte=
nuti.

CI SONO ANCORA CELLE LIBERE...

Slobodan Milosevic primo prigioniero di guerra del Nuovo Ordine Mondiale
(di Jürgen Elsässer)

Un criminale, letteralmente: in un solo anno le sue bande hanno ammazzato 1=
027
persone e ne hanno fatte sparire altre 945. Nello stesso anno - si noti ben=
e: in un
anno di pace, nel quale non ci sono stati scontri militari - in base ai dat=
i della Croce
Rossa Internazionale le sue truppe speciali hanno rastrellato almeno 180mil=
a
persone. L'Aia ha a disposizione documentazione in base alla quale, da soli=
, i suoi
killer avrebbero fatto fuori ben sei rivali politici. Dalla sua capitale so=
no scomparse, in
un solo mese, 100 giovani donne e ragazze - costrette ad entrare nel giro d=
ella
"tratta delle bianche".

E' bene che contro un criminale simile sia finalmente celebrato il processo=
? Lo
sarebbe certo. Il suddetto altri non e' che Hasim Thaci, capo della guerrig=
lia
kosovaro-albanese UCK. I crimini menzionati li ha commessi dopo che le "pot=
enti
truppe di pace" della NATO sono entrate in Kosovo con ben 40mila soldati ne=
l giugno
1999. Nella capitale Pristina i suoi gangster controllano tutto. "Di ogni =
bistecca che
mi mangio Thaci ricava 50 centesimi", ha dichiarato un poliziotto ONU di na=
zionalita'
tedesca all'Hamburger Abendblatt, nel marzo 2000.

Niente puo' illustrare la faziosita' del Tribunale per i crimini di guerra =
dell'Aia meglio
del fatto che questo Thaci, libero, tuttora ha gran voce in capitolo in Kos=
ovo. E
nemmeno altri simili criminali sono mai stati presi: pensiamo al presidente=
croato
Franjo Tudjman ed al suo collega bosniaco-musulmano Alija Izetbegovic, oppu=
re ai
loro comandanti d'arma.
Viceversa, da parte serba sono finiti subito nelle celle dell'Aia tre ex ca=
pi di Stato - la
presidentessa serbo-bosniaca Biljana Plavsic, il presidente serbo Milan Mil=
utinovic ed
il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic. Da anni, in tutti i Balcani, co=
mmandos
pesantemente armati sono alla ricerca del predecessore della Plavsic, Radov=
an
Karadzic, e del comandante dell'esercito serbo-bosniaco, Ratko Mladic.

Questa edizione straordinaria della JUNGE WELT non vuole convincere il lett=
ore della
innocenza - ad esempio - di Milosevic. Questo non sarebbe possibile in otto=
pagine.
E soprattutto: sarebbe assurdo voler giudicare in merito guardando da una
prospettiva tedesca. La Germania, che nell'ultimo secolo ha invaso la Serbi=
a e la
Jugoslavia per ben tre volte, non e' proprio il posto giusto per ergersi a =
giudici,
foss'anche soltanto dal punto di vista giornalistico. Questo possono farlo =
semmai
quelli che, nel corso degli ultimi 13 anni, hanno sofferto l'indicibile ins=
ieme oppure
sotto a Milosevic. I serbi, i croati ed i musulmani, che oggi al di la' di =
tutte le
contraddizioni comunque si ritrovano uniti nel loro dolore, nella loro pove=
rta' e nella
loro mancanza di giustizia, potranno valutare molto meglio di noi chi e' co=
lpevole di
questo stato di cose: se il Nemico Pubblico Numero Uno oppure quelli che ha=
nno
distrutto la Jugoslavia dall'esterno. Un paese multiculturale, la potenza e=
conomica
piu' forte nel blocco dei Non-Allineati, un affascinante sistema misto di c=
apitalismo e
socialismo, ridotto nel corso di pochi anni a teatro di una mattanza, a "zo=
o" etnico, a
deserto del dominio colonialista neoliberista. In fondo, sono rimasti truff=
ati anche
quelli che si erano fatti forti della benedizione occidentale: "Denaro croa=
to in tasche
croate ed un fucile croato su spalla croata" era uno degli slogan dei seces=
sionisti di
Zagabria all'inizio degli anni Novanta. Oggi il denaro croato e' in tasche =
tedesche, e
sulle spalle croate si portano fucili americani. "Il primo criminale di gue=
rra che
andrebbe giudicato dinanzi ad un tribunale e' il ministro degli esteri tede=
sco Hans-
Dietrich Genscher", dichiaro' il giornalista britannico David Binder gia' n=
el 1992 al
"Presseclub" della rete televisiva ARD. Attraverso il riconoscimento diplom=
atico e le
forniture di armi a favore dei secessionisti, il governo federale aveva cau=
sato
l'escalation della crisi, trasformandola in guerra.

Ma di questo non e' il caso di parlare piu' - l'unico colpevole e' Milosevi=
c, "pars pro
toto" per tutti i serbi... E quelli che prima formulavano ancora obiezioni =
o
quantomeno facevano domande, vengono costretti continuamente a cimentarsi c=
on
nuove sfide e difficolta': nel 1999 dimostrammo, impotenti, contro il bomba=
rdamento
della Jugoslavia, nel 2001 contro la campagna d'Afghanistan, nel 2003 contr=
o
l'occupazione dell'Iraq... La ruota sanguinosa della Storia gira sempre piu=
'
velocemente: ieri hanno deciso che la Germania dovra' essere difesa sull'Hi=
ndukutsch
(in Asia Centrale), oggi l'esercito europeo entra nel Congo, per domani gli=
USA
annunciano guerra preventiva contro l'Iran e la Corea del Nord. Dovremmo ad=
esso
accodarci alle bugie propagandistiche di Rumsfeld, secondo il quale a Piong=
yang
starebbero pianificando un nuovo 11 Settembre ed i Mullah depositerebbero b=
ombe
nella stazione centrale di Dresda? Li' dove c'e' un pacifico coniglio ad ai=
zzare gli
animi, ecco arrivare subito il falco pronto alla guerra. In questo modo non=
vinceremo
mai.

"Chi controlla il passato, controlla il futuro", e' il motto del Grande Fra=
tello nel "1984"
di Orwell. Percio' non possiamo lasciare all'Impero l'esclusiva nella inter=
pretazione del
passato. Il passato del Nuovo Ordine Mondiale e' stata la distruzione della=
Jugoslavia.
Con quella e' incominciato tutto. La guerra del 1999, condotta al di fuori =
di ogni
mandato ONU, e' stata il segnale d'avvio per tutte le guerre a venire. Le c=
arceri
dell'Aia, edificate dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU benche' non ne aves=
se facolta',
in base allo statuto dell'ONU, sono il modello per la punizione illegittima=
di tutti quelli
che criticano. Li' finiscono quelli che non sono disposti ad aprire la prop=
ria economia
nazionale alle grandi multinazionali occidentali. Sotto Milosevic vigeva un=
a legge, in
base alla quale l'amministrazione di una azienda poteva decidere da sola se=
l'azienda
potesse essere messa in vendita, ed a chi. Questa legge va contro il princi=
pale tra i
diritti umani del Nuovo Ordine Mondiale: il diritto umano allo sfruttamento=
! Per
questa ragione il presidente jugoslavo e' rinchiuso all'Aia.

Non c'e' ragione per essere ottimisti. Tanto meglio Milosevic riesce a dife=
ndersi, tanto
piu' sicuramente egli dovra' trascorrere il resto dei suoi anni in prigione=
. Non ci
facciamo illusioni che la nostra piccola manifestazione possa tirarlo fuori=
di li'. Noi in
effetti vogliamo solamente mostrare di non aver dimenticato. Non abbiamo
dimenticato il prigioniero. Non abbiamo dimenticato la Jugoslavia. E soprat=
tutto: non
abbiamo dimenticato noi stessi. Noi sappiamo che ci sono ancora celle liber=
e per noi.
Ne siamo fieri. E' la dimostrazione: siamo ancora vivi. Loro hanno paura: e=
ccoci di
nuovo, noi.

Noi, gli jugoslavi di tutti i paesi.

Demo in Den Haag / Heutige Beilage der "jW"

1. Alle zur Demo an VIDOVDAN nach Den Haag!!
2. Demo-Aufruf + Links zu weitere Infos

3. Aus der 18.6.2003 Ausgabe der "Jungen Welt" (Berlin):
ES SIND NOCH ZELLEN FREI
Slobodan Milosevic ist der erste Kriegsgefangene der Neuen Weltordnung.
Von Jürgen Elsässer


=== 1 ===


Da: Jürgen Elsässer
Data: Ven 6 Giu 2003 19:17:18
Oggetto: Alle zur Demo an VIDOVDAN nach Den Haag!!

*** bitte weiterverbreiten ***

Liebe Freundinnen und Freunde,
dragi prijatelji!

Ich behellige Euch zum ersten Mal mit einem Demonstrationsaufruf, weil ich
nicht sicher bin, ob er Euch auf anderem Weg erreicht. Die "freie Presse"
wird die Sache wohl boykottieren, sowohl in Deutschland wie in Serbien.

Also: Am 28. Juni gibt es in Den Haag eine internationale Demonstration.
Anlaß ist der zweite Jahrestag des Kidnappings von Milosevic, Forderung
seine Freilassung und die Auflösung des Tribunals.

Über die Bewertung der Person Milosevics und seiner Politik werden wir uns
wohl nie einig werden. Aber eines ist klar: Mit ihm ist in Den Haag ganz
Serbien angeklagt. Die Serben sollen für alles verantwortlich gemacht
werden, was in den letzten 13 Jahren auf dem Balkan passiert ist, damit
niemand über die Schuld der Herren Genscher, Fischer, Schröder sowie
Clinton, Blair, Solana etc. spricht.

Den Aufruf zur Demonstration mit Unterzeichnerliste sowie Ort/Zeit etc.
findet Ihr unten. Takodje na srpskom.

Zumindest von Berlin und Hannover aus fahren Busse nach Den Haag, die abend=
s
zurückkehren (das erspart die Übernachtung).

Koordination Berlin: Gordana, Tel. (030) 390 30 796,
Email gordana.m-k@...
Koordination Hannover:
Dr. Liljana Verner, Hannover, Tel: +49 (0) 511 - 579571,
Email: LJVerner@...
Koordinacija Beograd: E-MAILA SLOBODAVK@...,
TELEFONOM +381 63 8862 301, ILI FAKSOM +381 11 630 549.

GANZ WICHTIG: Die Tageszeitung JUNGE WELT, für die ich seit Jahresanfang
wieder arbeite, bereitet eine Sonderbeilage zur Demonstration vor, die am
18. Juni erscheint. Darin alles zum Prozeß gegen Milosevic, mit Beiträgen
von Ramsey Clark, Cathrin Schütz, Rüdiger Göbel, Klaus Hartmann, Jürgen
Elsässer, eventuell Peter Handke. Und letzte Infos zur Demo.

DIESE BEILAGE KÖNNT IHR IN ZUSATZAUFLAGE BESTELLEN und damit für die
Demonstration werben. Schickt zu diesem Zweck am besten schon nächste Woche=

einen Briefumschlag mit 10 Euro (Mindestsumme) und Eurer Adresse an JUNGE
WELT, z.Hd. Peter Borak/Stefan Huth, Karl-Liebknecht-Straße 32, 10178
Berlin. Kennwort: Milosevic-Beilage. Ihr erhaltet dann postwendend 50 - 100=

Stück zugesandt.

(...)

Srdacno!

Jürgen Elsässer


=== 2 ===


JUGOSLAWIEN, AFGHANISTAN, IRAK?.WELCHES LAND ALS NÄCHSTES? STOPPT DIE
USA!

FREIHEIT FÜR SLOBODAN MILOSEVIC!

Aus Anlass des zweiten Jahrestages der Entführungdes ehemaligen Präsidenten=

von Jugoslawien rufen wir auf zu einer Internationalen Demonstration in Den=

Haag/Niederlande am Samstag, den 28. Juni, 2003,

Beginn 14 Uhr: Kundgebung vor dem ?Tribunal?, Churchill Plein 1, Übergabe
einer Petition an das ?Tribunal, anschließend Protestmarsch zur Haftanstalt=

in Scheveningen, Pompstatiosweg 46 A, Solidaritätsbotschaft an Slobodan
Milosevic und Abschlusskundgebung(Live-Schaltung zur zeitgleichen
Kuba-Solidaritätsdemonstration in Rom)

Verleumdet von Anfang an, haben Slobodan Milosevic, die Sozialistische
Partei Serbiens und alle patriotischen Kräfte Widerstand geleistet gegen di=
e
Zerschlagung Jugoslawiens in schwache, ethnisch separierte Territorien,
gegen die Beherrschung durch IWF und Weltbank, gegen das Eindringen der
Mcdonald-Kultur und gegen die NATO-gesteuerten rassistischen Terrortruppen,=

die zynisch als Freiheitskämpfer getarnt wurden. Gerade wegen dieses
prinzipiellen Widerstands hat die NATO ihn in Den Haag vor das ?Tribunal?
gestellt.

In diesem Verfahren weigert sich Präsident Milosevic, Kompromisse zu machen=
,
um sich selbst zu retten. Stattdessen entlarvt er unablässig die von der
NATO und ihren Handlangern gegen Jugoslawien begangenen rassistischen
Gewaltverbrechen.

Der Sturz von Slobodan Milosevic war ein ?Regimewechsel? made in USA.
Inzwischen wird Jugoslawien unter der Vorherrschaft von USA und Deutschland=

wirtschaftlich, sozial und kulturell verwüstet. Präsident Milosevic ist zum=

ersten politischen Gefangenen der so genannten ?Globalisierung? der
kapitalistischen Ausbeutung geworden. Durch das Kidnapping und das
?Strafverfahren? des früheren demokratisch gewählten Präsidenten eines
souveränen Staates haben die NATO und ihr ?Tribunal? einen gravierenden
Präzedenzfall für die Zerstörung der Souveränität der Staaten geschaffen.

Nach den militärischen Invasionen in Afghanistan und Irak fahren die USA un=
d
ihre Verbündeten fort, andere souveräne Nationen durch wirtschaftliche
Sanktionen, Drohungen mit Massenvernichtungswaffen und
Destabilisierungsversuche mit Hilfe von ?dissidenten? und ?oppositionellen?=

Kräften, die vom Ausland her organisiert werden, erpresserisch und gewaltsa=
m
zur Unterwerfung zu zwingen.

Wir, die Unterzeichner dieses Aufrufs sind der Meinung, dass es für künftig=
e
Kämpfe der Friedens- und sozialen Bewegungen gegen die Gefahr des Krieges
unerlässlich ist, den Widerstand gegen diese kolonialistischen Kräfte
beharrlich und konsequent fortzusetzen. Wir lassen nicht nach, gegen früher=
e
Akte der Aggression und ihre Fortsetzung in Form von Besatzung und
Unterwerfung der betroffenen Länder und des Ausverkaufs ihres Volksvermögen=
s
und ihrer Ressourcen an transnationale Konzerne zu protestieren. Wir
bestreiten diesen Besatzern das Recht, irgendwelche ?Strafverfahren? gegen
führende Politiker der von ihnen kolonisierten Territorien durchzuführen.

Eingedenk der Urteile, die von unabhängigen Volkstribunalen in Berlin und
New York gegen NATO-Führer wegen Führung eines Angriffskrieges und
Kriegsverbrechen gegen das ehemalige Jugoslawien ergangen sind, appellieren=

wir an alle ehrlichen Menschen, gleich welcher politischen Überzeugung und
sozialen Stellung, sich der Demonstration anzuschließen, um zu fordern:

? Abschaffung des illegalen Haager ?Tribunals?, eines Instruments der
Aggression und Okkupation

? Freilassung von Slobodan Milosevic, der durch seine hervorragende
Verteidigung gezeigt hat, dass er nur angeklagt wird, um die öffentliche
Aufmerksamkeit von den NATO-Kriegsverbrechen und ausländischen Vorherrschaf=
t
abzulenken, die seinem Volk aufgezwungenen wurde.

? Reparationszahlungen der Nato-Regierungen, die für alle Schäden
verantwortlich sind, die durch ihren Angriffskrieg gegen Jugoslawien
verursacht worden sind.

Ramsey Clark, ehemaliger Justizminister der USA, Rechtsanwalt, Kopräsident
des Internationalen Komitees für die Verteidigung von Slobodan Milosevic
(ICDSM); Prof. Dr. Velko Valkanov, Kopräsident des ICDSSM, Vorsitzender de=
s
Bulgarischen antifaschistischen Verbandes und Vorsitzender des Bulgarischen=

Komitees für Menschenrechte, Sofia/Bulgarien; Christopher Black,
Toronto/Canada, Rechtsanwalt, Vorsitzender des Rechtskomitees und
Vizepräsident des ICDSM; John Catalinotto, International Action Center, Ne=
w
York; Neil Clark, Journalist, Oxford; Mick Collins, Schriftsteller/Lehrer=
,
Paris/France; Michel Collon, Journalist and Author, Belgien; Heather
Cottin (Witwe von Sean Gervasi), Freeport, New York, International Action
Center, New York; Paul De Marco, Richmond Hill/Canada; Sara Flounders,
International Action Center, New York; Fulvio Grimaldi, Journalist and
Filmregisseur, Vizepräsident des ICDSM, Rom; Klaus Hartmann,
Bundesvorsitzender des Deutschen Freidenkerverbandes und Vizepräsident des
ICDSM Offenbach; Ralph Hartmann, ehem. Botschafter in Jugosalwien und
Author, Berlin; Arlene Johnson, Saint John/Canada; Vladimir Krsjlanin,
Sekretär des ICDSM und von SLOBODA/Freedom Association, Belgrad; Gordana
Milanovic-Kovacevic, Berlin; Sima Mroavitch, PhD, Paris; Michael Parenti,=

Ph.D., Author und Dozent, USA; Milosav Popadic, Helsingborg/Schweden; Rol=
f
Priemer, Chefredakteur von ?Unsere Zeit?, Bonn; Klaus von Raussendorff,
Journalist, Bonn; George Szamuely; Journalist, USA; Nico Steijnen,
Rechtsanwalt, Den Haag; Wil van der Klift, Chefredakteur von ?Manifest?,
Den Haag; Dr Ljiljana Verner, Ärztin, Vizepräsidenten der Serbischen
Diaspora in Deutschland, Hannover; Dr. Mimi Vitkova, ehemalige Ministerin
für Gesundheit, Sofia/Bulgarien; Nikola Zivkovic, Journalist, Berlin;

WEITERE INFOS:

Kontakt fuer Deutschland:

Dr. Liljana Verner, Hannover, Tel: +49 (0) 511 - 579571,
Email: LJVerner@...

Ueber die 28.6 Demo in Den Haag siehe auch:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/AIA/
Deutsch:
Den Haag: Demo am Samstag, 28. Juni 2003
... HaagDemo-Flugi.doc
Verschiedenes ueber die Demo am 28.5.2003
... aikor29.5.03.txt

http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)

http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan Milos=
evic)

http://www.wpc-in.org/ (world peace council)

http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)

http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)

http://www.slobodan-milosevic.org/ (an independent web site)


=== 3 ===


Aus der 18.6.2003 Ausgabe der "Jungen Welt" (Berlin):

Es sind noch Zellen frei

Slobodan Milosevic ist der erste Kriegsgefangene der Neuen Weltordnung. Von=

Jürgen Elsässer


Ein Verbrecher, wie er im Buche steht: In einem einzigen Jahr ermordeten
seine Schergen 1.027 Menschen und verschleppten 945 weitere. Im selben
Jahr - wohlgemerkt: einem Friedensjahr, ohne militärische
Auseinandersetzungen - wurden nach Angaben des Internationalen Roten Kreuze=
s
mindestens 180.000 Menschen von seinen Sonderkommandos vertrieben. Den Haag=

verfügt über eine Akte, nach der seine Killer allein sechs politische
Rivalen ausgeschaltet haben. In seiner Hauptstadt verschwanden in einem
einzigen Monat 100 junge Frauen und Mädchen - Sexsklavinnen für den
Fleischmarkt.

Gut, daß einem solchen Kriminellen endlich der Prozeß gemacht wird? Schön
wär's. Bei dem Genannten handelt es sich um Hashim Thaci, den Chef der
kosovo-albanischen Guerilla UCK. Die erwähnten Verbrechen verübte er,
nachdem eine "robuste Friedenstruppe" der Nato im Juni 1999 mit 40.000
Soldaten in den Kosovo eingerückt war. In der Hauptstadt Pristina
kontrollieren seine Revolvermänner alles. "Von jedem Schnitzel, das ich hie=
r
esse, bekommt Thaci 50 Pfennig", berichtete ein deutscher UN-Polizist dem
"Hamburger Abendblatt im März 2000.

Nichts illustriert die Parteilichkeit des Kriegsverbrechertribunals in Den
Haag besser als die Tatsache, daß dieser Thaci weiterhin in Freiheit und im=

Kosovo das große Wort führt. Auch andere Räuberhäuptlinge wurden nie
belangt, etwa der kroatische Präsident Franjo Tudjman und sein
bosnisch-muslimischer Amtskollege Alija Izetbegovic, samt ihrer Heerführer.=

Von serbischer Seite dagegen sind gleich drei frühere Staatsoberhäupter in
Haager Zellen gelandet - die bosnisch-serbische Präsidentin Biljana Plavsic=
,
der serbische Präsident Milan Milutinovic und der jugoslawische Präsident
Slobodan Milosevic. Nach Plavsics Vorgänger Radovan Karadzic und dem
Oberbefehlshaber der bosnisch-serbischen Armee Ratko Mladic fahnden seit
Jahren schwerbewaffnete Fahndungskommandos auf dem ganzen Balkan.

Diese Sonderausgabe der ?jungen Welt? will die Leser nicht davon überzeugen=
,
daß zum Beispiel Milosevic unschuldig ist. Das wäre auf acht Seiten gar
nicht möglich. Vor allem: Es wäre anmaßend, dies gerade aus deutscher Sicht=

beurteilen zu wollen. Deutschland, das im letzten Jahrhundert drei Mal über=

Serbien und Jugoslawien hergefallen ist, ist nicht der richtige Ort, um übe=
r
die Geschundenen auch noch zu Gericht zu sitzen, und sei es auch nur
publizistisch. Das ist allein der Sache derjenigen, die mit oder unter
Milosevic gelebt und in den letzten 13 Jahren Unsägliches erlitten haben.
Die Serben, Kroaten und Muslime, die heute bei allen Gegensätzen doch in
ihrer Trauer, ihrem Elend und ihrer Entrechtung vereint sind, werden besser=

feststellen können als wir, wer an diesem Zustand die Schuld trägt: Der
Public Enemy No. 1 oder diejenigen, die Jugoslawien von außen zerstört
haben. Ein multikulturelles Land, die stärksten Wirtschaftsmacht der
Blockfreien-Bewegung, ein attraktives Mischsystem aus Kapitalismus und
Sozialismus wurde innerhalb weniger Jahre in ein Schlachtfeld, einen
Ethnozoo, ein Wüste neoliberaler Kolonialherrschaft verwandelt. Am Schluß
wurden auch die betrogen, die mit den westlichen Siegern gemeinsame Sache
gemacht hatten. ?Kroatisches Geld in kroatischen Taschen und ein kroatische=
s
Gewehr auf einer kroatischen Schulter? war ein Slogan der Zagreber
Sezessionisten Anfang der neunziger Jahre. Heute ist das kroatische Geld in=

den deutschen Taschen, und auf kroatischen Schultern werden amerikanische
Gewehre getragen. ?Der erste Kriegsverbrecher, der vor einem Tribunal zu
erscheinen hätte, ist der deutsche Außenminister Hans-Dietrich Genscher?,
sagte der britische Journalist David Binder schon 1992 im ARD-Presseclub.
Die Bundesregierung hatte durch die diplomatische Anerkennung und
militärische Hochrüstung der Sezessionisten die Krise zum Krieg eskaliert.

Aber darüber soll nicht mehr diskutiert werden ? schuldig ist allein
Milosevic, pars pro toto für alle Serben. Und die früher noch Einwände
hatten oder wenigstens Fragen stellten, werden in ständig neue
Auseinandersetzungen gezwungen und zermürbt: 1999 demonstrierten wir
ohnmächtig gegen die Bombardierung Jugoslawiens, 2001 gegen den afghanische=
n
Feldzug, 2003 gegen die Okkupation des Irak. Immer schneller dreht sich das=

blutige Rad der Geschichte: Seit gestern soll Deutschland am Hindukusch
verteidigt werden, heute marschiert die Euro-Armee in den Kongo ein, für
morgen kündigen die USA den Präventivkrieg gegen Iran und Nordkorea an.
Sollen wir uns jetzt für Rumsfelds Propagandalügen wappnen, daß in Pjöngjan=
g
ein neuer 11. September geplant wird und die Mullahs Bomben im Dresdner
Hauptbahnhof legen? Wo immer der friedliche Hase hinhetzt, ist der
kriegerische Igel schon da. So können wir nicht gewinnen.

?Wer die Vergangenheit beherrscht, beherrscht die Zukunft?, ist das Motto
von Big Brother in Orwells ?1984?. Wir dürfen dem Imperium also nicht die
Deutungshoheit über die Vergangenheit überlassen. Die Vergangenheit der
Neuen Weltordnung ? das ist die Zerstörung Jugoslawiens. So hat alles
begonnen. Der Krieg 1999, geführt ohne UNO-Mandat, war die Blaupause für
alle kommenden Kriege. Die Kerker von Den Haag, eingerichtet vom
UN-Sicherheitsrat entgegen seiner Befugnisse aus dem UN-Statut, ist das
Modell für die völkerrechtswidrige Abstrafung aller Kritiker. Dort enden
diejenigen, die nicht bereit sind, ihre Volkswirtschaft den großen
westlichen Konzernen zu öffnen. Unter Milosevic war Gesetz, daß die
Belegschaft eines Unternehmens selbst bestimmen kann, ob es verkauft wird
und an wen. Das verstößt gegen das wichtigste Menschenrecht der Neuen
Weltordnung, das Menschenrecht auf Ausbeutung. Deswegen sitzt der
jugoslawische Präsident in Den Haag.

Zu Optimismus besteht kein Anlaß. Je besser sich Milosevic verteidigt, um s=
o
sicherer wird er in der Zelle verfaulen. Wir machen uns keine Illusionen,
daß und unsere kleine Demonstration ihn dort herausholen wird. Wir wollen
eigentlich nur zeigen, daß wir nicht vergessen haben. Wir haben die
Gefangenen nicht vergessen. Wir haben Jugoslawien nicht vergessen. Vor
allem: Wir haben uns nicht vergessen. Wir wissen, daß für uns noch Zellen
frei sind. Darauf sind wir stolz. Es beweist: Wir leben noch. Sie haben
Angst: Wir kommen wieder.

Wir, die Jugoslawen aller Länder.

Neonazismo: il Vaticano e la Croazia (6)


STRALCI DEL PROCESSO ALL?ARCIVESCOVO CROATO
ALOJZIJE STEPINAC
svoltosi a Zagabria dal 30 settembre al 3 ottobre 1946

Dal libro di Branimir Stanojevic
?ALOJZIJE STEPINAC, ZLOCINAC ILI SVETAC?
stampato a Belgrado nel 1985 da ?Nova Knjiga?


(........)
Il Presidente della Corte: Se non avevate una buona opinione di lui (Ante P=
avelic,
N.d.T.) perché non avete avvertito i vostri credenti, almeno loro, che stav=
ano andando
verso la catastrofe, che si stavano esponendo troppo a favore del regime us=
tascia, che
commettevano dei crimini e vendevano le loro anime? (D?altronde, non credo =
che
persone come Filipovic-Majstorovic possano salvare la loro anima dopo aver =
sgozzato
migliaia di uomini) Credo che fosse Suo dovere avvertire le Sue pecorelle d=
i non fare
così, di non collaborare con gli ustascia - non era forse questo il Suo com=
pito, e non
di versare olio sul fuoco...? Io credo che questo dovesse essere il Suo pri=
ncipale
compito.
L?accusato A. Stepinac: La mia coscienza è a posto in questo.
Il Presidente: Non ho il diritto di accusare la Sua coscienza, essa è una S=
ua questione
personale e non vìolo essa. Lei risponde ad un tribunale che stabilirà se s=
ussiste il
Suo atto di colpevolezza o no, e nella coscienza io non entro...
L?accusa: (all?accusato) Parla della Sua coscienza ustasciode, umana o di a=
rcivescovo?
L?accusato: La mia coscienza umana.
(................)
Il Presidente: Ecco qui ?La voce di S. Antonio? di Sarajevo (giornale relig=
ioso, N.d.T.).
(Il Presidente legge) ?In Croazia ci sono oltre 30.000 ebrei. Solo a Zagabr=
ia ce ne sono
12.000?. ?La voce di S. Antonio? esamina questioni politiche e razziali, op=
pure è un
giornale religioso?
L?accusato: Giornale di Sarajevo... (alzando le spalle).
Il Presidente: ... Noi abbiamo letto prima alcuni stralci di ?Hrvatska stra=
za? (La guardia
croata) che già prima dell?occupazione inneggiava e propagava idee fasciste=
,
preannunciando la vittoria tedesca. Sapeva di questo? Lo leggeva?
L?accusato: Sì, prevalentemente lo leggevo.
Il Presidente: Che si può dedurre da ciò se non che Lei acconsentiva a ques=
to operato?
L?accusato: (non risponde)
Il Presidente: Ha impartito la benedizione a ?La guardia croata??
L?accusato: Sì, è la mia firma.
Il Presidente: (.......) Milan Beluhan scrive che non ci sono più ?Litije? =
(processioni
ortodosse, N.d.T.) (....) perché i ?krizari? (crociati) dichiaravano che ch=
iunque non si
fosse convertito al cattolicesimo sarebbe stato liquidato. Sicuramente Lei =
leggeva i
giornali cattolici?
L?accusato: Sì.
Il Presidente: In ogni numero di ?Domenica? si trovano degli articoli in cu=
i i ?crociati?
invitano a confluire nelle file tedesche... Perciò è evidente che la stampa=
cattolica si
impegnava soltanto per gli ustascia. E? consapevole di questo?
L?accusato: Non ho niente da rispondere. (sorrisi nell?aula)
(......)
Il Presidente: Ha mai rimproverato i ?crociati? per la loro attività?
L?accusato: Questo è un nostro affare interno.
Il Presidente: Non è un affare interno ma un reato, e come tale non può ess=
ere un
affare interno.
L?accusato: (tace)
Il Presidente: Ha partecipato al pellegrinaggio dell?indulgenza a Marija Bi=
strica
(cittadina vicino Zagabria) nel 1941?
L?accusato: Sì.
Il presidente: Si ricorda che in quel pellegrinaggio venivano portate cinqu=
e candele?
Non si ricorda? Non ha letto cosa scriveva di questo ?La voce croata? del 1=
5.7.1941?
Simbolicamente, che cosa significavano le cinque candele?
L?accusato: Di questo non so niente.
Il Presidente: (legge) ?La voce croata? dice: ?Due candele erano per il rit=
orno di Pavelic,
due per i suoi ustascia rimpatriati ed una con la Sua foto per la felicità,=
la salute e il
benessere di Pavelic?.
L?accusato: (tace)
Il Presidente: Lei è stato al pellegrinaggio a M. Bistrica nel 1942? Ha pre=
dicato allora
questo che risulta dall?accusa?
L?accusato: Non ricordo.
Il Presidente: (legge sul ?Giornale cattolico? che ad una festa per i crede=
nti viene loro
sollecitata la preghiera per quelli che stanno al potere)... Dunque, questa=
gente
semplice era costretta a pregare per i capi che erano al servizio del gover=
no ustascia,
per i Boban, i Lisak, i Luburic e in particolare per Pavelic?
L?accusato: Non ho fatto nessun favore.
Il Presidente: Come no! Anche se un tale discorse fosse tenuto da un sempli=
ce
ustascia, avrebbe la sua influenza. Tanto più quando viene pronunciato
dall?arcivescovo di Zagabria e metropolita croato, il personaggio più poten=
te
dell?episcopato cattolico. Avrà certo più forza di un discorse pronunciato =
da un
ustascia semi-intellettuale come Boban.
L?accusato: (tace)
Il Presidente: E tutto questo nel periodo in cui gli ustascia sgozzavano la=
gente?!
L?accusato: (tace)
(.......)
Il Presidente: Ha partecipato al pellegrinaggio a M. Bistrica nel 1944?
L?accusato: Credo di sì.
Il Presidente: Dunque sì. In tale occasione ha pronunciato il discorso cita=
to nell?atto
d?accusa.
L?accusato: Sì.
Il Presidente: (legge) ?Madre di Dio di Bistrica, perdonaci e aiutaci...?. =
Dunque, dal
titolo risulta un?omelia religiosa, che dovrebbe contenere soltanto element=
i religiosi,
ma ecco cosa troviamo leggendo (legge) . La parte belligerante (i tedeschi)=
forse non
ritiene dei crimini questi orrori che colpiscono la nostra terra, perché il=
popolo croato
difende con tutta la forza dell?anima la sua libertà ed indipendenza? E da =
chi i Croati
avrebbero difeso la loro libertà?
L?accusato: (tace)
Il Presidente: Contro chi combatteva allora il popolo croato nel 1944 per l=
a sua libertà
ed indipendenza? Avrebbe ragione, sarebbero criminali quelli che al popolo =
croato
impedissero la lotta per la libertà. Questo sarebbe un delitto, ed essi sar=
ebbero dei
delinquenti. Ma non è forse un crimine ostacolare la lotta del popolo croat=
o contro
l?occupatore tedesco-italiano e il regime ustascia?
L?accusato: (tace)
(.........)
Il Presidente: Ha ordinato Lei al suo clero di officiare la messa di ringra=
ziamento ogni
10 aprile, come data dell?anniversario della NDH (Stato Indipendente Croato=
, N.d.T.)?
L?accusato: No.
Il Presidente: Però ha ordinato al clero di officiare la messa di ringrazia=
mento per
l?onomastico di Ante Pavelic? Rifiuta di rispondere, non è vero?
L?accusato: Rifiuto di rispondere.

Il Presidente legge la circolare per la messa citata, il Te Deum con la pr=
eghiera
per il 13 giugno...

Il Presidente: Ritiene Lei che il Sabor (parlamento croato, N.d.T.) inaugur=
ato da Pavelic
con gli ustascia, sia un rappresentante legale del popolo croato?
L?accusato: (rifiuta di rispondere)
Il Presidente: Le risposte possono essere soltanto due: ritengo di sì oppur=
e no. Dalla
sua risposta deduco che Lei lo riconosce legittimo Infatti ciò annebbia gli=
occhi della
nostra opinione pubblica ed estera, perché si vuole presentare l?NDH davver=
o
indipendente e non una creatura tedesca. Si vuole dimostrare tutto ciò lega=
le,
mettendo sotto un coperchio democratico i crimini ustascia, le conversioni=
in massa
al cattolicesimo, i crimini di Lisak... E Lei sostiene tutto questo, perché=
all?estero
risulti tutto normale? Lei in quell?occasione ha anche impartito la benediz=
ione al
Sabor croato?
L?accusato: Non ho una risposta a questo.
Il Presidente: Ed ha sicuramente officiato anche la messa?
L?accusato: (non risponde)
(................)
Il Presidente: Accusato Stepinac, è stato Lei a sostenere la colpevolezza c=
ollettiva
degli Ebrei?
L?accusato: Prego?
L?accusa: Era Lei d?accordo per la responsabilità collettiva degli Ebrei se=
condo gli
ordini di Pavelic?
L?accusato: Di questo non so. Prego, dimostri le cose.
L?accusa: Non lo sa? Dunque, dimentica le cose importanti che scrive e firm=
a,
cercando di nascondere le Sue colpe in un modo o nell?altro. Lei nasconde q=
uesta
vergogna, solo una persona svergognata si comporterebbe così. Così non si d=
ovrebbe
comportare un arcivescovo, un metropolita. Così non si sono comportati i ve=
scovi
Grgur Ninski e Strosmayer, i quali sapevano bene quello che dicevano nella =
lotta per il
proprio popolo. (legge il decreto stampato nel ?Giornale cattolico?, nr. 25=
del
26.6.1941)
(..............)
Il Presidente: E? possibile convertire in massa nel modo che Lei ha descrit=
to, cioè
prima si presenta la richiesta individuale, poi si deve verificare se la co=
nversione alla
fede cattolica è per convinzione, e infine si passa all?indottrinamento? Si=
può fare
questo con 2.300 persone in un giorno?
L?accusato: Su questo non posso dichiararmi.
Il Presidente: Non può o non vuole?
L?accusato: Mi rifiuto di rispondere.
Il Presidente: Le dirò perché si rifiuta di rispondere. Lei, per così dire,=
rifiuta di
difendersi, ma le Sue risposte sono tali che da esse si deduce il suo conse=
nso.
Quando ha la possibilità di difendersi, Lei dice sì o no. Quando ieri Le ho=
citato ?La
Voce di S. Antonio?, nell?articolo in cui si attaccano gli Ebrei, Lei ha tr=
ovato il modo di
rispondere, alzando le spalle, come dire: ?Come può interessarmi questo? E?=
un
giornale di Sarajevo, che non appartiene al mio arcivescovado?. Quando Le p=
oniamo
la domanda sulla conversione di 2.300 Serbi nel villaggio di Budimci in un =
giorno,
allora rifiuta di rispondere. Dove ha qualcosa da dire, lì lo dice, e dove =
non ha niente
da dire, rifiuta la risposta... (......)

Il Presidente legge un comunicato del dottor Nikola Rusinovic sulla visita=
di
Stepinac in Vaticano, inviato a Lorkovic.
(...)
3) La Chiesa croato-ortodossa e i greco-cattolici. Come ti ho già comunicat=
o, il
riconoscimento della chiesa ortodosso-croata è accettato molto bene. In que=
sto, la
Santa Sede vede la strada verso l?unione nella fede e la fine dello scisma =
in Croazia.
Questo sarebbe un ?prezioso regalo? che la Croazia può fare alla Santa Sede=
. Per
facilitare ciò, si pensa di formare dei centri greco-cattolici nei luoghi d=
ove si trovano
gli ortodossi, e su ciò lasciare che lavori il monsignore dottor Simrak, il=
miglior
conoscitore delle questioni religiose nei Balcani. Alcuni rappresentanti ca=
ttolici non
vedono benevolmente la conversione, ma il Vaticano e Stepinac sono d?accord=
o che
questa è la strada più breve all?Unione e che sarà anche di grande valore p=
olitico per
l?NDH. (........)

(Sorvoliamo sulle citazioni ai nemici della Croazia, la propaganda anglosas=
sone che,
secondo il Rusinovic, pubblica delle menzogne. Ed anche l?intolleranza vers=
o gli
Sloveni, perché secondo Stepinac volevano ricomporre la Jugoslavia. La Sant=
a Sede
non è convinta delle conversioni in massa e raccomanda di farlo gradualment=
e,
perché anche i giornali italiani hanno parlato dell?argomento).
Il Presidente: Dunque, il passaggio al cattolicesimo è spiacevole e inoppor=
tuno anche
per lo stesso Vaticano, perciò si raccomanda una conversione graduale. (leg=
ge) Nel
comunicato del 6.3.1942, Rusinovic scrive a Lorkovic della sua ?conversazio=
ne con il
cardinale Tisserand, segretario della Santa Congregazione ?Orientalis?. La =

conversazione è durata per circa un?ora e mezzo. Dopo le solite formalità d=
i saluto, il
cardinale ha chiesto in che lingua volessero conversare, francese o italian=
o, perché
parlava bene anche l?italiano, vivendo a Roma da 23 anni. Il Rusinovic si p=
resentò
dicendo di essere dalmata. ?Lei, come dalmata, può rappresentare la Croazia=
? Ci sono
ancora questi casi nella vostra vita pubblica e politica? Gli italiani dich=
iarano che la
Dalmazia è italiana è che lì vivono gli italiani!? accompagnando queste fra=
si con un
sorriso ironico. ?Posso dirti che mi sono trovato un po' in imbarazzo, perc=
hé non mi
aspettavo queste domande...?. (Cerca di spiegare la storia dall?arrivo dei =
Croati). Dopo
di che, il Tisserand chiede come si è arrivati all?annessione della Dalmazi=
a e degli
Italiani allo stato libero dell?NDH. ?Tisserand replica: ?Dunque voi sarest=
e liberi? Ma
non fate forse quello che vogliono i Tedeschi, come tutti i popoli in Europ=
a oggi? Si
può definire libertà questa??. ?Scusate, Eminenza, nell?NDH non governano i=
Tedeschi
- risposi, cercando di citare alcuni esempi. ?La vostra libertà è paragonab=
ile a quella
del nostro Petain. Anche lui è libero, ma deve consegnare ai Tedeschi l?80%=
di tutti gli
alimenti, mentre il popolo francese è affamato. Non sono storie queste, ma =
verità, lo
so benissimo questo. Addirittura i tedeschi prendono il 70% di tutto quello=
che arriva
con le navi dall?Africa, direttamente al porto?.
Il Presidente continua: Ecco come il cardinale teneva la lezione a un deleg=
ato ustascia.
Dunque, c?erano in Vaticano delle teste che capivano cosa succedeva in Croa=
zia sotto
l?occupazione tedesca. (prosegue a leggere il comunicato). ?I vostri amici =
fascisti
ridono della vostra indipendenza e libertà, come anche dell?esistenza dello=
stato
croato. Questo lo sento direttamente dai loro grandi leader politici. Il vo=
stro re, il
duca di Spoleto, non verrà mai in Croazia. (....)
Così stanno le cose. Che ne pensate, accusato Stepinac, delle parole di Tis=
serand?
L?accusato: Credo di conoscere Tisserand meglio di lei.
L?accusa: Io conosco Tisserand soltanto dal comunicato che il Rusinovic ha =
inviato e
Le domando: è d?accordo con questo?
L?accusato: Non ho nessuna osservazione da fare.
L?accusa: Il cardinale Tisserand prosegue: ?Padre Simic personalmente guida=
va un
gruppo di persone con le armi in mano, che distruggevano le chiese ortodoss=
e. Sono
certo che i francescani di Bosnia-Erzegovina si sono comportati lo stesso c=
osì
miseramente. Queste cose non può farle una persona civile e tantomeno un
sacerdote.?. (.........) Il Rusinovic prosegue nel comunicato: ?Quello che =
alcuni fascisti
dicono e pensano di noi ha poca importanza, perché sappiamo che così non pe=
nsano
i loro rappresentanti, che ci hanno aiutati a fondare il nostro stato.?
(......................)
Il comunicato - Roma, 13 luglio 1943. Anche questo comunicato è ricco di
testimonianze. Lobkovic comunica l?udienza del ministro ustascia Sincic avu=
ta col
Papa, raccontata da lui stesso: ?Alla fine della conversazione, il Papa ha =
dichiarato che
i Croati sono un buon popolo, e di essere molto soddisfatto della conversaz=
ione avuta
con il Poglavnik (Pavelic, il duce croato, N.d.T.), del quale si sentono vo=
ci lodevoli sul
suo essere un grande cattolico. Ho confermato questo aggiungendo che il Pog=
lavnik
prossimamente verrà in Italia, e sono sicuro che in quell?occasione chieder=
à la
benedizione del Papa. Il Papa rispose: ?Sono felice di poterlo fare anche i=
n quella
occasione?.
(...................)
Dalla lettera di Rusinovic a Lorkovic sull?incontro col cardinale Tisseran=
d. Nella
lettera si cita che il Vaticano gradiva la concezione jugoslava, perché spe=
rava che i
serbi sarebbero passati al cattolicesimo, arrivando così più in fretta all?=
Unione.
L?accusa: Che ne pensa Lei, accusato Stepinac, crede che le conclusioni di =
Rusinovic
fossero giuste?
L?accusato: Non ho niente da rispondere.
L?accusa: Lei è d?accordo con Rusinovic?
L?accusato. Non ho niente da osservare.
L?accusa: Ciò significa che è d?accordo.
L?accusato: (tace)
(......)
L?accusa: Non le interessa niente, anche se i fatti vengono descritti così =
chiaramente.
Lei non vede che con questo comunicato si alza il sipario su tutti quei ter=
ribili crimini?
Per nasconderli al Vaticano, questo sipario era dipinto, non è vero? Vede c=
he con
questa lettera viene smascherato l?NDH e la politica ustasciode, e Lei sta =
rivelando il
suo pensiero?...
L?accusato: Io sono tranquillo su questo.
L?accusa: In un dispaccio del 1942, Rusinovic dice di essere stato dal mons=
ignore
Sigismondi, il quale gli disse che la propaganda nemica contro gli ustascia=
era molto
attiva. Arrivati alla questione della conversione in Croazia, disse che la =
Santa Sede era
felice e che però, per questo, venivamo attaccati dalla stampa americana e =
inglese, in
quanto tutte le conversioni erano effettuate con grande oppressione. (.....=
....) Vede
cos?è la coscienza pulita. Il cappellano Dionisic neanche lui costringeva n=
essuno a
convertirsi, ma invece di indossare l?abito da prete indossava l?uniforme d=
egli
ustascia e con la pistola in mano minacciava la gente. Indossando di nuovo =
l?abito da
prete, poi li convertiva. (.......) Sapeva che dopo queste conversioni in m=
assa venivano
effettuati anche dei massacri in massa? (Questo perché, una volta convertit=
i al
cattolicesimo, le vittime sarebbero andate in paradiso - N.d.T.)
L?accusato: Signor Presidente, su questo non voglio fare nessuna dichiarazi=
one. Se
pensate che sono colpevole, condannatemi.
Il Presidente: Io non voglio pensare, ma voglio sentire Lei. Ha saputo di q=
uesti
massacri di massa?
L?accusato: Abbiamo sentito come tutti gli altri.
Il Presidente: E non credevate a questo?
L?accusato: Io non voglio fare nessuna dichiarazione. (.........)

Da una relazione si viene a conoscenza del compito principale di Pavelic n=
ella
relazione col Vaticano e cioè di impegnare l?episcopato quanto più nell?aiu=
to all?NDH,
perché così venga mascherata tutta quella verità che circola nel mondo sull=
e
atrocità di questo stato. Nella relazione si parla poi di Pellegrinetti, il=
quale dice:
?Anche se fosse tutto vero quello di cui accusano i Croati, cioè la persecu=
zione dei
Serbi, conoscendo la Storia non è niente di strano. Le atrocità non si potr=
ebbero
approvare, ma si possono capire?.
Il Presidente: Così il Pellegrinetti approva tutto quello che succedeva nel=
l?NDH. Ecco,
accusato Stepinac, questi sono gli originali che l?inviato ustascia Rusinov=
ic mandava
al ministero degli Esteri ustascia. Questi sono gli originali trovati nasco=
sti presso di
Lei. Questi originali alzano quel velo e cioè argomentano la Sua funzione e=
il Suo
ruolo, gli sforzi degli ustascia per ingaggiarLa nella collaborazione. E Le=
i ha
completamente realizzato, tramite l?alto clero, questa collaborazione. (...=
....)
L?accusa: Accusato Stepinac, prego, Lei conosceva il duca Lorkovic?
L?accusato. Sì.
L?accusa: Quando veniva da Roma, o quando arrivava a Zagabria, veniva a tro=
varLa?
L?accusato: Veniva a trovarmi.
L?accusa: Le parlava della situazione a Roma, del Vaticano, della sua funzi=
one? Le
chiedeva qualche consiglio?
L?accusato: Di questo non posso parlare e non mi ricordo.
L?accusa: Sapeva chi era Lorkovic nella gerarchia del Papa?
L?accusato: So che aveva una funzione alla corte papale.
L?accusa: Che funzione?
L?accusato: Cameriere particolare o qualcosa di simile.
L?accusa: Dunque, un?alta funzione?
L?accusato: Sì.
L?accusa: E lo sa che funzioni aveva?
L?accusato: Era una specie di delegato, come era qui Marcone.
L?accusa: Allora, che funzioni svolgeva?
L?accusato: Doveva mediare tra la Croazia e il Vaticano.
L?accusa: Dunque, funzioni diplomatiche o politiche...?
L?accusato: Soltanto mediare, ma non aveva nessuna vera missione diplomatic=
a.
L?accusa: Missioni diplomatiche di fatto ne aveva dagli ustascia!?
L?accusato: Non poteva averne perché la Croazia non era de iure riconosciut=
a dal
Vaticano.
L?accusa: E proprio perché la Croazia de iure non era riconosciuta dal Vati=
cano che
non si poteva tenere nessun altro che lui, perché è stato il cameriere part=
icolare del
Papa, e dall?altra parte stava al servizio del ministero degli Esteri, mini=
stero ustascia.
Che ne pensa, è possibile questa combinazione?
L?accusato: Non ho niente da osservare.

L?accusa poi legge un pezzo dei tanti comunicati del duca Lobkovicz, il qu=
ale ha
organizzato a Roma l?ufficio speciale dell?NDH.

L?accusa: Da questi comunicati, come anche da quelli dell?ustascia Rusinovi=
c, si
deduce molto bene un?intesa, una piena coordinazione dell?accusato Stepinac=
a capo
del clero della Chiesa cattolica e funzionario ustascia, il ministro presso=
il Vaticano. Si
vede che il Vaticano aiuta l?NDH, uno stato ustasciode... Dunque questi son=
o
documenti originali e svelano quello che l?accusato Stepinac non vuole dire=
. D?altra
parte, essi dimostrano quello che Stepinac faceva.
(............)
Dall?incontro di Lobkovicz con Spellman, arcivescovo di New York. Mentre as=
pettava
con altre personalità e il segretario dell?arcivescovo Wurster, si è sentit=
a dall?altra
parte una vivace, simpatica conversazione, e la parola ?Croatia?. Ricevendo=
Lobkovicz
molto cordialmente, Spellman gli disse: ?Lei non mi può dire niente di nuov=
o sulla
vostra questione. Sono molto informato riguardo la questione croata. Molti =
anni fa,
viaggiavo nelle vostre terre, e già la differenza tra Belgrado e Zemun (ogg=
i periferia di
Belgrado, da cui era divisa dal fiume, e un tempo appartenente all?NDH, N.d=
.T.), per
non dire tra Belgrado e Zagabria, mi ha detto abbastanza: sono due mondi, n=
on
vanno insieme?. Noi abbiamo sottolineato che lo stato croato ha una spiccat=
a
posizione del cattolicesimo e dell?Occidente verso l?Oriente, e che la fron=
tiera sul
fiume Drina conserva le posizioni cattoliche e che l?instaurazione di qualu=
nque
Jugoslavia significa la distruzione non solo del popolo croato ma anche del=

cattolicesimo... (......) Gli abbiamo consegnato il Libro grigio e la copia=
in latino dei
Princìpi degli ustascia. Ha sfogliato il libro e ha domandato se questo lib=
ro è stato
consegnato al presidente Roosevelt. Gli ho risposto: ?Certamente no?. Dopo =
di che ha
osservato che potevamo consegnarlo a Tittman, inviato di Roosevelt presso i=
l
Vaticano. Ha dimenticato che il nostro ?Stato Indipendente Croato? (NDH) è =
in guerra
contro gli USA e che non possiamo avere relazione con Roosevelt. (........)=
Dal suo
comportamento, ho capito che lo farà personalmente.
(............)
Nel comunicato del 13 luglio 1943, Lobkovicz parla dell?udienza del minist=
ro
ustascia Sincic col Papa: ?Il Poglavnik (duce croato Pavelic, N.d.T.) verrà=
presto in Italia
e certamente col grande desiderio di ricevere, in quell?occasione, la bened=
izione del
Papa. La risposta del Papa è stata: ?Lo farò anche in quella occasione, con=
molto
piacere?.
(.............)
L?accusa: Ecco, vede, da tutti i colloqui con questi alti prelati, si nomin=
a la questione
della frontiera sul fiume Drina, e sempre che i Serbi e i Croati non posson=
o vivere
insieme, che i Croati devono essere i guardiani della frontiera sulla Drina=
e che
devono continuare a sgozzarsi con i Serbi... (continua a leggere) Il monsig=
nore duca,
durante la conversazione ha detto che presso gli Italiani esiste la paura n=
ei confronti
del panslavismo e che è nel loro interesse inasprire quanto più le relazion=
i tra i popoli
dei Balcani... Dunque vede quale compito e piano Lei svolgeva? Potremmo leg=
gere
giorni e giorni.
(........)
L?accusa: Ed ora, ecco la relazione dell?11.2.1943. La manda Lobkovicz al m=
inistero
degli Esteri per quanto concerne l?informazione ricevuta dal Vaticano, e ch=
e era
segreta. Spiega dove si trovano, chi sono e cosa fanno Boris Kidric, Alojz =
Bebler,
Kocbek, Rus e Kardelj (rivoluzionari e teorici del socialismo, Sloveni, N.d=
.T.) Vere e
proprie informazioni da GESTAPO: dove si trovano, chi sono e cosa rappresen=
tano!
Questo sembra un mandato di cattura per i dirigenti della guerra di Liberaz=
ione.
Anche di questo si occupava il principe Lobkovicz, segretario privato del S=
anto Padre!
Accusato Stepinac, sono queste faccende religiose. E? questo negatia secula=
ria?
L?accusato: Non ho niente da dire.
L?accusa: E non può dirlo. Le chiedo che nella sua difesa parli di queste c=
ose. (legge il
comunicato del 9.2.1943) ?Nella continuazione del colloquio, il Santo Padre=
mi ha
detto quanto gli dispiace che ancora non tutti capiscono chi è il vero e un=
ico nemico
dell?Europa, e perché non si conduce una vera crociata contro il bolscevism=
o. Questa
dichiarazione può un po' meravigliare, sapendo la riservatezza del Papa su =
questo
argomento?. Dunque, mentre la vittoria sul fascismo si avvicina e diventa p=
iù incisiva,
appare la linea di formazione reazionaria in tutto il mondo contro l?Unione=
Sovietica,
che in quel momento, con grande numero di vittime, contribuiva alla liberaz=
ione del
mondo dal mostro nazi-fascista. (......) Accusato Stepinac, chi è che perse=
guita la
Chiesa, chi è che disonora la Chiesa?
L?accusato: Non ho niente da dire.
L?accusa: Non ha niente da dire?! Lo hanno detto il principe Lobkovicz, Rus=
inovic
Salic, Lisak e Martincic. Lo dicono centinaia e centinaia di documenti orig=
inali. Crolla
così la sua menzogna, la menzogna della sua ?lettera pastorale?, la menzogn=
a delle
sue prediche. Svela la cospirazione col nemico esterno al nostro paese.
L?accusato: Su tutto rimaniamo tranquilli.
L?accusa. E? servito tanto e tanto tempo al popolo croato, dopo la liberazi=
one, per
raccogliere questi documenti, mettere le cose in piena luce. Determini e di=
a prove
concrete almeno al clero minore, perché si stacchi da lei e vada col popolo=
.
L?accusato: (tace)
L?accusa: Accusato Stepinac! E? stato Lei a chiedere a Heger che tre sacerd=
oti del
monastero di Tchestohova venissero trasferiti nell?NDH?
L?accusato: Non so niente di questo e non voglio nemmeno rispondere.
L?accusa. Io, compagno presidente, leggerò dalla relazione.
L?accusato: Sono quelli paolini?
L?accusa: Non lo so, qui dice soltanto che sono da Tchestohova. Voleva chie=
dere
questo?
L?accusato: Sì, questo ho chiesto.
L?accusa: Ecco cosa dice di tutto ciò Haus Helm, capo dello spionaggio in C=
roazia, il
3.9.1945. ?In che modo Heger sia riuscito a dimostrare la necessità delle s=
ue relazioni
con la GESTAPO e quale beneficio abbia ottenuto lo vorrei dimostrare con qu=
esto
esempio. Stepinac ha espresso il desiderio di fronte ad Heger per il trasfe=
rimento dei
tre sacerdoti cattolici di Tchestohova in Croazia, per assicurarsi una ulte=
riore
cooperazione con Heger e per rafforzare la fiducia di Stepinac. Questo desi=
derio è
esaudito. Dalla dichiarazione di Schmacher, il quale purtroppo è stato atti=
rato in
queste cose dallo stesso Heger - sicuramente per farlo tacere - ho capito c=
he,
insieme ai collaboratori dell?azione ?Nadasve? (innanzitutto, N.d.T.), si s=
ono svolte
delle orge - Heger aveva una relazione anche con una Ebrea, della quale si =
voleva
sbarazzare. E? riuscito molto abilmente nell?intento, come ho saputo dopo, =
perché ha
dichiarato a Berlino che questa Ebrea ostacola il suo lavoro e che sicurame=
nte dirà
tutto all?arcivescovo. Secondo l?ordine da Berlino, ho dovuto mandare quest=
a Ebrea in
Germania. Per attirare ancora di più la benevolenza di Stepinac, Heger nel =
1944 a
Vienna prese i voti di sacerdote?.
Dunque una spia GESTAPO diventa sacerdote!
(...............)
Anche la carità diventa merce. Se qualcosa ci si potrebbe aspettare dai ?s=
ervi di
Dio?, allora questo è l?aiuto alla gente nella sventura. Perciò è stata fon=
data
l?organizzazione ?Caritas?. Essa è presto diventata un paravento dietro al =
quale si
svolgevano sporche azioni di molti, anche dello stesso Stepinac. (.......) =

Dalla documentazione del direttore della Caritas, Dumic: ?Nel 1944, il dot=
tor
Stepinac aveva paura che l?esercito gli occupasse il castello a Brezovica. =
Perciò mi ha
dato l?incarico di trovare al più presto possibile dei bambini e dei mobili=
, perché a
Brezovica apparisse che alloggiavano dei bambini profughi. Io avevo alcuni =
bambini
dalla Kozara e sono venute subito delle suore a prenderli e portarli nel ca=
stello
dell?arcivescovo. (......)
(Nota: questi bambini erano figli di partigiani uccisi, raccolti dagli usta=
scia per portarli
insieme alle madri a Stara Gradiska, un lager in Croazia. Alcuni di loro er=
ano accuditi
da Dumic, il direttore della Caritas, e da altre persone tramite la Croce R=
ossa. Mentre
alloggiavano al castello, Dumic chiese a Stepinac il latte per i bambini. L=
?arcivescovo
disse che non ne possedeva, anche se nel podere pascolavano delle mucche da=
latte.
Già all?epoca, un canonico, il dottor Ferdo Rozic, aveva detto, riferendosi=
ai bambini,
di togliere dai suoi piedi quei rifiuti) (.......)
?Nel maggio del 1944, il dottor Stepinac, che qualche volta prima interveni=
va
politicamente presso gli ustascia, mi ha detto che non sarebbe più interven=
uto. Dopo
di che, è iniziata una nuova vita al castello. Si organizzavano feste solen=
ni, alle quali
partecipavano generali ustascia e ministri. So che anche Max Luburic veniva=
da
Stepinac?. (.......)

Lettera pastorale. Nel periodo quando si fa di tutto da parte dei centri pi=
ù reazionari
dell?Occidente, con tanti memorandum del governo ustascia e i pareri dei le=
ader
partitici, quando il tempo e gli eventi precipitano, Stepinac si inserisce =
con la sua
lettera pastorale nel tentativo di salvare il cosiddetto ?Stato Indipendent=
e Croato?, con
vecchi motivi e slogan, anche a prezzo di nuovo sangue, se occorre.
L?accusa: Adesso voglio esibire all?accusato Stepinac qualcosa del suo mess=
aggio al
Papa, una parte dove lui dice così: ?E? inconcepibile per il sentimento cri=
stiano di
giustizia, il quale è molto forte nella nostra fede, di decretare la pena d=
i morte a
coloro che hanno diverse opinioni politiche?. Che ne pensate, accusato, di =
questo?
L?accusato: Non ho niente da dire.
L?accusa: Io vi chiedo allora perché pronunciavate questa falsità consapevo=
lmente,
con il presupposto di un effetto e con determinate intenzioni per il nostro=
paese?
L?accusato: (tace)
L?accusa: Lei dunque confessa questo. Perché questi sono documenti inoppugn=
abili
(applauso in sala - il presidente richiama all?ordine).
(.............)
Ora il vescovo descrive i partigiani e la loro lotta: tra i comunisti, par=
tigiani in
Croazia, predomina l?elemento serbo-ortodosso e nel bosco tutti i caporali =
e i
comandanti sono veri comunisti, e serbi ed ebrei.
- Così dunque lui parla degli spalatini, quei dalmati che insieme ai confra=
telli serbi e
alle altre nostre connazionalità combattevano non soltanto in Dalmazia ma a=
nche nel
Montenegro, in Bosnia ed Erzegovina e su tutto il territorio occupato, cont=
ro gli
occupatori e traditori. Dunque, mentre i nostri popoli sanguinavano nella l=
otta contro
il nemico, quest?uomo presiedeva conferenze vescovili e scriveva ?lettere p=
astorali?; e
lui, anche nel centro di Spalato, dichiarava che i sacerdoti venivano perse=
guitati. (.....)
(.......) (Argomenti sulla relazione di vari sacerdoti con i ?crociati?): (=
.........)
L?accusa: (.....) Presso ogni gruppetto di crociati si poteva trovare la ?l=
ettera
pastorale?. Loro vedevano in lei la persona più autorevole e nella conferen=
za
episcopale un grande avvenimento. In lei confluivano tutte le speranze e in=
lei
vedevano il loro condottiero. Ci spieghi questo, accusato Stepinac!
L?accusato: E? una loro questione, noi rimaniamo alla nostra ?lettera pasto=
rale?.
L?accusa: Voi rimanete?
L?accusato: Sì.
L?accusa: Il famigerato dottor Kamber, prete e parroco a Doboj, era supplen=
te di
Stepinac in qualità di cappellano. Questo prete delatore, ustascia, spia e =
delinquente,
inviava nel 1941 una lettera a Pavelic, in cui denunciava i Serbi, attirand=
o grandi
massacri in quella cittadina. Questo prete inoltre scriveva che bisognava e=
ssere
vittoriosi, e cioè convertire tutti i Serbi in Bosnia. Nella lettera viene =

professionalmente descritto, non in senso religioso ma da aguzzino, il moti=
vo per cui
gli ustascia non sono riusciti a sottomettere tutti i Serbi in Bosnia: perc=
hé ?non hanno
un servizio informativo capace ed organizzato. ... Delle rivolte nei paesi =
si sa soltanto
qualche ora prima tramite il parroco, a cui ciò viene riferito da qualche c=
redente? dice
dl Kamber. Inoltre nella lettera indirizzata a Pavelic viene cinicamente ci=
tato che
l?esercito ustascia è poco efficace, perciò bisogna chiedere l?aiuto dei te=
deschi.

La difesa di Stepinac.
Alla fine dell?interrogatorio dell?accusato Stepinac, dopo che gli avvocat=
i della
difesa hanno posto alcune domande, il presidente ha avvertito Stepinac che =
ha
legittimo diritto alla parola conclusiva. Se durante tutto l?interrogatorio=
l?arcivescovo
Stepinac ?aveva la coscienza a posto?, se per tutto il tempo non ?cercava d=
i
difendersi?, ha però usufruito pienamente nel momento della conclusione. An=
che se
la sua difesa è iniziata con: ?A tutte le accuse che mi sono qui rivolte, r=
ispondo che la
mia coscienza è tranquilla, e che per le mie convinzioni sono pronto anche =
a morire?,
ha cercato lo stesso di minimizzare al massimo la sua responsabilità o di a=
ddossarla
agli altri. (.....) Stepinac, nella sua difesa, non può contraddire nessuna=
delle azioni di
cui viene accusato, ma nello stesso tempo ritiene che la sua attività in ne=
ssun
momento era in contrasto sia con gli obblighi che con i sentimenti umani, n=
azionali e
religiosi. (...)
Stepinac ha completamente sorvolato la questione dei ?crociati?, anche se n=
el
dibattito si è constatato che ?proprio i crociati rappresentavano il quarti=
er generale
degli aguzzini ustascia? e i ?servi mercenari dell?occupazione italo-tedesc=
a?. Stepinac
non ha nemmeno citato la sua relazione con Niedzielski, il peggiore ustasci=
a e
traditore, che era il presidente dei ?crociati?.
(...............)
La conferenza episcopale della primavera 1945 (nota bene. la guerra dell?A=
sse
era ormai persa); non ha nemmeno nominato; non si è soffermato sul fatto ch=
e
questa conferenza è stata convocata e voluta infatti dagli ustascia, e che =
da loro ha
ricevuto - per meriti - la somma di 100 milioni di kune. (nota del Tradutto=
re: è lecito
porsi la domanda, secondo le notizie dei quotidiani italiani odierni, se qu=
esto denaro
non sia una parte del bottino tolto dagli ustascia agli ebrei croati?)
(................)

?Servi in utiles sumus - siamo servi inutili?. (.......)
Dunque, anche secondo il cardinale Seper, nominato cardinale dopo la morte=
di
Stepinac, tutto quello che è stato fatto, è stato fatto con la volontà di D=
io e non degli
uomini.
(................)
La coscienza.
Quando si parla delle responsabilità di A. Stepinac, allora sovente, da qu=
elli che
lo difendono, quelli che sono vicini al clericalismo, si dice - la storia d=
ovrà riscrivere il
ruolo di Stepinac e liberarlo dalle responsabilità delle accuse.
Sono passati quattro decenni da quando Stepinac è stato condannato e verame=
nte si è
venuti a conoscenza di molte nuove testimonianze, ma purtroppo è avvenuto i=
l
contrario di ciò che molti speravano e attendevano. Anche queste testimonia=
nze
aggravano la posizione di Stepinac, confermano i pareri di prima che si tra=
tta di un
uomo che ha tradito il suo popolo. Una delle testimonianze è la lettera del=
l?allora
ministro nel governo del regno Jugoslavo, Prvoslav Grizogono, indirizzata
all?arcivescovo Stepinac, già nel febbraio 1942, che termina con queste par=
ole: ?Le ho
scritto questa lettera per salvare la mia anima, e a Lei lascio di cercare =
e trovare la
strada della salvezza della sua?. Uno di quelli che è e si sente innanzitut=
to uomo e
cristiano, e poi un buon croato.
(................)
All?inizio di questo capitolo sono citate le parole del cardinale Kuharic,=

indirizzate alla figura di Stepinac. Le parole sono piene di calore, ammira=
zione,
invocazione di intelligenza e della fede in Dio. Queste parole, però, dovre=
bbero
essere piuttosto indirizzate al fratello di Stepinac, Misko, ucciso dagli u=
stascia dopo
atroci torture nell?autunno del 1943, perché partecipava attivamente all gu=
erra di
Liberazione. Ma queste parole non le abbiamo sentite per Misko Stepinac. Pe=
r
sentirle, bisognerebbe oltrepassare i secoli, bisogna avviarsi dal passato =
nel futuro.
Questo passo, in un momento troppo breve per il passato, presente e futuro,=
poteva
farlo Stepinac, nel momento in cui era veramente commosso per la morte del =
fratello,
esprimere la sua contrarietà per tutto quello che si fa in nome dell?ustasc=
ioismo e il
fascismo. Ma questo momento è fuggito velocemente come era anche arrivato. =
A.
Stepinac ha potuto dimenticare anche il sacrificio di suo fratello. Perché =
la coscienza
politicante - e non quella religiosa - di Stepinac, nel rafforzare il fasci=
smo e il
clericalismo, per conservare questa mostruosa formazione - lo Stato Indipen=
dente
Croato - era più forte di quella umana in lui. Egli non rinunciava a tale p=
olitica
nemmeno quando il Vaticano, consapevole di questo macello, volta le spalle =
al
fascismo. E? davvero difficile distinguere la religione e il credo dal cler=
icalismo
militante? E? davvero così difficile distinguere un santo da un criminale? =
E? possibile
costruire sul culto di Stepinac una visione più umana di quella che questo =
stesso
mondo ha conosciuto? E? infine possibile che ci siano uomini che credono
nell?Inquisizione, che credono che il mondo possa migliorare e progredire c=
on
l?intolleranza religiosa o politica, seminando morte e distruzione?! Alla f=
ede
nell?intelligenza e nella ragione, nella giustizia, nel coraggio e l?onestà=
, nella
convinzione che il tempo sia un giudice più severo e alla fede nella libert=
à dell?uomo
- alla quale è dato sempre così poco spazio - sono dedicate le ultime righe=
di questo
libro.

Delle nuove verità storiche nemmeno l?ombra. La storia, naturalmente, avrà=

bisogno di tanto tempo per dimenticare e per valutare il ruolo dei protagon=
isti di
questa vicenda. Non c?è dubbio che è più facile per un colpevole essere gra=
nde nel
perdono che per la vittima. Da questa omelia occasionale si può dedurre che=
ogni
azione, buona o cattiva, non è imputabile alla volontà degli uomini ma alla=
volontà di
Dio.

APPENDICE DEL TRADUTTORE
Stepinac fu condannato a 16 anni di reclusione, commutati poi, su pression=
e
degli Usa, in arresti domiciliari nella sua cittadina natale di Krasic. All=
a fine della
guerra, il Governo di Liberazione Jugoslavo consigliò al Vaticano di trasfe=
rire
l?arcivescovo Stepinac a Roma, per evitargli la condanna. Il Vaticano non l=
o richiamò,
ma lo promosse cardinale. Fino al giorno della sua morte, consapevole della=
sua
malattia del sangue, Stepinac ha mantenuto rapporti con l?emigrazione croat=
a nel
mondo.
A. Stepinac verrà beatificato il prossimo ottobre (1988) a Marija Bistrica=
. E?
sepolto nella cattedrale di Zagabria, ma la sua salma verrà traslata accant=
o all?altare
maggiore in una tomba già pronta, e collocata in un sarcofago d?argento (ch=
e non sia
stato pagato con il tesoro degli ustascia croati, rinvenuto nelle banche sv=
izzere, e con
una parte di quello trovato nel giardino di Gelli?!)

(traduzione di Ivan Pavicevac)

(italiano / english)

Lo sterminio dei rom kosovari: crisi al confine greco-macedone

=== english ===

Dear all,

the tragic situation of hundreds of Roma refugees in Medzitlija (Macedonia)=
that have
decided to take direct action to break out of their miserable conditions is=
worsening. 
These refugees are part of the 80-150,000 Roma that have been chased out of=
NATO
occupied Kosovo by the US-backed KLA (which has continued to persecute ethn=
ic
minorities and Albanian activists opposed to its agenda).  Many have fled t=
o NATO-
occupied Macedonia, where they also face horrible living conditions and
discrimination. 

Below is the latest appeal by a representative of this group calling for in=
ternational
solidarity with the plight of the Roma.  Western government's would like to=
'disappear'
these victims of NATO's aggression on Yugoslavia, just as they are trying t=
o
marginalize the legitimate claims to return of Palestinian refugees, or sil=
ence the
widerspread popular opposition to their policies in occupied Afghanistan an=
d Iraq.  ]

Included below is contact information for some of the Roma activists that a=
re working
on this issue in Macedonia.  I would urge you to forward their message to a=
s many
people, organizations, media outlets, journalists, etc. as you can think of=
to bring
their plight into the public eye or if you, yourself are involved with the =
media to
contact them and get their story out ASAP.

Regards,
Kole

ORIGINAL SENDER:   Asmet Elezovski <elezovski.asmet@...>

Refugee crises in Medzitlija

More then 690 refugees Roma, Ashkalies, Egyptains from Kosovo in the moment=
are
on Medzitlija, on Macedonian - Greek border, waiting for answer from the Eu=
ropean
Union for entrance in Greece.

They have sended ampications for asylum to the Greek Embassy. Still there i=
s no
offical document from EU. The situation of the refugees on Medzitlija is ve=
ry bad and
is getting worse every moment.

The help is not coming. There is blocade by UNHCR or somebody else, we don'=
t
know. Three new babies were born, two girls and one boy. Roma NGO's are not=

helping, about other NGO's to don't discuss. In Bitola is formed Crises sta=
ff, that is
working on humanitarain plan. In the staff are: Roma NGOs from Bitola,
representatives of the refugees. They can help them only in water, nothing =
else.

Everybody is asking and saying that will help , but the help is not coming =
in
Medzitlija. The refugees are on their possitions, requests to leave Macedon=
ia, because
of 4 years mistakes in finding solutions for the refugees. In the moment th=
ey are
supported by refugees from camp Katlanovo, who are organzing protests in fr=
ont of
offices of European institutions in Skopje and foreign Embassies in Skopje.=
In the
moment  there is no solutions for the crieses. In Macedonia mr. Nezdet Must=
afa as
Member of the Macedonian Parliament has authorization by the ERF to negotia=
te
around the crises with the government and non-government institutions,
organizations in Macedonia. On international level is authorized Mr. Rudko =

Kawczynski.

On the problem more days in Bitola is working Mr. Nicolae Gheorghe, CPRS, O=
SCE
ODIHR Warsaw.

For your direct informing and help to the refugee, see the following contac=
ts with the
refugees:

Medzitlija
Muharem + 389 70596676

Kamp Katlanovo
Adus Avdo + 389 70 598 254
Zenel Berisa + 389 70 502050

Devlesa
Asmet Elezovski

aelezovski@...

=== italiano===


Subject: Fwd: Re: crisi al confine greco-macedone
Date: Sun, 15 Jun 2003 22:18:27 +0200

Gli ultimi aggiornamenti:
In allegato la sintesi dell'ultimo mese

ORIGINAL SENDER:~~ Asmet Elezovski <elezovski.asmet@...>
~
~
Rifugiati a Medzitlija ? nostra unità di crisi
~
Più di 690 rifugiati dal Kossovo: Roma, Askali, Egizi sono tuttora a
Medzitlija, sul confine Greco - Macedone. Durante la permanenza a
Medzitlija sono nati due bambine e un bambino.
Ancora nessuna risposta ufficiale dalla EU o dalla ambasciata greca alla
loro richiesta di asilo.
La situazione dei rifugiati, già critica, peggiora da un giorno con
l'altro.
Non giungono gli aiuti, che comunque hanno cominciato a partire da varie
località in Europa. Dev'esserci una specie di blocco dell'UNHCR o di
qualcun altro, non lo sappiamo. Le ONG Rom non intendono impegnarsi
direttamente nella raccolta di aiuti, per non correre il rischio di
polemiche con le altre ONG.
A Bitola si è formata un'unità di crisi, che sta lavorando ad un piano
umanitario. E' composta dalla ONG dei Rom di Bitola e da rappresentanti
dei rifugiati. Al momento possono soltanto rifornirci di acqua e
nientaltro. La nostra impressione è che molti in Macedonia e fuori, si
stiano prodigando (qualcuno dica solo di farlo), ma qui non si è ancora
visto niente.
Nella pratica siamo tuttora abbandonati a noi stessi: anche per questo
intendiamo lasciare la Macedonia, dopo aver assistito per 4 anni a tutti
gli errori nel trovare una soluzione per i rifugiati. Sappiamo che i
rifugiati del campo profughi di Katlanovo, stanno protestando a Skopije di
fronte agli uffici della Comunità Europea e alle Ambasciate.
Purtroppo, non vediamo ancora uno sbocco a questa crisi. In Macedonia, mr.
Nezdet Mustafa, membro del Parlamento, ha assunto il compito di negoziare
con il Governo e anche le associazioni non governative. A livello
internazionale, il nostro portavoce è mr. Rudko Kawczynski.

Il nostro referente a Bitola è Mr. Nicolae Gheorghe, CPRS, OSCE ODIHR
Warsaw.

Per altre informazioni:
~
Medzitlija
Muharem + 389 70596676
~
Kamp Katlanovo
Adus Avdo + 389 70 598 254
Zenel Berisa + 389 70 502050
~
Devlesa
Asmet Elezovski
~
aelezovski@...


Fabrizio Casavola rosprom@...

FOLLA DI DUEMILA PERSONE ASSALTA L'AMBASCIATA CROATA A BELGRADO


        Croatia demands compensation for embassy attack 
        ZAGREB,June16 (SRNA)-The Croatian Foreign Ministry has reacted to l=
ast night's
attacks on its Belgrade embassy with a letter to Milan Simurdic, Serbia-Mon=
tenegro
ambassador to Zagreb.
        The ministry's letter demands to be informed of exactly what happen=
ed and also
requests that an investigation be conducted and damage compensated.
        Croatia contends that around 2,000 Belgradians marched on its embas=
sy last
night, shouting insults and leaving every single window and external light =
smashed.
        The statement added: "The incident peaked when some of those people=
climbed
the embassy balcony, took down the Croatian flag, removed the mast and in i=
ts place
put the Serbia-Montenegro flag".
        
Croatian visit postponed due to embassy attack
        ZAGREB,June15 (SRNA)-Following last night's attack of Belgrade's Cr=
oatian
embassy, Croatian Foreign Minister Tonino Picula has cancelled his visit to=

Montenegro.
        Natalija Bukovec, foreign ministry representative, said: "Under the=
se
circumstances the planned visit to Montenegro could not be carried out". Sh=
e added
that an alternative date is to be set.
        Bukovec said that Montenegrin Foreign Minister Dragisa Burzan telep=
honed
Croatian counterpart Picula to express his regret over the Belgrade inciden=
t.

FULVIO GRIMALDI

MONDOCANEFUORILINEA

17/6/3

Corsi e ricorsi

Aprile 1999. Un gruppo di Tute Bianche (già Melting Pot, già
Invisibili, già Centri Sociali del Nord Est, già Autonomia Padovana,
ogni tanto “Verdi”, poi civettuoli con RC, più spesso municipalisti,
ora Disobbedienti) si affaccia sulla scena internazionale e prende la
testa di tutto un movimento di pacifisti, Terzo Settore, buonisti,
preti, nonviolenti, che si precipita a Sarajevo a suonare la grancassa
umanitaria che ottunda la nostra percezione delle bombe e dei
secessionismi etnico-mafiosi in procinto di squartare una grande e
nobile paese, la Jugoslavia. Inalberano i vessilli della civiltà
interetnica e multiculturale che abbaglia le moltitudini e gli
impedisce di accorgersi di un milione di profughi serbi, sopravvissuti
alle carneficine etniche, cacciati dalle loro terre in Croazia, Bosnia,
Kosovo. Diffondono lo slogan CIA del “despota sanguinario” Milosevic,
accreditano invenzioni delle agenzie di disinformazione USA (Knowles
&Hill, Ruder & Finn), come i campi di sterminio serbi, gli eccidi di
Sebrenica e Racak e la pulizia etnica, poi smentita dagli stessi
investigatori ONU e Nato e, in piena guerra di sterminio Nato contro la
Serbia si presentano in 4 a Belgrado per blaterare alla Tv di Stato
stereotipi diffamatori contro il governo. Vengono rispediti al confine.
E gli è andata bene. Vorrei vedere negli USA…

Ad Aviano, nella grande manifestazione contro la guerra Nato del 6
giugno 1999, assaltano un gruppetto di compagni che alzavano una
bandiera jugoslava. Altri gli tengono bordone, vietando ai propri
associati o iscritti di invitare le comunità serbe in Italia alle
manifestazioni contro l’aggressione. In piena guerra e dopo, scambiano
inviti e stringono rapporti con l’opposizione capitalista e
filoamericana, capeggiata dall’organizzazione dei fighetti e
sottoproletari serbi “Otpor”, messa in piedi e addestrata dalla CIA
(Vedi BBC e “Il Diario”). I loro amici più stretti sono quelli della
Radio B92, radio del circuito CIA “Free Europe”, che organizza pogrom
contro gli operai e i contadini che ricordano Tito (vedi il filmatino
B92 che circola nei centri sociali dei Disobbedienti).

Sono i fulgidi corifei del partito del “né-né”.

Quando le elezioni presidenziali decretano la sconfitta di Milosevic
(un presidente che aveva tollerato in piena emergenza bellica e
cospiratoria imperialista oltre 18 partiti avversi, prezzolati e
diretti dalla CIA e dai servizi tedeschi, e una stampa al 90% ostile e
pure pagata dagli USA, (come da verbali delle relative commissioni del
Congresso), e una vera teppaglia guidata da Otpor assalta armata il
Parlamento e brucia le schede che avevano decretato la vittoria di
comunisti e socialisti alle parlamentari, questo conglomerato dei
diritti umani inneggia a “Belgrado che ride” e alla “Rivoluzione
Democratica” (grave anche la caduta dell’altrimenti preciso Tommaso De
Francesco del Manifesto).

Quando dopo un po’ Milosevic viene rapito e venduto per 30 milioni di
dollari al tribunale USA della Del Ponte, dove disintegra tutte le
accuse e i testimoni addestrati da CIA e MI5 e le ribalta sui veri
criminali di guerra; quando a Belgrado si insedia la mafia della spia
Zoran Djindjic e il paese va a catafascio tra svendite del patrimonio
industriale e smantellamento di uno stato discretamente sociale che
aveva resistito a guerre e embarghi, tutto tace. Della Jugoslavia e,
dunque, del terribile errore storico compiuto, non parla più nessuno.
Tanto meno i, consapevoli o inconsapevoli, fiancheggiatori della
dissoluzione della Jugoslavia.

Giugno 2003.

Disorientamento totale di fronte a una resistenza irachena guidata dai
vecchi dirigenti del Baath, un Partito Comunista Iracheno che, in
contrasto duro con altri due partiti comunisti, accetta l’occupazione
come necessaria, una guerriglia condotta essenzialmente non dagli
sciti, che si limitano all’autogoverno e alle rivalità tra i tre loro
gruppi(uno filoamericano, uno nazionalista, uno così così e
filoiraniano), ma dai sunniti laici del centro-nord, come era stato
annunciato da Saddam Hussein. La resistenza all’occupazione è sacra, ma
quelli sono i seguaci del “boia”. Che fare? Che dire? Ancora una volta
questi cazzoni di iracheni fanno la lotta antimperialista nel nome del
Baath e dei suoi alleati progressisti (comunisti veri, nasseriani,
socialisti della Coalizione Nazionale) e non nel nome della democrazia
partecipativa e municipale. Potevano ben chiedere la Tobin Tax e venire
a contestare il G8 e il WTO (mai si contesta l’FMI, la Nato, o la Banca
Mondiale che, d’altronde, è buona perché finanzia Porto Alegre e stampa
e distribuisce i libri dell’ex-sindaco Tarso Genro). Staremo a vedere.
Intanto ci sarà pure chi si schiera con la Resistenza irachena, come
con l’Intifada, senza se e senza ma.

Quanto all’Iran, il pensiero corre alla Belgrado degli anni ’90, quando
si succedevano le manifestazioni antiMilosevic da parte degli
“studenti” e “giovani democratici” dell’Alleanza Civica (ah, la
“società civile”!) guidate da Vesna Pesic, laureata all’Istituto Cia di
Washington “National Endowment for Democracy” (ripetutamente invitata
da Radio Sherwood di Padova), e da Sonia Licht, presidentessa della
Fondazione Soros (e interlocutrice privilegiata di alcune Donne in Nero
che vanno a Podgorica, sotto l’ala del bandito narcotrafficante
Djukanovic, a discettere di “fascismo serbo”. Quelle manifestazioni e
il sostegno ricevuto dalla “società civile” in Italia, con per
imbonitori il santone monarchico Draskovic e la spia Djindjic, fecero
da lubrificante alla successiva aggressione Nato.

Stessa scena oggi a Teheran. Il paese è sotto tiro dai vampiri
scatenati di Washington che un giorno sì e l’altro pure minacciano,
inventandosi bombe atomiche iraniane e folle di seguaci di Osama sotto
i mantelli degli ayatollah. E’ il momento migliore per scatenare una
piazza, assetata di McDonalds e mafia e mercato delle
multinazionali, sui diritti umani soppressi dagli oscurantisti
integralisti. Su loro vegliano, a uno sputo dalle coste iraniane, gli
F16 e i missili della più grande forza militare oggi concentrata nel
mondo. A loro offre incitamento e solidarietà nientemeno che il Diritto
Umano personificato, Gorge.W. Bush. E non nego che ci sarà pure tra
costoro qualcuno in buona fede, donne in testa, che s’illude che
buttando giù i mullah si apra la via per l’”altro mondo possibile”,
magari anche socialista, e non una neocolonizzazione USA che riprenda
il discorso dei colonialisti britannici e dello Shah, imposta dopo gli
opportuni sfoltimenti demografici a suon di uranio e ordigni
infanticidi a grappolo.

Contemporaneamente si torna a intensificare la polemica contro lo
“stato-nazione finito e superato” dalla globalizzazione, partecipativa,
nonviolenta, no.profit, municipale, ovviamente. L’Impero per Toni
Negri, il determinista, è una necessità storica evolutiva, come la
democrazia borghese (magari!), e a fronte dell’impero globalizzato, o
scegli l’esodo (nelle Maldive o nel Centro Sociale, a seconda delle
disponibilità), o scegli la diplomazia dal basso, quella municipale e
globale al tempo stesso: glocal, appunto.Sai che notti insonni per
l’imperatore! Questi retrogradi e conservatori che in Iraq, Iran, Cuba,
Venezuela, Brasile, Argentina, Siria, Palestina, Irlanda, Zimbabwe (W
Mugabe!), Congo (anche lì i “pacifisti” hanno fatto la loro Sarajevo, a
supporto di invasori e cospiratori imperialisti) si ostinano a vedere
nello Stato-nazione la garanzia della molteplicità, unità, sovranità
(Patria o muerte) e, soprattutto, la barriere giuridica e, se
necessario, armata contro coloro che dello Stato USA hanno fatto altro
che un Leviatano (loro sì, Stato Nazione, gli altri meglio di no)! Fare
un po’ di casino intorno alle basi americane, OK, ma disconoscere che
solo lo Stato, oggi come oggi (chè nessun comunismo lo ha ancora
dissolto), ha gli strumenti politici, giuridici, militari, magari in
coalizione con altri Stati, per riaffermare la sovranità del suo popolo
e il rifiuto della colonizzazione, non può che far piacere ai
disintegratori di Stati per eccellenza, gli USA.

O vogliamo ricorrere al Municipio?

Il che ci riporta a una debolezza storica dello Stato italiano rispetto
agli altri Stati europei e extraeuropei, nati in contrapposizione
all’Impero. Dal tempo dei Comuni, costituitisi ovviamente sotto
l’ombrello dell’Impero, seppure con qualche libertà da “esodo” (è il
quadro tracciato con mille anni di ritardo da Negri), famiglia,
particolare e locale hanno dominato il tessuto della società italiana:
tutti elementi contrastanti con la più vasta aggregazione
multiculturale, multiconfessionale, multiidentitaria conquistata con le
rivoluzioni francese, inglese, americana, russa, che ci avrebbe tratti
da un retaggio tribalistico e di fazioni che si macellano fra di loro
nel nome, appunto, del campanile e del clan. Non per nulla qui si
insiste sul modello del Chiapas e sul pensiero debolissimo di Marcos,
entrambi ispirati a familismi, particolarismi, tribalismi,
identitarismi, localismi, il massimo del privilegio per la classe
dirigente messicana che vedi frantumarsi in mille rivoli quella che
potrebbe essere una travolgente alluvione di lotte insurrezionali
coordinate dei vari soggetti antagonisti messicani per il rovesciamento
di un potere oligarchico in tutto il paese e la conquista dello Stato.

Quale sarebbe in questa prospettiva di liquidazione dello Stato
“l’altro mondo possibile”? Quello di comunità “a rete” che si scontrano
al loro interno su che cosa si possa consigliare al sindaco di fare con
una minifrazione del bilancio “partecipativo”, spostando così
astutamente il conflitto tra governati e governanti a conflitto tra
governati, guerra tra poveri che esime l’istituzione dalla
responsabilità di provvedere al bene collettivo? Questa del bilancio
partecipativo e consultatorio per un minimo degli stanziamenti è
davvero la presa per il culo del secolo: a Cuba, nel Venezuela
bolivariano l’assemblea cittadina, o di quartiere decide (non esprime
pareri) su tutto il bilancio e su tutta la gestione della comunità e
gli amministratori che non hanno funzionato vengono revocati. Con lo
Stato deperito, chi si assume la responsabilità del bene collettivo,
della ridistribuzione della ricchezza tra aree povere e aree ricche,
dell’ecologia dove il battito di una farfalla a Bolzano suscita un
maremoto a Trapani, dell’eguaglianza davanti alla legge, del sistema
dei trasporti armonizzato, della rappresentanza nei rapporti e nei
conflitti con altre entità, della sanità collettiva? Corollario
dell’estinzione dello Stato è infatti la scomparsa dell’intervento
pubblico generale ed equo e il diffondersi della frenesia egoistica del
particolarismo localista ad opera di ceti e lobbies egemoni.

A me pare che l’Italia, la cui unità nazionale era vaticinata da Dante
Alighieri fin dalla da lui vituperata epoca fratricida e
local-oligarchica dei Comuni e poi delle Signorie, abbia avuto solo tre
moti verso una nazione di cittadini uguali e uniti: nel Risorgimento,
frutto di una minoranza ma diretto verso un obiettivo collettivo,
sequestrato e umiliato dalla monarchia; quello del fascismo, stato
unitario pervertito dall’ideologia tirannica di razza e di classe
(chiamata “popolo”) e dall’imperialismo capitalista; e, soprattutto,
quello dei 240.000 partigiani che si battevano, sull’onda di un
sentimento, a larghissima maggioranza di classe, di unità e
indipendenza nazionale, nella prospettiva del socialismo e, intanto di
uno Stato unitario a costituzione democratica.

Leghisti e federalisti (non decentratori!) di ogni risma e
criptoleghisti del campanile hanno in mente un “altro mondo possibile”
che viene descritto nei documenti della strategia “del Secolo
Americano” come l’obiettivo fondamentale per realizzare il dominio
dell’unico Stato Nazionale sulle macerie degli Stati da frantumare.
Vanno smascherati.

ANCORA SULL'ASSALTO ALL'AMBASCIATA CROATA:
SCONTRI TRA TIFOSI DI PALLAMANO DOPO LA VITTORIA
SERBOMONTENEGRINA ALLA FINALE DEGLI EUROPEI


SVILANOVIC FIERCELY CONDEMNS INCIDENTS IN BELGRADE 
BELGRADE, June 16 (Beta) - On June 16, Serbia&Montenegro Foreign
Minister Goran Svilanovic fiercely condemned the incidents in front of
the Croatian Embassy in Belgrade in the evening on June 15, stressing
that he hoped they would not affect bilateral relations. 
        After the Serbia&Montenegro waterpolo team's victory against
the Croats in the European Championship finals in Kranj (Slovenia) and
the serious incidents provoked by Croatian fans, a group of Belgrade
fans broke windows on the Croatian Embassy and took down the emblem and
flag of Croatia and raised the Serbian flag. 
        Svilanovic said the country had been working very hard for
three years to improve relations with Croatia. He said he hoped
cooperation with Zagreb would continue in the second half of this year. 
        "We are determined to keep improving relations between
Serbia&Montenegro and Croatia, and we do regret this incident and
fiercely condemn it," Svilanovic said. 
        
SCG STRONGLY CONDEMNS INCIDENT OUTSIDE CROATIAN EMBASSY IN BELGRADE 
        BELGRADE, June 16 (Tanjug) - Serbia and Montenegro's (SCG) 
Foreign Ministry released on Monday a statement strongly condemning 
the incident that occurred outside Croatia's Embassy in Belgrade on 
Sunday night. 
        On this occasion, the Ministry conveyed to Croatia's
Ambassador  to the SCG Davor Bozinovic and the Foreign Ministry its
regrets for  the incidents. Ambassador Bozinovic was informed about the
measures  the competent organs had taken to reveal and punish the
perpetrators  of the incident, the statement said.  The SCG Foreign
Ministry assessed that a considerable progress  had been made in
bilateral relations between the SCG and Croatia,  and that the incident
would not jeopardize the positive development  of mutual relations. 

RACAN REGRETS INCIDENTS AFTER WATERPOLO FINALS 
KRANJ, June 16 (Beta) - Croatian Prime Minister Ivica Racan said on
June 16, that he deeply regretted the events at the European WaterPolo
Championship finals in Kranj between the national teams of Croatia and
Serbia&Montenegro. 
        Racan said that on June 18, the Croatian government would
debate a draft law on the prevention of incidents at sports venues. 
        At a press conference in the government building, Racan
congratulated the national team on the silver medal. He stressed that
the waterpolo players represented Croatia extremely well, while on the
other hand, a group of fans failed to do so during the finals. 

MONTENEGRIN FOREIGN MINISTRY CONDEMNS ATTACK ON CROATIA'S EMBASSY IN
BELGRADE
        PODGORICA, June 16 (Tanjug) - Montenegro's Foreign Ministry
confirmed on Monday that the visit to Podgorica by Croatia's Foreign
Minister Tonino Picula, planned for June 16-17, was postponed based on
a mutual agreement but at the proposal of the Croatian side, owing to
the attack on the Croatian Embassy building in Belgrade on Sunday night.
        The statement released by the Montenegrin Foreign Ministry said
that a new date for Minister Picula's visit would be set by the two
ministries later on.  The Ministry also strongly condemned the hooligan
behavior outside Croatia's Embassy in Belgrade, which resulted in
damages of the building itself and a desecration of Croatia's flag and
coat of arms.  Montenegro's Foreign Ministry assessed that "the attack
on the embassy and the desecration of Croatia's symbols are serious
violations of obligations that the hosting country has under the Vienna
Convention on diplomatic relations". 
        The riots outside Croatia's Embassy in Belgrade broke out
following the final match between the national teams of Serbia and
Montenegro and Croatia at the European waterpolo championship in Kranj,
Slovenia, during which violence broke out by supporters of Croatia's
national team, who were dissatisfied with the defeat of their team.

Publié dans Contrastes, revue des Equipes Populaires, mai-juin 2003

Pourquoi font-ils ces guerres ?

MICHEL COLLON

Pourquoi font-ils ces guerres ? Laissons la parole au président
Clinton, parlant devant des fonctionnaires US à Washington, le 23 mars
99, au moment où il s’apprête à déclencher les bombardements sur la
Yougoslavie : «Si nous voulons des relations économiques solides, nous
permettant de vendre dans le monde entier, il faut que l’Europe soit la
clé… C’est de cela qu’il s’agit avec toute cette chose (sic)du Kosovo.»

     Bref, la guerre a pour but d’installer l’OTAN comme gendarme
nécessaire pour la domination US sur le continent européen.

     Un éditorialiste du New York Times le confirme au même moment :
«Pour que la globalisation marche, l’Amérique ne doit pas craindre
d’agir comme la superpuissance omnipotente qu’elle est. La main
invisible du marché ne fonctionnera jamais sans un poing caché.
McDonalds ne peut être prospère sans McDonnel Douglas, le constructeur
de l’avion F-15. Et le poing caché qui garantit un monde sûr pour les
technologies de la Silicon Valley, ce poing s’appelle armée des
Etats-Unis, Air Force, Navy et Marines.»

“Qui contrôle le pétrole, peut continuer à diriger le monde”

En fait, depuis la chute du Mur toutes les guerres US ont été au
service de la « globalisation ». En réalité, pour le droit des
multinationales de continuer à imposer leurs règles économiques et
sociales injustes, le droit de ne pas payer les matières premières et
de piller le tiers monde.

     Et en premier lieu, le pétrole et le gaz. Qui contrôle les routes
du pétrole, peut bloquer l’approvisionnement de ses rivaux (Europe,
Japon…), les faire chanter et continuer à diriger le monde. Tel est
l’objectif permanent de Washington. La guerre contre la Yougoslavie
visait à renverser l’autogestion des travailleurs et à faire place
nette pour les multinationales. Mais aussi à contrôler le stratégique «
corridor énergétique n° 10 » qui passe par Belgrade. Résultat pour les
travailleurs ? Le gouvernement que l’OTAN a imposé à Belgrade est celui
du FMI. Le prix du pain est passé de 4 à 30 dinars, celui de
l’électricité (privatisable) a été multiplié par quatre, la Banque
Mondiale veut licencier 800.000 travailleurs et le droit de grève vient
d’être interdit !

     Le soutien à Ben Laden et aux talibans, puis le renversement de
ceux-ci, visaient à permettre la construction en Afghanistan du gazoduc
de la multinationale US Unocal destiné à desservir toute l’Asie du Sud.
Le « président » afghan Karzaï est un employé d’Unocal et dix de ses
ministres ont le passeport US. Résultat ? Le trafic de drogue a
augmenté.

     Le soutien au régime brutal et corrompu de la Colombie vise certes
à garantir la mainmise US sur le stratégique canal de Panama, mais
aussi à contrôler le pétrole colombien d’abord, vénézuélien ensuite en
empêchant une alliance entre ces deux pays et l’Equateur. Ceux qui
prétendent imposer la démocratie en Irak n’ont pas hésité à tenter un
coup d’Etat contre le président élu du Venezuela, Chavès.

     Le soutien US aux milices islamistes, notamment de Ben Laden,
actives en Tchétchénie, et leur approvisionnement en armes vise à
affaiblir la Russie et à la chasser des si lucratives routes du pétrole
dans cette région.

     Bref, partout, les multinationales pétrolières US cherchent à
imposer des tracés de pipelines contrôlés par elles-mêmes :
Afghanistan, Kurdistan, Caucase, Bulgarie – Macédoine – Albanie, et on
en parle à présent aussi à propos de la Corée et de divers pays
d’Afrique. Et dans chacune de ces régions, les Etats-Unis manoeuvrent
pour installer leurs bases militaires. Partout donc, mais de façon
clandestine, les Etats-Unis provoquent ou excitent des conflits en
soutenant les pires racistes, les pires terroristes, les pires
fanatiques. Ce qui nécessite des prétextes et des médiamensonges, que
la gauche n’a pas toujours su démasquer.

     Au Kosovo, par exemple, leurs protégés de l’UCK appliquent
impunément leur programme annoncé : nettoyage ethnique chassant toutes
les minorités (Serbes, Juifs, Roms, Turcs, Musulmans, Gorans…) et
trafics maffieux (drogue, armes, prostitution). Sous les yeux et avec
la bénédiction des Etats-Unis qui ont installé, à côté du futur
pipe-line, l’énorme base militaire de Camp Bondsteel : des pistes pour
bombardiers ( !), louées 99 ans et permettant d’atteindre le
Moyen-Orient, le Caucase, Moscou. Et un jour l’Europe ?

     
La cause des guerres, c’est le système économique

Car la guerre pour l’or noir a aussi pour but de priver la France et
l’Allemagne de leurs débouchés et approvisionnements en Irak, en Iran,
etc. De même, la stratégie militariste et la course aux armements a
pour but d’empêcher la création de l’Euro - Armée. Laquelle permettrait
de mener les mêmes guerres que l’armée US, mais pour le compte des
multinationales européennes.

     Le militarisme et la multiplication des guerres ne tombent pas du
ciel et ne sont pas dus à la personnalité de tel ou tel président. Ce
sont les multinationales US qui ont décidé de favoriser l’élection de
Bush le tricheur non élu. En fait, la cause des guerres, c’est
l’aggravation de la crise économique. Inévitable dans ce système
puisque le « meilleur patron », applaudi par les Bourses, c’est celui
qui annonce un plan de licenciement de dix mille ou quinze mille
travailleurs de par le monde. Mais si vous licenciez et baissez les
salaires autant que vous pouvez, à qui vendrez-vous ?

     Cette absurdité sape la base économique d’un développement général
et harmonieux. Cette contradiction incontournable impose une bataille
accrue pour contrôler les régions et matières stratégiques, afin d’en
priver les rivaux. Le monde est partagé comme un gâteau. Et comme il
est partagé depuis longtemps, la seule manière pour une grande
puissance d’améliorer sa situation est de rafler les morceaux échus à
d’autres. Par la guerre.

     Les guerres  multiples que Bush annonce (Iran, Syrie, Corée,
Colombie, Cuba etc…) ne sont que des chapitres d’une guerre globale. La
recolonisation brutale de toute la planète, l’imposition d’une
dictature encore plus étendue que celle dont rêvait Hitler. La proie
décisive étant la Chine, avec son immense marché, son taux de
croissance phénoménal. Avant de s’en prendre un jour à l’Europe ?

     Mais soutenir l’Euro-Armée n’est pas la solution. Quand Chirac
envoie l’armée française en Afrique pour soutenir les pires dictatures
et favoriser Total ou Bouygues, il fait la même chose que Bush en plus
petit. Et si Bush avait offert à TotalFina sa part du gâteau irakien,
on n’aurait pas entendu Chirac.

Un front international contre la guerre

     C’est donc aux travailleurs et à leurs organisations de définir
leur propre alternative : la solidarité de ceux d’en bas contre ceux
d’en haut. « Quand les riches se font la guerre, ce sont les pauvres
qui meurent », écrivait Jean-Paul Sartre. L’urgence est donc la
création d’un front international contre la guerre, pour le droit à
l’autodétermination, c’est-à-dire le droit de chaque nation à choisir
son destin, son système social, son mode de développement économique.
Développer partout (entreprises, associations, quartiers et surtout
écoles) des comités d’information, de débat et de mobilisation. Car
l’humanité court un danger terrible.

     Voilà. En m’excusant du caractère schématique du présent texte. En
quelques lignes, il n’était pas possible d’argumenter et de prouver ces
thèses par des faits concrets. A prendre donc, comme un appel pour
lancer le débat au sein du mouvement ouvrier et progressiste.

michel.collon@...