Informazione

Associazione Italiana
A.I.Z.O.
Per i diritti di un popolo


XIX° CONVEGNO NAZIONALE


Associazione Italiana Zingari Oggi
Corso Montegrappa 118 – 10145 Torino

SABATO 28 MAGGIO 2005 ore 9

ASTI Area di sosta Rom - Via Guerra


PROGRAMMA

ORE 9 Saluti delle autorità

Introduzione
JONKO JOVANOVIC
Vice presidente nazionale A.I.Z.O.

Rom stranieri, immigrati o cittadini?
Prof.ssa MARCELLA DELLE DONNE
Docente "La Sapienza" Roma
Consiglio nazionale A.I.Z.O.

Una quotidianità senza diritti
Dott.ssa CARLA OSELLA
Presidente nazionale A.I.Z.O.

Nuovi arrivi di rom ortodossi dall'Europa orientale
p. AMBROGIO CASSINASCO
Chiesa Ortodossa Russa

Verso il riconoscimento della cittadinanza per gli stranieri
nati in Italia?
On. Margherita

Essere sinti oggi
Comunità sinti di Asti

Normativa e tutela del soggetto apolide
Dott. UGO CARUSO
A.I.Z.O.

Processo di regolarizzazione dei gruppi rom kossovari e macedoni
suor CLAUDIA BIONDI
Caritas Ambrosiana, Milano

Essere rom oggi
Comunità rom khorakhanè di Asti

Dopo la Bossi – Fini una nuova legge sull'immigrazione?
Dott.ssa MARILDE PROVERA
Europarlamentare R. C.

ORE 13 Pranzo : Cucina zingara

ORE 14:30 Ripresa lavori

La dissoluzione della Yugoslavia e i campi profughi
Dott.ssa PAOLA CECCHI
Coordinamento nazionale per la Yugoslavia

La legislazione tedesca
ANDREAS STAGE
Avvocato, Germania

Il dramma della Romania
JANKO STOJKA MUNTEAN
Presidente "Odel Amensa", Bucaresti

Rumeni, oltre l'emergenza
Dott. SERGIO GIOVAGNOLI
ARCI, Lazio

C'è un futuro per noi?
OSMANI BAIRAM
giornalista rom
REMZIA SULEJMANOVIC
presidente "Romani Buci"
MARIA PARMANESI
rom Kalderash


DIBATTITO E CONCLUSIONI


Moderatrice Convegno:
Dott.ssa ORSOLA CASAGRANDE, giornalista "Manifesto"


ORE 21 Musica con i MANELE rom BAND

L'articolo che segue è in uscita sul prossimo numero de "La Montaigne"

Paola Cecchi - Nino Moscato

Il Kosovo in Italia:
i profughi delle guerre jugoslave nei "campi nomadi"

Nel precedente numero de "La Montagne" è stato presentato il libro
"Kosovo: buco nero d'Europa", scritto da U. Tommasi e M. Cataldo (ed.
Achab), che cercano di focalizzare l'attenzione sul Kosovo e
raccontano dei loro recenti viaggi in questo paese. A. Catone nella
prefazione ricordava che nella primavera del 1999, fu rovesciato dalla
NATO, Italia inclusa, un torrente di missili e bombe, bombe a grappolo
e proiettili all'uranio impoverito compresi, su tutto il territorio di
quella che si chiamava ancora Repubblica Federale Jugoslava. Egli
scrive: "dietro il McDonald troviamo McDonnel Douglas, il costruttore
degli F15 e di tanti caccia USA, poiché gli interessi economici delle
grandi potenze vengono sostenuti dalla potenza di fuoco dei
bombardieri. Ecco che la guerra contro la Jugoslavia frutta agli USA
la più grande base militare in Europa, Camp Bondsteel, che fra soldati
e uomini può ospitare fino a 50.000 persone: 25 chilometri di strade,
300 edifici, 14 chilometri di barriere di cemento, 84 chilometri di
filo spinato". Metteva inoltre in evidenza che "si nota un silenzio
imbarazzato e complice sul fatto che in Kosovo si sta realizzando un
etnocidio".
In Kosovo vivevano insieme non solo i Serbi e gli Albanesi, ma anche
i Rom, i Turchi, gli Askalija, i Goranzi, ecc… A scuola venivano
insegnate anche le lingue di origine; le radio, le televisioni, i
giornali trasmettevano e scrivevano nelle diverse lingue; persone non
credenti vivevano insieme a cristiani e musulmani, rispettandosi
reciprocamente e convivendo in pace. Per decenni la Repubblica
Jugoslava, socialista, ha integrato popoli e culture diverse, nel
pieno rispetto di tali diversità. Lo Stato jugoslavo è stato
deliberatamente fatto crollare a causa dell'ingerenza delle potenze
imperialiste che hanno, dapprima, stretto sul collo del paese il
cappio dell'indebitamento estero. La grave crisi economica degli anni
'80 ha strozzato il paese, ha provocato una profonda crisi sociale e
in questo contesto è stato fomentato il secessionismo e l'odio etnico,
che ha causato le guerre balcaniche e la frammentazione in tanti e
instabili staterelli a base etnica.
Questa situazione consente ai paesi imperialisti, pur in competizione
tra loro, di dominare e imporre i loro interessi. La partita si sta
ancora giocando.
Non dobbiamo dimenticare che in Kosovo si trovano importanti risorse
minerarie: oro, argento, piombo, cadmio nella zona di Trepca e i più
importanti giacimenti di lignite d'Europa. Nel bel video di Michel
Collon e Vanessa Stojilkovic, "I Dannati del Kosovo", si ascolta la
voce dei serbi, dei rom, degli egiziani, dei turchi, ecc…, che hanno
subito persecuzioni o hanno visto morire persone care. Nel video si
parla delle miniere di Trepca, si vede un'immagine del miliardario
George Soros e viene messo in evidenza che l'International Crisis
Group, finanziata da Soros, sta manovrando per la privatizzazione
delle miniere.
Si deve denunciare che le guerre e le persecuzioni in Jugoslavia hanno
causato morte e distruzione; migliaia e migliaia di persone che
vivevano in quel paese sono state costrette a fuggire e tanti sono
arrivati in Italia. Una legge, la n°. 390 per le persone che
scappavano dall'ex-Jugoslavia, è stata approvata dal Parlamento
italiano nel settembre del 1992, ma era in vigore un d.l. dal luglio
dello stesso anno e sono state aperte caserme per accogliere i
profughi nel Nord Italia. Alcuni gruppi di rom jugoslavi vivevano già
in Italia e avevano trovato una sistemazione provvisoria nei
cosiddetti "campi nomadi". Di recente (11 aprile) sul sito di
Repubblica è apparso un articolo sul famoso fotografo Berengo Gardin e
accanto all'articolo si nota una foto di una bimba nel fango, delle
roulotte scassate e sotto la scritta Firenze 1993, campo nomadi. Così
questi campi sono stati in buona parte l'approdo dei profughi che
fuggivano dalla Jugoslavia. Ma i nostri amici sono stati costretti a
diventare nomadi, infatti in Jugoslavia avevano case e lavoro.
Poche città italiane hanno avuto il privilegio di poter usufruire dei
fondi della legge 390; sono stati stanziati circa 400 milioni di
vecchie lire e, pare, che quasi la metà dei fondi non siano stati
usati. Qui a Firenze invece una parte delle persone che vivevano nei
campi sono state riconosciute profughe ed hanno avuto accoglienza
nelle case nel 1994. Nel 1999, dopo la fine dei bombardamenti della
NATO, in Kosovo sono iniziate le pulizie etniche da parte del UCK
contro i gruppi non albanesi e migliaia di persone sono scappate in
Serbia, in Macedonia, in Europa. I mezzi di comunicazione di massa,
dopo aver seguito con grande attenzione i 78 giorni dei micidiali
bombardamenti, hanno chiuso i collegamenti. Di nuovo a Firenze ed in
altre città sono arrivate migliaia di persone, provate dalla guerra e
da viaggi incredibili. Sono arrivati Rom del Kosovo, Askalija, e a
Siena centinaia di Goranci, un gruppo musulmano che viveva in una zona
di montagna del Kosovo. Di nuovo problemi, per trovare case o
sistemazioni di fortuna, la questione dei documenti, disagi di ogni
genere. Ancora oggi a distanza di sei anni alcune decine di famiglie
vivono in un campo vicino al fiume Arno nel quartiere 4. L'8 giugno
del 2003 in questo campo c'è stato un violento incendio e circa 30
famiglie hanno perso di nuovo tutto. Sono state fornite roulotte e
bagni chimici, ma sopravvivono, ad esempio, senza docce. Tra queste
persone ci sono alcuni ex operai della Zastava, la famosa fabbrica di
auto di Kraguievac (Serbia); adesso hanno difficoltà a trovare lavoro
anche qui in Italia. Alcuni nuclei familiari sono riusciti ad accedere
alle case popolari, avendo ottenuto un buon punteggio per la famiglia
numerosa e per la condizione di essere residenti in baracche.
Il buco nero del Kosovo esiste anche qui in Italia e nella ricca
Firenze. Il buco nero è qui la situazione dei campi e l'ipocrisia di
vederli abitati da nomadi incorreggibili che vivono così per loro
scelta. Vivere nei campi è un marchio che ti espone a mille pregiudizi.
Le guerre non rispondono mai alle esigenze dei popoli, ma sono gli
interessi dei paesi imperialisti ad usare le guerre per coprire altri
scopi, e a questo proposito non si deve ignorare l'attività delle
Fondazioni legate al miliardario americano Soros, definito speculatore
e "filantropo". In un articolo, pubblicato nel giugno del 2003 sulla
rivista della sinistra inglese "New Statesman", il giornalista Neil
Clark mette in evidenza che dal 1991 Soros attraverso il suo "Open
Society Insitute" canalizzò fondi all'opposizione anti-Milosevic,
fondando partiti politici, case editrici e media "indipendenti" come
Radio B92. L'articolo continua dicendo che Soros vuole una società
"aperta", non al rispetto dei diritti umani e alle libertà basilari,
ma aperta a lui e ai suoi soci e ai loro affari. L'Uck si dice che sia
stata finanziata da Wall Street e nel "Sole 24 ore" del 10 giugno 1998
si poteva leggere che era arrivato un milione di dollari di donazioni
per finanziare la guerriglia albanese.
Nelle ultime elezioni Soros, come molti ricordano, ha appoggiato e
finanziato J. Kerry e attaccato Bush, ma il giornalista Neil Clark
sostiene che Soros attacca Bush solo per il modo di procedere e
scrive: "Per anni Soros e le sue ONG hanno lavorato per estendere i
confini del mondo libero in modo così abile che nessuno se ne è
accorto. La visione convenzionale, condivisa da molti a sinistra, è
che il socialismo è collassato in Europa Orientale a causa della sua
debolezza strutturale e per il fallimento della élite politica nel
costruire un rapporto popolare. Ciò è parzialmente vero, ma il ruolo
di Soros è cruciale. Dal 1979 ha finanziato i dissidenti come
Solidarnosc in Polonia, Charta 77 in Cecoslovacchia e Andrei Sakarov
in Unione Sovietica. A più di dieci anni dopo la caduta del muro di
Berlino, Soros è il re senza corona dell'Europa Orientale. Il suo
Central European University, con campus a Budapest, Varsavia e Praga e
programmi di scambio negli USA, sfacciatamente spaccia l'etica del
capitalismo neo liberale e clona la prossime generazioni pro USA di
leaders politici della regione. La strategia di Soros per estendere la
Pax Americana differisce da quella di Bush, è molto più sottile. Ma è
ambiziosa e mortale."
E' sufficiente andare a vedere in internet alla voce George Soros. Si
arriva subito all'Open Society Institute, si vede che le sezioni si
aprono verso i vari continenti e paesi: Europa, Stati Uniti, America
Latina e Caraibi, Russia, Ucraina e Bielorussia, Asia, Africa, Turchia
e Medio Oriente. Dall'Open Society Institute è facile collegarsi con
ERCC (European Roma Rights Centre), un'organizzazione che si interessa
in maniera specifica del popolo Rom. La Fondazione centrale ha sede
in Ungheria, a Budapest. Fra i compiti principali dovrebbe combattere
il razzismo contro i Rom.

Attualmente si può vedere dal sito che l'organizzazione opera a
"favore" dei Rom in ben 39 paesi e fra questi è presente anche
l'Italia. Nel 2000 è uscito in edicola un libro, "L'Italia il paese
dei campi", con delle accuse molto gravi sul razzismo contro i rom che
si può rilevare in Italia, e sulla condizione terribile in cui sono
costretti a vivere nei campi. Sicuramente l'Italia ha dei problemi ad
affrontare la questione dei Rom. A Prato, ad esempio, vive una nutrita
comunità di Sinti (Rom italiani), i più anziani sono stati deportati
durante il fascismo e ancora adesso non hanno una vita facile in
Toscana. Ma è importante anche cercare di smascherare il gioco che i
personaggi come Soros portano avanti, mostrare che tante persone hanno
perso tutto, case, lavoro, affetti per colpa di una politica di guerra.

Nel marzo del 2004 un vero e proprio pogrom si è scatenato di nuovo
contro i serbi e i rom in Kosovo; ci sono stati morti, feriti e di
nuovo case bruciate e profughi.

Serbia, capitalismo reale

(italiano / francais)

1. LINK
2. DISPACCI ANSA


=== 1. LINK ===

# FRANCAIS:

Serbie : les Autrichiens font main basse sur l'opérateur mobile Mobtel

Un coup de théatre s'est produit en fin de semaine dernière à
Belgrade : un consortium autrichien a acheté une part majoritaire du
capital de Mobtel, le principal opérateur de téléphonie mobile, dont
la propriété était toujours partagée entre l'État et le sulfureux
homme d'affaires Bogoljub Karic.
(Par Ivan Radak. Danas 14/5/12005)

http://www.balkans.eu.org/article5461.html

Serbie : les enfants avec handicap exclus du système scolaire

http://www.balkans.eu.org/article5405.html

Serbie : bataille en vue autour de la réforme des entreprises publiques

Le gouvernement risque la confrontation avec les salariés en
poursuivant son plan de rationalisation et de privatisation de
plusieurs grandes sociétés d'État. Ce plan de réforme des entreprises
publiques du gouvernement serbe est en train de subir son premier
véritable test avec la compagnie aérienne Yugoslav Airlines (JAT).
(Par Milan Culibrk / IWPR)

http://www.balkans.eu.org/article5384.html

Les Serbes et la natalité : à l'aide d'impôts et de Saint Triphon

http://www.balkans.eu.org/article5207.html

Le rachat de « Mobtel » par la société russe : duel entre la famille
Karic et l'Etat serbe

http://www.balkans.eu.org/article5260.html

Eaux minérales Knjaz Milos : un fonds d'investissement inconnu fait
boire la tasse à Danone

Sanctions américaines : la Serbie risque de perdre très gros

http://www.balkans.eu.org/article5029.html

http://www.balkans.eu.org/article4911.html

Serbie : grève générale des pilotes de la JAT

http://www.balkans.eu.org/article4998.html

Privatisations, restrictions budgétaires : le FMI veut imposer une cure
d'austérité à la Serbie

Le gouvernement serbe est sommé par le FMI de faire des économies
drastiques. Premier remède : freiner la hausse des importations, en
faisant baisser la consommation et le pouvoir d'achat de la population...
À défaut de bloquer les salaires dans la fonction publique et de couper
des budgets déjà réduits, le gouvernement pourrait vendre les grands
combinats d'État.

http://www.balkans.eu.org/article4859.html

Serbie : la privatisation des eaux minérales Knjaz Milos finit en
«Danonegate»

http://www.balkans.eu.org/article4877.html

Transport aérien : la JAT vole sur les ailes de ses dettes

http://www.balkans.eu.org/article4777.html

Serbie : plus d'un million de personnes vivent en-dessous du seuil de
pauvreté

En 2003, la grande pauvreté touchait encore plus d'un million de
Serbes, mais elle tend à se réduire. La tendance est d'autant plus
positive que la part des salaires se renforce dans les revenus des
ménages. L'impact des réformes commence donc à se faire sentir.
(Par Katarina Sekulic / Danas 13/10/2004)

http://www.balkans.eu.org/article4671.html

Serbie : la crise politique ne doit pas occulter les problèmes économiques

http://www.balkans.eu.org/article4040.html


# ITALIANO:

Profughi e sfollati in Serbia: storie di vita quotidiana

07.12.2004 Da Kraljevo, scrive Ilija Petronijević
In questi giorni si sta tenendo in Serbia e Montenegro un censimento
sugli sfollati interni, profughi e rifugiati presenti sul territorio.
Siamo andati a vedere a Kraljevo come vivono le persone che da anni
hanno abbandonato le proprie case

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3695/1/51/

Migranti: gastarbeiter serbi in Asia e Africa

16.02.2005 - Nessuno in Serbia conosce con precisione le dimensioni
dell'emigrazione alla ricerca di posti di lavoro iniziata negli anni
sessanta. Una certezza invece sono i trend di tale fenomeno, un tempo
orientato prevalentemente verso l'Europa occidentale, oggi verso i
Paesi africani e asiatici
Di Radenka Markovic, Blic [http://http.www.blic.co.yu/%5d, 31 gennaio 2005
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3895/1/51/

Profughi in Serbia: ultimo censimento?

12.04.2005 Da Kraljevo, scrive Ilija Petronijević
Nell'arco degli ultimi quattro anni il numero dei profughi [PER MEGLIO
DIRE: DI QUELLI CHE NON SONO ANCORA SCAPPATI IN GERMANIA E SONO
TUTTORA REGISTRATI COME PROFUGHI, ndCNJ] in Serbia è diminuito
considerevolmente. Un recente incontro tra i rappresentanti delle ex
repubbliche jugoslave sembra gettare le basi per una soluzione
definitiva della questione dei profughi

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4060/1/51/


=== 2. DISPACCI ANSA ===

ITALIA-SERBIA: URSO INAUGURA FABBRICA GOLDEN LADY A VALJEVO

(ANSAmed) - BELGRADO, 24 MAG - Il viceministro alle attivita'
produttive con delega per il commercio estero Adolfo Urso ha
partecipato oggi a Valjevo, nella Serbia centrale, all'inaugurazione
di uno stabilimento tessile della 'Golden lady', uno dei principali
investimenti italiani finora realizzati nel paese balcanico. Urso era
accompagnato dall'ambasciatore italiano in Serbia e Montenegro Antonio
Zanardi Landi e dal direttore della Simest (la finanziaria italiana
per gli investimenti all'estero) Ruggero Manciati.
Alla cerimonia era presente anche il presidente serbo Boris Tadic, che
ha definito la vicenda ''una vera festa per la creazione di ulteriore
occupazione nel paese''. La fabbrica della 'Golden Lady', costata
circa 12 milioni di euro e che occupa una superficie di 10.000 metri
quadri, dara' lavoro da subito a oltre 500 persone.
''Ma in futuro - ha detto il presidente serbo - ci aspettiamo una
crescita fino a 1.000 posti di lavoro''. Tadic ha sottolineato che
l'apertura della nuova fabbrica ''e' uno dei risultati del grande
impulso alla cooperazione economica bilaterale dato dall'evento
'Italia a Belgrado' dello scorso ottobre (che aveva visto la presenza
nella capitale serba di centinaia di imprenditori italiani, ndr) e dal
mio recente viaggio in Italia in compagnia di 150 imprenditori
serbi''.(ANSAmed). OT
24/05/2005 19:18

SERBIA: META' DELLA POPOLAZIONE E' DEPRESSA / ANSA

(ANSA) - BELGRADO, 1 MAR - Un popolo nervoso, depresso, insonne,
stressato, sempre piu' dedito agli psicofarmaci e all'alcol: e' un
quadro assai fosco quello dipinto da uno studio dell'Istituto per la
salute della Serbia sullo stato mentale dei cittadini. ''Oltre il 62%
della popolazione si sente nervoso, una persona su dieci talmente
sotto stress da non sapersi controllare, il 44% mostra chiari sintomi
di depressione, il 42% ha problemi di sonno e il 24% ha l'insonnia
cronica - riferisce una ricerca dell'Istituto 'Milan Jovanovic Batut',
pubblicata dal quotidiano Blic - il 37% dei cittadini e' sotto stress
e il 40% manifesta problemi emozionali e problemi di memoria''. E dato
che in Serbia la malattia mentale resta un tabu' inconfessabile, il
popolo degli stressati e dei depressi indulge in rimedi e cure 'fai da
te', che si riflettono nell'abuso di alcol, psicofarmaci, anche
droghe. L'anno scorso, le farmacie serbe hanno ricevuto 1.897.546
prescrizioni per bromazepan (un farmaco a base di bromuro) e 1.646.626
per benzedin (un calmante a base di benzedina): un numero
impressionante di ricette, dato che l'intera popolazione serba (Kosovo
escluso) e' attorno ai 7,5 milioni di persone, e che molti prodotti
farmaceutici si vendono anche sotto banco. E il consumo dell'alcol
supera di tre volte quello del latte. ''Lavoro 50 ore a settimana, e
quando arriva il sabato spero di riuscire a riposare e a vedermi con
gli amici - racconta a 'Blic' Milos P., 25 anni - ma finisco per
dormire tutto il tempo e mi trovo al lunedi' stanco come prima e di
cattivo umore''. Anche Milos ricorre agli psicofarmaci: ''Credo che la
mia sia un'intera generazione sotto sedativi. Lo stress e' diventato
un modo di vivere, la tensione si sente ovunque, la gente e'
continuamente sonnolenta e distratta. Spesso mi sveglio sudando nel
cuore della notte perche' ho paura di dimenticare le cose''. Per la
dott. Zana Stankovic, capo del centro diagnostico dell'istituto
psichiatrico di Belgrado, la causa del deterioramento della salute
mentale dei serbi ''e' un insieme di fattori biologici, psicologici e
sociali. Accanto a una componente genetica, c'e' il fatto che la gente
ha vissuto per oltre dieci anni in pessime condizioni materiali, sotto
costante stress e preoccupazione per la propria sopravvivenza. I
bombardamenti della Nato della primavera 1999 hanno contribuito a
peggiorare la situazione''. ''Quando lo stress diventa insopportabile
- le fa eco Sladjana Jovic, capo del centro per la prevenzione
dell'istituto Batut - e la tensione cosi' alta da non poter essere
controllata, la gente cerca sollievo nell'abuso di caffe', alcol,
farmaci, droghe, aggressivita'. Non solo non risolvono il problema, ma
peggiorano la situazione''. L'appello a ricorrere ad aiuto
specializzato di fronte ai sintomi della depressione e di altre forme
di malattia e disagio mentale pero' cade nel vuoto: ''Solo il 50% dei
depressi si rivolge a un medico - sottolinea Jovic - i piu'
sottovalutano la malattia o, ancor peggio, cercano di curarsi da
soli''. (ANSA). OT
01/03/2005 17:38

SERBIA: IMMINENTE PRIVATIZZAZIONE ISTITUTO 'NISKA BANKA'

(ANSAMED) - BELGRADO, 19 GEN - L'istituto di credito serbo 'Niska
Banka' (la Banca di Nis) verrà presto privatizzato. Lo ha dichiarato
il direttore generale Jordan Velcev. Secondo fonti ICE, la
privatizzazione che sarà effettuata anche grazie alla consulenza della
compagnia olandese 'ING', avverrà mediante l'indizione di una gara.
Per Velcev, grazie alle ultime fusioni con gli istituti di Pirot,
Vranje e Prokuplje, 'Niska banka' diventerà un' istituzione
finanziaria di grande rilievo nel panorama economico delle regioni del
sud-est della Serbia e per gli stessi cittadini.(ANSAMED).
19/01/2005 18:06

SERBIA: UN'INTERA CITTADINA EMIGRA IN CANADA

(ANSA) - BELGRADO, 18 GEN - Si sta trasferendo totalmente in Canada
un'intera cittadina della Serbia del nord: i 6.000 abitanti di Ruski
Krstur, in Vojvodina, hanno chiesto in massa il visto canadese per
emigrare in una impervia regione dell'estremo nord americano. ''Qui
non c'e' nessun futuro per noi - ha detto il professor Djura Papuga,
44 anni, al quotidiano Vecernje Novosti - mentre in Canada, nella
provincia di Saskaceland, c'e' una cittadina, Saskaton, che e' pronta
ad accoglierci. Le case sono belle e costano poco, perche' il clima
non e' dei migliori, con punte di 20 gradi sotto lo zero. Ma il freddo
non ci spaventa quanto la crisi che c'e' qui''. La famiglia di Papuga,
come gli altri abitanti di Ruski Krstur, di etnia rutena, era emigrata
in Vojvodina dai Carpazi due secoli fa. Il professore, sposato con una
laureata in ingegneria e padre di due figli, e' pronto a riprendere il
cammino, cosi' come i suoi concittadini. Si tratta di ben 6.000
persone: l'ambasciata canadese, hanno detto al giornale, per quanto
stupita non ha posto ostacoli. I ruteni hanno conquistato un'ottima
fama in Serbia, di grandi lavoratori e amanti della pulizia: sono fra
i commercianti preferiti nei mercati alimentari di Belgrado.
L'emigrazione dei ruteni non piace a Yaroslav Sabol, leader del gruppo
etnico: ''Gia' troppi giovani sono partiti. Il Canada poi e'
particolarmente dotato nell'assimilare totalmente i suoi emigranti, e
temo che molte tradizioni scompariranno. In Vojvodina abbiamo ottenuto
scuole e universita' nella nostra lingua madre, ma serve a poco dato
che gli istituti si stanno svuotando. Fra due decenni temo che nessuno
parlera' piu' il ruteno''. (ANSA). OT
18/01/2005 17:18

SERBIA: PILOTI JAT IN SCIOPERO, DA DUE MESI SENZA STIPENDIO

(ANSA) - BELGRADO, 14 GEN - I piloti della compagnia di bandiera serba
Jat Airways sono entrati in sciopero a tempo indeterminato per
rivendicare il pagamento di due mesi arretrati di salari e indennita'.
Un negoziato e' atteso nelle prossime ore, ma al momento i voli
interni e internazionali della compagnia restano a terra. La Jat ha
definito lo sciopero illegale, perche' non ha garantito la copertura
minima del 30% del traffico interno e quella totale dei voli
internazionali previste dal regolamento. Il primo ministro serbo
Vojislav Kostunica, che lunedi' doveva incontrare i rappresentanti
sindacali dei piloti per trovare una soluzione alla vertenza, ha
annullato l'appuntamento ''appunto perche' lo sciopero e' illegale'',
ha detto all'agenzia Beta il ministro per le infrastrutture e gli
investimenti Velimir Ilic. (ANSA). OT
14/01/2005 17:53

SERBIA/MONTENEGRO: USA BLOCCANO AIUTI

(ANSA) - WASHINGTON, 14 GEN - Il segretario di Stato americano Colin
Powell ha deciso di bloccare 10 milioni di aiuti destinati alla
Serbia/Montenegro perche' Belgrado non collabora a pieno con il
tribunale internazionale per i crimini di guerra dell'Aia. Lo scorso
anno, Powell aveva gia' preso una misura analoga per 16 milioni di
dollari. Il blocco e' parziale: Washington, infatti, continuera' a
versare 73 milioni di aiuti destinati, viene precisato, ''a programmi
e a organizzazioni che operano per le riforme''. Una disposizione del
Congresso prevede che gli Stati Uniti neghino l'assistenza alla
Serbia/Montenegro, se le autorita' di Belgrado non collaborano con il
tribunale. La carenza di collaborazione riguarda, soprattutto, la
mancata consegna di ricercati che si sospetta si nascondano in Serbia,
a cominciare dal generale Ratko Mladic, che guido' le forze
serbo-bosniache durante la Guerra di Bosnia negli Anni Novanta e che
il tribunale vuole processare dal '95. (ANSA). GP
14/01/2005 14:18

TPI: SERBIA; USA PER LINEA DURA, NUOVI TAGLI AD AIUTI

(ANSA) - BELGRADO, 14 GEN - Costa cara a Belgrado la reticenza finora
dimostrata nella cooperazione con il Tribunale penale internazionale
dell'Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia: l'ambasciatore
statunitense in Serbia e Montenegro Michael Polt ha confermato oggi il
taglio agli aiuti americani per la neodemocrazia e ha annunciato
''ulteriori misure punitive'' se l'ostracismo continuera'. Le misure
decise dal dipartimento di stato americano ''toccheranno anche
l'appoggio alle riforme fiscali, all'accesso della Serbia nel Wto (il
trattato mondiale sul commercio, ndr) e a una riforma economica che
attragga investimenti dall'estero'', ha detto l'ambasciatore in una
conferenza stampa citata dall'agenzia Tanjug. L'anno scorso, la
tattica attendista del primo ministro Vojislav Kostunica nei confronti
del Tpi era gia' costata alle casse statali 16 milioni di dollari in
aiuti americani: quest'anno, i tagli riguarderanno almeno altri dieci
milioni di dollari. E non sono a rischio solo i finanziamenti diretti:
''Purtroppo - ha detto Polt - l'inazione del governo serbo potra'
avere un impatto negativo sulla fiducia degli investitori''. Finora il
governo di Kostunica - premier che si definisce un nazionalista
moderato e che da tempo non fa mistero della sua ostilita' nei
confronti del Tpi - ha cercato di arginare i pesanti rilievi mossi
anche in sede Onu alla sua scarsa cooperazione con l'Aja con vaghe
assicurazioni di futura collaborazione e affermando di puntare sulla
resa spontanea dei latitanti. Girano intanto a piede libero nel paese
quattro ex generali dell'esercito e della polizia incriminati dal
tribunale dell'Aja per la guerra kosovara del 1998-99, mentre il
procuratore del Tpi Carla Del Ponte continua a dirsi convinta che nel
paese si nasconda l'ex comandante militare dei serbi di Bosnia e
ricercato eccellente Ratko Mladic. Oggi e' sceso in campo anche il
presidente serbo Boris Tadic, rivale politico di Kostunica, che ha
chiesto al governo ''un piano chiaro per la cooperazione con il Tpi'':
si tratta di ''una misura urgente per evitare il rischio di un nuovo
isolamento, della rovina economica e dell'impoverimento del paese''.
Il governo ha reagito duramente, attraverso il ministro per la
pubblica amministrazione e gli enti locali Zoran Loncar: la decisione
di Washington ''e' un passo che non contribuisce certo al processo
democratico in atto e alla prosecuzione delle riforme economiche''.
(ANSA). OT
14/01/2005 18:04

SERBIA: PRIVATIZZAZIONI, DIVAC (NBA) NELLA BUFERA / ANSA

(di Beatrice Ottaviano) (ANSA) - BELGRADO, 25 NOV - Fallo da
squalifica per il campione di basket serbo Vlade Divac, stella della
lega americana Nba: non sul parquet della pallacanestro, ma nel ben
piu' aggressivo mondo degli affari, che lo ha almeno per il momento
estromesso da un'asta per la principale azienda produttrice di acqua
minerale della Serbia, la Knjaz Milos, in via di privatizzazione.
L'interesse di Divac nell'acquisto di Knjaz Milos data da tempo: il
campione ha anche stretto una alleanza col gigante agroalimentare
francese Danone per aggiudicarsi la privatizzazione, fondando una
compagnia ad hoc, Apurna, che ieri era stata dichiarata vincitrice. Un
successo pero' subito annullato da una decisione della commissione
parlamentare serba per i valori mobiliari, che ha accusato la joint
venture di Divac e Danone di irregolarita'. Il presunto illecito
imputato al campione riguarda l'iniziativa di un collega della Nba,
Predrag Danilovic, che avrebbe offerto ai piccoli azionisti di Knjaz
Milos l'equivalente di 50 euro a testa se avessero venduto ad Apurna
le loro azioni. Una esortazione giudicata irregolare dalla
commissione, ma che ha portato nelle casse della joint venture il 54%
delle azioni dell'azienda idrica, decretandone la vittoria a scapito
degli altri due contendenti, Piovarna Lasko e Fpp Balkan limited: che
hanno subito presentato ricorso. Sulla vicenda peseranno peraltro
molte inchieste. La decisione della commissione per i valori mobiliari
ha scatenato un terremoto politico, con minacce di dimissioni da parte
di un alleato di governo come il G17 del vicepremier Miroljub Labus,
che si e' schierato con Divac, e il monito del Partito socialista
serbo (Sps) che fu di Slobodan Milosevic, il quale ha annunciato che
ritirera' l'appoggio esterno necessario all'esecutivo se verranno
confermati illeciti nella privatizzazione di Knjaz Milos. Sono entrati
in campo anche gli ultranazionalisti del Partito radicale (Srs), prima
formazione politica del paese e anima dell'opposizione nostalgica, che
hanno accusato Labus di contatti sospetti con esponenti di Danone e
hanno chiesto l'apertura di una inchiesta parlamentare. Il premier
Vojislav Kostunica ha per parte sua disposto indagini del ministero
degli interni e della procura. Dietro le quinte, afferma oggi la
stampa serba, e' in atto una battaglia feroce fra tycoons del vecchio
regime: il ministro delle finanze Mladjan Dinkic, numero due del
partito di Labus, ha tirato fuori un nome eccellente del passato, l'ex
ministro senza portafoglio Milan Beko, gran faccendiere di Slobo (il
suo nome e' uscito piu' volte nel corso di varie inchieste, fra cui
quella su Telekom Serbia), che sarebbe interessato all'acquisto di
Knjaz Milos. Alcuni organi di stampa suggeriscono invece che dietro
Divac e la Danone ci sia la lunga mano di Bogoljub Karic, il magnate
recentemente convertitosi alla politica. La commissione per i valori
mobiliari intanto smobilita: il presidente Milko Stimac non ha neanche
partecipato alla decisione di estromettere Divac dall'asta perche'
ricoverato in ospedale per problemi cardiaci. Secondo le malelingue,
si e' trattato di un ricovero opportuno per sfuggire alle forti
pressioni. Un altro membro, Dusan Bajec, ha annunciato le dimissioni.
I termini dell'asta sono stati prorogati al 28 novembre, e agli
azionisti che avevano gia' scelto Apurna e' stata data la possibilita'
di optare per uno degli altri concorrenti. Per il governo di
Kostunica, lo scacco e' pesante: quella di Knjaz Milos - che ha il 55%
del solo mercato interno, senza considerare le esportazioni negli
altri paesi - e' la piu' importante privatizzazione in agenda
quest'anno, e il premier aveva fatto della trasparenza negli affari
pubblici un cavallo di battaglia della sua campagna elettorale.(ANSA). OT
25/11/2004 15:21

SERBIA: MORTI BIANCHE, STRAGE NEI CANTIERI DELLE COSCHE/ANSA

(Di Batrice Ottaviano e Dragan Petrovic) (ANSA) - BELGRADO, 5 NOV - Un
massacro silenzioso e' da tempo in atto nei tanti cantieri aperti
della Serbia, contro il quale la legge si sta rivelando impotente:
dall'inizio di quest'anno, 25 operai sono morti nella sola capitale
Belgrado, mentre in tutto il paese il numero degli incidenti ha
superato i 20.000. Il 2003 si era chiuso con un analogo bollettino di
guerra: 52 morti, 931 feriti gravi, 22.000 incidenti. ''Ed e' solo la
punta dell'iceberg - sostiene Savo Gordic, sindacalista, che punta il
dito contro le cosche degli appalti - in realta' i decessi sono almeno
il doppio. Ma molti vengono occultati grazie alle solite connessioni
tra le mafie e le frange corrotte della polizia, degli ispettori edili
e delle amministrazioni locali''. Non e' pratica infrequente, afferma
Gordic, che il cadavere di un lavoratore morto in cantiere venga
cosparso d'alcol per far credere che fosse ubriaco al momento
dell'incidente. ''Arrivano anche - racconta ai giornalisti - a
rivestire i corpi di elmetti, guanti e quant'altro previsto dai
regolamenti, con risultati a volte grotteschi: un cranio fracassato
sotto un casco intatto''. Il sindacalista accusa la voracita' delle
cosche criminali che negli ultimi anni, sull'onda delle
privatizzazioni, hanno messo le mani sul ricco business degli appalti:
''In bilancio, mettono regolarmente tutte le strutture di sicurezza
piu' avanzate. Ma in cantiere non arriva nulla, quei soldi vengono
semplicemente intascati. Andate a vedere che differenza c'e' a Nuova
Belgrado fra due opere in corso a una ventina di metri di distanza una
dall'altra: la prima, gestita da una azienda olandese, sembra un
centro di ricerche spaziali per il nitore e l'accuratezza di ogni
ambiente di lavoro, nella seconda, in mano ai serbi, gli operai devono
arrampicarsi come scimmie sulle impalcature, senza nessuna
protezione''. I costruttori d'altro canto rischiano ben poco: ''in
Serbia le leggi in materia di sicurezza del lavoro sono quanto meno
obsolete - afferma l'ispettrice Vera Bozic - e le penalita' a carico
dell'azienda in caso di infortunio sono vergognose: la morte di un
operaio costa sui 600-1.000 dinari di multa'' l'equivalente di
otto-dodici euro. Bozic ha annunciato una proposta di legge per
aumentare le sanzioni fino a un milione di dinari (circa 12.000 euro),
ma l'iter e' ancora ai primi passi. L'altissimo numero di incidenti
d'altro canto non e' legato soltanto all'avidita' degli appaltatori.
''La crisi economica - sostiene Bogoljub Tanasic, capo
dell'ispettorato per il lavoro di Belgrado - ha spinto al lavoro
manuale gente che finora non aveva preso in mano nulla di piu' pesante
di una penna. Fra i nuovi operai edili, si contano impiegati di banca,
ingegneri, insegnanti, tutti neo disoccupati la cui eta' non consente
di trovare lavoro nel proprio settore. Mentre di manodopera non
qualificata a basso prezzo c'e' sempre richiesta. Questi operai
improvvisati hanno bisogno di protezione particolarmente accurata,
soprattutto con quei datori di lavoro''. Fra le prassi piu' comuni per
gli appaltatori, c'e' quella di prendere commesse a nome delle loro
ditte per poi subappaltare in nero e a costi dimezzati a imprese della
provincia: ''Che a loro volta - afferma Gordic - dichiarano 22 operai
dove ce ne sono a malapena dieci, costringono quei dieci a massacranti
doppi turni, e la stanchezza e l'inesperienza fanno il resto.
Risultato, una strage: con gli assassini impuniti''. Al danno si
aggiunge la beffa: i lavoratori sono tutti in nero e non vengono
quindi pagate l'assistenza medica e le cure necessarie, quando si
verifica un incidente. E per provocare la chiusura di un cantiere, ci
vuole uno scandalo di proporzioni veramente grosse: come quello
accaduto nel pieno centro di Belgrado, dove nel giro di un mese tre
operai sono morti in una palazzo in costruzione. (ANSA). OT
05/11/2004 17:52

[ Sempre più partecipati gli anniversari del compleanno di Tito (25
maggio, la "Giornata della Gioventu'" della Jugoslavia unita). A
Kumrovec, sua cittadina natale, lo scorso fine settimana gli hanno
reso omaggio c.ca 6.000 persone. I media nicchiano, cercano di fare
del sarcasmo, oppure tacciono. ]

http://www.novilist.hr/Default.asp?WCI=Rubrike&WCU=285A285A2863285D2863285A28582858285D286328962897289E286328632859285C285B285E2858285E28632863286328582863K

"Novi List" - "Glas Istre", Rijeka - Pula, 22.5.2005
REPORTERI NASEG LISTA U KUMROVCU NA RODENDANU JOSIPA BROZA GDJE SE
OKUPILO OKO SEST TISUCA NJEGOVIH STOVATELJA

»Druze Tito, opet sem ti dosel«


Dok se masa pod petokrakama, Titovim slikama, goblenima, crvenim
maramama i plavim kapicama po svaku cijenu pokusavala progurati do
unutrasnjosti rodne kuce »najveceg sina«, Slovenac Dragan Urban sirio
je ruke i ohrabren »cvicekom« pjevao o druze Titu

Iz Kumrovca Ladislav TOMICIC i Davor KOVACEVIC


Seoskim putem u starom dijelu Kumrovca jucer se u neorganiziranom
defileu naguravalo sest tisuca stovatelja lika i djela Josipa Broza
Tita, iz svih dijelova bivse Jugoslavije dosli su cestitati rodendan i
podgrijati jedan kult koji, cini se, jos uvijek nije zamro. Pred
kucnim brojem 20. redali su se cestitari, pozirali hvatajuci rukama
skute broncanog sinjela, donosili vijence i kimanjem glave odobravali
Brozovim govorima koji su za to vrijeme odjekivali iz predratnih
zvucnika instaliranih na obliznje stupove rasvjete.
Dok se masa pod petokrakama, Titovim slikama, goblenima,
crvenim maramama i plavim kapicama po svaku cijenu pokusavala
progurati do unutrasnjosti rodne kuce »najveceg sina«, Slovenac Dragan
Urban stajao je nasred puta, sirio ruke i vidno usrecen »cvicekom«
pjevao - »Druze Tito opet sem ti dosel«. Spreman zagrliti svakog tko
za to pokaze i najmanji interes.

Red Titovih govora, red koracnica

- Svi su oni izdajice, svi su ga izdali, kao ljutit je Dragan, a
kutevi usana mu dodiruju usi, siroko se smije i podvikuje.
Red Brozovih govora smjenjivao se s redom partizanskih
koracnica, a gostiju na rodendanu skupljalo se sve vise i vise: stigli
su autobusima iz Bosne i Hercegovine, Slovenije, tri autobusa iz
Rijeke zamalo su zakasnila na antifasisticke govore, rijeka ljudi
slijevala se medu standovima koji su ponudili komunisticke relikvije,
»cvicek« i rakiju s Titovim likom na bocama. Na sve strane crvene
majice, starci zakiceni ordenjem, njihova djeca i unuci..., svi
odlucni rehabilitirati Broza.
- Tako je druze Tito«, pozdravljali su cuvene govore Zagorca
koji nikad do kraja nije uspio svladati »hrvatskosrpski«.
S pozornice, pak, podignute u neposrednoj blizini Brozove
kuce, cule su se stare parole - osudeni su vanjski i unutarnji
neprijatelji, »proklinjalo« se one koji kriminaliziraju lik i djelo
Josipa Broza, a ustase i cetnici podsjecani su na izdaju i poraz.
Prvoborac na zalasku preko razglasa im je porucio da se nemaju sto
javljati, niti dizati glas, jer »oni su davno pokazali svoje«.

Bosnjacke nene

- U Saboru su se mogle cuti najgore lazi o Titu. Svaka cast
predsjedniku Mesicu sto im je rekao istinu, govorio je prvoborac, a
ostarjela Brozova omladina odobravala je pljeskom.
Svo to vrijeme, svako malo na oci bi nam izlazio omamljeni
Urban Dragan i cim bi nas ugledao rasirio bi ruke i zapjevao - »Druze
Tito, opet sem ti dosel«. »U neka doba« srdacno je uspio izgrliti
stanovitu drugaricu, tri puta odlikovanu sudionicu NOB-a. Drugarica je
najprije iskazala silno odusevljenje, a nakon sto je ubrzo shvatila da
Dragan ne raspolaze bistrim umom, ljutito ga je odgurnula primijetivsi
da je »drznik koji kalja Titovo ime i rodendan«, sto je raspolozenog
starcica silno uzrujalo, te se sakrio u hladovinu jedne od zagorskih
kucica.
Da drug Stari posebnu popularnost uziva u susjednoj BiH,
pak, pokazale su cestitarke iz Gracanice, redom autenticne bosnjacke
nene, odjevene u dimije s cvjetnim uzorkom i ogrnute maramama.
- Dosle smo posjetiti druga Tita i slobodu, objasnila je
nasim reporterima Amira Bijedic, prezimenjakinja cuvenijeg Dzemala,
sto nije propustila napomenuti.

Broz s goblena

Paradere pod titovkama markiranim crvenim petokrakama, medutim,
brzo je omamilo popodnevno sunce, te se u svakom sjenovitom kutku
Titovog sela ubrzo trazilo mjesto vise. Tad su na svoje dosli oni koji
se zbog guzve nisu uspjeli fotografirati kraj cuvenog Augustincicevog
spomenika Brozu, i nitko od njih nije propustao priliku osuditi
nepoznate »bandite«, koji su kumroveckog Starog nedavno dinamitom
skratili za glavu.

Sto se romske zajednice tice, nju je na Titovom rodendanu
dostojno predstavljao Nadir Dedic, koji je, svakom tko je pokazao
interes, ponosno pozirao s kucnim goblenom s kojeg se smijesi Broz u
plavoj uniformi.

Kad je doslo vrijeme za odlazak, ponovno je pred nas odnekud
iskocio Urban Dragan i pozdravio nas rijecima - Bog vam dao zdravlje.
Religija je opijum za mase, odgovorili smo u duhu rodendanskog slavlja
i ostavili Titovu omladinu da jos malo prekapa po pepelu davno
spaljenih iluzija.