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La NATO alla spasmodica ricerca della guerra con Mosca

0) LINKS e BREVI
1) Typhoon italiani contro i russi sul Baltico (AnalisiDifesa.it, 18/12/2014)
2) L'Alleanza atlantica mobilita 30mila militari al confine russo (M. Dinucci)
3) La Nato vuole lo scontro militare con Mosca, l’Ue in allarme (M. Santopadre)
4) Intransigenti filo ucraini e democratici d’occasione. Bernard Levy & Soros (M. Marsonet)


Iniziative segnalate:

* Bologna, 14 febbraio 2015
PIAZZA RE ENZO, DALLE ORE 16.00 ALLE 18.30: PRESIDIO 
PACE E LIBERTA' PER IL DONBASS! NO AL FASCISMO IN UCRAINA!
Evento facebook: https://www.facebook.com/events/603144329819540/

* Non un passo indietro! [NOI SAREMO TUTTO aderisce alla CAROVANA ANTIFASCISTA della BANDA BASSOTTI del 9 maggio GIORNO DELLA VITTORIA. NO PASARAN!]
Il video di presentazione del progetto internazionalista "Non un passo indietro!" della rete nazionale Noi Saremo Tutto... (Noi Saremo Tutto, 3 feb 2015)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=tcK-LPuHeLw

* Nuovo libro:
UCRAINA, DONBASS. I crimini di guerra della Giunta di Kiev
di Enrico Vigna. Zambon editore, 2015
ISBN 978-88-98582-14-3 - 17x24 cm - 240 pagine a colori - 20 €
Per Informazioni, richieste, presentazioni, contatti, scrivere a:     info@...


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Brevi:

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 23/12/2014

Con l'approvazione odierna del Progetto di Legge 1014-3, in materia di "emendamenti ad alcune leggi ucraina sull'attuazione delle politiche di non allineamento", la Rada decide di porre fine alla neutralità del paese, indirizzandosi apertamente verso il blocco euro-atlantico. I 303 deputati che hanno votato a favore, hanno scelto di modificare l'articolo 6 della legge "Sulla base della sicurezza nazionale dell'Ucraina", in relazione alle necessità di integrarsi nello spazio politico europeo allo scopo di aderire all'UE.
L'approvazione del progetto di Legge prevede anche di modificare l'art. 11 della legge "Sui fondamenti della politica interna ed estera", al fine approfondire la cooperazione con la NATO allo scopo di adeguarsi ai criteri necessari all'ingresso nell'organizzazione.

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10 gennaio 2015 – In un'intervista con i giornalisti tedeschi, il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov ha affermato che l'espansionismo verso est della NATO è una minaccia per la sicurezza in Europa.
"Tutte le proposte russe per unire le forze e lavorare su una nuova architettura della sicurezza sono state ignorate con arroganza dall'Occidente," - ha detto Gorbaciov.
Rispondendo alla domanda se in Europa ancora una volta potrebbe scoppiare una guerra su larga scala, il politico ha detto: "Non bisognerebbe nemmeno pensarci. Tale guerra sarebbe inevitabilmente nucleare. Non sopravviveremo nei prossimi anni se qualcuno non sarà lucido in questo contesto."

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Dead bodies in NATO uniforms, US weapons recovered from under debris of Donetsk airport
http://itar-tass.com/en/world/772859

DONETSK, January 22. /TASS/. Dead bodies in NATO uniforms and a great number of US-made weapons have been recovered from under the debris of the Donetsk airport, Eduard Basurin, a spokesman for the defense ministry of the self-proclaimed Donetsk People’s Republic (DPR) said on Thursday.
“While examining the building of the Donetsk airport, we found a great number of American firearms, assault rifles and hand mortars, equipment and communications devices,” he said. “We also found publications in European languages, including on religious matters.”
Apart from that, “we found dead bodies in NATO uniforms under the debris in the new terminal. Personal belongings indicated that these people were foreign citizens contracted by private military companies who operated under the disguise of Ukrainian subversive groups,” he said.

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MILITARI INGLESI REGOLARI DELLA NATO COMBATTONO a Mariupol NELL'ESERCITO UCRAINO, ECCO LA PROVA (Fonte: pagina FB di Rolando Dubini, 23/1/2015): 
Elina Mellarini posta questo incredibile video ripreso ieri in via olimpiskajia a Mariuopol dopo che c'è stata la strage causata forse per errore dai Grad ucraini che sono anhdati fuori bersaglio, al secondo 0,24 il soldato inseguito dalla giornalista a cui per tutto il tempo ha cercato di dare le spalle dice "non il mio volto,prego" in ottimo inglese, a differenza di quanto riportato, l'accento è dell'Inghilterra, si tratterebbe di un soldato NATO senza mostrine, non di un mercenario
VIDEO: http://youtu.be/jW1JdOXdJkU

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I falchi USA attaccano Mogherini e puntano a spaccare l'Europa - di GIULIETTO CHIESA, Direttore di Pandora TV
https://www.facebook.com/PANDORATV.IT/photos/a.596888513732284.1073741828.596490170438785/769480943139706/?type=1

La decisione congiunta dei quattro ministri degli esteri sul ritiro delle armi pesanti dalle linee del fronte, più che una boccata d'aria sembra essere l'ultimo respiro prima del collasso di ogni tregua e della ripresa dei combattimenti su larga scala.
Inutile dire che, sul terreno le formazioni militari semi-regolari, legate alle forze ucraine più estremiste, premono per un'offensiva. Hanno ricevuto le armi da USA e NATO e vogliono usarle.
Naturalmente non si spingerebbero a tanto se non ci fosse una chiara copertura da parte americana, della Germania della Merkel e della Polonia. Questo è lo schieramento che punta allo scontro.
Lo fa continuando a insistere sulla presenza di truppe russe sul territorio del Donbass, cioè all'interno dei confini dell'Ucraina. Presenza indimostrata e, si ha ragione di ritenere, indimostrabile poichè non esistente.
D'altro canto un articolo di John Vinocur, giornalista falco per eccellenza, apparso sul Wall Street Journal, scatena un violentissimo attacco, al limite dell'insulto personale, contro Federica Mogherini, presentata come una suffragetta pacifista, a causa di una sua presa di posizione che, comunque, riflette le posizioni - sicuramente esistenti in Europa - che cercano di prendere tempo e di non forzare Putin a un intervento più esplicito a sostegno dei ribelli.
La Mogherini si muove esprimendo sia la posizione di Hollande, sia quella dei socialdemocratici tedeschi, sia quella di numerosi circoli europei molto inquieti per il pericolo crescente rappresentato dalla pressione americana.
Vinocur attacca anche il presidente Obama, senza mezzi termini, accusandolo di incertezze e di illusione che sia possibile "ricondurre alla ragione" Putin.
Il quadro di un aggravamento ulteriore della situazione sul terreno è disegnato con chiarezza dai fatti. La risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 15 gennaio ha spalancato la porta di un'offensiva americana. Se "l'altra Europa" cede, saranno guai per tutti.

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Vedi anche:

NATO begins to train Ukrainian NCO corps (By Alex Statko, Southeast European Times, December 19, 2014)

L’Ucraina, la NATO e la preparazione della guerra alla Russia (30/12/2014)
Il portale “Svobodnaja Pressa” (Stampa Libera) raccoglie l’opinione di alcuni politici e analisti russi e ucraini sulle conseguenze della decisione del parlamento ucraino di annullare lo status di “paese non allineato”, in vista della richiesta di adesione alla NATO…
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24925-lucraina-la-nato-e-la-preparazione-della-guerra-alla-russia.html

NATO Mission starts operating in Ukraine (03.01.2015)
The mission will promote NATO in cooperation with the authorities and the media in Ukraine…

Außer Kontrolle (Aufrüstung und die Herausbildung von Warlords in der Ukraine – GFP 08.01.2015)
Begleitet von Protesten verhandelt der Kiewer Ministerpräsident Arsenij Jazenjuk am heutigen Donnerstag mit Bundeskanzlerin Angela Merkel über die Ausweitung der deutschen Unterstützung für die Ukraine. Jazenjuk treibt die Aufrüstung der ukrainischen Streitkräfte mit aller Macht voran; Beobachter vermuten, Kiew bereite eine erneute Offensive im ukrainischen Bürgerkrieg vor. Berichten zufolge sind mehrere NATO-Staaten in die Aufrüstung der Streitkräfte des Landes involviert. Die Bundesregierung hat bereits im September bestätigt, sie habe Anträge auf die Ausfuhr unter anderem von "Schutzausrüstung" in die Ukraine positiv beschieden. Sogar transatlantische Unterstützer des Kiewer Umsturzes vom Februar 2014 warnen inzwischen, der Einflussgewinn faschistischer Milizen und gewisser Oligarchen drohe ein Warlord-System zu schaffen, das sich jeglicher Kontrolle entziehe. Mit der Unterstützung extrem rechter Bataillone hat sich vor allem die Partei von Ministerpräsident Jazenjuk hervorgetan, der bereits gestern von Bundespräsident Joachim Gauck feierlich empfangen worden ist...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59027
Out of Control (Ukrainian Prime Minister in Berlin) – GFP 2015/01/08)
Accompanied by protest demonstrations, Kiev's Prime Minister, Arseniy Yatsenyuk, will have talks with Chancellor Angela Merkel today, Thursday, on expanding German support to Ukraine. Yatsenyuk is pursuing an arms buildup by all possible means. Observers assume that Kiev is preparing a new offensive in Ukraine's civil war. It was reported that several NATO countries are involved in arming the country's military. The German government confirmed back in September that it had satisfactorily complied with Ukraine's requests including "defensive equipment". Even trans-Atlantic supporters of Kiev's February 2014 putsch, are now warning that a considerable rise in the influence of fascist militias and certain oligarchs is threatening to establish an uncontrollable warlord system. Prime Minister Yatsenyuk's party has particularly taken the lead in supporting right-wing extremist battalions. Yesterday, Yatsenyuk was ceremoniously received by German President Joachim Gauck...

(All'aeroporto di Donetsk, i battaglioni Somali e Sparta hanno rinvenuto fucili AR-15 di fabbricazione americana)
18.01.2015 Donetsk Airport. DPR soldiers defend airport (PL Win, 18 gen 2015)
Donetsk People's Republic soldiers defend the airport. They found at the airport warehouse of NATO weapons...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=YeYGSAkUeW0

Ukrainian armed forces chief of staff to visit NATO HQ on Jan 21-22 (Interfax-Ukraine – January 21, 2015)

PTV News 23 gennaio 2015 – La guerra segreta della NATO a Donetsk
23/01/2015 – Cadaveri con uniformi della Nato e armi americane trovati sotto le macerie dell’aeroporto di Donetsk, riconquistato dai ribelli filorussi. Circa 600 i combattenti ucraini uccisi nella battaglia più sanguinosa dall’inizio delle guerra civile nell’est dell’Ucraina. Questa la risposta dei filorussi alla massiccia mobilitazione del governo di Kiev, che nei giorni scorsi aveva respinto il piano di pace proposto da Putin e lanciato una nuova offensiva con cinquantamila uomini
http://www.pandoratv.it/?p=2724
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=mkWvNFVqyaY

Preserving Ukraine’s Independence, Resisting Russian Aggression: What the United States and NATO Must Do (Feb 2015)
By: Steven Pifer, Strobe Talbott, Ambassador Ivo Daalder, Michele Flournoy, Ambassador John Herbst, Jan Lodal, Admiral James Stavridis and General Charles Wald
[il rapporto del "The Brookings Institution", think thank USA molto influente, redatto in collaborazione con altri gruppi elitari e con personaggi anch'essi influenti della politica e dell'esercito USA.
"Preservare l'indipendenza dell'Ucraina, resistere all'aggressione russa: quello che gli Stati Uniti e la NATO devono fare"]
http://www.brookings.edu/research/reports/2015/02/ukraine-independence-russian-aggression

Il «prestigio» dell’Italia (di Manlio Dinucci - su Il Manifesto del 2/2/2015)
http://ilmanifesto.info/il-prestigio-dellitalia/

PTV News 3 febbraio 2015 – USA e NATO pronti a inviare armi in Ucraina
Gli Stati Uniti e la Nato pronti all’invio di armi in Ucraina. No di Angela Merkel all’escalation militare. E Obama ammette: “facemmo accordo per il cambio di governo a Kiev”...
http://www.pandoratv.it/?p=2779
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=ag530FbhHzY

Arbeitsteilige Aggression (Debatte um Waffenlieferungen an die Ukraine - GFP, 3/2/2014)
Vor den Ukraine-Gesprächen am Rande der bevorstehenden Münchner Sicherheitskonferenz schließen deutsche Außenpolitiker eine Zustimmung zu US-Waffenlieferungen an Kiew nicht aus. Entsprechende Überlegungen in Washington halte er "für angemessen und wichtig", erklärt der Leiter der Sicherheitskonferenz, Wolfgang Ischinger, nach Vorstößen aus US-Regierungskreisen, laut denen etwa panzerbrechende Waffen und Drohnen an die ukrainischen Streitkräfte geliefert werden könnten. Ähnlich äußern sich ungeachtet ablehnender Erklärungen der Bundeskanzlerin auch mehrere Bundestagsabgeordnete. Hintergrund ist, dass Kiew den Bürgerkrieg bislang nicht im Sinne des Westens entscheiden kann, die ukrainischen Truppen in teils desolatem Zustand sind und Desertionen wie auch Proteste gegen die blutigen Kämpfe zunehmen. Die offizielle Lieferung tödlicher Waffen an die Ukraine durch die Staaten des Westens gilt als Option, um eine Wende herbeizuführen. Sicherheitskonferenz-Leiter Ischinger hält dabei eine "Arbeitsteilung" zwischen Washington und Berlin für denkbar...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59047

Ignoring caps, Obama proposes big boost in defense spending (By Jon Harper, Stars and Stripes - February 2, 2015)
http://www.stripes.com/news/ignoring-caps-obama-proposes-big-boost-in-defense-spending-1.327265
Poroshenko, Stoltenberg to meet in Munich (Ukrinform, February 3, 2015)
http://www.ukrinform.ua/eng/news/poroshenko_stoltenberg_to_meet_in_munich_328762
WSJ: US mulls supplying Ukraine with Javelin anti-tank missiles (UNIAN - February 3, 2015)
http://www.unian.info/war/1039608-wsj-us-mulls-supplying-ukraine-with-javelin-anti-tank-missiles.html
U.S. to allocate Ukraine $117 million to counter Russian aggression (Ukrinform - February 3, 2015)
http://www.ukrinform.ua/eng/news/us_to_allocate_ukraine_117_million_to_counter_russian_aggression_328726

La guerra in Ucraina spacca la Nato (di Simone Pieranni, 5.2.2015)
http://ilmanifesto.info/la-guerra-in-ucraina-spacca-la-nato/

Ein Ring um Russland (II) (Berlin: Führende Rolle bei NATO-"Speerspitze" – GFP 6/2/2015)
BERLIN (Eigener Bericht) - Deutschland übernimmt eine führende Rolle beim Aufbau der neuen NATO-"Speerspitze" in Osteuropa. Rund 2.700 von insgesamt 5.000 bis 7.000 Soldaten, die in diesem Jahr die gestern von den NATO-Verteidigungsministern beschlossene Kampftruppe etablieren sollen, werden von der Bundeswehr gestellt. Auch in den NATO-Stützpunkten, die in sechs Staaten Osteuropas eingerichtet werden, wo sie bei Bedarf als Operationszentralen dienen sollen, werden deutsche Militärs präsent sein. Berlin erhält damit prägenden Einfluss auf die künftige NATO-Struktur in seinem traditionellen osteuropäischen Einflussgebiet. Die Maßnahmen ziehen den Ring, den das westliche Kriegsbündnis um Russland legt, ein weiteres Stück zusammen - zumal bereits vergangenes Jahr Schweden und das im Norden an Russland grenzende Finnland sich der NATO weiter angenähert haben und der Kaukasus-Staat Georgien sich ab diesem Jahr an der NATO Response Force beteiligen will, die auf 30.000 Mann aufgestockt werden soll. Aus ihr wird die NATO-"Speerspitze" gebildet. Deutschland wird mit seiner führenden Position in der "Speerspitze", sollte der Konflikt mit Moskau unkontrolliert eskalieren, an vorderster Front gegen Russland stehen...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59049

Come cambia la geografia delle basi USA in Europa (di Antonio Mazzeo, 6/2/2015)
http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2015/02/come-cambia-la-geografia-delle-basi-usa.html

Lavrov's Munich speech (full transcript): "There is a strong irritant in the Euro-Atlantic, which we will have to get rid of" (Fort Russ)
http://fortruss.blogspot.com/2015/02/lavrovs-munich-speech-full-transcript.html


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http://www.analisidifesa.it/2014/12/typhoon-italiani-contro-i-jet-russi-sul-baltico/

TYPHOON ITALIANI “CONTRO” I RUSSI SUL BALTICO

di Redazione – 18 dicembre 2014

Gli Eurofighter italiani si misureranno presto con Mig, Sukhoi e Tupolev russi nei cieli sempre più caldi del Mar Baltico. Quattro caccia  Typhoon dell’Aeronautica Militare Italiana verranno schierati dal 27 dicembre  nella base lituana di Siauliai nell’ambito della Baltic Air Patrol (BAP) della NATO, l’operazione che vede i jet alleati alternarsi nel garantire la protezione aerea alle tre Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) partner dell’Alleanza Atlantica ma le cui forze aeree sono prive di jet da combattimento.
La BAP è stata progressivamente potenziata. quest’anno in seguito alla crisi in Ucraina e all’escalation dei voli militari russi ai limiti dello spazio aereo dei Paesi che si affacciano sul Baltico
Si tratta di un  nuovo importante impegno per l’Aeronautica Militare italiana, l’unica in ambito alleato a garantire la  sorveglianza dello spazio aereo di ben quattro Nazioni prive di forze aeree da combattimento: oltre a partecipare a rotazione alla BAP in Lituania i nostri jet proteggono infatti i cieli dell’Islanda (a rotazione con altri partner NATO), Slovenia e Albania, quest’ultima in cooperazione con le forze aeree greche.
Secondo fonti NATO (il Ministero della Difesa italiano come al solito tace) l’Italia assumerà il comando della BAP e  i Typhoon saranno operativi dall’inizio dell’anno insieme ai jet polacchi (4 Mig-29 schierati anch’essi a Siauliai, a 4 Typhoon spagnoli basati nell’aeroporto militare estone di Amari e ad altri 4 britannici attesi in gennaio. Le pattuglie italiane, polacche e spagnole avvicenderanno i velivoli alleati attualmente assegnati ala BAP: 4 Typhoon tedeschi, 4 F-18  (CF-188) canadesi, 4 F-16 olandesi e altrettanti portoghesi, questi ultimi dislocati a Siauliai.
Da quanto appreso da Analisi Difesa il comando della BAP sarà affidato al colonnello Marco Bertoli mentre i Typhoon, gli equipaggi e il personale impegnati nella missione della durata di circa tre mesi provengono dagli Stormi 4°, 36° e 37°.
La NATO garantisce dal 2004 la sicurezza dei cieli delle Repubbliche Baltiche ma ha portato da 4 a 16 i caccia assegnati alla BAP a causa della crisi con Mosca, in uno sforzo a cui si unirà nel 2015 anche l’Ungheria con i cacciabombardieri Saab Gripen.
Superfluo sottolineare l’impatto politico di un rischieramento operativo di forze aeree da combattimento italiane che, pur restando nell’ambito NATO, assume una precisa valenza di contrasto alla Russia in un momento in cui l’Italia già paga il prezzo più alto nei rapporti con Mosca a causa delle sanzioni UE che penalizzano il nostro export.


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http://ilmanifesto.info/la-nato-mobilita-30mila-uomini-al-confine-russo/

L'Alleanza atlantica mobilita 30mila militari al confine russo


di Manlio Dinucci - su Il Manifesto del 5/2/2015


 Per i ministri della difesa della Nato, riuniti ieri a Bruxelles, è stata «una giornata molto intensa». Dopo l’incontro bilaterale in cui il ministro Usa della difesa Chuch Hagel ha trasmesso le istruzioni al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, si è riunito il Gruppo di pianificazione nucleare (a cui partecipa anche l’Italia, violando il Trattato di non-proliferazione). Non si sa che cosa abbia deciso, dato che non è stato emesso alcun comunicato. Ma, poiché Washington ha ribadito che «la Nato resterà una alleanza nucleare», si può dedurre che sia stato deciso di accelerare l’«ammodernamento» delle forze nucleari Usa schierate in Europa (Italia compresa) e il potenziamento di quelle francesi e britanniche. Si è quindi riunita la Commissione Nato-Georgia, apprezzando il contributo georgiano alle operazioni in Afghanistan e alla «Forza di risposta della Nato» (viatico per l’ormai certa ammissione della Georgia nell’Alleanza).

Dopo questa costruttiva premessa, si  svolta la riunione del Consiglio Nord Atlantico con la partecipazione dei 28 ministri della difesa, annunciando che la Nato ha deciso di potenziare le sue forze militari per condurre «l’intera gamma di missioni» e «affrontare le sfide da qualsiasi direzione provengano». Con particolare riferimento all’Ucraina, dove «la violenza sta crescendo» perché «la Russia continua a violare le norme internazionali sostenendo i separatisti», e all’«estremismo violento che si sta diffondendo in Nordafrica e Medioriente». A tale scopo sarà potenziata la «Forza di risposta della Nato», portandola da 13mila a 30mila uomini e stabilendo unità di comando e controllo in sei paesi dell’Europa orientale. Sarà formata allo stesso tempo una «Forza di punta», composta da 5mila uomini, dispiegabile in pochi giorni.

La Nato (e con essa l’Italia) è dunque in guerra su due fronti, orientale e meridionale. Come si è potuti arrivare a tale situazione? Finita la guerra fredda, gli Usa si servono della Nato per mantenere la loro leadership sull’Europa occidentale e allo stesso tempo conquistare quella orientale. Demolita con la guerra la Jugoslavia, la Nato si estende a est, inglobando tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, due della ex Jugoslavia e tre dell’ex Urss. Entrando nella Nato, i paesi dell’Est vengono a dipendere più da Washington che da BruxelIes. Qualcosa però inceppa il piano di conquista: la Russia si riprende in gran parte dalla crisi, stringe crescenti relazioni economiche con la Ue, fornendole il grosso del gas naturale, e apre nuovi sbocchi commerciali con la Cina. Ciò mette in pericolo gli interessi strategici statunitensi. È a questo punto che scoppia la crisi in Ucraina: dopo aver assunto con un lavoro di anni il controllo di posizioni chiave nelle forze armate e addestrato i gruppi neonazisti, la Nato promuove il putch di Kiev. Costringe così Mosca a muoversi in difesa dei russi di Ucraina, esponendosi alle sanzioni di Usa e Ue. E le controsanzioni russe, danneggiando soprattutto la Ue, facilitano il piano  della partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti attraverso cui Washington cerca di accrescere l’influenza statunitense sull’Unione europea.

Contemporaneamente, sotto guida Usa, la Nato estende la sua strategia al Nordafrica e Medioriente. La demolizione della Libia con la guerra, l’analoga operazione lanciata in Siria, il rilancio della guerra in Iraq, l’uso a doppio taglio di formazioni islamiche (sostenute per abbattere i governi presi di mira, usate quindi per giustificare altri interventi armati) rientrano nella strategia Usa/Nato.



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http://contropiano.org/internazionale/item/28976-la-nato-vuole-lo-scontro-militare-con-mosca-l-ue-in-allarme

La Nato vuole lo scontro militare con Mosca, l’Ue in allarme

di Marco Santopadre, 6 Febbraio 2015

Com'era prevedibile, gli ‘apprendisti stregoni’ dell’imperialismo statunitense e di quello dell’Unione europea - a rimorchio di Washington nella destabilizzazione dell’Ucraina e nel conseguente colpo di stato – hanno indotto una escalation che da quanto sembra non solo ha prodotto una guerra civile che ha provocato decine di migliaia di morti, ma che ora rischia di coinvolgere direttamente potenze militari di livello globale che finora si erano confrontate per interposta persona. 

A imporre un nuovo impulso all’escalation è stata, come fin qui avvenuto, di nuovo un’iniziativa provocatoria degli Stati uniti che, di fronte ai continui rovesci militari delle truppe di Kiev, hanno pensato bene di intervenire più o meno direttamente a fianco del regime fantoccio Poroshenko-Jatsenjiuk. In corrispondenza con la visita di John Kerry a Kiev la Nato ha ribadito il proprio interventismo nel contesto ucraino. In ballo, dopo che i militari e le milizie di estrema destra maidanisti hanno già ricevuto fondi, attrezzature e armi da Usa, Nato e alcuni paesi europei, anche se tramite triangolazioni, c’è l’invio in territorio ucraino di truppe occidentali e di un grande quantitativo di armi sofisticate che faccia pendere la bilancia dalla parte di truppe sbandate e demotivate.
In un intervento volutamente provocatorio, l’alleanza atlantica ha ribadito la propria intenzione di adoperare in quel teatro la nuova versione potenziata della “forza di reazione rapida” scaturita dallo storico vertice di Newport, forte di 5 mila soldati pesantemente armati che dovrebbero presto diventare ben 30 mila.
Dopo la riunione dei ministri della Difesa dei Paesi membri a Bruxelles, il segretario generale Nato Jens Stoltenberg ha spiegato che questa spearhead («punta di lancia») avrà il sostegno «delle forze aeree, marittime e speciali» ma soprattutto «sarà pronta all'azione in 48 ore» con il supporto di aviazione, marina e forze speciali. 
La novità non è solo la conferma della scelta aggressiva sancita nel vertice del Galles, ma l’accelerazione di un processo di militarizzazione del fianco est della Nato che prevede, ha chiarito il segretario dell’Alleanza Atlantica, di installare «immediatamente» i primi sei gruppi di comando e controllo che faranno da base logistica nell'Est europeo: in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Bulgaria e Romania.
Nel complesso la capacità della Forza “di risposta” della Nato, attualmente composta da 13.000 soldati sarà rafforzata entro il 2016 «per rispondere a tutte le minacce, tanto a est quanto a sud», Medio Oriente compreso, e sarà composta complessivamente da 30mila soldati. I paesi che parteciperanno alla forza come «framework nation», a rotazione, sono Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito. Tre "nazioni quadro" avranno l'incarico di coordinare l'azione. Un paese, detto in "stand-by" assicurerà per un anno la disponibilità delle sue truppe con brevissimo preavviso: da due giorni per i primi elementi a una settimana per gli altri. Le due altre nazioni quadro dovranno garantire di potersi unire in un periodo da quattro a sei settimane. La Gran Bretagna ha annunciato che prenderà il comando di questa forza nel 2017, mettendo a disposizione un migliaio di uomini e tre caccia Typhoon. La Francia e la Germania saranno le prime altre nazioni quadro, secondo fonti Nato. 
Stoltenberg ha chiarito che si tratterà del principale rafforzamento della “difesa collettiva” dell'Alleanza Atlantica dalla fine della Guerra Fredda.
Che l’obiettivo di un tale volume di fuoco sia la Russia era chiaro a settembre e lo è diventato ancor di più negli ultimi tempi. E a dimostrarlo è anche una dichiarazione resa dall'ex segretario della Nato, Rasmussen, resa al quotidiano britannico Daily Telegraph, nella quale accusa Mosca di fare ciò che in realtà sta facendo il fronte occidentale. "Occorre guardare oltre l'Ucraina - ha affermato Rasmussen - Putin vuole ridare alla Russia il suo status di grande potenza e ci sono forti probabilità che intervenga nel Baltico per mettere alla prova l'articolo 5 della Nato", che prevede che un attacco armato contro uno dei Paesi membri "sia considerato come un attacco diretto contro tutti gli stati membri".

Tanto per cambiare, l’Italia ha dato immediatamente la propria disponibilità a partecipare al nuovo piano d’azione della Nato anche se qualche giorno fa l’esecutivo Renzi aveva chiarito la propria indisponibilità a inviare armi all’esercito ucraino, naturalmente in scia con quanto già dichiarato da Berlino e Parigi. «Abbiamo aperto alla disponibilità di essere framework nation nel 2018, con un discorso da chiudere a giugno, quando verranno prese le decisioni» ha affermato il ministro della Difesa Roberta Pinotti al termine della riunione dei suoi omologhi della Nato. 
Come stupirsi della reazione stizzita della Russia accerchiata? La risposta di Mosca non ha tardato ad arrivare.
I Paesi baltici potrebbero diventare una regione di «confronto militare» tra Russia e Nato, ha avvertito l'inviato della Federazione Russa presso l'Alleanza, Alexander Grushko, secondo il quale la decisione della Nato di istituire centri di comando supplementari in 6 Paesi ai confini russi costringerà Mosca a misure "adeguate", uguali e contrarie. «L'apertura di ulteriore potenziale militare lungo le nostre frontiere non è altro che un tentativo di esercitare pressioni sulla Russia», ha detto Grushko.
Già ieri il leader del Cremlino, Vladimir Putin, ha firmato un decreto per mobilitare per due mesi i riservisti dell’esercito russo. Si tratta di una prassi ordinaria annuale, sottolineano gli esperti. Ma che in un quadro simile potrebbe assumere un significato assai diverso rispetto al passato. 
Mentre Washington e le sue pedine della “Nuova Europa” – interne all’Ue – sembrano mirare al muro contro muro, non sfugge al nucleo del polo europeo il rischio che questa escalation comporta. Non è un caso che proprio ieri, con una iniziativa inedita, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande hanno informato di un viaggio urgente a Mosca, nel tentativo di sganciarsi dalla trappola di Washington che potrebbe trascinare Bruxelles in uno scontro dal quale l’Europa ha tutto da perdere. L’obiettivo dei due boss dell’Ue, ha chiarito senza mezzi termini il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, è lanciare con Putin una mediazione “prima che il conflitto finisca fuori controllo”. A quanto pare è stato il capo del Cremlino a lanciare l’amo ai leader di Parigi e Berlino, proponendo elementi di trattativa per ora non ancora resi pubblici. E mentre vari esponenti dell’establishment statunitense insistono sulla necessità e sull’urgenza di inviare armi ai governativi ucraini, il ministro della Difesa tedesco, Ursula van der Leyen, ha definito quello proposto da Washington «un passo sbagliato».
Intanto tra le ipotesi in ballo c’è anche quella di uno schieramento di un contingente di caschi blu dell'Onu in Donbass. Secondo un portavoce del ministero degli Esteri russo sarà uno degli argomenti di discussione durante l’incontro di oggi tra Putin, Merkel e Hollande. E da Donetsk, uno dei negoziatori delle repubbliche popolari ha sostenuto che i ribelli non si opporrebbero.


=== 4 ===

http://www.remocontro.it/2015/02/07/intransigenti-filo-ucraini-democratici-doccasione-bernard-levy-soros/

7 febbraio 2015 

Intransigenti filo ucraini e democratici d’occasione. Bernard Levy & Soros 

di Michele Marsonet

Beffa: quei due proposti sui grandi quotidiani come nobili difensori degli ideali liberal-democratici

Il quasi filosofo francese Levy e il quasi democratico miliardario Usa Soros sul Corsera a spiegare al mondo che la guerra condotta da Kiev contro Mosca e i fantasmi sovietici è sacrosanta e salvifica per l’Occidente. L’analisi di Marsonet a fare chiarezza, e la storia dei due a farci arrabbiare

Tra gli innumerevoli articoli pubblicati dai giornali sulla crisi ucraina, mancava giusto il tentativo di giustificare “filosoficamente” la politica dell’Occidente in quest’area-chiave dell’Europa orientale. Quando dico Occidente, tuttavia, intendo soprattutto gli Stati Uniti, essendo noto che la UE è assai divisa sull’argomento, con alcuni Paesi membri che manifestano la loro perplessità un giorno sì e l’altro pure.

La suddetta giustificazione filosofica è alla fine giunta e, in Italia, è uscita il 26 gennaio sul “Corriere della sera”. A scriverla è una “strana coppia” formata dal filosofo francese del jet set Bernard-Henri Lévy –spesso chiamato BHL– e da George Soros, il celebre magnate americano di origine ungherese.

Secondo i due l’Europa deve aiutare il governo di Kiev non solo per espandere a Est la democrazia, ma anche per rafforzare se stessa. Tralasciando i ben noti dubbi circa il reale svolgimento degli eventi di piazza Maidan e il ruolo che vi ebbero (per loro stessa ammissione) i servizi segreti americani, BHL e Soros sostengono che la trasformazione in Ucraina “è il risultato di un eccezionale esperimento di democrazia partecipativa, un’avventura nobile e ammirevole per mano di un popolo che ha saputo riunire le forze e spalancare la nazione alla modernità, alla democrazia e all’Europa”.

Superfluo aggiungere che l’unico “cattivo” qui è Putin, il cui solo obiettivo sarebbe destabilizzare la nazione confinante con il chiarissimo (per loro) intento di ricostruire la defunta Unione Sovietica. Nessun cenno ai problemi delle vaste regioni orientali russofone che, anzi, trarrebbero soltanto vantaggio dall’essere inserite – anche con la forza – in una democrazia occidentale non corrotta com’era la vecchia URSS. La nuova Ucraina, proseguono gli autori, “è una democrazia partecipativa che non si affida a un unico governante, bensì a un sistema di pesi e contrappesi”.

Su Bernard-Henri Lévy non è necessario spendere molte parole, anche se sorprende che grandi quotidiani continuino a trattarlo con i guanti riservandogli grande spazio. Basti rammentare il ruolo nefasto svolto da BHL nella crisi libica, quando convinse Hillary Clinton (è lei stessa a scriverlo) che l’eliminazione di Gheddafi avrebbe consentito la nascita di una Libia democratica e vicina all’Occidente. Tutti sappiamo com’è finita quell’avventura iniziata con i raid aerei anglo-francesi.

Più interessante parlare di Soros. Nell’articolo di cui sopra si esalta infatti la “rivoluzione democratica” di Mikhail Saakashvili in Georgia. Si dà il caso che il magnate americano sia stato uno dei principali finanziatori del leader georgiano, come ora lo è del governo di Kiev. Lecito chiedersi, a questo punto, se sia così normale che quest’uomo dalle enormi risorse finanziarie abbia un ruolo tanto decisivo nella politica estera occidentale e, in particolare, americana.

Lo stesso Soros non si offende quando viene definito come grande speculatore finanziario internazionale. Nel 1992 le sue abili manovre costrinsero la pur potente Banca d’Inghilterra a svalutare la sterlina facendola uscire dallo SME. Calcoli prudenziali stimarono che nell’occasione il magnate abbia guadagnato oltre un miliardo di dollari. Nello stesso anno l’operazione venne ripetuta con la lira italiana, con una perdita di valore del 30% e la conseguente uscita dallo SME come già era toccato alla sterlina. Senza contare altre e numerose accuse di “insider trading”.

Se questi sono i difensori della democrazia, vien fatto di pensare, che il buon Dio ci protegga: ne abbiamo bisogno. Soros ha poi cercato di rifarsi una verginità politica pubblicando un libro contro il capitalismo “selvaggio” e proclamandosi seguace della teoria della “società aperta” di Karl Popper, del quale seguì alcuni corsi alla London School of Economics. Davvero difficile prenderlo sul serio. Mentre seriamente dev’essere considerata la sua vicinanza a Barack Obama, del quale ha finanziato con generosità le campagne elettorali.

Tutto allora si tiene. Il magnate appoggia e incoraggia la politica dell’attuale amministrazione USA in Ucraina, incluso il proposito di fornire al governo di Kiev maggiori armamenti, sottolineato ancora in questi giorni dal Segretario di Stato John Kerry. Conta poco che il Ministro degli Esteri tedesco Steinmeier inviti alla prudenza affermando: “sperare che più armi servano a disinnescare la crisi non è in linea con quella che è la realtà dell’Ucraina”.

Le decisioni non si prendono certo a Berlino o a Bruxelles, bensì a Washington e nelle fondazioni che Soros ha creato e finanzia. Sarebbe però opportuno che lui e BHL non venissero presentati sui grandi quotidiani come nobili difensori degli ideali liberal-democratici.








Lobby degli esuli: i soldi non bastano mai...

1) Trieste, il pozzo senza fondo dell'IRCI (LINKS)
2) Eppure le attenzioni di lor signori sono rivolte solo alla casa editrice KappaVu
– Laura Matelda Puppini: e i centocinquantamila euro per l'IRCI !?
– Novi Matajur: Kappa Vu e la triste novellipedia
3) Soldi e privilegi: gli esuli mai contenti (di S. Lorenzutti, 17/12/2014)


Le prossime iniziative che raccomandiamo su Giorno del Ricordo e Confine Orientale:

MONFALCONE (GO), lunedì 9 febbraio, ore 20.30 - Sede ANPI - via Valentinis, 84
Terzo appuntamento di informazione storica in occasione della Giornata del Ricordo organizzato dalla sede Anpi di Monfalcone.
“FOIBE E MEDIA” Genesi, sviluppo e affermazione del discorso sulle «foibe» nel recente passato
Marco Puppini e Tommaso Montanari dialogano con Federico Tenca Montini, autore di "FENOMENOLOGIA DI UN MARTIROLOGIO MEDIATICO.
Le foibe nella rappresentazione pubblica dagli anni Novanta ad oggi" (Kappa Vu, 2014).
https://www.facebook.com/events/318417275014973/

BOLOGNA, martedì 10 febbraio, ore 15.30 - Aula 3 della Facoltà di Economia - Piazza Scaravilli
Incontro “E ALLORA LE FOIBE?! Revisionismo di Stato e bombardamento mediatico”
Con gli interventi di Claudia Cernigoi, giornalista e ricercatrice storica; A. D'Orsi, storico dell'Università di Torino; Federico Tenca Montini, autore del libro "Fenomenologia di un martirologio mediatico".
Evento promosso da Jugocoord - Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus e con il supporto di Noi Restiamo, Partito Comunista d'Italia, Rete dei Comunisti, Associazione Il Manifesto in rete, Sinistra Classe Rivoluzione, Sempre in Lotta
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/10feb2015.htm#bologna

PARMA, martedì 10 febbraio, ore 20.45 - Cinema Astra
Incontro "FOIBE E FASCISMO. 2015 - Decima edizione"
Alle 21.00 conferenza "Resistenza, revisionismo, rovescismo" di Angelo D'Orsi, storico dell'Università di Torino
Con gli interventi musicali di Crtomir Siskovic al violino e Simona Mallozzi all'arpa.
Alle 21.30 filmato "Pokret" di G. Calisti
Alle 22.00 conferenza "Foibe tra storia e mito" di Claudia Cernigoi
Evento promosso da Anpi, Anppia e Comitato Antifascista e per la memoria storica
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/parma_iniziative.htm#100215

AREZZO, martedì 10 febbraio 2015
alle ore 21:00 presso il Centro giovani “Onda d'urto”, via F. Redi
FOIBE: IO RICORDO...TUTTO!! La verità contro il revisionismo storico
Ne parliamo con: Davide Conti (storico e autore di “L'occupazione italiana dei Balcani”)
Presentazione della mostra “Testa per dente”
A seguire serata punkrock con "Na Juriš!"
Promuovono Coordinamento Antifascista Antirazzista Toscano - Arezzo, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS

COLLEGNO (TO), mercoledì 11 febbraio 2015 - presso il Circolo ARCI Asylum, Via Torino 9/6
E ALLORA LE FOIBE ?!
Introduce Valentina Sileo (Red House) - Interviene Eric Gobetti (storico)

PIERIS, venerdì 13 febbraio, ore 18.00 - Sede Municipale (sala consigliare 2°piano) – Largo Garibaldi, 37
Incontro "IL GIORNO DEL RICORDO e il superamento dei confini psicologici"
Con gli interventi di Livio Dorigo, Presidente Istro-Veneta "Istria", e di Biagio Mannino, politologo
Evento promosso dall'Assessorato alla Cultura del Comune di San Canzian d'Isonzo in collaborazione con la sezione di San Canzian dell'Anpi.

RESCALDINA (MI), Sede ANPI, via Matteotti 56
Dopo l'inaugurazione di sabato 7, fino a venerdì 13 febbraio è operativa la mostra "TESTA PER DENTE, crimini fascisti in Jugoslavia 1941/1945. Immagini e testi dai territori occupati e dai campi di concentramento italiani per civili slavi". Orari di apertura 15.30-17.30.


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Trieste, il pozzo senza fondo dell'IRCI 

LINKS:

Il museo fantasma sulle foibe (Fausto Biloslavo - Gio, 09/02/2012)
A Trieste procede tra ritardi e polemiche l’allestimento della "casa" della civiltà istriana, fiumana e dalmata. Per il "Giorno del ricordo" siamo entrati nelle sale già pronte, tra oggetti d’epoca, foto e una cavità carsica ricostruita... 
http://www.ilgiornale.it/news/museo-fantasma-sulle-foibe.html

Giallo all’Irci, scomparso un assegno (di Fabio Dorigo, 15 novembre 2014)
La presidente Vigini allerta i revisori dei conti dell’Istituto di cultura istriana. All’origine il cambio di conto corrente bancario... un assegno circolare da migliaia di euro - si parla di 25mila - sparito...
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/11/15/news/giallo-all-irci-scomparso-un-assegno-1.10309686

Irci, giallo dell’assegno. Il tesoriere: «Ho agito nell’interesse dell’ente» (di Piero Rauber, 17 novembre 2014)
Nedoch: «Operazione a garanzia della liquidità dell’Istituto». Oggi in programma l'incontro tra i revisori e il direttivo della presidente Vigini...

Irci, finisce in Procura l’assegno sparito (di Fabio Dorigo, 18 novembre 2014)
Confermati gli ammanchi di denaro. Ritirate le deleghe al tesoriere, che si è dimesso. "Effettuato un versamento non autorizzato a un soggetto non conosciuto. Dopo una diffida, la somma ora è in via di recupero"... il tesoriere Stefano Nedoh, dipendente regionale, ex assessore al Bilancio di Duino oltre che presidente del collegio dei revisori dei conti in diverse realtà (dall’Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia ai Giuliani mondo per finire con gli Amici della Contrada)...
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/11/18/news/irci-finisce-in-procura-l-assegno-sparito-1.10329284

Caso Irci «Qui serve un’operazione mani pulite» (di Fabio Dorigo, 18 novembre 2014)
L'intervista. Masau Dan difende l’operato del presidente Chiara Vigini: ha avuto il coraggio di andare fino in fondo... "L’Irci è un posto davvero dove regna la politica." Non ci sono solo idealisti? "Non ci sono affatto solo persone idealiste. Ci sono scontri in atto di due visioni del mondo e dell’Irci..." A che punto è il museo della civiltà istriana? "Il museo è pronto. Il progetto del museo è fatto. Lo presentiamo ai primi di dicembre." Un po’ in ritardo... "È vero. Volevamo inaugurarlo prima, ma il museo è pronto. A me dispiace solo che ora ne esce un’immagine torbida dell’istituto..." 

Irci, assegno “riemerso” in un magazzino (di Laura Tonero, 20 novembre 2014)
Con i 25mila euro mancanti, acquistato all’asta un magazzino in via del Ghirlandaio intestato a una cittadina africana...
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/11/20/news/irci-assegno-riemerso-in-un-magazzino-1.10341351

«Nedoh dal dentista con i soldi dell’Irci» (di Laura Tonero, 21 novembre 2014)
Dopo i primi controlli, gli ammanchi ammontano a 28mila euro ... Il magazzino comprato dai titolari del Bar Cristallo... 

Irci, mancano 180mila euro. Fondi regionali in ritardo (di Fabio Dorigo, 13 dicembre 2014)
I soldi del mutuo decennale per il museo bloccati dalla documentazione incompleta...
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/12/13/news/irci-mancano-180mila-euro-fondi-regionali-in-ritardo-1.10484569


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Sulla crociata contro la casa editrice KappaVu si vedano anche:

Non-notizie / 8: MILIONI DI EURO PER LA PULIZIA ETNICA

Iniziativa a sostegno della KappaVu

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4 dicembre 2014 alle 16:13

In attesa di leggere che nuovo inventato “reato” verrà attribuito, da destre e dintorni, ad Alessandra Kersevan, ora definita “riduzionista delle foibe” (cfr. articolo qui ripreso da Il Giornale), credo sia interessante guardare un po’ i dati sui contributi elargiti dalla regione ad enti culturali, riportati in: Messaggero Veneto del 3 dicembre 2014. Veramente credevo si trattasse di contributi per pubblicazioni in lingua friulana, ma confesso che non sono poi molto informata. Quello che però mi ha colpito è l’ammontare del contributo all’Istituto Regionale per la cultura istriano- fiumano -dalmata, 150.000 euro, dico, centocinquantamila euro, (Anna Butazzoni, Scontro in regione sui bonus di Natale, in Messaggero Veneto, 3 dicembre 2014) e mi sono detta che a molti avrebbero fatto comodo se si deve dar ascolto a quanto è stato pubblicato dal Messaggero Veneto, negli ultimi mesi sulla carenza di fondi per la cultura anche di qualità, in regione, e da quanto si sente, si vede e viviamo. Quello che sconcerta, è che, se si entra nel sito di detto Istituto, si nota (come del resto dalla denominazione), che si occupa di storia dell’Istria, di Fiume e dintorni e della Dalmazia – per ora non pare annessi al Friuli Venezia Giulia, anche se c’è chi lo vorrebbe – attraverso la pubblicazione di libri. Pare però che alcuni contributi siano vincoli ereditati, e vorrei sapere se anche questo. E se ho capito male prego di rettificare. E scrivo questo senza voler offendere nessuno, ma solo come constatazione. Inoltre vorrei sapere se Ncd e Piccin, che accusano la giunta Serracchiani di aver diviso i fondi tra “gli amici degli amici “ (Anna Butazzoni, op. cit.), con che prove non si sa, (anzi lo vorrei proprio sapere), ritengano che fra gli stessi vi sia anche detto Istituto. A proposito del Pdl o F. I., ricordo, poi, che nel febbraio 2012 rappresentanti di detto partito accusavano Honsell di fare discorsi troppo a sinistra per il 25 aprile, su che base non si sa, e volevano due feste del 25 aprile. Comunque, per fortuna kappa vu, che ha coeditato le memorie di Romano Marchetti, Da Maiaso la Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel’900 italiano, (a cura di Laura Matelda Puppini) 2013, che nulla ha a che fare con il confine orientale ecc. ha avuto 20.000 euro, per pubblicazioni in friulano. Laura Matelda Puppini

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Novi Matajur, n.47 (1875), 10/12/2014

Kappa Vu e la triste novellipedia

Dobbiamo ammetterlo: ci sentiamo un po’ traditi. Nelle ultime uscite con cui il consigliere regionale Novelli si è conquistato un certo spazio mediatico non abbiamo trovato nessun attacco alla minoranza slovena della provincia di Udine. Può essere che abbia deciso di uscire da un certo provincialismo. Di certo ha mantenuto il suo stile ineffabile che gli è valso la medaglietta di portabandiera degli anti-sloveni. Ora però il suo obiettivo è far togliere un contributo regionale di 20mila euro (poco più di due delle sue mensilità lorde da consigliere) al friulano. Per la precisione alla casa editrice Kappa Vu, da sempre (piaccia o meno) fra le realtà più attive nella promozione della lingua minoritaria più parlata in Regione. Il motivo? Ha letto su Wikipedia che la direttrice di Kappa Vu, Alessandra Kersevan, sarebbe una ‘negazionista’ delle foibe e con grande nonchalance ha tirato in ballo pure la Shoah. Ma Wikipedia proprio nelle pagine dedicate alla Storia è l’esempio più lampante del fallimento della (pur affascinante) teoria della democrazia della conoscenza. Mentre tanti attivisti di estrema destra su quel portale sono costantemente impegnati a modificare le voci stravolgendo la realtà dei fatti, Kappa Vu, da anni, pubblica ricerche documentate e metodologicamente ineccepibili. Nelle quali non si nega nessuno degli eventi tragici della seconda guerra mondiale. Neanche i crimini compiuti dall’Italia fascista in Slovenia. Semmai, essendo appunto documentati, sono testi che inducono a rivedere in modo critico tante delle mistificazioni che sono state portate avanti negli ultimi anni e che hanno fatto la fortuna di tanti politici alla Novelli. Il problema è che leggerli è un po’ più faticoso che guardare un teatrino o consultare Wikipedia. Essendo un po’ idealisti, noi però ci aspettiamo che chi ricopre incarichi di una certa importanza (no, non Novelli, ma ad esempio l’assessore Torrenti che ha dichiarato di condividere lo spirito dell’uscita del consigliere forzista) lo faccia lo stesso. Magari prima di dare credito a quanti citano come fonte Wikipedia. (ab)


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Comunicato stampa

Soldi e privilegi: gli esuli mai contenti

17 dicembre 2014


Soldi e privilegi: gli esuli mai contenti

Leggo in continuazione dei problemi degli esuli che anche a 60 anni di distanza non si mettono ancora d' accordo sui soldi e su altre questioni. Pare che continuino con le dispute di campanile come quando erano a casa loro in Istria. Dure a morire le tradizioni paesane, specialmente quelle dei contadini, ma date ascolto al vecchio ma sempre valido detto romano: "PACTA SERVANDA SUNT".

Una volta firmato un accordo vi si deve tener fede o si passa per imbroglioni che non rispettano i patti. Certo che i soldi non bastano mai, ma tra quelli che vi deve lo stato italiano che li ha ricevuti da Tito gia' nel 1948 e quelli che hanno versato la Slovenia e la Croazia, sempre allo stato italiano, non e' che potete proprio lamentarvi troppo. Se poi voleste fare uno sforzo di memoria potreste aggiungervi la famigerata Legge 336 di Andreotti a favore del settore pubblico con particolare privilegio per i profughi ed i loro figli, il punteggio privilegiato per gli esuli nel settore pubblico, stato e para stato, che e' ancora oggi in vigore per i loro nipoti.


E gia' che ci siamo aggiungiamoci pure il punteggio di favore per l'assegnazione delle case popolari, i villaggi carsici a bassissimo affitto con conseguente riscatto agevolato. E cos' altro vorreste ancora dallo stato? Imponetevi contro le beghe di bassa macelleria fomentate ad arte da alcuni vostri capi popolo che altro non sanno fare pur di poter rimanere sulla scena pubblica e su quella politica. Non vi pare che sia ora di finirla a 60 anni dall' esodo e di diventare cittadini normali a tutti gli effetti? E gia' che ci siamo quando leverete dal vostro museo quella indecorosa dicitura di "civilta' istriana" ? Ma quando mai si e' parlato, scritto o studiato di una civilta' istriana o dalmata che sia? Ma colui che si e' inventato un tale sproloquio ha mai pensato a cosa vuol dire civilta'? Basterebbe sbirciare un dizionario commentato o consultare un' enciclopedia e per i piu' moderni ficcanasare in Wikypedia e leggere cosa si dice a riguardo di "civilta'" per capire che di civilta' l' Istria e la Dalmazia non hanno nulla di specifico, perche' tale supposta civilta' non sussiste. Si puo' solo fare riferimento generico alla civilta' contadina, rurale o di pescatori che sono comuni a tutto il, mondo rurale come insegnava gia' negli anni '30 il grande etnologo francese Levi' Strauss.


Cosa hanno questi contadini, pescatori di speciale rispetto al resto del mondo? Suvvia un po' di serieta' s'impone. Certamente con "civilta'" si mungono soldi dalla regione come abbiamo visto fare anche quest' anno da una decina di associazioni degli esuli sulle quali campeggia il museo in questione che sarebbe piu' opportuno chiamarlo "della memoria dell' esodo" a ricordo delle sofferenze patite da molti esuli, mentre una loro minoranza ( come sempre accade nelle grandi disgrazie ) se ne e' avvantaggiata alla grande. E non e' certo qui il caso di farne un elenco, tanto sicuramente li conoscete meglio di me. E per correttezza ricalcolate il numero degli esodati. Quando ero giovane, gia' allora il numero sembrava esorbitante stante gli abitanti dell' Istria, e si parlava prima di 200.000 e qualche anno dopo di 220.000 unita'.


Ora si va declamando di 350.000 persone, ma dove vivevano queste masse italiane? in quale Istria e Dalmazia? Andando avanti di questo passo l'Istria risultera' esser stata una zona sovra popolata, con elevatissima densita' abitativa! Vi ricordate della falcidia che mieteva la dissenteria tra i bambini ed i vecchi? Ci volle la presenza delle Coop. Op. di Trieste, Istria e Friuli che nel 1904 cominciarono a vendere latte sterilizzato e l' apertura dell' acquedotto austriaco del 1908 che porto' acqua potabile nei paesi dell' interno per far cessare quel flagello di mortalita'. Avete mai letto i censimenti austriaci cosa dicono circa la popolazione all' inizio del '900 ? Come si possono allora sparare balzane del genere se non che per commuovere e mungere un qualcosina in piu'? Poveri noi se questo e' un segno di "civilta'"!

Sergio Lorenzutti



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(english / castellano / italiano)

Sport e musica nell'Ucraina nazi-europeista

1) Viaggio tra i tifosi di Kiev dove cova ancora il fuoco (I. Morani, S. Garzillo)
2) Ukraine requests FIFA to reconsider the ban of SS & other far right symbols & gestures by fans 
3) Ucraina, la milizia nazionalista con dentro nazi ed ebrei (J. Evangelista)
4) BREVI:
– Squadristi al concerto della cantante Ani Lorak, accusata per aver ricevuto dei premi in Russia per la sua carriera
– Capitan del FC Chernomorets Odessa se negó a ponerse la camiseta con la inscripción "Gloria al ejercito ucraniano": yo no soy un fascista
– A Kiev gruppo di tifosi francesi assalito e picchiato da una folla di numerosi tifosi della squadra dell'oligarca Kolomojskij
– A Mariana Naumova è stato tolto il titolo di Maestro dello Sport di Ucraina per aver visitato il Donbass



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DA “EXTRATIME-GAZZETTA DELLO SPORT”

ULTRÀ UCRAINA


VIAGGIO TRA I TIFOSI DI KIEV

DOVE COVA ANCORA IL FUOCO


In curva con quelli della Dinamo, gli Azov, paramilitari di estrema destra: «Ora uniamo le nostre forze per una battaglia ben più importante, quella contro i miliziani filorussi»

ILARIA MORANI E SALVATORE GARZILLO

In curva sono tutti in piedi, anche i reduci di guerra che si reggono alle stampelle di legno. Le braccia si agitano seguendo i passaggi di quelli della Dinamo che allo Stadio Olimpico di Kiev il 22 settembre giocano contro il Volyn Lutsk. Una gara senza sorprese: 5 gol, 4 della squadra di casa e vittoria facile. I soli a restare immobili e rigidi sui gradini sono tre ragazzi grossi come rugbisti col passamontagna calato sul volto che stringono una cassetta su cui campeggia il logo del battaglione Azov, una N tagliata verticalmente da una I [a indicare la svastica]: «National Idea», slogan che racconta molto della loro visione politica.


Da Majdan all’Olimpico

Anche allo stadio si raccolgono offerte per sostenere i soldati nell’est. E l’Azov è un gruppo paramilitare con pochi finanziamenti da parte del governo, ma con tanti amici, specie sugli spalti. In buona parte l’Azov è composto proprio da chi va allo stadio ogni settimana, si è battuto in piazza Maidan a febbraio e crede nel nazionalismo dell’Ucraina a costo di impugnare le armi e partire per la prima linea. Andriy Korenivskii non ha visto nessuno dei gol: per 90’ ha guardato gli spalti appoggiato alla balaustra a bordo campo, agitando il microfono come fosse la bacchetta di un direttore d’orchestra. Da anni è il leader degli ultrà della Dinamo che ha addestrato a rispondere ai suoi comandi allo stesso modo di un generale coi suoi soldati. Sembra un gigante, ma solo fino al fischio finale. Poi, quando lo stadio si svuota, torna a essere un uomo qualunque di 33 anni, con i conti da far quadrare a fine mese e il desiderio di una famiglia.

«Ma almeno ora la mia fedina penale è pulita», ride. «Dopo i fatti di Maidan i miei reati sono stati cancellati. C’è stata una sorta di amnistia per chi si è distinto nella protesta e io sono stato uno dei migliori. Sono pronto a dare una mano al mio Paese in un altro modo, anche arruolandomi ». In Ucraina calcio e guerra non sono molto distanti. Sugli spalti della Dinamo spuntano bandiere rossonere di Pravi Sektor (Settore Destro), il gruppo di estrema destra in piazza a Maidan, in prima linea nell’est. Nessuno, al sicuro nella curva, nasconde le proprie simpatie: saluti romani, cori, strette di avambraccio e loghi sulle felpe non lasciano dubbi. C’è un ragazzo che indossa una cintura con la fibbia del «Fronte veneto skinheads». «Siamo in contatto con Casa Pound e altri camerati», racconta Andriy. «Molti di noi sono stati in Italia per raduni organizzati dai movimenti di destra. Abbiamo buoni rapporti anche con alcune tifoserie italiane, ma sono molto diverse da noi. Gli ultrà della Dinamo si sono uniti meno di 10 anni fa, siamo ancora giovani non possiamo paragonarci ai gruppi italiani con una lunga storia alle spalle- «Posso solo dire che c’è gente nella tifoseria che vorrebbe morti quelli di Mosca, compresi i tifosi. Credo che questo renda l’idea» (…)



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FIFA rejected Ukraine’s request to reconsider the ban of SS & other far right symbols & gestures by fans in 2013. Now Ukraine has appealed to UEFA citing a ‘National Liberation Struggle’:

“Oleksandr Hlyvynskyi, press attaché of Ukraine’s national football team, has asked UEFA for permission to use “SS-Galicia” logos Hlyvynskyi said this during a roundtable discussion on the subject “The patriotic dimension of football: Fan culture.”

Hlyvynskyi denies the use of Nazi symbols at Ukrainian stadiums, as previously alleged by international organizations, in particular FARE (Football Against Racism in Europe).

According to the press attaché, in a situation where “Ukraine is conducting a national-liberation struggle,” slogans such as “Glory to Ukraine!” “Glory to heroes!” “Ukraine above all,” and “Glory to the nation” are simply perceived differently.

"We have yet to win back our symbols and to uphold them. These are the trident and the blue-and-yellow flag, Roman Shukhevich and Stepan Bandera, because we still have to argue that they are not fascists," he said.”

http://en.ukraina.ru/news/20141126/1011293822.html

Monitoring discriminatory signs and symbols in European football – a guide to Commonly displayed far-right signs and symbols – includes SS symbology under ‘Runes’.

http://www.farenet.org/wp-content/uploads/2014/08/Monitoring-discriminatory-signs-and-symbols-in-European-football.pdf

Football: FIFA uphold Ukraine racism ban

Nov 2013 - Agence France-Presse: “FIFA on Wednesday said they had thrown out an appeal by Ukraine against a stadium ban imposed in the wake of racist incidents during their 2014 World Cup qualifying campaign.

In a statement, global football’s governing body said an appeal hearing upheld in its entirety a decision handed down by the FIFA disciplinary body on September 27.

As a result, fans will be banned from Ukraine’s first home game when the 2018 World Cup qualifiers kick off in 2016.

Ukraine are also barred from playing any of their 2018 World Cup qualifiers in the Arena Lviv, scene of the incidents.

On September 6, during a qualifier against minnows San Marino, Brazilian-born Ukraine player Edmar faced racist taunts by his own team’s fans, who also made Nazi salutes and displayed SS symbols.

"The offensive and discriminatory actions of a group of Ukrainian supporters were shameful and a clear breach of the FIFA Disciplinary Code," FIFA said.

Ukraine were also fined 45,000 Swiss francs (36,500 euros, $49,460) by FIFA, and warned that their fans’ future conduct would be squarely in the spotlight.

"FIFA is committed to fighting all forms of discrimination in football and works closely with its member associations around the world to educate and inspire a message of equality and respect," FIFA said.

The governing body has stepped up its anti-racism efforts, in March 2013 creating a specific task force to battle the problem.

"FIFA also insists on strict punishments to send out a strong message that discrimination has no place in the game," FIFA said.”

http://www.globalpost.com/dispatch/news/afp/131127/football-fifa-uphold-ukraine-racism-ban

The Guardian 2011:

A Uefa-sponsored investigation has uncovered nearly 200 serious hate crimes at recent football matches in Poland and Ukraine, heightening fears that the 2012 European Championship finals could be marred by racist incidents.

The report, which was compiled by the Uefa-sponsored East European Monitoring Centre, discloses disturbances including antisemitic chants and banners, hooligans abusing their own team’s black players and violent attacks against anti-racist groups.

The report will be released on Sunday, 15 months before the two countries host Euro 2012 and a week after an international match between Poland and Lithuania ended with clashes between supporters and police. There have been 133 reported incidents in Poland over the 18 months, according to the report, 56 of which related to the open display of racist or fascist symbols.

In March 2010, at a first division match between Polonia Warszawa and Arka Gdynia, hooligans unfurled one banner featuring a Totenkopf skull and crossbones symbol identical to that used by the Nazi SS, and displayed another which read: “Stop Islamizacji Europy” (“Stop Islamisation of Europe”).

Black players in Poland have experienced hostility at many grounds and there have been 20 reported “anti-black” hate crimes, according to the report. Supporters of Lechia Gdansk demanded last year that the Brazilian Luiz Carlos Santos Deleu be the last black player at the club, according to the report.

There were 36 reported antisemitic incidents at Polish football matches. One of the most shocking took place during a third division derby between Stal Rzeszow and Resovia Rzeszow. Resovia fans exhibited a giant banner showing a silhouette of a man wearing a characteristic yarmulke in the blue and white colours of Israel. Another banner was displayed above the caricature, carrying the words: “Death to hook noses”.

While Ukraine has had fewer – 62 – serious hate crimes reported at football matches, it has seen some of the most violent incidents. In August 2010, around 30 Arsenal Kyiv supporters, known for their left-leaning views, were attacked by 50 neo-Nazi fans of Dynamo Kyiv. The attackers shouted “Heil Hitler” and “white power” and an Arsenal Kyiv fan was stabbed three times in the back. Others suffered multiple injuries.

Uefa’s director of Euro 2012, Martin Kallen, told a conference last week that Polish fans have a “huge image problem”.

Picture: Picture taken in Lviv. Supporters of Karpaty Lviv holding a nazi flag

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Ucraina, la milizia nazionalista con dentro nazi ed ebrei


Figli della rivolta di piazza Maidan, nel Paese stanno proliferando formazioni, gruppi e partiti fascisti e xenofobi. Un reportage da Kiev ci svela il vero volto di Pravy Sektor, un’organizzazione di stampo nazionalista reazionario che al proprio interno ha volontari di differenti origini: fianco a fianco combattono anche russi col mito del Terzo Reich ed ebrei.

di Joshua Evangelista

Scrivi per un giornale comunista?”. Alla sede di Kiev del Pravy Sektor è questa la domanda di rito fatta dai dirigenti prima di rilasciare una qualsivoglia intervista. Perché al Settore destro si guarda con sospetto ai media russi e occidentali “di sinistra”, che “dicono bugie su di noi e ci dipingono a tutti i costi come una formazione neonazista”.

Proprio sul confutare l'etichetta di partito fascista è basata la gran parte della comunicazione politica del gruppo che, se funziona alla grande nell'Ucraina occidentale impegnata nell'edificazione di un nuovo nazionalismo che vada oltre i petroldollari degli oligarchi filorussi, vacilla all'esterno, dove azioni e dichiarazioni dei leader del movimento ricordano fin troppo bene le gesta di colleghi vicini al nostro background storico-politico.

Ad esempio, fanno effetto le ronde antidroga di Odessa, con decine di giovani volontari a volto coperto impegnati a massacrare di botte ipotetici spacciatori per poi legarli e lasciarli in piazza abbandonati al pubblico ludibrio. O l'attacco a Viktor Pylypyshyn, deputato filorusso del Partito delle Regioni, gettato di forza nella spazzatura come “avviso” qualora si fosse ricandidato.

Ma si peccherebbe di ingenuità se si tentasse di tracciare una linea di continuità tra le destre reazionarie che attanagliano l'Europa e questa nuova formazione, così eterogenea nei percorsi politici e culturali dei suoi componenti da creare un unicum nel panorama dei partiti nazionalisti del Vecchio continente.

Come tutti gli altri volontari impegnati a combattere nell'Est separatista dell'Ucraina, anche i membri del Pravy Sektor sono figli del Maidan, di quella grande mobilitazione di piazza che ha per sempre cambiato il destino del Paese. Nel bene o nel male, è ancora presto per dirlo.

“Mentre i manifestanti ballavano e cantavano in piazza Indipendenza, noi gridavamo alla rivoluzione e loro ci guardavano con disprezzo. Poi, quando i poliziotti corrotti di Janukovyc e i cecchini appollaiati sui tetti dei palazzi hanno iniziato ad ammazzarli, si sono accorti del nostro valore: eravamo gli unici a difenderli dalle efferatezza degli assassini in divisa”. 

Ma cosa facevano questi “protettori del popolo ucraino”, come amano definirsi, prima del 19 gennaio 2014, quando i primi morti dei riot cambiarono la connotazione pacifica delle manifestazioni antigovernative ed europeiste?

Una bella fetta della base è data dai supporter organizzati delle squadre di calcio locali, specialmente quelle di Dinamo Kiev, Metalist Kharkiv e Dnipro Dnipropetrovsk. Una sorta di gentlemen's agreement tra tifosi che fino a poche domeniche prima si accoltellavano dentro e fuori dagli stadi e che in nome della “difesa della nazione” hanno rinunciato alla guerriglia sportiva e a raccogliere fondi (e spranghe) per i volontari. Poi ci sono i gruppi politici organizzati, come i Patrioti di Belitsky, l'Assemblea social nazionale, il White Hammer (gruppo in seguito espulso per i numerosi atti di razzismo), i cosacchi della Trans-Carpazia, i nostalgici dei partigiani anti-Urss dell'Una-Unso e il Tryzub (Tridente) di Dmyto Yarosh. Quest'ultimo, ispirato dalla vita e dal pensiero di Stepan Bandera (il leader che tra i '30 e i '40 combattè contro polacchi e sovietici; eroe per gli ucraini occidentali, amico dei nazisti per orientali e russi), è stato il vero polmone del movimento e l'anima paramilitare che avrebbe dato il via all'organizzazione dei battaglioni volontari che dopo i fatti di Crimea si sono fiondati verso il Donsbass.

E dalla sede di Kiev ce lo confermano con orgoglio: gli uomini del Tryzub si allenavano alla guerra da anni, nascosti nella steppa ucraina a perfezionare le tecniche della lotta greco-romana. Ma anche l'addestramento al fuoco era ben organizzato. Come? “Acquistando fucili da caccia in tutto il paese”, ci spiegano. 

Ma dai tempi del Maidan le cose sono cambiate notevolmente. Ora Yarosh ha conquistato un seggio nel parlamento grazie ai suoi conterranei dell'oblast di Dnipropetrovsk e da indipendente valuta guardingo le varie proposte del governo europeista di Poroshenko. Nel frattempo il suo battaglione è stanziato a Pitski, l'ultimo villaggio prima del conteso aeroporto. “Siamo andati lì senza armi, i primi terroristi separatisti li abbiamo uccisi con braccia e bastoni”, ci spiega un combattente originario di Leopoli. “Ora abbiamo armi di ogni genere prese vicino ai cadaveri dei nemici”. 

Una prova di forza che è anche bigliettino da visita per migliaia di ventenni ucraini che intendono arruolarsi e non sanno se unirsi ai regolari di Kiev o a questo gruppo difficile da classificare. Per alcuni sono eroi impavidi e incorruttibili, per altri esaltati devoti alla violenza gratuita.

Intorno alla composizione sociale ed etnica del movimento c'è una grande babele di opinioni. Al netto della propaganda russa e delle narrazioni occidentali, è interessante scoprire come il nazionalismo reazionario del Pravy Sektor sia ricettacolo di elementi molto diversi tra loro e difficilmente integrabili in altri movimenti di simile ispirazione. Tra i combattenti volontari ci sono armeni, georgiani, polacchi, ceceni. Ma non solo. Fianco a fianco combattono russi di orientamento dichiaratamente neonazista ed ebrei, supportati anche da beni e vestiario militare raccolti nelle sinagoghe e donati direttamente al partito. E proprio sulla presenza di cittadini di origine ebraica gli addetti alla comunicazione del Settore destro costruiscono la difesa alle accuse di antisemitismo.

Ma come può funzionare un insieme di individui tra loro così diversi per confessione, idee politiche e fede sportiva (talora più radicata di quella religiosa)? “L'odio per Putin. Tutti quelli che combattono per noi o semplicemente partecipano alle nostre manifestazioni odiano a morte Putin. Putin, non i russi”, ci spiega il portavoce del dipartimento di Kiev, Artem Skoropadsky, di origine russa. Un odio che non basta per costruire una forza politica di massa ma che è sufficiente per creare amalgama tra cittadini-soldati che per la maggior parte fino a pochi mesi fa non avevano mai preso in mano un'arma e specialisti addestrati all'uso dei missili antiaerei S-300.

Per capire la natura ideologica del nazionalismo del Pravy Sektor è interessante quanto ha scritto l'accademico Anton Shekhovstov dell'Ucl di Londra: “La principale peculiarità dell'estrema destra ucraina è che i suoi maggior nemici non sono gli immigrati o le minoranze interne, come spesso accade nelle estreme destre dei paesi dell'Unione europea, ma il Cremlino”. 

Un'ossessione corrisposta, se si pensa che proprio sulla difesa dei russofoni di Crimea dagli attacchi del Pravy Sektor, i russi hanno elaborato la motivazione della loro presenza nella penisola durante la transizione che ha portato all'annessione de facto. Un'attribuzione di potenza probabilmente esagerata, irrobustita dai media moscoviti. Secondo una ricerca effettuata da un osservatorio online sui mezzi di informazione russi e ripresa da Foreign Policy, il Settore destro è stato il secondo partito politico più menzionato nei mass media russi nel 2014, preceduto solo da Yedinaya Rossiya, il partito di Putin.  

Intanto nell'Ucraina occidentale, quella culturalmente più polacca che russa, il Pravy Sektor si nutre di un seguito limitato ma solido, che partecipa ai suoi incontri e manda i giovani ai campi di addestramento. Anche chi non l'ha votato alle recenti elezioni (e i risultati sono stati ben sotto le aspettative, solo lo 0,7% delle preferenze) evita di denigrarli. “Sono violenti e hanno idee molto discutibili, ma sono gli unici che ci stanno difendendo davvero dall'imperialismo neo-sovietico”, ci racconta Alina, una ricercatrice 28enne fuggita dalla Crimea e ora con una vita da reinventarsi a Leopoli.

Come lei, tanti cittadini guardano con ammirazione il “coraggio” dei volontari al fronte, chiudendo gli occhi davanti, ad esempio, alle posizioni che i dirigenti hanno verso gli omosessuali. Anche Andrej, un dj di idee dichiaratamente liberal ed europeiste, ha deciso di unirsi a loro, così lontani nel pensiero, così vicini negli intenti. “I quadri militari di Kiev non sono cambiati”, ci spiega. “La corruzione è imperante tra i generali dell'esercito e in cambio di pochi spicci rivelano le nostre posizioni ai separatisti, vendendoci come se fossimo carne da macellare. Invece nel Pravy Sektor questo non esiste. Se devo morire, voglio farlo con dignità, non perché sono stato venduto al nemico”. Da agosto Andrej ha lasciato compagna e figlio piccolo e ha rinunciato al suo ben remunerato lavoro musicale per combattere a Donetsk senza percepire stipendio.

Come Andrej, Svetlana: un buon lavoro nella glaciale Kharkov, la città più vicina alla Russia, e un bimbo da crescere da sola dopo il divorzio con il marito. Aperta, cosmopolita, disinteressata alla politica. Fino ai morti di piazza. Poi il Pravy Sektor: tutto il tempo libero dedicato a spedire i pacchi di uniformi al fronte. E se proviamo a raccontarle qual è l'opinione che si ha in Europa della sua compagine sorride: “Siamo tutti amici, ci rispettiamo, amiamo il nostro Paese. Non sarà una parte violenta e incontrollata a farmi rinunciare a questa comunità”.

A livello ideologico e di intenti, quindi, questo intreccio di movimenti e gruppi informali fatica a trovare una linea condivisa e una coerenza di pensiero. Il leader Yarosh si dichiara lontano dalle posizioni razziste di Svoboda, l'altro storico partito nazionalista del paese, e supporta apertamente Israele; poi, però, in una sua recente pubblicazione si chiede “come mai i milionari ucraini sono quasi tutti ebrei”.

Sul ruolo che l'Ucraina dovrebbe avere nel panorama internazionale, invece, le idee sembrano essere molto più chiare, almeno quelle ufficiali: equidistanza da Russia e Nato (“possiamo fidarci solo del kalashnikov”), in una posizione simile a quella di Svizzera o Norvegia; accordi singoli con i paesi baltici ed est-europei in chiave anti-Cremlino. Fortissima, e per alcuni analisti determinante, la spinta delle donazioni private ricevute dalla grande diaspora storica ucraina presente in Stati Uniti e Canada. 

Intanto la guerra in Ucraina confonde i camerata nostrani, che danno vita a un siparietto tutto italiano: se Casa Pound ammira il Pravy Sektor (e “manda” adepti al fronte), Forza Nuova sceglie, in chiave antimperialista, la Russia putiniana. Con tanto di passeggiata del leader Roberto Fiore in una Yalta addobbata a festa per accogliere lui e altri membri delle destre europee.

(10 dicembre 2014)


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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 27/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/730979340316656

Giornalisti picchiati, sparatorie e divieto d'accesso ai concerti "sgraditi": la Kiev del sindaco-podestà Klichko e della giunta è diventata ormai questo.
Nelle foto, l'irruzione di ieri sera dei fascisti di Svoboda nella sala concerti "Ucraina", per impedire il concerto della cantante Ani Lorak, accusata di essere "filorussa" per il fatto di aver ricevuto dei premi in Russia per la sua carriera. All'esterno, membri di Svoboda e ultras calcistici portavano delle transenne per bloccare gli spettatori.
Alla Lorak, i fascisti chiedono di "espiare", sostenendo economicamente l'esercito ucraino impegnato nella guerra contro la popolazione del Donbass.
Tra i partecipanti all'operazione, Igor Miroshinenko, capo della banda che a marzo malmenò il direttore della TV di stato, Panteleymonov, per chiederne le dimissioni.


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Fonte: pagina FB "Internacionalistas 36", 8/12/2014
https://www.facebook.com/internacionalistas36/photos/a.649592438459885.1073741829.649579368461192/732812663471195/
 
Alexei Gai, capitan del FC Chernomorets Odessa se negó a ponerse la camiseta con la inscripción "Gloria al ejercito ucraniano": yo no soy un fascista

FOTO: https://www.facebook.com/internacionalistas36/photos/a.649592438459885.1073741829.649579368461192/732812663471195/

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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 11/12/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/737968862951037

<< Prima della partita Dnepr - Saint-Étienne, a Kiev un gruppo di tifosi francesi è stato assalito e picchiato da una folla di numerosi tifosi della squadra dell'oligarca Kolomojskij, nella centrale via Kreshatik, nei pressi di Piazza Indipendenza (il celebre Majdan Nezalezhnosti).
6 tifosi francesi sono stati ricoverati con ferite di armi da taglio, testimoni hanno riferito anche di spari e sono stati trovati proiettili di pistole non letali. Ricordiamo che la tifoseria della squadra Dnepr è la riserva da cui Kolomojskij attinge fascisti e sbandati per il lavoro sporco: dalla guerra nel Donbass alle spedizioni punitive, per poche grivne tramite i suoi caporali ottiene manodopera sempre a basso costo. 
Per Anton Gerashchenko, vice e consigliere del Ministro della Difesa Avakov, tanto vale buttarla sul ridere e sostenere su FB che "gli avvocati difensori dei tifosi ucraini potranno usare, nella linea difensiva, il fatto che la Francia ancora non ha reso noto alla comunità internazionale se venderà o meno la nave Mistral alla Federazione Russa".
Vediamo ora cosa ne pensano i diplomatici e i politici francesi, fieri sostenitori non solo della "grandeur francese", ma anche del majdan e della feccia che comanda oggi in Ucraina. >>

Fonte: http://glagol.su/2014/12/11/ochevidets-tolpa-v-kieve-ne-prosto-izbila-frantsuzov-a-i-obstrelyala-ih-iz-pistoleta-video/

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A Mariana Naumova è stato tolto il titolo di Maestro dello Sport di Ucraina per aver visitato il Donbass

8/1/2015 – Il titolo di Maestro dello Sport di Ucraina era stato riconosciuto a Marianna durante il torneo Mar Nero Cup svoltasi a Odessa nel giugno 2010
La 15enne detentrice del record mondiale nel sollevamento pesi panca piana, Mariana Naumova che ha visitato lo scorso autunno la Novorossia è stata privata del titolo di Maestro dello Sport di Ucraina. L"informazione in esclusiva a "Glagol" dalla stessa Marianna.
Ieri sul forum ufficiale della Federazione ucraina PowerLifting è stato pubblicato un messaggio a nome del Presidente ucraino della Federazione Valerij Karmazin, in cui ha riferito che a causa della visita nella Novorossija Mariana è stata spogliata del titolo ricevuto sin da quando aveva 11 anni.
"Per nessuna mia azione, ne soprattutto per il viaggio nel Donbass e il sostegno ai bambini della Novorossija non mi vergogno e sono fiera di questo e di parlarne a testa alta. E il mio titolo di Maestro dello Sport di Ucraina lascio che lo diano a Bandera, se vogliono. Ricordo che questo signore è Presidente della Federazione per un po di tempo. Penso che si vergognerà di questa decisione" ha detto a "Glagol" Mariana commentando la decisione dei funzionari sportivi ucraini.
Ricordiamo che Mariana Naumova - record mondiale assoluto 2010-2013 - è detentrice di oltre 15 record mondiali nel sollevamento pesi panca piana.
In autunno, come già riferito fa "Glagol" Mariana ha visitato la Repubblica popolare del Donezk e ha tenuto per diversi eventi di beneficenza ed in particolare, corsi di perfezionamento per giovani sollevatori di Donezk.







[Ci scusiamo per la ripetizione, dovuta a un problema tecnico nella riproduzione dei testi]


Giorno del Ricordo: due prese di posizione

1) Lettera Aperta al Preside dell'ISIS “G. da Castiglione", Arezzo 
2) ANPI Sicilia: NO alle gazzarre neo fasciste e al revisionismo storico


Ricordiamo le iniziative imminenti:

* Bologna, 10/2: E allora... le foibe ?!

* Arezzo, 10/2: Foibe, io ricordo... tutto!!

* Parma, 10/2: Foibe e fascismo - X edizione


=== 1 ===

Arezzo, 05 febbraio 2015

 
All'attenzione del Dott. Angiolo Maccarini

Dirigente Scolastico ISIS “G. da Castiglione"

  
Gentile Dott. Maccarini,

abbiamo appreso dalla stampa locale che gli studenti dell'Istituto da lei diretto, parteciperanno all'iniziativa promossa dall'Amministrazione Comunale di Castiglion Fiorentino in occasione del Giorno del Ricordo 2015.
Quella delle cosiddette Foibe è una pagina della nostra storia recente della quale la storiografia non ha potuto tracciare un contorno condiviso e sostenuto da dati verificabili, una pagina troppo spesso vittima di revisionismo storico di propaganda e manipolazioni mediatiche non sorrette da documenti di evidenza storica. 
Ci stupisce e ci preoccupa quindi, che i suoi studenti saranno presenti ad un'iniziativa dai contorni secondo noi più propagandistici che storici, e in cui prenderanno la parola esponenti locali di formazioni neofasciste e coinvolte in atti di violenza squadrista.
Se il suo intento era quello di dare agli studenti la possibilità di approfondire dal punto di vista storico, una delle pagine più complesse della nostra storia recente, allora ci chiediamo quali siano le competenze in materia del prof. Tricomi, che non ci risulta essere uno studioso del tema.
Ricercatori più esperti avrebbero potuto essere molto più efficaci per implementare il bagaglio di conoscenze degli studenti presenti. 
Il professor Tricomi è semmai molto più conosciuto, nel nostro territorio, per essere uno dei militanti di Casa Pound, organizzazione neofascista sempre più spesso coinvolta in fatti di sangue ed episodi di violenza squadrista (per citare solo pochi episodi: i due giovani senegalesi uccisi a Firenze nel 2011 – il giovane che ancora lotta tra la vita e la morte, assalito lo scorso 18 gennaio a Cremona da una squadraccia di Casa Pound). 
Se il suo scopo era anche quello di trasmettere ai giovani i valori della democrazia, della pace tra i popoli e della convivenza civile, crediamo che con questa scelta abbia compiuto un errore, mettendo a disposizione i suoi studenti di un'operazione di falsificazione storica e propaganda neofascista.
Speriamo che Lei possa tornare sui suoi passi e siamo disponibili ad un confronto con i suoi studenti sui temi oggetto dell'iniziativa.


 

ANPI Arezzo

Coordinamento Naz. per la Jugoslavia ONLUS

Coordinamento Antifascista Antirazzista

Giuseppe Mazzoli – Consigliere Comunale Partito Comunista dei Lavoratori Castiglion Fiorentino

Federico Gallastroni – Consigliere Comunale Partito Comunista dei Lavoratori Castiglion Fiorentino

Rete dei Comunisti Arezzo

GAP – Magazzini Popolari

Collettivo Comunista Bandiera Rossa

Collettivo Comunista Licio Nencetti


=== 2 ===

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
COORDINAMENTO REGIONALE SICILIA
Ente Morale D.L. n. 224 del 5 aprile 1945
 

 

Oggetto: Comunicato Stampa: 10 febbraio Giornata del Ricordo
                    Nota del Coordinatore dell’ANPI Sicilia  Ottavio Terranova
 
                                                                                                                         Palermo. 5 febbraio 2015

 

Rispetto della memoria, decoro democratico e verità storica
NO alle gazzarre neo fasciste e al revisionismo storico
 
 

La giornata commemorativa del 10 febbraio è stata istituita il 30 marzo 2004, con la legge n. 92: “in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale”. Per ricomporre e “ricordare” i tragici eventi che si verificarono nelle aree finali  del nord-est tra il 1943 e il 1947. Il 10 febbraio del 1947 si firmò a Parigi il Trattato di Pace tra gli Alleati che congiuntamente ai Movimenti di Liberazione avevano sconfitto il nazi-fascismo e gli stati che assieme alla Germania avevano causato  la seconda guerra mondiale ( Italia, Romania, Bulgaria, Finlandia). La dittatura fascista aveva trascinato l’Italia – da protagonista, con la Germania nazista -  nell’orribile massacro che aveva provocato in Europa oltre cinquantacinque milioni di morti ed immane distruzioni. A seguito del trattato anche alcune aree territoriali del nord-est, Istria, Fiume, ecc.- furono riconosciute parti integranti della Iugoslavia. Il conseguente esodo determinò la fuoriuscita  di diverse decine di migliaia di italiani.

La Iugoslavia, aggredita ed invasa nell’aprile del 1941 dall’Italia fascista, dalla Germania e dagli altri stati che facevano parte dell’Asse  promotrice  della “razza eletta, dominatrice del mondo”, si liberò da sola  con le proprie formazioni partigiane. In quella aree le vicende  della guerra furono violentissime. Già con il dominio  nel ventennio della dittature fascista nelle zone dalmate,  con l’aggressione armata , poi, dopo l’8 settembre del 1943 e con la formazione della RSI con Mussolini, i conflitti tra i nazifascisti e le popolazioni locali di ceppo slavo,  e con i gruppi partigiani italiani e dell’esercito di liberazione iugoslavo, toccarono apici enormemente tragici. Altissimo il tributo collettivo di sangue delle popolazioni iugoslave, con più di 1.000.000 di morti. Le foibe, la scomparsa e la morte violenta di  diverse migliaia di  italiani avvenuta in queste fasi, specie nel periodo finale della sconfitta nazifascista, fanno parte del tragico contesto complessivo. 

Nella ricorrenza del 10 febbraio si ha l’obbligo di ricordare i tragici eventi, gli orrori della guerra,  i valori fondamentali di pace, libertà, democrazia, civile convivenza, riconquistate, con un  enorme olocausto umano. Con la memoria, in particolare, rivolta alle tragedie che si consumarono nelle terre che hanno riguardato la “ Relazione della Commissione italo-slovena, sui rapporti italo-sloveni 1880-1956”, con gli Atti conclusivi del luglio 2000.

Come avvenuto nel corso degli anni sul piano nazionale e  anche in Sicilia, alcune organizzazioni di stampo neofascista, completamente emarginate dalla realtà civile e democratica del Paese, con iniziative e manifestazioni di stampo revisionista, tendono a distorcere in maniera strutturale le indissolubili verità storiche e le articolate motivazioni  della “Giornata del Ricordo”, ancora impresse nelle carni di molte persone, uomini e donne.  La condanna perenne ed universale dell’ideologia aberrante del nazifascismo e degli orrori e dei delitti contro l’umanità commessi dai suoi seguaci, rappresentano le fondamenta costitutive dell’Italia repubblicana e dell’Europa intera.  La verità storica non si cancella.

E’ questo il riferimento fondamentale della nostra Costituzione che fonda i suoi Valori su principi radicalmente opposti al totalitarismo, al razzismo, al diniego della dignità umana e alla pace, violentemente perseguiti dai nazifascisti.  

L’ANPI Sicilia Invita le organizzazioni politiche e sociali, la cittadinanza civile, a respingere tutte le iniziative provocatorie che si dovessero operare nel corso dei prossimi giorni  caratterizzate da “richiamo fascista” e dalla falsificazione storica. Chiedono alle autorità a non autorizzate le manifestazioni  che nei fatti disprezzano e violentano  i dettami Costituzionali che rappresentano la nostra quotidianità. Riconfermando ancora, che la Sicilia è stata e sarà sempre antifascista.