Informazione
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NOTA:
In un articolo pubblicato sull'ultimo numero del Financial Times
George Soros *spiega* all'Unione Europea - in vista del summit di
Salonicco - che cosa si deve fare e che cosa non si deve fare per il
futuro dei Balcani. La ricetta di Soros - tutta espressa a forza di
benevoli condizionali tipo: "EU should... could... ought to...",
eccetera - prevede come primo punto l'"indipendenza" del
Kosovo-Metohija e la dissoluzione della fittizia "Unione" di Serbia e
Montenegro.
Il ruolo di Soros nello squartamento della Jugoslavia, attraverso il
finanziamento di gruppi ed iniziative "ad hoc", e' abbastanza noto. Un
portavoce dell'"Open Society Institute" di Soros spiegava alla
belgradese "TV Novosti" il 21 gennaio 1998: "Tra i giornali aiutiamo
NIN, Danas, Nasa Borba, Vreme, Vranjske Novine, Borske Novine [serbi],
Monitor, Vjesnik [montenegrini], Nezavisnu Svetlost, Porodicni krug in
ungherese, Tibiskus in rumeno, Koha Ditore e Zeri in albanese, poi
Radio B-92; allo Studio B abbiamo consegnato l'installazione per la
grafica, poi l'Associazione dei media indipendenti ANEM, il giornale
dei profughi Odgovor... in tutto una 50 - ina di media". Ed era il
1998 - figuriamoci oggi.
Come "astro" della finanza internazionale e dei rispettivi scandali,
Soros si e' reso celebre per una serie di manovre speculative, tra cui
quella del "mercoledi nero" delle borse europee (settembre 1992) che,
oltre a procurargli enormi guadagni, causo' il forzoso sganciamento di
una serie di valute dal sistema dell'ECU. Recentemente questo signore
e' stato condannato in Francia a pagare più di due milioni di euro
perché ritenuto colpevole di insider trading nel 1988, quando seppe
anticipatamente dell'acquisto della banca francese, Société Générale.
L'affare legato alla Société Générale sconvolse la vita politica
francese e fu un segnale preoccupante dei fenomeni di corruzione nel
periodo di governo del presidente Mitterrand (cfr. "il manifesto", 21
Dicembre 2002).
Ciononostante, il signor Soros e' stato visto dalla sinistra europea
post-Ottantanove come una specie di generoso filantropo, portatore di
una visione problematica e progressista di quel turbocapitalismo di
cui lui stesso e' "grande capo". Sperticate lodi alla sua idea
iperliberista di "societa' aperta" ("aperta" innanzitutto ai suoi
capitali) sono venute dagli ambienti movimentisti e libertari. I
rappresentanti delle sue organizzazioni, attive nei paesi "in
transizione" e soprattutto in Serbia, sono stati regolarmente invitati
alle iniziative organizzate da settori delle "ONG" vicine al
centrosinistra e ad alcuni "centri sociali" in Italia.
Italo Slavo
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George Soros' agenda for the Balkans:
First kill the Serbia-Montenegro "Union"; then let's see.
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A chance for soft power in the Balkans
Financial Times, 2002-05-23
George Soros
Yet the Balkans are a vital part of Europe. The US has made
clear its intention to diminish its involvement in the region, so
the European Union must take the lead. In the past, the EU has
responded to negative developments; now it must articulate a
positive vision.
Fighting in the Balkans has subsided but future peace is far
from assured. Kosovo remains unresolved; the union between
Serbia and Montenegro is tenuous at best; the Ohrid agreement
between Macedonia's Slavic majority and Albanian minority is
under attack from defeated politicians who are now trying to
divide the country; and the Dayton peace agreement, which
ended the fighting in Bosnia, is far too complicated.
The EU summit on June 21 in Thessaloniki offers an ideal
opportunity to carve out a meaningful agenda for the Balkans.
The summit bridges the presidencies of Greece and Italy, both
of which have a critical interest in the region. Thereafter, the
EU will be too preoccupied with its own constitutional
problems and the accession of 10 new members to have time to
deal with the Balkans in a coherent fashion.
The EU has so far tried to defer the problem of Kosovo by
preserving a non-existent status quo. That was why a new
union between Serbia and Montenegro was imposed. These
policies have retarded recovery. The EU should now spell out
how to resolve the outstanding issues to remove obstacles to
democratic development.
It should endorse eventual independence for Kosovo, subject to
safeguards for Serbian and other minorities. The United
Nations should transfer power to the Kosovars with the clear
aim of preparing Kosovo for independence. The union between
Serbia and Montenegro should remain, but the EU should not
oppose its dissolution when the three-year term expires. Bosnia
and Herzegovina should be encouraged to revise the Dayton
constitution that created a state too expensive and inefficient to
function.
After these modifications, the EU conference should reaffirm
the territorial integrity of all political units in south-east
Europe within existing borders. This would help allay fears -
particularly for Macedonia - that Kosovo independence means
the further fracturing of Balkan states. It would also be helpful
if the EU finally settled the controversy over the name
Macedonia.
The EU will then need to rethink its main policy instruments:
stabilisation and association agreements with individual
countries; a network of bilateral, free-trade agreements; and
financial assistance through the European Commission's Cards
programme. These are working, but should be supplemented.
The stabilisation agreements have helped to create a framework
for co-operation with the EU, but the process has been too slow
to have much impact. An optimistic timescale for EU
membership is 2007 for Croatia, 2010 for Serbia, Montenegro,
Macedonia and Albania, and perhaps 2015 for Bosnia and
Kosovo. The EU should provide a roadmap for membership.
Otherwise, the countries of the region will lose motivation to
persist with painful but necessary reforms.
The stability pact countries - the five western Balkan states,
Romania, Bulgaria and Moldova - have signed 21 bilateral free
trade agreements. The EU has extended trade preferences to the
five western Balkan countries, but that does not create a free
trade zone within the region because the various bilateral
agreements require different certificates of origin for imported
goods. The EU should take the lead in harmonising customs
procedures and upgrading them to an acceptable level.
The Cards programme was front-loaded and declines until the
EU budget cycle ends in 2006. Future funding is uncertain, and
threatens a serious economic crisis for Bosnia and Kosovo. As
part of its roadmap, the EU should offer new forms of
assistance. The unspent portion of the pre-accession funds for
new members could be redirected to the western Balkans.
Because of their budgetary difficulties, Germany and other
member states are likely to resist these proposals. As a result,
prospects for a coherent Balkan policy at the Thessaloniki
summit could be lost. That would be a pity. The EU ought to
show that it can foster democratic development in south-east
Europe. This would pose an attractive alternative to building
democracy by military force.
The writer is chairman of Soros Fund Management and
founder of the Open Society Institute
(source: http://www.freerepublic.com/focus/f-news/917258/posts )
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desideriamo farti sapere che, nella sezione File del gruppo
crj-mailinglist, troverai un nuovo file appena caricato.
File : /IMMAGINI/VarnivNATU.pdf
Caricato da : jugocoord <jugocoord@...>
Descrizione : Mladina 12.5.2003: "VARNI V NATU". Rasvoj slovenske zunanje politike od Genscherjevega rumenega brezrokavnika do Busheve bejzbol kapice
Puoi accedere al file dal seguente indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/IMMAGINI/VarnivNATU.pdf
Per ulteriori informazioni su come condividere i file con gli altri
iscritti al tuo gruppo, vai invece alla sezione di Aiuto al seguente
indirizzo:
http://help.yahoo.com/help/it/groups/files
Cordiali saluti,
jugocoord <jugocoord@...>
From: Enrico
To: Jugocoord
Qual è la situazione nel Kosovo, a quattro anni dalla fine della
"guerra umanitaria" ?
Un libro e un film rompono l'assedio del silenzio e ci forniscono
documentazione e testimonianze dirette sulla situazione attuale.
E. Vigna - Kosovo "liberato" - Ed. La Città del Sole - 6E
Il breve lavoro di E. Vigna fornisce tutta una serie di dati e aspetti
giuridico costituzionali, politici, culturali e sociali, legati a ciò
che era di fatto il Kosovo Methoija fino al 12 Giugno 1999, con alcuni
elementi storico - identitari relativi alla regione.
Nella seconda parte, utilizzando esclusivamente dati e documentazioni
di mass media e fonti di centri strategici occidentali, segue lo
svilupparsi degli eventi, delle contraddizioni, delle falsificazioni e
delle menzogne utilizzati con fini di ingerenza e distruttivi della
sovranità e integrità nazionali di un paese, indirizzati NON al
superamento e risolvimento delle problematiche dell'area, bensì al
contrario, sono state utilizzate con logiche di dominio e
asservimento.
Il terzo capitolo è una cruda e terribile cronologia di quale è la
situazione della vita quotidiana in un Kosovo che si dovrebbe ritenere
"liberato" e "democratizzato".
L'ultima parte è una raccolta di foto, testimoni della realtà
kosovara dell'oggi, che non hanno commenti, parlano da sé.
Nel testo è compresa una sintetica appendice sulla situazione relativa
alla questione "uranio impoverito" nella regione, curata da F. Rossi.
Sia la versione italiana del video, curata dallo stesso E. Vigna e
prodotta dall'Associazione " SOS Yugoslavia " di Torino, che il libro
sono interni al Progetto di solidarietà con l'Associazione Profughi
Zastava di Pec in Kragujevac (come da locandine allegate). Per cui lo
scopo e l'obbiettivo di questi lavori, oltre all'aspetto di
Informazione, sono quelli di portare una Solidarietà concreta, alle
genti che hanno subito gli eventi del 1999, uscendone come
sopravvissuti, vedove, orfani, senza più casa né terra, come profughi
insomma. O, come è titolato il film di M. Collon e V. Stojilkovic :
"Dannati del Kosovo".
Pertanto tutto ciò che verrà ricavato dalla vendita di essi sarà
devoluto al Progetto SOS Yugoslavia - Associazione Profughi Zastava di
Pec in Kragujevac.
Alla coscienza ed alla sensibilità CONCRETE di ciascuno :
comprarli, diffonderli e divulgarli il più possibile.
Per contatti, info e presentazioni : 328/7366501 -
posta@resistenze .org
Domani domenica 25 maggio per gli jugoslavi e' la "Giornata della
Giuventu'" (DAN MLADOSTI), tradizionalmente assunta come anniversario
della nascita di Josip Broz "Tito" (1892).
Per la precisione, Tito è nato il 7 maggio e non il 25. Quest'ultima è
la data di quando è "rinato": è la data del fallito attacco dei
paracadutisti tedeschi a Drvar, e da allora si festeggia come suo
compleanno.
ZIVEO TITO!
ZIVELA JUGOSLAVIJA!
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TRASMISSIONE TELEVISIVA
Oggi sabato 24 maggio alle ore 20.40 a TeleAmbiente (canale 68 a Roma
e dintorni) e sulle emittenti consociate dell'Italia centrale (vedasi:
http://www.teleambiente.it) il G.A.MA.DI. trasmette una relazione di
Miriam Pellegrini Ferri sulla vita e sull'opera di TITO, in occasione
dell'anniversario della nascita (25 maggio 1892).
La trasmissione viene replicata nei giorni successivi. Per maggiori
informazioni, e per richiedere la videocassetta della trasmissione,
rivolgersi al numero: 339/3873909
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SERBIA/MONTENEGRO: JUGONOSTALGICI RITROVANO 'PATRIA'
(ANSA) - BELGRADO, 2 MAG - Si chiama 'Jugoslavia n.4', e' un piccolo
appezzamento di tre ettari di terreno nella Serbia del nord e da oggi
e' l'ultimo lembo di Balcani a portare quel nome storico: alcune
migliaia di persone - 5.000 secondo la polizia locale, di piu' secondo
gli organizzatori - hanno partecipato oggi al battesimo ufficiale
dello 'stato' degli jugonostalgici. Dopo la 'cyber-Jugoslavia', il
sito internet nel quale gli ex cittadini di quell'ex paese possono
ritrovare una cittadinanza virtuale (indirizzo www.Juga.com), i
fedelissimi del progetto del maresciallo Josip Broz Tito hanno una
nuova roccaforte nel podere agricolo di Blasko Gabric, piccolo
proprietario terriero della Vojvodina (Serbia del nord), che da oggi
ha aperto i suoi campi a chiunque, di qualunque paese, voglia
diventare membro onorario della 'quarta Jugoslavia'. Gabric ha
contrassegnato la 'frontiera' con una grande lapide in cirillico e
latino e un'asta dove sventola la bandiera blu, bianca e rossa con al
centro la stella di Tito: i maligni [dell'ANSA, ndCNJ] ipotizzano che
si tratti di una mossa pubblicitaria per attirare turisti nel luogo.
Alla 'cerimonia' ha partecipato anche il nipote del defunto padre
della Jugoslavia, Josip Broz junior: ''Possono cancellare il nome del
nostro paese dalle carte geografiche ma non dai nostri cuori'', ha
detto ai giornalisti presenti offrendo in visione il 'libro dei
cittadini' firmato dai partecipanti alla manifestazione. La nuova
Jugoslavia ha gia' due 'strade' - al momento semplici sentieri - una
intitolata a Tito e una agli eroi della patria. La bizzarra iniziativa
di Gabric non e' l'unica improntata alla nostalgia: un caffe' che
porta il nome di Tito e' stato aperto a Kragujevac, nella Serbia
centrale. I camerieri indossano T-short con l'effige del leader
comunista e il locale registra ogni sera il tutto esaurito. (ANSA). OT
02/05/2003 17:53
http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/20030502175332552995.html
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Tito ist in Bosnien wieder in
In Cafés singen Jugendliche Partisanenlieder und gucken sich
historische Filme an. Expartisanen melden sich wieder zu Wort. Sie
hoffen auf eine neue Chance der Linken
"Tageszeitung" 12.5.2003
taz Ausland 123 Zeilen, ERICH RATHFELDER S. 11
http://www.glas-javnosti.co.yu
I n t e r n e t i z d a n j e
Utorak, 13. 5. 2003.
Glas javnosti
Tito je u Bosni ponovo "in"
BERLIN (Tanjug) - "Tito je u Bosni ponovo u modi", pise nemaèki list
"Tagescajtung", navodeæi da u kafiæima mladi pevaju partizanske pesme
i gledaju istorijske filmove, a da se bivsi partizani ponovo javljaju
za reè, nadajuæi se novoj sansi levice. List prenosi atmosferu iz
jednog kafiæa na obali Miljacke u Sarajevu na kojem stoji "svetlo
crveni æirilièni natpis Tito" i u kojem vise Titove slike sa Elizabet
Tejlor, dr?avnicima iz celog sveta s kojima je u lovu, one koje
podseæaju na dan njegove smrti, s fudbalerima koji plaèu za Titom...
List citira reèi Aide (17) , koju interesuje istorija, da su najlepse
vreme ?ivota njenih roditelja bile sedamdesete godine, dok jedan
Samir, koji ima preko 30 godina, ka?e da "smo tada bili neko", imali
najbolje pasose, mogli bez viza i na Istok i na Zapad i imali dovoljno
para...
Croazia:
monumenti ai filonazisti, repressione, ingiustizie, e diktat USA
1. In Austria memoriale per le "vittime dei partigiani"
ANSA, 8/5/2003
2. I serbi della Croazia vivono nella poverta' e nel terrore
Serb refugees return to poverty and pain
Marko Kovac, BBC, 20 May, 2003
3. Repressione in piazza a Zagabria
Fa¹izam pod maskom socijaldemokrata
Zagreb 8.5.2003
LINKS:
*** Screams And Cries: Prison Camp Lora and the Trial of the Lora 8
by Gregory Elich, Dec. 2, 2002
Barbarity kept under the radar screen: an investigative report on
torture and the travesty of justice. This is not an article for the
faint of heart. Yet the story must be told.
http://www.swans.com/library/art8/elich006.html
*** Il diktat del Pentagono
Ivana Erceg, Danas, 25 aprile 2003
Con la scusa della lotta alle armi di distruzione di massa, gli USA
impongono alla Croazia un diktat degno di una potenza coloniale
http://www.notizie-est.com/article.php?art_id=766
=== 1 ===
CROAZIA: IN AUSTRIA MEMORIALE PER VITTIME PARTIGIANI
(ANSA) - ZAGABRIA, 8 MAG - Il governo croato ha annunciato oggi
l'intenzione di acquistare un terreno nella zona di Bleiburg
(nell'Austria meridionale) per costruire un memoriale per le vittime
croate uccise in quel luogo dalle formazioni militari partigiane alle
fine della seconda guerra mondiale. Lo si apprende da un comunicato
del governo diffuso oggi. L'11 maggio avra' luogo a Bleiburg la
cerimonia di commemorazione per le 50mila vittime civili e militari
dello stato ustascia filonazista di Ante Pavelic. Alla cerimonia
prendera' parte il vice-presidente del parlamento di Zagabria Ivica
Kostovic. Nella stessa giornata si terra' la commemorazione delle
vittime del campo di concentramento ustascia di Jasenovac, in Croazia,
alla quale partecipera' Stipe Mesic, la prima volta di un capo di
stato croato e jugoslavo. A Jasenovac tra il 1941 e il 1945 morirono
circa 350 mila ebrei, serbi, Rom e croati antifascisti. (ANSA). COR*VD
08/05/2003 20:24
http://www.ansa.it/balcani/croazia/20030508202432559180.html
=== 2 ===
I serbi della Croazia vivono nella poverta' e nel terrore
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/3044407.stm
Serb refugees return to poverty and pain
By Marko Kovac
BBC, Croatia
Last Updated: Tuesday, 20 May, 2003, 15:40 GMT 16:40 UK
As we drove into Popovic Brdo, an eerie picture was before us.
The village felt deserted. Even at noon, there was neither dog nor man
to be seen.
The streets were lined with ruined houses brought down a decade ago by
mortar fire when the village, a mainly ethnic Serb area, was on the
front line in Croatia's war for independence from Yugoslavia.
But there were signs of life in a small number of rebuilt homes.
Less than 50 kilometres (30 miles) from the bustling
Western-looking Croatian capital Zagreb, we had found what we were
looking for - ethnic Serbs trying to return and rebuild their
pre-conflict property.
Smiljana and Pavao Cakic were among the returnees.
We found the elderly couple living in a converted barn, surrounded by
ankle-deep mud and fields.
None of us knew then that Mr Cakic was only weeks from death.
The couple gave us a tour of their modest premises.
Their bedroom was just about big enough to garage a Mini, with cramped
beds made from used bus seats.
Outside, flies were buzzing in the lean-to kitchen that backed onto
the barn.
Inside the barn was a cow donated by the United Nations refugee
agency.
Apart from a small amount in state welfare payments, this malnourished
animal was all the Cakics had to live on.
The view from their front yard reminded 75-year-old Mr Cakic of happy
years long ago: the big two-storey house in which they once lived was
a few steps away across the street, occupied by Bosnian Croats.
During the war in Croatia, more than half a million people fled their
homes.
In mid-1995, Croatian forces retook Serb-rebel held territories. Many
ethnic Serbs fled for neighbouring Serbia, fearing revenge from
Croats.
The Cakics were among those who, years later, have returned. Finding
their house occupied, they made this collapsing barn across the street
their "temporary" home.
Five years later, they were still there - living with no electricity,
toilet or water.
"We returned to Croatia because this was our only home," said Mr
Cakic, holding back tears as he described the conditions.
"I never lived like this. There is no life when you have nowhere to
bathe after work. I have no idea how long I'm going to keep this up."
As we spoke, his wrinkled hands shook and his eyes looked into the
distance, fearing the "corrupt local authorities that keep the people
in my house across the street in civilised conditions".
Mrs Cakic furiously waved documents reflecting pending cases in
Croatian courts. The Cakics were frustrated by what they saw as the
broken promises of the centre-left coalition Government that took over
from authoritarian late president Franjo Tudjman's rule in 2000.
"They have done nothing to help us return. Nobody has come to see how
we live," she said.
Slow progress
The reformist government has vowed to find alternative accommodation
for the new "tenants" and allow the original Serb residents to move
back into their homes, but progress has been slow.
Many blame local authorities - in some places right-wingers are still
in power.
It is why many ethnic Serbs in Croatia say they returned with hope and
trust, only to find authorities favouring Croatian requests for
repossession and building assistance.
Back in the centre of modern and busy Zagreb, the European observer
mission the OSCE, which has been monitoring human rights and
democratic reforms here since 1997, talks of clear ethnic bias in the
Croatian Government's rebuilding and returning of property.
OSCE mission head Peter Semneby tells me that most of the destroyed
Serb housing remains to be repaired - with some 39,000 Serbs still on
a waiting list.
EU consequences
"It's been lower on the government priorities list than we would have
wished. We would welcome stronger commitment to this issue," he says.
"The OSCE is not alone in its criticism of Croatian Government
policy."
The European Commission warned Prime Minister Ivica Racan's government
that failing on this issue could have dire consequences for a country
hoping to start EU membership entry talks in 2005.
A high-ranking British diplomat in Zagreb says progress on the return
policy is one of the key political requirements that Croatia must
fulfil before negotiations with Brussels.
"There has been a lot of progress on this, but there's more that could
be done," he insists.
The UN estimates that at least another 70,000 ethnic Serbs would like
to go back if conditions were right.
Mr Racan is a Social Democrat, trying to balance Croatia's
international obligations with the wavering popularity of his ruling
coalition - and with elections likely later this year.
The public still vividly recalls the bloody war years, and Mr Racan's
fear of veteran uprising makes the return issue highly controversial.
But politics makes no sense to Smiljana Cakic, whose husband Pavao
suddenly died in the dreadful conditions of their makeshift home just
weeks after we spoke.
The death of her life companion makes Mrs Cakic's dream of returning
to their old home fade even more.
At 68, she may not live to flip through the photo albums in front of
the family's old fireplace.
=== 3 ===
CROAZIA: NO-GLOBAL, IN CORSO GIUDIZIO CONTRO ITALIANO TERZI
(ANSA) - ZAGABRIA, 09 MAG - Da oggi e' in corso il giudizio contro
cinque no-global, un italiano, tre tedeschi e un croato, fermati ieri
dalla polizia nel centro di Zagabria durante una manifestazione contro
l'Unione europea. Lo si e' appreso dall'ufficio del tribunale di
Zagabria. L'italiano e' Massimiliano Terzi di 32 anni di Verona.
Contro i cinque e' stata sporta denuncia per disturbi alla quiete
pubblica e per aver rifiutato l'ordine della polizia di allontanarsi
dalla piazza dov'era in corso una cerimonia in occasione della
Giornata d'Europa organizzata dal ministero per le integrazioni
europee. Secondo le leggi croate, i cinque rischiano una multa o la
prigione fino a un massimo di 30 giorni. Secondo la polizia, durante
la protesta i cinque e un centinaio di altri no-global avrebbero
disturbato la cerimonia urlando slogan contro l'ingresso della Croazia
nell'Ue e contro la globalizzazione, mentre alcuni di loro sarebbero
saliti sul palco coprendolo con uno striscione. (ANSA). COR*VD
09/05/2003 19:58
http://www.ansa.it/balcani/croazia/20030509195832560282.html
CROAZIA: NO-GLOBAL, FERMATI A ZAGABRIA ITALIANO E 4 TEDESCHI
(ANSA) - ZAGABRIA, 08 MAG - Un cittadino italiano e quattro tedeschi
sono stati fermati oggi dalla polizia durante una manifestazione
no-global nel centro di Zagabria dov'era in corso una cerimonia per la
Giornata dell'Europa. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa Hina. Contro
l'italiano, del quale non e' stata resa nota l'identita', e i quattro
tedeschi sara' presentata una denuncia per disturb0 alla quiete
pubblica e per mancato rispetto agli ammonimenti dei pubblici
ufficiali Krunoslav Borovec, il capo-gabinetto del comandante della
polizia di Zagabria, ha dichiarato che i cinque sono stati fermati per
essersi rifiutati di allontanarsi dalla piazza. La portavoce del
ministero delle integrazioni europee Ivana Grgic ha detto che non e'
stato il ministero a chiedere l'intervento della polizia e che i
manifestanti non avevano interrotto in alcun modo la cerimonia ma si
sono limitati a urlare slogan contro l'ingresso della Croazia nell'Ue.
''Il ministero aveva un proprio servizio d'ordine - ha aggiunto - che
in nessun momento ha avuto la necessita' di intervenire''. (ANSA).
COR*VD 08/05/2003 19:18
http://www.ansa.it/balcani/croazia/20030508191832559097.html
---
http://www.tao.ca/~kontrapunkt/2003/maj/n8_zagreb.html
8. maj 2003.
Nevjerovatno koliko ima simbolike u svemu ¹to se danas desilo u
glavnom gradu jedne male shizofreniène dr¾ave koja po svaku cjenu ¾eli
biti dio neèega ¹to se naziva ujedinjena Europa... Prije 58 godina na
dana¹nji dan Zagreb je osloboðen od okupatorskih fa¹istièkih snaga i
njihovih domaæih pomagaèa... Mnogi ljudi, koji nisu mislili onako kako
im je bilo nametano u tih èetiri godine koliko je trajala okupacija
ostali su bez svega ¹to su imali a milioni su i pogubljeni na razne
naèine...
Fa¹izam pod maskom socijaldemokrata
Danas, u Hrvatskoj vlada tzv. socijaldemokratska proeuropski
orjentirana opcija... kako i na koji naèin se oni obraèunavaju sa
neistomi¹ljenicima uvjerili smo se mnogo puta do sada... Ali danas je
sve to jo¹ vi¹e iza¹lo na vidjelo... Danas oko 12 sati sa zagrebaèkog
Trga ®rtava fa¹izma po gradskim ulicama krenula je mirna prosvjedna
povorka... U organizaciji zagrebaèkih anarhista i zagrebaèke
Antifa¹istièke akcije okupilo se oko 120 ljudi. Velika veæina bila je
na biciklima a manji broj ljudi je nosio transparente... Sve zajedno
organizirano je povodom dolaska biciklistièke karavane koja je iz
Ljubljanje ovih dana stigla u Zagreb, a krajnji cilj je Solun i EU
summit koji se tamo odr¾ava. Letcima i transparentima ¾eljelo se
izraziti protivljenje europskoj politici globalizacije po ekonomskoj
osnovi a poseban naglasak bio je na probleme vezane o politici prema
tzv. nelegalnim imigrantima... ulice u centru grada kojima se kretala
povorka bile su blokirane vi¹e od 45 minuta, a kraæi prosvjed i
zaustavljanje bilo je ispred hrvatskog centra za imigrante. Tamo je,
pod okriljem transparenata izvedena i vrlo efektna akcija grafitiranja
zgrade. Oko 13. sati i 15 minuta povorka dolazi do centra grada i
zaustavlja se na Trgu Petra Preradoviæa ili popularnom ½Cvjetnom
trgu½...
Na trgu su bili postavljeni ¹tandovi povodom ½Tjedna Europe½ i
Europskog dana pobjede 09.05.... Sve je to organiziralo hrvastsko
Ministarstvo za europske integracije...
Ljudi iz povorke su na miran naèin ra¹irili svoje transparente i
poèeli su djeliti letke okupljenim graðanima i prolaznicima. U jednom
trenutku, od strane ljudi iz karavane, na stage koji je bio okiæen
zastavicama i balonima EU-a postavljen je veliki transparent koji je
pozivao na tolernciju, slobodu govora, jednaka prava i prilike za
sve...
½U Hrvatskoj govori Hrvatski!!! Ili...½
½U Hrvatskoj govori Hrvatski!!! Ako neæe¹ odvest æemo te u stanicu pa
æe¹ vidjet...½
Tim rjeèima urlao je jedan polupismeni policajac u civilu na jednog
momka iz ©panjolske koji nije razumio ¹ta mu to ovaj prièa i èime mu
se prijeti. Èovjek je stajao na javnoj povr¹ini i bio naslonjen na
svoj bicikl (mislim da je svaki komentar ovoga suvi¹an)... U tim
trenutcima policijska interventna jedinica opkoljavala je prosvjednike
i bila je spremna na djelovanje... Gu¾va i naguravanje je poèelo kada
je nareðeno da se skloni transparent sa glavnog stage-a. Mi smo
krenuli sa pospremanjem transparenta, ali oèigledno da je policija
¾eljela pronaæi bilo kakav razlog da poka¾e svoju snagu i da jedva
èekaju da krenu sa akcijom. Povod su prona¹li u tome ¹to se
transparent nije, po njihovom mi¹ljenju sklonio dovoljno brzo. Krenulo
je naguravanje, natezanje i prijetnje. Po¹to su veæinom ljudi oko
transparenta bili stranci oni nisu razumjeli urlanje na hrvatskom
jeziku pa su policajci upotrjebili silu... Do¹lo je do brutalnog
policijskog napada na sve ljude, letjele su ¹ake i poneki pendrek.
Nakon naguravanja i kraæeg sukoba, privedeno je i uhap¹eno petero
ljudi (od toga èetvero ljudi iz karavene i jedan aktivist iz
Zagreba)... Oni su odvedeni u I. policijsku stanicu.
Nakon kraæeg vremena i dogovora, svi zajedno oti¹li smo ispred stanice
da pru¾imo podr¹ku uhap¹enim ljudima. Nakon kraæeg vremena, mirni
prosvjed pred policijom, opet je na grub naèin uz prijetnje i silu
prekinut i natjerani smo da se sklonimo od tamo...
U ovim trenutcima ljudi su jo¹ uvjek u pritvoru, mi se dogovaramo ¹ta
i kako dalje, a svi zajedno nalazimo se kasnije na tajnoj lokaciji
gdje su inaèe smje¹teni ljudi iz karavane... (naravno, tajnoj za
policiju)...
Pendrekom u zajednièku Europu...
Bio je to samo jo¹ jedan od mnogih primjera na koji naèin æe tzv.
slobodna i tolerantana ujednjena Europa poku¹ati obraèunati sa ljudima
koji se usude drugaèije misliti... Svaka sliènost i paralela izmeðu
tzv. europske socijal-demokracije i nacional-socijalizma sa poèetka
teksta je namjerna... Samim time, na¹a borba i klasni rat dobiva sve
vi¹e smisla i potreba za ujedinjavanjem i globalizacijom otpora mora
biti na¹ primaran cilj...
Jer Europa je mobilizirala svoje sluge u fa¹istièkim policijskim
uniformama...
Danas u Zagrebu... sutra tko zna gdje!!!
power of the resistance!!!
Pozdrav, Sa¹a
office@...
===
BESRAMNE LAZI I IZDAJA SRPSKOG NARODA
http://www.artel.co.yu/sr/glas_dijaspore/2003-05-17.html
Reakcija na saopstenje Srpskog Nacionalnog ve?a za
Kosovo i Metohiju od 16. maja 2003. godine
(http://www.kosovo.com/erpkiminfo.html)
Autor: Emil Vlajki
Pariz, 17. maja 2003. godine
Srpskom Nacionalnom ve?u za Kosovo i Metohiju
Jednostavno, ne mogu da vjerujem da ono sto radite, radite
nesvjesno. Ali, ako je i tako, onda bi trebalo da se povucete
iz institucije koju predstavljate.
Ukratko, ova vasa reakcija ima krajnje besramne prizvuke i
mogla bi se ubrojiti u jos jednu od brojnih izdaja srpskog
naroda.
Citiram vas stav, povodom apsolutno tocnih izjava
albanskog dijela Skupstine Kosova i Metohije, stav koji ce,
bez obzira na vase namjere, zasigurno uci u anale
kvislinskog nacina ponasanja.
"2. Apsolutno nije tacno da su 'vrednosti oslobodilackog
rata' koje je vodila OVK podrzane od strane
medjunarodnog faktora, koji je zvanicno intervenisao na
Kosovu i Metohiji ne samo da bi pomogao Albancima vec
da bi zastitio i druge zajednice, obezbedio vladavinu reda i
zakona bez obzira na etnicko poreklo. Iako ovaj cilj nije
ispunjen u protekle cetiri godine, NATO i Zapad nikada
ne mogu da stanu iza zlocina koje je pocinila OVK i
vladavine terora koju su bivsi clanovi ove organizacije
uspostavili nakon rata".
Ovakav stav je besraman i kvislinski iz vise aspekata:
a) Lazno je i besramno kazati da je «medjunarodni faktor»
ZVANICNO INTERVENIRAO" na Kosovu. To je bila
prljava agresija koalicije vojno najjacih zemalja Zapada
protiv jedne male suverene zemlje koja se, za vasu
informaciju, zvala Jugoslavija. Dakle, nije se radilo samo o
Kosovu i Metohiji, vec su bombe padale i na Crnu Goru, na
Aleksinac, na Beograd, na Novi Sad, i da ne nabrajam.
b) Lazno je i besramno kazati da je «medjunarodni faktor»
intervenirao na Kosovu i Metohiji «ne samo da bi pomogao
Albancima vec da bi zastitio i druge zajednice, obezbedio
vladavinu reda i zakona bez obzira na etnicko poreklo». Ovi
gadovi, NATO-ubice, su izvrsili pomenutu agresiju i
okupirali ovu oblast prvenstveno zbog svojih ekonomskih i
geopolitickih interesa, a pored toga da bi omogucili
OVK-u da istjera sve Srbe iz ove srpske provincije. I to ne
zato sto bi «lideri medjunarodne zajednice" posebno mrzili
Srbe, vec zato sto nisu htjeli sa Srbima dijeliti profite koje
ce dobijati od Kaspijske nafte, a htjeli su i sami, bez Srba,
eksploatirati ogromna rudna bogatstva Kosova i Metohije.
U tu svrhu su se posluzili Albancima da urade za njih
prljavi posao tjeranja i ubijanja Srba i ostalih naroda koji su
na tom podrucju zivjeli.
c) Prema tome, apsolutno je tocna izjava albanskog dijela
Skupstine Kosova i Metohije da je NATO podrzavao
«vrijednosti oslobodilackog rata» OVK-a. I ne samo da ih
je podrzavao, nego je NATO formirao i naoruzavao OVK i
skupa sa OVK-om planirao zlocine protiv Srba davno prije
agresije na Jugoslaviju.
d) Lazno je i besramno tvrditi kako «NATO i Zapad nikada
ne mogu da stanu iza zlocina koje je pocinila OVK i
vladavine terora koju su bivsi clanovi ove organizacije
uspostavili nakon rata». Sve zlocine koje je OVK nakon
agresije izvrsio prema Srbima: ubijanje, protjerivanje,
unistavanje kulturnog identiteta, itd., planirano je i
izvrsavano u suradnji sa okupacionim trupama
«medjunarodne zajednice».
Za ilustraciju, i za vasu informaciju, samo jedan podatak.
Okupatori su dekretom teroriste OVK-a proglasili
regularnim policijskim snagama Kosova i Metohije!
Drugim rijecima, rekli su im: Zlocine koje ste do sada
radili nelegalno, od sada Vam mi omogucujemo da to radite
legalno!
Ili mozda vi, i vama slicni, imate neku drugu interpretaciju
ovog cina?
Ustvari, ono sto je najtragicnije u svemu, nije cinjenica sto
se na Kosovu i Metohiji cine necuveni zlocini prema
srpskom narodu, nego sto jedna sluzbena institucija srpskog
naroda te zlocine opravdava.
===
Odgovor Kancelarije Srpskog Nacionalnog veca
Kosova i Metohije na reakciju Emila Vlajkija
http://www.artel.co.yu/sr/glas_dijaspore/2003-05-18_1.html
Gracanica, 18. maj 2003. godine
Postovani g. Vlajki,
Vas tekst koji pisete hiljadama kilometara daleko od
Kosova i Metohije lako je napisati i srociti s toliko gneva.
Medjutim, vi zaboravljate da ovdasnji srpski narod vec
cetiri godine zivi bez ikakve zastite svoje drzave, jer ga je
tadasnji rezim, proglasivsi "veliku pobedu", ostavio,
potpuno prepustenog snagama KFOR-a i NATO-a. Ove
snage velikim delom jesu dopustile nase posleratno
stradanje, ali nas ipak i stite od Albanaca i za sada ne
dozvoljavaju nas potpuni nestanak. Zato jedan ovakav
komentar, napisan iz udobne fotelje negde u Americi ili na
tom istom "zlom" Zapadu predstavljaju gorku ironiju. Zasto
sami ne dodjete da zivite ovde na Kosovu i Metohiji, da
svaki dan morate da trazite i molite pomoc snaga KFOR-a,
pa ce vase reci kritike tada imati mnogo vise smisla i
moralnog autoriteta?
Vas komentar neodoljivo podseca na svojevremenu izjavu g.
Kecmana, sefa "Kosovskog bozura", koji je medju prvima
pobegao posle juna 1999 sa Kosova i Metohije da bi ubrzo
iz svog beogradskog stana dao "besmrtnu izjavu": "Pravi
junaci su otisli sa Kosova da ne bi saradjivali sa
okupatorima, a izadajnici su ostali i, eto, s njima saradjuju".
Mislimo da ovim recima nije potreban komentar.
Medjutim, da bismo vam pokazali da ste nasu izjavu sasvim
pogresno protumacili ponovo je navodimo i objasnjavamo:
Apsolutno nije tacno da su 'vrednosti oslobodilackog
rata' koje je vodila OVK podrzane od strane
medjunarodnog faktora, koji je zvanicno intervenisao
na Kosovu i Metohiji ne samo da bi pomogao
Albancima vec da bi zastitio i druge zajednice,
obezbedio vladavinu reda i zakona bez obzira na etnicko
poreklo. Iako ovaj cilj nije ispunjen u protekle cetiri
godine, NATO i Zapad nikada ne mogu da stanu iza
zlocina koje je pocinila OVK i vladavine terora koju su
bivsi clanovi ove organizacije uspostavili nakon rata".
Da ste tekst procitali bez predrasuda shvatili biste da
navedena izjava znaci da je NATO zvanicno, tj. (oficijalno),
deklarativno (onako kako je to javno objavljeno u njihovim
medijima) intervenisao na KIM, ne da bi pomogao samo
Albancima, vec navodno i zastitio druge zajednice itd.
Medjutim, svi znamo da ovaj cilj nije ispunjen... Zasto? Pa
zato upravo sto iza te deklarativne namere nije stajala
stvarna namera da se pomogne i drugima nego upravo ono
sto ste i sami rekli. Ali, bez obzira na to, Zapad i NATO
nikada ne mogu da stanu, to jeste ne smiju i ne trebaju da
stanu iza zlocina koje je pocinila OVK.
Razlika je, dakle, samo u tome sto smo ovo rekli s
namerom da uticemo na neke ljude u NATO i KFOR-u da
promene svoje misljenje, a ne da im saspemo u lice sav jed i
mrznju i jos vise pogorsamo svoj polozaj. Time se nista ne
postize g. Vlajki. To su metode koje su nas vec dovele do
svega ovoga.
Vasim neodmereno ostrim recima i zakljucima duboko
vredjate ne samo SNV KIM koji opstaje sa svojim narodom
vec godinama u dobru i zlu na ovim prostorima, nego i
vasceli srpski narod Kosova i Metohije kome zacelo nisu
potrebni ovakvi niski udarci.
Na svu srecu svi nasi ljudi iz dijaspore ne razmisljaju kao
vi, vec aktivno pomazu svom narodu, doboko osecajuci
delikatnu i tesku situaciju u kojoj zivimo. Ta nam cinjenica
daje razloga da verujemo da je vase misljenje samo izuzetak
i stav coveka koji ocigledno ne razume niti oseca sta se
ovde dogadja.
Iz kancelarije
SNV Kosova i Metohije
GRACANICA
===
HEGEL I MAZOHISTICKO SLUGANSTVO
http://www.artel.co.yu/sr/glas_dijaspore/2003-05-19.html
Emil Vlajki
Pariz, 18. maja 2003. godine
Prije ravno dva stoljeca, G. W. Hegel je napisao svoje
cuveno djelo 'Fenomenologija duha' u kojem posebno
mjesto zauzima metafora o gospodaru i slugi. Elem, veli
Hegel, u borbi dviju samosvijesti na zivot i smrt, ona
samosvijest koja pobijedi postaje gospodar, a pobijedjena
samosvijest bude sluga, rob. Ali Hegel ide mnogo dalje u
analizi odnosa: gospodar-sluga. Tvrdi kako sluga, ne
samo da sluzi, vec i poprima svijest svoga gospodara,
postaje ne samo materijalni, vec i duhovni sluga, usvaja,
opravdava i brani argumente svog gospodara.
Kako Hegelova misao izgleda u praksi najnovije srpske
historije, neka nam za pocetak posluzi slijedeci primjer.
Radi se o jednom naizgled bezazlenom nadnaslovu
objavljenog u 'Blicu' 19. maja 2003. godine, a povodom
tzv. «srebrenickog masakra». Pogledajmo:
«Izjava Momira Nikolica Tu?ilastvu Haskog tribunala
u kojoj opisuje okolnosti zarobljavanja i ubijanja
muslimanskih civila iz okoline Srebrenice 1995. godine»
Na prvi pogled, covjek bi rekao da se radi o objektivnoj,
prenesenoj informaciji. Ali, ne lezi vraze. Stvari su mnogo
«suptilnije», barem kada se manipulacije tice. Naime, svaki
bi objektivan novinar (jos jednom: ovo je nadnaslov
novinara), a da ne kazem posteni patriota, napisao:
«Izjava Momira Nikolica Tu?ilastvu Haskog tribunala
u kojoj opisuje okolnosti o navodnom zarobljavanja i
ubijanja muslimanskih civila iz okoline Srebrenice
1995. godine»
Jer jos nista nije dokazano, o tome treba tek da se vodi
dokazni postupak. Nazalost, iz nadnaslova se, bez onog
«navodno» dobija utisak da je «masakr» utvrdjena cinjenica.
Podnaslov ovu stvar jos vise pojacava:
«Nikolic je u pisanoj izjavi opisao sve sto se dogadalo u
Srebrenici 1995. godine...»
I opet je novinar zaboravio (?) da kaze:
«Nikolic je u pisanoj izjavi opisao sve sto se navodno
dogadalo u Srebrenici 1995. godine...»
U novinarstvu, dvije koincidencije iste vrste, na tako
kratkom prostoru, prestaju da budu koincidencije i u ovom
se slucaju pretvaraju u mazo-konstatacije. A mazohizma u
najnovijoj historiji ove napacene i demonizirane zemlje ima
na pretek. Sjetimo se samo tzv. «otkrivenih masovnih
grobnica na Batajnici» i to upravo u trenutku kada je
Milosevica trebalo prodati Hagu. U isto vrijeme «otkrivaju
se» i fantomske (nepostojece) hladnjace koje su navodno
bile pune masakriranih Albanaca. Svojevremeno su
pojedine izjave zvanicnika u toj histeriji mazohizma isle
toliko daleko da se tvrdilo kako su navodno iz dobro
zatvorenih hladnjaca u dubokoj dunavskoj vodi
isplivala tri Albanca koji ce, eto, to posvjedociti i u
Hagu!!!
Ah, te koincidencije! Cim je Milosevic kidnapiran i prodat
Hagu, prica o grobnicama i hladnjacama je prestala.
Sto tek treba reci o mazo-izjavama Srpskog Nacionalnog
Veca od 16. maja 2003. godine, sto je autor ovih redaka
konstatirao u svom napisu od 17. maja 2003. godine
(«Besramna izdaja srpskog naroda»). Ovakve izjave se vise
ne bi usudili tvrditi ni NATO-propagandisti. Po SNV-u:
-NATO je zvanicno intervenirao na Kosovu i Metohiji!!!
-To je uradio da bi, ne samo zastitio Albance, vec da bi
zastitio i druge zajednice, obezbjedio vladavinu reda i
zakona bez obzira na etnicko porijeklo!!!
Izjave o NATO-u kao medjunarodnom zastitniku
legitimiteta, zatim Albanaca koji su, eto, «stenjali pod
srpskom cizmom» i kosmetskog multietniciteta, mogu
jedino spadati u crtane romane i crni humor ili u «his
master's voice».
Ali SNV u svom odgovoru od 18. maja 2003. godine,
autoru ovih redaka, jos dublje potvrdjuje svoje sluganstvo.
Razmotrimo:
«Vas tekst koji pisete hiljadama kilometara daleko od
Kosova i Metohije lako je napisati i srociti s toliko gneva.
Medjutim, vi zaboravljate da ovdasnji srpski narod vec
cetiri godine zivi bez ikakve zastite svoje drzave, jer ga je
tadasnji rezim, proglasivsi "veliku pobedu", ostavio,
potpuno prepustenog snagama KFOR-a i NATO-a. Ove
snage velikim delom jesu dopustile nase posleratno
stradanje, ali nas ipak i stite od Albanaca i za sada ne
dozvoljavaju nas potpuni nestanak. Zato jedan ovakav
komentar, napisan iz udobne fotelje negde u Americi ili na
tom istom "zlom" Zapadu predstavljaju gorku ironiju.
Zasto sami ne dodjete da zivite ovde na Kosovu i
Metohiji, da svaki dan morate da trazite i molite pomoc
snaga KFOR-a, pa ce vase reci kritike tada imati
mnogo vise smisla i moralnog autoriteta?»
Nije predmet ove rasprave da se osvrnem na moju
beznacajnu licnost koja je u tekstu SNV prozvana. Kao
ne-Srbin, moji clanci i knjige o unistenju Jugoslavije i
Srbije kao i o demonizaciji srpskog naroda, komentirani su
i prevedeni na vise svjetskih jezika. Mnogi Srbi i
intelektualci svih kontinenata, smatraju da sam ja
vjerovatno najvise ucinio u svijetu na vracanju digniteta
srpskom narodu.
Kako, medjutim, objasniti sluganstvo najnizeg nivoa:
«...snage (KFOR-a i NATO-a velikim delom jesu
dopustile nase posleratno stradanje, ali nas ipak i stite
od Albanaca i za sada ne dozvoljavaju nas potpuni
nestanak».
SNV (ne)svjesno prihvaca argumente svojih gospodara i
nastoji da minimizira njihove zlocine. NATO-ubice nisu
samo dozvolile stradanje Srba, nego su zajedno sa
OVK-om u njemu ucestvovale! A to sto one navodno stite
ono malo preostalih Srba od Albanaca, to treba objesiti
macku o rep. I zivotinje u zooloskim vrtovima su bolje
zasticene od Srba na Kosmetu. Skoro cjelokupna
materijalna kultura Srba je unistena, a sami Srbi
svakodnevno sluze za odstrel kao glineni golubovi. U
svemu tome, tragikomicno zvuci izjava kako NATO-ubice
«ne dozvoljavaju nas potpuni nestanak»! I da ponizenje bude
potpuno, Srbi, po SNV-u, moraju svakodnevno traziti i
moliti pomoc njihovih okupatora!!! Ako to nije sluganstvo,
onda ta rijec nema vise nikakvog znacenja!
Ali najljepse, izgleda, uvijek dolazi na kraju. Razmotrimo
jos jedan dio odgovora SNV-a mojoj sitnoj licnosti:
Razlika je (izmedju SNV-a i Vlajkija), dakle, samo u
tome sto smo ovo (stavovi kritizirani od E.V.) rekli s
namerom da uticemo na neke ljude u NATO i KFOR-u
da promene svoje misljenje, a ne da im saspemo u lice
sav jed i mrznju i jos vise pogorsamo svoj polozaj. Time
se nista ne postize g. Vlajki. To su metode koje su nas
vec dovele do svega ovoga.
Prvo, koje li naivnosti. Kao da od NATO-ovaca na terenu
ista ovisi. Kao da direktive na terenu ne stizu iz Bijele Kuce
i Pentagona.
Drugo, i ljudski gledano, najbjednije: Po SNV-u, oni, dakle,
koji su se usudili suprotstaviti ubicama i okupatorima, oni i
njihove metode su, ustvari, krivi za stradanje Srba na
Kosovu!!!!!!
Ah, taj Hegel. Sa koliko je malo informacija raspolagao
prije dva stoljeca, a koliko je puno uspio shvatiti i objasniti
psihologiju sluganstva danasnjeg doba na brdovitom
Balkanu.
---
Per una documentazione in lingua italiana sullo stesso argomento si
veda l'importante articolo PASSATO PRESENTE, di Matthias Kuentzel,
alle URL:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1029
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1030
---
http://groups.yahoo.com/group/decani/message/75107
HISTORY REPEATS ITSELF - NAZI PAST OF "ANA" SKENDERBEY DIVISION
"SKENDERBEY DIVISION" IS THE ALBANIAN NATIONAL ARMY FORMATION
CONTINUING TRADITIONS OF THE SS SKENDERBEY DIVISION FROM WWII, WHICH
COMMITTED MANY CRIMES AGAINST THE SLAV POPULATION OF KOSOVO-METOHIJA
AND MACEDONIA
photo: Reality Macedonia
ERPKIM Info-Service
May 19, 2003
Skenderbey Division was the name chosen not by chance by the Albanian
National Army in our days. In the WW2 there existed SS Skenderbey
Division of Albanian Nazis which comitted many crimes against the Slav
population in Kosovo Metohija and Macedonia acting under the
protection of Hitler's and Mussolini's regime. More about this
infamous division you can learn on the following pages selected from
kosovo.com historical Web-Page:
LINKS:
http://www.kosovo.com/ww2kos.html
The Holocaust in Kosovo - Sean Mac Mathuna and John Heathcote - This
Web Page is focusing on the Nazism among Albanians, especially in
Kosovo during the WWII. Under the support of Nazi Germany and Islamic
pro-Nazi circles from the Middle East Kosovo Albanian Nazis organized
persecutions of Orthodox Serbs and Jews....
http://www.kosovo.com/skenderbeyss.html
Albanian SS Skenderbey Division - an important historical analysis of
the development of Nazism among Albanians and forming of the infamous
SS Skenderbey Division. - Many times Germans had to restrain their
Moslem allies: "Bedri Pejani, the Muslim leader of the Albanian
National Committee, called for the extermination of Orthodox Serbian
Christians in Kosovo-Metohija and for a union of a Greater Albania
with Bosnia-Hercegovina and the Rashka (Sandzak) region of Serbia into
a Greater Islamic State. The Grand Mufti of Jerusalem, Haj Amin el
Husseini, was presented the Pejani plan which he approved as being in
the interest of Islam. The Germans, however, rejected the plan"....
http://www.kosovo.com/roots.html
EC: The Roots of Kosovo's Faschism, by George Thompson - another essay
"Kosovo Albanian nationalist militias called the "Balli Kombetar" (or
"Ballistas") carried out a campaign of deportation and murder of Serbs
in 1943 and 1944. Then, on Hitler_s express order, the Germans formed
the 21st "Waffen-Gebirgs Division der SS" - the Skanderbeg Division.
With German leaders and Kosovo Albanian officers and troops, Hitler_s
hoped that using the Skanderbergs Germany could "achieve its
well-known political objective" of creating a viable (i.e., pure)
"Greater Albania" including Kosovo".....
http://www.kosovo.com/albnazi.html
Eyewitness to Genocide in Kosovo - Kosovo-Metohija and the Skenderbeg
Division: "I was only 11 years old when Hitleris Division 'Skanderbeg'
and 'Prinz Eugen' burned down the village of Velika and killed about
428 persons. Our family paid a heavy price that day - Radoje Knezevic,
a Serb from Kosovo and Metohija"....
http://www.kosovo.com/tetovo.html
Tetovo and Greater Albania Tetovo between 1941-1944, by Carl Savich.
The truth about events during the Nazi occupation of today's
Macedonia. As well as in Kosovo, Albanian Nazis of Skenderbey SS
division commited crimes against Slav population. - "The Skanderbeg SS
Division crossed into Macedonia and occupied Tetovo and Skopje in the
early part of September, 1944. The purpose for the occupation was to
garrison Macedonia and safeguard the retreat of German troops from
Greece and the Aegean peninsula"....
Viaggio del 9 - 12 maggio 2003
(resoconto di viaggio a cura Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA
Trieste; per contatti: zastavatrieste@...)
Questa relazione e' suddivisa in sei parti:
A) Introduzione
B) Materiale trasportato e cronaca del viaggio
C) Il microprogetto artigianato
D) Riunione con il sindacato: il punto sulla campagna adozioni e
sul forno
E) Stato attuale della Zastava
F) Conclusioni
Introduzione
Vi inviamo un resoconto del viaggio appena concluso alla Zastava di
Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza, fatto dal
Coordinamento Nazionale RSU e dal Gruppo Zastava di Trieste.
Per i titolari delle nuove adozioni: le schede del bambino che vi e'
stato affidato vi sono state spedite per posta.
Segnalateci eventuali problemi.
Questo resoconto si lega alle altre relazioni scritte con cadenza
praticamente trimestrale.
Sono tutte reperibili su diversi siti.
Il piu' completo e' il sito del coordinamento RSU, all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/
seguendo il link: Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso, e
riportati i resoconti anche di altre associazioni.
Tra le iniziative in corso si segnala che la manifestazione nazionale
non competitiva per bambini delle scuole elementari
"Non bombe ma solo caramelle"
e' ormai nella sua fase conclusiva che si terra' al Teatro Ambra
Jovinelli a Roma il 16 giugno prossimo.
I resoconti dei viaggi di ottobre e dicembre 2002 e gennaio 2003 sono
particolarmente ricchi di notizie sulla situazione dei lavoratori
della Zastava.
Sono rispettivamente riportati ai link:
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2002/2002_1014zastava.htm
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2002/2002_1221zastavareso.htm
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2003/2003_0203zastava.htm
Gli stessi resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei
Balcani difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.
Materiale trasportato e cronaca del viaggio
Il viaggio si sarebbe dovuto svolgere alla fine di marzo 2003, ma lo
stato di emergenza proclamato a meta' marzo - e finito il 27 aprile -
ci ha fatto decidere questo spostamento.
Siamo partiti da Trieste venerdi' 9 maggio alle 8 di sera, con un
pullmino a nove posti. La delegazione era formata da 7 persone: Angelo
da Lodi, Laura da Milano, Daniela e Gilberto da Trieste, Matej da
Gorizia, Giulio e Marco da L'Aquila.
Il pullmino ci e' stato prestato (gratuitamente) da un'associazione di
solidarieta' internazionale triestina e così ci siamo dovuti accollare
le sole spese del viaggio.
Avevamo una quarantina di scatole di aiuti alimentari, vestiario e
materiale scolastico. Per gli alimentari si trattava di regali alle
famiglie jugoslave da parte delle famiglie adottanti italiane, il
vestiario era frutto di una raccolta operata a a Trieste. Il materiale
scolastico (molte centinaia di quaderni, penne e pennarelli) era
frutto di due sottoscrizioni: una si era svolta tra gli studenti ed
il personale amministratiivo e docente dell'Istituto d'arte Nordio di
Trieste, l'altra tra i compagni di PRC di Castiglione D'Adda.
Inoltre portavamo con noi 21 di flaconi di chemioterapici per un
valore complessivo di 7.700 euro, provenienti da un donatore privato,
per il reparto sterile dell'Ospedale pediatrico di Belgrado.
Le adozioni da distribuire erano circa 70, di cui ben 11 nuove, per un
valore complessivo di 10.600 euro.
Il Circolo di PRC di Valle Elvo (Biella) aveva inoltre sottoscritto
due annualita' una-tantum, in memoria del loro compagno Giovanni
Sivieri.
Ricordiamo che le spese di viaggio sono state direttamente sostenute
dai partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote
di adozione a distanza da distribuire in questa occasione (come del
resto in tutti i precedenti viaggi effettuati).
Siamo arrivati a Kragujevac alle 9 del mattino, senza alcun problema
durante il viaggio, se non la sorpresa di trovare quasi decuplicato il
costo del visto di ingresso rispetto all'ultimo viaggio effettuato a
gennaio. Al momento attuale il costo e' di 51 euro (precedentemente
6).
Dopo la verifica con Rajka e Milija delle liste delle adozioni e del
loro ammontare abbiamo visitato alcune famiglie.
Pranzo con vari rappresentanti sindacali, e successivamente riunione
per fare il punto sulla campagna delle adozioni e sul forno di
panificazione (vedi sotto).
Cena come a solito abbondantissima e buonissima presso una famiglia.
Poiche' i prezzi dei pochi alberghi di Kragujevac non smettono di
salire e sono ormai a livelli di circa 50 euro per pernottamento
abbiamo deciso di dormire presso alcune famiglie di contadini a circa
20 km. dalla citta'. Prezzi contenutissimi e ospitalita' splendida.
Il mattino di domenica abbiamo distribuito le quote delle adozioni.
Durante l'assemblea, particolarmente festosa e a cui hanno partecipato
alcune centinaia di persone c'e' stato il solito scambio di regali tra
famiglie italiane e jugoslave e viceversa; alla fine il bagagliaio del
pullmino era molto simile ad una distilleria di superalcolici e a una
fabbrica di biscotti, marmellate e centrini.
Pranzo veramente straordinario presso una famiglia, dove abbiamo
gustato una vastissima serie di piatti tradizionali.
Cena all'aperto presso un'altra famiglia, dove la madre - vedova e
licenziata dalla Zastava a causa dei postumi di un incidente stradale
- ci ha fatto un discorso particolarmente toccante sui significati che
per lei assume questa campagna di solidarieta'.
Il mattino dopo a Belgrado abbiamo consegnato i chemioterapici; siamo
quindi arrivati a Trieste all'una di notte del martedi' 13 maggio.
Il microprogetto artigianato
Appena entrati nella sala delle assemblee abbiamo avuto la sorpresa di
vedere che una decina dei grandi banchi con cui e' arredata erano
ricoperti da arazzi, tovaglie, centrini, tutti prodotti da un gruppo
di operaie licenziate.
Noi abbiamo preso in conto vendita, su prezzi decisi dalle donne di
Kragujevac, una valigia intera di questi prodotti. Tutto cio' in un
clima di assoluta reciproca fiducia.
I prodotti sembrano belli e i prezzi veramente contenuti.
Metteremo in vendita questi prodotti nelle solite feste e assemblee a
cui partecipiamo; verificheremo inoltre la possibilita' di metterli in
commercio attraverso la rete dei negozi del commercio equo e solidale.
Si tratta di un salto di qualita' all'interno della campagna di
solidarieta'. Nel campo delle adozioni infatti c'e' inevitabilmente la
differenza tra chi da' e chi riceve; qui invece c'e' un rapporto
assolutamente paritario tra chi produce una merce e chi la compra.
L'auspicabile decollo di questo progetto produrra' un sostegno al
reddito delle famiglie che non dipendera' piu' solamente dalla
solidarieta' ma dal LAVORO.
Puo' essere l'inizio di una cooperativa femminile di lavoro artigiano.
Riunione con il sindacato: il punto sulla campagna adozioni e sul
forno
Il sabato pomeriggio ci siamo incontrati con:
i rappresentanti del sindacato Zastava
il presidente del Sindacato cittadino Savez Samostalnih Sindikat
(l'analogo di una Camera del lavoro italiana)
il presidente del Sindacato Zastava IVECO
il segretario del sindacato ZZO - Zastava Zaposljvanje i Obrazovanje -
che riunisce i lavoratori Zastava in cassa integrazione a zero ore,
che loro chiamano Ufficio di collocamento Zastava.
Ci hanno ribadito l'importanza fondamentale che attribuiscono alla
campagna di adozioni, come sostegno al reddito delle famiglie.
Il numero di adozioni è stazionario intorno alle 1300; l'ammontare
dell'adozione costituisce una importante integrazione al reddito delle
famiglie aiutate.
Da parte nostra abbiamo sottolineato che se pur con fatica cercheremo
di garantire questo numero per almeno altri due anni. A fronte di
contributi che si spengono possiamo registrare sottoscrizioni nuove
che mantengono pressoche' costante il numero complessivo.
Il problema piu' importante e' cercare di mettere in piedi progetti
che si autosostengano e che possano produrre reddito a fronte di
lavoro.
In questo senso va certamente il progetto sull'artigianato.
Come sapete, da tempo ormai è in piedi un progetto per il
trasferimento a Kragujevac di un forno per panificazione con
potenzialita' produttive di circa 30 quintali al giorno, che va
esattamente in questa direzione con questi obbiettivi:
A) Creazione di posti di lavoro, non saranno tanti ma sono posti
di lavoro.
B) Sostegno al reddito delle famiglie attraverso la vendita di
pane a un prezzo che decidiamo noi
C) Il ricavato va di nuovo nel circuito della solidarietà
materiale
D) Si può anche pensare che si abbia formazione di nuova
professionalità.
Abbiamo tutti convenuto che l'accordo che si firmera' dovra'
rispettare i criteri sopraesposti.
Le difficolta' che si incontrano nella realizzazione del progetto sono
legate alla legge sulle privatizzazioni, che rende complessa
l'operazione.
Sono stati finalmente individuati due locali di proprieta' del
sindacato, posti a poche centinaia di metri dalla Zastava Iveco, in
piena zona industriale, che possono essere adatti allo scopo.
Le spese di ristrutturazione non sono ingenti, di poco superiori ai
10.000 euro; il sindacato se ne fara' carico attraverso il lavoro
volontario degli iscritti al ZZO e ai dipendenti di una azienda edile.
Se quindi non insorgeranno problemi legali il progetto sembra ormai in
dirittura d'arrivo.
Stato attuale della Zastava
Soprattutto nella relazione del viaggio di ottobre 2002, ma anche
nelle successive del dicembre 2002 e gennaio 2003 erano state fornite
ampie e dettagliate informazioni sulla situazione occupazionale,
salariale e sindacale dei lavoratori; erano inoltre contenuti cenni
storici sulla citta' di Kragujevac e sulla Zastava; rimandiamo quindi
a quelle relazioni chi volesse conoscere meglio quella realta'.
Di seguito riportiamo le nuove informazioni ottenute da colloqui con i
delegati.
Nessuna delle 38 unita' in cui e' stato suddiviso il gruppo Zastava e'
stata al momento privatizzata.
Il consuntivo dell'anno 2002 ha visto la produzione di 12.000 vetture,
a fronte di una programmazione di 20.000 e ad una produzione di
220.000 in epoca precedente al bombardamento della fabbrica.
La previsione di produzione per il 2003 era di circa 25.000 vetture,
di cui 7.000 con motore Peugeot con rispetto delle normative
anti-inquinamento Euro3 e 18.000 con livello Euro2 per il mercato
interno e la Macedonia.
A fronte di questo dato 100 lavoratori circa sono rientrati dalla
cassa integrazione a zero ore in Zastava Automobili.
Nei primi quattro mesi dell'anno sono state prodotte 2300 vetture con
motori Zastava.
Purtoppo la situazione e peggiorata poiche' la Peugeot non ha fornito
i motori, che voleva pagati alla consegna.
Di conseguenza a meta' aprile le fabbrica e' stata totalmente fermata.
Il Governo ha promesso denaro fresco per l'acquisto dei motori verso
la fine di maggio; se anche cio' dovesse succedere, i piani di
previsione non potranno essere rispettati.
Il salario per i lavoratori occupati e' stato comunque erogato per
intero per evitare una ondata di scioperi.
Continua la telenovela con il bancarottiere americano Malcom Bricklin,
che a ottobre scorso, sulla base di un incredibile piano industriale,
ha proposto di acquistare la Zastava Automobili, con l'ipotesi di
produrre tra cinque anni 220.000 automobili e con la previsione di
venderne il 75% sul mercato americano ed europeo. Ormai nessuno ci
crede piu'; Briklin non si e' presentato per la firma degli accordi
prevista ad aprile scorso.
Il salario medio attuale dei circa lavoratori 17.500 lavoratori in
produzione e' di 10.000 dinari al mese (165 euro), piu' basso del
salario medio nazionale che e' di 11.000 dinari (185 euro).
Ricordiamo che una famiglia media di 4 persone ha bisogno di almeno
250 euro contando solo i generi di primissima necessita'.
Alcune considerazioni sugli operai in cassa integrazione a zero ore:
nell'agosto 2001, quando scattarono i licenziamenti, erano 11.000.
Al momento attuale sono 6810. Molti sono andati via non perché vanno a
star meglio ma per disperazione, perché niente si è mosso, perché è
bloccata la produzione.
Un certo numero è andato in pensione, altri si sono licenziati, hanno
preso 100 euro per anno di lavoro perché erano pieni di debiti e ora
sono disperati, non hanno a chi rivolgersi.
In molte famiglie ci sono tutti e due i genitori in cassa
integrazione.
I sussidi sono da 4.000 a 5.000 dinari [65 - 80 euro] al mese, ancora
per i prossimi due anni, perché l'accordo era per quattro anni.
Importante è dire che l'età media è di 48 anni; ci sono tante malattie
dopo dieci anni terribili di embargo e di cibo scarso.
Quasi tutti i lavoratori che hanno lavorato nella ricostruzione sono
stati collocati in cassa integrazione a zero ore.
Parecchi sono morti, e non ci sono dati ufficiali, non si conoscono le
cause prevalenti di morte.
Non ci sono controlli periodici della salute, non c'è una banca dati.
Questi lavoratori non vedono speranze.
Peggio ancora stanno ovviamente quei circa 8400 operai che furono
definitivamente licenziati nell'agosto 2001, ricevendo una indennita'
di circa 100 euro per anno di lavoro svolto. Il denaro e' ormai finito
ro non esiste alcuna prospettiva.
Conclusioni
La situazione economica in Jugoslavia è ovviamente molto problematica.
Oltre alla Zastava sono centinaia le fabbriche che sono state
bombardate e non ricostruite.
Ad oggi i disoccupati sono circa un milione; gli occupati meno di due
milioni.
Ci sono 300.000 lavoratori occupati che pero' non ricevono il salario
da mesi.
Lavorano in nero circa 700.000 persone.
La legge sulle privatizzazioni ha fino ad oggi interessato 700 imprese
con un totale di circa 25.000 dipendenti.
La Classe lavoratrice Jugoslava è oggi in condizioni di oggettiva
debolezza e deve fare i conti con la necessità di una ricostruzione
post-bombardamenti che ha ormai da due anni assunto una chiara
direttrice iper-liberista.
Lo Stato, governato da una coalizione di centro destra e fortemente
allettato e subordinato alle promesse di aiuto occidentali, ha
lasciato al libero mercato ogni decisione. Così i prezzi aumentano, le
scuole e la sanità diventano prestazioni disponibili solo per i più
ricchi, le fabbriche, le zone industriali sono all'asta di
profittatori occidentali che comprano tutto a prezzi bassi e ponendo
condizioni di lavoro inaccettabili.
I dati ufficiali affermano che circa i 2/3 della popolazione serba
spende meno di 1 euro al giorno pro-capite, e che un terzo spende meno
di mezzo euro al giorno; il 60% della spesa e' per il cibo.
Non possiamo e non dobbiamo lasciare soli, abbandonati e invisibili, i
lavoratori e le lavoratrici jugoslavi e le loro famiglie.
Dobbiamo intensificare i nostri sforzi affinche' giunga a loro la
nostra solidarieta' e fratellanza materiale e politica.
---
Intervento, a nome del coordinamento RSU e gruppo ZASTAVA Trieste,
svolto da Gilberto Vlaic di ZASTAVATrieste all'assemblea dei
lavoratori della Zastava di Kragujevac il 11 maggio 2003 in occasione
della consegna delle adozioni a distanza raccolte a favore delle
famiglie dei lavoratori tutt'ora senza lavoro e senza salario a causa
dei bombardamenti delle fabbriche della Jugoslavia.
Care bambine, cari bambini, a voi, ai vostri genitori, a tutti i
lavoratori della Zastava porto il piu' caloroso saluto di tante
famiglie italiane, di tanti lavoratori che si sentono vostri fratelli
e che esprimono, con questa solidarieta' materiale, uno degli esempi
piu' belli e significativi della solidarieta' internazionalista e
dell'amicizia tra lavoratori di paesi diversi, uno dei migliori esempi
della fraternita' tra i popoli.
Oggi portiamo con noi piu' di 70 adozioni provenienti da tutta Italia:
dalla Sicilia al Piemonte, dalla Toscana al Friuli, dall'Abruzzo alla
Lombardia; di queste ben 12 sono nuove, a riprova del fatto che molti
lavoratori, molti cittadini italiani non hanno dimenticato e non
dimenticheranno mai che quattro anni fa l'Italia, insieme agli altri
paesi della NATO, aggrediva brutalmente la Repubblica Federale di
Jugoslavia.
Tre di queste adozioni nuove mi sono state consegnate domenica scorsa,
giorno del mio compleanno.
Voglio dirvi che non avevo mai ricevuto regalo piu' bello.
A questo proposito la breve visita di Rajka e Milja a Brescia e a
Trieste a meta' aprile scorso e' stata di grandissimo aiuto.
Noi dovevamo venire tra voi alla fine di marzo, ma gli avvenimenti
recenti accaduti nel vostro Paese ci hanno obbligato a cambiare la
data.
Dopo l'invenzione dell'ingerenza umanitaria, nome scelto per coprire
la piu' classica delle aggressioni imperialiste, e' stato usato il
nome di guerra preventiva per massacrare un altro popolo. Anche in
Iraq la guerra e' servita a mettere le mani sulle risorse di un
territorio, a determinare il controllo militare su un'area geografica
strategica del Medio Oriente.
Il movimento di opposizione alla guerra e' stato ed e' enorme in
tutto il mondo. Il 15 febbraio scorso decine di milioni di persone in
tutto il mondo hanno partecipato alle piu' imponenti manifestazioni di
massa che si siano mai tenute; a Roma eravamo in tre milioni, e si e'
sentita anche la voce dei lavoratori jugoslavi.
Probabilmente questo movimento cosi' grande e senza confini e'
riuscito a ritardare l'inizio dell'aggressione e forse a limitare i
lutti e le devastazioni sofferte dal popolo iracheno.
Ora gli Stati Uniti dichiarano conclusa la guerra e annunciano
trionfanti di aver portato liberta' e democrazia al popolo iracheno.
La liberta' di morire per mancanza di cibo, di acqua, di medicine, di
lavoro.
Questa e' la liberta' e la democrazia di chi si e' dichiarato padrone
dei destini del mondo.
Non siamo riusciti a fermare questa guerra ma non per questo dobbiamo
arrenderci.
In Italia, oltre a partecipare alle manifestazioni di piazza, per
esprimere il proprio rifiuto della guerra moltissimi cittadini
italiani hanno esposto alle finestre delle loro case le bandiere della
pace; sono centinaia di migliaia e continuano a essere esposte, segno
che nessuno crede che la guerra sia terminata. E del resto gia' si
fanno i nomi di quei popoli che dovranno essere sottoposti alle
amichevoli cure americane e inglesi e degli altri stati che si sono
associati a loro in questa terribile guerra infinita.
In questo quadro non si collocano soltanto le accuse alla Siria, i
duri moniti rivolti all'Iran affinché desista da qualsiasi
"interferenza" nelle relazioni tra le diverse componenti religiose
presenti in Iraq, le ricorrenti minacce alla Corea del Nord, ma anche
la campagna di aggressione puntualmente scatenata contro Cuba e contro
i paesi dell'America latina, senza dimenticare il popolo palestinese,
massacrato da decenni dall'imperialismo israeliano.
Come lavoratori dobbiamo essere assolutamente contrari a queste guerre
imperialiste, e dobbiamo opporci con tutte le nostre forze ad esse,
non solo perche' la guerra porta lutti e distruzioni, ma perche' sono
assolutamente contro i nostri interessi come classe sociale.
Gli interessi di chi vuole un lavoro normale, l'istruzione e la
sanita' pubblica per tutti, case riscaldate e decorose, giuste
pensioni per gli anziani; una vita dove i giovani possano crescere,
istruirsi e lavorare nella propria terra, e non diventare servi o
forza lavoro a basso costo del capitale occidentale.
L'arma piu' forte che abbiamo in mano e' la solidarieta'
internazionalista dei lavoratori.
Il nostro mondo non è quello dei ricchi e dei governi, il mondo che
vogliamo noi è quello basato sull'amicizia dei suoi popoli.
Poche parole sulla situazione del mio Paese.
Stiamo assistendo ad una progressiva fascistizzazione "morbida"
dell'Italia, che magari non ha i tratti quotidiani della brutalita'
del fascismo classico, ma che mette a serio rischio i diritti politici
e gli interessi materiali dei lavoratori. Ne' potrebbe essere
altrimenti, visto che gli eredi diretti del fascismo sono oggi al
governo nel nostro paese, insieme alla destra piu' razzista e
ultra-liberista.
La magistratura e' nel mirino del Governo, visto che ha osato
sottoporre a giudizio per corruzione il capo del governo e alcuni suoi
amici, con il rischio reale per la magistratura di perdere la sua
indipendenza. Si tenta inoltre di imbavagliare la stampa e la
televisione.
I diritti acquisiti dai lavoratori sono sottoposti ad un fortissimo
attacco specie per quanto riguarda le tutele contro i licenziamenti
senza giusta causa; a questo stiamo rispondendo proponendo
l'estensione a tutti i lavoratori dei diritti posseduti da quelli che
lavorano in aziende con piu' di 15 dipendenti. Su questo argomento si
terra' un referendum popolare il 15 di giugno prossimo.
Il rinnovo del contratto di lavoro nazionale dei metalmeccanici e'
stato firmato due giorni fa, senza la partecipazione della FIOM-CGIL,
che e' il sindacato assolutamente maggioritario in questa categoria.
I due sindacati minoritari che lo hanno firmato si rifiutano di
sottoporlo a referendum tra tutti i lavoratori; in questa maniera
salta il rapporto democratico tra lavoratori e loro rappresentanti.
Torno ora alla nostra assemblea.
Nel viaggio dello scorso dicembre vi avevo parlato dell'iniziativa
"Non bombe, ma solo caramelle"
che abbiamo lanciato tra gli studenti delle scuole elementari in
Italia.
Si tratta di un progetto in cui i bambini sono chiamati a esprimere il
loro rifiuto alla guerra, con la loro sensibilita' di bambini,
attraverso scritti, disegni canzoni. E chiediamo loro di non fermarsi
qui, ma di stabilire rapporti di gemellaggio con altre classi
scolastiche nei Paesi che hanno purtoppo conosciuto la devastazione
dell'aggressione imperialista.
Ricordo che il titolo di questa manifestazione e' stato tratto da una
lettera inviataci da una bambina di Kragujevac.
Ebbene, il progetto e' arrivato nella sua fase operativa; il prossimo
16 giugno in un grande teatro di Roma alcune centinaia di bambini di
molte scuole elementari, provenienti da tutta Italia, daranno vita
alla manifestazione finale.
Voi sarete presenti con un filmato che sara' proiettato all'inizio.
Termino rivolgendomi come al solito alle ragazze e ai ragazzi che tra
poco riceveranno le quote dei loro amici italiani; vi rinnovo
caldamente l'invito a scrivere alle famiglie italiane perche' una sola
vostra lettera serve piu' di mille dei nostri discorsi.
SVE VAS VOLIM
Kragujevac, 11 maggio 2003
office@...
Datum: 14. maj 2003. g.
Goran Matic: Hronika najavljenog hapsenja
http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2003-05-14.html
zatvorenik br.1354
celija 3 - 0 - 2 - 18,
Centralni zatvor,
Beograd 16. april 2003.
Zamislite situaciju da uticajni faktori u
medunarodnoj zajednici pokrenu proces
preispitivanja decenijske politike pritisaka i sankcija
finaliziranih bombardovanjem SR Jugoslavije.
Pretpostavite da administracije zapadnih zemalja
pocnu da iznose negativne ocene o dugogodisnjoj,
evropskoj podrsci interesnom i krvavom komadanju
prethodne Jugoslavije, i osude politiku pritisaka,
sankcija i bombardovanja. Upitajte se, ko bi bio
najveca prepreka ovakvim promenama? Zna se,
vladajuca politicka garnitura u Srbiji. Ona bi
odlucno rekla - ne, promeni odnosa prema
decenijskoj satanizaciji srpskog naroda i osporavanju
prava Srbiji da definise svoju dr?avu na istim onim
principima koje su drugim narodima u prethodnoj
dr?avi uva?ili i podr?ali.
Jer, da Srbija nije bila izlo?ena pritiscima, stegnuta
sankcijama izlo?ena bombardovanju, takva politicka
garnitura nikada ne bi dosla na vlast u Srbiji. Ona se
ponudila da Srbiju izvuce iz ''mraka'' u koji je
Srbija bila gurnuta, vec samom cinjenicom da oni
nisu bili na vlasti. Njihovo zaposedanje vlasti je
najveci dogadaj u novijoj istoriji Srbije i naravno
najveca sreca za srpski narod, a jos vise za
nacionalne manjine u Srbiji. I ne samo nacionalne,
vec i politicke i druge. Sa njima su politicke,
nacionalne i druge manjine proglasene za vecine.
Tako se i aktuelna vlast ponasa kao da ima podrsku
apsolutne vecine u Srbiji, iako svi znaju da se radi o
podrsci apsolutne manjine. Samo u Srbiji je moguce
da kandidat koji dobije preko dva miliona glasova
izgubi mandat bez izbora i da sedi kod kuce, da
drugi sa podrskom od dva miliona biraca sedi u
Hagu, a da predsednika Skupstine i Republike glumi
osoba cija opcija ima podrsku 0,7 procenata birackog
tela.
Po aktuelnoj doktrini manjine, ''samoproglasenoj''
za vecinu, bilo koja druga politicka garnitura mo?e,
samo da nanosi stetu interesima Srbije, te joj samim
tim treba onemoguciti pristup vlasti. Prethodnu
vlast i njene reprezente treba unistiti ukoliko ne
prihvate ''misionarsko-prosvetiteljski'' karakter
nove politicke elite. Svaka konkurentska politicka
opciju i njeni nosioci moraju se satanizovati i
kriminalizovati, izvrsnim, pravosudnim i medijskim
aparatom, jer predstavljaju ''seme zla'' koje bi
jednog dana moglo da se docepa vlasti i povede
Srbiju stranputicom.
A narod. Narod gleda, cuti i odrice se. Deset godina
se odricao zbog napora da pomogne svojim
sunarodnicima da pre?ive nove forme starog, dobro
poznatog ekspanzionizma na Balkanu. Sada se odrice
svojih prethodnih izbora i prava: da brani ugro?eni
srpski narod, jedinstvo Srbije, nezavisnost, slobodu,
kao i bivse rukovodstvo
Narod mo?e, u izvesnim istorijskim okolnostima,
pod ogromnim pritiscima, da se i odrekne svog
prethodnog izbora zasnovanog na zastiti nacionalnih
i dr?avnih interesa. To mogu i da razumem. Ali ne
mogu da razumem negiranje prethodne ustavne i
nacionalne obaveze, prethodnog prava na pokusaj, da
se sacuva dr?avni suverenitet i integritet ili da se
pomognu Srbi koji su se preko noci nasli u
obespravljeni i ugro?eni u tudim nacionalnim
dr?avama. Legalizacijom istorijskog revizionizma,
zvanicnom promocijom bolesne politike o
univerzalnoj ''srpskoj krivici'', kao i transferom
borbe za slobodu i opstanak u ''zlocinacki
poduhvat'', trajno se ugro?ava sposobnost
konstituisanja ozbiljne dr?avne politike i ocuvanja
dr?ave.
Kada se predstavnici vlasti, izabrani na
demokratskim izborima izrucuju Haskom tribunalu,
zbog toga sto su obavljali svoje ustavne du?nosti i
obaveze, u obrani suvereniteta i integriteta zemlje,
onda je jasno da je se javnom mnenju raznim
manipulacijama pokusava da usadi sklonost ka
pristajanju na zavisnu poziciju, protektoratski status
i bespogovornom prihvatanju diktata sile. Doslo se
do ni?e tacke u moralnom posrtanju, nego sto je to
opisao Branislav Nusic u poznatoj pesmi ''Dva
raba'' zbog koje je robijao.
Srpska deco, sto citati znate,
Iz ovoga pouku imate;
U Srbiji prilike su take
Babe slave, preziru junake,
S toga i vi ne muc'te se d?abe;
Srpska deco postanite babe.
Da babe. Nusic kao da je predvideo da ce o sudbini
srpskog naroda i njegove dr?ave, u znacajnoj meri
odlucivati, Madlen Olbrajt i Karla Del Ponte, kao
kolekcionarke citave galerije likova iz srpskih
redova, koji su se politicki identifikovali kroz
ispunjavanje njihovih zahteva.
Ne postoji narod, na kugli zemaljskoj, koji je na
ovako sraman nacin trgovao sa glavama ljudi koji su
se borili za njega. Na?alost, ne i prvi put. Pogled na
srpska rukovodstva u Hagu i na atmosferu politickog
i medijskog linca, prema svemu sto je patriotsko,
dovoljan je da svaki patriota pocrveni od stida.
Ali, taj stid se nije manifestovao, u znacajnijoj meri,
u siroj javnosti. Niko se nije previse potresao, ili bar
to nisu preneli ''oslobodeni mediji'', zbog uvodenja
novih definicija patriotizma. I ako jeste, medijska
filtracija je to eliminisala. A sta je to ''novi
patriotizam''. Ljubav prema sili i moci koja ti
prekraja i komada dr?avu, umesto ljubavi prema
otad?bini. Ljubav prema protivniku kad procenis da
si slabiji. Novi patriotizam promovise i nova pravila
na politickoj i drustvenoj sceni.
-siptarski teroristi i etnicki cistaci su politicki
zatvorenici - pustaj iz zatvora
-politicki neistomisljenici su, ili mogu da budu,
ekstremisti i teroristi - zatvaraj
Prekrsena su osnovna nacela, i politickog ?ivota, i
aktuelne borbe protiv terorizma. Jer, jedina kazna za
losu politiku je slab izborni rezultat ili gubitak
izbora. Za terorizam su predvidene krivicne
sankcije. Za kriminalne aktivnosti je nadle?an
pravosudni i policijski aparat. U Srbiji su stvari
izmenjene. Politicki neistomisljenici idu u zatvor, a
dobrostojeci predstavnici i miljenici svih vlasti, a
narocito ove aktuelne, sa dugim kriminalnim
repovima, uz kupovinu ''indulgencija'' regulisu
svoju nedodirljivost. U parlamentu Kosova, sepure
se dokazani teroristi, etnicki cistaci i narkodileri.
Prijatelja i partnera, narkodilera i raznih drugih
kriminalaca, nisu postedeni ni parlamenti Srbije i
Vojvodine.
Pisem ovaj tekst, kao broj 3-0-2-18, u samici
Centralnog zatvora u Beogradu, dvadeseti dan od
kako sam pritvoren, sa obrazlo?enjem u pisanoj
formi, da moj ''boravak na slobodi ugro?ava
bezbednost drugih gradana i bezbednost Republike''.
Potpredsednik Jugoslovenske levice, zvanicnim
dr?avnim aktom, proglasen je za teroristicku pretnju.
Glavna pitanja koja su mi postavljali pripadnici
MUP-a, odeljenja za borbu protiv organizovanog
kriminala, bila su vezana za kretanje Mire Markovic
i njen broj telefona. I ona je teroristicka pretnja.
Misli i pise. Poma?e i bodri svog supruga u Hagu.
Veruje u buducnost levice.
Ako BIA sa bud?etom od skoro milijardu i po dinara
to nije utvrdila ili ne raspola?e sa ovim podacima,
smesta treba da je raspuste.
Pitanja postavljaju pripadnici MUP-a ciji ministar
nije podneo ostavku, nije smenjen i ne ispoljava ni
''promil'' odgovornosti za elementarnu
nebezbednost premijera. Bio je verovatno zauzet
novim poslovnim poduhvatima svog preduzeca,
kupovinom zemlje u bescenje, razvlacenjem stocnih
fondova i slicnim projektima. Umesto ostavke ili
smene, dobio je mandat i pravo na neogranicenu
osvetu. Umesto objektivne istrage zaleteo se, po
sopstvenim tvrdnjama, u ''obracun sa snagama
bivseg re?ima''. Svi oni koji su pokojnog premijera
tretirali kao politickog protivnika, ili ga kritikovali,
dospeli su na listu potencijalno sumnjivih. A mnogo
je bilo neistomisljenika u Srbiji. Zato je sumnjiva
cela Srbija.
List ''Politika'' vrvi od saopstenja raznih satelita i
medijskih policajaca vladajuce garniture,
pretvarajuci se u ''hroniku najavljenih hapsenja''.
Moje je najavio 23. 03. 2003. godine, izvesni
Radoslav Stojanovic u tekstu pod naslovom ''Ubice
su medu nama'', navodeci da sam 2000. godine,
tvrdio da je Zoran ?indic jedan od stubova
NATO-pakta u Jugoslaviji. Da, to sam tvrdio, to
mislim i sad, a verovatno je na takve kvalifikacije
pokojni premijer bio ponosan. On je zaista ?eleo da
bude stub NATO-a u regionu. A ko je, i sta ?eli da
bude taj Stojanovic, zaista ne znam.
Ali, zar je to danas va?no. Hapsenje i pritvor su
oznaka krivice za siroko javno mnenje. Za mene su
oznaka duboke nesigurnosti i straha aktuelne vlasti.
Straha od sopstvene neutemeljenosti, nesposobnosti i
losih namera. Zato su im i potrebna
''preutemeljena'' ovlascenja. Sa takvim
ovlascenjima policije, moguce je uhapsiti bas svakog
i odrediti mu ''policijski pritvor'', od 30 dana, a
mo?da i 60, 90 i vise.
Ko, i zasto, priziva nekadasnja ovlascenja Gestapoa i
NKVD-a. Stvar je krajnje prozirna. Istraga bez
javnosti, advokata, tu?ilastva i pravosuda, potrebna
je da se prikriju, friziraju, prepakuju, poniste i ociste
nepo?eljne cinjenice. Jednom recju da se otkloni
mogucnost da u kasnijem postupku izbiju na
povrsinu poslovi i veze odredene grupe ljudi sa
osumnjicenima za organizovani kriminal i ubistvo
premijera, ali i neka druga ubistva. Njihova istraga
ima ozbiljan problem. Treba da vise stvari zataska i
sakrije, nego da otkrije. To se onda i ne zove istraga,
nego monta?a istrage. Zato je potrebna ''mracna
komora'' sa dugotrajnom pritvorskom izolacijom
nepodobnih, da bi se obezbedio nesmetan rad na
monta?i materijala i odstranjivanju
kompromitujucih detalja.
Da li cemo uskoro, na domacim sudovima, gledati
dobro poznate specijalitete iz ''haske kuhinje'': la?ne
svedoke, ubice kao zasticene svedoke sa narucenim
iskazom, anonimne svedoke, la?ne eksperte i
neubedljivi politikantski scenario, prepun
revansistickih i pretecih izjava pripadnicima
''bivseg re?ima''.
A zna cela Srbija sta pokusava da se sakrije. Zna i
cuti. Ili je mo?da progovorila. Ne verujem jer sam
jos u samici. Mo?da je tek na pola puta od cutanja do
poluglasnog sapata. Mo?da ni toliko.
Ja to ne znam, danas 16. 04. 2003. godine,
dvadesetog dana u samici i potpunoj izolaciji. Ali
siguran sam da ce se istina cuti. Jer nemoguce je da
izneseni scenario zauvek ostane ''monopol na
istinu''. Nelogicno je da isti ljudi koji ilegalno, a
ipak pod okriljem i u ime MUP-a, pokusavaju da
uhapse Milosevica i ''privedu ga pravdi'', pucaju u
Vuka Draskovica, kidnapuju Miskovica i na kraju
cine osovinu ekipe koja je izvrsila atentat na ?indica.
Ko bi mogao da stane iza svih ovih aktivnosti. Kome
bi ovakav skup radnji predstavljao interes. Da li su
izvodaci svih ovih radova samo ''uslu?ni teroristi''.
Ako je tako, pravo pitanje je: za koga. Vise
narucilaca, ili jednog. Sta zapravo povezuje ovaj,
naizgled nelogican, niz radnji. Odgovor je
jednostavan - narucilac. S tim, sto sam siguran, da
Milosevic nije narucio sopstveno hapsenje krajem
marta 2001. godine. Neko jeste. Ko?
office@...
Datum: 20. maj 2003. g.
Prof. dr Oskar Kovac:
STRATEGIJA RAZVOJA U NESTABILNIM USLOVIMA
http://www.artel.co.yu/sr/gost/2003-05-20_1.html
BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
Okrugli sto na temu "Strategija razvoja u ote\anim uslovima"
Beograd, 15. april 2003. godine
Izlaganje: Prof. dr OSKAR KOVA?
Srbija vise od 10 godina ?ivi u veoma nestabilnim
uslovima, pa se prirodno postavlja pitanje da li iko u
njoj razmislja o autenti?noj dr?avnoj i nacionalnoj
strategiji. Srpska akademija nauka i umetnosti je, u
protekle tri godine, dva puta razmatrala tu temu.
Autori, koji su se tamo okupili, napravili su dva
vredna zbornika koja su izasla iz stampe. Vise njih je
postavljalo pitanje: dali je u danasnjim uslovima, u
danasnjem svetskom ekonomskom poretku, mogu?e
napraviti i sprovesti autenti?ne strategije razvoja.
Naravno, ima nametnutih strategija razvoja, neko je
napravio strategiju razvoja za BiH, za Kosovo i
Metohiju, za Avganistan i za Irak, ali to nema veze sa
nasom temom, mi raspravljamo o strategijama koje se
ti?u stanovnistva Srbije i koje prave oni na koje se
strategija odnosi.
Na ?alost, kada je re? o malim zemljama, one nisu ni
bile niti ?e ikada biti potpuno slobodne da prave
strategiju razvoja kakvu misle da treba da imaju, jer
postoje neka spoljna ograni?enja koja moraju da se
imaju u vidu. Izmedju ostalog, u tezama za nas skup su
neka od tih ograni?enja navedena. Recimo, prvo
ograni?enje je objektivan medjunarodni politi?ki
polo?aj, a zatim i geostrateski polo?aj nase zemlje oko
koje se ukrstaju vrlo razli?iti interesi. Slede?e
ograni?enje jeste pitanje: za koju dr?avu se strategija
pravi? Prema onome sta je Beogradski forum pokazao
u svojoj publikaciji o Ustavnoj povelji i o zajednici
Srbije i Crne Gore, nema u njoj nikakvog pravnog, a
ni ekonomskog osnova za pravljenje zajedni?ke
strategije. Nema jedinstvenog tr?ista, nema
jedinstvenog pravnog sistema. Prema tome, strategija
mora da se pravi samo za Srbiju dok se odnosi sa
Crnom Gorom ne promene.
Iako za malu zemlju uvek postoje objektivna
medjunarodna ograni?enja, to ne zna?i da je to
prepreka za pravljenje strategije razvoja. Jedino sto mi
nasu predstavu o strategiji razvoja moramo mo?da
malo da pojasnimo ili revidiramo. Nama je potrebna
strategija razvoja sa ciljem da postignemo neke
po?eljne maksimalne rezultate, ali ono sto je mogu?e
jeste u stvari proces optimizacije. Mi ?elimo da
ostvarimo neke maksimalne ciljeve uz data
ograni?enja. To je osnovno pravilo u ekonomiji. Kada
se ka?e da smo postigli optimalni rezultat, to ne mora
da bude nista sjajno. Sve zavisi od ja?ine ograni?enja.
Postigli bismo najvise sto je mogu?e u okviru tih
ograni?enja i to je optimalno. Ali to optimalno ne
mora da zvu?i toliko pozitivno kao sto mi ponekad
pri?eljkujemo.
Za nas ?e i medjunarodni polo?aj i geostrateski polo?aj
Srbije verovatno dugo biti izvesna ograni?enja i
strategiju moramo da pravimo u granicama tih
organi?enja. Evropska unija ima interesa da kontrolise
Panonski bazen, da kontrolise Dunav i
Moravsko-Vardarski koridor. U medjuvremenu
Atlantski pakt, ?itaj SAD, prave transverzalu:
Albanija- Kosovo- Jug Srbije -Bugarska -Turska i
fakti?ki na taj na?in ho?e da ostvare kontrolu nad
kriti?no va?nom ta?kom kontinenta koji one zovu
Eurazija. Ne govore vise o Evropi i Aziji, nego o
Eurazijskom kontinentu, a ova transverzala je vrlo
bitna za kontrolu odnosa Evrope i Zapadne Evrope sa
svim izvorima energije i drugih sirovina u Aziji. Mi
se nalazimo sada u tom sukobu interesa Evrope i
SAD. Oni ?e taj svoj sukob nekako da rese. Mi ga
resiti ne?emo, niti mo?emo tome doprineti. Kada ga
budu resili to ?e za nas biti jedna data okolnost koju
moramo uzeti u obzir pri pravljenju strategije razvoja.
U tom manevarskom prostoru koji nam ostaje i pored
spoljnih ograni?enja, postoje krupna unutrasnja
pitanja, a to su: kakav to karakter drustva dr?ave mi
imamo i ho?emo ili moramo da imamo, kakvi ciljevi
strategije razvoja iz toga prirodno proizilaze? Ne
mo?emo mi da biramo ciljeve privrednog razvoja kao
da smo u Norveskoj ili Kanadi. Moramo da biramo
ciljeve privrednog razvoja prema karakteru naseg
drustva, vrednosnog sistema i prema mnogim drugim
elementima.
Struktura naseg drustva velikim delom predodredjuje
ciljeve strategije. U nasem drustvu neku stabilnu,
civilizovanu, dobronamernu vlasni?ku klasu nemamo,
pogotovu ne takvu koja bi imala odgovornosti za
razvoj drustva i dr?ave. Ogromna ve?ina stanovnistva
?ivi od svog rada. To ne zna?i da dobro ?ivi, ali nema
drugih izvora. Ima mnogo nezaposlenih, mnogo
poljoprivrednika sa malo zemlje, mnogo ljudi u
penziji. Takva struktura drustva predodredjuje da mi
budemo drustvo i dr?ava socijalne pravde,
solidarnosti, jednakosti i tr?isne privrede, ali i
jednakih i ravnopravnih subjekata bez elemenata
monopola.
Dakle, sledi da nama odgovara dr?ava u kojoj ne vlada
kapital nego vlada ve?ina ljudi; - ako verujemo u
demokratiju i ako mislimo da je demokratija mogu?a
na ovim prostorima. Tada je prirodno da, u okviru
pomenutih ograni?enja, strategiju razvoja pravi ve?ina
i prave oni organi koje je ve?ina odabrala. Kako do?i
do takvih uslova za utvrdjivanje strategije? Nema
drugog nego opstim izborima, pa volja ve}ine u
drustvu da dodje do izra?aja. Iz opisane strukture
drustva ne mo?e da proizadje druga?iji karakter
vrednosnog sistema i ciljeva strategije privrednog
razvoja od izlo?enog.
Naravno, ukoliko do demokratskih izbora ne dodje ili
se posle njih spale izborni rezultati, onda se nama
nista dobro ne pise, onda ?e ovo te{ko vreme potpuno
vanrednih uslova da se nastavi. Ali je veliko pitanje da
li to jos iko ?eli da rizikuje, prema tome jednog dana
?e svakako do?i do toga da misljenje ve?ine mora da
predodredi sudbinu dr?ave i drustva. Kada bismo
stigli do te ta?ke da o ovim klju?nim pitanjima imamo
odredjeni stepen drustvene saglasnosti, onda bi izrada
strategije privrednog razvoja postala nau?no -stru?no
pitanje.
Mi smo to mnogo puta radili, znamo kako se radi,
znali bismo i sada to da uradimo. Zaista ima, kao sto
je re?eno, nekih pitanja koja su prosto nezaobilazna.
Cilj strategije razvoja treba da bude da ljudima
obezbedi egzistenciju, da mogu da zarade, da se
svojom aktivnos?u izdr?avaju. Prose?na stopa
aktivnosti stanovnistva u Evropskoj uniji je 67,4%.
Zna?i, od stanovnistva u dobu od 15 do 65 godina,
67,4% na neki na?in je ekonomsko aktivno. Ili je
zaposleno ili je samozaposleno u drugim
aktivnostima. U Hrvatskoj je stopa ekonomske
aktivnosti 56%, a u Madjarskoj (gde sam o?ekivao
znatno vise) je 59%. Ako uzmemo da je stopa
aktivnosti u Srbiji negde kao i u Hrvatskoj 56%, onda
da bismo u Srbiji dosli na nivo Zapadne Evrope od
67,4%, verovatno treba stvoriti uslove bar za milion
ipo ljudi da se ekonomski aktivira. Ina?e drustvo i
dr?ava ne?e mo?i da normalno funkcionisu. Ako
ho?emo stopu nezaposlenosti u Srbiji (a bila je juna
prosle godine 29% od ukupne radne snage) da
svedemo na evropski nivo, a u Evropi je 8%, onda
treba stvoriti najmanje 650 hiljada novih radnih mesta.
To su o?igledno vrlo jasni ciljevi privrednog razvoja,
bez njihovog resavanja nema boljitka. Ne mogu se
radna mesta stvoriti bez pove?anja proizvodnje a onda,
ako znamo za koliko treba proizvodnju pove?ati,
znamo koliko nam treba energije. Prema tome,
napraviti strategiju razvoja energetike apsolutno ne bi
trebalo da bude nikakav problem ako znamo koliko
ljudi ho?emo da zaposlimo i koliko proizvodnja za to
treba da se pove?a.
To je mogu?e, jer u ve?ini zemalja u svetu proizvodnja
za doma?e tr?iste ?ini prete?nu proizvodnju. Recimo
kod nas, izvoz i uvoz ?ine negde do jedne tre?ine
drustvenog proizvoda, dve tre?ine je proizvodnja za
doma?e potrebe zato {so su to proizvodi koji se po
prirodi stvari ne izvoze i ne uvoze, a tu je i sve ve?a i
ve?a usluga u drustvenom proizvodu.
Geografski polo?aj Srbije, konfiguracija terena,
interesi naseg okru?enja (EU i NATO pakta) sasvim
sigurno odredjuju neke saobra?ajne koridore u Srbiji i
normalno je da oni budu ukalkulisani u nasu strategiju
razvoja i to tako da dobar deo toga plati onaj kome ti
saobra?ajni pravci trebaju. Nama trebaju do odredjene
mere i do odredjenog kapaciteta, sve sto je preko toga
treba da invenstira onaj koji je zainteresovan.
Svetska banka je ve? objavila da nametnute strategije
razvoja ne funkcionisu, da interesi krupnih
medjunarodnih subjekata, kada steknu kontrolu na
nekoj teritoriji, ne mogu ve?ito da upravljaju tim
teritorijama kao protektoratima. Ostaje jedan
manevarski prostor u kome ima mesta za nacionalne
strategije razvoja. To zatim otvara pitanja: sta
proizvoditi, ko to da proizvodi, za koja tr?ista
proizvoditi i kako finansirati privredni razvoj.
Strategije formiranja privredne strukture
Ako se ostavi bez analize i komentara iskustvo
dugorocnog planiranja u prete?no netr?isnim
uslovima, ostaju dva specificna modela predvidanja i
gradenja privredne strukture (i industrijske politike) u
tr?isnim uslovima. Prvo je iskustvo zemalja Latinske
Amerike sa uvozno-supstitutivnom
industrijalizacijom, a drugo, praksa izvozno
usmerenog razvoja u zemljama jugoistocne Azije.
Uvozno supstitutivna industrijalizacija i izvozno
usmereni razvoj samo su na prvi pogled dijametralno
suprotne strategije razvoja i formiranja privredne
strukture. U sustini obe su obuhvacene politikom
zastite pod kojom se formiraju nove privredne
delatnosti. Uvozna supstitucija se obavlja pod
sistemom pasivne zastitne politike, zastite od uvoza,
dok se izvozno usmereni razvoj oslanja na
instrumentarijum aktivne zastitne politike, tj. politike
unapredenja izvoza.
Politika uvozno supstitutivne industrijalizacije bila je
karakteristicna za rane faze svesne razvojne politike, a
u akademskoj literaturi je uglavnom kritikovana kao
politika koja suboptimalno alocira resurse i stvara
distorzije u privredi. Ozbiljnija istorijska analiza je,
medutim, ubla?ila ovu kritiku. Uostalom, u danasnjim
uslovima u vecini zemalja nema mogucnosti da
nastanu nove proizvodnje a da po prirodi stvari ne
zamenjuju ili objektivno ne konkurisu uvozu. S druge
strane, nema dokaza da u sistemu nekompletnih
tr?ista, ekonomije obima, monopola, asimetrije i
imperfektnosti informacija, mo?e spontano da nastane
optimalna privredna struktura.
I jedna i druga strategija je intervencija u odnosu na
spontane tokove, intervencija za koju postoje valjani
razlozi. Obe strategije su sastavni deo pojma i
institucija mesovite privrede kojoj danas razvijene
privrede duguju svoj prosperitet.
Uvozno-supstitutivna strategija bila je osnovna
razvojna strategija grupe od cetrdesetak zemalja u
razvoju koje su posle Drugog svetskog rata pa do
kasnih 70-ih godina ostvarivale stopu rasta
drustvenog proizvoda po stanovniku od preko 2,5%
godisnje. Pri takvoj stopi rasta nacionalni dohodak se
udvostrucuje svakih 28 godina, odnosno u jednoj
ljudskoj generaciji.
Ta politika je pokrenula razvoj i stvorila zasticeno, a
time i profitonosno domace tr?iste za investitore. U
pomenutim zemljama nije bilo teorijski ocekivanih
makroekonomskih neefikasnosti. Na protiv, kod njih
je ukupna faktorska produktivnost rasla br?e i od one
u zemljama jugoistocne Azije. Dakle, supstitucija
uvoza kao strategija povecanja investicija i
produktivnosti donela je zavidne rezultate.
U novije vreme se uvozno-supstitutivna strategija
smatra delom politike privrednog razvoja koja je u
vecini zemalja pocela industrijalizacijom uz argument
zastite mlade industrije, sto ima teorijsko opravdanje.
Uvozno-supstitutivna faza razvoja je deo procesa
privrednog razvoja u kome se selektivno i na
ograniceno vreme stite odredeni sektori industrijske
proizvodnje dok ne postignu obim i efikasnost
proizvodnje sa kojom bi bili u stanju da izdr?e
konkurenciju na domacem i inostranim tr?istima.
Uvozno-supstitutivna politika bi se na kraju
pretvorila u izvozno usmereni razvoj. U prvoj etapi
razvoja podr?ava se poljoprivreda uvozom opreme i
izvozom njenih proizvoda. U drugoj fazi, dok se uvoz
industrijskih proizvoda nastavlja, domaca proizvodnja
nekih od tih proizvoda zapocinje pod odgovarajucom
zastitom. U trecoj fazi domaca industrija je vecinski
snabdevac domaceg tr?ista, a u konacnoj fazi nastaje
izvoz industrijskih proizvoda u velikim razmerama
(Shafaeddin 2000. s. 15.).
Cesto se promasaji uvozno-supstitutivne strategije
pripisuju argumentu (politici) zastite mlade industrije.
Pri tome se zaboravlja da je ponekad cela industrija
bila pod zastitom, ali ne po principu zastite mlade
industrije nego zbog deficita platnog bilansa. Pored
takve "lose" zastitne politike, koja je bila cesta u
Latinskoj Americi, postojala je i "dobra"
uvozno-supstitutivna strategija razvoja u zemljama
istocne Azije (isto, s. 19.).
Ekspanzija izvoza i priliv inostranog kapitala nisu cilj
nego sredstvo, instrument razvojne strategije.
Postepeno otvaranje domace privrede mo?e pospesiti
razvoj na vise nacina. Pri samom otvaranju javlja se
jednokratan porast bruto domaceg proizvoda (izra?en
u stranim cenama) zbog realokacije resursa u
efikasniju upotrebu. Po zavrsenoj realokaciji taj se
razvoj iscrpljuje izuzev ako postoje izvori dinamickih
koristi (kao sto je povecanje investicija na osnovu
povecane stednje, pad cena investicionih dobara tako
da ista finansijska sredstva omogucuju povecanje
realnih investicija, preraspodela nacionalnog dohotka i
konkurencija koje podsticu ljude da stalno sticu nove,
korisne kvalifikacije) a efikasnost rada i kapitala se
stalno poboljsava izmedu ostalog i kroz uvoz
opredmecene (oprema) i neopredmecene tehnologije.
Postoji i jednostavnije tumacenje moguceg doprinosa
izvoza privrednom rastu. Izvoz mo?e da nadoknadi
nedovoljnu velicinu domaceg tr?ista i omoguci
sticanje potrebnih deviza. Rast izvoza mo?e da
podstice rast kljucnih sektora privrede i povecanje
investicija. Efikasna razvojna politika oslonjena na
izvoz trebalo bi da se osloni na sledece uslove: da
izvoz bude konkurentan, sto implicira odredenu
politiku deviznog kursa, da ponuda rada i kapitala
bude adekvatna sto podrazumeva odredenu politiku
obrazovanja, saobracaja i finansijskog posredovanja, i
da potrebni uvozni inputi budu raspolo?ivi bez visokih
carina ili drugih ogranicenja. Ovakvu politiku su
vodile Republika Koreja, Tajvan (Kina), Singapur,
Meksiko i Kina, a tradicionalno to i cini Japan.
Osnove za stabilan razvoj Republika Koreja je stvorila
agrarnom reformom kada je zemlju japanskih
veleposednika podelila domacim seljacima i stvorila u
znacajnoj meri egalitarnu distribuciju dohotka. Od
1960. do 1973. razvoj je postao izvozno usmeren;
godisnje stope rasta izvoza bile su 40-50% dok je
proizvodnja rasla po stopi od 10%. Od 1962. godine
regularno su donoseni petogodisnji planovi koji su
uvozno-supstitutivnu strategiju pretvorili u
izvozno-usmereni razvoj. Ucesce bruto investicija u
osnovne fondove u drustvenom proizvodu je povecan
sa 15% u 1965. na 26% u 1969. godini. Drugi talas
velikih investicija i brzog rasta poceo je 1973. godine
kada je pocela da se formira teska industrija (celik,
automobili).
Fenomenalan razvoj Republike Koreje se objasnjava
zbirom nekoliko kljucnih faktora: povecana
akumulacija (faktora proizvodnje), poboljsana
alokacija resursa, ekonomija obima i tehnoloski
razvoj. Izvoz je, na strani tra?nje, bio lokomotiva
razvoja. Investiciona tra?nja je takode stalno bila jaka,
a produktivnost rada je rasla br?e u industriji nego u
drugim delatnostima.
Petogodisnji planovi su sasvim odredeno formirali
privrednu strukturu, birajuci pojedine, pre svega,
izvozno orijentisane sektore. Vlada je uticala je
usmeravanje kredita, odr?avala cenovnu
konkurentnost izvoza sa ponekad blago depresiranim
realnim efektivnim kursem nacionalne valute. Do
1980. godine su postojala znacajna ogranicenja uvoza
ali je posticanje izvoza postojalo jos iz sezdesetih
godina. Davane su poreske povlastice, carinski
povracaji, beneficirane kamatne stope (Collins, Park
1989. ss. 122-134.). Izvoznici su imali pristup
velikom broju subvencija. U pocetku su subvencije
bile u gotovini, a posle 1965. u vidu oslobodenja od
poreza i carina. Izvoznici su bili oslobodeni uvoznih
ogranicenja (dozvola). U 1970. godini ukupan efekat
svih vrsta subvencija iznosio je 27,84%. Krediti
izvoznicima su takode bili visoko subvencionisani, a
direktne izvozne subvencije davane su ne samo
finalnim izvoznicima nego i indirektnim izvoznicima.
Izvoz je znacajno reagovao na subvencije: 1%
povecanja subvencija donosio je 2% povecanja izvozne
ponude.
U Brazilu je takode jos od sezdesetih godina uspesno
primenjivan obiman sistem izvoznih podsticaja
uporedo sa blagom ali kontinuelnom politikom
depresijacije nacionalne valute. Rezultat je bio visok
rast industrijskog izvoza kao osnova "brazilskog cuda"
sve do du?nicke krize iz 1982. godine. Ukupna stopa
svih podsticaja bila je u 1977. godini 50%, a u 1980.
jos uvek 21,6% (Rodrik 1995. ss. 335-362.). U
sedamdesetim godinama brazilski izvoz industrijskih
proizvoda rastao je po 38% godisnje.
U teorijskoj literaturi (razvijenih zemalja) navedene
mere ekonomske politike smatraju se odstupanjem od
tr?isnih principa i kao izvor "distorzija" koje umanjuju
efikasnost alokacije resursa. U stvarnosti, medutim, ni
najrazvijenije zemlje nisu napustile principe zastite
mlade industrije i podsticanja izvoza.
U SAD administracija za mala preduzeca
subvencionisala je kredite 26 hiljada preduzeca, a taj
broj je do 1992. godine povecan na 58 hiljada
preduzeca. Industrijska preduzeca sa kapitalom ispod
40 miliona dolara mogu dobiti zajmove sa polovinom
tr?isne kamatne stope. U 1999. godini bilo je 821
razlicitih sema poreskih povlastica u 50 dr?ava SAD.
Procenjuje se da je u 1999. godini u SAD dato
poreskih povlastica u iznosu od 3,5 mld. dolara na
izvoz od oko 250 mld.dolara. Povlastice (poresko
oslobodenje izvoznih prihoda) dobijaju ne samo male i
nove kompanije nego i multinacionalne firme (kao
General Electric, Microsoft, Ford, Motorola, Boeing)
i to ne samo za nove proizvode nego i za proizvode od
nafte, automobile, i osnovna potrosna dobra
(Shafaeddin 2000. ss. 20-21.). Svaka americka
korporacija mo?e da osnuje (fiktivnu) firmu u
inostranim "off shore" zonama preko kojih ce izvoziti
proizvode sa preko 50% americkog sadr?aja. Prihodi
tih kompanija su do 65% oslobodeni americkih
poreza. Tako izvoznici mogu svoje poreske obaveze da
smanje za 10-30% (isto, s.21).
Nije, dakle, nepoznato da i najrazvijenije zemlje imaju
nacionalne razvojne strategije i da uticu na formiranje
svoje privredne strukture. Pitanje je, medutim, koji su
moguci kriterijumi za smislenu strukturnu politiku.
Kriterijumi strukturne politike
Vec je pokazano da su neki elementi razvojne
strategije svake zemlje predodredeni geografskim
polo?ajem, strukturom i razmestajem prirodnog
bogatstva, stepenom urbanizacije i demografskim
ciniocima. Ovi faktori prilicno jasno predodreduju
razvoj saobracajne i energetske infrastrukture,
poljoprivrede i socijalni razvoj. Zato ovde pod
kriterijumima strukturne politike mislimo na cinioce
na osnovu kojih se formira struktura industrijske i
ostale nepoljoprivredne proizvodnje.
Po klasicnoj i neoklasicnoj teoriji, strukturna politika
je nepotrebna jer ce po principu komparativnih
prednosti u svakoj zemlji da se formira struktura
proizvodnje, izvoza i uvoza koja je u skladu sa
strukturom raspolo?ivih faktora proizvodnje.
Naravno, ova teorija va?i samo ako su ispunjene neke
pretpostavke: perfektna konkurencija, konstantni
prinosi, tj. nepostojanje ekonomije obima i eksterne
ekonomije, a za finansijske transakcije i odsustvo
nekompletnosti i asimetrije informacija. Te
pretpostavke su danas sve manje ispunjene. Zato i
opsta ekonomska teorija i teorija spoljne trgovine
tra?e resenja ispitivanjem posledica napustanja
pojedinacnih ili svih tih pretpostavki. Nove teorije
nastale po tom osnovu cesto mnogo uspesnije
objasnjavaju formiranje proizvodnih i
izvozno-uvoznih struktura zemalja u danasnjim
uslovima i daju logicna resenja zatecenih
karakteristika pojedinih zemalja.
Intraindustrijska trgovina i strateska trgovinska
politika
Struktura proizvodnje u nekim zemljama mo?e da se
menja nezavisno od sopstvene razvojne strategije,
ukoliko su preduzeca posmatrane zemlje zahvacena
necijom politikom medunarodne fragmentacije
proizvodnje. Dekompozicija proizvodnog procesa na
radno-intenzivne i druge faze proizvodnje u tekstilnoj
industriji Evropske unije anga?ovala je preduzeca
zemalja istocne Evrope na "doradnim poslovima".
Ako bi vecina industrijskih sektora u tim zemljama
tako postala privesak preduzeca iz razvijenih zemalja,
nikakva nacionalna strategija razvoja ne bi bila
moguca.
Medutim, medunarodna fragmentacija proizvodnje je
moguca i na ravnopravnoj, racionalnoj osnovi, pri
cemu svi ucesnici samostalno donose svoje razvojne
odluke. Kada je u Evropskoj ekonomskoj zajednici
proces integracije dovoljno odmakao postavila se
dilema hoce li nova podela rada medu zemljama
clanicama da dovede do zatvaranja citavih
industrijskih sektora zbog intergranske specijalizacije
u proizvodnji pojedinih zemalja. To bi izazvalo, bar u
odredenom periodu, povecanje nezaposlenosti.
Prakticno se to nije desilo. Zemlje Evropske zajednice
nisu usle u proces medugranske specijalizacije nego u
unutargransku (intragransku) specijalizaciju. Ovaj
fenomen je zapa?an i ranije u statistickim analizama
svetske trgovine kada se pokazalo da se medu
pojedinim zemljama razmenjuju skoro isti proizvodi,
na primer, farmaceuske ili automobilske industrije.
Samo podrobnije analize su pokazale da se ne radi
bukvalno o istim proizvodima nego o razlicitim
proizvodima ili delovima proizvoda iste grane
industrije. Na taj nacin se Evropska unija spasla
velikih troskova restrukturisanja, a ceo proces je tekao
na osnovu ekonomske motivacije. U?a specijalizacija
je dovodila do koriscena ekonomije obima, a u
okru?enju komplementarnih delatnosti, i do pozitivnih
efekata eksterne ekonomije. Drugim recima, najveci
deo industrijskih delatnosti u zemljama Evropske
unije opstao je i posle stvaranja jedinstvenog
unutrasnjeg tr?ista, zahvaljujuci daljoj specijalizaciji
koja se sasvim dobro objasnjava u realnosti postojecim
odstupanjima od pretpostavki klasicne i neoklasicne
teorije (konstantni troskovi, potpuna konkurencija
itd.).
Razumno je postaviti pitanje zasto u ovu intragransku
specijalizaciju ne bi mogli da se ukljuce i proizvodaci
iz zemalja izvan Evropske unije; pogotovu imajuci u
vidu da se razlicitim sporazumima izmedu njih i
Evropske unije sve vise smanjuju prepreke za razmenu
industrijskih proizvoda. To znaci da i u njihovoj
postojecoj industriji ima osnova za dublju
specijalizaciju uz koriscenje kapaciteta, strucne radne
snage, iskustva i ostalih cinioca kao sto su stvorena
istra?ivacko-razvojna i obrazovna osnova.
Svaka vrsta tr?isne imperfektnosti koja je bilo uzrok
bilo posledica intraindustrijske razmene, pojedinim
privrednim subjektima obezbeduje monopolsku
poziciju, neku vrstu rente ili posebnu pregovaracku
snagu. Velike zemlje, koje imaju znacajan broj takvih
subjekata, odredenim merama ekonomske politike
mogu objediniti i pojacati tu pregovaracku snagu,
nametnuti preraspodelu koristi od razmene ka sebi bez
retorzivnih mera od strane drugih zemalja. Drugim
recima, medu dr?avama nejednake pregovaracke snage
one jace imaju racuna da vode takvu stratesku
trgovinsku politiku. Ovo, naravno, ne va?i za male
zemlje.
Aglomeracija i privredna struktura
Neispunjenost restriktivnih pretpostavki klasicnog i
neoklasicnog modela na jos neke nacine objasnjava
cinjenicu da struktura i razmestaj proizvodnje u
pojedinacnim zemljama u mnogome odstupaju od
predvidanja na osnovu raspolo?ivosti faktora
proizvodnje, odnosno teorije komparativnih prednosti.
Jedna od fikcija u toj teoriji je da nema transportnih
troskova. Koliko god da je tehnicki progres smanjio
troskove transporta i pratece infrastrukture, u
stvarnosti je polo?aj u svetskoj trgovini, pa i sam
stepen otvorenosti, pojedinih privreda ostao u
visokom stepenu odreden geografskim polo?ajem i
visinom transportnih troskova. Empirijske studije
pokazuju bitnu razliku medu zemljama koje imaju
neposredan pristup pomorskom transportu i onih koje
nemaju morske luke. Prva grupa ima ucesce uvoza u
bruto domacem proizvodu od 28%, a druga svega
11%. Osam od 15 najvecih izvoznika (nesirovinskih
proizvoda) u svetu su ostrvske zemlje, a ni ostale nisu
odsecene od mora. Transportni troskovi su danas
mnogo veca prepreka trgovini nego carine. U
transportne troskove racunaju se i troskovi
infrastrukture (kvalitet saobracajne i komunikacione
infrastrukture). Losa infrastruktura cini oko 40%
transportnih troskova u primorskim zemljama, a 60%
u onim odsecenim od mora. U ovoj drugoj grupi
zemalja transportni troskovi su u proseku za 55% veci
nego u primorskim zemljama. Povecanje transportnih
troskova za 10% smanjuje obim trgovine za 22,4%
(Venables 2001. ss. 451, 452, 463.).
Tvrdokorno opstajanje prostorne udaljenosti i
transportnih troskova objasnjava ne samo obim i
pravce spoljne trgovine nego i strukturu i razmestaj
proizvodnje u nacionalnim privredama. Izuzev u
slucaju prirodnih resursa, lokaciju preduzeca u
nacionalnim i regionalnim razmerama objasnjava
"nova ekonomska geografija".
Razmestaj pojedinih industrija u nacionalnim
privredama nije slucajan. Vecina srednjih i manjih
gradova ima prete?no jednu vrstu industrije, dok u
velikim gradovima postoji raznovrsnost industrijskih
preduzeca. Ovo se objasnjava ekonomijom
aglomeracije i transportnim troskovima. Visoka
koncentracija odredene industrije u jednom gradu
omogucava koriscenje efekata ekonomije obima na
nivou cele date industrije. Velika proizvodnja tra?i da
se plasira i na udaljenim tr?istima. Proizvodi sa
niskim transportnim troskovima mogu se prodavati na
regionalnim ili medunarodnim tr?isitima. Proizvodi
sa visim transportnim troskovima prodavace se samo
na lokalnom tr?istu, zato ce se proizvoditi na vise
lokacija.
Aglomeracija objasnjava gde ce se pojedine grupe
industrijskih delatnosti locirati, a samim tim i sta ce
se na odredenoj teritoriji proizvoditi. Bez prostorne
udaljenosti, transportnih troskova, ekonomije obima i
eksterne ekonomije, fenomen anglomeracije ne bi
postojao i prostorna lokacija preduzeca ne bi bila
va?na (Jovanovic 2003. s.2.). Aglomeracija znaci
okupljanje, grupisanje preduzeca u "grozdove"
(cluster) na odredenim lokacijama. Grozdovi se
stvaraju da bi preduzeca profitirala od prisustva
drugih, obicno na lokacijama sa znacajnom tra?njom
njihovih proizvoda. Tu, po pravilu, postoji gusta
mre?a dobavljaca potrepstina date grupe industrija.
Medu preduzecima postoji vrlo visok stepen podele
rada, visok nivo specijalizacije omogucava
akumulaciju znanja i primenu novih tehnologija,
visoka strucna kvalifikacija zaposlenih i neposredna
razmena proizvodnih iskustava omogucava
akumulaciju ljudskog kapitala .
U klasteru (grozdu) mogu biti vertikalno povezana
preduzeca (dobavljaci ili kupci) i horizontalno
povezane firme - konkurenti. Aglomeracija
omogucava preduzecima kolektivne koristi koje ne bi
ostvarile da su medusobno prostorno udaljena.
Eksterne ekonomije koje se stvaraju u grozdu su
razlicite od ekonomije obima koja je svojstvena i
donosi korist samo pojedinacnom preduzecu. Mnoge
firme sticu konkurentske prednosti ciji je izvor izvan
sopstvenog preduzeca ali u okviru mre?e preduzeca
koje cine grozd (isto, s. 34).
Iako se mnogi grozdovi u razvijenim zemljama
spontano formiraju, mnogi su se odr?ali zahvaljujuci
podrsci dr?ave. Jedna empirijska analiza sedam
industrija u SAD i Zapadnoj Evropi ubedljivo je to i
pokazala. Nemacka i americka proizvodnja u
farmaceutskoj i petrohemijskoj industriji oslanjala se
na istra?ivacki potencijal dr?avnih univerziteta.
Americka farmaceutska proizvodnja se u visokom
stepenu oslanjala na dr?avno finansirana istra?ivanja
putem mre?e nacionalnih instituta za zdravlje.
Proizvodaci poluprovodnika, racunara i softvera imali
su podrsku vojnih nabavki i vojnih programa
istra?ivanja u SAD Studija je takode dosla do nalaza
da u sektorima sa visokim fiksnim troskovima (za
istra?ivanje i razvoj) i gde proizvodne i marketinske
aktivnosti ukljucuju ekonomiju obima, prednosti
zacetnika pojedinih industrija po pravilu pripadaju
zemljama gde se ta proizvodnja prvo pojavila.
Zaklju?ak
Nacionalne strategije razvoja u sistemu maksimizacije
blagostanja na svetskom nivou, po misljenju tr?isnih
fundamentalista, nisu potrebne. To je veoma sporno.
Svetski maksimum nije zbir nacionalnih maksimuma.
Pri maksimizaciji neke svetske funkcije cilja
pojedinacnim zemljama pripada polo?aj koji mo?e da
bude ispod njihovog potencijalnog lokalnog
maksimuma. U tom slucaju bi svetski parlament i
svetska vlada trebalo da finansijskim transferima
obestete zemlje koje su nesto ?rtvovale zarad svetskog
maksimuma.
U takvom sistemu Srbija bi proizvodila samo maline
a sve bi drugo uvozila. Ako izvoz maline ne bi
obezbedivao potreban drustveni proizvod, po svetskim
kriterijumima bi se zasnovale i neke druge
proizvodnje. Posto nema svetskog parlamenta i
svetske vlade, te druge proizvodnje bi zasnovali
stvarni gospodari svetske privrede; transnacionalna
preduzeca i njihove maticne dr?ave. Proizvodna
struktura bi se formirala shodno njihovoj strategiji
medunarodnog razmestaja proizvodnje. Cak i kada bi
egzekutori svetskih kriterijuma razmestali
proizvodnju striktno po kriterijumima tr?isnog
fundamentalizma, taj sistem ne bi funkcionisao. Ako
tr?ista robe i faktora proizvodnje ne funkcionisu
potpuno ni u nacionalnim ekonomijama, jos manje ce
besprekorno funkcionisati na svetskom nivou.
Tr?isni fundamentalisti su protiv dr?avnog uticaja na
privredne tokove smatrajuci da je tr?isni automatizam
dovoljan. Ljudsko drustvo, medutim, ne cini samo
tr?iste. U razvoju drustva delatnost dr?ave nije
intervencija spolja vec sastavni deo jednog sveukupnog
procesa autoregulacije sistema. Otuda delatnost dr?ave
u interesu vecine stanovnistva nije nepo?eljna.
Nacionalne razvojne strategije moraju da se bave i
strukturom privrede, odnosno proizvodnje. Po?eljno je
da se formira struktura koja optimalno koristi sve
faktore proizvodnje i daje najveci efekat. Pokazalo se,
medutim, da ne postoji samo jedan kriterijum za
formiranje strukture i razmestaj proizvodnje. Zbog
neispunjenosti najva?nijih njegovih pretpostavki, to ne
mo?e biti samo klasican princip komparativnih
prednosti. Postoje i drugi kriterijumi. Intraindustrijska
specijalizacija i aglomeracija objasnjavaju i onu
strukturu i razmestaj proizvodnje u razvijenim
zemljama koja se ne mo?e objasniti raspolo?ivoscu
faktora proizvodnje.
U stvarnosti nema zemalja ciji prostor i privrede nisu
zahvaceni nekom razvojnom strategijom. Pitanje je
samo da li im je dozvoljeno da same formiraju svoju
razvojnu strategiju ili im je donose subjekti
"medunarodne zajednice". U prvom slucaju zemlje
same odreduju svoje ciljeve i puteve do njih. U
drugom slucaju to im nije dozvoljeno. Ko ne odreduje
svoje ciljeve i nezna kuda je krenuo, sasvim izvesno
tamo nikada nece stici.
Fushata e anulimit te vizave / Kampanja za ukidanje viza
http://www.citizenspact.org.yu/novisa/index.php
Citizens in countries in South-Eastern Europe stand in the queue for
hours or even days in front of Embassies and consulates, in order to
get a visa to visit a relative in a neighboring country, to travel
abroad for a sports game, a business deal or a cultural event or to
meet friends and partners in Western Europe.
We no longer accept this situation. We demand freedom of movement.
The existing visa regulations within South-Eastern Europe and between
countries in South-Eastern Europe and the `Schengen countries'
(Western and Central Europe):
Hamper normal communication between citizens
Hamper the process of strengthening of democracy in South-Eastern
Europe
Make the return of refugees to their places of origin more difficult
Block regional cultural and economic development and co-operation
Block the progress in the pan-European integration
We stand for ONE EUROPE: peaceful, democratic, prosperous!
We therefore demand:
1. Total abolishment of visas within South-Eastern Europe.
Highest priority should be given to the abolishment of the visa regime
between Yugoslavia and Croatia, because it obstructs the normalization
process between these countries and in the region as a whole.
Let us treat each other equally so that we can demand to be treated
equally by the world.
2. Total abolishment of visas between countries in South-Eastern
Europe and countries in Western and Central Europe (the `Schengen
countries').
States from South-Eastern Europe must work to meet the conditions for
visa abolishment. At the same time, the "Schengen countries" are
requested to start softening the visa regulations immediately
This campaign is an institutive of the Citizens' Pact for
South-Eastern Europe.
http://www.citizenspact.org.yu/novisa/index.php
Da: ANPPIA
Inviato: giovedì 22 maggio 2003 9.55
A: borisbellone@...
Oggetto: I: PROMEMORIA: Concerto / Koncert - contro l'equiparazione
dei combattenti per la libertà a fascisti e nazisti / proti enacenju
borcev za svobodo s fasisti in nacisti
----- Original Message -----
From: a.r.
Sent: Wednesday, May 21, 2003 11:10 PM
Subject: PROMEMORIA: Concerto / Koncert - contro l'equiparazione dei
combattenti per la libertà a fascisti e nazisti / proti enacenju
borcev za svobodo s fasisti in nacisti
PROMEMORIA
Associazione per la difesa dei valori dell'antifascismo e
dell'antinazismo
organizza venerdì 23 maggio in piazza Goldoni a Trieste a partire
dalle ore 19:
CONCERTO CONTRO L'EQUIPARAZIONE DEI COMBATTENTI PER LA LIBERTA' A
FASCISTI E NAZISTI
Suonano:
Fiberglas - Dirty fingers - 5SAV - Io non so
Alle ore 21: Concerto del CORO PARTIGIANO TRIESTINO "P. TOMAZIC"
PROMEMORIA
Drustvo za ohranjanje vrednot protifasisma in protinacisma
prireja v petek 23. maja 2003 na trgu Goldoni v Trstu od 19 ure
KONCERT PROTI ENACENJU BORCEV ZA SVOBODO S FASISTI IN NACISTI
Sodelujejo:
Fiberglas - Dirty Fingers - 5SAV - Io non so
Ob 21: Trzaski Partizanski Pevski Zbor "Pinko Tomazic"