Informazione

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italia - 08-05-05


FORUM di BELGRADO per un mondo di eguali

Belgrado, 22. aprile 2005.

FESTEGGIAMENTi per i 60 ANNI DALLA VITTORIA SUL FASCISMO

Il Forum di BELGRADO per un mondo di eguali, esiste e funziona ormai
da cinque anni nella sua forma di associazione indipendente,
non-partitica, di cittadini senza scopi di lucro. In questo periodo
ha pubblicato una ventina dei libri dei suoi soci - accademici,
professori universitari, personaggi pubblici, diplomatici, avvocati,
industriali, analisti geo-strategici... I temi dei libri sono dedicati
ai problemi più rilevanti del mondo politico ed economico, della
sicurezza nazionale, affari esteri.

Inoltre, il Forum ha finora organizzato circa 40 tavole rotonde,
dibattiti e conferenze. Ha instaurato la collaborazione con molte
associazioni simili nel paese, in Europa ed in tutto il mondo.

L'anniversario dei cinque anni d'esistenza e lavoro del Forum è stato
festeggiato sabato, 23. aprile 2005. nell'aula magna Facoltà di
Giurisprudenza dell'Università di Belgrado.

In tale occasione si è tenuta l'Assemblea del Forum e la celebrazione
del sessantesimo anniversario della vittoria sul fascismo, di cui
parlerà l'accademico Mihajlo Marković.

Vladislav Jovanović, ex-ministro degli esteri della Jugoslavia e
rappresentante permanente della SRJ presso l'ONU, presenteranno il
tema "Kosovo e Metohija : soluzioni e prospettive".


FORUM di BELGRADO per un mondo di eguali

Belgrado, 12. aprile 2005.

Presso FORUM belgradese il 12. aprile è stato presentato il libro "La
Strategia della politica estera di Serbia e Montenegro". Si tratta di
una raccolta degli studi presentati alla Tavola rotonda del 27.
Novembre 2004. a Belgrado, organizzata dal FORUM di BELGRADO.

Durante la presentazione del libro, erano presenti una decina di
giornalisti nazionali e stranieri, che hanno intervistato gli autori
dei testi pubblicati nel libro: Vladislav Jovanović, prof. Oskar
Kovač, prof. Radovan Radinović, Stanislav Stojanović e Živadin Jovanović.

Negli interventi si è rilevato che il nostro paese, malgrado si trovi
nella posizione internazionale più scomoda che mai, possiede una
potenzialità reale di partnership e una posizione geo-strategica
rilevante, che possono entrambi essere valorizzati nel piano
regionale, europeo e internazionale.

Partendo da questi fatti, è stato posto in rilievo che la strategia
della politica estera dell'unione di Serbia e Montenegro, dovrebbe
basarsi sulle seguenti premesse:

- che non sia accettato di essere ritenuti un paese ed un popolo
"sconfitto", come viene fatto passare attraverso le politiche di
condizionamento e minacce di nuovo isolamento;

- che si sviluppi un approccio positivo nei confronti del mondo
sviluppato e processi di integrazione, cercando di farne parte a
condizioni paritarie;

- nello sviluppo dei rapporti con mondo estero dobbiamo fare
attenzione alle due posizioni estreme: una di confronto, l'altra di
capitolazione;

- sul rispetto coerente della propria indipendenza e integrità
territoriale: nei rapporti con altri paesi e istituzioni mondiali,
occorre insistere sul rispetto rigoroso dell'uguaglianza, reciprocità
e dignità del nostro paese.

Nel caso in cui i rapporti con altri paesi ed istituzioni
internazionali fossero costruiti sulle suddette premesse, il nostro
paese potrebbe contare di guadagnarsi un posto onorevole nei rapporti
internazionali, che gli appartiene.

E' stato indicato che la Serbia e Montenegro, nelle circostanze di
divisione delle sfere d'interesse e nell'integrazione della politica
estera e militare delle principali potenze, debba avere una propria
strategia che corrisponde ai propri interessi nazionali.

Alcuni paesi si sono inseriti nelle integrazioni economiche, militari
e politiche regionali, per motivi di prevenzione. Il peggio di tutto è
non stare da nessuna parte. Colui che non sta in alcuna entità, per
definizione, è gravemente discriminato.

Serbia e Montenegro, però, non devono affrettarsi a far parte
dell'Unione Europea ad ogni costo. Innanzi tutto, per motivi
economici, non lo dovrebbero fare. Dall'altro canto, l'entrata
nell'Unione Europea può essere una necessità di Serbia e Montenegro e
perciò bisogna affrontare le trattative, insistendo su un trattamento
paritario e sulla difesa degli interessi nazionali prioritari. In
tutto ciò, occorrerà fare la massima attenzione in particolare al
rispetto dell'integrità territoriale, vuol dire che l'unione statale
dovrebbe inserirsi nell'UE com'è attualmente, cioè comprendente la
regione autonoma del Kosovo e Metohija.

E' stato messo in rilievo che il nostro paese dovrebbe valorizzare la
propria posizione geo-strategica in forma conveniente ai propri
interessi vitali. Dovrebbe avere rapporti normalizzati con i vicini,
con i grandi centri di potere, rimanendo stabile al proprio interno.
Nel caso contrario, questa posizione geo-strategica può essere e
prevalentemente così come è oggi, una ulteriore causa aggiuntiva per
altre gravi pressioni e minacce, perfino per quella di altra violenza
e minacce agli interessi statali e nazionali.

Il rapporto nei confronti dei sistemi euro-atlantici è una delle
principali questioni della politica estera e interna. L'appartenenza
alla NATO, per molte ragioni, non è nell'interesse del nostro stato,
perciò non si deve includere nelle nostre priorità di politica estera
e quelle di sicurezza. Data la posizione geo-strategica del nostro
paese, una politica di neutralità attiva sarebbe il suo migliore
interesse.

Indicando il carattere inconsueto dell'Unione di Serbia e Montenegro,
di cui si afferma che per molti versi sia "poco definita" oppure
"non-perfezionata" come stato, è data una valutazione che sussistono
pochi elementi di strategia comune di politica estera. Quello che è
presentato dai nostri rappresentanti politici attuali, è, nei fatti,
una politica creata altrove, condotta altrove, e per mezzo di
"bastone e carota", in altre parole per mezzo di costanti ricatti ed
ultimatum. Se anche si parlasse di una strategia in comune, in ogni
caso, quest'elemento di politica unitaria della Serbia e Montenegro
viene sempre meno, perfino nelle questioni cruciali di politica estera
e di sicurezza. Perciò, il comportamento dell'attuale Ministro degli
Affari Esteri in quest'Unione, non sorprende, per il fatto che è stato
distaccato da tutte le istituzioni statali e perfino dal governo
serbo, di cui il suo partito fa parte come partner nella coalizione.
Lui conduce una politica privata, denigrando soventemente nel mondo
gli organi ufficiali della Serbia, mentre in questo governo nessuno
pone la questione della sua responsabilità.

Nella conferenza è stato criticato il comportamento di una parte di
alti rappresentanti della Serbia e Montenegro, la cui prassi
quotidiana è di promuovere le idee dei loro interlocutori esteri come
proprie, particolarmente di NATO, USA, Gran Bretagna e Tribunale
d'Aia, dandogli l'attributo di nostri "interessi nazionali e statali".
Questi politici diffondono disfattismo, un complesso di colpevolezza e
sindrome d'incapacità, da tanti anni. Per costoro, i Serbi sono
colpevoli per le guerre civili in Croazia e Bosnia-Erzegovina. I Serbi
sarebbero criminali e responsabili per la questione dei diritti umani
degli Albanesi in Kosovo e Metohija, "il regime di Slobodan Milošević"
sarebbe responsabile per l'aggressione NATO del 1999, e per le vittime
provocate dalle bombe all'uranio e alla graffite.

Questa diffusione di disfattismo e del complesso di colpevolezza, è
effettuata in piena coscienza ed è pianificata. Fa parte del lavaggio
dei cervelli, della "catarsi", con il fine di cancellazione del
"vecchio", "ormai superato" sistema dei valori, e per "l'avanzamento"
del "nuovo", inteso come "europeo", "mondiale"; il tutto effettuato
per scopi neocolonialisti. Questi elementi rappresentano i pilastri e
la condizione con cui l'oligarchia si tiene al potere, imponendo alla
popolazione ed ai giovani innanzi tutto, l'insicurezza, facendogli
diminuire la fiducia in sè stessi, corrompendo le coscienze.

Questa politica d'idolatria nei confronti di tutto quello che è
straniero, una politica di distruzione sistematica dell'identità
nazionale e spirituale serba, ha delle conseguenze devastanti,
difficili da eliminare, anche se si avesse la volontà di farlo. Le
conseguenze di questa politica si sono rispecchiate in maniera
direttamente negativa sulla posizione e reputazione mondiale di Serbia
e Montenegro, soprattutto della Serbia, che dimostra un'incapacità di
protezione degli aspetti d'interesse vitale nazionali, al livello
internazionale, in particolare per ciò che riguarda il Kosovo e Metohija.

Per quanto concerne la situazione del Kosovo e Metohija, è stato
sottolineato che l'obbligo prioritario della nostra diplomazia sia di
ribadire in tutte le occasioni l'obbligo della comunità
internazionale di garantire il rigoroso rispetto ed una coerente
realizzazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1244
(del 1999), in cui si garantisce l'integrità territoriale della Serbia
e Montenegro, e gli Accordi di Kumanovo.

Non sussistono delle condizioni o delle possibilità, con cui o per le
quali la Serbia dovrebbe, facendo parte dell'Unione di Serbia e
Montenegro, accettare una qualsiasi forma d'indipendenza del Kosovo e
Metohija, fosse essa "condizionata", incondizionata, fattiva, formale
o qualsiasi altra, al posto di una "autonomia concreta".

FORUM di BELGRADO per un mondo di eguali


A cura del Forum di Belgrado, Italia
(Traduzione di Dragomir Kovacevic)

https://www.cnj.it/PARTIGIANI/resoconto.htm


P A R T I G I A N I !
Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo

RESOCONTO DEL CONVEGNO SVOLTOSI A ROMA IL 7-8 MAGGIO 2005

1. Motivazioni ed adesioni
2. Gli interventi
3. I documenti video
4. Un antifascismo inattuale??
5. Le iniziative successive


L'incontro internazionale PARTIGIANI! si è tenuto a Roma, nell'arco di una
giornata e mezzo, presso la Casa delle Culture in Trastevere, con la
partecipazione
di ospiti provenienti da varie regioni d'Italia e dall'estero. In merito
hanno riferito organi di stampa di vari paesi - ad esempio i croati "Novi
List" e "La Voce del Popolo", di Rijeka/Fiume, e la Radiotelevisione della
Repubblica di Albania. In qualità di promotori dell'iniziativa proviamo a
raccontarla qui, abbozzando anche se possibile un provvisorio bilancio dal
lato politico.


1. MOTIVAZIONI ED ADESIONI

Avevamo deciso di cogliere l'occasione del 60.mo anniversario della
Liberazione
per organizzare, con il contributo di tutti i soggetti interessati e
sensibili,
una iniziativa di testimonianza e di informazione incentrata sul carattere
internazionale ed internazionalista della lotta partigiana in Europa
(1941-1945).
Una iniziativa senza precedenti nel panorama italiano e non solo italiano,
dai contenuti non rituali, dunque piuttosto ambiziosa. Allo scopo ci siamo
avvalsi di svariati contatti esistenti tra le nostre organizzazioni
promotrici
e realtà antifasciste di numerosi paesi.


Inizialmente promosso da Radio Città Aperta (RCA), Coordinamento Nazionale
per la Jugoslavia (CNJ), Gruppo Atei Materialisti Dialettici (GAMADI), e
Rivista Contropiano, l'appello per PARTIGIANI! ha catalizzato via via
numerose
adesioni e contributi. Hanno aderito alcune sezioni dell'ANPI e comitati
antifascisti, organizzazioni internazionaliste e contro la guerra, gruppi
comunisti e realtà culturali, partiti politici come il greco KKE e lo
jugoslavo
NKPJ. E poi: storici di prestigio come Angelo Del Boca e Nicola
Tranfaglia,
molti ex combattenti e dirigenti partigiani - si pensi a Giovanni Pesce,
a Leon Landini, a Ferdinando De Leoni o a Ettore Bonavolta -, ed
ancora riviste
e case editrici, artisti, e persino corali quali il Coro delle Mondine di
Novi (Modena) ed il Coro Partigiano "Pinko Tomazic" (Trieste).
Tra i messaggi di adesione e di saluto ricordiamo alcuni tra i più
significativi,
pervenuti dal Pôle de Reinassance Communiste en France, dal Coro
Partigiano
Triestino, dal partigiano Nerino Gobbo "Gino", dal Comitato Antifascista
di Oleggio (Novara), dall'Associazione Rom e Sinti "Aven Amentza", e dal
Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia, al cui rappresentante è stato
negato
il visto dal Consolato italiano a Belgrado.

Nel corso della "due giorni" sono intervenuti anche rappresentanti del
popolo
palestinese, di quello cubano e di quello della Repubblica Popolare
Democratica
di Corea. Hanno preso la parola in particolare Bassam Saleh per la
comunità
palestinese del Lazio e Maria Fierro per Italia-Cuba. Della vicenda
coreana
è stato ricordato il legame strettissimo con la lotta di liberazione dal
nazifascismo in Europa: proprio 60 anni fa, infatti, la Corea si liberava
dal giogo del Giappone pagando un prezzo terribile in termini di vite
umane
e di distruzioni. Ma dopo pochissimi anni, l'aggressione statunitense
costringeva
il popolo coreano ad impegnarsi in una nuova guerra di Liberazione,
insieme
drammatica ed eroica, che purtroppo non può dirsi ancora terminata.

Con l'iniziativa PARTIGIANI! abbiamo provato a superare l'angusta
dimensione
nazionale in cui per decenni è stata sostanzialmente confinata la memoria
dell'epopea partigiana. Un "confinamento" dovuto a tante ragioni: un certo
opportunismo "patriottardo", la strumentalizzazione della memoria per
interessi
nazionali e specifici, differenziazioni ideologiche (quali quelle tra i
movimenti
comunisti dei vari paesi, che oggi appaiono fortemente anacronistiche), o
persino semplice ignoranza delle vicende storiche.

Nel nostro paese, ad esempio, l'enfatizzazione della funzione della
Resistenza
come liberatrice del territorio dall'occupante tedesco e "fondatrice"
della
Repubblica antifascista ha indotto in passato a trascurare le vicende
drammatiche
eppure allo stesso tempo gloriose dei partigiani italiani mobilitati
all'estero,
e quelle dei partigiani provenienti da altri paesi che hanno immolato le
loro vite per liberare il suolo italiano. Analogamente in altri paesi: si
pensi ad esempio alla Francia, dove la Liberazione è stata forse
soprattutto
il frutto del sacrificio di militanti di origine non-francese, tra cui
moltissimi
italiani, la cui vicenda è pressochè ignorata da entrambi i lati del
confine.


Non si è trattato solo quindi una "analisi comparativa" delle varie
Resistenze,
ma anche una analisi del loro reciproco intrecciarsi, legarsi e
potenziarsi
a vicenda: una analisi del loro carattere internazionale ed
internazionalista.
Una analisi possibile solo liberando il dibattito politico e storiografico
sulla Resistenza da censure, falsificazioni, rimozioni ed omissioni che
sussistono
ed anzi purtroppo si acuiscono, in questa triste fase segnata a livello
internazionale
dal revanscismo di quelli che la II Guerra Mondiale l'hanno persa sul
campo,
ma vorrebbero trasformare quella sconfitta militare e morale di allora in
una vittoria politica dell'oggi, da conseguire "a tavolino", in maniera
storiograficamente
disonesta ed eticamente indegna.



2. GLI INTERVENTI

Dopo l'apertura formale della iniziativa da parte di Miriam Pellegrini
Ferri,
già partigiana di Giustizia e Libertà ed ora presidentessa del G.A.MA.DI.,
sulla Resistenza italiana hanno parlato Spartaco Ferri, che combattè in
Appennino
e fu imprigionato, e Rita Roda, con una riflessione sulla lotta partigiana
vista dai giovani di oggi.
Franco Alunni, autore di una importante testimonianza scritta, ha
ricordato
i fatti di Porta San Paolo, avvenuti a Roma subito dopo l'8 settembre
1943.

In gran parte incentrato sulla Resistenza a Roma anche l'intervento di
Ferdinando
De Leoni - già presidente dell'ANPI regionale del Lazio -, che ha però
allargato
la riflessione, con vis polemica ed inevitabile amarezza, sulla scandalosa
situazione italiana attuale.
Come ricordare il sacrificio dei partigiani, si è chiesto De Leoni, se
oggi
sono gli eredi del fascismo al governo?


La successiva sessione ha trattato delle vicende simmetriche dei
partigiani
sulle due sponde del mare Adriatico.

Di Giuseppe Maras, che fu comandante della Divisione Garibaldi che
inquadrava
molte migliaia di italiani combattenti contro il nazifascismo in
Jugoslavia
dopo l'8 settembre 1943, è ricorso il 12 maggio 2005 il terzo anniversario
della scomparsa. Nel corso del convegno, attraverso il ricordo del figlio
Armando ed avvalendosi anche di una efficace testimonianza
audio/video, "Pino"
è sembrato presente, quasi impegnato a discutere insieme a noi del senso
delle sue battaglie. Di Maras, nelle parole del figlio, è emerso un
ritratto
inedito, intimo, dell'uomo e del padre oltrechè dell'eroe, un ritratto che
ha commosso molti dei presenti alla iniziativa, che lo conobbero
personalmente.


Un altro partigiano italiano della Divisione Garibaldi è stato ricordato
da Ivan Pavicevac: si tratta di Ovidio Gardini, che fu attivo divulgatore
della memoria e dei valori della pace e fratellanza fra i popoli fino agli
ultimi momenti della sua vita, come attestato da alcune lettere e
documenti
audio presentati nel corso della iniziativa.

Nel cortometraggio "Teska breda", recentissima realizzazione a cura di
Tamara
e Boris Bellone e di Piera Tacchino, è contenuta invece la testimonianza
di 'Vinko' Giuglar, oggi anziano contadino della Val di Susa, che nel
1943,
ritrovatosi al seguito dell'esercito occupante italiano in Jugoslavia, fu
fatto prigioniero dai tedeschi. Dopo essere riuscito a sfuggire ai campi
di prigionia ed ai lavori forzati, si unì ai partigiani di Tito entrando
direttamente nella Terza Brigata Dalmatinska e partecipando alla
liberazione
di Knin.

Una storia simmetrica è quella dei partigiani jugoslavi in Italia:
generalmente
ex internati nei lager per slavi sul territorio italiano, dopo la caduta
del fascismo furono liberati e si unirono alla lotta sulla nostra
penisola,
svolgendo in numerose occasioni un ruolo-guida, di vera e propria
direzione
militare - ad esempio in Appennino, tra Lazio, Umbria e Marche.

Alessandra Kersevan, storica ed editrice friulana, autrice di
significativi
testi sulle vicende al confine orientale, ha parlato dei campi di
concentramento
per slavi sul territorio italiano, ed in particolare del campo di Gonars,
sul quale ha pubblicato di recente un testo ben documentato, fornendo
dettagli
che hanno lasciato profondamente impressionata la platea.

Si è entrati a questo punto nel vivo della discussione sulla Resistenza
jugoslava.
Vitomir Grbac, giornalista e scrittore fiumano, autore di "Bijela
Smrt" (La
morte bianca) ha raccontato del sacrificio dei partigiani della marcia di
Matic Poljana (Istria). Grbac era allora, con i suoi 16 anni, tra i
più giovani
combattenti nella Divisione di Tito. Nel suo libro descrive la marcia
nella
Lika, durante la quale morirono assiderati una quindicina di partigiani.
Alla marcia partecipava anche Antonija-Tonica Dovecar, una giovane incinta
di 7 mesi, che fu portata in salvo e che dopo poche settimane diede alla
luce il piccolo Ratimir (significativo il suo nome: "è nato in guerra, e
che viva nella pace"). Il memoriale di "Matic Poljana" è stato
recentemente
cambiato di nome dalle autorità revisioniste ed anticomuniste della
Croazia.
Tonkica è ancora viva: più anziana di Grbac, ma ancora lucida. Il piccolo
Ratimir, sorridente con la "titovka" bianca in testa all'età di 2-3 anni
nella foto pubblicata nel libro, oggi professore alla Facoltà di
navigazione
a Portoroz in Slovenia, era anch'egli presente in sala!

Giacomo Scotti, nel corso di un intervento molto atteso, ha svelato
particolari
meno noti della Resistenza sul confine orientale; rivelando tra
l'altro che
i primi resistenti italiani in verità non furono quelli che dopo l'8
settembre
1943 presero le armi contro il nazifascismo: bensì quelli che, in Istria
e Venezia Giulia, al fianco degli slavi ed inquadrati nelle loro
formazioni,
già nel 1941 partecipavano ad azioni antifasciste.
Scotti, storico, giornalista e scrittore, autore di numerosissimi lavori
dalla saggistica alla poesia, rappresenta oggi quasi la "memoria vivente"
degli italiani di Jugoslavia: cioè di quella comunità che dopo il 1945 è
rimasta lì per contribuire alla costruzione di una società diversa e più
giusta, avendo come vessillo il tricolore bianco-rosso-e-verde con la
stella
rossa al centro - proprio il vessillo cioè dei partigiani della Garibaldi.
Impegnato negli ultimi anni tra l'altro a chiarire le vicende delle
"foibe"
facendo luce sulle esagerazioni e sulla disinformazione in merito, Scotti
ha recentemente subito pesanti intimidazioni dalla destra al governo
in Italia.
Le minacce dei fascisti non sono purtroppo una novità per lui: in passato
fu pesantemente attaccato anche dall'estrema destra croata, quella di
Franjo
Tudjman, per averne denunciato i crimini (si veda anche il suo libro
"Operazione
Tempesta").


Ancora in merito al problema del revisionismo storico, e sulla crescente
opera di diffamazione della Resistenza da parte di destre revansciste
e sinistre
opportuniste insieme, è seguito l'intervento di Claudia Cernigoi,
redattrice
del notiziario triestino La Nuova Alabarda ed autrice di testi di ricerca
storica quali "Operazione foibe, tra storia e mito". Eloquente il titolo
dell'intervento - "Attacco alla resistenza, riscrittura della storia" -
pervenuto
in forma scritta a causa di una indisposizione dell'ultimora dell'autrice.


Ne è seguito un dibattito, nel corso del quale è stato denunciato il falso
mito degli "italiani brava gente", e l'impunità della quale ha goduto la
classe dirigente italiana già implicata con il nazifascismo e responsabile
di crimini di guerra. Si è rimarcata la necessità di operare una netta
distinzione,
all'interno di ogni popolo e comunità nazionale, tra collaborazionisti del
nazifascismo e suoi oppositori - schieramenti spesso distinguibili
semplicemente
per la diversa condizione sociale. La guerra di Liberazione non fu tra le
nazionalità in quanto tali, bensì piuttosto tra le classi: quelle agiate
e possidenti da una parte, collaborazioniste o che comunque trassero
profitto
dal potere nazifascista, e quelle subalterne dall'altra, impegnate in una
lotta unitaria, internazionale ed internazionalista appunto, contro
l'oppressione,
nazionale e sociale, che ha sempre caratterizzato tutte le forme di
fascismo.


La giornata della domenica si è aperta con una sessione sulla Resistenza
in Albania. Essa è stata condotta da Miriam Pellegrini Ferri, grande
conoscitrice
di quel paese, che ha letto alcuni documenti sul contributo in quella
lotta
degli italiani, in gran parte inquadrati nella Brigata Gramsci ma non
solo.

Di grande spessore l'intervento di Xhemil Frasheri, veterano della LANÇ -
Movimento Antifascista di Liberazione Nazionale albanese - e tuttora
lucidissimo
critico della deriva filo-imperialista e fascistoide della odierna
Repubblica
di Albania. Storico e saggista, già docente di storia contemporanea
all'Università
di Tirana e collaboratore dell'Accademia delle Scienze di Albania fino ai
primi anni Novanta, Frasheri ha sottolineato in particolare il ruolo dei
comunisti guidati da Enver Hoxha nella guerra vittoriosa prima, e nella
ricostruzione
e modernizzazione del paese poi. L'Albania usciva infatti dal conflitto in
drammatiche condizioni di distruzione e di arretratezza sociale, a causa
di secoli di regime feudale.
È intervenuto dopo di lui Hulusi Hako, anch'egli veterano della LANÇ, che
ha tra l'altro stigmatizzato le difficoltà frapposte oggi alla libera
circolazione
in Europa, richiamando dunque la condizione drammatica dei lavoratori
immigrati
in Italia.


Di grandissimo interesse infine la sessione sulla Resistenza greca,
animata
da un prezioso intervento di Dora Moscou, responsabile del Dipartimento di
Storia del KKE (partito comunista di Grecia). La vicenda dei
partigiani greci
fu diversa e più drammatica di quella dei partigiani di tanti altri paesi
europei, ed è tuttora poco nota per il suo carattere politicamente
"scomodo".

Dopo il tracollo dell'invasore italiano - che si era reso responsabile di
gravi crimini, tra i quali centinaia di migliaia di morti per una carestia
che si sarebbe potuta evitare -, la Grecia fu sotto il tallone tedesco; e
dopo la cacciata dei tedeschi, i partigiani furono aggrediti, bombardati
ed infine massacrati a decine di migliaia dalle truppe inglesi e dai
settori
reazionari monarchici, che usarono ogni mezzo (fino alle
decapitazioni) per
impedire che la Grecia entrasse nell'orbita sovietica. La guerra
civile terminò
nel 1947, e nei decenni successivi nel paese una democrazia di facciata si
alternò ai regimi fascisti filo-NATO dei "colonnelli". Una storia amara e
scandalosa, che in Occidente non viene narrata.



3. I DOCUMENTI VIDEO

La due-giorni di dibattito è stata accompagnata da alcune altre proiezioni
significative, oltre a quelle già citate.
Innanzitutto il film "La Villeggiatura", di Marco Leto (con A. Celi, A.M.
Merli, R. Herlitzka, Italia 1973), che racconta la vicenda del professor
Franco Rossini - ispirato alla figura di Carlo Rosselli - al confino
in un'isola
del Sud. Resi già difficili dalla diversa estrazione sociale, i rapporti
tra Rossini e gli altri confinati sembrano guastarsi ancora di più quando
il professore, che dispone di soldi, può prendersi in affitto una villa e
chiamare presso di sé i familiari. Ma quando un altro confinato, il
comunista
Scagnetti, muore assassinato in una finta rissa, egli si schiera
decisamente
con i proletari ed evade con alcuni di loro dall'isola... Un film che
sviluppa
dunque la tematica dei rapporti sociali e del conflitto di classe nel
percorso
resistenziale.
Se ne è parlato direttamente con Adalberto Maria Merli, attore
protagonista
del film, che ha ricordato anche, amaramente, la difficile vicenda di
questa
pellicola, la cui circolazione fu in tutti i modi boicottata in Italia
subito
dopo l'uscita e che a tutt'oggi è stata proiettata troppo poco, nonostante
ad esempio abbia vinto all'epoca il più prestigioso premio della critica
francese.

Altro film proiettato a latere del dibattito è stato "Ne okreci se sine"
("Non voltarti figlio"), di Branko Bauer (RFS di Jugoslavia, 1956), nella
versione originale in serbocroato corredata da sottotitoli in italiano a
cura della sezione piemontese del Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia.
A questi ultimi ci si può rivolgere anche per gli altri video, e per
alcuni
dei più famosi film della cinematografia jugoslava, dei quali si
stanno curando
le versioni sottotitolate in italiano per facilitarne la circolazione nel
nostro paese. "Non voltarti figlio" è ambientato in Croazia nel 1941-1944:
ambientato in una Zagabria resa agghiacciante dalla violenza razzista
ustascia,
narra di un padre che, sfuggito all'internamento nel campo di sterminio di
Jasenovac, cerca di recuperare il giovanissimo figlio ai valori della
fratellanza
e della libertà, facendolo passare insieme a sé con i partigiani. Un film
emozionante, in grado anche di chiarire, a noi oggi, gli aspetti
"politicamente
scomodi" e dunque rimossi della storia jugoslava contemporanea.


Sui crimini italiani in Grecia è stato proiettata parte di un lungo video
inedito, a cura di Piera Tacchino, che raccoglie le testimonianze di
anziani
protagonisti e storici greci.

Sempre ai crimini italiani nelle zone di occupazione è dedicato il
documentario
"Fascist Legacy" ("L'eredità fascista") di Ken Kirby, del quale per
ragioni
di tempo sono stati proiettati solo alcuni estratti. Prodotto dalla BBC,
il documentario racconta e documenta i crimini di guerra italiani nei
Balcani
ed in Africa, e il loro successivo insabbiamento. Se ne è discusso con
Massimo
Sani, curatore di una edizione italiana che la RAI non ha mai trasmesso:
la RAI ha preferito infatti seppellire il nastro in qualche cassetto per
non turbare le cattive coscienze nazionali. La seconda parte del
video, che
meriterà di essere proiettata a Roma in qualche prossima occasione, spiega
d'altronde proprio le modalità e le ragioni di questa opera di
insabbiamento,
che ha consentito ai criminali di guerra italiani di uscire indenni e,
talvolta,
persino di riciclarsi e trovare nuovamente un ruolo ed un posto come
classe
dirigente nell'Italia del dopoguerra.


4. UN ANTIFASCISMO INATTUALE??

Appare paradossale dover spiegare quale sia l'opportunità di organizzare
iniziative dedicate al 60.mo anniversario della Liberazione. Tuttavia,
purtroppo,
la condizione oggettiva, storica e politica, nella quale ci troviamo è
davvero
anomala, e ci impone dunque di ribadire cose che sarebbero scontate.
Persino
nel corso del processo di costruzione di PARTIGIANI! abbiamo rilevato
atteggiamenti
timorosi, quasi regnasse un malessere, addirittura una diffidenza verso la
tematica resistenziale "in se". Come se, a tanti decenni dallo svolgimento
dei fatti e mentre tanti temi urgentissimi e gravi premono sulle nostre
coscienze
civili, l'antifascismo "in senso stretto" non bastasse più a se stesso, ed
avesse bisogno di essere completamente ridefinito.
Ci hanno obiettato infatti: celebrare la Resistenza va bene, ma essa "va
attualizzata"; è inutile fare antifascismo "d'antan"; bisogna evitare
l'"eurocentrismo",
bisogna collocare quella Resistenza europea di 60 anni fa nell'ambito
delle
tante resistenze (al plurale) dei popoli, prima durante e dopo la II
Guerra
Mondiale, in ogni continente, a cominciare ovviamente da quei popoli che
hanno combattuto e combattono adesso fondamentali lotte di liberazione dal
colonialismo e dall'imperialismo.

Come è evidente dal resoconto degli interventi al convegno, anche queste
problematiche sono state ben presenti; allo stesso tempo però abbiamo
dovuto
e voluto evitare ogni tentazione "tuttologica", che avrebbe distolto
necessariamente
la nostra attenzione dal 60.mo anniversario della Liberazione. Ci
chiediamo
da cosa nasca in effetti questo "desiderio di fuga", questa tendenza a
volgere
lo sguardo altrove, verso un antifascismo inteso solo "in senso lato",
come
se l'antifascismo storico, l'"antifascismo in senso stretto", quello
vittorioso
in Europa nel 1941-1945, quello su cui (almeno sulla carta) sono state
fondate
le istituzioni ed il vivere comune di paesi come il nostro, non avesse più
molto da dire.

Certo, il ricordo di quelle vicende del 1941-1945 non può limitarsi al
puro
rito celebrativo o al freddo approfondimento storiografico: attitudini
queste
che, entrambe, rischiano davvero di relegare la Resistenza in un cassetto
della memoria, in uno spazio anacronistico che non avrebbe più nulla a che
fare con il presente. Ma sarebbe ben strano se quell'antifascismo "in
senso
stretto" non avesse più niente da dirci proprio oggi, mentre la
Costituzione
antifascista della nostra Repubblica viene umiliata e stravolta, a
cominciare
dal suo Articolo 11, e mentre soldati italiani sono impegnati nella
occupazione
militare di alcuni dei territori che furono occupati anche allora, sotto
il nazifascismo - si pensi ai Balcani - e tentazioni neocolonialiste
muovono
tutto l'Occidente.

Come cartina di tornasole, guardiamo all'attitudine della controparte
verso
quel passato: guardiamo ad esempio all'andamento delle cerimonie ufficiali
per il 60.mo, guardiamo a Mosca, alle polemiche di questi giorni, al fatto
che nei paesi Baltici vengono autorizzate le cerimonie dei veterani delle
SS, e la storia viene ovunque riscritta, ribaltandola. Di seguito alcuni
titoli dal principale quotidiano tedesco, la Frankfurter Allgemeine
Zeitung,
del 6 maggio 2005: "Bush rispetta il boicottaggio dei baltici" (con
riferimento
alla non partecipazione di questi alle celebrazioni di Mosca). "Il 9
maggio
portò una nuova occupazione" (intendendo l'aggregazione all'Unione delle
Repubbliche Socialiste Sovietiche). Ed ancora titoli ambigui sulle
"maggiori
pulizie etniche del XX secolo", intendendo quelle presunte a danno dei
tedeschi
dopo il 1945... Il 9 maggio sarebbe infatti per la Germania "il giorno
della
sua più grande catastrofe... il giorno della sua morte": questa l'opinione
dei portavoce del complesso militare-industriale germanico, anno 2005.

Ecco che cosa è diventata l'Europa negli ultimi anni, ecco chi è che
la governa:
innanzitutto in casa nostra, dove una classe politica compromessa con il
fascismo è oggi al potere. E poi guardiamo appena fuori dalla finestra, ad
esempio nei Balcani, dove hanno ripreso il potere quei settori (ustascia
croati, cetnici serbi, islamisti bosniaci, balisti albanesi) che
avendo perso
la II Guerra Mondiale speravamo fossero finiti per sempre
nell'immondezzaio
della storia.
Infine, guardiamo al modo in cui vengono ridefiniti i confini interni ed
esterni del nostro continente.
Proprio oggi, dunque, mentre settori revanscisti ed imperialisti invertono
in Europa gli esiti della II Guerra Mondiale, ritroviamo pienamente il
senso
di quella lotta internazionale ed internazionalista che fu dei partigiani.


La paura di parlare della Resistenza - la Resistenza al singolare, quella
europea di 60 anni fa - va invece a braccetto con certe smanie di
rimozione
del Novecento, con i tentativi di dimenticarne la storia per cancellarne
le conquiste.

Qualche decennio fa nessuno si sarebbe mai sognato di dover spiegare,
quasi
fosse una eccezionale scoperta, che non furono certo i partigiani a
macchiarsi
di crimini contro l'umanità, bensì che l'odio nazionale e l'odio
etnico erano
coltivati regolarmente tra le fila dei nazifascisti, avvezzi per intima
ispirazione
ideologica a combattere guerre nazionalistiche e praticare pulizie
etniche.
Ad ispirare la lotta dei partigiani era al contrario un desiderio di
giustizia,
di fratellanza e di pace fra i popoli. Curioso doverlo ribadire. Ma
non possiamo
fare altrimenti: dobbiamo infatti constatare che gli attacchi di stampo
revisionista,
provenienti purtroppo non solo da destra, mirati ad infangare o comunque
a gettare nell'oblio la lotta eroica dei partigiani contro il
nazifascismo,
sono incessanti.

Negli ultimi mesi, alcuni progetti di legge presentati dalla destra al
governo,
hanno inteso addirittura equiparare i partigiani a chi ha militato nelle
formazioni collaborazioniste dei fascisti e dei nazisti - questi ultimi,
dunque, al servizio dell'occupante straniero: altro che "patrioti"!

Ma particolarmente insistenti sono state ultimamente proprio le campagne
di disinformazione con le quali si è cercato di negare il carattere
multinazionale
ed internazionalista della Resistenza, dipingendo i partigiani come bande
di violenti impegnati in aggressioni contro questa o quella nazionalità o,
addirittura, in "pulizie etniche". Assai discutibile e tendenziosa ci
è apparsa
ad esempio l'istituzione per l'Italia di una specifica "Giornata della
Memoria
delle vittime dell'Esodo e delle Foibe" (10 febbraio). Riteniamo poi
ingiustificabile
la trasmissione in TV, tra assurdi programmi dedicati a riabilitare figure
irrimediabilmente compromesse col fascismo (a partire dai familiari
del duce),
di fiction con le quali vengono diffuse concezioni bugiarde e razziste
sulla
guerra di Liberazione sul confine orientale ("Il cuore nel pozzo"). Ed
inopportune
o insufficienti sono le prese di posizione in proposito di esponenti
democratici
e della sinistra, anche comunista: tutti ricordiamo viceversa, purtroppo,
le parole di qualche leader opportunista, ex-comunista, sui "ragazzi
di Salò",
sull'"espansionismo slavo" ed i "territori perduti", o sulla
"angelizzazione
della Resistenza".

I fatti storici che abbiamo ricordato e documentato nel nostro convegno,
ed in primo luogo l'impegno comune, fianco a fianco, di combattenti di
diversa
origine nazionale sui vari fronti della Guerra di Liberazione, sbugiardano
le tesi revisioniste, ma ci impongono anche di interrogarci sulla
drammatica
degenerazione politica e culturale del presente.


5. LE INIZIATIVE SUCCESSIVE

Nell'intervento di chiusura della iniziativa, Sergio Cararo (per Radio
Città
Aperta) ha posto un quesito doloroso eppure inevitabile. A questi compagni
che hanno combattuto, ed ai quali va la nostra ammirazione e persino
invidia
per avere partecipato a tante battaglie vittoriose, auguriamo di
vivere altri
cento anni. Ma non possiamo non porci oggi il problema di come tenere viva
la sensibilità antifascista per il futuro, di come coinvolgere le nuove
generazioni.
Una legge biologica destina infatti queste donne e questi uomini che hanno
combattuto a lasciarci, e resta il problema di quale eredità trasmettere,
e come. La generosa domanda di impegno politico dei giovani trova, sul
"mercato"
politico reale, gli sbocchi ed i mezzi che trova, non altri: la risposta
al quesito non può essere altro, dunque, che una risposta in termini
politici
ed organizzativi, tutti ovviamente da precisare.

Alessandro Hobel, intervenendo a nome dell'Archivio Storico del Movimento
Operaio e del centro Culturale La Città del Sole di Napoli, ha
invitato tutti
quelli che hanno contribuito a costruire l'iniziativa PARTIGIANI! ad
intenderla
come un punto di partenza per un lavoro di testimonianza e di
in/formazione
da protrarre nel tempo, coinvolgendo le realtà attive a livello locale e
gli studenti.

Le iniziative incentrate sul carattere internazionale ed internazionalista
della Resistenza, nel 60.mo anniversario della Liberazione, non sono state
molte. Si è trattato di solito evidentemente di omaggi resi a
luoghi-simbolo,
quali i monumenti ai caduti nelle zone di confine, o tributi resi da
realtà
istituzionali o para-istituzionali.
Nel nostro caso, a partire da una esigenza tutta spontanea e senza alcun
sostegno di tipo istituzionale, siamo riusciti a mobilitare per un giorno
e mezzo una sala-teatro nel centro di Roma, stimolando e raccogliendo
numerose
testimonianze che restano disponibili, e potranno innanzitutto
motivare tante
simili iniziative nel futuro. Iniziative per le quali non sarà certo
necessario
attendere qualche prossimo anniversario: anzi, è proprio l'attualità
urgente
di certi temi, interni ed internazionali, a richiedere che i valori della
lotta partigiana siamo riproposti continuamente.

Una prima iniziativa "gemella" di PARTIGIANI! si è svolta subito dopo, il
lunedi 9 maggio, a Bussoleno (Torino), con il patrocinio del Comune.
Intitolata
"La Resistenza: dentro e fuori i confini", essa ha visto intervenire
Giacomo
Scotti, Fulvio Perini (sindacalista) ed Ugo Berga (ANPI).
Noi rimaniamo a disposizione per ogni contatto, contributo ed idea che
vogliate
farci pervenire. E mettiamo ovviamente a disposizione tutte le
testimonianze
ed i materiali che abbiamo raccolto. Per entrare in contatto con noi:

P A R T I G I A N I !
https://www.cnj.it/PARTIGIANI
Una iniziativa internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo
Per contatti: PARTIGIANI! c/o RCA/CNJ,
Via di Casal Bruciato 27, I-00159 Roma
partigiani7maggio @ tiscali.it - FAX +39-06-43589503


(a cura di A. Martocchia per il Comitato organizzatore)

LINKS articoli 19--23/5/2005
SOURCE: http://groups.yahoo.com/group/yugoslaviainfo/

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From: "Darkita"
To: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com
Subject: [yugoslaviainfo] Selected articles (May 19, 2005)


Enemies bought, friends sold (by John Laughland)
http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,5196836-103677,00.html

ZNet Germany: Interview; Noam Chomsky: State and Corp.
http://www.zmag.org/content/print_article.cfm?itemID=7885%c2%a7ionID=10


Current Headlines
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Macedonian Press Agency (Greece)
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http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority


Croatian government rejects allegations from proposed amended indictment
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H5181632.4yc


Unfinished Business:

Seized KLA Documents Speak of Campaign of Intimidation (by Andy Wilcoxson)
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg051805.htm

Back to Kosovo: Bush to Finish Clinton Intervention (by Nebojsa Malic)
http://antiwar.com/malic/

Monthly report to the UN on the operations of the Kosovo Force
http://daccessdds.un.org/doc/UNDOC/GEN/N05/340/18/PDF/N0534018.pdf?OpenElement

Kosovo: Current and Future Status

-Public Remarks by the Rev. Irinej Dobrijevic
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/May_18/2.html?w=p

-R. Nicholas Burns, Under Secretary for Political Affairs
Statement before the House Committee on International Relations
http://www.state.gov/p/2005/46471.htm

Balkan Crisis Report No. 556: Focus on Serbs and Kosovo
http://www.iwpr.net/balkans_index1.html


Police Replace Army in Securing Macedonia's North Border (by Zoran
Nikolovski)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/features/2005/05/18/feature-02?print=yes


Macedonia Looks For Support on Name Issue, as Top Leaders Spar
http://www.balkanalysis.com/modules.php?name=News&file=print&sid=534


British-Croatian Business Network holds Forum on Croatia's EU prospects
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/gospodarstvo/H5181753.4ya

A letter from Croatia
http://www.bhhrg.org/LatestNews.asp?ArticleID=62

High Expectations (by Ivan Vatahov)
http://www.sofiaecho.com/article/poverty-and-the-eu-path/id_11315/catid_23

German Constitution does not recognise Polish border
http://www.freenations.freeuk.com/news-2005-05-18.html

A tale of two Europes (by Ian Traynor)
http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,5195559-105806,00.html


Bosnia: Police official pressed to resign, after accusing authorities
of al-Qaeda links
http://www.adnki.com/index_2Level.php?cat=Terrorism&loid=8.0.166077959&par=0

Spanish minister refutes claims that terrorists were trained in Bosnia
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H5181720.4yc


Southeast Europe NATO/Euro-Atlantic Integrated, Tapped For Afghan War
Troops
http://www.mia.com.mk/ang/glavnavest/lastvest.asp?vest=\Refresh1\170-1705.htm

The Changing Face of NATO (by Krzysztof Sidor)
http://www.warsawvoice.pl/index.phtml?pg=druk&a=8507

NATO to Russia: these bases should go
http://www.spacewar.com/2005/050518175923.46zz08y5.html

AP via CNN: EPA: Closed military bases on list of worst toxic sites
http://www.envirolink.org/external.html?www=http%3A//www.cnn.com/2005/TECH/science/05/12/base.closings.environm.ap/index.html&itemid=200505160812550.511255


NTV Mir: FSB head: Russia faces loss of influence
http://www.gateway2russia.com/st/art_276830.php

Russian FM: The strong are not popular
http://en.rian.ru/russia/20050517/40366076.html


Oil conflict in Ukraine (by Yulia Yurova)
http://en.rian.ru/analysis/20050518/40376245.html


American Hypocracy At Work (by David Walsh)
http://www.wsws.org/articles/2005/may2005/news-m19_prn.shtml

'Guardian of human rights'
http://english.peopledaily.com.cn/200505/16/print20050516_185235.html

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From: "Darkita"
To: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com
Subject: [yugoslaviainfo] Selected articles (May 20, 2005)


How Many More Lies

Will the Media Tell Before We Stop Them? (by Duncan Campbell)
http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,5196758-110878,00.html

A spring morning in the autumn of America (by Fred Goldstein)
http://www.workers.org/2005/world/imperialism-0526/


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Pope: Balkans need reconciliation, Christianity
http://www.cwnews.com/news/viewstory.cfm?recnum=37245


Germany is accused of racism as 50,000 Roma are deported (by D. Howden
& E. Kuehnen)
http://news.independent.co.uk/low_res/story.jsp?story=639567&host=3&dir=73


RTRS: "Hang the Serbs from the willow trees"
http://groups.yahoo.com/group/decani2/message/856

ICTY Chief Prosecutor expects fugitive general in the Hague very soon
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H5192094.4yc

OSCE and ICTY agree on monitoring of war crimes trials conducted by
local courts
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H5191991.4yc


No Executions at Racak and Izbica (by Andy Wilcoxson)
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg051905.htm

Reuters: UN prosecutor opposes release for Kosovo ex-PM
http://www.balkanpeace.org/hed/archive/may05/hed7029.shtml

2005, a "year of decision" for Kosovo's final status:

-Crying for Standards (by Marek Antoni Nowicki)
http://www.tol.cz/look/TOL/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=4&NrIssue=116&NrSection=2&NrArticle=14049

-Serbian President Senior Advisor: Serbian Democracy's Deal for
Kosovo and Metohija
http://www.kosovo.com/news/archive/2005/May_19/1.html

-Testimony of Former Ambassador of Greece & Member of the
International Commission
on the Balkans
http://www.kosovo.com/news/archive/2005/May_19/2.html

-Testimony of Vice President and Director for Peace and Stability
Operations
http://www.usip.org/aboutus/congress/testimony/2005/0518_serwer.html

RFE/RL: UN Envoy lauds Washington hopes for Kosovo independence talks
in months (by Robert McMahon)
http://www.reliefweb.int/rw/RWB.NSF/db900SID/RMOI-6CK3GP?OpenDocument&rc=4&cc=scm

Kosovo red carpet demands are beyond reality
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?pf=1&id=12226&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D12226

Dnevnik: Dramatic turnabout in Kosovo: Firstly status, border
afterward! (by Igor K)
http://kosovareport.blogspot.com/2005/05/macedonian-report-notes-dramatic.html


Greek American Organizations' Policy Statement on the FYRM
http://www.hellenicnews.com/readnews.html?newsid=3461&lang=US


Foreign ministry spokesman: Greek-US relations "maturing"
http://www.ana.gr/anaweb/user/showplain?maindoc=2932897&service=8

Dnevnik: Rumsfeld Issued Orders to Prepare Krivolak for NATO Training
Center
http://www.realitymacedonia.org.mk/web/news_page.asp?nid=3766

US Guided-Missile Destroyer Big Success in Black Sea Engagements
http://www.news.navy.mil/search/display.asp?story_id=18394


President: Romania paid for other countries' 'freedom' (by Alecsandra
Iancu)
http://www.daily-news.ro/print_preview.php?idarticle=11116

Bush Signals, 'New Revolutions' on the Way (by Mirza Cetinkaya)
http://www.zaman.com/include/yazdir.php?bl=international&alt=&trh=20050520&hn=19751

Belarus becomes likeliest candidate for another bloody revolution
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15504

Russian Foreign Ministry objects to the export of democracy
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15497


Exchange of empires (by Timothy Garton Ash)
http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,5196902-103677,00.html

Seize the opportunity to act in light of the circumstance
http://english.peopledaily.com.cn/200505/20/print20050520_186106.html

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To: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com
Subject: [yugoslaviainfo] Selected articles (May 21, 2005)


The Others

"Allah loveth those who are just" (by Mary Mostert)
http://www.renewamerica.us/columns/mostert/050518

"Culture becomes a source of a new geopolitical strategy of
development because it is a mirror of each country's identity"
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/features/2005/05/20/feature-03?print=yes

Bulgarian President: Balkan is Not the Other Europe
http://www.novinite.com/newsletter/print.php?id=47906


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B92 News
http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority


1995 Operation Storm was (not) a criminal enterprise
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H5202422.4yc

Crimes and Misdemeanors (by B. Stavrova & R. Alagjozovski)
http://www.tol.cz/look/TOL/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=4&NrIssue=116&NrSection=4&NrArticle=14051


Wages of Servitude
http://grayfalcon.blogspot.com/2005/05/wages-of-servitude.html

Empire Takes Charge
http://grayfalcon.blogspot.com/2005/05/empire-takes-charge.html

Bush unveils plans for US colonial office (by Bill Van Auken)
http://www.wsws.org/articles/2005/may2005/bush-m21_prn.shtml


Radio 'Free' Europe/Radio 'Liberty': On the Horizon
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/May_20/25.html?w=p

Broad Autonomy Vs Independence (by Dusan Batakovic)
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200505_556_4_eng.txt

Joint State With Albanians Would be a Disaster (by Ivan Ahel)
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200505_556_5_eng.txt


"Cyprus Republic" (by Selcuk Gultasli)
http://www.zaman.com/include/yazdir.php?bl=international&alt=&trh=20050521&hn=19770

Partnership and cooperation on issues of mutual interest
http://www.ana.gr/anaweb/user/showplain?maindoc=2938167&maindocimg=2937742&service=6


2001-2005: Macedonia Handed Over To NATO
http://www.mia.com.mk/ang/Vest.asp?vest=\1\Copy%20of%20MO%20Manasievski%20prezentac.htm

A Model of Reform? (by Jiri Sedivy)
http://www.tol.cz/look/TOL/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=4&NrIssue=116&NrSection=2&NrArticle=14053

Combined Endeavor 2005: An 'exercise that connects nations' (by C.
Coon & T. Boyd)
http://www.estripes.com/article.asp?section=104&article=29204


CE Summit Plots Overthrow Of Belarus Government (by Tatoul Hakobian)
http://www.azg.am/?lang=EN&num=2005052002

An era of change
http://www.messenger.com.ge/issues/0865_may_20_2005/opinion_0865.htm


'Connecting People' (by Zoran Nikolovski)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/features/2005/05/20/feature-02?print=yes

100% 'Crude' Connection (by Adam Porter)
http://english.aljazeera.net/NR/exeres/AC9B68BD-9853-494D-AB7D-A5EF74C46694.htm

Priorities
http://www.japantimes.co.jp/cgi-bin/makeprfy.pl5?nn20050520a3.htm


US Versus China In Central Asia
http://en.rian.ru/world/20050520/40387545.html


Washington threatens North Korea, Iran while expanding US arsenal (by
Joseph Kay)
http://www.wsws.org/articles/2005/may2005/nucl-m21_prn.shtml

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To: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com
Subject: [yugoslaviainfo] Selected articles (May 22, 2005)


'Winning the Peace' in The Balkans

24 sata: USA tailored "Storm" using Sanader as a Middleman
http://www.slobodan-milosevic.org/news/24sata051605.htm

Ten Years After Dayton (by R. Nicholas Burns)
http://www.state.gov/p/2005/46548.htm#un


THE GLOBAL TYRANNY

IDIVIDI (FYRM)
http://www.idividi.com.mk/English

B92 News
http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority


EBRD President invites foreign investors to invest in Serbia
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?pf=1&id=12344&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D12344

EU says 'no' to Bosnia membership talks (by Anes Alic)
http://www.isn.ethz.ch/news/sw/details.cfm?id=11329


Text of a Letter from the President to the Speaker of the House of
Representatives and the President Pro Tempore of the Senate
http://www.whitehouse.gov/news/releases/2005/05/print/20050520-8.html

AP: NATO Killers: Greeks Oppose NATO Naval Display In Crete (by Miron
Varouhakis)
http://www.ekathimerini.com/4dcgi/_w_articles_politics_5803_21/05/2005_56559


Moldovan Parliament to work out special status for Transnistria
http://www.infotag.md/inews/39637/

Moldova Demands Western 'Serious Interference' In Transdniester
http://www.infotag.md/inews/39571/

Asian Tribune; Bulgaria, Romania and the Changing Structure of the
Black Sea's Geopolitics (by Federico Bordonaro)
http://groups.yahoo.com/group/decani2/message/887

Good Lord, never again let Georgia ask Russia for anything (by Petr
Romanov)
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=15509


aa: "Clash of civilizations"
http://www.zaman.com/include/yazdir.php?bl=international&alt=&trh=20050522&hn=19809

How to Exit the Tunnel of Fear? (by Ali H. Aslan)
http://www.zaman.com/include/yazdir.php?bl=columnists&alt=&trh=20050522&hn=19745


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From: "Darkita"
To: yugoslaviainfo @ yahoogroups.com
Subject: [yugoslaviainfo] Selected articles (May 23, 2005)


Idaho Observer: "Nuke the evil scum, it worked in 1945!" (by Amy
Worthington)
http://www.thetruthseeker.co.uk/print.asp?ID=3127


THE GLOBAL TYRANNY


MakFax (FYRM)
http://www.makfax.com.mk/look/agencija/izdanje.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=1&NrIssue=112

B92 News
http://www.b92.net/english/news/index.php?order=priority


Serbian PM: Kosovo-Metohija's multiethnicity must be preserved
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?pf=1&id=12402&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D12402

Interview: James Bissett: Terrorism and Separatism in the Balkans (by
Boba Borojevic)
http://www.serbianna.com/columns/borojevic/020.shtml

AA: Turkish PM: Kirkuk Should Not Be Under Control Of Any Ethnic Group
http://www.turkishpress.com/news.asp?id=42508


"Cultural Corridors in South-East Europe -
Common Past and Shared Heritage - a Key to Future Partnership"
http://www.ana.gr/anaweb/user/showplain?maindoc=2940351&service=8


Creating investment friendly climate is Serbian government's strategic
goal
http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?pf=1&id=12383&url=%2Fvesti%2Fvest.php%3Fpf%3D1%26id%3D12383

Discussing challenges (by Ivan Vatahov)
http://www.sofiaecho.com/article/discussing-challenges/id_11366/catid_23

Reuters: Anxious Turkey awaits EU votes (by Paul Taylor)
http://www.dawn.com/2005/05/23/int8.htm

Saying no to a European constitution (by Vaiju Naravane)
http://www.hindu.com/2005/05/23/stories/2005052305881100.htm


Oil Pipeline Of The Millenium: Kazakh Oil To Flow To Europe Via Caucasus
http://en.rian.ru/world/20050522/40396120.html

Karimov escapes regime change as America pursues the 'great game' (by
Trevor Royle)
http://www.sundayherald.com/print49893


China Ready To Counter US's Weaponization Of Space
http://news.xinhuanet.com/english/2005-05/23/content_2990285.htm

[ En francais:
La Constitution contribue-t-elle à faire de l'Union européenne une
"contre-puissance" face aux Etats-Unis ?
http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/message/681
Par Diana Johnstone voir aussi: La Constitution et la guerre
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2005-04-23%2016:31:13&log=invites
]

Da: "rifondazione.paris"
Data: Lun 23 Mag 2005 09:54:51 Europe/Rome
A: "info_prc_paris" <info_prc_paris @yahoogroups. com>
Oggetto: [info_prc_paris] D. Johnstone sulla Costituzione Europea ed
il rapporto USA-UE


(di Diana Johnstone vedi anche: La Costituzione e la guerra
http://it.groups.yahoo.com/group/info_prc_paris/message/641 )

La Costituzione contribuisce a fare dell'Unione europea una
"contro-potenza" di fronte agli Stati Uniti?

Di Diana Johnstone

Alla questione: "quale è la più potente delle argomentazioni
a favore del SI?", François Bayrou risponde: "Il mondo è
dominato dalla potenza americana, che è oggetto di
concorrenza dalla potenza cinese. Vogliamo accettare la
sovranità di questi imperi, ed il loro modello di società? O
vogliamo contare anche noi, per difendere i nostri valori?
(...) Tutti gli avversari dell'idea europea sognano di
vederci votare NO, gli ambienti neoconservatori americani, i
conservatori britannici antieuropei, la destra estrema
europea e la sinistra estrema, Le Pen e Besancenot."

Dominique Strauss-Kahn è ancora più chiara: "C'è bisogno del
trattato costituzionale europeo per contrastare l'egemonismo
americano".

Sotto una forma o sotto un'altra, quest'argomentazione
ritorna costantemente nelle difese ed illustrazioni del SI.
L'idea alla base è che questa Costituzione è la condizione
necessaria (e forse anche sufficiente) perché l'Unione
europea si affermi come "contro-potenza" di fronte agli
Stati Uniti.

Vorrei mostrare che quest'argomentazione è falsa nelle sue
premesse ed a maggior ragione nelle sue conclusioni. Allo
stesso tempo, vorrei sottolineare ciò che appare sincero in
quest'argomentazione, cioè il suo significato profondo nello
spirito di quasi tutta la classe politica francese. Poiché
non si tratta qui di una menzogna volgare ma piuttosto
dell'espressione di una grande confusione per quanto
riguarda "l'idea europea".

Innanzitutto, si possono individuare due premesse errate: a)
questa Costituzione rafforza l'Ue come contro-potenza, e
quindi: b) gli egemonisti americani sperano di vedere i
francesi votare NO. Dunque il SI sarebbe, in un certo qual
modo, una dichiarazione sottile d'indipendenza dell'Europa
rispetto all'egemonia di oltre Atlantico.

La prima premessa è contraddetta dal testo anche di questa
Costituzione. Poiché i "valori" espressi ribadiscono i
"valori" neoliberali che sono attualmente quelli della
superpotenza americana. Peggio ancora, questa Costituzione
va molto più lontano di quella degli Stati Uniti in questa
direzione. La parte III riprende la politica neoliberale già
presente nei trattati da Maastricht, pietrificandola di
fatto in una "Costituzione" il cui emendamento esige
l'unanimità. Contrariamente agli Stati Uniti, che conservano
la possibilità di cambiare politica economica in modo
pragmatico, ad esempio stimolando la crescita con i
disavanzi di bilancio, l'Unione europea vuole chiudersi in
un giogo neoliberale il cui scopo principale dichiarato -
attirare gli investimenti produttivi per creare impieghi -
non cessa di allontanarsi.

La Costituzione proposta lega l'Unione europea alla NATO -
strumento della sovranità statunitense sull'Europa - ed
anche alla sua crociata attuale: la "lotta contro il
terrorismo". Cosa potrebbe dunque sperare più di Washington?
Che l'Europa ed i suoi Stati membri siano completamente
privati di qualsiasi possibilità di definire e perseguire
una politica estera indipendente chiara ed efficace! Ebbene,
questa Costituzione risponde anche a questo desiderio,
costringendo tutti gli Stati ad accordarsi su di una
politica estera decisa all'unanimità. La ricetta perfetta
dell'impotenza. Eccetto per quelli che, come il Regno Unito,
sceglierebbero di seguire gli Stati Uniti a tutti i costi.

La lezione della guerra

Alcuni sostengono che gli Stati Uniti sarebbero ostili alla
costruzione europea. In realtà, dalla seconda guerra
mondiale, gli Stati Uniti hanno costantemente sostenuto
l'unificazione europea così come si è sviluppata, cioè come
un grande mercato economicamente aperto e politicamente
inoffensivo. Economia forte e politica debole vanno insieme
(si potrebbe stabilire un parallelo rispetto al blocco
sovietico del dopo-guerra, dove l'economia socialista doveva
cancellare le differenze politiche, ma è un altro
argomento). È l'idea secondo la quale, per evitare di
ricominciare le guerre del 1914-18 e 1939-45 che avevano
rovinato le grandi potenze capitalistiche del continente,
occorre innanzitutto legare insieme l'essenziale delle
industrie tedesche e francese perché diventino troppo
strettamente legate per opporsi una all'altra.
Quest'unificazione economica comporterebbe allora
inevitabilmente una unificazione politica che va nello
stesso senso di una pacificazione. Per garantire questo,
l'angelo custode di oltre Atlantico legherebbe le forze
militari dei vecchi belligeranti in una sola alleanza sotto
la sua direzione. Tutto ciò andava nello stesso senso:
quello di un rilascio dell'antagonismo della "coppia"
franco-tedesca, presunta incapace di gestire i suoi
contenziosi senza finire nella guerra e nel genocidio.

Si tratta di un'esagerazione? Non realmente. Questa visione
dell'Europa la cui irresponsabilità bellicosa cronica
esigerebbe un freno ed una tutela americana è quella che
prevale nella rappresentazione del continente fatta dai mass
media e nella concezione di un grande numero di dirigenti
politici negli Stati Uniti. Se non lo dicono molto, tuttavia
lo pensano. D'altra parte, è ovvio che lo stesso pensiero è
lungi dall'essere assente nei mass media e nella classe
politica del vecchio continente.

Quest'interpretazione dell'incapacità degli europei di
comportarsi decorosamente al di fuori da una cornice
americana si riassume in una parola: "Auschwitz". È la
parola chiave dell'egemonia ideologica americana in Europa,
basata su di una mitizzazione della seconda guerra mondiale
ridotta alla sola liberazione degli ebrei dai loro boia da
parte degli Anglo-Americani. Perché, di fronte all'Europa
genocida, gli Stati Uniti appaiono come innocenti, dunque
degni di assumere la direzione morale dell'Europa affetta da
un peccato imperdonabile. Come del resto il mondo intero.
Gli europei atlantisti, liberali più sinceri, credono che
questo doppio laccio - Unione europea economica e politica,
tutela statunitense riguardo alla sicurezza - è il solo
mezzo per garantire la pace e la prosperità dei loro paesi.

Per quanto riguarda la pace, ciò sarebbe più probabile se
gli Stati Uniti avessero tratto la stessa lezione dalle due
guerre mondiali che hanno tratto la maggior parte dei
tedeschi, francesi ed italiani, i quali, avendo sofferto per
le distruzioni, le occupazioni straniere e le sconfitte,
hanno voluto infine rinunciare alla guerra. Questo vale
anche per i Russi che, sebbene vincitori, subirono le più
grandi perdite materiali ed umane.

Il problema è che, per gli Stati Uniti, la lezione non è per
niente la stessa. Nella mitologia americana (nonchè
britannica) la seconda guerra mondiale fu la "buona guerra"
con la quale il bene ha schiacciato il male, tramite la
potenza militare degli Stati Uniti, con la benedizione di un
dio interconfessionale. E sono pronti a ricominciare.

Una contraddizione pericolosa risiede nel fatto che questa
Europa pacificata dai suoi eccessi guerrieri si crede al
sicuro quando affida la direzione dei suoi affari militari,
tramite la NATO, a questa grande potenza d'origine europea
che non ha rinunciato alla guerra proprio per niente. Così,
paradossalmente, questa Europa che non vuole più farsi la
guerra in casa si appresta, senza averne coscienza, a essere
trascinata in guerre senza fine contro il resto del mondo.

Questo non è il solo risultato infelice del riferimento
fatto agli Stati Uniti dall'Europa occidentale dopo il 1945.
Una visione idealizzata degli Stati Uniti predomina
l'immaginario europeo da sessanta anni. L'anti-americanismo
minoritario e sporadico non cambia nulla; l'influenza del
cinema, della musica, del modo di vita americani è più forte
in ogni paese europeo che non quella dei suoi vicini del
continente. I mass media di ogni paese dell'Ue danno più
posto all'attualità degli Stati Uniti che a quelle degli
altri stati membri, mentre l'inglese guadagna terreno e lo
studio delle altre lingue europee va a rotoli. Inoltre ciò
che collega gli europei non è una "cultura europea" (da
costruire) quanto piuttosto i riverberi della cultura
americana vista a distanza.

Un mimetismo analogo influisce sulla costruzione europea.
Gli Stati Uniti sono il modello di una federazione (o
confederazione, secondo le convinzioni) abbastanza collegata
e prosperosa da "pesare nel mondo". È a questo punto che
emerge la principale ambiguità dell'ambizione dichiarata
degli atlantisti, che vogliono rafforzare l'Europa perché
sia, dicono, capace di fare fronte alle altre grandi
potenze, ed in particolare agli Stati Uniti.

Il condominio imperiale

Cosa vogliono esprimere coloro che dichiarano che la
principale argomentazione a favore del SI sarebbe di
permettere all'Europa di tenere testa alla superpotenza
americana? Se ci si riferisce ai testi - in particolare
l'articolo I-41 che lega la politica di difesa alla NATO -
questa dichiarazione potrebbe essere liquidata come una
semplice contro-verità. Tuttavia, è forse più utile assumere
che la maggior parte di quelli che lo dicono non mentiscono
ma hanno un'idea particolare in testa, e tentare così di
comprendere la base di quest'idea.

In effetti, mi sembra che gli atlantisti che difendono la
Costituzione per rafforzare l'Ue di fronte agli USA
immaginano una vera rivalità tra i due, ma una rivalità
all'interno di uno stesso sistema socioeconomico e
geostrategico: un sistema che chiamo il condominio imperiale
(CI, anche conosciuto sotto il nome di "Comunità
internazionale"). Questa CI rappresenterebbe una soluzione
al problema posto dalle guerre tra potenze imperialiste che
hanno condotto al disastro del 1914-18. Si tratta di
collegare queste potenze imperialiste sotto l'egemonia degli
Stati Uniti per promuovere gli stessi "valori ed interessi"
ovunque nel mondo.

Questi "valori" sono i "diritti dell'uomo" che si sono
sviluppati in tempi relativamente recenti nei paesi ricchi.
Si tratta in generale innanzitutto più di libertà di
comportamento che di diritti reali rispetto alle necessità
della vita (prodotti alimentari, alloggio, sanità, lavoro,
istruzione). Questi diritti principalmente individuali sono
compatibili con le società liberali avanzate dove il tenore
di vita elevato permette di superare la "guerra di tutti
contro tutti" per la sopravvivenza. In sé, essi sono
incontestabilmente auspicabili per la felicità umana. Il
problema si verifica quando il riferimento a questi diritti
serve a rafforzare la buona coscienza dei ricchi quando
vogliono ingerirsi negli affari dei meno fortunati.

Nel sistema capitalista avanzato, gli interessi sono simili
nel senso che "la libertà" è centrale, ma, per la
precisione, si tratta soprattutto della libertà del capitale
finanziario di investire ovunque, e così determinare la
forma materiale e sociale delle società. Essendo questo
sistema, per natura, competitivo, è inevitabile che la
concorrenza esista al suo interno, tra le unità che lo
compongono. L'"indipendenza" che raccomandano gli atlantisti
non è nulla di diverso in fondo dal livello d'efficacia
competitiva che deve possedere l'Europa per proseguire
questa concorrenza con gli Stati Uniti pur restandovi
strettamente legata. Non si tratta mai di proseguire una
politica - che sia economica o geopolitica -
fondamentalmente diversa da quella degli USA.

Questa rivalità all'interno esiste già, ma i nostri
dirigenti ne parlano molto poco o in modo quasi codificato
dinanzi al loro pubblico. Così si perseguono politiche la
cui vera ragione, i fondamenti ed i risultati non sono
pubblicamente valutati né discussi.

Prendiamo un esempio: gli allargamenti affrettati dell'Ue
verso i paesi dell'Est appartengono a questa politica di
rivalità con gli Stati Uniti che non viene chiamata con il
suo nome. I pro- europei non hanno cessato di osservare che
sarebbe stato necessario innanzitutto "approfondire" l'Ue
prima di allargarla. Si tratta di buon senso: si può
rovinare tutto andando troppo rapidamente. Si sono già visti
i danni causati alla Germania dalla propria riunificazione
affrettata, ma si può considerarla come un caso distinto.
Per i paesi baltici, e adesso per la Romania e la Bulgaria
(e forse un domani per l'Ucraina e la Georgia), questa fuga
in avanti segue una logica diversa. Si potrebbe immaginare
che si tratti di rivalità con la Russia. Alcuni di questi
paesi (in particolare i paesi baltici) sembrano credersi
permanentemente minacciati dalla Russia, nonostante il
ritiro volontario e pacifico di questa. Ma i dirigenti
occidentali sanno bene che la Russia non è una minaccia.
Effettivamente, l'allargamento dell'Ue verso l'Est soddisfa
molto più le necessità della rivalità con gli Stati Uniti,
la cui influenza in questi paesi è già predominante e si
rafforza con la estensione della NATO. L'allargamento verso
la Turchia segue una logica simile.

L'ironia della storia è che l'Ue si trova così costretta ad
una corsa per l'influenza con gli Stati Uniti proprio quando
(attraverso la Costituzione) intende ribadire il suo
attaccamento ad un'alleanza atlantica completamente dominata
da Washington. L'allargamento verso i paesi dell'Est può,
certamente, contribuire a rafforzare l'influenza dei paesi
dell'Europa occidentale, ma al prezzo di un indebolimento
dell'indipendenza dell'Europa rispetto agli Stati Uniti.

Si osserva un fenomeno simile con il ruolo attivo (benché
secondario) giocato dall'Ue nelle "rivoluzioni" arancioni ed
altre, completamente teleguidate e generosamente finanziate
da Washington.

Queste "rivoluzioni" mirano chiaramente a sottoporre le
economie di questi paesi al capitale straniero tramite
dirigenti più fedeli agli Stati Uniti (dove la maggior parte
di questi hanno ricevuto la loro formazione) che non al loro
popolo. Tutto ciò - con la provocazione costante verso la
Russia che implica - è veramente nell'interesse dell'Ue e
dei suoi popoli? Ci si potrebbe almeno chiedere questo. Ma,
su queste questioni, il dibattito pubblico non esiste.

La "lezione dei Balcani"

La confusione che regna nella definizione di una politica
europea "d'indipendenza" raggiunge il suo massimo con la
cosiddetta "lezione dei Balcani". Il cliché dominante è bene
espresso da Henri de Bresson su Le Monde, quando questi
scrive a proposito della politica estera e di sicurezza
contenuta nella Costituzione: "Traendo la lezione dalle
guerre dei Balcani, che essi non hanno potuto impedire ed
alle quali hanno potuto porre fine soltanto con l'intervento
degli Stati Uniti, gli europei si dotano di uno strumento
che fornisce una credibilità nuova alla loro azione esterna.
È un grande passo."

Assolutamente tutto, in quest'analisi, è falso. Non insisto
sul fatto che l'attaccamento alla NATO è un vizio di
partenza di questo "strumento che fornisce una credibilità
nuova alla loro azione esterna". L'errore è allo stesso
tempo più profondo e molto rivelatore.

Innanzitutto, non è, come ci si ostina a ripetere, la
debolezza militare dell'Europa la responsabile del suo
fallimento nei Balcani. È piuttosto la sua debolezza
politica. L'Ue non ha mai bene analizzato né compreso le
cause del dramma jugoslavo. Non ha mai sviluppato - come
avrebbe potuto e dovuto fare - un programma chiaro verso
tutta la Jugoslavia per evitare le guerre di secessione. Ed
una volta che il peggio si è verificato, è stata incapace di
elaborare una politica suscettibile di portare la pace - che
avrebbe contrastato gli sforzi di Washington per evitare
ogni pace che non fosse quella americana (vedere a questo
riguardo le memorie di David Owen).

Questa debolezza era legata alla mancanza d'unità tra gli
Stati membri dell'Ue - ma più ancora alla volontà di
nascondere questa assenza d'unità dando l'impressione di
un'unità che non esisteva! Così la posizione della Germania
a favore di secessioni non negoziate - una posizione che
rendeva la guerra civile inevitabile - era respinta
all'inizio, e giustamente, da parte di tutti gli altri Stati
membri dell'Ue, soprattutto da parte della Francia, dal
Regno Unito, ed anche da parte di diplomatici tedeschi in
forza a Belgrado. Ma precisamente a causa della prossimità
della firma del trattato di Maastricht, e poiché non era
opportuno rivelare al mondo le sue divisioni, il buon senso
di questa maggioranza ha capitolato dinanzi al desiderio del
governo tedesco di uccidere il suo vecchio nemico, la
Jugoslavia, a profitto dell'indipendenza dei suoi vecchi
clienti, la Croazia e la Slovenia. E successivamente, tutti
i dirigenti - in particolare francesi - che avevano avuto
ragione, hanno cercato di giustificare una decisione
tragicamente sbagliata.

E non è tutto. Si è anche cercato di nascondere al pubblico
le rivalità sorde tra potenze - soprattutto tra gli Stati
Uniti e la Germania - per attirare i vari secessionisti
nella loro sfera d'influenza. In una grande manifestazione
d'unità occidentale in gran parte fittizia, la NATO ha
devastato nel 1999 quanto restava della Jugoslavia. Fino ad
oggi, nulla è stato realmente risolto, ma non se ne parla
più. È una situazione classica: i potenti regolano le loro
rivalità facendo pagare il conto ai deboli.

Quest'esempio dovrebbe far riflettere. Invece, viene
mistificato e travestito per giustificare una politica
militare che permetterà certamente "di agire", ma con gli
stessi pochi principi, poca serietà intellettuale e poca
visione del futuro che ha avuto l'Europa al momento della
crisi jugoslava. Una forza militare senza cervello, non è
precisamente ciò che viene rimproverato all'amministrazione
Bush? Una potenza militare, dunque, ma per che fare? Per
seguire che?

A queste questioni determinanti, la Costituzione ed i suoi
partigiani non offrono alcuna risposta chiara. A parte, come
diceva quel grandissimo umorista che era il generale di
Gaulle, il gridare: "l'Europa! L'Europa!".


FONTE: lista gestita da membri del Comitato di sorveglianza
NATO - http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/
Trad. a cura del Circolo PRC di Parigi


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Notiziario del Circolo PRC "25 Aprile" Parigi

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