Informazione

Contro il terrorismo USA, con Cuba

1. Aperto all'Avana l'Incontro Internazionale contro il Terrorismo,
per la verità e la giustizia (Granma)

2. Chi finanzia Reporters sans frontieres? (S. Lamrani)


SUL CASO DI "REPORTERS SANS FRONTIERES" VEDI ANCHE:

Le " relazioni pericolose" tra Reporter Sans Frontieres e la Cia
(di Thierry Meyssan)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4422

Geldspritze aus Washington. Französische Nichtregierungsorganisation
»Reporter ohne Grenzen« im Dienste des US-State Departement
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4404


=== 1 ===

C U B A

Numerose personalità di diversi
paesi del mondo hanno inviato i loro messaggi di solidarietà

Granma, 2 giugno 05

Le cause più giuste del mondo hanno un'accoglienza molto favorevole
tra settori precisi: lo svolgimento all'Avana da oggi 2 giugno
dell'Incontro Internazionale contro il Terrorismo, per la verità e la
giustizia, lo dimostra anche con i messaggi inviati in occasione
dell'appuntamento da molte personalità.

Il Segretario Generale del Comitato Centrale della Federazione Russa
Guennadi Ziuganov, ha indirizzato al Comandante in Capo Fidel Castroun
messaggio che dice: "Seguiamo con la massima e permanente attenzione
la lotta del popolo cubano per la giustizia la pace e la libertà! I
nemici di Cuba non si limitano al blocco economico e alle campagne
contro l'Isola. Dai primi giorni dell'esistenza di una Cuba libera
stanno sferrando una vera guerra terrorista della quale è vittima la
gente innocente!" sostiene il documento. "Ogni giorno ascoltiamo
inviti di partecipazione alla lotta contro il terrorismo e con questo
pretesto si fanno le guerre e paesi e popoli interi vengono dichiarati
esclusi. È proprio l'amministrazione nordamericana che grida più forte
per questa guerra contro il terrorismo e tutti sappiamo che sono i
servizi segreti nordamericani gli organizzatori e gli esecutori di
numerosi atti di terrorismo contro Cuba. Condanniamo fortemente la
politica di ricatti, minacce e violenza che si fa contro la vostra
Patria l'ipocrisia e la doppia morale dell'amministrazione
nordamericana, che violando le norme internazionali continua ad
aiutare terroristi, concedendo loro rifugio politico come avviene oggi
con uno dei più sanguinari, Luis Posada Carriles. Sosteniamo la
domanda di Cuba, che questoassassino sia giudicato e risponda dei suoi
crimini, per far sì che la giustizia trionfi!" Scusandosi perchè il
suo lavoro non gli ha permesso di partecipare all'incontro dell'Avana,
il Segretario Generale del PCFR ha dichiarato al Presidente Fidel
Castro: "A nome del CC del Partito Comunista della Federazione Russa
invio un saluto ai delegati dell'incontro con il mio appoggio agli
accordi che verranno adottati in questo incontro!"

IL PC DELL'INDIA CONTRO LA DOPPIA MORALE DEGLI STATI UNITI

B. Bardhan, Segretario Generale del Partito Comunista dell'India,

hainviato all'Incontro il suo saluto e ha dichiarato che è sempre
stata condannata la doppia morale del governo degli Stati Uniti nella
sua guerra contro il terrorismo globale. Nella quale alcune forme di
terrorismo e alcuni terroristi che sono utili agli interessi di
dominio globale sono accettati, mentre altri non lo sono...

"Noi abbiamo sperimentato questo nel nostro stesso paese e nella
nostra regione. Abbiamo visto con indignazione come si permette al
noto terrorista Posada Carriles di rimanere in territorio
nordamericano, a Miami, dopo la sua fuga da una prigione, che lo ha
reso un evaso dalla giustizia del Venezuela e come Washington ha fatto
finta di non saperlo! È dimostrato che Posada e Orlando Bosch sono
coloro che organizzarono il sabotaggio di un aereo civile cubano che
causò la morte di 73 persone. Loro stessi hanno confessato di essere
stati gli autori di vari atti terroristi e sono stati indicati come
tali dalle agenzie federali, come la CIA e il FBI. Il rifiuto del
Dipartimento di Stato degli USA di estradare Posada al Venezuela pone
in rilievo l'ipocrisia e la perfidia della loro guerra contro il
terrorismo!" dice ancora il documento del PC dell'India.

"Il nostro Partito si unisce a tutti i leaders, agli attivisti,
intellettuali, parlamentari e altre personalità in questo reclamo di
giustizia ed esige dal governo di George W. Bush l'estradizione di
Posada Carriles al Venezuela, e un processo a Orlando Bosch in Cile".

PIÙSOSTEGNO ALL' INCONTRO

Molti messaggi di solidarietà sono giunti alla redazione di Granma,
come quello del Segretario Generale del Partito Comunista di Sri
Lanka, Dew Gunasekara; dell'Associazione di Solidarietà
Australia-Cuba, da Sydney, firmato dal suo presidente, Peter Weitzel;
della Giunta Direttiva dell'Associazione diAmicizia Bulgaria-Cuba;

dell'Unione Antifascista Bulgara, firmato dal suo presidente, Chavdar
Stoimenov; della Fondazione Sviluppo Possibile della Bulgaria, il cui
direttivo è diretto da S. Shopova.

Le manifestazioni di solidarietà della Casa diAmicizia Catalana-Cuba
di Barcellona, esigono che si evidenzino le responsabilità del
criminale Posada Carriles, che venga estradato in Venezuela. Inoltre
si deve organizzare una mobilitazione per denunciare l'amministrazione
Bush all'opinione pubblica spagnola su un tema così delicato come il
terrorismo.

L'Associazione di Amicizia Ispano-Cubana Bartolomé de las Casas si
unisce alla denuncia per la protezione prestata dal Governo degli
Stati Uniti al suo agente della CIA, il terrorista internazionale Luis
Posada Carriles.

Inviato da Geoffrey Bottoms, coordinatore del Comitato di Solidarietà
per la Libertà dei Cinque del Regno Unito, è giunto il messaggio di
questaorganizzazione che chiede l'estradizione di Luis Posada Carriles
al Venezuela e invita alla pace, giustizia e solidarietà tra i popoli.


=== 2 ===

http://www.cooperativaisola.org/blog/comment.php?type=trackback&entry_id=1010

Mercoledì, giugno 1. 2005
Internazionale - Chi finanzia Reporters sans frontieres?
ReporterAssociati, 28 May 2005
Chi finanzia Reporters sans frontieres? di Salim Lamrani*
Parigi, 28 Maggio 2005. I forti sospetti che circondavano le dubbie e
tendenziose attività di Reporters Sans Frontieres (RSF) non erano
privi di fondamento. Già da alcuni anni diversi critici hanno
denunciato l'operato fortemente politicizzato di questa organizzazione
parigina, rivolto soprattutto contro Cuba e il Venezuela, dal quale ne
emerge il carattere propagandistico.

Le posizioni di RSF contro i governi dell'Avana e di Caracas risultano
essere in perfetta simbiosi con la guerra politica e mediatica
scatenata da Washington contro la rivoluzione cubana e venezuelana. Ma
la verità è finalmente venuta alla luce... Il signor Robert Ménard,
segretario generale di RSF da vent'anni, ha confessato di ricevere
finanziamenti dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (National
Endowment for Democracy – NED), un'organizzazione che dipende dal
Dipartimento di Stato nordamericano, il cui scopo principale è quello
di promuovere la condotta della Casa Bianca in tutto il mondo. In
realtà, il signor Menard è stato molto chiaro: "Effettivamente,
riceviamo denaro dalla NED. E loro non sollevano alcun problema".(1)
La Fondazione Nazionale per la Democrazia venne creata dal vecchio
presidente Ronald Reagan nel 1983, in un'epoca in cui la violenza
militare aveva preso il posto della tradizionale diplomazia nella
risoluzione degli affari di politica internazionale. Grazie alla sua
influente capacità di penetrazione finanziaria, la NED persegue il
fine di indebolire i governi che si oppongono alla politica estera
egemonica di Washington (2). In America Latina, i due obiettivi
principali sono Cuba e Venezuela. Per fare un esempio, la NED ha
finanziato e continua a finanziare l'opposizione venezuelana,
responsabile del colpo di stato effettuato contro il presidente Chávez
nell'aprile del 2002. Da allora l'oligarchia nazionale ha organizzato,
con l'aiuto di Washington, diversi tentativi di destabilizzazione
finiti senza successo, poiché dalla sconfitta del referendum
abrogativo la legittimità popolare del signor Hugo Chávez non ha fatto
altro che rinforzarsi. Nel 2004 tredici gruppi che si opponevano al
governo bolivariano hanno ricevuto 874.384 dollari dalla NED. Nel
2003, altri quindici hanno beneficiato, grazie alle sovvenzioni della
NED, di 1.046.323 dollari.(3) Contemporaneamente RSF ha regolarmente
condannato il governo di Chávez accusandolo di minacciare la libertà
di stampa, come ha fatto ad esempio con la pubblicazione di un
rapporto che critica una proposta di riforma di legge riguardante i
mezzi di diffusione.(4) Tale riforma prevede sanzioni penali contro i
media colpevoli di attività criminali, come l'incitazione alla
sollevazione armata o alla sovversione. Questo nuovo disegno di legge
rappresenta una risposta al ruolo capitale e criminale assunto dai
privati mezzi d'informazione durante il golpe fascista del 2002 contro
il presidente venezuelano, e ai loro abusi attuali. Abusi che RSF si
guarda bene dal denunciare. Ma il nemico per eccellenza di RSF rimane
sempre Cuba. L'accanimento del signor Menard è quasi ossessivo, come
dimostra la nuova campagna propagandistica diretta contro l'isola e
destinata ad arrecare danno al turismo (5). Non bisogna dimenticare
che il Piano di Bush nei confronti di Cuba prevede uno stanziamento di
cinque milioni di dollari per le ONG che realizzano attività volte a
dissuadere i turisti dal recarsi sull'isola, e che come esempio da
seguire pone proprio il nome di Reporteres Sans Frontiers (6).
Inoltre, RSF ammette di elargire aiuti economici alle "famiglie dei
trenta giornalisti incarcerati, per far fronte alle necessità
intervenute dopo l'arresto dei propri famigliari". Se si prescinde
dalla retorica ideologica contenuta in questa frase, si evince come
RSF sovvenziona le famiglie delle persone arrestate con denaro
dell'amministrazione Bush, minacciando altresì l'integrità della
nazione cubana collaborando alla programmazione delle sanzioni
economiche. Dato che il signor Menard riceve una retribuzione dal
governo degli Stati Uniti, ciò equivale a dire che Washington, oltre
al finanziamento diretto, finanzia anche, attraverso RSF, persone che
stanno al suo servizio a Cuba, cosa che costituisce di per sé una
flagrante violazione della legislazione cubana (7). Secondo il
bilancio del 2004 di RSF, "almeno 53 professionisti dell'informazione
hanno perso la vita nell'esercizio delle loro funzioni o per esprimere
le proprie opinioni". L'Iraq è, sempre secondo questo rapporto, il
paese più pericoloso per i giornalisti, con 19 inviati assassinati.
L'esercito statunitense, che occupa il paese dal 2003, è il maggior
responsabile di questa barbarie, visto che controlla il territorio.
RSF, lungi dall'accusare le autorità nordamericane, si limita a
riprendere le dichiarazioni degli ufficiali di Washington,
qualificando gli spari che hanno causato la morte di diversi
giornalisti come "accidentali". Nonostante tutto, l'Iraq non
rappresenta una priorità per il signor Menard (8). Nel continente
americano, secondo RSF, "12 giornalisti hanno perso la vita" in
Messico, Brasile e Perù. Tuttavia, l'obiettivo dell'organizzazione
parigina è ancora una volta Cuba, dove, bisogna rimarcarlo, nessun
giornalista è stato assassinato dal 1959. Anche il Venezuela si trova
nel mirino, nonostante non vi sia stato commesso nessun assassinio.
Qualcuno stabilirà una relazione tra l'obiettivo di RSF e quello di
Washington e segnalerà la strana coincidenza (9). Gli insulti della
segretaria di Stato Condoleeza Rice sono rivolti specificatamente
contro Castro e Chávez, il cui avvicinamento preoccupa non poco gli
Stati Uniti (10). Naturalmente, ancor più che le persone, sono i
progetti sociali cubani e venezuelani in favore dei bisognosi a venire
colpiti. È risaputo che il signor Menard visita assiduamente l'estrema
destra di Miami, con la quale ha firmato degli accordi relativi alla
guerra mediatica scatenata contro la Rivoluzione cubana (11). Il
finanziamento di RSF solleva però importanti interrogativi. Come può
un'organizzazione che dipende dalla FNAC, dal CFAO, dalla Hewlett
Packard, dalla Fondazione di Francia, dalla Fondazione Hachette, dalla
Cassa di Deposito e Prestiti, dall'Open Society Institute, dalla
Fondazione Real Network, dalla Sanofi-Synthelabo (ora Sanofi-
Aventis), dalle Edizioni Atlas, dal Color Club, da Globenet e dalla
Catena Ser, essere indipendente? Come può un organismo finanziato
dallo Stato francese agire in modo imparziale? Ciò è impossibile, e la
posizione di RSF, favorevole al colpo di stato contro il presidente
Aristide ad Haiti, lo dimostra chiaramente (12). Come può
un'organizzazione associativa che pretende di difendere i giornalisti,
rallegrarsi dall'abbattimento di un presidente democraticamente
eletto? Gli stanziamenti del 2003 destinati a RSF raggiungevano i
3.472.122 di euro. Secondo i rendiconti annuali, l'11% proviene dallo
stato, il 12% dal mecenatismo, il 4% dalle quotazioni e dalle
donazioni, il 15% dalla Commissione Europea, il 10% da operazioni e il
48% dalle pubblicazioni dell'organizzazione. Quest'ultima cifra
sorprende per la sua consistenza. La somma di 1.984.853 euro proviene,
suppostamene, soltanto dalla vendita dei calendari (13). Ognuno di
questi costa circa 8 euro, il che equivale a dire che RSF vende più di
248.106 calendari all'anno, cioè 680 al giorno. Cosa abbastanza fuori
misura per essere ritenuta credibile. Per quanto riguarda le spese
relative all'anno 2003, i conti dimostrano che solo il 7% dei
finanziamenti viene destinato agli aiuti diretti ai giornalisti in
difficoltà (14). Cosa succede con il rimanente 93% ? Lo si utilizza
nel lavoro di propaganda e disinformazione al servizio degli interessi
di coloro che finanziano Reporters Sans Frontieres, cioè lo stato
francese, i grandi gruppi economici e finanziari, l'estrema destra
cubana della Florida e il Dipartimento di Stato nordamericano. "La
difesa della libertà di stampa" è solo una facciata di comodo. RSF è
al servizio dei governi dei e potenti interessi economici e
finanziari. È la ragione per la quale la concentrazione dei media
nelle mani di pochi gruppi, principale minaccia alla libertà di
stampa, non è mai stata denunciata dall'organizzazione del signor
Menard. È la ragione per la quale RSF, tra gli altri, non si è mai
interessata della sorte di Mumia Abu-Jamal, giornalista nordamericano
incarcerato da oltre venti anni per i suoi scritti e per le sue
posizioni politiche. Sfortunatamente, la collusione tra il signor
Menard, i grandi gruppi mediatici e il capitale finanziario impedisce
ai cittadini di cogliere i veri obiettivi nascosti dietro una leggera
cortina nebulosa definita associativa e umanitaria.

Salim Lamrani (* Ricercatore presso l'Università della Sorbona di
Parigi) [Grazie alla redazione di Zmag.org - Znet.it]

Note
1) Robert Ménard, "Forum de discussion avec Robert Ménard", Le Nouvel
Observateur, 18 de abril de 2005. www.nouvelobs.com/forum/archives/
forum 284.html (sito consultato il 22 aprile 2005).
2) National Endowment for Democracy, "About Us." www.ned.org/about/
about.html (sito consultato il 27 aprile 2005).
3) National Endowment for Democracy, "NED Venezuela Programs".
http://www.ned.org/grants/venezuelaFacts.html (sito consultato il 27
aprile 2005).
4) Reporters Sans Frontières, " Reporters Sans Frontières dénonce une
régression de la liberté de la presse », 26 de noviembre de 2004.
http://www.rsf.org/article.php3id article=12968 a.(sito consultato il
27 aprile 2005).
5) Reporters Sans Frontières, « Deux ans après le printemps noir » :
Urgence pour 21 journalistes emprisonnés », 16 mars 2005.
http://www.rsf.org/article.php3?id article=12882 a.(sito consultato il
27 aprile 2005).
6) Colin L. Powell, Comission for Assistance to a Free Cuba,
(Washington: United States Department of State, maggio 2004).
http://www.state.gov/documents/organization/32334.pdf a.(sito
consultato il 7 maggio 2004).
7) Reporters Sans Frontières, « Aides apportées aux journalistes
emprisonnés et aux médias en difficulté », 2204.
http://www.rsf.org/article.php3?id article=7581 (sito consultato il 23
aprile 2005)
8) Reporters Sans Frontières, « Bilan 2004. L'année la plus meurtrière
depuis dix ans : 53 journalistes tués », 2005.
http://www.rsf.org/article.php3?id article=12232 (sito consultato il
23 aprile 2005).
9) Ibid.
10) El Nuevo Herald, "Castro y Chávez llaman a una alianza contra
EEUU", 30 aprile 2005.
11) Salim Lamrani, Cuba face a l'Empire: Propagande, guerre économique
et terrorisme d'Etat (Outremont, Lanctôt, 2005), capitolo VI.
12) Reporters Sans Frontières, « La liberté de la presse retrouvée :
un espoir à entretenir », luglio 2004.
http://www.rsf.org/article.php3?idarticle=10888 (sito consultato il 23
aprile 2005).
13) Reporters Sans Frontières, « Comptes de Reporters Sans Frontières
2003 », 2004. http://www.rsf.org/article.php3?id article=10589 (sito
consultato il 27 aprile 2005).
14) Ibid.

Partito della Rifondazione Comunista - "Essere Comunisti"

COMUNICATO STAMPA

Un'aggressione grave e immotivata

Nel merito degli incidenti verificatisi a Roma nel corso della
"controparata" pacifista del 2 giugno scorso, indetta dal Comitato
promotore dell'Assemblea nazionale contro la guerra del 15 maggio, si
precisa quanto segue:

a) In primo luogo va ribadito che - al di là della versione della
questura e delle fantasiose ricostruzioni di alcuni giornali - si è
trattato di una vera e propria aggressione poliziesca nei confronti di
un corteo pacifico di qualche centinaio di persone, che intendevano
condurre a termine una manifestazione regolarmente autorizzata e lungo
il percorso concordato. Dopo l'immotivato (o assurdamente motivato)
blocco del corteo da parte delle forze di polizia, dopo due ore
diinutili trattative e di estenuante fronteggiamento, le poche
compagne e i pochi compagni rimasti avevano deciso di sciogliere la
manifestazione, ripercorrendo a ritroso un breve tratto di strada.

b) E' a questo punto che, al termine di una manovra avvolgente, è
scattata la carica e il pestaggio dialcuni compagni. Tra questi
Gualtiero Alunni, assessore Prc dell' 8° Municipio di Roma (al quale
sono stati praticati sette punti sulla testa e che, al momento in cui
scriviamo, è ancora precauzionalmente ricoverato in ospedale) è stato
raggiunto alle spalle e colpito a freddo e violentemente alla nuca.
Caduto al suolo e stordito, non ha avuto nemmeno il tempo di rendersi
conto di ciò che accadeva né dell'identità del poliziotto artefice
dell'aggressione.

c) Va infine ancora sottolineata la gravità della vicenda, all'origine
della quale sta un'irresponsabile gestione della piazza da parte delle
forze di polizia nonché la grave decisione di impedire lo svolgimento
di una manifestazione pacifica e autorizzata. A motivazione di una
tale decisione, gli ufficiali di polizia presenti hanno indicato
niente meno che la presenza all'interno del corteo di uno striscione
dai contenuti indesiderati: uno striscione che imputava al ministro
dell'Interno la vergogna dei Cpt. Una motivazione evidentemente
pretestuosa, non legittimata da alcuna norma di legge, e soprattutto
grave sotto il profilo dell'elementare libertà diespressione e della
libertà di manifestare.

L'episodio suddetto non fa che accrescere la preoccupazione per il
clima da "guerra interna", lesivo dell'agibilità democratica, con cui
il governo delle destre intende reagire alla propria crisi diegemonia.
Certamente, nessun atto repressivo potrà mettere la sordina alla
volontà di pace e alla richiesta della gran parte dei cittadini del
nostro paese di far rientrare i militari italiani dall'Iraq

Bruno Steri (Forum contro la guerra – Prc- Area Essere Comunisti)

Roma, 3 giugno 2005


UN FORTE ABBRACCIO AL NOSTRO CARO GUALTIERO, CHE SI RIMETTA PRESTO!

Le compagne e i compagni di Essere Comunisti PRC di Roma

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"Cattivi segnali"

Editoriale prima pagina de il manifesto 3.6.05

Di GABRIELE POLO

E'stata una brutta festa. Saranno state anche poca cosa - come
minimizza la questura di Roma - ma quelle botte distribuite ieri a un
piccolo corteo pacifico, mentre a poche centinaia di metri la
Repubblica si celebrava in armi, segnano un pessimo compleanno. Non
s'era mai visto condizionare lo svolgimento di una manifestazione
all'esposizione di uno striscione considerato «offensivo» per il
ministro degli interni. Poco importa che quel pezzo di stoffa fosse
ben poco insultante: o le forze dell'ordine si considerano i tutori
della dignità di un ministro - riducendosi a guardia privata - oppure
l'ordine di ripiegare lo striscione incriminato è sintomo di qualcosa
di più grave e profondo.

Non sappiamo se quanto successo ieri sia frutto di un disegno
prestabilito, se Giuseppe Pisanu voglia ricamarsi addosso l'etichetta
di uomo forte magari applicando anche ai cortei le inutili direttive
sugli stadi di calcio (dove, per altro, si leggono cose infinitamente
peggiori e da cui non sarà certo estirpata la violenza con
provvedimenti di polizia). O se la «malattia» del G8 di Genova
continua a infettare questo governo. Ma, forse, dovremmo «limitarci» a
considerare anche il ministro degli interni niente di più che un
sintomo. Quello dello stravolgimento profondo dei diritti fondamentali
da parte di una rappresentanza politica sempre meno rappresentativa,
sempre più autonoma dalla società perché in crisi profonda. Una
questione che chiama in causa il degrado della democrazia, il
cambiamento per via «amministrativa» delle regole fondamentali della
Repubblica.

Il 2 giugno non è solo l'anniversario del referendum che cacciò i
Savoia e inaugurò la storia repubblicana. Quel giorno del 1946 venne
votata anche l'Assemblea costituente, in cui vennero eletti i
rappresentanti che in nome del popolo e sull'onda della resistenza
antifascista stilarono la Carta fondamentale dell'Italia democratica.
Quella Carta, all'articolo 21, afferma che «tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto
e ogni altro mezzo di diffusione». Un dettato che ieri è stato
violentato da un ordine insensato impartito da un gruppo di tutori
dell'ordine che a quella Carta giurano fedeltà. In questo
rovesciamento di senso vediamo l'aggressione alla Costituzione e la
sua revisione concreta, dopo le tante «limature» e annunci di modifica
fatti in sede istituzionale. E' ciò che è accaduto sulla guerra
(violazione dell'articolo 11), ciò che è successo sul lavoro e sui
diritti sociali (ignorando gli articoli 1 e 3). Un elenco che potrebbe
continuare mettendo a confronto le scelte politiche con il testo
costituzionale. Una serie di fatti formano un processo, quello in atto
dà tristemente corpo a uno spaventoso stato post-costituzionale.

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"Roma: la polizia carica i pacifisti"

di Checchino Antonini

Liberazione, 3 giugno 2005

Sulla rotaia del tram che va a Trastevere il sangue resterà a lungo,
seccato dal sole di giugno. Qualcuno prova a fare ombra su Gualtiero
Alunni, stramazzato tra due auto e ferito alla nuca da una
manganellata, con una bandiera dei Cobas. Al S. Camillo gli metteranno
sette punti ma, ha perso troppo sangue, passerà la notte in ospedale.
Alunni, 52 anni, è un assessore municipale di Rifondazione, lo
conoscono tutti. Ha le idee chiare e un carattere dolce.

Sono appena passate le 13. La furia di 200 tra agenti e carabinieri in
assetto di guerra non è durata molto. Quanto bastava per mandare
all'ospedale Alunni, ferire un altro ragazzo e lasciare segni su altre
schiene e teste. Manganelli impugnati alla rovescia che fanno più
male. Manganelli che sfasciano macchine parcheggiate. Inorridisce il
capo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine, che tenta di avvicinare
il responsabile della piazza. Ma in quel momento il funzionario sembra
posseduto da uno spirito maligno. Gli dà del «testa di cazzo», come a
chiunque altro gli capiti a tiro. A pochi metri due agenti in
borghese, superdotati e ben armati, minacciano pesantemente il
vicepresidente del consiglio provinciale, Nando Simeone (Prc), che
tiene il tesserino bene in vista mentre cerca di verificare le
condizioni di Michele Monopoli, 38 anni, malconcio e ammanettato come
un animale in un Ducato della celere. Diranno di averlo fatto solo per
identificarlo. Diranno tante cose, perfino che non ci sono state
cariche ma solo reazione a insulti e lanci di sassi e bastoni.
Tenteranno di far credere che 200 robocop surriscaldati siano stati
circondati da un centinaio, tante neerano rimaste, di persone
abbigliate come per andare al mare. Un video della questura mostra
qualche pacifista indignato che alza la voce. I tg conieranno
l'inedita frase di "striscione non autorizzato".

Forse, però, è il caso di iniziare dal principio. Sono passate da poco
le 11 quando 200 pacifisti muovono da Porta S. Paolo verso Campo
de'Fiori per sfiorare appena la zona rossa della parata militare che
celebra la partecipazione italiana alla guerra globale. Pochi minuti
dopo il brusco stop da parte di un cordone massiccio diagenti con i
rinforzi che arrivano sgommando dalla Bocca della Verità. La versione
ufficiale, sciorinata in piazza dai dirigenti di ps, recita di uno
striscione avvistato dall'elicottero. Dicono che rappresenterebbe un
vilipendio. Lo andiamo a leggere: "Pisanu: la vergogna dell'Italia,
chiudiamo i Cpt". E' un lenzuolo striminzito parecchio dietro il
camion d'apertura che reca la parola d'ordine del corteo: meno spese
militari, più spese sociali. Il poco popolo che gli va dietro è fatto
da gente di Rdb, Cobas, Rifondazione, centri sociali, Action,
collettivi universitari, alcuni venuti anche da Napoli come Francesco
Caruso, altri da Milano. Lo striscione "non autorizzato" è stato
scritto dagli stessi antirazzisti che, pochi giorni fa, hanno
protestato fino a convincere la compagnia aerea Blu Panorama a non
fornire velivoli per i rimpatri forzati di migranti. Ora cercano di
mettere in piedi un osservatorio su Ponte Galeria, il Cpt romano, e
un'unità di crisi nazionale.

Il diktat delle polizie di consegnare lo striscione ricorda a qualcuno
quello che succedeva quando Kossiga era presidente e non gradiva che
si ricordasse quello che fece a Giorgiana Masi. La trattativa è
concitata. Russo Spena, deputato Prc, chiede in base a quale legge sia
possibile la sospensione di una manifestazione. E chi lo sa!,
rispondono candidi i funzionari lasciando intendere che l'ordine viene
dall'alto, più in alto dell'elicottero dalla vista aguzza. Il
prefetto, interpellato telefonicamente, declina ogni responsabilità,
il questore non avrebbe saputo fornire spiegazioni.

Si decide così di portare in testa lo striscione e di iniziare una
pressione simbolica sulla muraglia di caschi, anfibi e optional che,
però, non fa una piega. Volano parole e spintoni ma sembra finita lì,
dopo un lungo faccia a faccia dove la muraglia blu mostra perfino un
minimo diumanità. Il corteo gira su se stesso e fa per tornare sui
suoi passi passando per le strade interne di Testaccio. E' allora che
i cordoni di guardie perdono la testa. Non ci vuole granché ad
accerchiare i pochi manifestanti rimasti. Manganelli rovesciati e giù
botte e insulti e una poliziotta arraffa lo striscione, ormai celebre,
e scappa come una rugbista. La vista del sangue sembra placare
celerini e carabinieri. Può passare l'ambulanza per Gualtiero, può
aver luogo una prima assemblea all'ombra della Piramide per ragionare
insieme sull'impressionante salto di qualità della repressione. Si
dirà del deficit democratico di un paese dove non si può dire che i
Cpt siano una vergogna (Fiom), verrà denunciata l'assenza di certa
sinistra - i grandi giornali hanno ignorato completamente la
controparata - che ha lasciato i pacifisti in balìa del regime
(Bastaguerra) sacrificandoli a un rapporto più morbido con la guerra e
il governo (Progetto comunista del Prc). Naturalmente Cobas, Action, e
Rifondazione chiedono anche di risalire alla filiera delle
responsabilità, domandano una presa di posizione del centrosinistra.
Martedì prossimo alla Provincia ci sarà una grande assemblea cittadina.

riceviamo e giriamo:

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URGENTE


Manifestazione per il ritiro delle truppe dall'Iraq a Roma, prima
bloccata e poi aggredita dalle forze dell'ordine. Tutti devono
prendere posizione. Il governo è responsabile


COMUNICATO STAMPA

Non resteranno senza conseguenze politiche i gravi fatti accaduti
questa mattina a Roma. La manifestazione dell'arcipelago NOWAR
convocata in concomitanza con la parata militare del 2 giugno per
chiedere l'immediato ritiro dei militari italiani dall'Iraq, è stata
oggetto di una gravissima violazione delle libertà e dell'agibilità
democratica nel nostro paese.

La manifestazione era regolarmente autorizzata con un percorso
previsto da Porta S. Paolo, via Mormorata, Viale Trastevere, Torre
Argentina e si sarebbe concluso con un comizio a Campo de' Fiori dove
sarebbe intervenuto anche un medico iracheno di Falluja per
testimoniare gli orrori di una guerra ingiusta ed illegale. Ma il
governo aveva deciso che la città di Roma il 2 giugno non dovesse
vedere persone che invocano la fine della guerra e il ritiro delle
truppe dall'Iraq.

Il corteo è stato invece arbitrariamente bloccato alla fine di via
Marmorata (dopo appena 500 metri) con il pretesto di uno striscione
all'interno della manifestazione. Le parole testuali dello striscione
erano "Pisanu vergogna della Repubblica. Chiusura dei CPT", dunque
tutt'altro che offensivo o lesivo. La trattativa per sbloccare la
situazione è durata almeno un'ora. Nulla da fare e il corteo decide di
tornare sui suoi passi e di concludersi nella vicina piazza di
Testaccio (a circa 200 metri da dove era stato bloccato).

Le forze dell'ordine a quel punto hanno bloccato tutte le strade
chiudendo ogni via d'uscita alla manifestazione, dando vita sul lato
di Testaccio ad una vera e propria "tonnara" (manganellate violente,
gratuite, inaspettate), una scelta questa che ha colto di sorpresa non
solo i manifestanti ma anche numerosi funzionari di polizia.

Due manifestanti colpiti con violenza alla testa sono stati ricoverati
all'ospedale S. Camillo. Altri sono stati feriti in modo meno grave.
Un giovane manifestante è stato fermato e poi rilasciato in seguito
alle pressioni dei parlamentari presenti. Una manifestazione pacifica,
autorizzata e partita con grande tranquillità è stata così trasformata
in uno "scenario da Genova" di quattro anni fa.

Gli organizzatori della manifestazione denunciano con forza il
sospetto che la cabina di regia di questa violenta, inaspettata e
gratuita repressione, sia la stessa che quattro anni fa a Genova
decise di stroncare i movimenti sociali.

L'arcipelago NOWAR si sente confortato nei suoi obiettivi dalla
maggioranza della popolazione che anche in recente sondaggio (Eures)
ha confermato che per il 67% vuole il ritiro delle truppe. D'altro
canto il governo è pienamente responsabile dei morti che si stanno
accumulando in Iraq solo per far arricchire gli azionisti
dell'ENI-AGIP che a Nassyria avevano stabilito le loro concessioni
petrolifere ancora prima dell'inizio della guerra.

Il movimento contro la guerra respinge totalmente la versione
edulcorata e non vera fornita dalla Questura agli organi di stampa.
Questa mattina a Roma si sono consumati fatti gravissimi e lesivi
della democrazia nel nostro paese.

Per martedì è stata convocata una assemblea cittadina per decidere una
nuova manifestazione. Saranno presentate numerose interrogazioni
parlamentari ed è stato chiesto anche al Sindaco e al Prefetto di Roma
di prendere posizione.


Roma, 2 giugno

Il movimento contro la guerra(info: 348-7213309)

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Chi ha paura del movimento che chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq?


La manifestazione del movimento contro la guerra convocata
dall'assemblea nazionale del 15 maggio in concomitanza con la parata
militare del 2 giugno, ha riaffernato la richiesta dell'immediato
ritiro dei militari italiani dall'Iraq, ma è stata oggetto di una
gravissima violazione delle libertà e dell'agibilità democratica nel
nostro paese. Il governo aveva deciso che la città di Roma il 2 giugno
non dovesse vedere persone che invocano la fine della guerra e il
ritiro delle truppe dall'Iraq: Ha avuto il terrore della
"contaminazione" di contenuti che il movimento avrebbe potuto
socializzare anche a chi magari era andato a vedere la parata militare.

Questo governo ha ormai paura della sua incapacità nel continuare a
gestire una scelta impopolare come quella della guerra in Iraq che sta
provcando sempre più lutti tra gli iracheni e tra gli stessi militari
italiani.

Il movimento contro la guerra infatti si sente confortato nei suoi
obiettivi dalla maggioranza della popolazione che anche in recente
sondaggio (Eures) ha confermato come per il 67% vuole il ritiro delle
truppe. D'altro canto il governo è pienamente responsabile dei morti
che si stanno accumulando in Iraq solo per far arricchire gli
azionisti dell'ENI-AGIP che a Nassyria avevano stabilito le loro
concessioni petrolifere ancora prima dell'inizio della guerra.

Una manifestazione regolarmente autorizzata con un percorso previsto
da Porta S. Paolo, via Marmorata, Viale Trastevere, Torre Argentina e
che si sarebbe conclusa con un comizio a Campo de' Fiori dove sarebbe
intervenuto anche un medico iracheno di Falluja per testimoniare gli
orrori di una guerra ingiusta ed illegale, è stata invece
arbitrariamente bloccata alla fine di via Marmorata (dopo appena 500
metri) con il pretesto di uno striscione all'interno della manifestazione.

Le forze dell'ordine hanno bloccato tutte le strade chiudendo ogni via
d'uscita alla manifestazione, dando vita sul lato di Testaccio ad un
vero e proprio pestaggio (manganellate violente, gratuite, inaspettate).

Due manifestanti - tra cui l'assessore dell'VIII Municipio di Roma
Gualtiero Alunni - sono stati colpiti con violenza alla testa sono
stati ricoverati all'ospedale S. Camillo. Altri sono stati feriti in
modo meno grave. Un giovane manifestante è stato fermato e poi
rilasciato in seguito alle pressioni dei parlamentari presenti. Una
manifestazione pacifica, autorizzata ed estremamente tranquilla è
stata così trasformata in uno "scenario da Genova" di quattro anni fa.

Vogliamo denunciare con forza il sospetto che la cabina di regia di
questa violenta, inaspettata e gratuita repressione, sia la stessa che
quattro anni fa a Genova decise di stroncare i movimenti sociali per
impedirgli di "disturbare" il manovratore Bush. Il servilismo e le
difficoltà di questo governo stanno partorendo mostri.

Il silenzio della maggioranza delle forze del centro-sinistra sulla
guerra era già indecente, se non sentiranno il dovere di prendere
posizione contro il pestaggio e l'attacco alla libertà d'espressione
avvenuta a Roma, dovranno anch'esse assumersi le proprie responsabilità.

La versione falsa fornita dalla Questura agli organi di stampa cerca
di occultare e manipolare quanto accaduto, ma i testimoni c'erano e
sono tanti. Questa mattina a Roma si sono consumati fatti gravissimi e
lesivi della democrazia nel nostro paese. La guerra è entrata
definitivamente dentro casa nostra.


Comitato Nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq

viadalliraqora @libero. it


Roma, 2 giugno 2005

il comitato per il No per opera di alcune forze e personaggi boicotta la
manifestazione alla base navale e organizza un incontro con invito al
sindaco e al presidente della provincia (che si ringrazia per la
collaborazione).
l¹azione di questo comitato diventa incopatibile con la mobilitazione che
noi abbiamo indetto il 2 giugno in coordinamento con le iniziative che si
terranno a livello nazionale e decise nell'assemblea di Roma del 15/5.

E¹ incompatibile che la battaglia contro la Base Navale veda il Sindaco di
Taranto e il Presidente della Provincia come "interlocutori", addirittura
"invitati", "collaboratori" (la Provincia) e non come una delle principali
controparti/responsabili locali della lotta della popolazione di Taranto
contro la Base.
Neppure un anno fa, in occasione della nostra iniziativa contro
l¹inaugurazione della Base Navale, siamo andati giustamente a contestare la
parata/festa fatta il giorno prima dalla Di Bello con le principali autorità
militari e istituzionali; neanche un anno fa abbiamo denunciato l¹appoggio
esplicito, a parole e nei fatti, dato alla nuova Base e ai suoi piani dalle
amministrazioni locali; e oggi troviamo il Comitato ad invitare queste
stesse istituzioni, facendo una gravissima opera di mistificazione verso la
gente del loro ruolo effettivo.
Ma temiamo che ci sia anche qualcosa di più grave: che tipo di
collaborazione sta dando all¹assemblea che fate il 2 la Provincia di
Taranto, per cui voi la ringraziate? Come si può chiedere appoggio e
collaborazione (contributo finanziario alla sponsorizzazione
dell¹iniziativa?) a chi è corresponsabile dei piani di militarizzazione, di
guerra, di morte, di attacco alla salute nella nostra città?

In nessun altra città in cui si sta lottando realmente contro le Basi e la
militarizzazione si è arrivati a tanto? Anzi ci sono degli esposti contro le
Ammnistrazioni, come noi stessi vogliamo fare a Taranto.

Così il Comitato dei 2 NO ha già cambiato natura!
Così si dimostra quello che noi temevamo e per cui abbiamo per mesi portato
una battaglia di linea nel Comitato: non si tratta di diverse proposte, più
o meno opportune, si tratta di due line e vie contrapposte per la lotta alla
Base Navale: la linea che noi stiamo sostenendo, di lotta, di coinvolgere
via via come reali protagonisti di questa lotta i lavoratori, i giovani, gli
antimperialisti, la gente di Taranto, le forze contro la militarizzazione e
la guerra sul piano nazionale; e la linea che prende a riferimento e di
fatto si affida alle istituzioni, usando il discorso della ³gente², della
difficoltà attualmente di una mobilitazione di massa a Taranto, in maniera
strumentale, per fare in realtà altro.
Ed è sintomatico che chi si riempie la bocca della "gente", chi dice che il
Comitato è dei "cittadini", chi è contro la presenza nel Comitato di partiti
e forze politiche, poi per le iniziative si rivolge proprio ai partiti ma
presenti nelle istituzioni.
Su questa strada anche le tensioni sincere di denuncia della Base e dei suoi
piani, prendono una china pericolosa e impotente a lottare realmente contro
la Base Navale.

Diventa, quindi, sempre più necessario che si costruisca un vero Comitato di
Lotta contro la Base Navale. E facciamo appello alle forze, ai singoli
sinceramente contro la Base presenti nel Comitato dei 2 no a decidere subito
quale battaglia si vuole fare.

A questi resta sempre il nostro caldo invito a venire al Convegno e al
presidio alla Base Navale il 2 giugno.

per Slai Cobas telefax 099_4792086
cell.347_5301704
cobasta@...
Calderazzi Margherita

TA. 25.5.05

2 giugno 2005
ore 9/14
convegno antimilitarista
e antimperialista
c/o Hotel Principe Ple Bestat Taranto

ore 16 presidio manifestazione alla Base Navale Chiapparo (v.le Jonio)
Taranto

@contro la trasformazione della nuova base navale in Mar grande in avamposto
USA/NATO nel Mediterraneo nel quadro della guerra infinita di Bush per il
controllo geopolitico del medioriente e Golfo
@contro il possibile passaggio/presenza di sommergibili nucleari nella Base
e contro ogni riproposizione del nucleare nel nostro paese e nel sud in
particolare
@contro il massiccio aumento delle spese militari per la guerra esterna e
interna con il Opretesto¹ del terrorismo a danno delle spese sociali e del
lavoro, dello sviluppo economico del territorio
@per la smilitarizzazione del territorio a Taranto, in Puglia, nel sud
@per un sud solidale con gli immigrati e le lotte di liberazione dei popoli
oppressi, contro la repressione e criminalizzazione di chi lotta contro le
basi, la guerra, il nucleare, i cpt e il razzismo

Taranto non é né deve essere città di guerra come ai tempi del fascismo
La Puglia non é né deve essere zona di guerra e va smilitarizzata
Il Sud non é zona di guerra !via le Basi Usa/Nato dalla nostra terra !


per adesioni Slai Cobas Taranto
per un comitato di lotta contro la base navale, la guerra e il nucleare
cobasta@... - O99/4792086 - 347/6301704